sabato 26 settembre 2009

Dal sito Eleousa.net

Padre Mikail Shyvar è morto


Pescara, Abruzzo -
La Comunità ortodossa russa di Pescara ha perso il suo Parroco: oggi, 26 settembre 2009, alle 9.15 circa il cuore di Padre Mikail Shyvar ha cessato di battere.
Padre Mikail, 51 anni, ucraino, Sacerdote del Patriarcato di Mosca, è stato colpito da grave ictus emorragico all’emisfero cerebrale occipitale lunedì 21 settembre 2009, nella festa della Natività della Madre di Dio. In poco tempo, il quadro clinico è evoluto verso uno stato di coma profondo, dal quale non si è più risvegliato.
L’emorragia ha poi interessato tutto l’emisfero dominante sinistro del cervello causando edema cerebrale e progressivo peggioramento del quadro clinico nella giornata di venerdì 25 settembre 2009.
Chiediamo per la sua anima le Vostre incessanti preghiere.
La salma di Padre Mikail si trova presso l'obitorio dell'Ospedale Civle "Santo Spirito" di Pescara.

ETERNA MEMORIA, Fratello nostro, il Signore collochi la tua anima dove riposano i giusti.

Scanderbeg Parma: Nastro Rosa - Campagna per la "Prevenzione" del tumore al seno (Italiano-Albanese-Russo-Romeno)

Nastro Rosa - Campagna per la "Prevenzione" del tumore al seno (Italiano-Albanese-Russo-Romeno)

Nastro Rosa - Campagna per la "Prevenzione" del tumore al seno.
in diverse lingue (Italiano-Albanese-Russo-R
omeno)


Lingua Italiana

La salute è un bene prezioso.
Il tumore alla mammella è il tumore che più colpisce le donne.
La Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori – Sezione di Parma, l’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Parma e l’Azienda Sanitaria Locale di Parma ti invitano a sottoporti a visite specialistiche se avverti un qualche problema e ad effettuare ,se hai più di 40 anni, una mammografia per una diagnosi precoce del tumore al seno.
La mammografia (che è una radiografia della mammella) va fatta periodicamente anche in assenza di disturbi .
Dai 50 ai 69 anni la mammografia viene fatta periodicamente e gratuitamente dall’Azienda USL con una lettera di invito; rispondi anche tu alla chiamata!
Più il tumore è piccolo quando viene diagnosticato, maggiori sono le possibilità di guarigione!!

Rivolgiti per informazioni ai nn. telefonici 0521 988886 (Lega Tumori) – 0521 702420 (Azienda Ospedaliera – Centro Senologico) 0521 976201 / 202 (Azienda USL Centro Senologico Vincenzo Bagnasco)

Anche i tumori del collo dell’utero e dell’intestino possono essere diagnosticati in tempo rispondendo alle chiamate degli Screening per il Pap test e la ricerca di sangue occulto nelle feci.
Recati nel Distretto Sanitario più vicino per avere informazioni.

Lingua Albanese:

Shëndeti ështe nje e mire e shtrenjtë.
Tumori gjirit është tumori që prek gratë.
Lidhja italiane kunder luftes tumorit – seksioni Parmës ne Spitalin Qëndror universitar të Parmës te ftojnë që të bësh vizitën specjalistike nqs je mbi 40 vjeç per vizite mamografike për një paradiagnoz te tumorit gjirit ndyshje e quajtur mammografia.

Mamografia që është një radiografi ë gjirit duhet të bëhet periodikisht edhe pse nuk ke shqetësime.
Nga 50 deri nje 69 vjeç mammografia duhet të behet periodikisht dhe falas nga spitali (Azienda USL) me nje letër prezantimi : Përgjigju edhe ti thirrjes!
Sa më i vogël të jetë tumori më shumë mundësi ka per diagnostikim dhe kurim.
Për information:
Lega tumori: 0521/988886
Azienda Ospedaliera – Centro Senologico: 0521/702420
Azienda USL Centro senologico Vincenzo Bagnasco: 0521/976201 ose 0521/976202

Edhe tumoret e qafes se mitrës dhe zorrëve mund të diagnostikohen në kohë duke u përgjigjur thirrjes “Screening për PAP test “ dhe kerkimin e gjakut okult ne jashtëqitje.
Për më shumë informacionë drejtohuni tek qendra më e afert .

Lingua Russo:

Здоровье – это сокровище.
Рак молочной железы это наиболее часто встречающийся у женщин рак.
Пармский отдел Итальянской Ассоциации Борьбы с Раком (Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori), Пармское здравоохранительное учреждение с учебным университетским центром и Управление Здравоохранения Пармы приглашают тебя обследоваться у специалистов, если ты чувствуешь какую-нибудь проблему, и сделать, если тебе более 40 лет, маммографию для раннего выявления рака груди.
Маммография (рентгенография молочной железы) должна делаться периодически, даже при отсутствии нарушений.
Маммография выполняется периодически и бесплатно Пармским здравоохранительным учреждением женщинам от 50 до 69 лет, высылая им приглашения. Отзовись и ты на этот вызов!
Чем раньше будет диагностирован рак, тем выше будет шанс на выздоровление!!!

За информацией ты можешь обратиться по следующим телефонам: 0521 988886 (Ассоциация Борьбы с Раком), 0521 702420 (Клиника – Маммологический центр), 0521 976201 / 202, (Маммологический центр Территориального Управления Здравоохранения - Vincenzo Bagnasco).

Рак шейки матки и рак кишечника также могут быть своевременно диагностированы, отвечая на приглашения по скринингу для ПАП-теста и для проверки наличия скрытой крови в кале.
Обратись в ближайший Отдел Здравоохранения для получения информации.


Lingua Romeno:

Sànàtatea este o avere pretioasà.
Tumoarea mamelară este o boală maliţioasă (malignă) frecventă la
femei.
Lega Italiana pentru Lupta împotriva tumorurilor - sectia Parma, Agentia Ospedalà - Universitatea di Parma si Agentia Sanitarà localà din Parma te invità a sà faceti un control al sânului făcut de un medic specialist in domeniu.
Toate femeile de la 40 de ani în sus trebuie să facă o
mamografie o dată pe an.
Agentia USL oferă la toate femeile de 50 şi 69 de ani executarea unei mamografii efectuatà periodic si gratis care và invità prin intermediu unei scrisori; ràspunde si tu la invitatie!
Diagnoză la timp de tumoare ne permite vindecarea în mare parte a
cazurilor.
Apeleazà pentru informatie la numerele 0521 988886 ( Lega Tumore ) 0521 702420 ( Azienda Ospedaliera - Centro Senologico) 0521 976201/ 202 ( Azienda USL Centro Senologico Vincenzo Bagnasco )
Acest opuscul pus la dispoziţia tuturor dovedeşte o particulară
atenţie căci Lega Italiană pentru Lupta împotriva Tumorurilor rezervă
pentru genul feminin o putere nei^nlocuită pentru „creşterea vitală” în
societate.
Apelati la Distretto Sanitario care este in vicinanta pentru informatii.

P. Giovanni Festa sull'incontro a Mandanici

"L'esperienza di questi due giorni al Monastero della Madre di Dio
dell'Annunciazione a Mandanici è stata segno di fatica,di preoccupazione, ma
alla fine rientro a casa con una fiammella di speranza.

Devo anche ringraziare il Signore perchè per un intero giorno ho
vissuto(aspettando il nostro amato pastore)con i confratelli e concelbranti lo
ieromonaco Arsenio,attuale responsabile del Monastero e lo ieromonaco Alessio
dell'eremo della Madre di Dio della Candelora a Santa Lucia del Mela sempre in
provincia di Messina.

Sono stati due giorni scanditi da due significativi momenti di preghiera,
proprio per chiedere l'intercessione della Madre di Dio per la salvaguardia del
suo Monastero..La compieta di ieri sera con la recita monastica delle strofe
dell'inno AKATISTOS alla Madre di Dio e questa mattina con la celebrazione del
Mattutino e dell'ora prima. Il Padre Alessio poi a pranzo ci ha deliziato
spiritualmente, proprio ci ha edificati con una forte meditazione sul senso
profondo nei padri della Chiesa di cosa sarà la sconfitta finale del demonio e
delle sue legioni. In un inferno svuotato dalla misericordia di Dio tre volte
santo resteranno a vagare nella solitudine pià profonda le demonie prive ormai
di sovranità e di egemonia e prive perfino di potere porre in essere alcuna
progettualità maligna..Una sorta di incedibile di esistenza del non essere. Una
demonia finalemnte muta e che vaga disperata e muta. Chiederò ad Alessio di
scrivere questa sua meditazione e la posterò.

Giunto il Metropolita Gennadios con il vicario generale Padre Evanghelos e
l'igumena di Seminara Madre Stefania si è svolto l'importantissimo incontro con
una delegazione della Giunta Comunale di Mandanici, alla presenza del
ViceSindaco. Incontro serio concreto -a tratti anche forte- ma alla fine (anche
per precise dichiarazioni di responsabilità concrete assunte dal nostro
Pastore)la delegazione della Giunta Comunale si è dichiarata comunque
interessata a discutere e come Giunta nella sua totalità e poi come Consiglio
comunale la proposta organizzativa e gestionale che noi abbiamo presentato e che
per ovvi motivi di riservatezza ecclesiale non sarebbe corretto pubblicare.

In attesa quindi delle decisioni finali degli organi di governo del Comune di
Mandanici, non cessi mai la preghiera continua dei singoli e delle congregazioni
proprio per uscire dall'impasse e rilanciare in termini anche di più puntuale
servizio al territorio la presenza monastica ortodossa a Mandanici.

Questo, come parroco e come vicario, continuo a chiedere a partire ovviamente da
me a me stesso e lo chiedo a tutti i cristiani a prescindere dalla loro
appartenenza perchè un Monastero cristiano in un dato territorio è ricchezza e
dono dello Spirito Santo.

