lunedì 26 ottobre 2020

Dalla Santa Montagna si leva una voce affinchè i monaci tornino alle antiche origini. (http://www.ortodossiatorino.net)

  Notizie tristi dal Monte Athos

dal blog del sito Orthodox England, 23 ottobre 2020

 

 

Devo dire, molto tristemente, che quanto segue conferma le mie impressioni sul mio pellegrinaggio di ottobre al Monte Athos.

Arciprete Andrew Phillips

Anziano Gabriele, discepolo di san Paissio: il Monte Athos ha bisogno di svegliarsi e di smettere di obbedire agli ordini del giorno anti-ortodossi

Monte Athos, 13 ottobre 2020

Il santo Monte Athos, la culla dell'Ortodossia che ha prodotto innumerevoli santi asceti, sta cambiando in molti modi oggi, allontanandosi dalla santa Ortodossia poiché obbedisce sempre più agli ordini anti-ortodossi dall'esterno, crede l'anziano Gabriel della cella di san Cristodulo del monastero di Koutloumousiou.

Padre Gabriele era un discepolo del grande san Paissio l'Athonita ed è lui stesso oggi uno degli anziani più venerati sulla Montagna Santa. Come è tipico dei santi anziani, non evita di dire verità dure quando crede che l'occasione lo richieda.

Tra le questioni specifiche menzionate dall'anziano in una nuova lettera alla Sacra Comunità, l'organo amministrativo del Monte Athos composto da un rappresentante di ciascuno dei 20 monasteri, è il fatto che diversi monasteri athoniti hanno accettato volentieri e concelebrato con gli scismatici ucraini, che non saranno salvati, scrive.

La lettera dell'anziano Gabriel è stata pubblicata dal canale greco Pentapostgamma.

"È sia triste che straziante rendersi conto che il moderno Monte Athos sta cambiando in molti modi, da culla dell'Ortodossia e della civiltà, da laboratorio che ha prodotto grandi asceti e santi monaci, martiri e confessori della nostra fede ortodossa, dirigendosi verso la secolarizzazione, il sincretismo dell'ecumenismo e la persecuzione spietata dei monasteri tradizionali che resistono a coloro che li spingono fuori dai binari su una china scivolosa", scrive l'anziano.

A suo avviso, la Montagna Santa è diventata "quasi aliena e irriconoscibile" oggi, "consenziente e obbediente agli ordini mondani, sempre anti-ortodossi, di altre persone", che cercano di seminare discordia sulla Montagna e di incoraggiare atteggiamenti crudeli verso i monaci che "resistono alla comparsa di idee e modelli di comportamento nuovi e molto mondani che ora stanno chiaramente cercando di cambiare la fede ortodossa e la santa tradizione della nostra Chiesa".

E il Monte Athos non si limita a rimanere in silenzio di fronte a tali idee, ma "le favorisce e le promuove", "e se non ci riprendiamo da questo letargo spirituale, il costo sarà la perdita finale della nostra salvezza", avverte il discepolo di san Paissio.

L'anziano sottolinea che i suoi avvertimenti e ammonizioni si applicano principalmente agli organi amministrativi: la Sacra Comunità e la Sacra Epistasia (composta a rotazione dai rappresentanti di un gruppo di 4 dei 20 monasteri), mentre i monasteri e i monaci che si oppongono alla secolarizzazione della Montagna sono sotto pressione, minacciati e perseguitati. Ciò è dovuto principalmente al fatto che negli ultimi decenni i monasteri hanno accettato una nuova generazione di monaci che non hanno alcun legame con i vecchi padri e non conoscono i loro insegnamenti.

L'anziano Gabriele collega la situazione attuale al Concilio di Creta nel 2016, quando "La verità fu rovesciata dall'uomo" e gli eretici non sono più stati chiamati eretici, "perché era nell'interesse di tutti i circoli internazionali, non ecclesiastici del Nuovo Ordine Mondiale" che l'Ortodossia professi solo di contenere una parte della verità.

Non possiamo quindi "impedire il ragionamento che a un certo punto potremo finalmente scoprire questa 'verità' divisa e relativa completata nella persona dell'Anticristo!" avverte l'anziano.

Nel 2016 ha guidato un gruppo di padri che hanno invitato la Sacra Comunità a respingere il Concilio di Creta.

