martedì 31 gennaio 2012

Dal sito amico: Eleousa.net

Serbia - Divina Liturgia a Belgrado

Mosca, 29 gennaio 2012 - Alla vigilia del terzo anniversario della intronizzazione del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, il Patriarca serbo Ireneo ha visitato il Compound della Chiesa russa a Belgrado.
Il Primate della Chiesa ortodossa serba ha celebrato la Divina Liturgia nella chiesa della Santissima Trinità. Hanno concelebrato il rettore del Metochion Padre Vitaly Tarasov e il clero di Belgrado. Al termine della liturgia è stato servito un servizio di ringraziamento.
Alla solenne liturgia hanno preso parte l'ambasciatore russo in Serbia AV Konuzin, il capo del dipartimento legale del ministero degli Affari religiosi della Repubblica di Serbia Dushanka Shekar, il consigliere del vice primo ministro Dmitry Matanovich e altri.
Il Patriarca Ireneo ha benedetto l’immagine dell’Esaltazione della Santa Croce, scritta dal principe MS Putjatin ed ora restaurata nei laboratori di iconografia della casa.
Al termine del servizio, arciprete Vitaly Tarasyev ha rivolto parole di benvenuto a Sua Santità il Patriarca Ireneo, che ha visitato il Compound della Chiesa ortodossa russa alla vigilia di una data significativa - l'anniversario della intronizzazione di Sua Santità il Patriarca Kirill al Trono di Mosca.
Durante la preghiera nella chiesa della Santissima Trinità, padre Vitaly ha presentato al Primate della Chiesa serba la Croce d'altare in legno artigianale. L’abate del Compound della Chiesa ortodossa russa di Belgrado ha augurato al Patriarca Ireneo l'aiuto di Dio attraverso l'intercessione di san Simeone, San Sava e il martire Lazzaro e di prosperare ulteriormente per nutrire il gregge della santa Chiesa serba.
Il Patriarca Ireneo ha ringraziato per gli auguri e ha espresso i suoi sinceri auguri al Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill.
Dopo il servizio presso il Compound è stato dato un ricevimento in occasione dell'anniversario del Patriarca Kirill.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

domenica 29 gennaio 2012

Carissimi frequentatori del mio Blog, vi presento la mia carissima Amica, ikonografa, che vive a Milano:





Sono Liliya e sono una persona creativa.
Sono nata nella Repubblica di Bashkiria (Monti Urali-Russia) il 20 marzo 1969 e mi sono laureata nel 1988 presso l'Accademia di Belle Arti ad Ufa, capitale della Bashkiria.
Durante la mia vita ho avuto l'occasione di intraprendere lavori diversi che mi hanno permesso di maturare esperienze in settori molteplici.
Ho operato in ambito sartoriale sia come sarta che stilista, poi in ambito teatrale come scenografa e manager e finalmente la più grande vocazione: la pittura.
Attraverso la pittura sono riuscita a trovare il mezzo più adatto per esprimermi.
Potere immortalare su tela una parte di mondo, seguendo nuovi punti di vista che possono esprimere emozioni nuove e diverse, consente a tutti noi di vivere una realtà nuova.
Quest'ultima può essere racchiusa nella luce di un'immagine, nel calore espresso dalle sue tinte, o nella fantasia che la ha interpretata.
Quindi gentile amica o caro amico, permettimi di presentarti la realtà secondo i miei occhi grazie a questo sito e se vorrai vivere una sensazione più forte contattami per osservare di persona le emozioni che la mia arte può esprimerti.
Le mie opere sono in vendita. Lo farò anche su ordinazione.
Con amore, Lilia

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Contatti telefonici:
+39.320.7584701
(Milano - Italy)
Contatto e-mail:

Dal sito cattolico: Zenit.org

Siria: ucciso un giovane sacerdote ortodosso
Stava prestando soccorso ad un uomo ferito negli scontri a Hama
ROMA, venerdì, 27 gennaio 2012 (ZENIT.org).-
In Siria, è stato ucciso mercoledì 25 gennaio nel quartiere di al-Jarajmeh, a Hama, il sacerdote trentenne Basilious Nassar, dell'arcidiocesi greco-ortodossa di Aleppo. Lo ha riferito l'agenzia di stampa MISNA (25 gennaio).
Il sacerdote, che faceva il curato nel villaggio di Kafr Buhum, è stato colpito a morte da armi da fuoco mentre stava prestando soccorso ad un uomo ferito negli scontri a Hama, roccaforte dell'opposizione più dura al presidente Bashar al-Assad. La città a circa mezza strada tra Aleppo e Damasco, è da tempo teatro di scontri tra ribelli e forze lealiste.
Mentre l'agenzia di Stato Sana accusa “gruppi armati di terroristi” vicini alla rivolta anti-Assad per l'uccisione di padre Nassar, i comitati locali di coordinamento dell'opposizione danno la colpa alle truppe rimaste fedeli al presidente Assad.
“Quello che è accaduto, a quanto mi risulta, è il primo episodio di violenza odiosa ai danni di un religioso, e deve servire da monito alla comunità internazionale”, così ha dichiarato a MISNA padre Paolo Dall'Oglio, S.I., responsabile del noto monastero di Deir Mar Musa. “E' urgente che questa trovi una via per la mediazione affinché la Siria esca da questa crisi e ne esca in fretta”, così ha continuato il gesuita italiano.
Tra le persone uccise il 25 gennaio spicca anche il dottor Abd-al-Razzaq Jbeiro, segretario generale della Mezzaluna Rossa Siriana e presidente del Comitato regionale nella provincia settentrionale di Idlib. E' stato ucciso mentre stava viaggiando sull'autostrada Halab-Damasco, a nord di Khan Cheikhoun, in circostanze poco chiare.
La Mezzaluna Rossa Siriana, il Comitato Internazionale della Croce Rossa e la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa si sono dichiarati “sconvolti” dalla morte del dottor Jbeiro. Ribadendo che l'unico scopo delle note organizzazioni umanitarie è di “portare soccorso in modo del tutto imparziale e neutrale”, hanno lanciato anche un appello a tutte le parti coinvolte nella violenza per risparmiare “i volontari di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, i veicoli e le strutture da loro utilizzati per permettergli di compiere appieno i loro doveri”.