Ndr: Voglio ricordare che il Confratello e Concelebrante P. Giovanni Festa
è il Vicario vescovile per la Sicilia dell'Arcidiocesi d'Italia che fa capo al Patriarcato di Costantinopoli, con cui la mia Giurisdizione ecclesiale, il Patriarcato di Mosca, è in piena comunione ecclesiale.
P. Giovanni Capparelli

venerdì 25 settembre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org. Intervista a S.Em. Mons. Gennadios Zervos

Ortodossi in Italia



Intervista al Metropolita della Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta
di Giovanni Patriarca


ROMA, giovedì, 24 settembre 2009 (ZENIT.org).-



La Sacra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta ha un ruolo privilegiato nei rapporti tra cattolici e ortodossi e, come spiega in questa intervista concessa a ZENIT il suo Metropolita, Gennadios Zervos, negli ultimi anni le relazioni si sono approfondite ulteriormente.
In questa conversazione il Metropolita offre un panorama privilegiato della realtà ortodossa in Italia.




La Chiesa greco-ortodossa vanta una storia secolare in Italia sia per la presenza di antiche comunità sia per le salde relazioni che hanno legato le due terre nel corso degli anni. La ondazione della Sacra Arcidiocesi d’Italia e Malta nel 1991 ha dato nuova linfa alla cospicua comunità greco-italiana. Quale bilancio può essere tratto da questi anni e quali prospettive si aprono all’orizzonte?


Gennadios Zervos: Quando parliamo di Chiesa greca in Italia dal punto di vista ecclesiastico e spirituale è bene chiarire innanzitutto che si sta parlando di parrocchie e confraternite, da lunghi secoli presenti nella penisola Italiana con il loro contributo alla conservazione delle tradizioni e costumi ellenici, dipendenti canonicamente non dalla locale Chiesa ortodossa di Grecia, con cui pure siamo in comunione, bensì dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, al quale appartenevano anche le antiche diocesi ed i famosi monasteri, veri tesori spirituali, che hanno contribuito alla diffusione dei messaggi di libertà, giustizia, diritti umani e pace.
Dal punto di vista culturale, le comunità fondate dai greci ortodossi, (Napoli, Venezia, Trieste, Livorno, Messina, Barletta ed altre), hanno tentato di costituire salde relazioni con le autorità religiose e politiche, non riuscendoci quando ha prevalso il fanatismo e la superstizione religiosa, con grave danno per il loro progresso morale e civile.
Il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, la Chiesa ortodossa Protothronos, attraverso di loro, ha dato il proprio contributo alla realizzazione del Rinascimento ed alla conquista della libertà non solo in Italia, ma anche in tutta l’Europa. Il Patriarcato ecumenico, la Madre delle Chiese ortodosse locali, costituisce una Chiesa storica di tradizione, nota in Italia non solo per le sue diocesi, monasteri e comunità, ma anche per la sua opera di civilizzazione, per la sua viva spiritualità e tradizione patristica e conciliare.
La Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta ed Esarcato per l’Europa Meridionale, creata nel 1991 su iniziativa di Sua Santità il Patriarca ecumenico Bartolomeo, continua questa nobile tradizione e contemporaneamente costituisce una novità. Il suo Metropolita, su proposta dell’indimenticabile Patriarca Atenagora, fu eletto Vescovo ausiliare il 26 novembre 1970, dopo che era mancato in Italia un Vescovo ortodosso da ben 257 anni, e fu consacrato a Napoli il 17 gennaio 1971 nella storica Chiesa della Confraternita dei Santi Apostoli Pietro e Paolo dei Nazionali Greci, per la prima volta consacrato sul territorio della Penisola Italiana, in quanto i precedenti erano consacrati a Costantinopoli.
Egli, con la sua attiva presenza, tesse i rapporti con le autorità religiose e civili, nel centro del cattolicesimo romano, e soprattutto col popolo, costruendo ponti di carità, di riconciliazione, di fratellanza, di speranza e rafforzando il “dialogo dell’amore”, contribuendo a preparare le coscienze alla fiducia ed al rispetto reciproco, fugando dubbi, superbia e superstizione religiosa e lottando per cambiare la mentalità, e collabora per la realizzazione della volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola”.
La Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta ha aperto le strade di fratellanza e carità a tutte le altre Chiese ortodosse locali ed ha preparato il terreno affinché fossero accolte con pace, serenità, spirito di collaborazione ed affetto fraterno. E’ divenuta messaggero dell’ideale ecumenico ed ha vissuto, tramite il suo attuale Metropolita, la commozione e la gioia immensa del reincontro tra la Chiesa di Costantinopoli e la Chiesa di Roma.
Essa ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica il 16 luglio 1998 ed oggi gode di prestigio ecclesiastico, spirituale e sociale.
Dopo notevoli sforzi è giunta alla fase conclusiva la trattativa per la stipula dell’Intesa con lo Stato italiano, che aiuterà a svolgere meglio la sua missione.
La mia richiesta al Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unita dei Cristiani - accompagnata da ripetuti tentativi, continua attenzione e stretta collaborazione - è stata coronata da un grande successo con la concessione da parte della Chiesa cattolica romana della storica Chiesa di San Teodoro Tirone (VI sec.) per il cui restauro ho trovato anche un generosissimo benefattore nella persona della signora Fotini G. Livanou.
Il bilancio è oggi estremamente positivo in quanto l’Arcidiocesi ortodossa da 7 parrocchie può contare oggi su 70 e da 6 sacerdoti su 55 ed otto candidati.
Essa è impegnata a diffondere in questo Paese la realtà della “ecumenicità” del Patriarcato ecumenico, particolarmente nel cuore del popolo, perché ne diventi coscienza. Questo impegno principale si concretizza innanzitutto nel corso dei nostri incontri e convegni, feste e manifestazioni, tramite le nostre visite alle autorità religiose e politiche, nonché con le nostre visite pastorali. Essa non si occupa solo della integrazione tra ortodossi e cattolici, e del servizio pastorale ai greci, ma anche, come affermato nel suo titolo “Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta”, si occupa di servire tutti i fedeli ortodossi, quale sia la loro origine, accogliendo in modo fraterno tutti, non come “clienti”, ed offrendo il suo contributo al progresso spirituale, civile e materiale sia dei fedeli che del paese. Tutti i fedeli ortodossi possono frequentare le nostre chiese, trovandovi pace, serenità, affetto ed accoglienza. Ha svolto una difficile e delicata opera per contribuire alla rinascita della Ortodossia in Italia, ha ravvivato la presenza ortodossa in Magna Grecia, con la fondazione di parrocchie e monasteri, scuole di lingua greca, con l’opera di catechesi, con la costruzione di chiese o la loro concessione da parte della chiesa Cattolica o della locali autorità civili, ordinando sacerdoti, rafforzando la presenza ed il prestigio non solo della stessa Arcidiocesi, ma anche del Patriarcato ecumenico.
Particolare importanza rivestono le recenti decisioni assunte dalle Chiese ortodosse locali riguardo la diaspora ortodossa.


I recenti cambiamenti geo-politici con i nuovi flussi migratori dall’Europa centro-orientale hanno aperto le porte a nuove comunità che proprio nella Chiesa ortodossa trovano quell’accoglienza e sollecitudine in tempi di difficoltà e sacrifici. Quali interventi attua la Chiesa ortodossa con premurosa cura nei confronti di queste nuove realtà?


Gennadios Zervos: Sull’esempio di San Paolo, come già affermato, la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, prima che fossero presenti Vescovi di altre Chiese ortodosse locali, ma addirittura, prima che ci fossero anche le parrocchie, si è occupata di venire incontro alle necessità religiose di tutti i fedeli ortodossi senza distinzione di provenienza etnica o razza, fondando parrocchie e ordinando sacerdoti. Tali fedeli continuano a frequentare le nostre chiese, dove trovano serena accoglienza, celebrandovi matrimoni, battesimi ed altre funzioni. Non facciamo distinzioni tra greci, romeni, russi, bulgari, georgiani o altri, come purtroppo fa il Vescovo Siluan della Chiesa romena. Le nostre parrocchie ed i nostri monasteri, aprono le porte a tutti ed accolgono tutti, facendovi trovare oasi di spiritualità. Il nostro dovere è di accogliere tutti, combattendo il “filetismo” (nazionalismo) perché distrugge la Chiesa “Una, Santa, Cattolica ed Apostolica”.
Le parrocchie ed i monasteri sono fondati rispettando l’origine dei fedeli, seguiti da un proprio sacerdote, permettendo loro di seguire le proprie tradizioni secondo usi e costumi propri, conservando anche la lingua.
Quest’opera è molto importante per potere contrastare anche presenze anticanoniche ed eretiche in Italia. Tutto ciò che avviene in Italia è opera divina. Dio è grande!


L’Italia, con i suoi centri universitari e culturali, è stata da sempre un punto di riferimento per la gioventù greca che l’ha scelta come patria adottiva per la propria istruzione. In che modo la Chiesa ortodossa si interessa all’educazione religiosa e alla formazione integrale dei giovani studenti in un ambiente apparentemente distratto e indifferente alle esigenze spirituali?


Gennadios Zervos: A differenza di quanto accadeva nel 1961, oggi, con l’apertura di nuove sedi universitarie in Grecia, ci sono molti meno studenti greci in Italia. Essi, negli anni scorsi hanno trovato nelle nostre chiese un importante punto di riferimento ed io stesso ne ho seguito da vicino centinaia. La Sacra Arcidiocesi Ortodossa continua ad interessarsi in modo instancabile di loro, istituendo scuole di catechesi e lingua per il loro aiuto spirituale e sociale. Molti di essi sono rimasti in Italia con le famiglie che hanno costituito e continuano a mantenere i contatti con la Chiesa ortodossa e così anche i loro figli, che frequentano le università. Essa cerca di venire incontro alle loro difficoltà e di risolvere i loro problemi. Si occupa di mantenere i contatti partecipando o organizzando convegni ed incontri accademici. Si prende cura in modo particolare dei giovani, che costituiscono il futuro ed un elemento fondamentale per la presenza ortodossa in Italia e nel mondo.

In generale possiamo in verità affermare che la “gioventù ortodossa” in Italia è un tema che sta molto a cuore all’Arcidiocesi ortodossa. Essi sono il futuro, la speranza, il suo nuovo orizzonte, che presuppone nuove tappe e nuovi tempi per il progresso spirituale e la sua prosperità sociale.