È particolarmente grave che l'archimandrita Tikhon del monastero athonita di Stavronikita fosse presente al Concilio, dando l'impressione che le sue decisioni fossero accettabili per gli athoniti, continua. La Sacra Comunità ha anche adottato una dichiarazione preparata in anticipo dall'archimandrita Basilio, ex abate dei monasteri di Stavronikita e Iviron, che proclamava che non c'è bisogno di preoccuparsi per il Concilio di Creta.

Così, la Montagna Sacra, una volta vista come la custode della fede ortodossa, "è ora trascinata lungo la china scivolosa della globalizzazione", ritiene l'anziano athonita.

Il Concilio di Creta è stato malvagio, ritiene l'anziano Gabriele, e ha avuto gravi conseguenze, in particolare la concessione della "autocefalia" agli scismatici e agli eretici autoconsacrati in Ucraina, e la comunione e la concelebrazione in preghiera con loro da parte di singoli ieromonaci e abati athoniti. In particolare, nomina gli abati dei monasteri di Xenophontos, Pantokrator, Nuovo Esphigmenou, Simonopetra e Vatopedi.

"Cito gli abati in questione perché... le loro scelte personali hanno conseguenze per la salvezza di coloro che sono sotto la loro autorità!", chiarisce l'anziano Gabriele.

L'anno scorso, l'anziano Gabriele è stato uno dei 12 anziani athoniti che si sono rivolti alla Sacra Comunità in difesa della Chiesa canonica ucraina, denunciando la mancanza di rispetto per i canoni da parte del patriarca Bartolomeo. Ha parlato di nuovo della situazione con gli scismatici in un'intervista all'inizio di quest'anno. Il rispettato anziano ha detto che crede che i disastri naturali che hanno colpito la Montagna Sacra all'inizio dell'anno fossero una punizione divina per i monasteri che hanno servito e pregato con gli scismatici.

Nella sua nuova lettera, l'anziano indica anche casi di preghiera anticanonica, quando l'abate di Dionysiou ha servito una commemorazione in un cimitero musulmano a Trebisonda  nell'ottobre 2018 e quando l'abate di Xenophontos ha  prestato servizio con i cattolici nel novembre dello scorso anno.

La Montagna Sacra "è stata sottoposta a forti pressioni negli ultimi anni da statisti locali, ma soprattutto stranieri e centri ecumenici internazionali per cambiare la sua identità ortodossa".

In conclusione, sottolinea che coloro che lottano per la purezza dell'Ortodossia per amore del Signore sopportano persecuzioni e accuse come una croce, mentre gli scismatici andranno all'inferno. Un monaco athonita "deve essere prima di tutto un confessore della fede e il suo custode, quando sono in atto alterazioni e decostruzioni consapevoli".

"Gli scismatici dell'Ucraina non saranno salvati; andranno all'inferno. Anche i monasteri (athoniti o no) che li accettano, cooperano con loro, pregano con loro e comunicano con loro, non saranno salvati e andranno anch'essi all'inferno", riassume l'amato anziano.

domenica 25 ottobre 2020

Sembra che anche l'Arcivescovo di Cipro........abbia subito le influenze pseudo mafiose fanariote !!!! (http://www.ortodossiatorino.net)

  L’arcivescovo di Cipro commemora gli scismatici ucraini senza il consenso del suo Sinodo.

 

Alla Liturgia del 24 ottobre 2020, l’arcivescovo Chrysostomos di Cipro (nella foto) ha commemorato il capo della “Chiesa ortodossa dell’Ucraina” Epifanij Dumenko, contraddicendo le proprie stesse esortazioni a non riconoscere gli scismatici ucraini senza un consenso inter-ortodosso. Per di più gli mancava anche il consenso del Sinodo della sua stessa Chiesa. Alla Liturgia (con una consacrazione episcopale) era presente anche il metropolita Athanasios di Limassol, che aveva dovuto subire lo scorso anno l’inganno del patriarca Theodoros d’Alessandria, giunto nella sua diocesi a commemorare gli scismatici dopo aver promesso di non farlo. Alla commemorazione degli scismatici da parte del suo stesso primo ierarca, il metropolita Athanasios è uscito immediatamente dalla chiesa in segno di disaccordo. Ora è giunto il momento per molti altri segni simili da parte di chi non si vuole sottomettere alle inqualificabili azioni e agli squallidi voltafaccia della mafia fanariota.

