mercoledì 31 dicembre 2008

Anno 2008 - Anno fruttuoso

L’anno che sta per terminare non poteva farci un regalo migliore: nelle serata del 30 di dicembre (ieri per l’appunto) mi sono recato a Diamate (cs) dove ho ritirato l’attestato che autorizza il nostro Patriarcato a usufruire della Chiesa di San Giuseppe, firmato da S.E. Rev.ma Mons. Domenico Crusco, Vescovo di S. Marco Argentano e Scalea, e consegnatomi dal Rev. Parroco Mons. Cono Araugio. Dal mese di Gennaio 2009 inizieremo la celebrazione della Divina Liturgia per dare conforto spirituale a tutti gli ortodossi residenti nel tirreno cosentino. Un grazie a chi si è prodigato in prima persona alla realizzazione del progetto. Questo è solo l’annuncio per chiudere in bellezza dal punto di vista religioso l’anno 2008. Dopo Acquaformosa, un’altra Missione è stata creata per i fedeli ortodossi. Lavoriamo perché la vigna del Signore sia sempre ben tenuta e cospicua di frutti. Prossimamente inserirò le foto della Chiesa.
P. Giovanni Capparelli

COME COMPORTARSI CON RISPETTO IN UNA CHIESA ORTODOSSA

L'interno di un tempio ortodosso, accuratamente predisposto per riflettere il cielo sulla terra, richiama tutti coloro che vi entrano (siano essi fedeli assidui o semplici visitatori) a un comportamento riverente e adeguato alla santità del luogo.

Quelle che seguono non sono norme fisse e vincolanti, ma una guida per promuovere l'ordine e il decoro nella chiesa. Poiché i suggerimenti provengono per la maggior parte da chiese di tradizione russa, è opportuno notare come in altre tradizioni locali vi siano usanze leggermente differenti.

I consigli sono rivolti a una persona che entra in una chiesa ortodossa alla ricerca di un punto di rifugio dalle intemperie della vita: idealmente, si tratta di ciascuno di noi.
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Atteggiamento interiore ed esteriore
Entra nel tempio con un senso di gioia spirituale. Sei di fronte a Colui che promise di dare conforto agli afflitti: "Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò." (Matteo 11:28). Entra con mitezza, nello spirito del pubblicano del Vangelo, che uscì dal tempio giustificato. Mentre contempli il Volto del Signore e dei santi nelle icone, ricorda come allo stesso tempo essi ti stanno guardando.

Partecipazione
Anche se sei solo in visita occasionale, prega nel tempio come un pieno partecipante, e non come un mero spettatore. Così le preghiere che vengono lette e cantate proverranno anche dal tuo cuore. Segui con attenzione le funzioni, e la tua preghiera non sarà solo personale, ma si unirà alla grande preghiera dell'intera Chiesa di Cristo. Ricorda che le funzioni non sono un tempo per la preghiera privata, ma per la condivisione della grande preghiera della Chiesa.

Orario di arrivo
Cerca di arrivare sempre in tempo, prima dell'inizio delle funzioni. Arrivare in ritardo può capitare e talvolta capita, ma non è certo qualcosa di cui andare fieri. Se, per qualche ragione di forza maggiore, sei in ritardo, abbi cura di non interferire con le preghiere di chi è entrato prima di te. Se arrivi proprio durante la lettura dell'Epistola o del Vangelo, è bene attendere fino alla fine della lettura per entrare o muoverti.
Se arrivi prima della funzione, puoi passare il tempo a prepararti interiormente per la funzione: a un certo punto della Divina Liturgia, durante l'Inno dei Cherubini, ti verrà chiesto di "deporre ogni affanno della vita."

Entrando nel tempio
All'ingresso nel tempio, fatti il segno della croce per tre volte, accompagnando ogni volta il segno di croce con un inchino fino alla cintola. Esistono diverse formule che accompagnano i tre segni di croce, basate sulla preghiera del pubblicano del Vangelo, accompagnate da richieste di intercessione alla Madre di Dio e ai Santi: queste ti ricordano che ti stai preparando essenzialmente a un incontro.

Dopo l'ingresso
Non fermarti di fronte all'entrata, per non bloccare la strada degli altri che entrano per pregare. Muoviti con tranquillità e naturalezza: in un tempio ortodosso puoi andare a occupare il posto che desideri, e se lo vuoi puoi anche cambiare posto nel corso della funzione. Ricorda soltanto che, se passi di fronte alle Porte Sante dell'iconostasi, è bene fermarti un attimo e fare il segno della croce.

Incontri e conversazioni
Quando arrivi, saluta gli amici in silenzio, con un sorriso, un cenno del capo o un inchino. Nella chiesa, evita le strette di mano o gesti simili, anche con amici o parenti stretti, e non metterti a conversare con loro. Vi sono alcuni gesti permissibili in società, che in chiesa diventano quanto mai equivoci: un esempio è baciare la mano alle donne, che si confonde con i gesti di venerazione degli oggetti sacri, e che si dovrebbe assolutamente evitare. Se è necessario parlare (per esempio per chiedere informazioni o assistenza), cerca di farlo con il minimo di disturbo.

Uomini e donne
Secondo un antico costume, uomini e donne occupano nel tempio posti separati. A seconda della disposizione architettonica del tempio, e di usi locali, potrai trovare le donne sulla sinistra e gli uomini sulla destra, oppure le donne sul retro e gli uomini di fronte. Cerca di adeguarti anche tu a questa disposizione.

Vestiti
La Chiesa ortodossa è solitamente piuttosto severa in tema di abbigliamento dei fedeli. Oltre alle comprensibili raccomandazioni sulla modestia e decenza del vestiario (in chiesa non si va per suscitare curiosità e attrattiva fisica), ci sono due importanti regole bibliche da seguire:
- Le donne non dovrebbero vestirsi con indumenti maschili, e viceversa (Deuteronomio 22,5): questa è una ragione per cui in molte chiese ortodosse, anche in Occidente, una donna che porta i calzoni si considera vestita in modo sconveniente.
- Le donne dovrebbero coprirsi il capo in chiesa, e gli uomini dovrebbero restare a capo scoperto (I Corinzi 11,5). Fanno eccezione i copricapi dei monaci e del clero: questi hanno significati simbolici, e quanti li indossano devono ricevere speciali benedizioni.

Postura
Nel tempio dovresti di norma stare in piedi. In caso di malattia o di stanchezza, ti è permesso sedere. I posti per le persone malate o anziane sono talvolta limitati, per cui abbi cura che ne possa usufruire anche chi ne ha più bisogno di te. Se ti siedi, abbi cura di rimanere in una posizione composta, ed evita di incrociare le gambe.
Non passare il tempo a osservare o scrutare cosa fanno gli altri. Oltre che a evitare di farti esprimere giudizi, questa disciplina ti aiuterà a concentrarti sulle funzioni, e con tutta la complessità dei riti e dell'iconografia non avrai certo tempo di annoiarti.

Bambini
Se porti bambini alle funzioni, assicurati che si comportino con tranquillità, e senza fare rumore (il miglior modo è offrire loro un buon esempio: ricorda che i bambini imitano istintivamente l'atteggiamento degli adulti che li accompagnano). Se i bambini si mettono a piangere o non riescono a stare in silenzio, accompagnali tranquillamente fuori. Insegna loro a rispettare il tempio, segnandosi all'ingresso e all'uscita, e istruiscili nella pratica della preghiera.
Non permettere ai bambini di mangiare o bere qualcosa all'interno del tempio: l'eccezione è costituita ovviamente dalla Santa Comunione e dal pane benedetto distribuito dopo la Liturgia. Questa regola non vale solo per i bambini, e va rispettata per sottolineare l'importanza del nutrimento dello spirito.

Icone
Dopo i segni della croce all'ingresso, puoi andare a venerare le icone. Tipicamente l'icona viene venerata con un bacio, anche se tra alcuni popoli è consuetudine anche appoggiare la fronte all'icona dopo averla baciata. Per ovvie ragioni, è opportuno che nel tempio le donne non portino rossetto sulle labbra! Il punto preciso del bacio dipende dal tipo di icona, ma preferibilmente dovrebbe coincidere con il luogo dove ci si aspetta un bacio rituale (la mano di Cristo, un libro dei Vangeli, l'orlo di una veste); per questa ragione, nelle icone non si baciano di solito i volti.
Di solito, si venera l'icona del Santo patrono o della festa del giorno, posta su di un analoghio (leggìo) nel mezzo del tempio, e quindi le icone di Cristo e della Madre di Dio. Nulla ti vieta, comunque, di andare a venerare icone di tua scelta. Se al momento del tuo arrivo la funzione è già iniziata, può essere meglio che tu ti astenga dall'andare a venerare le icone, perché a questo punto il tuo passaggio in mezzo agli altri fedeli può disturbare la loro preghiera.
Dopo aver venerato le icone, puoi seguire l'antico costume di chiedere perdono ai presenti, inclusi gli angeli che sono già tra loro. Anche senza chiedere esplicitamente perdono, è sufficiente fare un inchino fino alla cintola, portando la mano destra a terra. Se sei nella congregazione mentre qualcuno si inchina a chiederti perdono, inchinati a tua volta, ripetendo il suo gesto: è il modo in cui i fedeli accolgono la richiesta di perdono, rivolgendosi a Dio come alla fonte di ogni perdono.

Candele
Prepara prima di arrivare alla funzione il denaro che offrirai per le candele: eviterai di fare rumore e di causare distrazioni. Dopo avere lasciato l'offerta, prendi le candele, che potrai accendere di fronte all'icona che desideri. Abbi cura, se vedi tante candele già accese in un certo punto, di non accumularne troppe una vicino all'altra (il calore le farebbe fondere e piegare tutte assieme, con scarso effetto estetico e un reale pericolo di incendio).

Offerte
Come per le candele, è bene preparare in anticipo il denaro per tutto quanto è d'uso offrire nella chiesa (per le liste dei viventi e dei defunti da commemorare, per le piccole prosfore che si accompagnano alle liste dei nomi nell'uso russo, per la questua, etc.). Mettersi a contrattare per cambiare denaro nel tempio del Signore non è proprio un comportamento adatto ai cristiani...
Se hai altre questioni monetarie in sospeso con la chiesa (pagamento di quote parrocchiali, offerte per speciali intenzioni, e così via), cerca di non risolverle in alcun modo durante le funzioni.

Gesti rituali
Segui le funzioni con il tuo corpo non meno che con la tua mente. La pietà ortodossa è ricca di azioni che coinvolgono nel culto tutta la persona. Segnati ogni volta che senti il nome della Santa Trinità o qualche preghiera che ti coinvolge in modo personale. Agli incensamenti e nelle benedizioni che il prete fa con la mano, la risposta appropriata è inchinarsi al prete: in questi casi, segnarsi non è necessario. Ci si segna invece quando il prete benedice con qualche oggetto (la croce, il libro dei Vangeli, il calice con i Santi Doni, etc.). Se servi come lettore o corista, non hai l'obbligo di segnarti se tale azione ti può causare disturbo alla lettura o al canto.

Errori
Non condannare gli errori fatti dai celebranti o dagli altri fedeli, anche se ti capita di notare un atteggiamento sconveniente (se entriamo nel tempio per chiedere a Dio di perdonare i nostri peccati, non è salutare fissarci su quelli altrui). Se proprio devi cercare di porre rimedio a una situazione di grande inadempienza, cerca di farlo dopo la fine delle funzioni, e in modo quanto più riservato possibile.

Momenti di particolare riverenza
Vi sono alcune parti delle funzioni in cui è bene evitare del tutto i movimenti che possono creare intralcio o distrazione: bisogna cercare di non entrare o uscire dal tempio, muoversi, accendere o spegnere candele o venerare icone durante i seguenti momenti:
Grande Veglia
1. Piccolo ingresso (con il turibolo)
2. Lettura dell'Esapsalmo
3. Ingresso con il Vangelo e lettura del Vangelo Aurorale
4. Canto del Magnificat ("Più insigne dei Cherubini..." ) e della Grande Dossologia
Divina Liturgia
1. Piccolo Ingresso (con il Vangelo)
2. Lettura dell'Apostolo e del Vangelo
3. Canto dei Cherubini e Grande Ingresso (con i Santi Doni)
4. Canto del Credo e Canone Eucaristico (che inizia con Misericordia di Pace..." e termina con la benedizione del prete "E siano le misericordie...").
5. Canto del Padre Nostro.
6. Lettura della preghiera prima della comunione: "Credo, Signore, e confesso..."

La Santa Comunione
Accostati con grande rispetto alla Santa Comunione, nell'atteggiamento richiesto nella chiesa dove ti comunichi (nelle chiese di tradizione russa, tieni le mani incrociate sul petto). Se, dopo aver ricevuto la comunione, ti viene chiesto di baciare il calice, fallo senza segnarti, per non rischiare di capovolgerlo incidentalmente. Coloro che si comunicano dovrebbero rimanere nel tempio mentre vengono lette le preghiere di ringraziamento per la comunione, dopo la Liturgia. Se per ragioni di forza maggiore non possono restare, sono comunque tenuti a recitare in privato le preghiere di ringraziamento.

L'antidoro
Quando ricevi l'antidoro (il pane benedetto) dopo la Liturgia, abbi cura di non spargerne a terra delle briciole, e se accompagni dei bambini a ricevere l'antidoro, presta particolare attenzione a che non lo facciano cadere. Puoi chiedere di portare a casa uno o più pezzi di antidoro, per dividerli con la tua famiglia: in tal caso cerca di avere un fazzoletto pulito o un altro recipiente adatto a contenere l'antidoro, e se puoi aspetta che tutti abbiano ricevuto il proprio pezzo (soprattutto quando i fedeli sono tanti), in modo da non privare qualcuno della propria parte.

Dopo la funzione
Se non c'è una necessità estrema, non lasciare il tempio prima della fine della funzione.
Il silenzio che dovrebbe accompagnare lo svolgimento di una funzione dovrebbe essere mantenuto anche dopo la conclusione, per lo meno finché i fedeli vanno in fila a venerare la croce e, nel caso della Liturgia, a ricevere l'Antidoro. Durante questo momento, è stabilito che un lettore legga le preghiere di ringraziamento dopo la comunione: siccome queste preghiere sono recitate e non cantate, il rumore di una conversazione è in tale occasione ancora più fastidioso.
Spesso le funzioni ortodosse prevedono, dopo il termine della preghiera, un momento di aggregazione sociale: rimanda a tale momento tutte le tue necessità di incontri e conversazioni mondane.