La Chiesa ortodossa d’Italia è molto impegnata nella valorizzazione del proprio patrimonio culturale e architettonico. Questo mirabile servizio è, in primo luogo, una riscoperta nel sentiero della spiritualità. Quali sono i prossimi obiettivi e impegni?


Gennadios Zervos: Il patrimonio culturale e architettonico non appartiene all’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, ma tuttavia essa si occupa di tutelarlo e valorizzarlo, insieme a quello più generalmente artistico, liturgico e spirituale, promuovendo, aderendo e organizzando convegni, incontri che ne diffondano la conoscenza, promuovendo la costruzione di nuovi edifici sacri come a Seminara accanto all’antico Monastero di Sant’Elia il Nuovo e San Filareto l’Ortolano. Recente è il convegno “I Santi Padri della Magna Grecia simbolo dell’Amore, Pace, Unità e Speranza per la vita del mondo”.
Diversi convegni sono già stati organizzati o lo saranno in futuro per far conoscere il meraviglioso e ricchissimo patrimonio di tesori dell’iconografia ortodossa e della spiritualità patristica non solo tra i fedeli, ma anche nel grande pubblico.
Così, la conoscenza reciproca e la preghiera comune, la venerazione degli stessi santi, la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, l’invito ai convegni, alle riunioni, l’amicizia fraterna e la parentela spirituale aiutano tutti a vivere un nuovo periodo di amore, di pace e di speranza, fortificano i nostri legami fraterni che, grazie ad essi, possono rafforzarsi sempre più.
La presenza in Italia di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ed i suoi incontri con Sua Santità il Papa di Roma Benedetto XVI sono per la nostra Arcidiocesi un vero dono ed una benedizione dall’Alto.
L’Arcidiocesi, fra tutte le Metropoli del Patriarcato la più vicina al centro del Cattolicesimo Romano, ne esprime lo spirito, l’attenzione, come anche le sue intenzioni ed i suoi meravigliosi disegni, utili e preziosi per l’uomo, la società e l’umanità.


I rapporti tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica sono di comune comprensione e grande rispetto. La Sacra Arcidiocesi di Italia e Malta, per evidenti ragioni geografiche, ha senza dubbio un rapporto privilegiato con la Santa Sede. In che modo sono cresciuti e si sono fortificati i già saldi legami nel cammino verso l’unità dei cristiani?


Gennadios Zervos: Sono particolarmente fiero e ritengo una grazia celeste avere avuto il privilegio di essere testimone di eventi storici come la riconciliazione tra le Chiese sorelle di Costantinopoli e Roma, alla presenza del grande e saggio Metropolita di Eliopoli e Theiron Melitone e del Cardinale Bea, di gloriosa memoria, nel primo incontro a Roma tra il Patriarca Atenagora ed il Papa Paolo VI, gli altri incontri di Papi e Patriarchi, e quello, in occasione dell’apertura dell’Anno Paolino, del Patriarca Bartolomeo col Papa Benedetto XVI, che costituiscono una benedizione per la Sacra Arcidiocesi Ortodossa d’Italia e Malta, così come l’inaugurazione della Chiesa di San Teodoro Tirone a Roma da parte del Patriarca Bartolomeo il 1 luglio 2004, in occasione del 40° anniversario dello storico Incontro a Gerusalemme nel 1964 tra il Patriarca Atenagoras ed il Papa Paolo VI.
Essa, come Arcidiocesi ortodossa, cosciente della sua delicata e privilegiata posizione di presenza e testimonianza, in quanto dal punto di vista geografico riguardo i due centri, Fanar e Vaticano, ultima dal centro dell’ortodossia e la più vicina al centro del cattolicesimo romano, non cessa di essere attenta, responsabile, fedele e di onorare la propria posizione ecclesiastica, come anche la propria realtà di essere una giurisdizione, posta tra i maggiori centri storici della civiltà e cultura classica.
Cosciente di tale missione, collabora fattivamente alla realizzazione della volontà di Dio “che essi siano una cosa sola”, creando ponti di pace, partecipando a riunioni ed assemblee ecclesiali e collaborando con i Vescovi cattolici, e con gli altri cristiani, come anche con ogni uomo di buona volontà per cui Cristo nostro Signore è crocifisso e risorto dai morti per la nostra salvezza.

giovedì 24 settembre 2009

Dal sito del Comune di Mandanici

Addio agli Ortodossi?

La nuova Amministrazione comunale nata dopo le lezioni del 6 e 7 giugno 2009 ha deciso di sfrattare i monaci ortodossi dal Monastero di Badia, così come tra l’altro era emerso durante la competizione elettorale. Entrambe le liste erano decise a revocare la convenzione, entrambi i gruppi si sono trovati d’accordo nella riunione del Consiglio tenutasi il 22 settembre 2009. Fuori gli ortodossi da Mandanici per la mancata attuazione degli impegni assunti all’atto della firma della convenzione.
Nella comunicazione di avvio del procedimento di revoca inviata all’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia con sede a Venezia si legge: “la concessionaria dal tempo di consegna dell’immobile a tutt’oggi non ha svolto alcuna delle attività di cui onerata, in particolare quelle di cui all’art. 2 della Convenzione medesima ed, inoltre, non ha in alcun modo curato i necessari interventi manutentivi del complesso, che, anzi, risulta essere in stato di degrado, abbandono ed utilizzato diversamente da quanto previsto e/o d’uso”. Nella stessa comunicazione vengono assegnati 30 giorni di tempo dal ricevimento della raccomandata per produrre eventuali documenti e memorie. La Comunità di Mandanici si aspettava molto di più dalla presenza dei monaci ortodossi ma, purtroppo, dopo un iniziale fervore religioso e culturale il Monastero è piombato in un abbandono totale lasciato alle insufficienti e sporadiche iniziative di qualche singolo monaco. La cosa ci dispiace in quanto eravamo fra i pochi a plaudire sulla scelta di allora fatta dall’Amministrazione con la concessione, per cui, pur essendo ancora fermamente convinti della bontà dell’idea, non ci resta che prenderne atto, delusi dei risultati o meglio dei non
risultati.

mercoledì 23 settembre 2009

Da Mandanici

La notizie che arrivano dal Comune di Mandanici, sembra che non siano tanto buone.
Il Coniglio Comunale riunitosi il giorno 22 c.m., sembra abbia beliberato di chiedere alla
Arcidiocesi di Venezia del Patriarcato di Costantinopoli, la restituzione immediata del Monastero.
Aspettiamo che le notizie vengano confermate o smentite.

martedì 22 settembre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org

La Bielorussia loda il possibile
incontro tra il Papa e Kirill
Dichiarazioni di monsignor Kondrusiewicz,
Arcivescovo di Minsk
MINSK, lunedì, 21 settembre 2009 (ZENIT.org).- L'Arcivescovo cattolico di Minsk-Mohilev ha espresso l'entusiasmo della Chiesa locale per l'annuncio di un possibile viaggio di Benedetto XVI nel Paese, durante il quale potrebbe aver luogo un incontro con il Patriarca ortodosso russo, Sua Beatitudine Kirill.
Monsignor Tadeusz Kondrusiewicz ha riconosciuto che per il momento non c'è nulla di ufficiale. L'Arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca, ha auspicato dopo essere stato ricevuto dal Papa che possa svolgersi presto un incontro tra i pastori di Roma e Mosca.
Dal canto loro, i mezzi di comunicazione della Bielorussia hanno reso noto che l'incontro potrebbe svolgersi nel 2010.
In alcune dichiarazioni alla pagina web cattolica bielorussa “
Catholic.by”, monsignor Kondrusiewicz, che in passato è stato Arcivescovo dell'Arcidiocesi della Madre di Dio di Mosca, ha riconosciuto: “Questo messaggio, anche se non confermato a livello ufficiale, è stato accolto con gioia da tutti i nostri fedeli”.
“I sacerdoti, che ne sono venuti a conoscenza durante una Messa, si sono rallegrati, perché tutti noi stavamo aspettando questo evento. Sarebbe splendido se fosse vero, perché quello che i cattolici bielorussi sognano da anni potrebbe diventare realtà”.
“Sappiamo anche che il Presidente della Repubblica di Bielorussia, Aleksandr Lukašenko, ha invitato ufficialmente il Papa. Il Pontefice ha detto in quell'occasione che sarebbe venuto quando Dio avesse aperto le porte. Forse Dio sta per farlo”.
Per quanto riguarda il possibile incontro con il Patriarca Kirill, monsignor Kondrusiewicz ha confessato: “Il messaggio su un possibile incontro tra Benedetto XVI e il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie ha rallegrato il mio cuore. Sogno questo incontro”.
“Ho sempre pregato per un evento simile quando ero a Mosca e lo faccio ora in Bielorussia. Un incontro di questo tipo aprirebbe una nuova pagina nei nostri rapporti – nelle relazioni tra la Chiesa cattolica romana e la Chiesa ortodossa”.
“Abbiamo bisogno di questa nuova pagina nelle nostre relazioni a causa delle sfide del presente – ha confessato –. Le sfide della nostra epoca secolarizzata sono molto pericolose. E' ovvio che ci sia bisogno di rispondere a questi problemi in modo congiunto”.
“Sarebbe una buona orchestra, un'orchestra cristiana, cattolico-ortodossa o ortodosso-cattolica, che difenderebbe le radici cristiane dell'Europa e i valori cristiani – ha concluso –. E' per questo che dobbiamo pregare e chiedere a Dio di rendere questa visita e questo incontro una realtà”.