mercoledì 21 ottobre 2020

I "sepolcri imbiancati fanarioti" rialzano la cresta per riprendere la guerra contro "Cristo ed i suoi fedeli" nella martoriata Ucraina. (Dal sito del confratello Padre Ambrogio di Torino)

                              Il patriarca ecumenico a Kiev?                                         Cosa aspettarsi dalla visita di Zelenskij al Fanar

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 18 ottobre 2020

 

 

il presidente dell'Ucraina ha invitato il capo del Fanar in Ucraina. Foto: BBC

Zelenskij ha visitato il Fanar e ha invitato il patriarca Bartolomeo a Kiev. Che cos'è: "diplomazia di cortesia" o un cambiamento radicale nella politica religiosa del presidente?

Il 16 ottobre 2020, durante la sua visita ufficiale in Turchia, il presidente dell'Ucraina Vladimir Zelenskij ha visitato la residenza del Patriarcato di Costantinopoli, ha incontrato il patriarca Bartolomeo e lo ha invitato in Ucraina. Le parti hanno convenuto che la possibile visita del capo del Fanar in Ucraina avverrà nel 2021, nell'ambito della celebrazione del 30° anniversario dell'indipendenza del paese.

Naturalmente, sorge la domanda su cosa dovrebbero aspettarsi i credenti della Chiesa ortodossa ucraina dalla visita di Zelenskij al Fanar e dal possibile arrivo del patriarca Bartolomeo in Ucraina.

Zelenskij al Fanar

i coniugi Zelenskij e il patriarca Bartolomeo al Fanar. Foto: Nikolai Manginas

Va notato che la visita di Zelenskij al Fanar è iniziata con un servizio di preghiera nella chiesa di san Giorgio, che è stato officiato dal metropolita Emmanuel di Gallia, arrivato a Istanbul appositamente per questo scopo. Come ricordiamo, nel 2018 è stato costui a prendere la parte più attiva ai negoziati, condotti tra il Patriarcato di Costantinopoli e il "patriarcato di Kiev". Inoltre, il metropolita di Gallia ha effettivamente presieduto il cosiddetto "concilio d'unificazione" a Santa Sofia di Kiev.

Questo fatto in seguito diede a Filaret Denisenko il diritto di affermare che il suddetto "concilio" doveva essere considerato un evento della Chiesa di Costantinopoli piuttosto che ucraino. La scelta del metropolita Emmanuel, presente all'incontro con Zelenskij, è dunque tutt'altro che casuale – in questo modo il Fanar ha dimostrato ancora una volta di non voler rinunciare alla sua tattica nei confronti dell'Ucraina e ha indicato al presidente del Paese che lo stesso vescovo attraverso il quale è stato ricevuto il Tomos sta "lavorando" in questa direzione.

Dopo il servizio di preghiera e gli auguri di lunga vita a Zelenskij, il presidente dell'Ucraina e sua moglie hanno incontrato il patriarca Bartolomeo.

La retorica del capo del Fanar all'incontro ha stupito ancora una volta per il suo completo distacco dalla realtà. Ha affermato di percepire la visita del presidente ucraino come una manifestazione del "sentimento di amore, rispetto e devozione dell'intero popolo ucraino alla Chiesa madre di Costantinopoli", che l'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sta germogliando e fiorendo", e che ne è orgoglioso.

Il capo del Fanar può essere orgoglioso di qualsiasi cosa, ma l'amore, il rispetto e la devozione dell'intera nazione ucraina nei suoi confronti è una vera e propria menzogna, così come il fatto che l'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" stia germogliando e fiorendo. Ricordiamo che alla vigilia della creazione di questa struttura, il vescovo del Fanar Job (Getcha) dichiarò con sicurezza che già dal momento della sua creazione la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sarebbe stata riconosciuta dalla maggior parte delle Chiese locali. La struttura di Dumenko avrà presto due anni, e al suo attivo ci sono solo uno strano riconoscimento da parte della Chiesa greca e un improvviso tradimento della Chiesa ortodossa ucraina da parte del patriarca alessandrino.

