lunedì 31 gennaio 2022

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 La creazione del crisma come coercizione

 per "riconoscere" gli scismatici

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 25 gennaio 2022

 

il patriarca Bartolomeo sta preparando una sorpresa per le Chiese alla Benedizione del santo crisma? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo del Fanar ha invitato al suo posto rappresentanti delle Chiese locali per la creazione del crisma. Insieme a loro, potrebbe partecipare anche Dumenko. Cosa significa questo per l'Ortodossia?

Nel suo messaggio di Natale, il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli ha annunciato che nell'aprile 2022 il Fanar avrebbe tenuto il servizio della Benedizione del santo crisma, il quarto nel suo ministero patriarcale. Per tradizione, a questa cerimonia prendono parte rappresentanti della maggior parte delle Chiese ortodosse locali, in particolare quelle che ricevono l'olio santo direttamente dal capo del Fanar.

Quest'anno il rito del crisma è di particolare importanza poiché può prendervi parte un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". A questo proposito sorge una serie di questioni, la principale delle quali è se la presenza di Sergej Dumenko (o di uno dei suoi associati) al rito diventerà il riconoscimento de facto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" da parte di altre Chiese.

Cos'è il crisma e perché è necessario?

Il crisma (detto anche miro, un olio per unzioni sacre) è, secondo il Canone 6 del Concilio di Cartagine, "una miscela di varie essenze profumate", consacrata durante uno speciale rito liturgico. Il crisma è preparato con una base di olio d'oliva e con l'aggiunta di vino bianco e di circa 40 diverse essenze (il Patriarcato di Costantinopoli ne utilizza 57), tra cui: incenso, petali di rosa, di violetta, radici speziate e di galanga, noce moscata, rosa, limone, olio di chiodi di garofano e molto altro.

Anticamente il crisma era preparato solo dai vescovi, che lo davano ai sacerdoti per ungere i nuovi battezzati. Al tempo degli apostoli e dei loro discepoli, il numero di chi desiderava ricevere il santo battesimo non era così grande. Gli apostoli (e poi i vescovi) imponevano le mani su ogni neofita dopo il battesimo – per conferirgli il dono dello Spirito Santo (secondo l'arciprete A. Schmemann). Tuttavia, a causa del numero sempre crescente di nuovi battezzati (e, di conseguenza, dell'impossibilità di fare imposizioni delle mani su ciascuno di loro), la Chiesa ha deciso di preparare un olio speciale (crisma, o miro), attraverso il quale i credenti ricevevano i doni dello Spirito Santo attraverso un'unzione. A proposito, già nelle lettere apostoliche il dono dello Spirito Santo, che i cristiani possiedono, è talvolta chiamato "unzione" (1 Gv 2:20; 2 Cor 1:21), esecondo il canone 48 del Concilio di Laodicea, "i battezzati devono essere unti dopo il battesimo con il crisma celeste per essere partecipi del regno di Cristo".

Così, l'olio santo è stato usato nella Chiesa fin dall'inizio per l'unzione dei cristiani appena illuminati. Inoltre, nella pratica liturgica della chiesa, si usa il crisma:

  • per ungere le persone che diventano cristiani ortodossi, che provengono da altre denominazioni e il cui battesimo è considerato valido;

  • per consacrare il santo trono dell'altare e le mura nelle nuove chiese;

  • per santificare le icone e i luoghi di sepoltura di sacre reliquie;

  • un tempo, per ungere re e imperatori ortodossi per il loro servizio regale.

La Chiesa tratta il santo crisma in modo appropriato, come oggetto di grande santità. Per esempio, san Cirillo di Gerusalemme paragona il crisma al sacramento dell'eucaristia: "Guardatevi dal pensare che questo olio santo sia semplicemente olio comune e nient'altro. Dopo l'invocazione dello Spirito, non è più olio comune ma un dono di Cristo, e per la presenza della sua divinità diventa lo strumento attraverso il quale riceviamo lo Spirito Santo. Mentre i nostri corpi sono unti simbolicamente, sulla nostra fronte e sui nostri sensi, con questo olio che vediamo, le nostre anime sono santificate dal santo Spirito datore di vita".

Pertanto, il rito del crisma non deve essere considerato irrilevante. Questo è il servizio divino più importante, che non tutti i vescovi ortodossi possono svolgere.

Chi ha il diritto di fare il crisma, e come si collega questo diritto allo stato d'autocefalia di una Chiesa?

Come accennato in precedenza, inizialmente i vescovi dell'una o dell'altra Chiesa avevano il diritto di fare l'olio santo. Tuttavia, molto presto questo diritto fu assegnato esclusivamente alle principali sedi della Chiesa ortodossa.

Oggi, secondo la tradizione consolidata, le Chiese di Costantinopoli, russa, bulgara, romena, serba e georgiana consacrano autonomamente il crisma.

Dal punto di vista della Chiesa russa, il diritto di fare il crisma è prerogativa esclusiva della Chiesa autocefala. Ecco perché, concedendo l'indipendenza alle Chiese polacca, cecoslovacca e americana, la Chiesa ortodossa russa ha conferito loro il diritto di preparare autonomamente il miro.

Un punto di vista completamente diverso è quello del Patriarcato di Costantinopoli. Là credono che il diritto di fare il crisma appartenga al capo del Fanar, che può (o dovrebbe) concelebrare con i rappresentanti delle Chiese locali. È per questo motivo che nel Tomos d'autocefalia delle Chiese greca, albanese, polacca, della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, nonché nel Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" emesso dal Fanar, è prescritto di ricevere il miro dal Patriarcato di Costantinopoli. Inoltre, l'antico Patriarcato di Gerusalemme riceve il crisma dal Fanar.

Tutti coloro che ricevono il crisma dal Patriarcato di Costantinopoli lo considerano un atto di amore fraterno più che di dipendenza canonica. Ma il Fanar ha una visione diversa su questo argomento.