Dal sito di Padre Ambrogio di Torino - Chiesa del Patriarcato di Mosca

lunedì 29 dicembre 2008

Dal sito della Diocesi di Chersoneso - Parigi

Intronizzazione del Primate della Chiesa ortodossa in America

Domenica 28 dicembre, il metropolita Jonas è stato intronizzato quale primate della Chiesa ortodossa in America presso la Cattedrale San Nicola di Washington. Alcuni vescovi dei patriarcati di Antiochia, di Mosca, della Serbia, della Romania e delle Chiese ortodosse d’Albania e Polonia hanno partecipato alla Divina Liturgia seguita dopo la cerimonia dell’intronizzazione.
Mons. Jonas era stato eletto primate della Chiesa ortodossa in America il 12 novembre scorso. Nel suo discorso alla fine della cerimonia di intronizzazione, egli ha sottolineato che l’unità dell’ortodossia sul continente americano, sarà uno dei suoi principali obbiettivi. Per Mons. Jonas l’unità delle Chiese ortodosse non può che essere conservata e rinforzata grazie all’amore e al mutuo rispetto entro tutte le giurisdizioni presenti in America.
Tradotto dal francese da P. Giovanni.

domenica 28 dicembre 2008

AUGURI - BUON ANNO 2009

L’anno 2008 oramai volge al termine, ancora sento nelle orecchie l’eco dei festeggiamenti che annunciavano, un anno fa, l’arrivo di questo duemilaotto, con promesse e tante speranze che ciò di cui si andava a chiedere venisse realizzato. Ora quei desideri, forse in parte, sono stati realizzati, altri sono in fase di realizzazione, altri ancora non hanno mai visto neanche la luce ed altri sono abortiti nel corso dell’anno. Questo purtroppo è il destino dei nostri pensieri, non sempre raggiungono la meta prefissata. Però, qualcosa, per ciò che riguarda la nostra Fede, ha avuto un parto meraviglioso, e con l’aiuto del buon Dio, protetti dal manto della Beata Vergine Maria e sorretti dalle preghiere di Santa Caterina Megalomartire, abbiamo potuto realizzare e portare a compimento un progetto che sembrava irrealizzabile e di cui nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato. Ma il Signore ha benedetto il progetto e ci ha fatto realizzare ed edificare, in un paese italo-albanese, dopo cinque secoli, una cappella di Fede ORTODOSSA. Ortodossa come il popolo venuto in terra di Calabria al tempo dell’invasione dei Balcani da parte dei turchi ottomani, i quali per sfuggire alle barbarie degli invasori, abbandonarono le loro terre, i loro averi e i loro cari e si rifugiarono in una terra molte volte inospitale, ma che ha permesso loro, col passere dei secoli, di diventare persone e popolo rispettabilissimo. In più questo popolo diviso e spezzettato, per quasi tutta l’Italia meridionale, si è reso utilissimo in tutti i momenti di lotta, per arrivare a quella che verrà chiamata l’Unità d’Italia. Questo popolo dopo aver sofferto le pene dell’inferno dal punto di vista economico e di inserimento nella realtà sociale ospitante, ha sofferto maggiormente dal punto di vista religioso; molti paesi causa le continue vessazioni della confessione dominante e dei suoi chierici, piccoli e grandi, hanno perso il Rito e la fede ortodossa ed anche la parlata che si erano portato durante la fuga dai turchi. Ora grazie a Dio, piano piano, qualcosa si sta muovendo, ed Acquaformosa è stata da apripista affinché nei nostri paesi ritornasse a rifiorire la Fede dei Padri. Speriamo, quando Dio lo vorrà, che anche altri paesi italo-albanesi, copino questo esempio, ed anche loro possano cercare un ripristino della Fede Ortodossa.
Abbiamo iniziato da poco, ma i frutti si sono visti, e molti acquaformositani, hanno voluto salutare con amore e con gioia, questo avvenimento, partecipando copiosamente alla Divina Liturgia che si celebra nella nostra piccola cappella-catacomba. Grazie Acquaformosa, la tua fede ti ha salvato.
Speriamo che il nuovo anno ci consegni frutti più abbondanti, strariempi la nostra piccola Chiesa e per tutto questo noi rendiamo lode al Padre, al Figlio e al Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli, dei secoli. Amìn
Fratelli, sorelle in Cristo e compaesani, di questo meraviglioso paese che si chiama Acquaformosa, un grazie che sgorga dal profondo del cuore di un vostro paesano, di un vostro figlio, ritornato alla Fede Ortodossa dei nostri Padri e che ora predica anche a voi, di fare ritorno alla vera e santa Fede. Per ogni figlio che ritorna, sia in cielo che sulla terra, scortati invisibilmente dalle anime di coloro che hanno combattuto per noi e per la nostra libertà, si farà una grande festa e il vitello grasso, verrà ammazzato per i festeggiamenti. Intanto mentre scrivo penso alla gioia di coloro che vedendo nel nostro paese un ritorno alla ortodossia, ci accompagnano mano nella mano verso traguardi di gioia e di amore vicendevole. Fratelli e Sorelle in Cristo AUGURI, Buon Anno, e che il 2009 sia veramente l’anno della rigenerazione del nostro popolo nella Fede dei Santi Padri.
P. Giovanni Capparelli – Prete Ortodosso

sabato 27 dicembre 2008

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa si è riunito per l’ultima volta nel 2008.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa si è riunito il 24 dicembre sotta la presidenza del metropolita Kyrill, locum tenens del seggio patriarcale. E’ stata l’ultima riunione del Sinodo per quest’anno. E’ iniziata con un ufficio in memoria del patriarca Alessio.
I Padri sinodali hanno esaminato le proposte della commissione per la preparazione del concilio locale avvenuta la sera precedente e hanno deciso di sottoporre all’approvazione del concilio episcopale e del concilio locale la procedura dell’elezione del patriarca di Mosca.
Questa procedura prevede che il concilio locale sceglierà a scrutinio segreto tra i candidati proposti dal concilio episcopale e dal concilio locale stesso.
Il Sinodo ha invitato i fedeli della Chiesa russa a pregare in ogni liturgia in favore dei componenti del concilio locale. Ha deciso ugualmente che i primati delle Chiese autonome del Giappone, della Lettonia e dell’Estonia, come il primate della Chiesa russa d’oltre frontiera siederanno al presidio del concilio episcopale a fianco dei componenti del Santo Sinodo.
Il Sinodo ha esaminato anche alcuni affari correnti della Chiesa ortodossa russa, come le nomine dei superiori dei monasteri e la creazione di nuove comunità monastiche.
Dal sito della Diocesi di Chersoneso - Parigi
Tradotto dal francese da P. Giovanni

giovedì 25 dicembre 2008

Dal Blog: http://postarelibero.blogspot.com

sabato 29 novembre 2008
Padre Giovanni Capparelli: dal blog di Beppe....

In questi giorni, ho rispreso a commentare sul blog di Beppe, e Padre Giovanni Capparelli , interviene, inserendo un suo messaggio, che dicido di condividere con voi:

"Un ottimo referendum sarebbe non quello di abolire la Gasparri, ma personalmente penso, di abolire in toto la Legge Mammì: Quella legge che ha distrutto tutto il sistema radiotelevisivo, in favore del Berlusca e contro noi, (contro il sistema locale a favore delle Reti), che avevamo una piccola emittente: E' toccata anche alla mia piccola radio etnico-linguistica essere oscurata, Radio Skanderbeg 2. Una emittente che aveva esclusivamente a cuore la miniranza linguistica italo-albanese. Padre Giovanni Capparelli - Prete Ortodosso"

Così gli rispondo:
"Mi dispiace per quanto le è accaduto.
Penso che lei non sia la sola vittima di questo sistema ostruzionista.

Guardando le foto, del suo blog, una cosa si evince, in particolare:
la semplicità, l'umiltà con la quale viene celebrato il battesimo.

Al di là di ogni speculazione, lussosi drappeggi, contorni appariscenti, è l'acqua l'elemento fondamentale, indipendentemente se contenuto in catini d'oro, o in pentole d'alluminio.

Basta poco per celebrare i Sacramenti.

La Chiesa Cattolica, ormai, è cosa da ricchi...

Rispetto il suo credo, ma, personalmente, ho una visione di Dio tutta mia.

Ognuno vive la propria fede, in maniera assolutamente personale, dettata dall'esperienze vissute.

Grazie per aver condiviso con noi uno squarcio importante della sua vita."


Vi invito a visitare il suo blog: testimonianza del suo operato, e della sua dedizione agli altri.
http://arberiaortodossa.blogspot.com

Messaggio di Natale dell’Arcivescovo Innokentij di Chersoneso




Carissimi padri, fratelli e sorelle, amati nel Signore,
Desidero salutare tutti voi, carissimi, ed estendervi i miei migliori auguri nell’occasione della magnifica e salutare solennità del Natale del Signore.
Oggi, Colui che ha chiamato tutte le cose dal nulla all’essere – che sono nei cieli o sulla terra – ha guardato sulle sue proprie creature ragionevoli e si offre loro, scrive san Gregorio Palamas.
Difatti, l’incarnazione del Figlio di Dio, la sua misteriosa nascita dalla sempre Vergine, è innanzitutto un immenso ed ineffabile dono. Un dono di Dio non soltanto a tutta l’umanità, ma anche a ciascuno di noi, uomini e donne concreti. Il Figlio eterno di Dio, che nulla può contenere, nato in una miserabile greppia, in fondo ad una fredda grotta, per salvare ognuno di noi attraverso il dono della sua propria vita e della sua umanità assunta, per illuminarci, ci conduce sulla via della Verità e ci fa ritornare alla casa del Padre celeste.
Perciò la festa del Natale ci porta ogni anno una sensazione del tutto speciale, molto profonda, veramente intima, di gioia e di speranza. La sensazione che, di una forma inspiegabile e incomprensibile, nessuno di noi è dimenticato e ognuno di noi è amato. Amato in tale maniera che il miracolo della vita nuova in Cristo diventa molto vicina e veramente realizzabile. Questa vita comincia quaggiù, sulla terra, e prosegue nella beatitudine eterna.
Quest’anno, miei cari, i giorni della quaresima di Natale sono stati segnati da un profondo dolore: la Chiesa ortodossa russa ha perso il suo primate, il patriarca Alessio di Mosca e di tutta la Rus. Abbiamo accompagnato, sulla via che tutti gli uomini seguono, un padre la cui vita fu un esempio di dono di sé per il bene della Santa chiesa. Noi siamo testimoni di questo. Che la sua memoria sia eterna!
Ora che siamo alle soglie di un nuovo passo storico per la nostra chiesa, è importante mantenere il tesoro più prezioso che il Patriarca Alessio ci ha lasciato: l'unità spirituale della nostra Santa Chiesa.
Ancora e ancora, desidero rivolgervi i miei migliori auguri per la festa del Natale e del Nuovo Anno !
Che la grazia del nostro Signore Gesù Cristo, nato oggi dalla Vergine, sia con tutti voi.
Natale del Signore 2008/2009, Parigi

mercoledì 24 dicembre 2008

Calendario Gregoriano - 25 Dicembre 2008 / Calendario Giuliano - 07 Gennaio 2009


Natività secondo la carne di Nostro Signore Gesù Cristo


La tua natività, o Cristo Dio nostro, fece spuntare nel mondo la luce della verità.
Per essa infatti gli adoratori degli astri vennero ammaestrati da una stella ad
adorare Te, sole di giustizia, e a riconoscere Te aurora celeste;
o Signore, gloria aTe.

Oggi la Vergine dà alla luce l'Eterno e la terra offre una spelonca all'Inaccessibile. Gli Angeli con i pastori cantano gloria, i Magi camminano seguendo ls guida della stella; poichè per noi è nato un tenero bambino il Dio eterno.

Epistola di S. Paolo ai Galati (Gal. 4,4-7):
Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge per riscattare coloro che erano sotto la Legge, perchè ricevessimo l'adozione a figli. E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; se poi figlio, sei anche erede per volontà di Dio.

A U G U R I - U R I M E

martedì 23 dicembre 2008

Dal sito della Chiesa ortodossa russa - Diocesi di Chersoneso - Parigi

I vescovi ucraini propongono come cadidato al seggio patriarcale do Mosca il metropolita Vladimir di Kiev

Il sito ufficiale della Chiesa ortodossa autonoma dell’Ucraina ha pubblicato un messaggio dei vescovi ucraini al metropolita Vladimir di Kiev suggerendogli di presentare la sua candidatura al seggio patriarcale di Mosca.
“Noi vi consideriamo come un candidato degno del seggio primaziale patriarcale e vi assicuriamo il nostro sostegno alle elezioni nel prossimo concilio locale della Chiesa ortodossa russa”, è dichiarato nel messaggio.
Le elezioni del patriarca di Mosca avranno luogo al concilio locale dal 27 al 29 gennaio 2009. Il metropolita Vladimir di Kiev, nato nel 1935, era già stato candidato al seggio patriarcale nel 1990. Era all’epoca metropolita di Rostov sul Don, cancelliere del patriarca ed Esarca in Europa occidentale. Il concilio ha poi eletto il metropolita Alessio.
Il metropolita si è subito astenuto nel commentare il contenuto del messaggio dei vescovi della sua Chiesa.
Tradotto dal francese da P. Giovanni.

domenica 21 dicembre 2008

Domenica 21 Dicembre 2008

Vi presento alcune foto, della nostra Cappella e del paese di Acquaformosa dove questa mattina abbiamo celebrato la nostra terza Divina Liturgia. Nonostante la bella giornata che ha spinto la popolazione a recarsi in campagna per tentare di finire la raccolta della olive, e nonostante in paese si svolgesse il mercato mensile, la nostra Cappella, dedicata a Santa Caterina Megalomartire, era piena di Fedeli, accorsi per cantare le lodi al Signore.





Queste sono immagini della nostra Cappella dedicata a Santa Carerina Megalomartire
scattate in un momento extra liturgico. Altre foto non scattate da me, mi verranno recapitate dopo le feste. Quindi appena arriveranno saranno inserite.



Due immagini della Fontana Vecchia restaurata da questa amministrazione.
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Altra foto panoramica.


Un primo panorama scattato in P.zza Fontana Vecchia

sabato 20 dicembre 2008

DIVINA LITURGIA ad Acquaformosa

AVVISO

Voglio ricordare ancora una volta a tutti i fedeli ortodossi che domani Domenica 21 Dicembre, la Divina Liturgia ad Acquaformosa (cs) in via Garibaldi, 64 sarà celebrata alle ore 10.00. Vi prego la puntualità e non mancate.
Ancora una volta dimostriamo la nostra ferrea appartenenza alla Fede Ortodossa trasmessaci dai Santi Padri traghettatori venuti dalla Grecia ortodossa durante l'invasione turca.
Padre Giovanni Capparelli

Dal sito della diocesi di Chersoneso a Parigi

Il dodicesimo numero del “Messaggero della Chiesa ortodossa russa” sarà dedicato al Patriarca Alessio.
Il dodicesimo numero, novembre-dicembre 2008, del Messaggero della Chiesa ortodossa russa, rivista di spiritualità e informazione, pubblicato in francese dalla Diocesi di Chersoneso, sarà riservato principalmente al Patriarca Alessio di Mosca e tutta la Russia, scomparso il 4 dicembre scorso. Il numero uscirà alla fine della prossima settimana.
Tre saranno gli omaggi al Patriarca Alessio pubblicati in questo numero: ci si avvale della bella orazione funebre pronunciata dal Metropolita Kyrill, locum tenens del seggio patriarcale, ai funerali del Patriarca Alessio; di un articolo ricordo di Mons. Maurice Gardès, Arcivescovo di Auch e presidente del consiglio per l’unità dei cristiani della Conferenza dei vescovi di Francia, durante il suo incontro l’anno scorso con il Patriarca e ancora di un articolo del Metropolita Vladimir di Kiev, primate della Chiesa ortodossa autonoma di Ucraina.
Tre testi inediti saranno presenti in questa pubblicazione. L’ultima conferenza pubblica relazionata a Mosca nel novembre scorso che verteva sul mistero pastorale del XXI secolo; il messaggio di pentimento del Patriarca Alessio in occasione della domenica del Perdono del 1993 che si presenta come una risposta commovente del defunto primate alle accuse spesso indirizzate contro la Chiesa russa per la sua posizione all’interno dell’Unione Sovietica. Infine, il Messaggero, propone il testo del messaggio di Natale del Patriarca preparato per questo anno.
Questo numero del Messaggero contienae anche un dossier sulla visita, di fine ottobre, del Cardinale Andrè, Arcivescovo di Pargi, in Russia, con il discorso del Cardinale alle Isole Solovki ed il testo del Patriarca indirizzato alla delegazione francese.
Infine, la rivista propone un lungo colloquio con il Metropolita Kyrill, locum tenens del seggio patriarcale, sulla posizione della Chiesa ortodossa circa la crisi economica.
Tradotto dal francese da P. Giovanni

