Sulla natura sacramentale del matrimonio
15 luglio 2015
Una delle ovvie differenze tra la
comprensione ortodossa e quella occidentale del matrimonio è che in
Occidente il matrimonio è qualcosa che due persone fanno, mentre in
Oriente è qualcosa che viene fatto per loro. Questa differenza si
esprime nella funzione nuziale. In Occidente, le due persone pronunciano
una serie di voti, entrando così in un contratto l'una con l'altra.
Nella funzione ortodossa, non si scambiano voti; dopo la richiesta
iniziale per se vogliono sposarsi tra loro (ne riparleremo più avanti),
non dicono assolutamente nulla. Non devono neanche fare nulla: qualcosa
viene fatto per loro, le corone sono poste sulle loro teste, sono
guidati dal sacerdote intorno al tavolo con il Vangelo, è data loro la
coppa comune, anche i loro anelli di nozze sono collocati sulle dita da
altre persone. Qualunque possa essere stato lo sviluppo storico del rito
ortodosso, la sua forma parla della fede nella natura sacramentale del
matrimonio. In questo modo, il rito del matrimonio simile è
all'eucaristia. Non si produce il corpo e il sangue di Cristo nel modo
in cui si potrebbe negoziare e produrre un contratto. Tutte le azioni
del sacerdote e dell'assemblea non sono finalizzate alla produzione dei
doni, ma a preparare i loro cuori e le loro anime a ricevere il
sacramento.
Ma quando parliamo della natura
sacramentale del matrimonio, credo che noi intendiamo qualcosa di
specifico. Il matrimonio non è un sacramento solo perché è indicato come
tale nel catechismo; e non è un sacramento solo perché Dio benedice la
coppia in un qualche modo generale. Uno dei modi in cui possiamo
definire un sacramento, per essere più precisi ai fini di questo studio,
è di vederlo come una trasformazione: non una trasformazione
quantitativa (per cui i voti, le benedizioni, i certificati, ecc.,
vengono aggiunti alla coppia), ma qualitativa- la coppia non rimane le
stesse due persone che erano prima del matrimonio, ma si trasforma
("cambiandole con il suo Spirito Santo", in senso eucaristico) in
qualcosa che non erano, un'icona specifica di Cristo e della sua Chiesa.
Limitarsi a dire questo, però, non lo
rende tale. Molti - se non la maggior parte! - dei nostri matrimoni
ortodossi non assomigliano all'icona di Cristo e sono molto simili al
modello di matrimonio che presenta la nostra società attuale. Se la
nostra teologia non sta avendo alcun effetto pratico nei matrimoni
reali, allora dobbiamo sforzarci di rendere la teologia più rilevante
nella vita dei coniugi ortodossi. La natura sacramentale di un
matrimonio ortodosso e la presenza reale di Dio come la terza persona
nella "trinità" Dio-uomo-donna, deve essere resa reale per portare alla
trasformazione sacramentale degli sposi.
Un modo per renderla reale è di spostare
l'attenzione dal matrimonio come un accordo in cui ricevo, verso un
accordo in cui io dono. Penso che la moderna comprensione del matrimonio
sia di un mezzo con cui le persone ottengono delle cose: l'amore, la
compagnia, i bambini, ecc. Potremmo presentare un modello che si
concentra sul dare, sullo "svuotamento" del sé. (Questo probabilmente
aiuterebbe a rendere i matrimoni ortodossi più forti.) Il modello
ortodosso per il matrimonio potrebbe iniziare con la visione del
matrimonio come un testimone (μαρτύριον) del sacrificio di Cristo. In
realtà, quando si parla di matrimonio come un'icona di Cristo e della
sua Chiesa, forse, potremmo chiarire che si tratta in particolare
dell'amore sacrificale di Cristo, che dovrebbe riflettersi attraverso il
matrimonio. E proprio come un 'club del retaggio ortodosso' si
trasforma nella Chiesa per la presenza eucaristica e l'azione dello
Spirito Santo, i coniugi non sono più solo una unità socio-economica o
uno strumento di riproduzione, ma una "piccola Chiesa", il Corpo di
Cristo, la sua immagine nel mondo e per il mondo.