Per esempio, nel tomos d'autocefalia della Chiesa romena, emesso dal Fanar nel XIX secolo, c'era anche una clausola secondo la quale questa Chiesa doveva ricevere il crisma dal Patriarcato di Costantinopoli. Ma i romeni non erano d'accordo con questo stato di cose e, ricevuto il tomos, essi stessi fecero il crisma nella cattedrale di Bucarest, redigendo in questa occasione un atto speciale, in cui si sottolineava che il crisma era fatto "secondo i santi canoni e decreti della Chiesa ortodossa". Questo atto dei romeni indignò il Fanar e il patriarca Ioakim ritenne che il Patriarcato rumeno avesse rotto l'unità con la Chiesa di Costantinopoli. In altre parole, il Fanar vedeva nel dare il crisma ai romeni non una manifestazione di "amore fraterno", ma una dipendenza canonica.

La questione non ebbe fine lì, e il Sinodo del Patriarcato romeno, accusando il Fanar di rivendicare il primato ecumenico nella Chiesa, dichiarò che "i canoni della Chiesa non attribuiscono il diritto di santificare il crisma a nessun patriarca... La cresima è un sacramento, e la Chiesa deve possedere tutti i mezzi per amministrare questo sacramento per l'elevazione della vita cristiana. Cercare questo mezzo di santificazione in altre Chiese significherebbe che la Chiesa non possiede tutti i mezzi di santificazione e di salvezza. La santificazione del crisma è dunque un attributo indispensabile di ogni Chiesa autocefala".

Dopo diversi anni di confronto, nel 1885 Costantinopoli riconobbe l'autocefalia romena a nuove condizioni, mentre il Patriarcato romeno preparava ancora il crisma in modo indipendente.

Quindi, se per la Chiesa russa il crisma è uno dei segni dell'indipendenza della Chiesa, per il Patriarcato di Costantinopoli è un altro "privilegio" del Fanar, che può essere utilizzato in determinate situazioni. Come esempio, per "pacificare" coloro che sono troppo ribelli o per "persuadere" i disobbedienti.

La creazione del crisma nel 2022: un possibile sviluppo

Oggi nella Chiesa di Costantinopoli (proprio durante il patriarcato di Bartolomeo) si è instaurata una tradizione secondo la quale il crisma si fa una volta ogni 10 anni. Pertanto, l'attuale capo del Fanar ha eseguito il rito del crisma nel 1992, nel 2002 e nel 2012, mentre il successivo si svolgerà nell'anno in corso 2022.

Va qui sottolineato che in tutte e tre le precedenti occasioni rappresentanti delle Chiese ortodosse locali hanno partecipato ai servizi del Patriarcato di Costantinopoli, durante i quali è stato consacrato il miro. Ad esempio, nel 2012, i vescovi dei Patriarcati di Alessandria, Antiochia, Gerusalemme, Serbia, delle Chiese di Cipro, Grecia, Albania, Polonia e Repubblica Ceca, i vescovi di Creta, Finlandia ed Estonia hanno visitato il Fanar. Tutti potrebbero essere presenti anche nel 2022 se non per un "ma" – Sergej Dumenko potrebbe benissimo partecipare al servizio della Benedizione del santo crisma. Cosa significa questo?

Per rispondere a questa domanda, occorre ricordare che il rito del crisma viene compiuto durante la Divina Liturgia. Saltiamo i dettagli dei tre giorni di preparazione per questo evento e procediamo direttamente alla parte principale. Il Giovedì Santo, durante la Divina Liturgia, dopo le invocazioni "Dio Onnipotente abbia misericordia di noi..." e "Stiamo attenti", tutti si inginocchiano e il patriarca legge le preghiere speciali per la consacrazione del crisma. Al termine della Divina Liturgia, il miro appena benedetto è trasferito dalla chiesa al crismario patriarcale, e fa seguito il congedo della Divina Liturgia.

In altre parole, tutti coloro che partecipano al rito del crisma concelebrano alla Liturgia. Ciò significa che se Dumenko assisterà nella funzione al Fanar nell'aprile 2022, tutti quelli che riceveranno la comunione con lui riconosceranno "automaticamente" la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Questo è molto probabilmente ciò che spera il patriarca Bartolomeo.

Il fatto è che il Patriarcato di Costantinopoli comprende che la questione della legalizzazione degli scismatici ucraini è entrata in una fase di "congelamento". Tra le Chiese locali sono già state stabilite alcune posizioni in merito alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". C'è chi ha riconosciuto questa organizzazione (parti delle Chiese greca e cipriota e il Patriarcato di Alessandria), c'è chi si oppone apertamente (Chiese russa, di Gerusalemme, albanese, polacca e serba), c'è chi esprime solo un tacito disaccordo (Chiese romena, georgiana, antiochena e delle Terre Ceche e Slovacchia). Questa situazione non si addice ai fanarioti, perché vedono chiaramente che il tempo non gioca a loro favore: più a lungo dura l'attuale stato di "guerra fredda" tra le Chiese, maggiori sono le possibilità che l'influenza e l'autorità della Chiesa russa crescano e quelle del Fanar diminuiscano.

Ecco perché, dopo aver utilizzato l'aiuto dei suoi "amici" del Dipartimento di Stato per riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e non avendo ottenuto praticamente nulla dalle "Chiese non greche" (neppure tutte le Chiese greche riconoscono gli scismatici ucraini), il patriarca Bartolomeo ha deciso di ricorrere all'ultimo argomento: il ricatto. Ha detto che chi si rifiuta di concelebrare con Dumenko al rito del crisma, rimarrà senza l'olio santo, e quindi non potrà battezzare bambini o consacrare chiese.