Vladimir Zelenskij, però, non ha discusso con il patriarca Bartolomeo ma lo ha ringraziato per "il sostegno che il patriarca fornisce all'Ucraina" e lo ha invitato a visitare il nostro paese, sottolineando che "tutti noi saremo molto felici del suo arrivo". È vero, il presidente non ha specificato chi siano questi "tutti noi". Non c'è dubbio che i credenti della Chiesa ortodossa ucraina, la più grande confessione del Paese, non saranno sicuramente felici. Dopo tutto ciò che il patriarca Bartolomeo ha fatto per distruggere la Chiesa canonica in Ucraina, la reazione al suo arrivo sarà sicuramente l'esatto opposto.

Tuttavia, sembra che la visita di Bartolomeo in Ucraina sia già una questione risolta. È stata anche nominata una data specifica per la visita: il giorno della celebrazione del 30° anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina, ovvero il 24 agosto 2021.

Zelenskij e la Chiesa: un cambio di rotta?

All'inizio del suo mandato presidenziale, Vladimir Zelenskij ha preso ostentatamente le distanze dalle questioni ecclesiastiche.

Per esempio, il presidente del paese non ha preso parte alle preghiere nel giorno della celebrazione della memoria del santo principe Vladimir pari agli apostoli, né si è presentato in qualsiasi struttura ecclesiastica durante le festività della Pasqua o del Natale. Ha sottolineato la sua neutralità religiosa in ogni modo possibile e ha ripetutamente dichiarato che la fede in Dio è qualcosa di intimo e personale.

Questa caratteristica di Zelenskij era fondamentalmente diversa dalla posizione dell'ex presidente del paese Poroshenko, l'effettivo creatore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Mentre sotto Poroshenko i funzionari locali, così come i membri delle organizzazioni radicali di destra e della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", sentivano la loro impunità per gli attacchi alle chiese o ai credenti della Chiesa ortodossa ucraina, sotto Zelenskij si sono resi conto che l'aggressione può essere punibile e che la legge deve essere rispettata.

Di conseguenza, nel periodo compreso tra la fine del 2018 e la metà del 2019, circa 500 chiese sono state "trasferite" dalla Chiesa ortodossa ucraina alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (quasi 400 di queste sono state effettivamente sequestrate), mentre dalla fine del 2019 a oggi i "trasferimenti" si sono quasi interrotti.

È vero, però, che i conflitti, anche se su scala minore, continuano. Ma sullo sfondo di tutto ciò che è accaduto un anno fa, possiamo dire che la situazione religiosa in Ucraina si è più o meno stabilizzata. Naturalmente, questo fatto non può rendere felice Sergej (Epifanij) Dumenko. Dopotutto, quando i rappresentanti dell'allora "patriarcato di Kiev" stavano negoziando con il capo del Fanar, uno degli argomenti per ottenere il Tomos era il desiderio di "tutto" il popolo ucraino di aderire alla struttura creata dal Patriarcato di Costantinopoli. In altre parole, al patriarca Bartolomeo veniva costantemente detto che il popolo ucraino desiderava ardentemente l'autocefalia e che i fedeli della Chiesa ortodossa ucraina, assieme a intere diocesi, si sarebbero uniti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tuttavia, non si è verificata nessuna "unificazione" delle Chiese, nessuna transizione di massa. Inoltre, su un centinaio di vescovi ucraini, solo due se ne sono andati nella nuova struttura religiosa, e le comunità della Chiesa ortodossa ucraina che hanno perduto le loro chiese per la maggior parte non sono scomparse ma ne stanno addirittura costruendo di nuove. Pertanto, il quadro che sta emergendo attualmente in Ucraina è drasticamente in contrasto con quello immaginato da Bartolomeo e che potrebbe giustificare il conferimento del Tomos.

Inoltre, una tale visione non si ha solo in Ucraina. Per esempio, nel gennaio 2019, il clero della metropolia del  Pireo nella sua dichiarazione dopo l'incontro ha osservato che la concessione del Tomos ha portato al fatto che "invece di guarire, lo scisma sta crescendo ancora di più", e "dopo la concessione non canonica dell'autocefalia all'Ucraina, è stata avviata una persecuzione senza precedenti della Chiesa ortodossa canonica sotto la guida del metropolita Onufrij". Pertanto, il Fanar ha bisogno come l'aria di nuove "transizioni" per giustificare in qualche modo le sue azioni in Ucraina all'Ortodossia in tutto il mondo.