lunedì 21 settembre 2009

Dal sito del caro Confratello e Concelebrante Padre Giovanni Festa

Giorno 22 settembre paraclisis alla
Madre di Dio dell'Annunciazione
Domani 22 settembre la nostra congregazione parrocchiale si riunisce in preghiera davanti all'icona della Madre di Dio dell' 'Annunciazione per chiedere la Sua Santa Intercessione e il Suo patronato per l'ennesima prova a cui –dal principe di questo mondo- viene sottoposta la nostra Sacra Arcidiocesi e il nostro Vicariato di Sicilia. Davanti alla preghiera e davanti all'icona della Tuttasanta ogni polemica interna ed ogni conflitto (anche se non si risolvono.. sarebbe al momento illusorio e forse anche troppo ingenuo pensarlo) devono tacere…Ora per quanto la riservatezza ecclesiale ha le sue regole, regole sante di prudenza evangelica, la situazione nelle sue grandi linee è anche nota all'interno stesso del web e dei siti ortodossi e non c'è motivo alcuno di non dichiarare con serenità che il 24 settembre il nostro amato Pastore il Metropolita Gennadios incontrerà il Sindaco di Mandanici per presentare allo stesso il progetto di rilancio del nostro Monastero della Madre di Dio dell'Annunciazione che si trova alle dipendenze territoriali ed amministrative del comune di Mandanici e che fino ad oggi noi abbiamo avuto ed abbiamo in uso .Tale visita è successiva alla riunione di Consiglio Comunale del 22 settembre dove all'ordine del giorno c'è anche in approvazione l'inizio della procedura per la restituzione del Monastero al Comune. L'incontro sarà importante e sarà decisivo e tutti noi siamo in preghiera davanti alla Santa Icona perché la Madre di Dio sia Ella stessa e solo Ella stessa a scegliere quale debba essere l'avvenire umano e cristiano di quel suo territorio e di quel suo luogo dove per molti anni e secoli i santi monaci comunque legati alla Chiesa Una ed Indivisa hanno santificato, benedetto, inondato di preghiere ogni giorno e ogni spazio. Davanti alla Madre di Dio che intercede in gemiti inesprimibili per ciascuno di noi in Sion la Santa non ci possono essere progetti umani organizzativi sicuri e decisivi ..ci può solo essere la preghiera continua e la richiesta alla Tuttasanta che soprattutto noi preti, ma proprio tutti tutti, si ascolti la voce dello Spirito e non la propria voce e ci si ponga in obbedienza accettando qualunque carico dovesse giungere. Alla fine tutto sarà reso manifesto e ciascuno di noi, laici e clero, comunque coinvolti in questo periodo di difficoltà dove il principe di questo mondo ha seminato zizzania e noi l'abbiamo permesso, dovunque noi abitanti, da Lampedusa alle steppe del Caucaso , vedremo faccia a faccia la nostra verità svelata e mostrata. Ecco penso ad un grande film italiano di Luigi Magni "in nome del Papa Re"(consiglio a tutti ) con un grande Nino Manfredi nella parte di Mons Colombo da Priverno vescovo consultore del tribunale ecclesiastico e persona di buon senso che ad un certo punto della questione (il film narra gli ultimi giorni del potere temporale del papa) in piena udienza di tribunale esclama: "Cercamo d'esse preti, io solo questo ve chiedo: d'esse preti, che nun ce perdemo niente". E di altro non scrivo e ovviamente non c'è dibattito ma solo preghiera.

Kaparelli: Katund arvanit ka greqia

domenica 20 settembre 2009

Una poesia della nostra sorella albanese: Raimonda Moisiu

Floket e tua...!


Nga kane rene keto floke ?
ofshana ate mengjes
Ylberi t’i kete sjellur, nga cepi i qiellit valle?
Ti shtrire nen kuroren e nje mimoze me vese
Dhe floket kacurrele – perqark si shtojzavalle

U shtriva dhe une, koken vura mbi floket e tu
Si permbi nje qylym te papare te Persise
Ti beje sikur flije , por qeshe me te madhe
Me mbulove me floket e grackes se dashurise

Gjith qielli me parajsen … gjith bota,…gjith pranvera
Ishin mbledhur atje ne kuleten e flokeve
Si sugar i pangopur nga arome e livadhit
Buzet e mia shkonin neper lendine te gjoksit


Dhe diellin, dhe mimozen, dhe eren pranverore
Ma kishin zene krejt ata floke si atlas
Si nuk u ngop ky qingj i buzeve te mia
Nga cdo qelize e trupit - te syte si elmaz


Kur duart e mia ,ah!, keto duart e pafytyra
Zbuluan fustanin, si gjethe, qe fshehin nje manjole
Floket e tua u zgjaten, sa zgjat harku i Ylberit
Te tjeret te mos na shihnin bene nje tis te holle

Kur putheshim me zjarr nen kacuben e flokeve
E kur shterngoheshim me kembet e degezuara
Nje manushaqeze e vockel ,e kalter si syri yt
Si fluturze puliti petalet e gezuara

Buzet e mia – sugari qe kullotnin ne livadhin
dhe kembet kryqezuara si ngjyrat ne ylber
qe syri yt e lindi, ate cast …neper pranvere
u stepen vec nje cast nga manushaqez e vogel

Acquaformosa attraverso le foto
















sabato 19 settembre 2009

Benedetto XVI incontra l'Arcivescovo ortodosso Hilarion

Benedetto XVI incontra l'Arcivescovo ortodosso Hilarion

In visita in Vaticano su invito del Cardinale Walter Kasper

CITTA' DEL VATICANO, venerdì, 18 settembre 2009 (ZENIT.org).- Questo venerdì, Benedetto XVI ha ricevuto a Castel Gandolfo l'Arcivescovo Hilarion di Volokolamsk, Presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca.Hilarion, alla sua prima visita a Roma dopo la nomina al suo attuale incarico, aveva avuto giovedì un colloquio con il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.
Successivamente il porporato ha affermato ai microfoni di Radio Vaticana che “l'incontro ha mostrato la nuova situazione tra Chiesa cattolica e Patriarcato di Mosca: abbiamo superato tutte le tensioni che c’erano negli anni scorsi e siamo adesso in un rapporto normale, tranquillo e anche positivo, costruttivo”.
“Dapprima – ha aggiunto –, Hilarion ha espresso la sua alta stima per il Papa Benedetto XVI, che è molto apprezzato nella Chiesa ortodossa russa, e poi abbiamo parlato dei nostri rapporti, soprattutto del dialogo teologico che avrà luogo a Cipro nelle prossime settimane”.
La Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme si riunità infatti per la sua XI sessione plenaria a Cipro, dal 16 al 23 ottobre 2009, per esaminare un progetto di documento abbozzato in un incontro a Creta nel 2008.
La Commissione sta riflettendo attualmente sul ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio - quando non si era ancora verificato il Grande Scisma del 1054 -.
Un'altra questione che dovrà essere studiata è come il contenuto del primato del successore di San Pietro si sia poi evoluto nel secondo millennio, dopo la rottura tra le due confessioni, e qual è la situazione attuale dopo il Concilio Vaticano I e II.
Il tema era già stato approfondito in occasione della X Assemblea plenaria della Commissione mista che aveva riunito a Ravenna, dall'8 al 14 ottobre 2007, 30 delegati cattolici e 30 ortodossi per riflettere sul tema: “Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa: comunione ecclesiale, conciliarità e sinodalità nella Chiesa”.
A Ravenna la delegazione del Patriarcato di Mosca decise di ritirarsi in segno di protesta contro la partecipazione all’evento dei membri della cosiddetta Chiesa apostolica estone, creata dal Patriarcato di Costantinopoli nel 1996 in Estonia e da questo dichiarata “autonoma”, uno statuto che non viene riconosciuto dalla Chiesa moscovita.
“Adesso loro vogliono ritornare al tavolo del dialogo – ha spiegato il Cardinale Kasper –, hanno superato queste tensioni tra Mosca e Costantinopoli sul caso dell’Estonia, e vogliono collaborare normalmente”.
“Poi abbiamo parlato anche dei nostri rapporti bilaterali: su una mostra, un concerto che loro vogliono fare qui a Roma; io ho suggerito che anche noi possiamo fare una mostra a Mosca”, ha continuato il porporato tedesco.
“Abbiamo parlato dello scambio di preti, di teologi e tutto quello che può aiutare per migliorare i rapporti e superare anche i pregiudizi e le resistenze che esistono in Russia contro la Chiesa cattolica e contro l’ecumenismo; ma, passo dopo passo, possiamo superare anche questo”.
“Le due parti sono decise ad andare avanti”, ha aggiunto sottolineando poi che “per il momento, la visita del Papa a Mosca non è sull’agenda”, anche se “loro non rifiutano un incontro col Papa”.
Il 17 settembre, l’Arcivescovo Ilarion ha qui assistito alla preghiera serale della Comunità di Sant'Egidio nella Basilica di S. Maria in Trastevere rivolgendo poi un saluto ai presenti.
In quell'occasione, ringraziando i membri della Comunità di Sant'egidio per il loro “contributo al dialogo” e l'impegno verso i poveri e i più bisognosi, ha parlato della sfida comune rappresentata da “un mondo scristianizzato” dominato da “consumismo, edonismo, materialismo pratico e relativismo morale”.
“Soltanto insieme potremo proporre al mondo i valori spirituali e morali della fede cristiana – ha detto –; insieme potremo offrire la nostra visione cristiana della famiglia, della procreazione, di un amore umano fatto non soltanto di piacere; affermare il nostro concetto di giustizia sociale, di una più equa distribuzione dei beni, di un impegno per la salvaguardia dell´ambiente, per la difesa della vita umana e della sua dignità”.
“E' quindi ora di passare dallo scontro e dalla concorrenza alla solidarietà, al rispetto reciproco e alla stima – ha affermato –; direi anzi senza esitazione che dobbiamo passare all'amore reciproco”.
“La nostra predicazione cristiana può avere effetto, può essere convincente anche nel nostro mondo contemporaneo se sapremo vivere questo amore reciproco tra noi cristiani”, ha quindi concluso.

venerdì 18 settembre 2009

Ultime notizie dal fiorente Monastero romeno(??????)-ortodosso di Bivongi...