D'altra parte, tutti i primati sono ben consapevoli che la presenza di Dumenko al Fanar il giovedì santo è più che probabile. Pertanto, quelle Chiese che vi inviano i loro rappresentanti acconsentiranno effettivamente a concelebrare con gli scismatici, il che significa che loro stessi diventeranno scismatici. Quindi, si scopre che il rito della Benedizione del santo crisma nel 2022 metterà tutto al suo posto.

Naturalmente, ora è difficile indovinare quale dei primati ortodossi oserà inviare i propri rappresentanti a concelebrare con Dumenko. Si può solo sperare che tra loro non ci saranno vescovi delle Chiese serba, antiochena, georgiana e bulgara. Ci auguriamo anche che le Chiese polacca e romena abbiano sufficiente auto-consapevolezza canonica per opporsi a un culto congiunto con gli scismatici ucraini. Chi è rimasto?

In primo luogo, coloro che hanno già riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": le Chiese di Grecia, Cipro e Alessandria. I rappresentanti di queste Chiese (e possibilmente i loro primati) andranno sicuramente al Fanar.

In secondo luogo, c'è chi non ha riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma la cui partecipazione al crisma è messa in discussione. Si tratta della Chiesa albanese e della Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia.

La Chiesa albanese, sebbene si opponga alla legalizzazione dello scisma ucraino, nello spirito è ancora più greca che albanese. Quindi, può essere motivata dall'etnofiletismo e dall'ellenismo piuttosto che dal diritto canonico.

La Chiesa delle Terre Ceche e della Slovacchia, sebbene parli negativamente della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", è, in primo luogo, la più giovane di tutte le Chiese locali e, in secondo luogo, è sotto la più forte pressione del Patriarcato di Costantinopoli. E a causa di questa pressione, può vacillare (cosa che si spera non accada).

Inoltre, non abbiamo menzionato il Patriarcato di Gerusalemme. Anche qui tutto è molto complicato perché se la posizione del patriarca Teofilo sulla "questione ucraina" è piuttosto negativa, è invece piuttosto positiva la posizione del rappresentante permanente della Chiesa di Gerusalemme al Fanar.

Gli scenari del Fanar

Affinché le Chiese locali non si "oppongano" in modo particolare alla concelebrazione con un rappresentante della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il Fanar può far partecipare al servizio del crisma non Dumenko ma qualcuno meno odioso. Per esempio, un vescovo con una "reputazione canonica impeccabile", come l'ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina Aleksandr (Drabinko) o l'altro ex metropolita della Chiesa ortodossa ucraina, Simeon (Shostatskij). La scelta di quest'ultimo è ancora più probabile: non è noto per scandali sessuali, inoltre, non ha contestato Bartolomeo durante la sua visita in Ucraina. Ma anche concelebrare con Shostatskij è una deviazione nello scisma, nonostante la sua ordinazione canonica.

In ogni caso, è tempo che le Chiese locali decidano con chi stanno: con Cristo o con il Fanar. È chiaro che chi non andrà a Istanbul dovrà risolvere il problema di come ottenere il crisma per se stessi. Ma non c'è da preoccuparsi perché la storia della Chiesa conosce già casi del genere.

Per esempio, quando il Patriarcato di Costantinopoli dichiarò scismatica la Chiesa bulgara, i bulgari ricevettero il crisma prima della rivoluzione del 1917 dalla Chiesa russa e, dopo la rivoluzione, dal Patriarcato romeno. Dal 1945, la Chiesa bulgara esegue da sola il rito del crisma. Quelle Chiese che non accetteranno di concelebrare con gli scismatici al Fanar possono seguire la stessa strada: ricevere il crisma dalle Chiese bulgara, romena, georgiana, serba, russa, oppure prepararlo da sé, poiché nessun canone prescrive chi ha il diritto di celebrare questo sacramento. In questo caso, l'esempio della Chiesa romena (si veda sopra) è più che indicativo.

Comunque sia, speriamo che l'aprile 2022 sia un punto di svolta e che dimostri la reale situazione nella Chiesa ortodossa. Se il patriarca Bartolomeo si trova circondato solo dai suoi satelliti provenienti da Grecia, Cipro e Africa, allora potrebbe capire il fallimento della sua idea di legalizzare lo scisma ucraino.

In caso contrario, tutti i cristiani ortodossi potranno vedere di persona quale delle Chiese locali si è messa alla pari con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

venerdì 28 gennaio 2022

Il demonio si incunea anche tra i parlamentari della Repubblica di Moldova trovando adepti che interferiscono con la Chiesa e le sue scelte di Fede. (http://www.ortodossiatorino.net)(

 La Chiesa di Moldova denuncia pressioni politiche

di Konstantin Mikolenko

Unione dei giornalisti ortodossi, 26 gennaio 2022

 

 

la cattedrale della Natività di Cristo a Chișinău. Foto: sobory.ru

La Chiesa ortodossa moldava non approva i tentativi di alcuni politici di costringere la Chiesa a sostenere la linea del partito al governo.

La Chiesa ortodossa moldava ha dichiarato inammissibili i tentativi di ingerenza politica negli affari della Chiesa, secondo il sito ufficiale della Metropolia di Chișinău e della Moldova.

La dichiarazione corrispondente è stata rilasciata in risposta alla retorica del deputato del parlamento moldavo Oazu Nantoi, del Partito Azione e Solidarietà oggi al governo. Questi ha chiesto che la metropolia di Chișinău e della Moldova della Chiesa ortodossa russa esprimesse la sua posizione su Ucraina e Transnistria, come riferisce EADaily.

"Oggi è il momento di dimostrare che la metropolia di Moldova sostiene il popolo della Repubblica di Moldova, che appartiene alla Repubblica di Moldova e che non è un feudo ideologico della Chiesa ortodossa russa", ha affermato Nantoi. Ha anche accusato la Chiesa di Moldova di "tollerare le attività anti-statali dell'arcivescovo Savva di Tiraspol e Dubosari", sotto il cui omoforio stanno gli ortodossi della Repubblica di Transnistria, non riconosciuta.