venerdì 19 dicembre 2008

Da Ortodoxie,com

Il locum tenens della Chiesa ortodossa russa concelebra la Liturgia con un Ierarca della Chiesa ortodossa georgiana.
Questo venerdi in occasione della festa di San Nicola, Mons. Kyrill di Smolensk, locum tenens della Chiesa ortodossa russa e Mons. Pierre, metropolita di Chkondid della Chiesa Ortodossa georgiana, celebreranno insieme la Divina Liturgia nel monastero di San Nicola d’Ongreshk nella città di Djerziuski (periferia di Mosca). Mons. Pierre, rappresentante del Patriarcato della Georgia, è arrivato in Russia con una delegazione invitata dalla Camera dei Deputati della Russia. L’ultima celebrazione tra la gerarchia russa e georgiana risale al 9 dicembre durante la sepoltura del Patriarca russo. Il marzo scorso, il Patriarca della Georgia Elia ha concelebrato con Alessio II presso la Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca. In questa occasione, il primate russo, ha detto che le due Chiese pregano e pregheranno affinchè “l’unità nella Fede dei nostri due popoli contribuisca non soltanto al ristabilimento di relazioni di buon vicinato, ma anche all’amicizia, alla piena matura comprensione e alla cooperazione dei nostri paesi. Tra i cristiani ortodossi della Russia e della Georgia, non c’è separazione, siamo tutti un solo gregge di Cristo, e tutto questo perché ancora oggi noi abbiamo una Fede vissuta”, ha sottolineato il (defunto) patriarca.
Tradotto dal francese da P. Giovanni

mercoledì 17 dicembre 2008

Da ORTODOXIE.COM

Comunicato stampa della 5° sessione del lavoro cattolico-ortodosso San Ireneo (Vienna, 18-23 Novembre 2008)
Il gruppo misto di lavoro ortodosso-cattolico ha tenuto la sua quinta sessione dal 19 al 23 novembre 2008. Su invito della Fondazione “Pro Oriente” si è riunito a Vienna presso la Casa Don Bosco. All’inizio dell’incontro, i componenti del Gruppo di lavoro sono stati accolti dal Presidente della Fondazione “Pro Oriente”, il Dr. Johann Marte, il quale ha sottolineato gli interessi comuni della Fondazione e del Gruppo di lavoro per il dialogo ortodosso-cattolico. Nella cornice di una seduta pubblica organizzata dalla Fondazione “Pro Oriente”, due componebti del Gruppo di lavoro, l’Archimandrita Job (Getcha) e Padre Hervè Legrand (tutti e due di Parigi), hanno concesso delle conferenze analizzanti lo stato presente e le sfide future di questo dialogo. Risaltandone che bisogna approfondire essenzialmente le questioni relative alla teologia della Chiesa e alle sue strutture.
La quinta sessione del Gruppo di lavoro è stata dedicata al tema “Dottrina e pratica del primato dal XVI al XIX secolo”. Il gruppo ha perseguito anche una serie di discussioni che, per un accostamento storico, tenta di identificare e di analizzare lo sviluppo della comprensione e della pratica del primato. Questo anno, il Gruppo di lavoro ha analizzato da una parte di alcuni aspetti del ruolo del papato dopo la Riforma, e dall’altra parte dello sviluppo delle strutture primaziali e sinodali della Chiesa ortodossa negli imperi ottomano e russo.
Benché l’autorità del papato è stato ristabilito a causa dei Riformatori, il Concilio di Trento (1545-1563) non ha trattato direttamente del primato del papa e ha lasciato dunque aperta la questione della sua autorità. Le riforme messe a posto dal concilio di Trento nella salvaguardia della Liturgia, della catechesi e della formazione teologica hanno nondimeno condotto a una centralizzazione dell’autorità dottrinale nella Chiesa cattolica, che ha rinforzato l’importanza del seggio romano. Ed è a partire da questa epoca che la fedeltà al papato è divenuto una parte integrante dell’identità cattolica.
Il tipo di relazione che noi trattiamo oggi con una identità tale e quale come la storia l’ha forgiata, necessita una analisi più profonda nel dialogo tra ortodossi e cattolici. Bisogna, a questo riguardo, tener conto anche dell’immagine che noi abbiamo di noi stessi e degli altri, del modo da come la guardiamo e ci guardiamo.
All’interno dell’impero ottomano la struttura del “Rum-Millet” ha condotto a una centralizzazione della vita della Chiesa ortodossa. Il periodo ottomano ha altresì contribuito ad accrescere l’importanza del Patriarcato ecumenico a scapito degli altri patriarcati ortodossi che a lui furono soggetti in tutto ciò che concerne le loro relazioni al provvedere politico. Come principio teologico, per altro, la sinodalità non ha mai perso della coscienza ecclesiale.
Lo sviluppo del nazionalismo nel XIX secolo ha permesso a che i principi ecclesiologici fondamentali delle nostre Chiese fossero sovente violati. Il principio territoriale fu cosi parzialmente sostituito da un principio etnico, come coerentemente, per esempio, il concilio di Costantinopoli del 1872 ha reagito, nel condannare l’etnofiletismo.
In Russia, più che in altri paesi, la Chiesa ortodossa a messo in atto l’esperienza, della parte dei poteri pubblici, dei migliori e dei peggiori, del sostegno come della persecuzione. La sua storia mostra anche la dipendenza della Chiesa a riguardo delle forze politiche, ma relativamente anche gli effetti di quelli, perché in quegli stessi periodi di stretto controllo statale, la Chiesa ha caparbiamente conservato una intensa vita spirituale.
I nostri studi hanno mostrato che i fattori politici e storici hanno esercitato una forte influenza sulle strutture ecclesiali in Oriente e in Occidente. Così facendo un approccio pluridisciplinare delle nostre reciproche storie, colgono fattori che, senza essere dogmatici, influenzano nondimeno l’ecclesiologia concretamente vissuta. Tanto in Oriente che in Occidente si osservano all’interno della Chiesa degli effetti di funzioni secolari, di tendenze centralizzatrici o più tardi, l’accentuazione delle identità nazionali. Questi problemi richiamano delle risposte comuni più di un accostamento storico sfumato per aiutare a risolvere.
Le chiese in Oriente e in Occidente sono state spesso confrontate con la medesima tentazione di associare il governo ecclesiale e l’autorità secolare. Questa confusione ha rinforzato l’autorità primaziale a discapito delle strutture sinodali. Benché la sinodalità sia stata relegata all’indietro, essa non è, però, mai stata completamente assente alla coscienza della Chiesa come principio teologico.
L’interpretazione storica si è dovuta guardare da tutti gli idealismi. La ricerca di esempi storici ci confermano ideali non contribuenti a farci fare progressi. Così, la sola esistenza dei sinodi non è un argomento sufficiente per dimostrare che il principio di sinodalità è stato applicato.
L’esempio della corrispondenza teologica tra il Patriarca ecumenico Jeremie II e dei teologi luterani di Tubingen alla fine del XVI secolo dimostra la difficoltà di un dialogo che non può appoggiarsi su un vocabolario teologico comprensibile agli uni e agli altri. L’analisi storica della corrispondenza mostra chiaramente che un reciproco accordo sul criterio di unità della Chiesa è un requisito perché un dialogo abbia successo. Non è sufficiente arrivare a una confessione di fede comune, ha bisogno ancora di un appoggio ecclesiologico di cui i principi siano comuni.
Il dialogo teologico ha una dimensione ermeneutica e dovrà mettere in conto le differenze linguistiche, le forme di pensiero, le accentuazioni particolari delle diverse tradizioni. Questa ermeneutica può rivelare degli approcci differenti che esprimano la ricchezza della fede e non siano esclusivi per gli uni o per gli altri. Dal nostro sforzo per una reciproca comprensione delle nostre espressioni teologiche e canoniche, noi dunque dobbiamo trarre profitto dagli strumenti dell’ermeneutica contemporanea che può aiutarci a mettere le espressioni del passato nel loro contesto storico, a identificare il loro valore permanente liberandoli da aspetti divenuti anacronistici, e così provare di rendere le loro intenzioni pertinenti per oggigiorno (la rilettura).
Il Gruppo di lavoro San Ireneo è stato fondato a Paderborn (Germania) nel 2004. Il Gruppo di lavoro comprende 26 teologi, 13 ortodossi e 13 cattolici (Austria, Bulgaria, Estonia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Paesi Basi, Polonia, Romania, Serbia, Ucraina e Stati Uniti). I copresidenti sono il Vescovo Dr. Ignatije (Midic) di Braničevo (Serbia) e il Vescovo Dr. Gerhard Feige de Magdebourg (Germania). Il secondo incontro del Gruppo si è svolto nel novembre del 2005 presso il Monastero di Penteli vicino Atene (Grecia), il terzo presso il Monastero benedettino di Chevetogne (Belgio), e il quarto a Belgrado (Serbia).
Al termine dell’incontro, i componenti del Gruppo di lavoro hanno incontrato l’Arcivescovo cattolico di Vienna, il cardinale Christoph Schönborn, e altri rappresentanti delle diverse Chiese e comunità cristiane di Vienna, al fine di scambiare informazioni sugli obbiettivi del gruppo di lavoro e le relazioni ecumeniche a Vienna. A nome dei partecipanti il vescovo Gerhard Feige ha ringraziato l’arcivescovo di Vienna e la fondazione “Pro Oriente” per la loro ospitalità e il loro sostegno finanziario a questo incontro. Il prossimo incontro del Gruppo di lavoro è previsto nel novembre 2009, verosimilmente a Damasco.
Tradotto dal francese da P. Giovanni