venerdì 27 gennaio 2012

Chiesa Ortodossa Russa

XX edizione del Congresso di Natale

 Il 23 gennaio è stata inaugurata a Mosca la XX edizione dell’annuale Congresso di Natale sul tema: “Educazione e moralità: le sfide della Chiesa, della società e dello Stato”.
La cerimonia di apertura e la prima sessione plenaria sono state presiedute da Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill, che ha tenuto un discorso di apertura.
Al forum hanno partecipato Sua Beatitudine Christophor,  Metropolita delle Terre Ceche e di Slovacchia,  il metropolita Juvenalij di Krutitsky e Kolomna, il metropolita Varsonofij di Saransk e della Mordovia, responsabile della Gestione centrale del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne, il metropolita Kliment di Kaluga e Borovsk, presidente del Consiglio Editoriale della Chiesa ortodossa russa, il metropolita Merkurij di Rostov e Novocherkassk, presidente del Dipartimento sinodale per l’educazione religiosa e la catechesi, diversi altri presuli, numerosissimi chierici e laici, rappresentanti delle autorità statali, del mondo della cultura.
Il saluto del Presidente della Russia D. Medvedev è stato letto dal metropolita Merkurij di Rostov e Novocherkassk. Il Presidente ha scritto tra l’altro: «Il tema del Congresso di Natale di quest’anno, “Educazione e moralità: le sfide della Chiesa, della società e dello Stato”, è di grande importanza per il presente e per il futuro della Russia. Gli obiettivi di sviluppo del nostro paese richiedono una costante attenzione alle problematiche legate all’istruzione, all’educazione delle giovani generazioni, al rispetto dei valori morali e degli ideali patriottici. Questa è la base per il consolidamento della pace civile e dell’armonia etnica, ed è estremamente importante per aumentare l’interazione tra governo, organizzazioni pubbliche e religiose».
Un notevole intervento è stato quello del metropolita Christophor delle Terre Ceche e della Slovacchia. Egli ha parlato dell’istruzione religiosa in questi due paesi. L’insegnamento della religione non è obbligatorio nelle scuole statali della Repubblica Ceca, mentre in Slovacchia gli studenti delle scuole dell’obbligo studiano le basi della Religione anche se possono scegliere al posto di questa disciplina l’insegnamento della morale.
Secondo Sua Beatitudine questo deriva dal fatto che nella Repubblica Ceca vi è una mancanza di interesse per l’argomento da parte dei genitori, mentre in Slovacchia la maggior parte della popolazione è cristiana, così l’insegnamento della Religione è inserito nelle scuole pubbliche. L’insegnamento della Religione è regolato da un’apposita legge.
Il metropolita Christopher ha anche detto che l’istruzione e l’aggiornamento  professionale degli insegnanti di Religione sono assicurati dalla Chiesa ortodossa in stretta collaborazione con la Facoltà Teologica Ortodossa dell’Università degli Studi di Prešov. Tutte le spese relative alla formazione sono finanziate dallo Stato. I libri di testo sono pubblicati dal Ministero della Pubblica Istruzione della Repubblica Slovacca.
Alla cerimonia di inaugurazione Sua Santità ha conferito l’Ordine del Santo Principe Daniele di Mosca (I grado) a ND Nikandrov, e ha invitato il presidente dell’Accademia Russa per l’Istruzione a tenere la sua relazione su “Fondamenti di cultura ortodossa” nelle scuole superiori.
Alla fine delle prolusioni  sono stati premiati i vincitori del concorso relativo all’educazione dei bambini e dei giovani, tenuto ogni anno dal Ministero dell’Istruzione e della Scienza della Federazione Russa in collaborazione con il Dipartimento per l’Educazione Religiosa e la catechesi della Chiesa ortodossa russa. I premi sono stati consegnati dal metropolita Merkurij, presidente del Dipartimento di Educazione Religiosa e catechesi della Chiesa ortodossa russa, insieme al presidente dell’Accademia Russa per l’Istruzione N. Nikandrov.
Nella seconda sessione plenaria, il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca, ha tenuto una relazione su “Valori morali e futuro dell’umanità”.