Perplessità bivongesi sulla possibilità di nuovi cambiamenti relativi alla custodia del nostro Monastero di San Giovanni Theristis.Da un mese a questa parte veniamo con frequenza interrogati, (da bivongesi e da quanti sono stati testimoni in questi ultimi anni delle sconcertanti vicende che hanno visto l’allontanamento da Bivongi dei due Eremiti Greci provenienti dalla Santa Montagna dell’Athos), sulla veridicità della notizia che, su richiesta del Patriarcato di Costantino-poli, il Patriarcato di Romania abbia manifestato disponibilità a “restituire” il Monastero di San Giovanni Theristis all’Arcidiocesi Greco-Ortodossa d'Italia e Malta.Non siamo naturalmente in grado di rispondere su possibili recenti contatti, relativi al nostro Monastero, intercorsi tra i Patriarcati di Costantinopoli e di Romania, in seguito alle note sentenze che riba-discono l’assoluta legittimità degli atti doverosamente compiuti dalla nostra Civica Amministrazione a salvaguardia del monumento. Nel merito della questione la Theristis International è però in grado di presentare ai suoi lettori le seguenti osservazioni:1) l’assegnazione della custodia del Monastero e la vigilanza sull’ef-fettiva idoneità dei custodi rientra tra le competenze del Comune di Bivongi;2) per questo motivo il TAR ha giustamente affermato, nel rigettare il ricorso presentato dal Metropolita ortodosso d'Italia (Sua Eccellen-za Zervos) contro il Comune di Bivongi, che il Comune non solo non ha compiuto abusi ma ha piuttosto adempiuto ad un suo preciso one-re nel revocare l’assegnazione della custodia del monumento alla Sa-cra Arcidiocesi Ortodossa d'Italia e Malta che in questi ultimi anni ha evidentemente dimostrato di non essere in grado di assicurare con stabilità l’adeguata custodia del nostro Monastero.L’allontanamento, per ben due volte, dei monaci greci custodi, inap-pellabilmente ordinato da Sua Eccellenza Zervos, pur privo di alme-no un successore idoneo ad assicurare l’immediata custodia del Mo-nastero, (assente, dunque, dal San Giovanni tanto alla partenza di P. Kosmas quanto a quella di P. Gennadios, malgrado l’espressa ri-chiesta presentata a Sua Eccellenza Zervos dalla Civica Amministra-zione nel maggio dell’anno scorso ), ha profondamente amareggiato bivongesi, pellegrini e visitatori ammirati dall’opera compiuta dai Pa-dri Kosmas e Gennadios.Nel 2008 Sua Eminenza Zervos non si è limitato a rinviare in Grecia il P. Gennadios ma ha esautorato anche il P. Nilos colpevole di avere richiesto insistentemente, come Vicario della Calabria, di non proce-dere all’allontanamento di P. Gennadios dal nostro Monastero.Come è noto il reato compiuto da entrambi i Padri consiste nell’ave-re sollecitato Venezia ad assicurare l’indispensabile necessario per la sussistenza e la custodia del nostro Monastero.Ma, a differenza dell’attenzione all’adeguata custodia e valorizzazio-ne del monumento, manifestata immediatamente dai rappresentanti in Italia dei Patriarcati di Russia e di Romania, il Patriarcato di Co-stantinopoli si è di fatto limitato a confermare tutte le decisioni adot-tate da Sua Eccellenza Zervos, (finanche le cause contro il Comune).Contatti diretti tra il nostro Comune e il Patriarcato di Costantinopoli, pur pazientemente riavviati dall’Esarchia Patriarcale, (la Commissione Ecclesiastica di inchiesta inviata nello scorso settembre in Calabria e in Sicilia da Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I), sono stati bruscamente interrotti in ottobre dello scorso anno dal rifiuto pa-triarcale di ricevere in Vaticano l’ossequio del rappresentante dell’Am-ministrazione Comunale Bivongese, ufficialmente inviato dal Sindaco, impedito di essere presente quel giorno a Roma, malgrado gli accordi presi in merito con l’Esarchia Patriarcale.Tutti questi avvenimenti hanno logorato nella nostra pubblica opinione la fiducia nei riguardi di chi ha consentito l’allontanamento da Bivongi di tutti e tre i Padri (Kosmas, Gennadios e Nilos), dei quali, forse, solo noi bivongesi conosciamo i generosi sacrifici e le tante energie spese per la rifioritura del nostro Monastero, per assicurare nuovo prestigio in Calabria al Patriarcato di Costantinopoli e per risvegliare l’abbando-nata grecità calabrese.Purtroppo i nostri Padri Aghioriti sono rimasti nell’ultimo decennio della loro permanenza al San Giovanni del tutto privi di sostegno da parte di chi invece di capirli, apprezzarli e sorreggerli, ha operato con deci-sione solo quando ha deciso di allontanarli senza neppure essere in grado di valutare le nefaste conseguenze di tali provvedimenti.Alla luce di tali eventi, non possiamo non rimanere grati a San Gio-vanni Theristis per l’imprevedibile felice conclusione della vicenda, dovuta all’arrivo di una stabile e fervente comunità monastica (mai giunta dalla Grecia in 15 anni!) appartenente alla dinamica Diocesi dei romeni ortodossi d'Italia.Da un anno l’eremo, dove hanno in precedenza operato i Padri Aghioriti, (con enormi difficoltà e solitudine, fino al loro allontana-mento voluto dalla autorità ecclesiastica greca d'Italia), è divenu-to un piccolo cenobio che, in continuità all’opera avviata dai prece-denti Padri aghioriti, accoglie tutti i visitatori.Ortodossi residenti in Calabria, insieme a pellegrini e turisti, conti-nuano ad accorrere in numero crescente, dall’Italia e dall’estero, per godere della sacralità trasmessa dal nostro Monastero.Certo non siamo in grado di conoscere il futuro. Rimane comunque importante, se vera, la notizia che responsabili ecclesiastici hanno finalmente capito il danno arrecato in Italia all’immagine della Chie-sa Ortodossa ricorrendo a vie giudiziarie avviate, in realtà, non tan-to contro il nostro Comune, quanto contro altri ortodossi rei, forse, di avere finalmente trasformato in fiorente cenobio l’eremo dove si sono sacrificati due asceti aghioriti, indimenticabili per i bivongesi che hanno avuto la sorte di essere abbandonati e infine mandati via da quella stessa autorità ecclesiastica che pretende adesso, in ogni modo, di riottenere la custodia del monumento dal quale ha ripetuta-mente allontanato quanti hanno dedicato tutte le loro forze al nostro Monastero. Comunque, al di là della veridicità della notizia (su possi-bili accordi tra greci e rumeni ortodossi relativi al futuro del nostro Monastero) rimane chiaro che l’assegnazione della custodia del Mo-nastero appartiene al nostro Comune soddisfatto della custodia assi-curata dalla comunità monastica romena subentrata a singoli Eremiti Greci.Pertanto nella male augurata ipotesi che i Padri adesso impegnati alla rifioritura del Monastero decidessero di andare via, (o fossero anche loro obbligati a lasciare il nostro Monastero, per qualunque motivo le-gale, di accordi interecclesiali o di qualunque altro genere), ricorre nell’opinione pubblica bivongese la convinzione che l’Amministrazione Comunale, (nel caso in cui dovesse procedere ad una nuova assegna-zione di custodia), non potrà di nuovo sottrarsi a vagliare anche richie-ste non provenienti da Chiese Ortodosse. Alcuni ritengono infine che il Comune debba, nell’eventualità, assumere la custodia diretta del mo-numento secondo quanto già ipotizzato all’avvio dei lavori di restauro 30 anni or sono. Bivongi, 30 giugno 2009. Theristis International.

P.S.: Scusate i punti interrogativi che mi sono permesso di inserire dopo la parola, nel titolo, "romeno". Dobbiamo senza ombra di smentita, dire, che il Monastero di San Giovanni il Mietitore di romeno non ha nulla, ad eccezione di chi attualmente lo gestisce. Quindi sarebbe opportuno specificare a chi legge, che il Monastero è e farà sempre parte dell'ortodossia dell'italia medidionale, la quale con l'ortodossia romena non ha nulla da spartire.
Lode, però solo, a questi monaci che sono stati catapultati in Calabria per sopperire alle stupidità commesse dall'Arcidiocesi Costantinopolitana di Venezia. La quale, come si suol dire, dopo aver perso i buoi, ha cercato di chiudere i cancelli. Ma era troppo tardi e le sue lacrime non sono state altro che lacrime di coccodrillo. (P. Giovanni capparelli)

mercoledì 16 settembre 2009

Dal sito Zenit.org: Notizie dal mondo

Pakistan: ucciso in carcere il ragazzo cristiano accusato di blasfemia
 Per alcuni è stata “una autentica esecuzione extra giudiziale”