martedì 16 dicembre 2008

Foglio Ortodosso n° 6

In che lingua preghiamo ?
A lla fine dell’862 il Duca di Moravia, Rostislav,
mandò dall’imperatore di Costantinopoli Michele
III degli ambasciatori con la richiesta di inviare
in Moravia dei predicatori per insegnare il Cristianesimo
e celebrare il culto nella lingua nativa dei moravi.
I moravi erano già cristiani, ma si trovavano nell’area d’influenza
della Chiesa di Roma, che permetteva la celebrazione
solo in latino, greco e antico ebraico. Invece la Chiesa di
Costantinopoli, secondo il costume apostolico, traduceva le
Sacre Scritture celebrando anche nelle altre lingue …
FOGLIIORTODOSSO
Patriarcato di Mosca - Decanato d’Italia
N° 6/2008 — Periodico di collegamento e informazione cristiana ortodossa - Con la benedizione del decano d’Italia — Distribuzione Gratuita.
STAMPATO IN PROPRIO -
Non gettarmi via, regalami ad un amico, gratuitamente mi hai ricevuto, porto i segni della Fede!
Oggi la liturgia viene celebrata in molte lingue
nazionali e la Bibbia è tradotta in 2377 lingue.
Ma cosa succede nelle nostre parrocchie quando
vengono persone che parlano idiomi diversi? E cosa
dovrebbero aspettarsi gli stranieri residenti in Italia
(a maggior ragione coloro che vi hanno messo le
radici, con i loro figli, futuri cittadini italiani), che
frequentano le chiese in Italia assieme agli italiani?
Dobbiamo insistere sulla celebrazione in slavo ecclesiastico,
romeno, albanese, ecc., oppure dobbiamo
passare all’italiano, la lingua della cultura locale?
A lcuni stralci di un discorso radiofonico tenuto
nel 2002 dal metropolita Antonio di Sourozh
potranno aiutarci a riflettere su questo punto:
“… Dopo arrivò la generazione per la quale il russo
non era più la lingua della preghiera, per comunicare
con Dio e con i propri cari. Allora la nostra parrocchia
(il sobor di Londra) fece ciò di cui mi sto meravigliando
tuttora. All’inizio, una o due volte al mese,
celebravo la Liturgia: per un gruppetto – in tedesco;
per un altro – in francese; e per uno che era in grado
di sopportare il mio inglese – in inglese.
In fine posi a tutti questa domanda: cosa dovremmo
fare? Ci sono persone che hanno difficoltà nel comprendere
il russo, che cosa ne faremo? Allora tutta la
parrocchia fece un gesto che io definirei eroico, perché
vi erano delle persone che avevano perso tutto
tranne la propria lingua. Tutti votarono per la celebrazione
in inglese. … Era un segno di autentico,
profondo e serio amore della generazione adulta
verso i più giovani.
Quindi cominciammo a tradurre i testi liturgici in
lingua inglese e vi adattammo la musica liturgica.
Così arrivammo a celebrare la liturgia in inglese.
Si era creato un gruppetto di tradizione slava, ma
che esprimeva questa tradizione in inglese – la lingua
divenuta a loro propria.
La nostra parrocchia non aveva abbandonato la lingua
delle proprie origini, ma la richiesta dell’inglese
aumentò perché un’intera generazione, che era nata
qui e qui aveva fatto gli studi, poteva pregare con
tutta la passione della sua anima solo nella lingua
inglese. Poi arrivarono i mariti e le mogli, gente del
posto, e si formò una parrocchia che comprendeva
russi e inglesi, e tutti erano uniti. I russi non volevano
separarsi dai loro mariti e dalle loro mogli, dai
figli che crescevano, perciò cominciarono a frequentare
la liturgia in inglese. Queste celebrazioni attrassero
gente (ortodossa) di altre nazioni perché nelle
loro chiese non celebravano nella lingua da essi
compresa meglio. Nella chiesa greca l’inglese non si
usava, così come dai serbi e nelle altre parrocchie.
Giungevano da noi persone che volevano pregare
nella lingua franca, comune a tutti coloro che abitavano
qui. Cercavano il modo in cui ogni parola sarebbe
potuta arrivare ai loro cuori, in modo che essi
non sarebbero stati lì a subire, ma avrebbero potuto
unirsi alla preghiera.
E tutto questo non dipende soltanto dai sacerdoti,
che non sempre conoscono alla perfezione la lingua
dei loro parrocchiani, che comunque, quando a loro
venisse una persona col cuore in mano riceverà più
di quel che le parole possano trasmettere.
Un esempio: una donna russa venne da uno dei nostri
presbiteri, il quale, dopo averne ricevuto la confessione,
si scusò per il fatto che
avrebbe parlato in un russo stentato,
ma fece il possibile per dirle
tutto quello che doveva dirle. Alla
fine la donna gli chiese: “Padre,
posso dirle qualcosa di personale?”;
“Sì…!”. “I vostri consigli sono
preziosissimi, ma la vostra grammatica
è terribile…”
35 anni di Ortodossia a Bologna
L a Chiesa Ortodossa di San
Basilio il Grande in Bologna è la
più antica dell’Emilia Romagna,
fu fondata dall’igumeno del Patriarcato
di Mosca padre Evloghi nell’ottobre
del 1973 e dal 1975 è affidata alla
cura pastorale dell’Archimandrita
Marco (Davitti), quest’anno festeggerà
i suoi 35 anni di apertura al culto.
Essa è di medie dimensioni, ma ha un
notevole passato storico, fu infatti costruita dal Cardinal Albergati nel 1435,
come dipendenza dentro la città del monastero dei Certosini, per custodirvi
una preziosa reliquia: il capo della Beata Anna, Madre della Theotokos, trafugata
a Costantinopoli nel deplorevole sacco del 1204 e donata al Cardinale
per aver mediato la pace nella famosa guerra dei cent’anni. Nel 1716 la chiesa
fu interamente ricostruita in stile barocco e fu poi sconsacrata e ridotta ad
usi profani all’inizio dell’ottocento dal generale di Napoleone che prese possesso
della città. Il padre Evloghi la ottenne in affitto dal Comune di Bologna,
essa è posta nel centro cittadino.
Bologna è città capoluogo di regione e centro dell’Emilia Romagna, nodo
stradale, ferroviario e industriale di notevole importanza. La città attira molti
lavoratori e studenti, alto è il numero dei fedeli cristiano-ortodossi che vi abitano,
tanto che oltre alla nostra sono presenti altre 4 Chiese Ortodosse in città e
dintorni. Le funzioni sono celebrate normalmente in paleoslavo e romeno-
moldavo, timidamente sta iniziando l’uso dell’italiano soprattutto
nella lettura del Vangelo, nella recita del Padre Nostro e nelle prediche.
Varia è anche la provenienza dei fedeli, la scorsa Pasqua si sono contate
più di 15 nazionalità presenti alla funzione notturna.
Bologna è depositaria di preziosissime reliquie: la prima già citata, il
capo della Beata Anna, era conservata nella nostra chiesa fino agli inizi
dell’ottocento quando fu traslata nella cattedrale latina di san Pietro
dove è ancora custodita. Oltre al capo di sant’Anna Bologna possiede
una antichissima icona della Madre di Dio, la Madonna di San Luca,
veneratissima dai bolognesi e protettrice della città, anch’essa trafugata
a Costantinopoli durante il sacco del 1204. Essa è custodita in un santuario
posto in cima al colle più alto che domina la città, il colle della
Guardia. Ultimamente abbiamo scoperto anche una reliquia della Grande
Martire Caterina d’Alessandria custodita nel museo del monastero
benedettino di Santo Stefano situato nella piazza omonima. Sia le reliquie
che l’icona sono venerabili durante l’apertura delle chiese, possono
essere officiate anche funzioni di supplica da parte del clero ortodosso
previo permesso dei rettori.
Speriamo che con questo
piccolo scritto sia numeroso
il concorso di fedeli
ortodossi a Bologna per
venerare queste ed altre
reliquie e visitare la nostra
Chiesa e la città.
Hanno collaborato:. P.Antonio Lotti (Taranto); Joulia Vilkeeva (Ortona CH); p. diac. Seraphim da Bologna (Valeriani);
Natalia Guseva (Pescara); Mario Selvini (Genova); Gheorghe Axentii (Roma).
RACCOLTA DI AIUTI PER LE FAMIGLIE COLPITE
DALLO STRARIPAMENTO DEL PRUT E DNIESTR.
A seguito delle alluvioni di fine Luglio che hanno portato
allo straripamento del Prut e Dniestr, si è verificato
l’allagamento di molti villaggi in Moldavia, Ucraina e
Romania. Molti tra questi sono stati evacuati altri invece soffrono
più direttamente la catastrofe.
Nel tempio ortodosso della SS trasfigurazione di Genova, domenica
3 Agosto, dopo la manifestazione del profondo dolore
dei famigliari delle vittime presenti a Genova, e di tutta la
comunità ortodossa locale, si è celebrata una
Panichida per i morti e un Moleben per la salvezza dei superstiti.
Inoltre, dopo la Div. Liturgia p. Giovanni La Micela,
parroco del tempio, ha promosso una raccolta di indumenti
usati e di denaro da inviare nella Bucovina.
Una piccola goccia da una piccola comunità ortodossa, concretizzatasi
il 24 Agosto con l’invio di
9 scatoloni di indumenti usati e di
580 € raccolti (di cui 180 € impiegati
nella spedizione e 400 € inviati).
Gli aiuti sono stati inviati presso:
Епархиальное Управление - Архимандрит Мелетий
(Егоренко) - 274003 - г. Черновцы - Ул. Русская, 33.
Direzione Eparchiale - Archimandrita Meletij (Egorenko) -
Via Russkaia 33 - 274003 – Cernovtsi – Ucraina.
Tel: 0038.037.2.52.33.11
che si occuperà di farli pervenire
presso le famiglie bisognose della
campagna.
Altre comunità ortodosse presenti
in Italia si stanno impegnando con
iniziative simili, ma c’è bisogno di molto…
Aiutare coloro che subiscono la prova è da sempre una caratteristica
che contraddistingue i cristiani (perché Cristo si è
dimostrato compassionevole verso di noi - da qui il termine
con-passione) e questo fin da principio, da quando la Chiesa
di Antiochia sostenne la Chiesa di Gerusalemme durante una
carestia mandando dei doni.
DAL LIBRO DEGLI ATTI DEGLI APOSTOLI (11, 27-30) I n quei giorni, alcuni profeti scesero da Gerusalemme
ad Antiochia. E uno di loro, di nome Agabo, alzatosi,
predisse mediante lo Spirito che ci sarebbe stata una
grande carestia su tutta la terra; la si ebbe infatti durante
l'impero di Claudio. I discepoli decisero allora di inviare
una sovvenzione, ciascuno secondo le proprie possibilità,
ai fratelli che abitavano in Giudea. E così fecero, inviandola
agli anziani, per mezzo di Barnaba e di Saulo.
Vedi anche: Romani 15:25-27; Galati 6:9-10
Tempio Cristiano Ortodosso
di San Basilio il Grande
via Sant’Isaia 35/2
40123 - Bologna
Rev. p. Marco (Davitti) tel: 051.33.35.66
e-mail: sanbasilio@bolognaortodossa.it
www.bolognaortodossa.it
prezioso libro.“Ombre della Storia” lo ha intitolato, perché questi Santi
ortodossi sono divenuti proprio Ombre. Sconosciuti oggi ai più, nella terra dove
si sono santificati, nascosti dal nuovo cristianesimo eterodosso che ormai domina
la Penisola da quasi un millennio, dimenticati nei libri, dimenticati nel ricordo liturgico,
dimenticati dalla storia...
Ombre luminose che si muovono dall’antichità verso di noi per farci conoscere, per
testimoniarci, la comune Fede nel Cristo Risorto. Ci parlano proprio da quel tempo,
quando non aveva senso parlare di un oriente e un occidente cristiano, perché la Chiesa
era unificata e fortificata nell’Ortodossia.
“Ombre della storia” brevi Vite di Santi ortodossi italici e di ricordi … suddivise
in capitoli (dal I - gli evangelizzatori,
al XIII - il tramonto). XIV secoli di
ortodossia in Italia raccontata brevemente,
passo dopo passo, e commentata
dall’Autore … Poi il tramonto
ma da allora nuovamente il lievito
dell’ortodossia vive in Italia attraverso
le varie missioni ortodosse, così fino
ad oggi. Un libro da leggere per chi
vuole essere ortodosso in Italia.
OMBRE DELLA STORIA - SANTI DELL’ITALIA ORTODOSSA
di Antonio Monaco. Ed. Asterios - Trieste - 250 piagine
A molti questo libro apparirà come un enigma …e invece No!
Ci fu un tempo in cui i popoli che abitavano la Penisola Italica erano Ortodossi.
Un tempo dove tutti erano uno stesso Stato, l’Ecumene dell’Impero Romano Cristiano,
la cui capitale era Costantinopoli, la Città del Re, fondata dal primo imperatore romano
Cristiano, San Costantino il Grande, colui che a Milano nel 313 diede la libertà di
culto ai Cristiani. Un tempo in cui nel Sud Italia si parlava greco. Un tempo in cui la
Grande Grecia (Magna Grecia) risiedeva proprio nel Sud Italia. Un tempo in cui gli
Ortodossi dell’Italia resistettero all’avanzata della “francocrazia”, cioè dei popoli germanici
(longobardi, normanni ecc.), e del loro cristianesimo che si rivelò
non-ortodosso, e che poi venne impropriamente chiamato “latino”…
Un tempo di ortodossia, di martirio, di speranza…
Il monaco Antonio, cosciente delle proprie origini come uomo del sud,
come ortodosso italiano, o forse sarebbe meglio dire magnogreco,
ritornato alla fede dei suoi avi, ha voluto regalare a coloro che ricercano
la verità, come agli ortodossi tutti presenti in Italia, questo
N° 6/2008 — FOGLIORTODOSSO
Iniziativa di informazione cristiana ortodossa non a scopo di lucro
Comunica e collabora: pravlistok@yandex.ru ; pravlistok@libero.it
Arcivescovo:
S. Em. Innokentij di Korsun
26, rue Peclet - 75015 - Paris - France
Tel. 0033 1 48 28 99 90;
korsoun@free.fr
Decano d’Italia:
Arciprete Antonio Lotti
V. Vittorio Veneto, 55. 72021
Francavilla Fontana (BR)
Tel. 0831. 84 24 73; Cel. 360.499978

Riunione delle Parrochie del Patriarcato di Mosca in Italia

Alla c.a. dei padri parrocci
della Chiesa Ortodossa Russa
di Patriarcato di Mosca in Italia

Reverendissimi padri parrocci!

Con la benedizione della Sua Emminenza Innokentiy Arcivescovo di Korsun, Amministratore delle parrocchie della Chiesa Ortodossa Russa del Patriarcato di Mosca in Italia, Vi communico, che il giorno 3 Gennaio del 2009 a Roma nella Chiesa di S.Caterina d’Alessandria avrà luogo la riunione dei chierici e laici (1 persona per ogni parrocchia) di tutte le parrocchie della Chiesa Ortodossa Russa in Italia. Il tema è “ Elezione dei delegati per la partecipazione al Concilio locale della Chiesa Ortodossa Russa, quale si terrà a Mosca dal 27 al 29 Gennaio del 2009”.

Il programma della riunione

8.00 - Liturgia Divina
10.00 - Thè
10.30 - Inizio di riunione
Alla fine della riunione il pranzo.

Segretario dell’ Amministratore delle parrocchie
della Chiesa Ortodossa Russa di Patriarcato di Mosca in Italia


Настоятелям приходов
Русской Православной Церкви
Московского Патриархата в Италии


Всечестные отцы настоятели!


По благословению Высокопреосвященнейшего Иннокентия, Архиепископа Корсунского, Управляющего приходами РПЦ МП в Италии, сообщаю Вам, что 3 января 2009г. в Риме в храме св. вмц. Екатерины состоится съезд клириков, монашествующих и мирян (по 1 представителю от прихода) всех приходов РПЦ МП в Италии. Повестка дня: «Выборы делегатов на Поместный собор Русской Православной Церкви, который состоится 27-29 января 2009г. в граде Москве».
Программа съезда:

8.00 – Божественная Литургия
10.00 – чай
10.30 – начало заседания
по окончании заседания обед.

Секретарь Управляющего приходами РПЦ МП в Италии
Игумен Филипп (Васильцев)

Tratto dal sito: ortodoxia.it

IL SACERDOTE COME PASTORE E GUIDA DELLA PARROCCHIA Archimandrita Dionisio Papavassiliou

( ... )Mi piacerebbe sottolineare principalmente la particolarità delle nostre Parrocchie, che diventano luoghi di incontro dei Cristiani, i quali non poche volte provengono da paesi diversi e di conseguenza portano con loro diversi usi e costumi religiosi e nazionali. Così il Sacerdote tante volte diventa il mediatore tra Cristiani, i quali probabilmente hanno come unica cosa in comune la loro fede ortodossa, mentre la loro prassi è completamente diversa. E non solo la prassi, ma anche la maniera di celebrare la Divina Liturgia, così come spesso il decoro del Tempio, possono unire o separare i fedeli. Qui subentra la capacità del Sacerdote di poter rimediare a queste diversità esteriori, concentrando tutto nell’evangelizzazione del popolo di Dio, ruolo principale della Parrocchia.
“Non è, infatti per me un vanto, predicare il Vangelo, necessità mi spinge, guai a me se non predico il Vangelo! Se io faccio di mia iniziativa, ne ho ricompensa, ma non facendolo di mia iniziativa sono depositario di un mandato. Quale dunque è il mio merito? Quello di annunciare il Vangelo gratuitamente, senza fare uso del diritto conferitomi dal Vangelo. Libero com’ero da tutti, mi sono fatto servo di tutti, per guadagnare il maggior numero: mi sono fatto Giudeo con i Giudei, per guadagnare i Giudei; soggetto alla legge, pur non essendo io sotto di essa, con i soggetti alla legge, per guadagnare quelli, che vi sono sottomessi; senza legge, pur non essendo io senza legge di Dio, ma nella legge di Cristo, con quelli senza legge, per guadagnare i senza legge. Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare in ogni modo qualcuno. Tutto io faccio per il Vangelo, per diventare partecipe con loro”. (I Cor. 9, 16-23)
Queste parole di San Paolo definiscono il ruolo principale della Diaconia Pastorale della Chiesa, che non è altro, che l’evangelizzazione dell’Uomo e del mondo.
Ovviamente il popolo, che si incontra in Parrocchia, è già battezzato, nel nome della Santissima Trinità. Però tanto la nostra epoca, quanto la particolarità dei parrocchiani (es. persone che vengono da ex paesi comunisti senza il Catechismo necessario), dovrebbero spingere il Sacerdote e la Parrocchia ad una riscoperta della sostanza della vita Cristiana nella vita quotidiana, nella conoscenza profonda della fede e nella testimonianza del comportamento ortodosso in un mondo, che ha necessità di tutto questo. Così, oggi la Parrocchia dovrebbe essere considerata non come un luogo geografico, ma come un luogo dove l’Uomo può trovare il riposo spirituale e può affidare al Signore i suoi carichi di vita quotidiana.
Tante volte siamo pieni di uno spirito di pessimismo, che viene incoraggiato dalle difficoltà, che la vita spirituale porta con sé, oltre allo stato dell’Uomo, che vive in una società, dove il culto della carne e del materialismo lo dominano totalmente. Spesso questo spirito di pessimismo aumenta a causa dei problemi che tante Parrocchie hanno, come la mancanza di luoghi interni, necessari per il servizio pastorale, ma soprattutto per la mancanza dei fondi economici necessari per realizzarli. Non vorrei inoltrarmi qui, sull’incapacità di noi Sacerdoti, di non aver inteso bene la nostra missione. Infatti molte volte consideriamo come nostra missione, il celebrare e l’aver cura solo ed esclusivamente di coloro che ci stanno vicino, abbandonando così la sostanza della missione, che invece è basata nell’avvicinarsi alla pecora smarrita, che oggi non è la una, ma le novantanove.
Negare la missione è un fallimento per la vita ecclesiastica e qui non parliamo di un attivismo di tipo occidentale, il quale considera il pastore, colui che offre da solo la salvezza agli uomini, elogiando le opere buone oppure invitando al cambiamento del comportamento degli uomini attraverso l’invocazione della paura e della mancanza della salvezza, ma di un atteggiamento che vuole mostrare attraverso le opere e le parole e la dignità della vita ecclesiastica, come vengono vissuti originariamente nel Vangelo e nella Vita dei nostri Santi, le vere missioni, manifestate attraverso il carattere eucaristico, ascetico e comunitario della nostra Chiesa.
Oggi la Parrocchia, per essere un vero luogo di accoglienza, deve avere tre punti cardinali, quindi l’Eucarestia, l’Ascesi e la Comunità. Il ritrovamento della sostanza dell’Eucarestia non solo per i fedeli, ma per tutto il mondo è una cosa necessaria per la Chiesa, oggi. Nello stesso modo, l’Ascesi della vita evangelica, che ha come punti principali l’allontanamento dall’egoismo, dai diritti, dalla lotta contro le passioni, in quanto sono “scandalo e pazzia”, in un’epoca, dove tutto si può fare, danno il vero significato non solo alla vita cristiana, ma aiutano a risolvere i problemi, che nascono nei rapporti personali e comunitari. Infine, il ritorno allo spirito comunitario attraverso la vita parrocchiale, dove si incontrano la persona e il gruppo, durante la Divina Liturgia, ma anche attraverso la filantropia, sarà l’antidoto contro un infinito individualismo, che priva la gioia della Comunione con Dio e con il vicino e mettendo a rischio, poi, la salvezza dell’Uomo.
Per poter realizzare la nostra missione, oggi, ci serve la personalizzazione della Pastorale e il Catechismo. Più di ogni altra volta in passato, il Sacerdote, oggi, deve affaticarsi, per incontrare l’Uomo nella sua gioia, nella sua tristezza, nei suoi problemi e difficoltà, nella malattia, nel lutto, nella caduta e nella depressione, che provengono dai suoi peccati e portare a lui il messaggio del Vangelo. Ciò significa, che questo tipo di pastorale, senza imitazione del Nostro Signore Gesù Cristo, come buon Pastore, che conosce il suo gregge e il gregge conosce Lui e sacrifica la Sua vita per esso, non può avvenire.
Nello stesso momento, sono necessari anche il Catechismo e l’insegnamento. Il pastore, oggi, deve parlare, deve conoscere la verità della Fede, che deve trasmettere in ogni situazione, parallelamente, deve essere in contatto con la Sua epoca e con la realtà odierna. Non possiamo negare a priori la civiltà contemporanea, ma bisogna concepire il suo assetto per poter così depositare le fondamenta e il pensiero della Chiesa e di poter così essere convincenti.
L’insegnamento principale della Chiesa, insieme con il Catechismo è anche la Predicazione. Qui, parliamo di una predica, che sa rispondere ai bisogni quotidiani. La predica provviene dalla vita e dalla tradizione della Chiesa e risponde a tutto quello di cui, l’Uomo necessita essenzialmente. Dalla mia esperienza personale, vi posso confermare, che cinque minuti di predica, diventano balsamo ed incoraggiamento per la vita dei fedeli, cosa che chiedono quest’ultimi. In contrapposizione, una predica, senza una minima preparazione, o semplicemente dire un paio di frasi, perché è uso dirle, non serve. Quest’ultimo modo di predicare è controproducente per lo stesso Sacerdote che viene mal caratterizzato. La predica viene così a far parte inseparabile della Divina Liturgia, dove il Sacerdote incontra il suo gregge. Qui vengono le persone per pregare, per lodare Dio e qui la parrocchia diventa realmente luogo di accoglienza. L’uomo viene a pregare e per pregare deve avere l’ambiente necessario e questo ambiente è il Sacerdote che lo crea. Tante volte un comportamento sbagliato può portare ad un allontanamento definitivo delle persone dalla Chiesa.
La miglior organizzazione delle celebrazioni e il Catechismo necessario relativamente alle offerte, che i parrocchiani danno, che sono necessarie per la vita della Parrocchia, aiutano la gente a capire il senso dell’offerta, in quanto la Parrocchia non appartiene soltanto a pochi, ma è aperta a tutti, poiché la parrocchia è un porto aperto a tutte le navi, anche a quelle, che sono passate attraverso situazioni particolari di vita.
Fondamentale per attuare tutto ciò, è l’educazione perpetua del Sacerdote, la sua educazione non deve essere soltanto teologica e pastorale. Il dialogo con la scienza, l’economia, l’arte e la società, sono necessarie, se si vuol capire il mondo in cui si vive e si attua il presupposto pastorale. Così il Sacerdote sarà sempre pronto a dare le coerenti posizioni ecclesiastiche ad ogni domanda posta dai fedeli.
Non è facile, che la Parrocchia diventi un luogo di accoglienza per tutti i parrocchiani. La Pastorale viene elevata da San Gregorio il Teologo ad Arte. E’ un continuo sforzo poter funzionare nella realtà della nostra epoca e dare la nostra testimonianza, ma abbiamo il conforto delle parole di Nostro Signore: “Io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”(Mat 28,20) e la trasformazione del mondo in un mondo dove regna la Ressurezione di Cristo e la Grazia della Santissima Trinità, sono la sostanza della nostra tradizione, dandoci la forza di lottare senza paura e con tanta speranza, attraverso i nostri sforzi, con l’aiuto della Grazia di Dio, la nostra Diaconia e missione nella Parrocchia, possono continuare. Daltronde: “La mia Potenza si esprime nella debolezza”. (Cor 12,9) Basta che la nostra debolezza non si ingigantisca a causa della nostra apatia e mancanza di voglia di lottare.