Dal sito della Chiesa Ortodossa Russa

XII edizione del premio dell’unità dei popoli ortodossi

 Il 21 gennaio 2012 Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill ha diretto nella Sala dei Concili della cattedrale di Cristo Salvatore la cerimonia di attribuzione del XII Premio della Fondazione Internazionale per l’Unità dei Popoli Ortodossi. Il premio è assegnato annualmente a persone che nel mondo si sono distinte “per il lavoro straordinario nel rafforzare l’unità dei popoli ortodossi. Per l’approvazione e la promozione dei valori cristiani nella società”, ed è dedicato alla memoria del Patriarca Alessio II.
Esso è stato fin qui assegnato a capi di Stato, di governo e di parlamento, ai Primati delle Chiese ortodosse, a personaggi pubblici noti per il loro contributo al consolidamento dei legami economici e politici tra i paesi storicamente facenti parti della tradizione cristiana orientale, o per il sostegno all’affermazione di elevati standard di morale cristiana nella vita della comunità ortodossa.
La Fondazione ha nominato vincitori del premio per il 2011 Sua Beatitudine il Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa Theodoros II, il presidente palestinese Mahmoud Abbas e l’atleta serbo Novak Djokovic.
Alla cerimonia di premiazione hanno preso parte il metropolita di Saransk e della Mordovia Varsonofij, responsabile della Gestione centrale del Patriarcato di Mosca, il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, il metropolita Athanasios di Cirenea, rappresentante del Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa presso il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, l’arcivescovo Niphon di Filippopoli, rappresentante del Patriarca di Antiochia e di tutto l’Oriente presso il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, diversi altri gerarchi ortodossi, alti rappresentanti dello stato, il mufti Albir Krganov, primo vice presidente del Consiglio Spirituale Centrale dei musulmani di Russia, gli ambasciatori in Russia dei Paesi arabi e della regione dei Balcani, la delegazione dell’Autorità nazionale palestinese, e numerosi ospiti.
Prima della cerimonia, è stato proiettato un film documentario sulla storia della Fondazione per l’Unità dei Popoli Ortodossi; il presidente della fondazione V. Alexeev ha tenuto un breve discorso di apertura.
Nel dare inizio alla cerimonia di inaugurazione del XII Premio “Per il lavoro straordinario nel rafforzare l’unità dei popoli ortodossi”, il professor Alexeev ha invitato sul palco il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill come Presidente del Consiglio di Fondazione.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha rivolto un saluto di benvenuto ai vincitori e ai partecipanti alla cerimonia. Poi Sua Santità e V. Alekseev hanno consegnato diplomi e targhe ai vincitori dell’edizione 2011.
Sono poi saliti sul palco della Sala dei Concili della cattedrale Sua Beatitudine Theodoros II, Patriarca di Alessandria e di tutta l’Africa, e il presidente palestinese Mahmoud Abbas. Secondo la tradizione, ognuno dei vincitori ha rivolto un breve dioscorso ai presenti.
Nel suo intervento, Sua Beatitudine il Patriarca Theodoros ha sottolineato l’importanza dell’attribuzione del premio “alla cattedra antica e gloriosa di Alessandria, nella persona del Papa e Patriarca”, e ha espresso la convinzione che questo premio riflette “le cordiali relazioni esistenti tra noi nell’amore in Cristo e la cooperazione nel consenso per la gloria del nostro Dio”.
Inoltre, secondo Sua Beatitudine, questo premio è un riconoscimento del “contributo alla formazione della teologia e del pensiero cristiano, portato dalla Sede di Alessandria fin dall’inizio, così come della sua opera missionaria, che si è sviluppata in tempi recenti, al fine di diffondere il Vangelo nel continente africano benedetto”.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas nel suo discorso ha sottolineato di aver apprezzato il modo di vita, l’eredità sociale e spirituale del defunto Patriarca Alessio II. Ha anche detto di essere felice di ricevere il premio dalle mani di Sua Santità il Patriarca Kirill, che considera “un degno successore del defunto Patriarca Alessio II”.
Secondo il leader dell’Autorità nazionale palestinese, l’assegnazione del premio è per lui “un incentivo a proseguire gli sforzi per promuovere la cultura della pace e del dialogo tra le civiltà e le religioni, mentre altre persone promuovono la cultura dell’odio e della violenza, nonché a sostenere i valori della tolleranza e dell’accoglienza, invece del bigottismo e del rifiuto dell’altro”. Abbas è convinto che l’impegno in favore di questi valori è di particolare importanza in un periodo di profonde trasformazioni strutturali nel mondo arabo: “In questo tempo, è importante che tutte le forze – i partiti, i leader religiosi, le organizzazioni, gli intellettuali – si mobilitino per sostenere gli sforzi dei popoli della regione di poter godere dei loro diritti, della libertà, dei processi democratici, di uguaglianza tra tutti i membri della società”.
“Sentiamo una responsabilità speciale e importante per la conservazione della Palestina – la terra del messaggio di Dio – il suo ruolo di civiltà nella regione e nel mondo in generale. Stiamo continuando gli sforzi per raggiungere una pace giusta, la creazione di uno Stato palestinese indipendente coi confini del 1967, e vivere fianco a fianco con Israele” – ha detto Abbas.
Alla fine del suo discorso, Mahmoud Abbas ha ringraziato la Chiesa ortodossa russa e il suo Primate per il conferimento del premio e ha detto di avere intenzione di destinare parte del suo denaro per aiutare gli studenti palestinesi che studiano in università russe.
È stato anche mostrato un videomessaggio di Novak Djokovic, che non ha potuto partecipare alla cerimonia. In esso l’atleta afferma di essere onorato di ricevere il premio internazionale in Russia: “la Chiesa ortodossa russa è un degno esempio per tutto il mondo ortodosso. Nella sua lunga storia ha ripetutamente vissuto tempi difficili, è stata perseguitata, ma nessuno finora è riuscita a distruggerla. Ora è in piena espansione. Questo fatto è un buon esempio per noi, serbi, e fa sperare che nel prossimo futuro non ci saranno più tempi difficili”. A nome suo e di tutto il popolo serbo ha espresso gratitudine a Sua Santità il Patriarca Kirill per essere stato insignito del premio.
L’ambasciatore della Repubblica di Serbia in Russia Jelica Kuryak ha trasmesso il saluto di Sua Santità il Patriarca serbo Ireneo.
La cerimonia di premiazione si è conclusa con un concerto a cui hanno partecipato famosi artisti russi e gruppi musicali.


