giovedì 7 gennaio 2010

Editoriale dal nuovo numero della rivista 'Jeta arbëreshe'


Eparkia e Ungrës do rindërtuar

Quest’anno si è scritto e si è cantato molto sull’Eparchia di Lungro.
Sulla sua storia, sui suoi vescovi. Ma sulla situazione attuale
dell’Eparchia non si è detto niente. Nessuno ha voluto mettere il dito
sulla piaga. Eppure va fatto, perché il 90° dell’Eparchia combacia
con il “Cambio del Vescovo”.
Una volta c’erano le città stato, oggi nell’Eparchia di Lungro abbiamo
le chiese-eparchia. A Lungro non abbiamo solo 1 Eparchia, ma 30,
quante sono le sue parrocchie, quante sono le chiese, quanti sono i
suoi preti. Ogni chiesa un’Eparchia, ogni prete un Vescovo.
Ogni prete, nella sua Chiesa, fa quello che vuole: il Rito e il Sinodo
li interpreta a modo suo, la Liturgia la dice come vuole, i Canti
bizantini li usa alla men peggio, la Lingua Arbreshe la detesta. A
questi preti anarchici serve veramente un’Eparchia Bizantina? Gli
serve veramente un Vescovo bizantino?
Per la maggior parte dei preti di questa Eparchia è come se il Concilio
Vaticano II non ci fosse mai stato. Dal latino dei rosari sono saltati
direttamente all’italiano della liturgia. Senza passare dall’arbresh.
Molti sono rimasti al greco, come prima del Concilio.
Dopo 90 anni, quale Eparchia serve agli Arbreshë? Una Eparchia
Bizantina Greco-Albanese o una “diocesi cattolica greco-italiana di
rito bizantino”?
L’Eparchia ha bisogno di un Vescovo con... il bastone. Possibilmente
un arbresh. Che ristabilisca l’ordine in Eparchia. E quei preti che non
conoscono bene le lingue greca e arbreshe, il rito bizantino, la musica
bizantina, il Sinodo di Lungro, vanno aggiornati, devono studiare.
Insieme ai preti romeni/ucraini.
Serve un Eparca forte. Che faccia una “politica vocazionale
arbreshe”; deve chiudere il “seminario” di Cosenza e riaprire i
Seminari di San Basile, Grottaferrata e Collegio Greco.
L’Eparchia di Lungro deve portare avanti il dialogo ecumenico con i
Fratelli Ortodossi. Chi più e meglio, di lei? Ma fino ad oggi non si è
fatto: i preti vanno e vengono da Pietrelcina, Roma, Padova, Lourdes
e Fatima; mentre non sanno neppure dove si trovino Costantinopoli,
Monte Athos, Atene e Tirana. Il nuovo Vescovo, insieme ai preti
arbreshë devono girare la testa verso Oriente, perché noi Arbreshë
veniamo da “dove nasce il sole” : con rito, sangue e lingua.
Ha valore e senso per gli Arbreshë oggi, nell’anno 2010, avere
un’Eparchia distinta dai Latini? Ce l’ha solo se guarda veramente ad
Oriente, se vive l’identità arbreshe, se è un ponte ecumenico verso gli
Ortodossi. Va ripresa la spiritualità bizantina, vanno riscoperte le
radici orientali. Va ripensata la collocazione di questa Eparchia
all’interno del Mondo Latino.
Oggi l’Eparchia di Lungro non è né carne né pesce. Regnano la
confusione e l’anarchia. Prima che si nomini un nuovo vescovo,
questo problema va risolto, una volta per sempre: o di qua o di là. Se
però il nodo non si scioglie, sarebbe bene chiudere l’Eparchia di
Lungro e far tornare le parrocchie arbreshe nuovamente alle Diocesi
Latine, dove si trovavano incardinate fino al 1919. E lasciar vivere
Così ogni chiesa e ogni prete e ogni comunità arbreshe nel loro più
sfrenato ibridismo.
Ma siamo sicuri che le Diocesi Latine le riprenderebbero indietro
queste parrocchie arbreshe, così come sono?

Drejtori

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