In questo contesto, non è un caso che recentemente il Dipartimento di Stato americano sia passato dalle parole alle azioni nel suo sostegno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", dimostrando così la posizione "corretta" alla leadership ucraina. Non è nemmeno un caso che nel settembre di quest'anno Dumenko si sia lamentato che sotto il nuovo governo le "transizioni" alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si erano praticamente interrotte e che la colpa era di "alcuni funzionari locali". Pertanto, la visita di Zelenskij al Fanar potrebbe significare un cambiamento nel corso dell'attuale governo da un principio di neutralità al sostegno alla nuova struttura religiosa. Inoltre, il fatto stesso della visita, e ancor di più, l'invito del patriarca Bartolomeo in Ucraina, può essere percepito dagli oppositori della Chiesa canonica come un segnale per la ripresa delle persecuzioni e delle conquiste dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina.

Il Fanar, Zelenskij e la politica

Va detto che una componente politica è chiaramente visibile nella visita di Zelenskij al Fanar. Non c'è dubbio che questa decisione sia stata presa dalla sede del Presidente in modo che il partito Servo del Popolo abbia ricevuto il sostegno dell'elettorato nazionalista nelle prossime elezioni. Tuttavia, questa posizione è chiaramente perdente.

In primo luogo, perché i nazionalisti sono stati a lungo determinati nelle loro preferenze ed è improbabile che cambino le loro opinioni solo perché Zelenskij ha invitato il capo del Fanar in Ucraina.

In secondo luogo, il partito Servo del Popolo, a causa del tentativo di Zelenskij di migliorare i rapporti con il Fanar, potrebbe perdere un numero enorme di voti da coloro che hanno sostenuto l'attuale presidente durante le elezioni presidenziali. Non è un segreto che un numero enorme di queste persone sia composto da credenti della Chiesa ortodossa ucraina.

Questa visione del problema è confermata anche dal portavoce della nostra Chiesa, l'arciprete Nikolaj Danilevich. Secondo lui, "il fatto stesso di un incontro tra il presidente Vladimir Zelenskij e il patriarca Bartolomeo a Istanbul oggi, a prescindere dai suoi risultati, può influenzare negativamente il rating personale del presidente e del suo partito Servo del Popolo", perché "la gente teme il ritorno della politica e dell'ideologia di Poroshenko".

E va notato che, tenendo conto delle moderne realtà ucraine, le paure dei credenti non sono infondate. Per esempio, la pubblicazione "Strana" ha pubblicato un materiale secondo il quale Zelenskij sta cercando di dimostrare all'Occidente la sua adesione al "corso precedente" con la sua visita al Fanar.

D'altra parte, non è opportuno affermare che al presidente sia stato consigliato di cambiare posizione nei confronti del Patriarcato di Costantinopoli alla luce delle imminenti elezioni negli Stati Uniti. Dopotutto, il Dipartimento di Stato aveva precedentemente mostrato in modo inequivocabile il suo sostegno alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma questo non ha influenzato in alcun modo Zelenskij.

Si può ricordare che durante il precedente incontro tra Zelenskij e il patriarca Bartolomeo nell'agosto 2019, c'è stato persino un mini-scandalo diplomatico quando il presidente si è rifiutato di firmare il documento che i nostri diplomatici e i fanarioti avevano preparato e gli avevano passato.

Inoltre, non solo Biden, ma anche Trump, il cui team ha assicurato al Patriarcato di Costantinopoli un sostegno e un'amicizia incrollabili, ammette le sue affinità per il Fanar. Pertanto, a nostro avviso, il cambio di rotta di Zelenskij è spiegato non tanto dalle elezioni negli Stati Uniti quanto da un tentativo di assicurare ai "partner occidentali" che l'attuale leadership ucraina è pronta a continuare la rotta intrapresa dal precedente governo: riallineare il paese agli interessi geopolitici dell'Occidente.

L'esarcato del Fanar in Ucraina

Naturalmente, la visita del patriarca Bartolomeo in Ucraina porrà dinanzi alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e alla leadership del paese con rinnovato vigore le questioni emerse durante i negoziati sul Tomos. Stiamo parlando degli interessi della Chiesa del Fanar in Ucraina.

Poroshenko e il patriarca Bartolomeo firmano un accordo tra il Fanar e l'Ucraina. Foto: sud.ua

Il 3 novembre 2018, l'allora presidente dell'Ucraina Petro Poroshenko e il patriarca Bartolomeo hanno firmato a Istanbul un "Accordo di cooperazione e interazione tra l'Ucraina e il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli". I dettagli di questo accordo non sono stati divulgati, ma in seguito si è saputo che in cambio del Tomos, il Fanar ha chiesto alle autorità ucraine di trasferire la proprietà di un certo numero di chiese e monasteri.