mercoledì 25 gennaio 2012

Dal sito: http://makj.jimdo.com/

UNA LETTERA DI PADRE PAISIOS SULLE APERTURE
ALLA CHIESA DI ROMA  (1)

                                                            Santa Montagna, 23 gennaio 1969
Una foto dello ieronda Paisios (1927/1994)
 
Reverendo Padre Charalampos,

giacché ho visto il grande subbuglio che imperversa nella nostra Chiesa, dovuto a diversi movimenti filo-unionistici e ai contatti del Patriarca con il Papa, mi sono addolorato, come  suo figlio e ho considerato cosa buona, oltre alle mie preghiere, mandare anche un piccolo pezzo di filo (che ho in quanto povero monaco), per essere usato anche  per un solo punto di cucitura per l’abito, stappato in mille pezzi, della nostra Madre.

     Credo che farete atto d’amore e lo utilizzerete per mezzo del vostro foglio religioso. Vi ringrazio.
     Prima di tutto, vorrei chiedere scusa a tutti per aver osato scrivere qualcosa, dal momento che non sono né santo, né teologo. Immagino che tutti mi capiranno, che il mio scritto non è altro che un mio profondo dolore per la linea e l’amore mondano, purtroppo, del nostro padre, il Signor Atenagoras. Da quanto sembra, ha amato un’altra donna moderna, denominata Chiesa Papale, perché la nostra Madre Ortodossa non gli fa alcuna impressione, essendo molto modesta. Quest’amore, sentito da Costantinopoli, ha trovato grande risonanza in molti suoi figli, che lo vivono nelle città. Dato che  questo è lo spirito del nostro tempo: che la famiglia perda il suo sacro significato a causa di amori di tal genere, il cui scopo è la disgregazione e non l’unione.
     Con un tale amore mondano, più o meno, anche il nostro Patriarca giunge a Roma. Invece di mostrare amore prima a noi, suoi figli e alla nostra Madre Chiesa, egli ha purtroppo diretto il suo amore molto lontano. Il risultato, da una parte, era di far riposare i suoi figli mondani, che amano il mondo e hanno quest’amore mondano e, dall’altra, di scandalizzare moltissimo tutti noi, i figli dell’Ortodossia, giovani e anziani che abbiamo timore di Dio.
     Con dispiacere non ho visto che nessuno dei filo-unionisti, da me conosciuti, abbia nè midollo spirituale nè corteccia. Tuttavia, sanno parlare di amore e di unità mentre non sono uniti a Dio, perché non l’hanno amato.
     Vorrei pregare caldamente tutti i nostri fratelli filo-unionisti: poiché l’argomento dell’unione delle Chiese è qualcosa di spirituale e abbiamo bisogno di amore spirituale, di  lasciarlo a coloro che hanno amato molto Dio e quindi sono teologi, come i Padri della Chiesa - e non agli interpreti della legge - che hanno offerto e offrono completamente sé stessi per la diaconia della Chiesa (come una grande candela), accesi dal fuoco dell’amore di Dio e non dall’accendino del sagrestano.
     Dobbiamo sapere che non esistono solo leggi fisiche, ma anche spirituali. Pertanto la futura ira di Dio non può essere affrontata tramite un’aggregazione di peccatori (perché riceveremo doppia ira), ma con il pentimento e l’osservanza dei comandamenti del Signore.
     Inoltre, dobbiamo conoscere bene che la Chiesa Ortodossa non ha alcuna mancanza. L’unica mancanza è l’assenza di gerarchi seri e di Pastori con principi patristici. Gli eletti sono pochi. Ma non è questo che deve preoccupare. La Chiesa è Chiesa di Cristo, ed è Egli che la governa. Non è un Tempio costruito con pietra, sabbia e calce da devoti e che si distrugge dal fuoco dei barbari, ma è Cristo stesso. « E chi cadrà su questa pietra sarà sfracellato; e colui sul quale essa cadrà sarà stritolato»  (Mt 21, 44). Il Signore, quando sarà necessario, farà apparire dei Marco Eugenico e dei Gregorio Palamas per raccogliere tutti i nostri fratelli scandalizzati perché confessino la fede ortodossa, consolidino la Tradizione e diano grande gioia alla nostra Madre.