“LA PRESENZA ORTODOSSA IN ITALIA OGGI”- I° CONVEGNO PASTORALE DEL CLERO
Montaner, Monastero di Santa Barbara 16 novembre 2007

venerdì 12 dicembre 2008

Da Orthodoxie.com - Il 13° congresso ortodosso in Europa occidentale a Amiens

Il 13° congresso ortodosso in Europa 0ccidentale si terrà dal 30 Aprile al 3 Maggio 2009, a Amiens. Il tema, "La creazione consegnata nelle nostre mani", pone la questione essenziale dell'uomo sulla terra e della sua responsabilità verso di lei.
Invita a riflettere sulla testimonianza che la Chiesa Ortodossa può sostenere oggi giorno nella nostra società su questo tema.
Questo congresso bilingue francese- inglese, organizzato dalla Fraternità Ortodossa in Europa occidentale, ha ricevuto la benedizione dell'assemblea dei vescovi ortodossi di Francia e sarà presieduto dal Metropolita Emmanuel.
Il suo scopo è di riunire gli ortodossi dei paesi occidentali per dare a loro l'occasione di incontrarsi, di pregare e di riflettere insieme.
Il programma comprende quattro conferenze plenari: 1) <> in cui Michel Stavron (Istituto San Sergio - Parigi) dimostrerà come comprendere oggi, alla luce della Bibbia e dei Padri, il progetto del 'Signore della terra (Ap. 11,4) sul mondo'.
2) 'Adamo deve sei?' da Peter Bonteneff (Seminario San Vladimir - New York), che centrerà la sua riflessione sulla condizione dell'uomo segnato dalla morte, ma creato a immagine di Dio.
3) 'L'ecologia: una sfida per la Chiesa', dove Elisabetta Theokritoff (Istituto di studi ortodossi - Cambridge), sottolineerà in quale misura la Chiesa può partecipare alla presa di coscienza ecologica attuale.
4) ‘Verso la trasfigurazione del quotidiano’ con Bertrand Vergely (Istituto San Sergio – Parigi) che ci inviterà a riflettere sulla tensione tra il presente e l’attesa del Regno.
I partecipanti potranno anche assistere ad una delle tre tavole rotonde simultanee: la prima verterà su: ‘L’economia, gestione della , dalla subprime all’economia di comunione>>. La seconda. ‘La città, luogo cristiano per eccellenza’, rifletterà su questa questione sempre cruciale: come trasformare il deserto urbano in un luogo di solidarietà? La terza proporrà un dibattito sul tema:
Infine una ventina di laboratori permetteranno a ciascuno di scambiare le esperienze, di dialogare e di scoprire delle realtà differenti in tutti i campi della vita cristiana.
Tradotto dal francese da P. Giovanni

giovedì 11 dicembre 2008

Ricordando l'estate


L'iconostasi della Chiesa Parrocchiale, tutta mosaicata dal precedente porroco, di felice memoria, P. Vincenzo Matrangolo.

Questa è Acquaformosa, il mio paese natale, a 756 s.l.m. Padre Antonio visita la Chiesa Parrocchiale Cattolica Orientale, accompagnato dal Diacono Arcangelo.

Qui siamo sulla montagna sacra di Acquaformosa a 1426 s.l.m.: Chiesa di Santa Maria del Monte

Siamo a S. Severino L.: Loro sono le nostre rispettive Presbitere.

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Mentre ci rechiamo a San Severino Lucano: Padre Antonio saluta giulivo.



Nel cuore del Parco del Pollino, nel versante Lucano: insiame a Padre Antonio Lotti, Decano della Chiesa Ortodossa Russa, Patriarcato di Mosca, in Italia.

mercoledì 10 dicembre 2008

Il concilio locale che eleggerà il Patriarca di Mosca si terrà dal 27 al 29 gennaio 2009

Il Santo Sinodo della Chiesa Ortodossa Russa riunito presso il Monastero di San Daniele a Mosca, l’indomani dei funerali del Patriarca Alessio II, sotto la presidenza del Metropolita Kirill di Smolensk, locum-tenens del seggio patriarcale, ha fissato la data del Concilio Locale che eleggerà il Patriarca di Mosca. Il concilio si terrà a Mosca dal 27 al 29 gennaio 2009.
Secondo gli statuti della Chiesa Russa, il concilio locale, composto dai vescovi, dai delegati del clero e dei laici, sarà preceduto da un concilio episcopale e si terrà dal 25 al 26 gennaio 2009.
L’intronizzazione del nuovo patriarca è previsto domenica 1° febbraio 2009.
Il Sinodo ha creato una commissione di 29 persone per la preparazione dei due concili.

Il Vescovo Hilarion di Vienna e dell'Austria ricorda Alessio II

VIENNA, martedì, 9 dicembre 2008 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la testimonianza inviata a ZENIT in occasione della morte del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Sua Santità Alessio II, dal Vescovo Hilarion di Vienna e dell'Austria, rappresentante della Chiesa ortodossa russa presso le Istituzioni Europee.

* * *
Venerdì 5 dicembre dovevo chiamare Sua Santità il Patriarca Alessio per discutere i dettagli della sua visita in Austria, prevista dal 20 al 23 dicembre. Alle 10 del mattino, ora di Mosca, ho composto il suo numero diretto, ma anziché lui ha risposto al telefono una religiosa che lavora nella sua residenza. Mi ha detto di richiamare mezz'ora dopo. L'ho fatto, e la stessa voce ha detto: 'Sua Santità è morto'. E ha pianto.

Non ci sono parole per esprimere la mia tristezza per la sua morte improvvisa. E' una grande perdita.

Il 30 novembre Sua Santità ha celebrato la Divina Liturgia nella Cattedrale ortodossa russa di Monaco. Dopo il servizio sembrava stanco, ma era allegro e pacifico come sempre.

Negli ultimi giorni della sua vita ho parlato varie volte con Sua Santità del programma della sua visita. Era molto ansioso di venire a Vienna per riconsacrare la Cattedrale ortodossa di San Nicola dopo il suo restauro. Abbiamo discusso ogni dettaglio della visita e deciso anche insieme quali doni avrebbe portato a Vienna.

Tutti noi sapevamo che Sua Santità aveva problemi di cuore, ma nessuno poteva immaginare che la sua morte sarebbe stata così improvvisa. E' morto pieno di energie e progetti per il futuro.

Nella mia memoria, il Patriarca Alessio resterà in primo luogo un padre affettuoso, sempre pronto ad ascoltare, gentile e incoraggiante.

Quasi la metà dei Vescovi della Chiesa ortodossa russa, me compreso, è stata ordinata all'episcopato dal Patriarca Alessio. Siamo tutti profondamente debitori nei suoi confronti.

Gli anni del suo patriarcato hanno rappresentato un'intera epoca nella vita della Chiesa ortodossa russa. E' stato proprio in questo periodo che è avvenuta la resurrezione della Chiesa russa, che continua ancora oggi.

Possa la sua memoria essere eterna.

martedì 9 dicembre 2008

ETERNA MEMORIA


I funerali del Patriarca Alessio II di Mosca e di tutta la Russia sono stati celebrati oggi martedì 9 Dicembre 2008 presso la Cattedrale Cristo Salvatore, ricostruita nel 2000 e divenuto il simbolo dela rinascita religiosa della Russia. La Liturgia eucaristica, presieduta dal Metropolita Kirill di Smolensk e di Kaliningrad, locum-tenens del seggio patriarcale, è stata seguita dalle esequie alle quali hanno partecipato sei Primati Ortodossi dai rappresentanti di tutte le altre Chiese locali, della Chiesa cattolica, armena, anglicana, luterana, riformata, da numerosi Capi di Stato e di Governo, altre da molte migliaia di fedeli. Il Metropolita Kirill ha pronunciato prima dell’Ufficio delle esequie un discorso funebre. Il Vangelo è stato annunciato da cinque Patriarchi e Primati nella loro lingua materna. Alla fine della celebrazione, il Metropolita Kirill ha pronunciato la preghiera di assoluzione e appoggiato tra le mani del Patriarca il rotolo con il testo della preghiera.
Il feretro del defunto Patriarca della Chiesa Russa, in seguito, è stato portato attorno la Cattedrale Cristo-Salvatore prima di essere seppellito nella Chiesa della Teofania dove il Patriarca Alessio II fu intronizzato nel giugno del 1990 e dove è sepolto il Patriarca Sergio.

Vita di San Luca il Grammatico - Vescovo


VITA ED OPERE DEL NOSTRO PADRE TRA I SANTI
LUCA detto il grammatico
Prefazione
La presente traduzione testifica delle realtà storiche inconfutabili. Oltre ai semplici fatti politici dell'invasione normanna in Italia Meridionale, i fatti narrati fanno emergere una prassi religiosa ed ecclesiale che nell'XI secolo era ancora viva e fiorente. L'Italia Meridionale dell'XI secolo (Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia), pur rivendicata dal patriarcato di Roma, non vi apparteneva dal momento che rientrava nella giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. La popolazione e la Chiesa erano profondamente legate all'impero romano-orientale e sentivano Costantinopoli come la loro capitale. Non si trattava di sottomissione culturale, dal momento che queste popolazioni erano in tutto affini a quelle romee. L'Italia Meridionale dell'XI secolo testimonia pure un modo di essere Chiesa profondamente differente da quello che si stava imponendo in Europa occidentale per mano franco-germanica. I barbari contribuirono all'imposizione di un modello feudale verticistico di Chiesa in luogo del modello comunionale vigente in tutta l'antichità cristiana e l'alto Medioevo. Così, da un certo punto in poi, emersero nella sede del Patriarcato romano, delle rivendicazioni di potere del papa su tutta la Cristianità, rivendicazioni che precedentemente non erano neppure concepibili. E' a questo tipo di concetto che san Luca il grammatico si oppone, dal momento che sente totalmente articifioso ed innaturale l'imposizione di una prassi ecclesiastica che non gli appartiene e non è neppure tradizionale. La polemica contro la Romana Ekklesia, lungi dal nascere dall'odio, sorge dal dolore di dover soggiacere poco a poco, attraverso mezzi più o meno violenti, a qualcosa che è totalmente contrario a quello spirito di libertà nel quale può fiorire il cristianesimo. Presentare questo santo completamente sconosciuto significa pure osservare come la prassi ortodossa, lungi da esser qualcosa di "orientale", esotico ed estraneo era ben radicata anche in territorio italiano.