La Chiesa ortodossa di Moldova non accetta alcuna forma di interferenza dei politici negli affari della Chiesa.

"È allarmante l'incoerenza delle dichiarazioni di alcuni politici, che chiedono il silenzio totale e la non ingerenza della Chiesa nella sfera politica, e poi chiedono direttamente dichiarazioni e posizioni su determinate questioni", ha affermato la Metropolia di Chișinău e della Moldova.

Inoltre, la Chiesa ortodossa di Moldova ha osservato che essa rimane l'unica istituzione di cui si ha fiducia "da entrambe le parti del Dniestr".

"Con la sua visita a Tiraspol, il metropolita di Chișinău e di tutta la Moldova ha dimostrato molto chiaramente che mentre non c'è unità a livello politico tra Moldova e Transnistria, questa unità non è mai cessata a livello ecclesiastico, e la regione del Dniestr è ancora oggi territorio canonico della Chiesa ortodossa di Moldova, dove i fedeli sono sempre felici di salutare il loro vescovo, il metropolita Vladimir.

In precedenza, il metropolita di Moldova ha detto alle autorità che è impossibile promuovere leggi contrarie alla fede.

venerdì 14 gennaio 2022

http://www.ortodossiatorino.net (Il Fanar vuole alzare la voce........)

 Metà del clero del Patriarcato d'Alessandria

 vuole entrare nella Chiesa ortodossa russa

di Andrej Ivanov

Unione dei giornalisti ortodossi, 12 gennaio 2022

 

il sacerdote Georgij Maksimov. Foto: pravoslavie.ru

Il clero africano vuole lasciare la Chiesa d'Alessandria a causa dell'ellenismo impiantato dai vescovi greci, ha affermato il sacerdote Georgij Maksimov.

Circa la metà del clero del Patriarcato di Alessandria desidera trasferirsi alla Chiesa ortodossa russa perché i vescovi greci hanno ignorato i bisogni dei cristiani ortodossi africani e hanno imposto loro l'ellenismo. Lo ha detto il sacerdote Georgij Maksimov, dottore in teologia, membro della Presenza interconciliare della Chiesa ortodossa russa, nell'aula magna dell'Università ortodossa russa "Krapivenskij 4", secondo il canale Telegram del Centro 'Khrizma'.

Il sacerdote ritiene che la presenza della Chiesa russa nel continente africano aiuterà a promuovere l'Ortodossia locale e a sanare gli scismi precedenti, ma ciò richiede sforzi e fondi significativi. Padre Georgij prevede che ciò continuerà per più di un anno sotto lo stretto controllo degli oppositori della Chiesa ortodossa russa.

In precedenza, il Patriarcato di Alessandria aveva deciso di ordinare 6 nuovi vescovi, 5 dei quali greci.

Come riportato dall'Unione dei giornalisti ortodossi, la Chiesa ortodossa russa ha istituito l'Esarcato patriarcale d'Africa e ha deciso di ricevere 102 chierici del Patriarcato d'Alessandria, provenienti da otto paesi africani, che non sono riusciti a persuadere i loro vescovi a non riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e a non entrare in comunione con gli scismatici.

Successivamente, la Chiesa d'Alessandria ha espresso "profondo dolore" per l'istituzione dell'Esarcato, mentre il Fanar ha dichiarato che si sarebbe impegnato a fare tutto il possibile per ristabilire l'ordine canonico in Africa.

mercoledì 5 gennaio 2022

http://www.ortodossiatorino.net

   La descrizione della Russia pre-rivoluzionaria fatta da  san Giovanni di Kronstadt sembra quella degli Stati Uniti di oggi

di Matthew Slavko

Russian Faith, 2 gennaio 2022

 

Queste note sulle osservazioni e le profezie di san Giovanni riguardanti la Russia ci mostrano quanto sia terribile abbandonare Dio, quali conseguenze ciò ha su un'intera nazione e come tutti siano ritenuti responsabili. È un severo avvertimento per tutti noi.

Leggendo le opere, i diari e i sermoni del santo giusto Giovanni di Kronstadt (1829-1908), l'arciprete Vladimir Vigiljanskij scrisse su Facebook come un inquieto presentimento del sanguinoso futuro della Russia tormentasse il santo, che cercava continuamente le cause delle catastrofi future che attendevano il popolo russo al crollo della sua statualità. I suoi pensieri e le sue profezie colpirono molti: il governo, i pensatori, i liberali, l'intellighentsia, i giornalisti e, soprattutto, il clero. I discorsi di san Giovanni erano sempre accompagnati da pretese altissime e inesorabili, prima di tutto verso se stesso, ed è per questo che ci si può fidare delle sue parole.

"La Russia ha dimenticato il Dio salvifico; ha perso la fede in lui, ha abbandonato la Legge di Dio, si è resa schiava di ogni sorta di passioni, ha divinizzato la cieca ragione umana. Ha sostituito l'onnisciente, santa e retta volontà di Dio con il fantasma della libertà peccaminosa, ha spalancato le porte a ogni sorta di oltraggio, e quindi diventerà smisuratamente impoverita e sarà svergognata davanti al mondo intero, la degna ricompensa per il suo orgoglio, per la sua sonnolenza, inerzia, venalità e freddezza verso la Chiesa di Dio. Dio ci punirà per i nostri peccati; la Sovrana Signora non tenderà la mano per aiutarci. La Russia può essere definita un regno del Signore. Questo è ovvio da un lato. Dall'altro, a causa del loro ateismo ed empietà molti russi della cosiddetta intellighentsia, che hanno deviato dalla retta via, hanno apostatato dalla fede e la deridono in ogni modo, dopo aver calpestato tutti i comandamenti del Vangelo e aver permesso ogni tipo di depravazione nella nostra vita: il regno russo non è il regno del Signore, ma un vasto e sterminato regno di satana...