Una cosa che può essere interessante in
questo contesto è la domanda sulla la volontà libera e non vincolata che
viene posta all'inizio della funzione del matrimonio. Sembrerebbe che,
storicamente, non ci fosse alcun mutuo consenso "libero e non vincolato"
nella maggior parte dei matrimoni cristiani. In Russia, i matrimoni
erano organizzati dai genitori. Immagino che l'attrazione reciproca
potrebbe essere stato un fattore in alcuni matrimoni, ma la "libertà di
sposarsi" non esisteva come istituzione, fino a poco tempo fa. Ancora
oggi, diverse circostanze – da una gravidanza non pianificata a
considerazioni economiche – mettono vincoli sulle decisioni della gente
di sposarsi. Quindi, se le parole sulla volontà libera e non vincolata
vorranno veramente dire una libertà assoluta e una totale mancanza di
vincoli, allora o ben pochi matrimoni rispettano questo standard, oppure
le parole devono significare qualcosa di diverso – non ciò che
pensavamo inizialmente. Forse, in quel momento, il libero arbitrio viene
"creato" – la persona fa una scelta di dire "sì." In altre parole, la
questione non è tanto se la coppia è venuta in chiesa con una completa
mancanza di vincoli, ma piuttosto se sono disposti a usare la loro
volontà libera e senza vincoli in questo rapporto da questo punto in
avanti. Questa non è una scelta priva di significato, poiché dall'altro
lato comporta una rinuncia. In altre parole, ciò che sta accadendo
accadrà indipendentemente dal fatto che le due persone diano il consenso
o meno: il matrimonio avrà luogo. Ma è dipende dalla coppia far
funzionare il matrimonio. E anche se il contesto del servizio di nozze
sembra suggerire altrimenti, a prima vista, questo atto di volontà umana
messa in opera è un elemento intrinseco necessario per il sacramento.
Altrove, ho scritto della distinzione tra miracoli, opere dell'uomo e
sacramenti. Quando Dio agisce da solo, è un miracolo; quando l'uomo
agisce da solo, è opera dell'uomo; quando le volontà e gli atti di Dio e
dell'uomo si intersecano, si tratta di un sacramento. La "volontà
libera e non vincolata" dei partecipanti umani, allora, è necessaria
perché il matrimonio sia un sacramento. E non può essere una volontà
generale di sposarsi, deve essere specifica e immediata: la volontà di
prendere questa persona che vedi qui davanti a te come tuo coniuge.
Anche in questo caso, c'è un parallelo eucaristico a questo mistero:
l'uomo non può diventare il corpo di Cristo; Dio non può trasformare
l'uomo in corpo di Cristo contro la volontà dell'uomo; solo nel punto di
intersezione della volontà di Dio e la volontà dell'uomo avviene il
sacramento del corpo.
D'altro canto, devo anche fare una pausa e
chiedere che cosa esattamente le due persone sono consenzienti o
disposte a fare? Non è certo la questione della convivenza o di avere
bambini – queste cose la gente le ha fatte senza la benedizione della
Chiesa per migliaia di anni. Quindi, quando parliamo del matrimonio come
un'icona di Cristo e della sua Chiesa, non è l'immagine della
convivenza o della procreazione, ma del martirio. Il coronamento,
l'elemento centrale del servizio, in realtà ha un solo significato, il
conferimento delle corone dei martiri. La vera domanda a cui i coniugi
rispondono "sì," non è se vogliono vivere insieme e fare bambini, ma se
stanno accettando la croce e facendo il sacrificio: "Hai la volontà
libera e senza vincoli di dare la tua vita per questa persona che vedi
qui davanti a te? Qui non c'è nessuna lista di voti o contratto in
caratteri piccoli da negoziare, perché quando dai via la tua vita, dai
tutto e perdi tutto, senza aspettarti in cambio baratti, affari o
vantaggi".
Io penso che questo sia l'unico modo in
cui la domanda sul libero arbitrio ha un senso. Il matrimonio può essere
pre-organizzato o la decisione vincolata, in qualche modo, e questo è
accettabile, ma il sacrificio di sé a immagine di Cristo è una libera
scelta, proprio come la scelta di Cristo stesso.
Come si esprime liturgicamente questo
concetto? Penso che la connessione tra i riti nuziali e l'eucaristia non
sia un errore: ha un senso intuitivo, anche se manca di storicità.
Così, idealmente, ogni Liturgia deve puntare al sacrificio di Cristo per
noi e costringerci a riflettere questa immagine sui nostri coniugi e
sul mondo. E quando il sacrificio di Cristo si realizza come modello per
i nostri matrimoni, l'eucaristia diventa l'espressione liturgica per
rispondere "sì", che poi trasforma quel breve momento, all'inizio della
funzione nuziale, da qualcosa di temporale e non del tutto memorabile in
qualcosa che è collegato all'atemporalità dell'eucaristia.
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