Introduzione
Luca nacque nella prima metà dell'XI secolo in provincia di Reggio di Calabria, nella Regione delle Saline (grosso modo, il territorio tra Bagnara, Oppido, Nicotera), precisamente a Melicuccà, e sin da piccolo fu avviato agli studi sacri.
A quel tempo era Arcivescovo di Calabria e Sicilia il metropolita Nicola di Reggio. Conoscitore anche della lingua latina e dei Padri latini, attorno al 1036, in alcuni suoi libri, Nicola ha lasciato interessanti appunti sulle eresie cattoliche e quello che sembra 1'abbozzo (1) di un trattato sulla legge latina del celibato ecclesiastico che egli, monaco (2), ritiene contraria alla Sacra Scrittura e inumana.
Su Luca, però, maggiore influsso avrà avuto Nicola. attorno al 1050 vescovo della vicina Sant'Agata (Oppido) al tempo in cui i Franchi invasero le province occidentali dell'Impero Romano (l'Italia Meridionale). Proprio la Regione delle Saline fu crudelmente devastata: incalcolabile è il numero dei caduti in guerra o a causa della carestia (i Normanni facevano terra bruciata) o del colera e altre malattie. Si tentò di fare pane macinando ghiande, cortecce e radici, ma questo impasto ostruiva l'intestino e le madri preferivano vedere i bambini morire d'inedia anziché tra atroci spasmi (3). La sventurata popolazione trovò rifugio e sollievo solo nel vescovo Nicola di Oppido tanto che questi, dopo la morte, fu subito venerato al 13 dicembre come santo e Nuovo Taumaturgo per distinguerlo dall'altro e più celebre Nicola, padre e difensore dei deboli e dei poveri, festeggiato sette giorni prima (4).
Oppido cadde nel 1059. Nell'agosto dello stesso anno Roberto, detto il Furfante, e il Papa di Roma Nicola II firmarono un patto a Melfi: l'uno legittimava l'invasione e il nascente Stato Normanno, i Franchi si impegnavano a sottomettere la Chiesa Ortodossa ai romano - cattolici.
In quegli anni tremendi, Luca era monaco e sacerdote del Monastero delle Grotte, fondato presso Melicuccà da sant'Elia lo Speleota (5) e, mentre infuriava la brutale cattolicizzazione dell'Italia Meridionale, fu consacrato vescovo per colmare in qualche modo il pauroso vuoto che si veniva creando nella gerarchia ortodossa. Per esempio, il vescovo Nicodemo fu fatto rientrare a Palermo ma poco dopo fu eliminato: il vescovo di Catania (o Taormina) fu costretto alle dimissioni: il vescovo Stefano di Acerenza era caduto in guerra: l'Arcivescovo Basilio di Reggio fu espulso e al suo posto si insediò un cattolico simoniaco: i metropoliti di Rossano e Santa Severina (forse senza valutare tutta la portata della loro apostasia) si unirono a Roma: in pochissimo tempo i Franchi insediarono quasi ovunque vescovi cattolici o crearono nuove diocesi insieme a grandi e potenti fondazioni monastiche benedettine alle quali vennero poi assoggettati i monasteri ortodossi.
Così Luca fu vescovo con una sorta di immunità, esenzione (in greco: asilìa) per curare pastoralmente tutti gli ortodossi (6) tra Nicotera e (almeno) la provincia di Messina: forse trovò rifugio (in gr.: àsilo) in qualche monastero dell'Aspromonte o della stessa Regione delle Saline (7).
Per più di 45 anni Luca si logorò per celebrare sinodi, raggiungere i suoi fedeli con lettere e di persona, percorrendo tutta la Calabria e la Sicilia per ordinare sacerdoti, consacrare chiese, incoraggiare il popolo a restare fedele alla Chiesa Ortodossa: morì il 10 dicembre 1114 e, come testimoniano i manoscritti liturgici, fu sepolto a Solano (sopra Bagnara Calabra). Successivamente, alcune sue reliquie e, forse, una copia della Vita furono portate nel Monastero della Trasfigurazione del Salvatore che un tempo sorgeva sulla lingua di terra che da Messina si protende verso la costa calabra.
Restringendosi la grecità della provincia di Reggio sempre più verso il versante ionico, un 5 ottobre d'un anno imprecisato (forse durante o poco dopo la Guerra dei Vespro) il corpo di san Luca fu posto in salvo nella cattedrale di Bova (8): fu così che, con il tempo, alcune omelie di san Luca furono attribuite a un fantomatico "Luca di Bova" (9).
San Luca fu conosciuto con il titolo di Grammatikòs, Letterato (dalla trascrizione di alcune sue omelie sappiamo che lui si schermiva, dicendo per umiltà di non esserlo affatto), ma non ci è rimasta alcuna sua opera. Infatti, di san Luca sono stati distrutti quasi tutti i ricordi, iniziando proprio dalle reliquie, tranne che (e in parte) la Vita, conservata in un solo manoscritto, il Messinese Greco 29 (fogli 245\51). Si tratta di un codice pergamenaceo (10), scritto nel 1308 dal monaco Daniele, che contiene, come il Mess. Gr. 30 di cui è continuazione (la numerazione è invertita), Vite di santi o Discorsi per le loro feste: è dunque un Menologio che fu molto usato nel monastero messinese, come indica il Typikòn dello stesso, conservatoci in un manoscritto (Mess. 115) del XIII o XIV secolo (con aggiunte posteriori).
Daniele era un bravo calligrafo ma scriveva più di duecento anni dopo la cattolicizzazione dell'Italia Meridionale e chi dettava a lui non era molto più istruito, perciò è molto comprensibile che gli errori, soprattutto di iotacismo, non si contino: ma anche l'originale, scritto probabilmente in qualche monastero della Calabria poco dopo la morte dei santo (11), è testimone della progressiva decadenza culturale degli ortodossi dell'Italia Meridionale dopo la conquista normanna. La lingua è infatti povera, molti sono gli errori grammaticali e scorretta è la sintassi (12): traducendo, di proposito non ho tentato di dare una forma più elegante a un testo d'una semplicità disarmante, limitandomi a qualche indispensabile integrazione tra parentesi quadre.
La copia di Daniele è mutila: qualcuno (per motivi intuibili) strappò almeno due fogli dopo il f. 248 (miracoli 8-10) e uno o più fogli dopo il f. 251 (dal miracolo 19 alla fine) e tutti gli studiosi che per secoli ne presero visione, scartarono con cura la Vita di san Luca (13); qualcuno mise addirittura in dubbio che l'ultimo foglio ne facesse parte (14). Solo nel 1887 si conobbe un breve riassunto della Vita (15) e, nel 1895, uno studioso ne iniziò la pubblicazione in un piccolo giornale locale, ma dopo la prima puntata (due sole pagine!) qualcosa o qualcuno ne impedì la continuazione (16), sicché la presente edizione può essere ritenuta inedita (17).