KÖNIGSTEIN, mercoledì, 16 settembre 2009 (ZENIT.org).- “Siamo davvero felici che il ragazzo sia in prigione in questo momento. Almeno è al sicuro. Significa che non verrà ucciso dagli estremisti musulmani”. Così aveva detto padre Andrew Nisari, vicario generale dell'Arcidiocesi di Lahore, riferendosi al caso di un ragazzo cristiano incarcerato perché accusato di aver profanato il Corano.
L'associazione caritativa Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) aveva rivelato (cfr. ZENIT, 15 settembre 2009) che l'11 settembre scorso il ragazzo, Robert Fanish, di 20 anni, era stato arrestato in seguito alle accuse di una donna musulmana che aveva avvertito la polizia del ritrovamento, davanti alla casa del giovane, di una pagina stracciata contenente dei versetti del Corano.
A quanto pare, come sostengono leader ecclesiali locali, la donna è la madre di una ragazza musulmana diciottenne con cui il giovane aveva una relazione da tre anni. La donna, non sopportando che la figlia fosse fidanzata con un cristiano, avrebbe stracciato la pagina con i versetti del Corano buttandola davanti alla casa di Robert Fanish per farlo incappare nelle leggi contro la blasfemia in vigore in Pakistan.
La “legge sulla blasfemia” - introdotta nel Pakistan dal dittatore Zia-ul-Haq negli anni ’80 – riguarda gli articoli 295, commi b), c) e 298 commi a), b), c) del Codice Penale pakistano che condanna “quanti con parole o scritti, gesti o rappresentazioni visibili, con insinuazioni dirette o indirette, insultano il sacro nome del Profeta”.
Questa norma è divenuta però fonte di continue violenze contro cristiani e fedeli di altre religioni, sulla base spesso di accuse false o motivate da interessi meschini.
Dopo l'accaduto, che ha suscitato la violenta protesta di un gruppo di estremisti islamici che ha dato fuoco alla chiesa del villaggio – Jethki, nel distretto di Sialkot della provincia del Punjab – e ad alcune abitazioni cristiane, il ragazzo era stato arrestato mentre la polizia aveva avviato un'indagine.
Questo mercoledì, il cadavere del giovane è stato consegnato alla sua famiglia. Il corpo presentava segni sul torso e sulle braccia, provocati probabilmente da un violento pestaggio.
Secondo la polizia, Fanish si sarebbe impiccato, ma i segni sul cadavere escluderebbero questa ipotesi. I risultati dell'autopsia verranno resi noti nell'arco di pochi giorni.
Al funerale del ragazzo, a Sanbrial, hanno partecipato più di 3.000 persone. Secondo i rapporti ricevuti da ACS, dopo la cerimonia sarebbe nata una protesta per le circostanze della sua morte. La polizia sarebbe quindi intervenuta usando gas lacrimogeni per disperdere la folla.
Abolizione della legge sulla blasfemia
“E’ una legge ingiusta che chiediamo al governo di revocare. Per questo abbiamo lanciato, tramite la Commissione Giustizia e Pace, una petizione e una raccolta di firme, che presenteremo al Primo Ministro Raza Gilani”, ha detto all’agenzia Fides, mons. Lawrence Saldanha, Presidente della Conferenza Episcopale del Pakistan.
Dopo il massacro avvenuto ad agosto a Gojra, nel Punjab, e costato la vita a nove persone accusate di basfemia, il Primo Ministro, ha detto il presule, “ci aveva già manifestato il suo parere favorevole all’abolizione, per tutelare l’armonia religiosa nel paese”.
“Speriamo, dunque, che qualcosa accada – ha auspicato –. Ma è anche vero che la maggioranza dei musulmani conservatori sostiene fortemente questa legge ed è contraria a rimuoverla”
Richiesta di un'“indagine giusta”
Dopo il tragico epilogo della vicenda, l'Arcivescovo Lawrence Saldanha, si è unito ai leader protestanti delle Chiese pakistane per redarre un memorandum ufficiale in cui si richiede un'“indagine giusta” sulla morte di Robert Fanish.
Il documento è stato inviato al Presidente, al Primo Ministro Syed Gilani e al responsabile della provincia del Punjab, Shahbaz Sharif, fratello dell'ex Primo Ministro Nawar Sharif.
“Ciascuno di noi è furioso per ciò che è successo a Robert”, ha confessato padre Andrew Nisari ad ACS.
“Per noi è chiaro che la polizia l'ha ucciso”, ha aggiunto.
Per i cristiani del Pakistan, ha avvertito, “la situazione sta diventando sempre peggiore”. “C'è un'ondata di agitazioni in tutto il Paese e la gente sta cogliendo ogni opportunità per esercitare pressione sui cristiani”.
Padre Nisari ha ricordato che anche la Commissione Giustizia e Pace dell'episcopato cattolico ha chiesto al Governo un'indagine pubblica sulla morte di Robert Fanish.
Secondo gli ultimi dati forniti dall'agenzia Fides dalla Chiesa pakistana, negli ultimi 25 anni sono circa 1.000 i casi di persone accusate ingiustamente di blasfemia, fra i quali numerosi cristiani e membri di altre minoranze religiose, ma anche musulmani.
Almeno 30 persone sono morte e centinaia hanno sofferto molto per le vicende di ingiusta carcerazione, emarginazione, perdita delle proprietà, in seguito alle false accuse di blasfemia.

lunedì 14 settembre 2009

Padre Giovanni Capparelli ha inviato un messaggio ai membri di Qisha Ortodokse Arbëreshe


Care Sorelle, Cari Fratelli: con orgoglio devo comunicarvi che il nostro gruppo, giorno dopo giorno cresce. E' una sensazione meravigliosa vedere, almeno sulla carta, che l'ortodossia, la Fede con cui i nostri Padri vennero in Italia, viene recepita e ritorna ad essere amata e riverita. La conoscenza della nostra vera Fede è sinonimo di un voler ritornare a parlare della nostra condizione di minoranza linguistica e perchè no anche religiosa. Una minoranza che all'Italia ha dato uomini ed idee che si trovano non soltanto sui libri di storia, ma nel cuore e nella mente di un popolo che per tanto tempo è stato maltrattato, ma che nel corso dei secoli ha dato il meglio di se stesso integrandosi e sviluppando un immenso amore per la terra che lo ha ospitato. Il nostro popolo ha donato all'Italia uomini di scienza, politici illustri, eroi nelle varie guerre da quelle per l'indipendenza, a quelle per l'unità e per finire a quelle delle guerre mondiali; sempre con grande partecipazione e contributo di sangue. Ora un'altra cosa spetta agli arbresh (Italo-albanesi), il ritorno alla Fede dei Padri, Fede persa con l'annessione forzata al cattolicesimo romano, Fede che ha un solo nome: ORTODOSSIA.

sabato 12 settembre 2009

11 Settembre: Festa di San Elia lo Speleota - Melicuccà































































































L'11 settembre presso il Monastero ortodosso di San Elia lo Speleota in Melicuccà in provincia di Reggio Calabria, concelebrazione della Divina Liturgia in onore del Santo Calabrese.

Erano presenti fedeli delle varie giurisdizioni ecclesiastiche per onorare e pregare il Santo che visse in una grotta presso il paese di Melicuccà, che ancora si può visitare ed si può anche attingere l'acqua della fonte, dove il Santo si dissetava.

Vi presento alcune foto del Monastero.




























mercoledì 9 settembre 2009

Dal quotidiano cristiano della Chiesa Ortodossa Romena: Ziarul Lumina

Minunile Maicii Domnului în Muntele Athos
diac. George ANICULOAIE

Miercuri, 09 Septembrie 2009
Despre Muntele Athos se ştie că este un loc ocrotit şi vizitat de Maica Domnului. Dacă ochii călugărilor de aici sunt feriţi de chipul femeiesc, sunt însă binecuvântaţi cu vederea celei mai însemnate dintre femei, Fecioara Maria, Mama Domnului nostru Iisus Hristos. Acest munte, care la început era loc de închinare pentru păgâni, acum este Grădina Maicii Domnului, pe care Maica Vieţii a afierosit-o nevoitorilor, spre rugăciune. A pus şi un blestem, ca nici un picior de femeie să nu-i calce teritoriul, tocmai pentru ca rugăciunea lor să fie mai curată. Şi aşa şi este. Legătura între călugări şi Maica Domnului este atât de strânsă precum între mamă şi fiu. Aici nimic nu este cu neputinţă, minunile se întâmplă în fiecare zi. La orice chemare a lor, Maica Dumnezeului nostru vine la fiii ei pământeni şi de fiecare dată îi ajută ca şi o mamă.


Nu este călugăr în Muntele Athos care să nu-ţi vorbească despre o minune a Maicii Domnului întâmplată fie cu el, fie cu altcineva. Sunt aşa de multe încât s-a pierdut şirul lor. Doar cele ieşite din comun, sau cele despre care n-a vrut Maica să se uite, se păstrază din generaţie în generaţie, din neam în neam. La auzul lor, au venit şi oamenii din lume să se închine Maicii Domnului. Aşa se explică de ce multe dintre icoanele Fecioarei Maria sunt împodobite, uneori chiar în exces, cu bijuterii aduse drept mulţumire pentru ajutorul primit.


„Cum îndrăzneşti tu, o femeie, să calci în acest loc?“


Vatoped, una dintre cele 20 de mănăstiri aşezate pe Sfântul Munte, are nu mai puţin de şapte icoane făcătoare de minuni ale Maicii Domnului. Până şi hramul îi este închinat tot ei, „Buna Vestire“. Probabil, cea mai veche dintre ele este „Antifonitria“ sau „Împotrivă Glăsuitoarea“, pictată pe peretele pronaosului bisericii principale. Se spune că de icoana aceasta se leagă numele fiicei împăratului Teodosie cel Mare (379-395), Plachidia, unul dintre ctitorii Mănăstirii Vatoped. În anul 382, aceasta a venit aici să se închine. Vrând să intre în biserică, a auzit o voce ca de tunet, zicându-i: „Rămâi pe loc şi să nu mai cutezi a veni aici de acum înainte. Cum îndrăzneşti tu, o femeie, să calci în acest loc?“. Credincioasă fiind, fiica de împărat s-a smerit, părăsind în grabă Muntele Sfânt. Mai mult chiar, a construit cu cheltuiala ei un paraclis, lipit de peretele unde se află icoana, închinat Sfântului Mare Mucenic Dimitrie.

Şi „Vimatarisa“ sau „Ctitoriţa“ este o icoană veche, făcătoare de minuni. Minunea întâmplată cu ea s-a petrecut în urmă cu aproape 1.000 de ani, în timpul unui atac al arabilor. Paraclisierul, ierodiaconul Sava, de frică să nu piară în foc, a luat icoana Maicii Domnului şi Crucea Sfântului Constantin cel Mare şi le-a ascuns în fântâna din altar, punând în faţa lor o lumânare mare, aprinsă, pe care le-a acoperit cu scânduri şi lespezi de piatră. Dar Sava nu a scăpat de arabi, căzând în robie la ei. Întorcâdu-se după 70 de ani, a mai găsit doar câţiva călugări care se nevoiau între ruinele mănăstirii. Întrebând de icoana din fântână, nimeni dintre ei nu mai ştia nimic. Cu frică au dat lespedea la o parte şi nu mică le-a fost uimirea când au aflat icoana şi crucea plutind pe apă cu lumânarea lângă ele, de parcă atunci ar fi fost puse. Acum se află tot în altar, dar la loc de mare cinste. Se mai numeşte şi „Ctitoriţa“ pentru că a fost descoperită în timpul celor trei ctitori ai mănăstirii, Atanasie, Nicolae şi Antonie.