"Voi pastori che governate, che ne avete fatto del vostro gregge? Il Signore porterà via le sue pecore dalle vostre mani! Il Signore vigila soprattutto sul comportamento dei vescovi e dei sacerdoti, sulle loro attività illuminanti, sul compimento dei sacri riti, sulla pastorale... L'attuale terribile degrado della fede e dei costumi dipende molto dalla freddezza verso il loro gregge di molti vescovi e delle schiere del clero in genere.

"I nostri padri hanno peccato, ma chiamavano peccato il peccato; i liberali di oggi però peccano e cercano di giustificare il peccato, come se fosse un atto lecito. Prendete i peccati della carne: tutto questo secondo la loro opinione non è solo semplice debolezza della natura umana, ma sono le leggi stesse della natura e le sue esigenze.

"La Russia sta annaspando, soffrendo, tormentata dalla sua sanguinosa lotta interiore, dai cattivi raccolti e dalla carestia, dai prezzi spaventosamente alti, dall'empietà, dall'estremo degrado morale. Tempi malvagi: le persone si sono trasformate in animali, persino in spiriti maligni. Il governo è diventato debole. Esso stesso ha inteso in modo erroneo la libertà che ha concesso al popolo. Il male è aumentato in Russia fino a proporzioni mostruose ed è diventato quasi impossibile porvi rimedio.

"Quando si vedono le conseguenze della totale mancanza di sottomissione alle autorità e dell'inerzia dei membri subordinati della società (e con questa inerzia cessa l'azione del governo, come se il sangue cessasse di circolare in un corpo organico) allora tutto nella società muore, decade, si disgrega; la sicurezza sociale scompare e i membri della società si attaccano a vicenda, una furia totale di furto, saccheggio, inimicizia e omicidio".

Ed ecco alcune altre osservazioni del santo:

"Quali mali non hanno commesso il popolo russo e le persone che vivono in Russia? Di quali peccati non si sono corrotti? Qualunque cosa! Hanno fatto e fanno tutto ciò che sta attirando l'ira di Dio su di noi: aperta incredulità, bestemmia, rifiuto di tutti i veri principi di fede, depravazione, ubriachezza, ogni sorta di intrattenimento invece di indossare l'abito di lutto del pentimento comunitario per i peccati che fanno adirare Dio, per la mancanza di sottomissione all'autorità... Nel regno demoniaco c'è ordine e sottomissione di alcuni spiriti maligni ad altri, dal più basso al più alto, dal più debole al più forte; ma in questa nazione cristiana ogni sottomissione, ogni autorità è scomparsa: i figli non riconoscono l'autorità dei loro genitori, i subordinati non riconoscono l'autorità dei loro superiori, gli studenti non riconoscono l'autorità dei loro insegnanti... i servizi divini sono disprezzati, i sermoni sono impotenti, la morale cristiana sta decadendo sempre di più, l'anarchia cresce..."

In alcune reminiscenze dei contemporanei del giusto padre Giovanni troviamo due esempi caratteristici, sia di san Giovanni che dello stato spirituale degli studenti al tempo della rivoluzione del 1905, che padre Giovanni visse e che fu il terribile araldo del "terribile anno della Russia", il 1917.

Il colonnello M. D. Timofeev ricorda come lui e i suoi amici avevano deciso di "smascherare la falsa santità del famoso sacerdote". Uno di loro si finse malato e i suoi compagni chiamarono padre Giovanni per chiedergli di pregare per la sua guarigione. Quando arrivò all'appartamento, padre Giovanni vide il simulatore a letto e disse: "Non hai bisogno di me ora, ma l'avrai presto".

Pregò, non prese soldi e se ne andò.

L'uomo che aveva partecipato a questo stratagemma ha poi ricordato: "Il finto paziente voleva alzarsi dal letto ma non ci riusciva. Vi rimase inchiodato da un potere sconosciuto. All'inizio non gli credevamo, pensavamo stesse fingendo e scherzando, ma poi ci siamo seriamente spaventati anche noi".

Gli studenti andarono da padre Giovanni e si pentirono con le lacrime agli occhi per la loro stoltezza. Il santo li consolò e disse che il loro amico era sano, poi li invitò ad andare in pace. Quando tornarono videro che si era davvero ripreso. "Questa lezione mi ha reso un uomo religioso e credente per il resto della mia vita", concluse il "burlone".

C'è stato un altro incidente non meno noto raccontato da A. A. Ankirova:

"Quando abbiamo iniziato a parlare con padre Giovanni, mi ha detto: 'Parla più forte, perché il mio udito è scarso da quando uno studente mi ha colpito alla guancia nella cattedrale di sant'Andrea'."

Continuando il suo discorso, padre Giovanni raccontò i dettagli di questo incidente:

"Un giorno, mentre stavo servendo la Liturgia nella cattedrale di sant'Andrea e stavo uscendo dalle porte regali con il calice, ho visto uno studente accendersi la sigaretta da una lampada a olio accesa davanti a un'icona del Salvatore. Gli ho detto: 'Cosa stai facendo?' Senza rispondere, lo studente mi ha colpito così forte sulla guancia che i santi Doni sono schizzati sulla solea di pietra. Mi sono segnato, gli ho offerto l'altra guancia e ho detto: 'Colpiscimi di nuovo'." Ma i fedeli bloccarono lo studente. Le pietre della solea furono tolte e gettate in mare.

Una delle note dei diari di padre Giovanni relativi a quei tempi li rende comprensibili: "O Signore, fa' ragionare gli studenti; porta il governo alla ragione; dona loro la tua verità e la tua forza, la tua potenza. O Signore, possa lo tsar addormentato alzarsi e agire con la sua autorità; dagli coraggio e lungimiranza. O Signore, il mondo è confuso, il diavolo trionfa, la verità è derisa. Sorgi, o Signore, e aiuta la santa Chiesa. Amen".