     Nei nostri tempi vediamo che molti figli fedeli della nostra Chiesa, monaci e laici, si sono purtroppo staccati da Essa a causa dei filo-unionisti. Secondo il mio parere non è per niente buona cosa staccarsi dalla Chiesa ogni volta che un Patriarca ha qualche colpa, ma  dall’interno, vicino alla Madre Chiesa, ognuno ha il dovere e l’obbligo di protestare e di lottare a suo modo. Interrompere  la commemorazione del Patriarca, staccarsi e creare la propria Chiesa continuando a parlare, insultando il Patriarca, a mio parere, è assurdo.
     Se per l’una o l’altra deviazione dei Patriarchi, avvenute in diverse epoche, ci fossimo separati e avessimo creato delle nostre Chiese – Dio proteggi – avremmo superato pure i Protestanti.
     Facilmente uno si separa ma difficilmente ritorna. Purtroppo, abbiamo molte “Chiese” ai giorni nostri. Sono state create sia da grandi gruppi sia addirittura da una sola persona. Giacché è successo anche alla loro kalivi (mi riferisco a quanto succede nella Santa Montagna)  dove c’è pure un Tempio, credevano di poter realizzare una propria Chiesa indipendente. Se i filo-unionisti danno un primo colpo alla Chiesa, questi, i sopra nominati, ne danno il secondo. Preghiamo che Dio dia la Sua illuminazione a tutti noi e al Patriarca, il Signor Atenagoras, perché, prima, avvenga l’unione di queste “Chiese”, si realizzi la serenità tra lo scandalizzato pleroma del popolo ortodosso, si diffonda la pace e l’amore tra le Chiese Ortodosse Orientali, e poi si possa iniziare a pensare all’unione con le altre “Confessioni”, se desiderano sinceramente abbracciare la Dottrina Ortodossa.
     Vorrei dire ancora che c’è pure un terzo gruppo nella nostra Chiesa. Sono quei fratelli che, pur rimanendo fedeli Suoi figli, tuttavia non hanno accordo spirituale tra di loro. Essi si occupano del giudicare, l’uno l’altro, e non del bene comune della lotta. Ciascuno controlla l’altro (più di se stesso) su cosa dirà o cosa scriverà per colpirlo poi senza pietà. Mentre se egli stesso avesse detto o avesse scritto la stessa cosa, l’avrebbe sostenuta con molte testimonianze della Santa Scrittura e dei Padri. Il male compiuto è grande, perché, da una parte fa un’ingiustizia al proprio prossimo, mentre dall’altra lo rovina dinanzi agli occhi di altri credenti. Molte volte semina pure l’infedeltà nelle anime dei deboli, poiché le scandalizza. Purtroppo alcuni di noi avanzano richieste irragionevoli agli altri. Vogliamo che essi abbiano lo stesso nostro carattere spirituale. Quando qualcun’altro non concorda con il nostro carattere ed è un po’ indulgente o un po’ acuto, immediatamente deduciamo che non è un uomo spirituale. Tutti sono utili nella Chiesa. Tutti i Padri hanno offerto i loro servizi ad Essa. Sia quelli dal carattere calmo, sia quelli dal carattere severo. Come al corpo umano sono necessarie sia le cose dolci, sia le cose aspre ma anche le cose amare come il radicchio (ognuna ha proprie sostanze e vitamine), lo stesso vale anche per il Corpo della Chiesa. Tutti sono necessari. L’uno completa il carattere dell’altro e tutti noi siamo obbligati a tollerare non solo il loro carattere, ma anche le loro debolezze in quanto esseri umani.
     E di nuovo ritorno ad esprimere sinceramente le scuse a tutti, perché ho osato scrivere. Io sono un semplice monaco e il mio lavoro è quello di sforzarmi, per quanto posso, di spogliarmi del vecchio uomo e di aiutare gli altri e la Chiesa, attraverso Dio, tramite la preghiera. Tuttavia, siccome sono arrivate al mio eremo tristi notizie per la nostra Santa Ortodossia, mi sono molto addolorato e ho considerato giusto scrivere quanto sentivo.
     Preghiamo tutti affinché Dio dia la Sua grazia e ciascuno di noi possa aiutare, a suo modo, per la gloria della nostra Chiesa.