Maica Domnului se răzbună pe cei care i se împotrivesc


Minunea făcută de Maica Domnului cu Icoana „Paramitia“ sau „Mângâietoarea“ este mult mai evidentă, având efect şi asupra erminiei icoanei. La prima vedere, dă impresia că Fecioara Maria, care Îl are pe Pruncul Hristos în braţe, îi sărută mâna Fiului său. Dar, conform istoricului mănăstirii, icoana pictată în secolul al XIV-lea pe peretele din pronaos era sărutată în fiecare dimineaţă, la plecare, de către călugări, moment în care stareţul înmâna cheile portarului pentru a deschide poarta. Tocmai într-una dintre aceste dimineţi s-a auzit o voce blândă şi rugătoare venind dinspre icoană: „Nu deschideţi astăzi porţile mănăstirii, ci urcaţi-vă pe ziduri şi alungaţi piraţii!“. În acel moment, stareţul a văzut cum mâna Pruncului acoperă gura Maicii Sale, zicând: „Maica Mea, nu mai purta grijă de această adunătură de păcătoşi; lasă-i să fie trecuţi prin sabia piraţilor, că mult M-au supărat cu păcatele lor“. Dar Fecioara Maria, ca o mamă iubitoare, i-a luat mâna Fiului, îndemnându-i din nou pe fii săi să nu deschidă porţile. De atunci, în faţa ei arde mereu o candelă, iar în fiecare vineri se face Sfânta Liturghie în paraclisul unde a fost mutată.

Au fost şi călugări care au cedat ispitei şi s-au împotrivit Maicii Domnului. Aşa a fost cazul unui diacon, care, nervos că nu a primit de mâncare, fiindcă a fost prins cu treburile de paraclisierie din biserică, s-a întors în biserică, unde, luând cuţitul cu care curăţa ceara, s-a apropiat de icoana Preasfintei şi Preablândei Fecioare, a lovit chipul Maicii, spunând: „Îţi slujesc de atâta timp, iar tu nu te îngrijeşti nici de hrana mea?“. Imediat a curs sânge, iar diaconul a fost cuprins de diavol. Doar la rugăciunile călugărilor, Maica Domnului l-a scăpat de diavol, însă greşeala nu i-a iertat-o. Abia după trei ani de pocăinţă în faţa icoanei sale, Maica s-a arătat stareţului spunându-i că l-a iertat, numai că mâna i se va usca, iar după moarte nu va mai putrezi niciodată. Această mână se păstrează până astăzi neagră şi neputrezită. Mai târziu, un preot, necrezând cele întâmplate, a venit să vadă această icoană a Maicii Domnului - „Înjunghiata“ (secolul al XIV-lea). Îndrăznind să pună mâna în locul rănii, imediat a curs sânge, căzând mort chiar în clipa aceea.


La „Pantanasa“ bolnavii se vindecă şi astăzi


Chiar şi de magazia Mănăstirii Vatoped se leagă o minune a Maicii Domnului. Icoana „Eleovritissa“ sau „Izvorâtoarea de ulei“, pictată în secolul al XIV-lea, cinstită în mod special în vinerea din Săptămâna Luminată, se află în magazia acestei mănăstiri. În timpul Sfântului Ghenadie, care se ocupa de aprovizionarea mănăstirii, uleiul nu mai era din prisos, fiind obligat să îl folosească doar pentru nevoile bisericii. Bucătarul, nemaiavând cu ce să facă mâncarea, s-a plâns stareţului, care i-a poruncit Sfântului Ghenadie să nu se mai îngrijească de lipsa uleiului, căci Maica Domnului nu-i va lăsa şi va face milă cu ei. Şi aşa s-a şi întâmplat, încât, într-o zi, când a intrat în cămară, a văzut că vasele erau atât de pline încât uleiul curgea pe jos, ajungând până la uşă. Tot de atunci icoana are o mireasmă deosebită.

Icoana Maicii Domnului „Pirovolitisa“ („Împuşcata“) este pictată pe peretele de deasupra porţii din exteriorul mănăstirii. În anul 1822 câţiva turci au ajuns la poarta mănăstirii. Unul dintre ei a scos pistolul şi, plin de încredere, a tras în mâna dreaptă a Preasfintei Fecioare. Imediat a venit şi pedeaspa, căci diavolii, luându-l, l-au îndemnat să se spânzure de un măslin din faţa mănăstirii. Cea de-a şaptea icoană este „Pantanasa“ sau „Atotîmpărăteasa“, din secolul al XVII-lea. După spusele bătrânilor din mănăstire, este făcătoare de minuni. A salvat un tânăr care avea o viaţă necurată, ocupându-se chiar şi cu vrăjitoria. Această icoană mai are şi harul de a vindeca cancerul. Foarte mulţi bolnavi s-au vindecat după ce au citit cu credinţă Paraclisul Maicii Domnului înaintea icoanei.

martedì 8 settembre 2009

Dal sito del caro confratello e concelebrante P. Giovanni di Palermo.

OMELIA DI SUA SANTITA’
IL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO I
DURANTE L’UFFICIALE VENERAZIONE DELLE SACRE RELIQUIE
DELL’APOSTOLO ANDREA NELLA CATTEDRALE DI AMALFI
(22 ottobre 2007)
Eccellentissimo fratello Arcivescovo della città di Amalfi, Monsignor Orazio
Soricelli,
Caro fratello metropolita d’Italia e di Malta Signor Gennadio,
Eccellentissime Autorità,
Illustrissimo Signor Sindaco della città di Amalfi, dott. Antonio De Luca,
Figli diletti nel Signore,
“Con tromba sacerdotale in festa ci ha radunato Andrea, il primo figlio del coro
degli Apostoli, la prima colonna della Chiesa, il Pietro prima di Pietro, il fondamento
del fondamento, il principio del principio, il primo chiamato, colui che raduna prima
di essere radunato. Il Vangelo lo proclama il primo credente. Prima di conoscere il
fratello, rivela la vita; così tanta ricchezza ha donato a lui la domanda ‘dove abiti?’”.
Con queste ispirate parole dall’elogio di Esichio, Presbitero di Gerusalemme, al
primo chiamato Apostolo Andrea, possiamo anche noi oggi descrivere la gioia e la
benedizione che ci offre il fondatore e protettore della nostra Chiesa apostolica di
Costantinopoli, qui, nella storica città di Amalfi, dove otto secoli fa sono state
trasferite le sue sacre reliquie dalla Città regnante, che le possedeva per nove secoli
interi, come tesoro inestimabile e cimelio prezioso.
Il santo Apostolo Andrea è stato degno imitatore della passione in croce del
Signore, e sentiva come una benedizione il ricevere la stessa morte come il suo
maestro. Dimostra chiaramente questi suoi sentimenti nella storica e monumentale
risposta che diede al governatore di Patrasso Egeata, che lo minacciava con la più
tremenda morte in croce, dicendogli: “Ascoltami, Andrea, che verserai il tuo sangue;
se non mi obbedirai, ti farò perdere la tua vita sul legno della croce”.
La risposta dell’Apostolo costituisce una tra le più belle confessioni della croce
nella storia della Chiesa: “Io sono servo della croce di Cristo e devo pregare di
ricevere il trofeo della croce e non temere”. Il Santo, avendo coscienza del valore
eterno dell’anima umana e passato già - nel suo corruttibile corpo - dalla morte alla
vita eterna, era giunto a un tale coraggio - secondo Cristo - innanzi agli uomini, che
anche davanti alle più terribili torture, era rattristato più per la perdizione dei suoi
torturatori, che per la tortura del proprio corpo.
E’ dunque particolare la nostra gioia perché oggi ci troviamo davanti alle sacre
reliquie di questo importante imitatore del Signore, che da pescatore di pesci è
diventato pescatore di uomini e ha pescato “del mare razionale i pesci di forma
umana”. La loro venerazione riempie le nostre anime di letizia e gioia, perché - come
tutti sapete - Sant’Andrea non ha santificato solo la storica città di Patrasso con la sua
predicazione e la sua morte, col martirio in essa. E’ il fondatore della Chiesa di
Bisanzio, in seguito la “città delle città”, la regina e signora Costantinopoli. In questa
qualità Egli è onorato, festeggiato e posto in risalto. La sua festa è la “Festa
patronale” della Madre Santa e Grande Chiesa di Cristo, del Patriarcato Ecumenico.
Il Primo Chiamato tra i discepoli di Cristo ha fondato in essa la fede cristiana,
portando il messaggio della parola evangelica, ha affidato la città alla Madre di Dio e
ha costruito un tempio in suo onore.
Così la Chiesa apostolica di Costantinopoli trae la sua origine dal primo
chiamato tra gli Apostoli. Questa Chiesa, secondo le parole, adatte anche oggi, del
sapientissimo maestro Eugenio Bulgaris, “del grande Andrea è questo grande frutto
dall’inizio sino alla fine! E’ in mezzo alla nuvola densa dei nemici; come stella del
mattino, in mezzo alla nuvola, illumina e splende! Questa Chiesa che ha convocato
tanti Concili, che ha pubblicato e convalidato tanti canoni; questa Chiesa, che ha
illuminato grandi illuminatori, Gregorio e Crisostomo, maestri ammaestrati dal cielo.
L’antica e maggiore Roma orna come suo Apostolo Pietro il corifeo. La Nuova
Roma, Costantinopoli, il fratello del corifeo e primo chiamato degli Apostoli. I due
Apostoli fratelli sono uniti in una cosa sola: non solo la loro particolare chiamata da
parte del Signore, ma soprattutto la comune morte in croce, in imitazione della
passione del Signore.
Questo amore dei due fratelli discepoli, che rimane una realtà dinamica
nell’eternità del Regno dei cieli, ha guidato i nostri passi oggi nella storica città di
Amalfi, per dare l’onore di venerazione alle sacre reliquie di colui che per primo ha
indicato il Signore al suo fratello, Pietro il corifeo, e di portare parte di esse alla
Regina delle città, lì dove ha predicato e ha fondato il culto del Dio vero.
E’ noto, che il Santo fu il primo martire del Peloponneso. Le sue sacre reliquie
erano custodite nel luogo del suo martirio, Patrasso, durante i primi quattro secoli
cristiani, come viva testimonianza della vera predicazione sulla Risurrezione della
Chiesa in Peloponneso. Nel quarto secolo, il primo imperatore cristiano, Costantino il
Grande, ha trasportato da Patrasso alla regnante Costantinopoli queste sacre reliquie
dell’Apostolo Andrea e le ha deposte nella Chiesa dei Santi Apostoli, che destinava
anche a luogo della sua sepoltura. L’imperatore e la Chiesa di Costantinopoli
desideravano avere le reliquie del suo fondatore, e cosi riconfermare anche nella
prassi l’origine della fede vissuta nei tempi apostolici.
Quando nel sesto secolo l’imperatore Giustiniano I decise di restaurare la
Chiesa dei Santi Apostoli, si fece una nuova ricognizione delle reliquie del protettore
della Chiesa della Nuova Roma. Durante la solenne inaugurazione del tempio, il
nostro predecessore, il Patriarca Ecumenico Menas (536-552) depose le reliquie del
Santo sotto l’altare, dove sono rimaste per secoli.
Oggi, dunque, gioisce e si rallegra, insieme con noi, tutta la Chiesa , quella
celeste e quella terrestre, perché “chi altro tra i cori dei Santi deve di più onorare la
Chiesa di Costantinopoli o chi altro glorificare se non questo grande Apostolo, da cui
riconosce la sua prima origine, stabilimento e fondazione?
Si rallegra anche il venerato nostro predecessore al Trono di Costantinopoli,
San Giovanni Crisostomo. E crediamo come particolare benedizione del santo
Crisostomo il fatto che il ritorno di parte delle sacre reliquie del fondatore della
Chiesa che egli aveva guidato, coincide con l’anniversario del compimento di 1.600
anni dalla sua santa dormizione, e la dedica a lui di questo anno 2007. Tramite le
preghiere sue e di tutti i santi Patriarchi di Costantinopoli, una parte delle sacre
reliquie dell’Apostolo tornano oggi nel luogo dove con venerazione erano custodite
per nove secoli interi.
Il Signore ha donato a Roma Antica le reliquie dei Suoi corifei Apostoli,
mentre alla Nuova Roma dona oggi di nuovo reliquie del suo Apostolo primo
chiamato, che nei tempi del Santo Crisostomo custodivano gli stessi imperatori, con
la loro simbolica sepoltura nel cortile della chiesa dei Santi Apostoli, mentre
l’apostolo si trovava dentro la chiesa. Così, i Re diventavano “portieri del pescatore”,
come molto bene scrive il santo Crisostomo.
Ritornati a Costantinopoli ricorderemo sempre con gratitudine
l’Arcivescovo di questa città, l’Eccellentissimo fratello signor Orazio Soricelli, per la
grazia che ci ha offerto oggi; il diletto Sindaco e i suoi cari cittadini, che tanto
gentilmente ci hanno accolto e onorato con la nostra proclamazione a cittadino
onorario della loro città. Particolare gratitudine dobbiamo al Santissimo fratello, il
Papa Benedetto XVI, che ci dona oggi un tesoro inestimabile e ha dato il suo accordo
al ritorno del fondatore della Chiesa apostolica di Costantinopoli - anche
corporalmente – tra il suo gregge, tramite le sue sacre reliquie. Questo gesto rimarrà
per sempre come dimostrazione di fatto del suo amore per il Patriarcato Ecumenico - che ha visitato un anno fa - e della sua volontà per il rafforzamento dei legami di
pacifica coesistenza con esso.
Le sante reliquie che dopodomani porteremo alla nostra città, saranno
depositate “con attenzione e pietà” nella venerabile chiesa Patriarcale di San Giorgio,
grande martire, per la santificazione dei fedeli. E’ un grande onore per noi. Però, il
più grande debito nostro è di conservare lo spirito dell’Apostolo. Perché “Dio è
Spirito; e quelli che l’adorano, devono adorarlo in spirito e verità” (Gv 4,24).
Se abbiamo lo spirito del primo chiamato e il suo pensiero di martirio, allora
teniamo ugualmente l’Apostolo che nessuno può toglierci. Nessuna guerra, nessuna
conquista, nessuna sottomissione, potranno togliercelo. Se abbiamo le sue sacre
reliquie e non conserviamo il suo spirito, sicuramente esse non ci saranno utili.
Perciò, lottiamo tutti, affinché con il nostro modo di vita e la nostra partecipazione al
pensiero di martirio del Santo, onoriamo degnamente lui, imitando tutto ciò che ha
subito per Cristo. Le sacre reliquie saranno il mezzo d’aiuto a questo fine, perché in
esse vedremo valori secolari, una persona amata, eventi sacri, e soprattutto la Croce
di Cristo, l’arma imbattibile nei secoli della nostra salvezza.
Che il santo Apostolo Andrea sia stabile protettore e intercessore di tutti i
presenti in questa storica cerimonia, e protegga sempre la storica città di Amalfi.