In una pubblicazione del 1980, nel secondo volume del libro di I. K. Surskij "Padre Giovanni di Kronstadt", si legge: "Una domenica d'autunno del 1916, nel convento di san Giovanni a Pietroburgo, dove si erano riuniti i fedeli di padre Giovanni, il metropolita Makarij di Mosca stava celebrando la Liturgia. Dopo il pranzo nell'alloggio della badessa Angelina, si radunarono diversi chierici, insieme ad alcuni militari. Il metropolita Makarij lesse a quelli che si erano radunati un estratto del diario di padre Giovanni di Kronstadt, in cui erano scritte la sua visione e la sua profezia sulla Russia...

"Si scopre che molti anni prima della prima guerra mondiale, padre Giovanni aveva annotato in modo assolutamente preciso nel suo diario i partecipanti alla guerra e la sua conclusione. Padre Giovanni predisse anche la sventura militare della Russia imperiale e la rivoluzione che ne sarebbe conseguita.

"Mostrava la lunghezza del regno delle idee rivoluzionarie, le innumerevoli vittime della rivoluzione, i fiumi di sangue, i dolori e la miseria dell'intera popolazione".

Il santo giusto Giovanni non prevedeva, ma sapeva davvero; era portatore della conoscenza esperienziale dello Spirito Santo. "Durante la vita di san Serafino [di Sarov], per le sue preghiere, il Signore ha preservato la Russia; dopo di lui c'è stata un'altra colonna che arrivava dalla terra al cielo: padre Giovanni di Kronstadt", disse san Silvano del Monte Athos.

martedì 4 gennaio 2022

Dal sito del confratello e concelebrante P. Ambrogio di Torino. (http://www.ortodossiatorino.net)

  Chiesa russa in Africa: cause ed effetti

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi, 1 gennaio 2022

 

il patriarca Theodoros d'Alessandria. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha annunciato la creazione del proprio Esarcato in Africa. Qual è stata la ragione di questa decisione e quali sono le sue conseguenze per l'Ortodossia universale?

Il 29 dicembre 2021, il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha annunciato la creazione di un Esarcato africano, composto da due diocesi, dell'Africa del Nord e dell'Africa del Sud.

Queste diocesi comprendono 54 paesi africani, cioè tutti gli stati del continente. Inoltre, il Sinodo ha ricevuto nella comunione della Chiesa ortodossa russa 102 sacerdoti africani, che in precedenza aveva presentato petizioni con relativa richiesta.

Il Sinodo ha nominato l'arcivescovo Leonid (Gorbachev) di Erevan e Armenia come metropolita di Klin ed esarca patriarcale dell'Africa, e gli ha affidato l'amministrazione della diocesi nordafricana e l'amministrazione temporanea della diocesi sudafricana.

Cosa dicono i canoni?

Dal punto di vista del Patriarcato di Alessandria (che in tutto tranne che nel nome, è il Fanar), questa è una decisione non canonica, poiché la Chiesa ortodossa russa ha creato una struttura parallela in un territorio di un'altra giurisdizione. Anche l'ammissione del clero alessandrino alla Chiesa russa dovrebbe essere considerata non canonica, dal punto di vista del patriarca Theodoros.

Naturalmente, un'analisi dettagliata di tutti i motivi canonici per la creazione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa richiede un articolo a parte. Ma anche adesso possiamo dire che sia il primo che il secondo argomento del Patriarcato di Alessandria non hanno forza nella situazione attuale. Come mai?

  • Il Fanar ha violato i confini canonici della Chiesa ortodossa russa, accettando in comunione scismatici dal "Patriarcato di Kiev" e dalla "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", rinominandoli in "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (sebbene prima, vale a dire per 330 anni, non avesse contestato la metropolia di Kiev come parte della Chiesa ortodossa russa);

  • Il patriarca Theodoros di Alessandria inizialmente ha invitato il popolo ucraino all'unità con sua Beatitudine il metropolita Onufrij (nell'autunno del 2018), per lungo tempo (quasi un anno) ha ricoperto una posizione relativamente neutrale, e nel 2019 ha commemorato Epifanij come primate canonico della Chiesa in Ucraina durante la Divina Liturgia;

  • Nel 2021, il patriarca Theodoros ha concelebrato con Dumenko, il che significa che ha violato una serie di regole canoniche (in particolare, il Canone apostolico 11), secondo il quale lui stesso è ricaduto nello scisma;

  • Così, il patriarca Theodoros si è allontanato dalla Chiesa, il che significa che non può più essere considerato un vescovo canonico nelle terre africane;

  • Allo stesso modo, tutti quei chierici e vescovi che sono d'accordo con il riconoscimento dello scisma e non si sono opposti alla decisione del loro patriarca di concelebrare con gli scismatici si sono allontanati dalla Chiesa;

  • Quei sacerdoti e laici dell'Africa che non sono d'accordo con il riconoscimento degli scismatici sono rimasti senza patriarca e senza vescovo;

  • Ciò significa che la decisione di accoglierli sotto la giurisdizione della Chiesa ortodossa russa è coerente e, a causa del riconoscimento dello scisma ucraino da parte del patriarca Theodoros, corrisponde allo spirito dei canoni.

Inoltre, il territorio canonico storico del Patriarcato di Alessandria, secondo le regole della Chiesa, è costituito da Egitto, Libia e Pentapoli. La giurisdizione della Chiesa di Alessandria è stata estesa all'intero continente africano solo dal patriarca Meletios (Metaxakis) nel XX secolo. La Chiesa russa (come altre Chiese locali) ha semplicemente osservato un tacito "status quo" in relazione a questi territori.