VITA E OPERE
DEL VENERABILE PADRE NOSTRO LUCA(18)
Benedici, padre.
E' giusto esporre con grande chiarezza le vite dei devoti e santi padri, incidere nei nostri cuori induriti le loro virtù e le lotte che hanno affrontato per volere di Dio e depositarle nei cuori dei fedeli. E' bene raccontare le loro vite, perché non sia dimenticato tutto il bene che hanno fatto. Molte sono le preoccupazioni d'ogni giorno e le passioni carnali, ma il Signore, datore di beni e dispensatore di misericordia, non delude chi lo cerca. Egli, infatti, dice: "Cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto". Egli si è incarnato e ha voluto soffrire di tutto per noi e per la nostra salvezza, per riportarci all'archetipo (19).
II Signore nei divini vangeli dice: "Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori alla conversione, e sono come un raggio di sole che penetra da uno spiraglio per illuminare chi giace nelle tenebre, portandogli una gioia stupenda". Tutti, appena vedono il sole, s'inebriano di luce e pensano al nuovo giorno: i contadini, a lavorare la terra, arare e seminare; i militari si preparano a combattere; i pastori a pascolare mentre riposano presso le sorgenti: suonano il flauto e, con la verga, tengono radunato il gregge e vanno alla ricerca della pecora smarrita perché non diventi preda delle belve. Così la Grazia divina illumina la mente di chi piega la propria volontà e la spinge a una sempre più alta contemplazione.
Riportando la vita e la memoria del nostro santo padre Luca, consideriamo quel che dice l'indimenticabile [apostolo Paolo]: "Ricordatevi dei vostri padri spirituali che vi hanno annunciato la parola di Dio: guardate la loro vita e imitatene la fede". Dal loro ricordo ricaviamo infatti il vantaggio di potere ascendere al nostro Signore che essi vollero glorificare.
Essi sono stati agricoltori, soldati, pastori, piloti e commercianti. Agricoltori, perché hanno piantato cuori secchi nella spirituale vigna di Cristo, hanno sparso il seme della verità, hanno sradicato le spine impure della vita, hanno piantato i dogmi divini, hanno arato con la fede, hanno mietuto più del seminato e si sono arricchiti nel cielo. [Sono stati] soldati, perché hanno sconfitto il nemico e liberato quelli che lui aveva trascinato nella schiavitù del peccato, hanno trionfato sul suo esercito e mutato in salvezza la nostra disfatta, hanno spento le frecce infuocate e guarito coloro che lui aveva ferito: gli hanno fracassato la testa e lo hanno ridotto senza più forze. [Sono stati] pastori, perché hanno guidato il gregge del Signore e hanno scacciato gli eretici lupi, guidati dal Signore e seguiti dal loro gregge spirituale. [Sono stati] piloti, perché hanno governato la Chiesa con la professione della fede e l'hanno ancorata sulla pietra, in Cristo (20), hanno vinto il mare delle passioni e sottomesso, sommerso, il Faraone della mente: hanno pilotato la barca e non ne hanno perduto il carico. [Sono stati] commercianti, perché si sono venduti il mondo e si sono acquistati la perla che è Cristo, hanno incassato la fede e si sono trasferiti nel cielo, hanno annullato le passioni e hanno dato vita all'anima, hanno eliminato l'ombra e illuminato il mondo.
E ora inizio a raccontare.
In Calabria c'è un paese, chiamato Melicuccà, dalle parti delle Saline. Qui fiorì e diede buoni frutti il nostro prodigioso padre, il beato Luca: suo padre era Ursino e la madre Maria, ortodossi di splendida vita. Da piccolo, fu affidato (21) dai genitori al maestro per apprendere le sacre e divine realtà e sin da ragazzo si preparò ad abbracciare la vita monastica. Così raccolse i beni del monachesimo: frenò la fame, dominò la concupiscenza della carne, disprezzò ogni illusione mondana, apprese la Preghiera continua (22), il digiuno e l'apprendimento delle parole divine. Aderì con passione all'amore, origine di ogni virtù, e di esso era rivestito con grande umiltà: al solo vederlo, molte anime amanti della penitenza furono spinte a raggiungere la virtù.
Così vivendo, e preceduto dalla grande fama della sua virtù, viene innalzato all'eccelso grado del sacerdozio e inneggia al Signore nel coro dei sacerdoti. Ciò non avvenne d'un colpo, né fu subito sacerdote del Signore: inizialmente fu impegnato in diversi gradi, distribuendo degnamente la sua virtù, come testimoniato da tutti. Ascese quindi alla grande carica di Sommo Pontefice, sul trono della Grande Chiesa (23). Impugna egli il timone della Chiesa e il trono riceve il degno (24) apparso irreprensibile (come dice Paolo), il grande e sapiente vescovo. Come un ottimo pilota, scrutò profondamente il Signore, attento ad affrontare le tempeste del peccato per fare approdare le anime dei naviganti al porto di Dio. Era infatti misericordioso, compassionevole, ospitale, estraniato ma sempre disponibile; con la sua parola rallegrava le anime più che il vino: il popolo che a lui accorreva, veniva beneficato e ciascuno tornava alle proprie case rendendo grazie a Dio. Era misericordioso, compassionevole, ospitale, maestro disponibile a tutti: praticava 1'esicasmo.
A tutti, specialmente ai monaci, diceva di non mangiare fuori pasto e a sazietà ma di trattenere i morsi della fame, di odiare l'inattività perché causa di molti mali, di avere sempre qualcosa da fare, come dicono i sacri salmi. Se qualcosa di male, la zizzania, il nemico di tutti ha seminato nel vostro cuore, [diceva di] strapparlo con il digiuno e con la spada della Preghiera continua, perché non ci sia dove possa germogliare l'amaro frutto dell'autodistruzione. Perciò insegnò l'amore per gli uomini e, infatti, diceva: "Se potete, non lasciate a mani vuote chi bussa alla vostra porta, perché non ignoriate Cristo che si presenta come mendicante". Anche il divino apostolo dice: "Non trascurate l'ospitalità: alcuni, senza saperlo, rifiutarono angeli".
Queste cose insegnava e spiegava al popolo, e bisognava vederlo come viaggiava spesso per insegnare nelle città, nei paesi, nelle chiese dei santi. Soprattutto nelle loro feste si alzava, predicava e spiegava con chiarezza i prodigi che per mezzo loro compì il vittorioso Signore.
Soprattutto nelle feste del nostro santo padre Elia lo Speleota, a causa della grande moltitudine di popolo che si riuniva lì, [a Melicuccà], predicava, ammoniva, insegnava a non essere sregolati, a non rubare o desiderare le cose degli altri e a essere contenti di quello che si ha.
1. Queste cose affermava e gridava a tutto il popolo e così educandolo si poteva vedere come veramente il pastore pascolava il gregge in Cristo Gesù nostro Signore.
Non privò la Sicilia del suo insegnamento: traversò il mare, si mise in cammino, percorse quella terra pericolosa a causa degli atei nemici che vi si erano insediati (25). Non fece caso alle loro parole e in tutta l'Isola annunciò la salvatrice parola di Dio, fermandosi nelle città per ordinare sacerdoti.
Così fece e tornò alla sua sede. Partì da lì, volendo rifugiarsi nella Capitale [Costantinopoli]. Giunto a Taranto, non trovò d'accordo Colui che tutto conosce prima della nascita e fu costretto a tornare in Calabria, da dove era partito (26). E andava ovunque e in ogni città e faceva prodigi per mezzo della Grazia di Cristo: proprio questo fu lo scopo di vita del nostro venerabile padre Luca.
A voi che volete sapere, ecco i prodigi e le stupende cose che, prima della morte, con abbondanza [fece il nostro] grande nella virtù.
Mentre andava verso il nord della Calabria (27), giunse sulla spiaggia del Medimo (28) e vide alcuni pescatori che lavavano le reti. Per otto giorni avevano faticato a pescare ma non avevano preso niente. Il nostro venerabile padre disse: "Salute! La guardate voi questa barca? Amici, non lasciateci a mani vuote". Ed essi, con il dovuto rispetto, gli riferiscono l'inutilità della loro fatica e come non avevano potuto avere fortuna. Il vero discepolo di Cristo, compassionevole, volendo venire incontro ai loro pensieri, con l'evangelica frase del Signore disse: "Non esitate, scacciate dall'anima ogni preoccupazione, gettate le reti dalla parte destra della barca e troverete". Sulla sua parola, calarono le reti e presero pesci in abbondanza e bastarono per tutti i paesi vicini. Stupore e ammirazione ebbero tutti quelli che videro quello straordinario spettacolo e tutti davano gloria a Dio, dicendo: "Oggi abbiamo visto prodigi".
2. La mucca di un agricoltore aveva partorito in un campo e aveva corrotto e contaminato il grano (29). I1 contadino, quando vide la fatica delle sue mani corrotta dal parto della mucca, uccise il vitello. Il padrone della mucca, appena lo vide morto, chiese ragione al contadino, dicendo: "Uomo, perché hai ucciso il mio vitello? Rendimelo e ti pagherò il grano impuro". Negando e spergiurando, quello disse: "Non ho visto niente, io non c'ero". L'agricoltore, vedendo la derisione e la beffa, va dal santo per lamentarsi e dirgli il danno subìto essendogli stato ucciso il vitello. L'avvocato dei buoni, preoccupato di tutti e due, andò da quell'altro e con viso sereno gli disse: "Dimmi se l'hai fatto apposta o per sbaglio e io ti difenderò e farò ciò che conviene a tutti e due". Ma quello, anche se lo coscienza lo condannava, negò, pensando di nascondere [il fatto] a Dio che conosce tutte le cose prima che esistano. Di nuovo, presolo con sé, ammonendolo gli disse: "Dimmi quello che hai fatto e sarai perdonato". Ma quello, ripetendo, rispose: "Niente so, io non c'ero, non mi seccare, padre". E il nostro venerabile padre gli disse così: "Se tu avessi detto il vero, avresti avuto il perdono: poiché non riconosci la colpa e sei sfrontato verso di me, come tu stesso hai giurato, si secchi la mano che ha fatto questo". A questa parola, all'istante la mano si seccò e quello restò con la mano paralizzata, denunciando da sé la propria prepotenza e lo spergiuro.
3. C'era un uomo di Bovalino che da anni era molto malato di ritenzione e non poteva urinare affatto oppure urinava poco con molto dolore e fatica. Aveva speso assai per i medici, non era riuscito a trovare scampo. Avvenne che il nostro venerabile padre Luca, mentre era in viaggio, si fermò in quella città e tutto il popolo accorse a lui per trarne giovamento. Accorse pure quell'uomo, si gettò ai piedi del santo e, piangendo, supplicava di essere liberato da quella sua sconsolante e terribile malattia. Il santo, commosso dalle sue lacrime, volse gli occhi al cielo e così iniziò: "Sovrano Signore Dio nostro, tu hai creato l'uomo a tua immagine e somiglianza e gli hai dato potere su ogni cosa. Quando egli cadde a causa del peccato, non lo hai abbandonato ma hai disposto per lui la salvezza con l'incarnazione del tuo Cristo. Tu conosci l'infermità della nostra natura: guarda questo tuo servo e liberalo dalla malattia fisica che lo domina, perché tu sei benedetto nei secoli. Amìn". E gli disse di alzarsi: "Ti sia fatto secondo la tua fede". Subito finì la sofferenza e se ne andò ringraziando e lodando Dio, amìn.
4. Nella stessa città, lo spirito impuro entrò nella casa di un tale e da un anno gettava fuori tutto quello che trovava. Quell'uomo era molto preoccupato e non sapeva che fare. Corre e si presenta al nostro venerabile padre, raccontando cosa faceva il diavolo in casa sua. Lo incoraggiò ad avere fiducia: "Credi nel nostro Signore Gesù Cristo e ti salverai, tu e la tua casa". Poi prese una carta e tracciò il segno della preziosa e vivificante croce, sulla stessa carta scrisse i nomi dei quattro evangelisti e la diede all'uomo, dicendogli di metterla in mezzo alla casa. Così fece e da quel momento il demonio maligno non poté più annidarsi nella casa di quell'uomo.
5. Da due anni un lupo straziava la gente di Squillace e tutta la zona era atterrita e afflitta per la ferocia di quella bestia. E ciò con il permesso di Dio, perché convertendosi si salvassero. Dice infatti il divino David: "Molti i flagelli del peccatore ma chi spera nel Signore la misericordia lo circonderà" (30). Si rifugiano allora dal nostro comune padre (31), supplicandolo e pregandolo di liberarli da quella piaga calamitosa. Egli, vero pastore che custodisce il gregge del Signore, non solo li liberò da quell'orribile belva, li liberò anche dalla bocca del leone spirituale. Ordinò loro, come medicina, il digiuno e la confessione, li infervorò per tre giorni e il mattino successivo li riunì tutti e si diresse verso la Grande Chiesa (32). Intanto tutto il popolo cantava: "Kirie eleison!" e "Cristo, che hai ineffabile amore per gli uomini...". In quella stessa ora l'animale uscì e si mise a seguire una bambina che portava un orcio d'acqua. Entrata in casa la bambina, la seguì senza che se ne accorgesse. Subito la porta (33) della casa si chiuse da sola e la bambina si rifugiò nella stanza più interna, protetta dalla Grazia divina. Vedendo questo, [alcuni] corsero alla porta della bambina e uccisero la bestia. Lo riferiscono al santo, che pregava insieme al popolo: "Per le tue sante preghiere l'animale è stato ucciso" (34). Tutti glorificarono Dio che fa la volontà di quelli che lo temono.
6. La siccità dominava nella terra dei Mesi (35) e, come al solito, c'era [san Luca]. La gente del posto, tutti insieme andarono a riverirlo e gli raccontarono la disgrazia che subivano. Egli, con gli occhi dell'anima immersi nella visione di Dio, sorridendo rispose: "Clero tutto e popolo, preparatevi e domani mattina nel Signore Dio faremo una Litì sino alla chiesa della purissima Madre di Dio al Faro (36), ed è possibile che il Signore ci dia la pioggia e ci liberi dalla calamità".
Senza discutere affatto, in fretta si prepararono a partire secondo il suo ordine. E il santo [esortandoli ad avere] più fede e coraggio, disse: "Non vedete quanta pioggia c'è?" e con la mano e gli occhi indicava il cielo. Ma loro vedevano che il cielo era chiuso e dicevano al santo: "Signore, ma dove vedi la pioggia?". Credevano che egli vedesse con gli occhi materiali e non con quelli spirituali: nessuno di loro aveva così puri gli occhi spirituali dell'anima.
L'indomani uscì con tutto il popolo, in processione verso la chiesa della santissima Madre di Dio del Faro. Lì giunto, celebrò il divino e incruento Sacrificio e, finita la preghiera, disse: "Mangiate subito il piccolo [pezzo di] pane (37) e tornate di corsa alle case, al paese; la voce di molta acqua è giunta al mio orecchio".(38)
Dopo le parole del santo, chi aveva creduto [riuscì] a sfuggire la minaccia della pioggia, ma quelli che con stupida razionalità avevano creduto al cielo sgombro di nuvole, sulla strada dovettero affrontare grandi pericoli a causa della violenza dell'acqua e dei ruscelli che erano diventati torrenti.
Ma chi avrà la forza di esaltare la miriade di prodigi che Dio operò per mezzo suo? Nella Grazia non fu secondo a Eliseo ma, come lui rese fertile con la preghiera l'utero della Somanitide che ebbe un figlio, così anche questo [santo] donò con la preghiera due figli a una sterile.
7. C'era un calabrese, un musicista, che aveva un figlio e una figlia a cui diede marito. Questi si stabilì nel paese dei Mesi. Dopo poco, il genero andò a trovare i suoceri e il vecchio [suocero] lo prese e gli disse: "Figlio, andiamo a riverire il santissimo vescovo, perché è qui". E andarono contenti a salutarlo. [San Luca] li accolse con gioia e li benedisse: "Stefano (così si chiamava il vecchio), da dove viene questo giovanotto?" Aveva il carisma di prevedere: parlò per primo per spingerli a ricordargli il problema della mancanza di figli. Il vecchio rispose: "Questo è quello di cui ti ho parlato molte volte, il marito di mia figlia. E' buono, ma non può avere figli dalla sua donna che è sterile. Sono passati sette anni da quando si sono messi insieme e si sono uniti al tempo giusto e secondo le sante leggi. Se potrò avere un erede, darò tutte le mie sostanze a mia figlia e starò con i miei figli". E il santo padre disse al giovanotto: "Non preoccuparti, il Signore non ti lascerà vivere senza figli ...
... tra gli empi (39). E secondo la promessa del santo, il male scomparve.
11. Dalle sue parti ci fu una discussione con i cattolici sull'uso del pane fermentato oppure azzimo [per celebrare l'Eucaristia]. Il santo li subissò con una infinita quantità di prove tratte dalla Scrittura: infatti, nell'Antico [Testamento], Melkisedek portò al sacrificio pane e vino. E con questa, molte altre [prove]: "Nel [Grande Giovedì] lo stesso Salvatore e primo sacerdote, nella divina Cena, prese "pane" (dando un esplicito esempio), lo benedisse e lo diede ai discepoli, dicendo prendete, mangiate. Riempito il calice, disse: Bevetene tutti (40) e Ogni volta che mangiate e bevete, celebrate la mia morte e annunciate la mia resurrezione. Ma voialtri cattolici, ipocriti farisei, celebrate come i Giudei, senza lievito: battezzate in qualsiasi giorno (41) e credete un incredibile numero di eresie perché non pensate con ortodossia".
Così parlando, li spinse alla rabbia estrema. [I cattolici] fecero una capanna, lo trascinarono dentro per bruciarlo vivo. Ma il santo li supplicò: "Sacrificatemi nel fuoco, ma datemi un poco di tempo per celebrare l'incruento Sacrificio". Gli fu permesso, entrò nella capanna con un fanciullo, fece la pròtesi (42) e iniziò a celebrare i Sacri Misteri. Ma non gli lasciarono il tempo di finire la celebrazione sacra a Dio: diedero fuoco ai quattro angoli della capanna. E il fuoco divorò tutto ma non toccò neppure un pelo del santo. Egli apparve con le sacre vesti, in mezzo [alle fiamme], in preghiera con il fanciullo, illeso e incolume. Gettò gli eretici nella vergogna e nel timore, incitò gli ortodossi a dare gloria (43).
12. Una divina rivelazione gli fece sapere che il giorno della partenza del suo corpo era alle porte. In fretta raggiunse il monastero del monte Viotirito (44) e chiamò i vescovi della zona (45), gli igumeni e i rappresentanti del clero da lui stesso indicati (46). Esprime le sacre volontà, dicendo: "Figli e fratelli miei, ora torno a Dio, è giunta l'ora della mia liberazione. Finché c'è tempo, pensate alle vostre anime: non serve a niente il pentimento dopo la morte (47), lì c'è il tempo della ricompensa, qui la fatica e la lotta. Nel tempo presente, anche se c'è qualcosa di piacevole, che rallegra la vista e soddisfa la gola, tutto scorre rapidamente e finisce nel nulla. Anche se c'è sofferenza e pena, rapidamente si dissolve il dolore (48). Nel futuro, la gioia è eterna, eterna è la sofferenza. Tenetevi saldi nella fede ortodossa, per resistere a ogni pericolo: sia pura e purificata la vostra vita e preoccupatevi di santificare il corpo perché in voi, templi immacolati, scenda e abiti il Puro [Santo Spirito] e colmi l'anima con la sua santificazione e il suo aroma.
Male è l'ira e la collera e ogni cosa che offende il fratello: conservate sempre la pace e la mansuetudine. Se tra voi capita uno scandalo, non lasciate che tramonti il sole ma chiarite subito. Se nella vostra anima spirituale è stata seminata la depravazione, lottate per estirparla, così che vi sia più facile eliminarla. Prendete le armi [per questa lotta]: il digiuno, la preghiera, il pianto, il ricordo della morte e della Geenna. La più forte e tremenda [arma] contro il nemico è la beata umiltà. Questi pensieri sono una sicurezza contro la morte [spirituale].
Sorvegliate i sensi, soprattutto occhi e orecchie: da quelle porticine passa a noi la morte. Niente rovina e corrompe più della superbia. Il divino apostolo dice: "Chi sta in alto, stia attento a non cadere". [Si deve] giudicare il fratello con il più grande rispetto possibile. Nasce dall'anima superba, farisea, giudicare e adattare agli altri la propria misura. Non dimenticate l'amore per il forestiero: ospitandolo, lavategli i piedi con discrezione, così vuole Cristo, l'ha fatto per primo e ci ha comandato di seguirlo [nel fare] come lui. Molte altre cose trovò il Creatore e Salvatore delle nostre anime: il pianto, i lamenti, il tormento del cuore, il digiuno, la preghiera, l'umiltà e ogni medicina di conversione ha indicato l'Amico degli uomini. Tutte cose faticose ma che giovano assai. Tra questi una facilissima ma potentissima: perdonare a tutti i peccati".
Queste cose e molte altre simili insegnò ai fratelli e ai discepoli, invocando la salvezza dell'anima, e li benedisse. Si distese dentro la chiesa del nostro venerabile padre Nicola, che aveva costruito sul predetto monte Viteorito, tirò i piedi e rese l'anima beata che gioisce tra i buoni che si rallegrano: la consegnò agli angeli mattina di giovedì 10 dicembre 6623 (= 1114), indizione ottava. Proprio in quel momento, come ci hanno spiegato i venerandi padri che hanno visto, degni di fede, apparve un bastone vescovile, come di fuoco, che scendeva dal cielo e splendeva sino alla porta della chiesa dove era deposto il suo santo corpo. Questo era presagio della futura Energia divina del santo Spirito e della Potenza [che si sarebbero manifestate] in quel posto, come ci dimostrò e confermò la Forza e l'Energia dei suoi divini miracoli (49).
Come giusto, mani sante lo deposero nella tomba, per la vita che non va in scadenza, dove è lontano il dolore, la tristezza, il gemito, dove ai puri nel cuore si manifesta faccia a faccia la divina Trinità, dove chi può dire la gioia e l'esultanza?, dove c'è consolazione e riposo per quelli che hanno lavorato nella bella vigna, dove è la casa di tutti quelli che gioiscono.
Un mare di sacerdoti e una folla immensa ci fu al funerale del divino padre, per il piacere di vedere i miracoli che Dio faceva per mezzo di lui, per cui a tutti era conosciuto e famoso. Molti afflitti da varie malattie, al solo toccare la sua salma prodigiosa, in un attimo se ne andò la malattia.
Raccolti alcuni fatti, li racconterò (per come è possibile alla natura carnale) alle vostre orecchie che amano le cose divine. Alcuni, ve lo giuro, li ho visti con i miei occhi (come gli apostoli) verificarsi nello stesso momento in cui il suo splendido corpo fu affidato alla terra.
13. Nicola, un sacerdote di Seminara, malato di idropisia, seriamente travagliato e afflitto dalla gravità della malattia, fu portato con una barella, perché lui e i suoi conoscenti avevano una incrollabile fede in Dio e nel santo. Arrivato e baciato il cadavere incorrotto, con lamenti di cuore e lacrime, innalzò a Dio inni e canti di preghiera e gli facevano coro i divini uomini che erano lì (50). Prima che l'inno, la preghiera, finisse, rispose alla sua supplica Colui che in fretta accorre in aiuto di chi lo invoca, lo guarì completamente. E tornò con i suoi piedi a casa, glorificando con canti Dio e ringraziando il santo.
14. Dopo la sua beata sepoltura. [C'era] una coppia di Casiano (51) che si rispettavano, ubbidienti ai comandamenti di Dio. Il diavolo, nemico dell'uomo sin dall'origine, che vede di malocchio la nostra salvezza, volle distruggere la loro buona e cristiana convivenza. E lo fece: penetrò nell'uomo e vi stette un anno. Sconvolto dal maligno demonio, si rifugiò nel Monastero della purissima Madre di Dio, Regina nostra, detto Vatino (52). Lì fu rasato e viene aggiunto a quei [monaci]. Liberato dall'impuro demonio, dopo qualche tempo quell'uomo andò al suo paese insieme all'igumeno e appena i suoi conoscenti lo videro, dicono alla sua ex moglie che il suo uomo era guarito. Lei si alzò e appena la vide il demonio che era uscito da lui, la possedette e vi restò tre anni. Sprecò con i medici assai, senza avere la fortuna di essere liberata. Sentì [parlare] del venerabile nostro padre Luca, che molti miracoli fece il nostro Signore Dio per mezzo suo. Alzò gli occhi e le mani al cielo: "Dio, abbi pietà di me peccatrice, non abbandonarmi nei miei peccati, non gettare alle belve l'anima che si apre a te! Per le preghiere di Luca, tuo guaritore, guarda l'indegna tua serva e liberami dall'impuro demonio". Disse così, piangendo, e il demonio la fece a pezzi e la getta con violenza a terra. Subito, con una divina manifestazione, si manifesta a lei il venerabile nostro padre Luca e le dice: "Ecco, adesso è stata dissolta la tua sofferenza. Ma raggiungi in fretta la montagna, il Viotirito, e lì riceverai la guarigione totale".
Disse queste cose e sparì ai suoi occhi. Ripresasi, fece la strada e raggiunse il monastero in cui riposa il corpo [di san Luca], si getta [a terra] piangendo, ringrazia Dio e il santo, dicendo: "Gloria a te, santo di Dio! Sei venuto, sei stato presente e sono stata liberata dall'impuro demonio". E si mise a raccontare la visione e come il santo le aveva ordinato di andare da lui. Le tagliarono i capelli del capo e prese il santo abito. Ottenne la totale guarigione dell'anima e tornò dalle sue parti glorificando Dio e il santo (53).
15. Un sacerdote del Monastero [del Salvatore] di Plaka (54) aveva il corpo così gonfio che non poteva essere toccato o sfiorato. Venne alla tomba del santo, si getta a terra e prega, chiedendo la fortuna di essere guarito. Dopo molte preghiere, fu sopraffatto dal sonno. Vide se stesso, morto e sepolto vicino al cadavere del santo. In sogno vede il santo che gli dice: "Chi sei e da dove vieni?". E lui rispose: "Come vedi, santo di Dio, sono qui deposto, morto, senza voce e senza energia". Il santo: "Vuoi che ti faccia risuscitare nella Potenza dei mio Cristo?". E quello: "Se non mi cacci perché indegno, per questo sono venuto". E [san Luca]: "Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito, risuscita!". E lo prese per mano, lo fece alzare e gli disse di andare nel vicino monastero della Madre di Dio, dove c'era stato una volta nella sua vita. A1 vederlo, i monaci che erano lì, gli chiesero chi lo avesse portato lì morto. E lui spiegò come in sogno era apparso il santo e come lo aveva risuscitato. Questo il sacerdote raccontò ai monaci, sognando. Poi si svegliò e (miracolo!) vide che era completamente guarito. E tornò [al suo monastero] glorificando Dio.
16. Un Franco di Briatico, Revetos: il santo, in vita lo aveva scongiurato di non opprimere i sacerdoti [ortodossi], di non perseguitarli, e quello non sopportava le sue parole. Gli venne un accidente e lo portò in fin di vita: si ricordò degli insegnamenti del santo e appena vide l'inferno, di corsa si rifugiò presso la tomba del santo, promettendo e firmando che, da quel momento, i nostri sacerdoti sarebbero stati tranquilli e protetti da qualsiasi soverchieria. Questo giurando e molto di più promettendo, per le preghiere del santo, il nostro Dio, Signore dei miracoli, lo guarì e lo colmò di ogni cosa. Dopo poco, dimenticati i giuramenti e le promesse, con più grande violenza perseguita i sacerdoti. Il dolore ritornò sulla sua testa e gli cadde tra capo e collo. Un male peggiore del primo lo afferrò e gli sciolse le membra e giacque come morto, muto, abbandonato dall'aiuto di Dio e del santo, perché aveva rinnegato le promesse e i buoni giuramenti: perché si convertisse e fosse salvo.
17. Cristodulo, che era paralizzato, fu portato a spalle sino alla tomba [di san Luca]: dopo otto giorni si alzò, se ne andò e camminò salutando e glorificando Dio e il santo. Viene rasato e aggiunto al gregge, e resta presso la santa tomba fino al termine della vita, a gloria dei Padre, del Figlio e del Santo Spirito.
18. Il signore [del paese] dei Galliani (55) mandò al sepolcro del santo una donna paralitica. Egli era dubbioso dei miracoli del santo e diceva: "Se la donna che è partita sarà guarita, crederò tutto quello che ho sentito dire". La donna arrivò alla tomba del santo e appena si avvicinò (miracolo!) si alzò subito dalla barella dove giaceva e camminò. Tornata al paese, quel signore non credeva a quello che gli appariva davanti. Non perché era ateo: voleva metterla alla prova. Ordinò infatti che salisse sino alla località [detta] Petra, vicina e impervia (56). Quella si scosse, chiese l'aiuto del santo e salì sin sulla cima della montagna. E credette lui e tutti quelli della sua casa (57), glorificando Dio.
19. Un ragazzo di Taormina era storpio dalla nascita. Suo padre lo portò con una carriola e lo scaricò davanti alla tomba del santo. Lì restò a lungo: tornò ...