Con molta deferenza verso tutti.

Un monaco eremita
(Paisios monaco)

NOTA

(1) Una lettera di padre Paisios Inviata a padre Charalampos Vasilopoulos, direttore del giornale “Stampa Ortodossa” (Ορθόδοξος Τύπος) - Pubblicato dal sito: www.ortodoxia.it 

lunedì 23 gennaio 2012

http://vaticaninsider.lastampa.it


16/01/2012 

Alta tensione tra Mosca e Costantinopoli

I due Patriarcati ortodossi sempre più divisi dall'arresto del monaco Efraim. Costantinopoli respinge le “ingerenze” di Mosca in seguito all'affaire. A rischio il Sinodo? alessandro speciale
città del vaticano
 E' arrivata dopo più di due settimane la risposta ufficiale del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli all'arresto dell'archimandrita Efraim, abate di Vatopedi, il principale monastero del Monte Athos – e non ha risparmiato una frecciata ai 'fratelli' ortodossi di Mosca che avevano cercato di approfittare della vicenda per aumentare la loro influenza sulla Sacra Montagna.
 Il silenzio del patriarca ecumenico Bartolomeo, da cui formalmente dipende la Sacra Montagna, aveva fatto scalpore: a fianco del popolare monaco, amico di molti degli uomini che contano in Grecia, era infatti sceso subito in campo con dichiarazioni veementi il Patriarcato ortodosso di Mosca. Il patriarca Kirill era addirittura arrivato a scrivere una lettera al presidente greco Karolos Papoulias per chiederne la liberazione.
 Nel comunicato emesso il 10 gennaio sulla vicenda, il Sinodo del Patriarcato ecumenico rimane invece estremamente prudente nei confronti di Efraim, il cui attivismo imprenditoriale era seguito con una certa apprensione al Fanar.
 Il Patriarcato di Costantinopoli esprime si' “tristezza” per la vicenda dell'archimandrita ma ribadisce la sua “pratica immutabile” di rispettare “l'indipendenza della giustizia”, evitando di “immischiarsi nelle questioni giudiziarie in corso, dei cui dossier ignora, oltretutto, il contenuto”.
 Ma la nota più interessante riguarda proprio la 'ingerenza' del Patriarcato di Mosca, che – anche grazie alla vicinanza costruita con Efraim – ha cercato di affermare la propria autorita' sull'Athos a discapito del Patriarcato ecumenico.
 Una mossa che ha creato tensione, soprattutto dopo la decisione dell'archimandrita di portare 'in tour' in Russia la reliquia più preziosa dell'Athos, una cintura che sarebbe appartenuta alla Vergine Maria, e che adesso, dopo il suo arresto, rischia persino di mettere in discussione il Sinodo pan-ortodosso in preparazione da anni.
Recita il comunicato del Patriarcato di Costantinopoli: “In conseguenza delle dichiarazioni fatte da una Chiesa ortodossa sorella su questa vicenda, il Patriarcato ecumenico ricorda che se la Sacra Montagna, territorio che canonicamente gli appartiene, e' abitata da monaci di differenti nazionalita', questo fatto non le conferisce in alcun modo un carattere pan-ortodosso che autorizzi altre Chiese autocefale a intervenirvi in alcuna maniera”.
 Come dire: “Mosca stia fuori dalle questioni dell'Athos e non approfitti dell'affaire Efraim per appropriarsi di ciò che non è suo”.

domenica 22 gennaio 2012

Presentiamo questo articolo tratto dal blog del Pontificio Collegio Sant'Atanasio di Roma circa il dialogo teologico instaurato tra la Chiesa Ortodossa e la Chiesa di Roma