Inoltre, i sacerdoti che sono entrati a far parte della Chiesa ortodossa russa non hanno violato nulla. Come ha giustamente notato il protodiacono Konstantin Marchenko, "Il Canone 15 del Concilio primo-secondo giustifica la separazione dal patriarca e dal metropolita se questi predicano un'eresia che è già stata condannata. La 'Chiesa ortodossa dell'Ucraina' è una struttura etnofiletista (tali strutture sono solitamente costruite con gli slogan: 'uno stato indipendente – una chiesa indipendente', ndc) , tuttavia, l'etnofiletismo è stato condannato dal Concilio del 1872, inoltre, le decisioni dei Concili di Mosca del 1992 e del 1997 (per quanto riguarda l'anatema a Filaret, ndc) non sono stati cancellati in maniera canonica".

Padre Konstantin ritiene che la concelebrazione con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" equicvalga a un "riconoscimento degli eretici", il che significa che il patriarca Theodoros "è già caduto nell'eresia". Ebbene, il fatto che non ci sia stata una condanna conciliare del capo della Chiesa alessandrina significa solo che "ora non esiste più Bisanzio e molte cose sono puramente tecnicamente impraticabili. Ebbene, finora non c'è modo di convocare un Concilio contro Bartolomeo, Theodoros, Hieronymos e tutti i simpatizzanti della 'Chiesa ortodossa dell'Ucraina'." Ciò significa, secondo il padre protodiacono, che i sacerdoti dell'Africa che si sono trasferiti alla Chiesa russa hanno ragione dal punto di vista dei canoni.

Come reagiranno i fanarioti alla creazione dell'Esarcato?

Il 30 dicembre 2021, il Patriarcato di Alessandria ha espresso "dolore" per l'apparizione dell'Esarcato della Chiesa ortodossa russa in Africa, ha citato i Padri della Chiesa e il sacerdote George Florovsky e ha promesso che "la decisione del Patriarcato russo sarà discussa nella prossima riunione del Sinodo del Patriarcato di Alessandria, e poi saranno prese le decisioni appropriate".

È chiaro che i fanarioti e i loro "amici d'oltremare" sono preoccupati insieme alla Chiesa alessandrina, perché capiscono che la Chiesa russa potrebbe non fermarsi qui. Le diocesi africane della Chiesa ortodossa russa sono un "grande indizio" che potrebbe esserci un'ulteriore creazione di strutture simili in Grecia e Turchia. Più precisamente, nel territorio di quei vescovi che riconoscono la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Quindi, non c'è dubbio che la reazione del Patriarcato di Alessandria e del Fanar sarà abbastanza risoluta e prevedibile: una rottura della comunione eucaristica e una richiesta da parte di altre Chiese locali di intervenire e di sostenere la Chiesa ortodossa russa.

Inoltre, i fanarioti proveranno sicuramente a usare le "assi pigliatutto" immaginari che hanno. Per esempio, minacceranno la Chiesa serba di legalizzare gli scismi macedone e montenegrino.

In relazione alle altre Chiese, i fanarioti cercheranno di accelerare il più possibile il processo di riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Così, nell'aprile 2022, il capo del Fanar ha progettato la produzione di miro, alla quale saranno invitati i primati delle Chiese locali assieme a Epifanij Dumenko. Di conseguenza, il consenso a compiere questo rito insieme al primate scismatico significherà suo riconoscimento come legittimo primate della Chiesa in Ucraina.

Un simile passo (che in effetti ricorda un ricatto), secondo i fanarioti, dovrebbe fermare la Chiesa russa. Ma non è così. È giunto infatti il momento di mettere i puntini sulle i e decidere finalmente chi è nello scisma e chi è nella Chiesa. Finora alcune Chiese locali non si sono pronunciate sul Tomos e sulla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e cercano di apparire neutrali. Eppure ora è arrivato il momento.

Inoltre, in termini di creazione di un Esarcato in Africa, la Chiesa ortodossa russa ha dimostrato di poter dare una risposta abbastanza chiara e adeguata. Al momento, la Chiesa ortodossa russa sembra alla guida del conservatorismo nell'Ortodossia, e quindi c'è un'alta probabilità che se altre Chiese cadranno nello scisma, i credenti di mentalità tradizionale di altri paesi si uniranno alla Chiesa russa.

A loro volta, il patriarca Theodoros e i suoi co-ellenisti nella persona del patriarca Bartolomeo, dell'arcivescovo Hieronymos e dell'arcivescovo Chrysostomos faranno tutto il possibile per screditare la Chiesa russa e presentare questo passo come un "crimine orrendo".

Ebbene, la Chiesa ortodossa russa potrebbe prevedere la possibile reazione dei fanarioti e non si farà sorprendere.

Minacce, ricatti e intimidazioni: come l'Africa affronta il dissenso

Ma oltre al fatto che tuoni e fulmini colpiranno la Chiesa ortodossa russa dal lato del patriarcato "ecumenico", colpiranno anche quei sacerdoti che decideranno di lasciare la Chiesa d'Alessandria.

Il fatto è che questa Chiesa ha 41 vescovi, circa 500 sacerdoti (dal 2005), circa 1 milione di fedeli, 43 diocesi, circa 1000 parrocchie e 6 monasteri. Se assumiamo che in 15 anni il numero dei sacerdoti non è cresciuto in modo molto significativo (e data la lentezza del lavoro missionario dei greci in Africa, è molto probabilmente così), allora il trasferimento di centinaia di chierici sotto l'omoforio del patriarca di Mosca è un disastro per la Chiesa d'Alessandria.

All'inizio di ottobre, le risorse pro-fanariote hanno diffuso informazioni secondo cui 6 vescovi africani erano pronti a passare alla Chiesa ortodossa russa: i metropoliti Meletios di Cartagine, Seraphim di Zimbabwe e Angola, Makarios di Nairobi e Kenya, Innokentios del Ruanda, Athanasios di Cirene e il vescovo Neophytos di Nyeri e del Monte Kenya. Se questo è vero, allora l'influenza del Patriarcato di Alessandria, già così insignificante nel continente africano, verrà a mancare.

