Dal Consiglio Ecumenico delle Chiese un documento sulla Terra Santa
Chiede al Governo israeliano di iniziare a smantellare gli insediamenti nei territori palestinesi
GINEVRA, venerdì, 4 settembre 2009 (ZENIT.org).-
Il comitato centrale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) ha chiesto al Governo israeliano di iniziare a smantellare gli insediamenti nei territori palestinesi occupati e ha invitato le autorità alla non violenza e a mantenere inalterati i negoziati di pace.
In un documento approvato a Ginevra dal Cec, ripreso dalla Radio Vaticana, si chiede al Governo di Israele di attuare con estrema urgenza un congelamento senza restrizioni di qualsiasi costruzione o di espansione come primo passo verso lo smantellamento di tutti gli insediamenti nei Territori.
Secondo quanto affermato dal Consiglio infatti, circa 200 insediamenti con più di 450 mila coloni nei territori palestinesi occupati sono incompatibili con la pace e contrari agli interessi legittimi dello Stato di Israele.
Il comitato ha ribadito ancora una volta il suo invito alle Chiese del Cec di accompagnare e incoraggiare l'impegno alla non violenza e di mantenere e favorire i negoziati di pace, ma anche a dare un sostegno morale e pratico agli atti di resistenza non violenti che vengono esercitati al fine di opporsi alla confisca delle terre e allo sgombero delle persone dalle loro case e dalle loro terre.
Il Cec ha invitato a praticare investimenti moralmente responsabili in considerazione di quanto accade nei Territori contesi da israeliani e palestinesi.
Gli insediamenti e le loro infrastrutture, infatti, compreso il muro di separazione, hanno conseguenze dirette sulla vita e sulla dignità del popolo palestinese, perché negano l'accesso alle terre e alle risorse idriche, limitano la libertà di movimento dei palestinesi, sviliscono la dignità umana e, in molti casi, il loro diritto alla vita, ostacolano anche il loro diritto all'istruzione e l'accesso alle cure sanitarie, nonché distruggono l'economia palestinese.
Gli insediamenti intorno alla città di Gerusalemme - prosegue il Cec - mettono in serio pericolo il futuro della città santa che dovrebbe essere aperta a tutti e condivisa dai due popoli e dalle tre religioni presenti da secoli.
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