NOTE
1 Inediti (Vat. Gr. 1650. 1658, 1667 e di Grottaferrata 447): in essi Nicola manifesta tutto il suo disprezzo per quella che (non nella sua lingua ma traslitterando il latino) chiama Romana Ekklesia.
2 Non si può escludere che Nicola, prima d'essere eletto vescovo. sia stato monaco e igumeno del Monastero di Santa Lucia dei Calamizzi, a Reggio, che poi prese il suo nome.
3 Lo stesso Goffredo Malaterra, normanno e testimone oculare, descrive con sgomento la tragica sorte della popolazione ortodossa della Calabria.
4 San Nicola il Nuovo Taumaturgo è stato condannato a una totale damnatio memoriae: sinora non ho incontrato alcun storico cattolico che ne abbia fatto cenno.
5 Nato a Reggio Calabria nella prima metà del 9° secolo e morto a Melicuccà nella prima metà del 10°: la sua memoria è all'11 settembre.
6 II Mess. Gr. 76. anteriore al 1276. scrive che Luca fu vescovo is olon.
7 Durante la dominazione araba in Sicilia, il vescovo di Trikala (Caltabellotta) stabilì la sua sede nel Monastero di San Calogero sul monte Cronio, presso Sciacca; il vescovo di Palermo aveva come Kiriakì (Cattedrale e non chiesa di santa Ciriaca come affermano alcuni!) una chiesa nelle campagne vicine (oggi a Monreale) e, forse, all'arrivo dei Franchi un vescovo Niceforo (di Messina? di Enna?) si rifugiò in un monastero di Draghina (oggi, Troina).
8 Tre tropari e un theotokion per la memoria della traslazione sono stati editi dallo studioso uniata G. SCHIRO', Quattro inni per santi calabresi dimenticati. in Archivio Storico per la Calabria e la Lucania, 15 (1946) pp. 17\28.
9 F. UGHELLI, Italia Sacra, 9. Venezia 1721. 505\6, parlò di un altrettanto fantomatico Luca "di Isola Capo Rizzuto" (KR), per la vaga assonanza tra asifa, àsilo e Isola: per di più, confondendo Isola con la veneta Asolo!
10 Cm. 42,8 x 33,4: è scritto in doppia colonna su 251 fogli in gran parte provenienti da un codice dei 5°\6° secolo.
11 L'autore (ma potrebbe trattarsi di un artificio letterario) afferma di essere stato presente alle esequie di Luca.
12 La stessa povertà o rozzezza di linguaggio si osserva anche nelle omelie (probabilmente pronunciate a braccio e trascritte e copiate chissà quante volte) e ciò ha permesso a sedicenti storici di presentarle come scritti di un vescovo cattolico che avrebbe imparacchiato un poco di greco, una volta eletto vescovo di Bova... Affermazione basata sulla pessima traduzione fatta nel 1960 da M. ISNARDI (pare conoscesse poco il greco) di un testo trascritto dal sacerdote uniata P. JOANNOU (in Arch. St. per la Cal. e la Luc., 29, 1960. pp. 179\237) che aveva copiato (pare infedelmente) un testo trascritto nel 1595 dal gesuita J. Sirmond, che aveva trascritto (non si sa quanto fedelmente) un manoscritto del quale non si hanno notizie certe.
13 Il gesuita O. GAETANO, Vitae Sanctorum Siculorum. Palermo 1657. Ma ne fece cenno A. AGRESTA, Vita del Protopatriarca S. Basilio, Messina 1681, pp. 407\13, e G. CARNUCCIO nel 1689 tradusse in latino la Vita, rimasta però inedita (Cod. Cryptense 516 B b 17, copiato poi dai gesuiti della Società dei Bollandisti: Cod. Bruxellese 18906-12, ff. 64\79).
14 Una autorità indiscussa nel campo degli studi paleografici: H. DELEHAYE, Catalogus codicum... Universitatis Messanensis, in Analecta Bollandiana, 12 (1904), p. 40.
15 D. MARTIRE, La Calabria Sacra e Profana, Cosenza 1887, volume 1, pp. 59\67.
16 M. MANDALARI, Vita di s. Luca da Melicuccà, in Rivista Storica Calabrese. (1895), pp. 79-80.
17 E' infedele, anzi mendace, l'edizione della Vita fatta nel 1954 da G. SCHIRO', Vita di S.Luca, Palermo 1954, che manipolò il testo, lo accompagnò da una traduzione dubbia, ne trasse un sunto che commentò in modo arbitrario. Sicché chi non conosce il greco, chi non ha la possibilità di vedere con i propri occhi il manoscritto e non conosce la paleografia, è tragicamente tratto in inganno per quanto riguarda date, nomi, luoghi e persino corretta interpretazione dei fatti narrati, perché costretto a credere alla "versione ufficiale" che è ben lontana dall'originale e dalla verità. Del resto, per stabilire la cronologia di entrambi i presunti vescovi Luca (che avrebbero avuto lo stesso nome, sarebbero vissuti contemporaneamente e avrebbero contemporaneamente svolto lo stesso ministero pastorale nella stessa zona) si pensi che si fa ricorso 1) alla copia dei testamento del (ri)fondatore dei Monastero di San Filippo di Fragalà; 2) a un Diploma dei conte Ruggero, datato 1092, e citato da F. UGHELLI, il quale però precisa di non averlo mai visto ma di averne solo sentito parlare (!); 3) a un Diploma della contessa Adelaide, del 6518 = 1010 (! perciò gli storici arbitrariamente lo datano 1111) che D. MARTIRE, citato, pp, 64-67, asserì di avere visto, anche se in traduzione latina o italiana, in casa di un notaio di Seminara (e non di Crotone o dintorni!).
18 Il manoscritto precisa che è il Discorso 55°, per 1'11 dicembre (perché non il 10, giorno della festa?).
19 La Chiesa Ortodossa non conosce il dogma del cosiddetto "peccato originale".
20 E' una palese critica alla dottrina cattolica che ritiene la Chiesa fondata su Pietro.
21 Una mano diversa, a margine scrisse tre volte ekdhidhote, fu affidato.
22 La ripetizione, anche solo mentale, della invocazione "Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me e salvami". Grandi maestri della Preghiera continua o del cuore furono alcuni santi cosiddetti italogreci quali Elia di Enna, Elia lo Speleota, Nilo di Rossano, Bartolomeo di Simeri, Niceforo l'Esicasta, ecc.
23 II testo aggiunge ton asilon, cioè esente. Per Grande Chiesa si intende, secondo il senso, la Chiesa Ortodossa in genere, una singola diocesi oppure la cattedrale.
24 Vestizione e intronizzazione di un nuovo vescovo sono accompagnate dalle acclamazioni di degno!, fatte da tutto il clero e il popolo presente.
25 I Franchi iniziarono l'invasione della Sicilia nel 1061 e la portarono a termine in un trentennio.
26 Negli stessi anni, san Giovanni di Matera, arrestato dai Franchi, disse: "Sono pronto a essere incarcerato e a morire per la verità". Processato per eresia fu condannato al rogo ma la notte precedente l'esecuzione riuscì a evadere e si nascose tra i fitti boschi delle montagne tra Lucania e Campania. Qui incontrò Guglielmo di Vercelli che progettava di partire per l'Oriente, come missionario (!) tra gli ortodossi e riuscì a convincerlo che ciò non era gradito al Signore. Nel 1098 Giovanni tornò nascostamente in Puglia, nella speranza di potersi imbarcare e rifugiarsi a Costantinopoli ma proprio in quei giorni (ottobre) Papa Urbano II era a Bari per celebrare l'eresia del Filioque: arrestato, Giovanni fu di nuovo processato e condannato a morte.
27 Se l'agiografo fu un monaco siciliano (del Salvatore di Messina?) si capisce perché dica, letteralmente, sul continente.
28 Il fiume Mesima: siamo quindi tra San Ferdinando e Nicotera, sul Golfo di Gioia Tauro, accanto alla quale sorgeva l'antica Medma. Dalla Gazzetta del Sud (15.06.97, p. 11) si viene a sapere che in quella zona si progetta di edificare una sinagoga, una moschea, una chiesa cattolica, due chiese protestanti e un massonico "Tempio della Scienza": nulla ricorderà (ed è meglio, vista la compagnia) i nostri Padri che hanno santificato quella terra.
29 Ovviamente, secondo la superstiziosa credenza popolare dell'epoca.
30 G. SCHIRO', forse ignorando che gli ortodossi usano il testo dei LXX, cita erroneamente la Scrittura.
31 Pare che al tempo di Luca si conservasse ancora l'antico sistema viario che collegava, abbastanza agevolmente, il versante tirrenico della provincia di Reggio Calabria (la Regione delle Saline) a quello ionico (Bovalino), sino a Squillace.
32 Il biografo descrive qui il rito della Liti (la Statio dei latini): una processione dalla piazza (o da una chiesa) alla cattedrale o altra chiesa principale.
33 E' impossibile rendere in italiano il gioco di parole tra thira, porta, e thir, bestia.
34 Credo che l'episodio alluda all'assassinio di qualche governatore normanno (si ricordi che la Vita ricorda espressamente che Luca lottò gli eretici lupi), oppressore e persino pedofilo.
35 La zona in cui oggi sorge Villa Mesa, presso Reggio Calabria.
36 II presunto Diploma della contessa Adelaide, già citato, riconosce alcune proprietà al Monastero di San Nicola del Viteorito tra le quali una chiesa della Theotokos sulla spiaggia tra il Petrace e il Mesima: è la stessa chiesa della Theotokos verso cui, da Palmi - Seminara, mosse in pellegrinaggio sant'Elia il Nuovo. insieme al discepolo Daniele, per ottenere il dono della pioggia?
37 II pane non direttamente utilizzato per la Liturgia, viene santificato e al termine della Liturgia, distribuito ai fedeli che lo consumano con devozione.
38 A questo punto l'agiografo fa uno strampalato sfoggio di erudizione: - In molte parti si trova la parola "voce". Quando Achaàv uscì per incontrare Elia il Thesvita, chiedendogli la pioggia: nel segno dato ad Avraàm quando ci fu per lui una voce: "Non sarà lui il tuo erede"; in Mosè: "Tutto il popolo vedeva la voce e le luci". Per noi "voce" è l'aria percossa, cioè il vibrare dell'aria, ma la voce che dall'alto viene inviata ai giusti non è questa, non la riceviamo nella fantasia del sogno come un'eco del vibrare dell'aria. come un suono o ricordo di parole e non la riceviamo attraverso l'udito. Essa. dall'alto viene scritta nei nostri cuori: infatti, "voce" significa "luce della mente" [fonì, voce = fos, luce, + nus, mente]. Abbiamo anche un altro significato di "voce dell'acqua", come afferma [san] Basilio, il grande [conoscitore] delle cose divine che cammina nel cielo. Lo spirito violento e secco, scosso dalle nuvole, cerca una uscita e non la trova perché glielo impediscono le nuvole che, come bolle, si gonfiano e si aprono, producendo il rumore e il fragore del tuono mentre lo spirito è talmente secco che prende fuoco e si forma il fulmine, come spiega Giorgio il Referendario [Giorgio Pisidi, celebre poeta, diacono e dignitario, Referendario, del clero patriarcale di Costantinopoli]. Questo lo sanno non solo quelli sani di mente ma pure quelli fuori di senno. Ma torniamo al discorso che abbiamo lasciato: dopo le parole del santo...
39 Come detto, il manoscritto è mutilo: dalla conclusione, si può ipotizzare che i fogli strappati (Miracoli 8\10) avevano un contenuto fortemente anticattolico.
40 I cattolici non usano fare la comunione alle due specie eucaristiche.
41 E' una interessante testimonianza dell'antico uso di battezzare solo in pochi giorni dell'anno (la Teofania, sabato di Lazzaro, nel Grande Sabato ecc.).
42 Il rito della preparazione del pane e del vino per l'Eucaristia.
43 Analogo episodio si legge nella Vita di san Bartolomeo di Simeri (CZ) o in quella di san Conon di Naso (ME).
44 Detto poi Viteorito, deve essere ricercato non lungi da Solano - Sinopoli - Melicuccà.
45 Chi erano questi vescovi ortodossi che, forse semiclandestini, operavano nella zona?
46 Sembra la celebrazione di un Sinodo.
47 Forse è un accenno alla dottrina cattolica del "Purgatorio".
48 Quasi le stesse parole usa l'archimandrita Luca (o chi si cela sotto la sua autorità) nella prefazione al Typikòn del Monastero del Salvatore di Messina.
49 I cattolici nulla conoscono delle sante Energie.
50 Sembra che il sacerdote Nicola abbia celebrato una Paraklìsi , una cerimonia di supplica.
51 Credo Casignana, vicino la già menzionata Bovalino, nella Locride.
52 Forse del Roveto (ardente) o un monastero nel profondo (vallone): Polsi?. G. SCHIRO' ha (volutamente?) letto Katina e ha parlato di un Monastero della "Madonna della Catena" presso Castrovillari, nel nord della Calabria. Però in nessun luogo della Calabria è mai esistito un monastero così chiamato e, del resto, la devozione alla Madonna della Catena si diffuse tra i cattolici molti secoli dopo, allo scopo di raccogliere offerte per il riscatto degli schiavi.
53 Una mano diversa, a margine ha segnato ton aghion, il santo.
54 Sopra Francavilla di Sicilia, vicino Taormina: il monastero era stato restaurato da poco da san Clemente, un santo semi sconosciuto (il cui nome è di solito storpiato in Chremes).
55 Credo si tratti di Gagliano, non molto lontano dal grande e ricco Monastero di San Filippo di Fragalà (ME) dove san Luca fu almeno una volta: nel 1105 firmò, come testimone, il testamento dell'igumeno Gregorio, il (ri)fondatore della vita monastica nella Regione di Demenna.
56 Presso Alcara Li Fusi (nelle vicinanze di Gagliano), circondata da monti che superano i 1300 metri s.l.m., sorgeva il Monastero di san Nicola de Petra. Colgo l'occasione per osservare che la zona di Isola Capo Rizzuto, dove di solito certi storici hanno inquadrato geograficamente la Vita di san Luca, è una vasta pianura che non supera mai i 250 metri s.l.m.
57 E' qui descritta come una conversione in massa della famiglia dell'ateo franco?

Un Grazie grande come il cielo al carissimo fratello GABRIJELE.