lunedì 7 settembre 2009

Divina Liturgia mensile ad Acquaformosa (CS)

Chiesa Ortodossa Italo-Albanese


Patriarcato di Mosca




Cappella Ortodossa Arbreshe
"Santa Caterina Megalomartire"
Domenica 13 Settembre 2009
Domenica XIV di Matteo
Memoria della deposizione della preziosa
Cintura della Santissima Madre di Dio
Tono V
(Calendario Giuliano)

Antifone della festa:

I Antifona

1) Lettore: Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo,ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste.
Coro: Tes presvìes tis Theotòku,Sòter, sòson imàs.
Lettore: Dhòxa to Patrì, kje to Iiò, kje to Aghìo Pnèvmati.
Kje nin, kje aì, kje is tus eònas ton eònon. Amìn.
Coro: Tes presvìes tis Theotòku,Sòter, Sòson imàs.

II Antifona

2) Lettore: O Kìrios evasìlefsen, efprèpianenedhìsato,
enedhìsatoo Kìrios dhìnamin ke periezòsato.
Coro: Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàsek nekròn, psàllondàs si: Alliluia.
Lettore: Dhòxa to Patrì, kje to Iiò, kje to Aghìo Pnèvmati.
Kje nin, kje aì, kje is tus eònas ton eònon. Amìn
Coro: O monoghjenìs Iiòs kje Lògos tu Theù, athànatos ipàrchon,
kje katadhexàmenos dhià tin imetèran
sotirìan sarkothìne ek tis Aghìas Theotòku kje aiparthènu Marìas,
atrèptos enanthropìsas, stavrothìs te, Chrìstè o Theòs,
thanàto thànaton patìsas, is on tis Aghìas Triàdos,
sindhoxazòmenos to Patrì kje to Aghìo Pnèvmati, sòson imàs.

III Antifona

3) Lettore: Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo,alalàxomen to Theò toSotìri imòn.

Coro: Ton sinànarchon Lògon
Patrì ke Pnèvmati, ton ek
Parthènu techtènda is sotirìan
imòn, animnìsomen,
pistì, ke proskinìsomen;
òti ivdhòkise sarkì anelthìn
en to stavrò, ke thànaton
ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas
en ti endhòxo anastàsi aftù.


Tropari - Tono V

Ton sinànarchon Lògon
Patrì ke Pnèvmati, ton ek
Parthènu techthènda is sotirìan
imòn, animnìsomen,
pistì, ke proskinìsomen;
òti ivdhòkise sarkì anelthìn
en do stavrò, ke thànaton
ipomìne, ke eghìre tus tethneòtas
en ti endhòxo anastàsi aftù.

Tropario del Santo del giorno

Madre di Dio sempre vergine,
protezione degli uomini, hai donato
alla tua città, come potente riparo,
la veste e la cintura del tuo corpo immacolato,
rimaste incorrotte grazie al tuo parto senza seme:
in te infatti natura e tempo sono rinnovati.
Noi dunque ti supplichiamo di donare a tutta la terra
la pace, e alle anime nostre la grande misericordia.

Tropario del Santo della Chiesa

Cantiamo la sposa di Cristo degna di ogni lode,
la divina Caterina, protettrice del Sinai,
nostro aiuto e soccorso:
essa ha splendidamente chiuso la bocca
con la spada dello spirito ai più abili
tra gli empi, ed ora incoronata come martire,
chiede per tutti la grande misericordia.

Kondakion

Prostasìa * ton Christianòn
akatèschinde, * mesitìa *
pros ton Piitìn ametàthete, *
mi parìdhis * amartolòn
dheìseon fonàs, * allà pròfthason,
os agathì, * is tin
voìthian imòn * ton pistòs
kravgazòndon si: * Tàchinon
is presvìan * ke spèfson is
ikesìan, * i prostatèvusa aì,
Theotòke, ton timòndon Se.



APOSTOLOS (Gal. 6, 11-18)

- Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici
la tua eredità. (Sal. 27,9).
- A te, Signore, io grido; non restare in
silenzio mio Dio. (Sal. 27,1).

Lettura dalla prima epistola di Paolo ai Galati.

Fratelli, vedete con che grossi caratteri
vi scrivo, ora, di mia mano. Quelli che
vogliono fare bella figura nella carne, vi
costringono a farvi circoncidere, solo
per non essere perseguitati a causa della
croce di Cristo. Infatti neanche gli stessi
circoncisi osservano la legge, ma vogliono
la vostra circoncisione per trarre vanto
dalla vostra carne. Quanto a me invece
non ci sia altro vanto che nella croce del
Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo
della quale il mondo per me è stato crocifisso,
come io per il mondo. Non è infatti
la circoncisione che conta, né la non
circoncisione, ma l’essere nuova creatura.
E su quanti seguiranno questa norma
sia pace e misericordia, come su tutto
l’Israele di Dio. D’ora innanzi nessuno
mi procuri fastidi: difatti io porto le stigmate
di Gesù nel mio corpo. La grazia
del Signore nostro Gesù Cristo sia con
il vostro spirito, fratelli. Amin.

Alliluia (3 volte)
- Ho innalzato un eletto tra il mio popolo:
ho trovato Davide, mio servo, e l’ho unto
con il mio olio santo. (Sal. 88, 20b-21).
Alliluia (3 volte)
- La mia mano è il tuo sostegno, il mio
braccio è la tua forza. (Sal. 88,22).
Alliluia (3 volte)


VANGELO (Giov. 3, 13-17)

Disse il Signore: “Nessuno è mai salito
al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che
è disceso dal cielo. E come Mosè innalzò
il serpente nel deserto, così bisogna
che sia innalzato il Figlio dell’uomo,
perché chiunque crede in lui abbia
la vita eterna”. Dio infatti ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio unigenito,
perché chiunque crede in lui non
muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non
ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare
il mondo, ma perché il mondo si
salvi per mezzo di lui.

KINONIKON

Enìte ton Kìrion ek ton uranòn;
enìte aftòn en tis ipsìstis.
Alliluia (3 volte).