Non per galateo ma per obbedienza all'unico Signore



di ANDREA PALMIERI
Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani

Il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa prosegue il suo cammino nel contesto di una fitta trama di rapporti personali e istituzionali, che, nell'anno da poco trascorso, hanno conosciuto un ulteriore sviluppo e una nuova profondità. Si tratta del dialogo della vita che comprende visite fraterne, come, a esempio, quella dell'arcivescovo di Nea Giustiniana e tutta Cipro Chrysostomos II a Papa Benedetto XVI che ha avuto luogo lo scorso marzo, ma anche scambi di delegazioni, collaborazioni in diversi campi, contatti epistolari. Tutto ciò, lungi dall'essere espressione di un semplice "galateo" ecumenico, contribuisce in maniera efficace alla formazione di una più matura interiorità dei singoli, ma anche delle stesse Chiese, in quanto si superano le antiche barriere e i vecchi pregiudizi.
Un momento di particolare visibilità del progresso di queste relazioni fraterne è stato la Giornata di riflessione, dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, celebrata ad Assisi il 27 ottobre scorso. La presenza di numerosi rappresentanti provenienti da altre Chiese e comunità ecclesiali - tra i quali, per quanto riguarda le Chiese ortodosse, vi erano il Patriarca ecumenico Bartolomeo, l'arcivescovo di Tirana e tutta l'Albania, e delegati dei patriarcati di Alessandria, Antiochia, Mosca, Serbia, Romania e delle Chiese ortodosse di Cipro e Polonia - ha manifestato in maniera visibile la comune preoccupazione per le sorti dell'umanità. Il potere testimoniare insieme il proprio anelito per la pace e la giustizia nel mondo, in questi tempi difficili nei quali per molti aspetti regnano la frammentazione e l'individualismo, rappresenta una conquista del movimento ecumenico, che nella sua espressione più profonda è obbedienza all'unico Signore. In questo contesto, il dialogo teologico, condotto dalla Commissione mista internazionale, ha ripreso il suo lavoro attraverso le strutture di cui tradizionalmente si avvale, quali le sottocommissioni e il comitato di coordinamento, con l'intento di superare gli ostacoli emersi nel corso della sessione plenaria di Vienna. La sessione plenaria di Vienna (2010) era stata dedicata allo studio, già avviato nel precedente incontro di Cipro (2009), della questione del ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio, sulla base di un testo elaborato dal Comitato misto di coordinamento nel 2008. Con questo testo si intendeva proseguire la riflessione sul tema del primato nella Chiesa universale, inaugurata con la sessione plenaria di Ravenna (2007). In quella sede, la Commissione aveva approvato e pubblicato un documento dal titolo Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa. Comunione ecclesiale, conciliarità e autorità, nel quale cattolici e ortodossi affermavano insieme, per la prima volta, la necessità di un primato al livello di Chiesa universale e concordavano sul fatto che questo primato spettava alla sede di Roma e al suo vescovo, mentre riconoscevano ancora aperta la questione relativa al modo di comprendere e all'esercizio di questo primato, nonché ai fondamenti scritturistici e teologici.
Sulla base di quanto affermato nel documento di Ravenna, la Commissione aveva elaborato un progetto di lavoro, secondo il quale l'attenzione si sarebbe concentrata innanzitutto sul primo millennio quando i cristiani di Oriente e Occidente erano uniti. Il Comitato misto di coordinamento aveva quindi redatto una bozza di documento, che, seguendo una metodologia prevalentemente storica, prendeva in considerazione una serie d'eventi e di fonti patristiche e canoniche che mostravano che, nel periodo in oggetto, la Chiesa di Roma aveva un posto distinto tra le Chiese e aveva esercitato una particolare influenza in materia dottrinale, disciplinare e liturgica.
Tuttavia, al termine della sessione plenaria di Vienna, malgrado l'impegno profuso, non era stato possibile trovare un accordo per la pubblicazione di un documento comune. Alcuni membri ortodossi consideravano il testo in esame sbilanciato verso la posizione cattolica in quanto privo di riferimenti alle altri grandi sedi ecclesiastiche della Chiesa antica e al loro ruolo nei Concili ecumenici. Altri esprimevano la loro perplessità di fronte alla possibilità di approvare un testo di carattere essenzialmente storico da parte di una commissione teologica. Dopo una lunga discussione, la delegazione cattolica accettò la proposta di considerare il testo come uno strumento di lavoro da utilizzare per le successive tappe del dialogo. Animati dalla ferma volontà di continuare il dialogo sulla strada aperta dal documento di Ravenna, i membri della Commissione decidevano di affidare a una sottocommissione il compito di preparare la bozza di un nuovo documento da sottoporre in seguito allo studio del Comitato di coordinamento, in vista di una futura sessione plenaria da convocare appena possibile. In particolare, si stabiliva che il nuovo testo dovesse prendere in considerazione il tema del primato nel contesto della sinodalità da una prospettiva più marcatamente teologica.