Il patriarca Theodoros è stato avvertito che ricadere nello scisma avrebbe portato a enormi problemi all'interno del Patriarcato di Alessandria. Ma ha preferito far finta che non stesse succedendo nulla e che in Africa fosse tutto sotto controllo. Tuttavia, non è così.

Per esempio, nel dicembre 2019, 27 sacerdoti hanno firmato una lettera aperta al patriarca Theodoros, in cui si sono espressi contro il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", poiché "una tale decisione è stata presa senza chiedere l'opinione del clero africano, sebbene siano gli africani a costituire la maggioranza di clero e parrocchiani del Patriarcato di Alessandria".

Anche alcuni vescovi della Chiesa d'Alessandria si sono espressi contro gli scismatici ucraini. In particolare, il metropolita Jonah dell'Uganda, il quale ha affermato che il patriarca Theodoros ha deciso da solo di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Apparentemente era stato per questi motivi che il capo della Chiesa di Alessandria aveva recentemente avviato un'attività senza precedenti nelle diocesi affidate alla sua guida spirituale, ed era evidente che cercava in qualche modo di recuperare il tempo perduto. Ma ha fallito. Invece, i suoi subordinati hanno fatto ricorsero a una pressione selvaggia sui sacerdoti e a metodi di persuasione molto diversi da quelli prescritti nel Vangelo.

Per esempio, sappiamo di casi in cui vescovi greci (in particolare, il vescovo Agathonikos della Tanzania) hanno intimidito sacerdoti che non erano d'accordo con il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", li hanno minacciati di omicidio, li hanno ricattati ed espulsi dalle parrocchie, li hanno accusati di corruzione e hanno impedito loro in ogni modo di esprimere la propria opinione sulla questione ucraina.

Inoltre, c'è un'altra storia raccontata da padre Georgij Maksimov: "Il vescovo greco Agathonikos ha convocato padre Ambrose e gli ha chiesto di firmare un documento a sostegno della decisione del patriarca Theodoros. Padre Ambrose ha rifiutato, e il vescovo Agathonikos ha dimezzato il suo stipendio. Padre Ambrose non ha cambiato idea (...) Il 10 dicembre 2021 il vescovo Agathonikos ha rimosso padre Ambrose dalla carica di rettore della chiesa e gli ha ordinato di andarsene il prima possibile dalla casa parrocchiale assieme alla sua famiglia. Il giorno dopo, su indicazione del vescovo greco, alcune persone hanno portato via tutte le icone "russe" dalla chiesa e le hanno gettate contro la porta di padre Ambrose. Questo incidente ha scioccato molti sacerdoti ortodossi in Tanzania, i quali hanno affermato che neanche i pagani si sono mai permessi di fare cose del genere".

Queste storie testimoniano non solo l'atteggiamento generale nei confronti dei sacerdoti africani da parte dei vescovi greci, ma anche lo spirito che regna tra coloro che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Quindi, c'è da meravigliarsi che gli africani siano molto più attratti dai russi che dai greci? Difficilmente. D'altra parte, crescerà il numero di quelli che aderiscono all'Esarcato, il che alla fine porterà il Patriarcato d'Alessandria a degenerare nel continente in una struttura marginale e puramente greca. Inoltre, non hanno mai nascosto la loro identificazione con l'ellenismo: lo mettono in primo piano come obiettivo missionario. Non per niente il patriarca Theodoros ha invitato i seminaristi a predicare in Africa l'ellenismo, piuttosto che Cristo, e ha dichiarato che la Chiesa di Grecia soddisfa pienamente le esigenze del Patriarcato di Alessandria. Bene, ora sarà ancora più semplice soddisfarle...

Cosa succederà ora?

Padre Georgij Maksimov scrive che "i greci di Alessandria ancora non credono alla portata del loro disastro e non riescono a comprenderlo. Tuttavia, non c'è da meravigliarsi, dato il loro mostruoso isolamento dal proprio gregge africano, quando la maggior parte dei vescovi greci non vive nemmeno in Africa... La mia familiarità con le realtà locali mi ha convinto che la moderna missione greca in Africa è in gran parte un "villaggio Potjomkin" (una mera facciata, con la falsa impressione che tutto vada bene, ndt), sfruttato da un pugno di vescovi greci per raccogliere denaro dai greci di altri paesi. Non tutti i vescovi greci sono così, ma molti lo sono. Gli africani non sono sciocchi e lo vedono anche loro. La loro irritazione nei confronti dei vescovi greci si è accumulata da molto tempo. L'Africa merita di meglio".

D'altra parte, i russi non hanno alcuna arroganza verso gli africani, nessun senso di superiorità ed esclusività nazionale o religiosa, né hanno alcun desiderio di promuovere cose simili all'ellenismo sotto le spoglie del cristianesimo.

Inoltre, i russi sono pronti ad aiutare davvero la popolazione dei paesi africani, cosa molto importante nelle condizioni di totale povertà in cui vivono queste persone. E in questo senso, dire che la Russia "comprerà" la lealtà degli africani alla Chiesa ortodossa russa è cinico e sbagliato, semplicemente perché le persone in Africa sopravvivono a malapena, e il compito della Chiesa è di aiutarle. Chi impedisce al Patriarcato di Alessandria di assolvere a questo compito? Nessuno. Ciò significa che anche la Chiesa russa non dovrebbe essere ostacolata.

La nomina del vescovo Leonid alla nuova sede indica che la Chiesa ortodossa russa è seriamente intenzionata a sviluppare la sua missione in Africa e non si accontenterà delle "briciole che cadono dalla tavola dei padroni". Ciò significa che verranno aperti nuovi seminari teologici, scuole domenicali, scuole regolari e così via.

Se vladyka Leonid farà tutto correttamente, presto l'antica gloria dell'Africa come uno degli avamposti della Chiesa potrebbe essere rianimata nell'Ortodossia universale.