Poroshenko ha perso le elezioni presidenziali e il Fanar ha cercato di passare al nuovo presidente. Tuttavia, come abbiamo già ricordato, Vladimir Zelenskij si è rifiutato di firmare un documento congiunto con il Fanar. Adesso la situazione potrebbe cambiare.

Il punto è che la visita del presidente dell'Ucraina a Istanbul è coincisa con l' ordinazione a vescovo dell'Ucraina dell'esarca del Fanar, l'archimandrita Mikhail (Onishchenko). È chiaro che l'ordinazione di un esarca per il territorio che i fanarioti ritengono rientrante nella giurisdizione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" indica l'effettiva assenza di "autocefalia" in questa struttura. Tuttavia, esattamente allo stesso modo, significa che poiché c'è un esarca di rango episcopale, devono esserci una sede episcopale e un esarcato. Non nominali ma reali. Al momento, solo la chiesa di sant'Andrea a Kiev è sotto il controllo del Fanar e non c'è dubbio che quando il patriarca Bartolomeo arriverà in Ucraina, i fanarioti avranno ricevuto molte altre chiese dalla lista annunciata sotto Poroshenko.

* * *

Riassumendo, possiamo dire che l'invito del capo del Fanar in Ucraina non è di buon auspicio per i credenti della Chiesa ortodossa ucraina. Può solo significare un nuovo ciclo di persecuzione della Chiesa canonica con l'uso della violenza, il sequestro di chiese e tutto ciò che ci ha stremati durante gli anni del governo di Poroshenko. Inoltre, anche la semplice visita di Zelenskij al Fanar e uno scambio di cortesie con il patriarca Bartolomeo, che il presidente dell'Ucraina ha ringraziato per il sostegno all'integrità territoriale e all'indipendenza del paese, possono essere percepiti come un segnale per i funzionari locali di "cambiare rotta" dalla neutralità a un aperto sostegno della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e alla persecuzione contro la Chiesa ortodossa ucraina.

Inoltre, sia i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che quelli del Patriarcato di Costantinopoli sono sinceramente interessati ad un aumento del numero di "transizioni" (si legga: sequestri) di chiese: i primi aumenteranno il numero delle loro parrocchie, mentre i secondi si sentiranno in grado di giustificare le loro azioni illegali sul territorio dell'Ucraina agli occhi dell'Ortodossia nel mondo.

Naturalmente, un ritorno alla politica ecclesiastica di Poroshenko porterà a un'ondata di aggressività e tensione nella società ucraina. I fedeli della nostra Chiesa difenderanno i loro luoghi santui, il che, molto probabilmente, provocherà tensioni nei rapporti con le autorità e quelle misure che sono già state provate dalla precedente leadership del Paese – convocazioni per interrogatori, finte cause legali, perquisizioni della SBU, eccetera.

È possibile che, per aumentare la rappresentanza del patriarca di Costantinopoli in Ucraina, si ponga anche la questione del "trasferimento" al Fanar non solo di singole chiese, ma anche delle Lavre, in particolare quelle delle Grotte di Kiev e di Pochaev. Dopo tutto, se parlare del possibile trasferimento della Lavra delle Grotte di Kiev agli scismatici ha suscitato dure critiche con la maggior parte delle Chiese locali, magari la possibilità del suo passaggio alla "Chiesa madre" può essere presa con più tolleranza.

Non possiamo quindi aspettarci nulla di buono dalla visita del patriarca Bartolomeo in Ucraina, così come non possiamo impedirla. L'unica cosa che possiamo fare è usare un'arma vera e collaudata: la preghiera.

L'ultimo anno "morbido", con una posizione piuttosto nobile di Vladimir Zelenskij sulla questione ecclesiastica e un netto contrasto con le azioni di Poroshenko ha rilassato molti di noi. Abbiamo deciso che ora tutto sarà diverso e possiamo sperare in un presidente giovane, imparziale ed equo. Ma questo è un errore. Il Signore ancora una volta ci dice che non possiamo riporre la nostra speranza nei principi terreni. La nostra unica speranza è Cristo. Lo è stata, lo è e lo sarà.