Facendo seguito a queste decisioni, una sottocommissione mista si è riunita dal 13 al 17 giugno 2011 a Rethymno (Creta, Grecia) su invito del metropolita ortodosso del luogo, Eugenios. Alla riunione, presieduta dal cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e dal metropolita di Pergamo Ioannis (Zizioulas), del Patriarcato ecumenico, erano presenti sei rappresentanti cattolici e quattro ortodossi provenienti da diverse Chiese autocefale (Patriarcato ecumenico, Patriarcato di Mosca, Patriarcato di Serbia, Chiesa di Cipro). All'inizio dell'incontro, un cattolico e un ortodosso hanno presentato testi che esprimevano il loro rispettivo punto di vista sul tema del rapporto teologico ed ecclesiologico tra primato e sinodalità. Di fatto, però, i due testi seguivano una differente metodologia: quello cattolico, facendo ampio riferimento alla storia della teologia, presentava la dottrina cattolica del primato nel quadro dell'ecclesiologia eucaristica; quello ortodosso, partendo da un approccio sistematico-speculativo del mistero trinitario, cristologico ed eucaristico, si proponeva di spiegare la necessità di un primato a livello universale da esercitare nel contesto della sinodalità. Si rivelava, pertanto, particolarmente ardua l'impresa di preparare un testo comune condiviso. Per evitare che la riunione si concludesse senza portare a termine il compito affidato, la sottocommissione decideva di utilizzare come base della discussione il testo proposto dagli ortodossi, proponendo degli emendamenti per ampliarne la prospettiva. Si riusciva in tal modo a produrre un testo da sottoporre allo studio del Comitato misto di coordinamento.
La riunione del Comitato misto di coordinamento ha avuto luogo a Roma dal 21 al 26 novembre 2011. Tale organismo era composto da nove membri cattolici e da nove ortodossi (Patriarcato ecumenico, Patriarcato di Alessandria, Patriarcato di Mosca, Patriarcato di Serbia, Patriarcato di Romania, Chiesa di Cipro, Chiesa di Grecia) sotto la presidenza del cardinale Koch e del metropolita Ioannis. Nel corso della riunione i lavori sono proceduti molto lentamente. L'impostazione sistematico-speculativa della bozza del documento, ereditata dal testo preparatorio proposto dalla parte ortodossa, suscitava non poche riserve in alcuni membri cattolici. A questo si aggiungeva il fatto che non tutti i membri ortodossi si riconoscevano in ciò che nel documento in esame veniva presentato come la posizione ortodossa sul primato al livello della Chiesa universale, rendendo complicato per i cattolici comprendere il punto di vista ortodosso. A motivo di queste difficoltà, il Comitato di coordinamento non ha potuto completare lo studio della bozza di documento, ma ha fissato un nuovo incontro per il prossimo anno al fine di proseguire la revisione del documento, chiedendo nel frattempo a un piccolo gruppo di redazione di riscrivere alcuni paragrafi problematici.
Un caloroso invito a proseguire sulla strada del dialogo con fiduciosa speranza, malgrado la consapevolezza delle difficoltà del momento, è stato espresso da Papa Benedetto XVI, nel discorso pronunciato davanti ai membri della delegazione del Patriarcato ecumenico in visita a Roma per la festa dei santi Pietro e Paolo, lo scorso giugno: "Seguiamo con grande attenzione il lavoro della Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme. A uno sguardo puramente umano, si potrebbe essere presi dall'impressione che il dialogo teologico fatichi a procedere. In realtà, il ritmo del dialogo è legato alla complessità dei temi in discussione, che esigono uno straordinario impegno di studio, di riflessione e di apertura reciproca. Siamo chiamati a continuare insieme nella carità questo cammino, invocando dallo Spirito Santo luce e ispirazione, nella certezza che egli vuole condurci al pieno compimento della volontà di Cristo: che tutti siano uno (Giovanni, 17, 21)". A sua volta, il Patriarca ecumenico Bartolomeo, rivolgendosi alla delegazione della Santa Sede in visita a Costantinopoli in occasione della festa di sant'Andrea, il 30 novembre scorso, tra le altre cose affermava: "Il lavoro di questa Commissione è lungi dall'essere semplice, poiché i problemi che si sono accumulati nel corso di molti secoli, in seguito al reciproco estraniamento e talvolta alla disputa tra le due Chiese, esigono uno studio e una riflessione attenti. Tuttavia, con la guida del Consolatore, con buona volontà da entrambe le parti e il riconoscimento del nostro dovere dinanzi al Signore e agli uomini, si arriverà agli esiti auspicati, quando il Padrone della vigna lo riterrà opportuno". Nel corso del 2011, dunque, il superamento degli ostacoli incontrati nella plenaria di Vienna è riuscito solo in parte. Il raggiungimento di un consenso condiviso tra cattolici e ortodossi sulla cruciale questione del primato al livello della Chiesa universale richiede ancora molto impegno da parte della Commissione mista. Alla complessità del tema che è stato per secoli al centro del contenzioso tra la Chiese di Oriente e di Occidente, si aggiunge la necessità di una laboriosa riflessione sulla metodologia con cui si tratta l'argomento. La consapevolezza delle differenze che si sono sviluppate nel corso dei secoli, che sembrano riguardare il modo stesso di fare teologia, non deve tuttavia far dimenticare che cattolici e ortodossi condividono la preziosa eredità del patrimonio di fede e delle discipline ecclesiastiche della Chiesa del primo millennio. In maniera significativa, il Santo Padre, incontrando i rappresentanti delle Chiese ortodosse e orientali ortodosse presenti in Germania, durante il viaggio apostolico in quella nazione il 24 settembre 2011, affermava: "Senza dubbio, fra le Chiese e le comunità cristiane, l'Ortodossia, teologicamente, è la più vicina a noi; cattolici ed ortodossi hanno conservato la medesima struttura della Chiesa delle origini; in questo senso tutti noi siamo "Chiesa delle origini", che tuttavia è sempre presente e nuova. E così osiamo sperare, anche se da un punto di vista umano emergono ripetutamente difficoltà, che non sia troppo lontano il giorno in cui potremo di nuovo celebrare insieme l'Eucaristia". È con questa convinzione che cattolici e ortodossi devono continuare il dialogo teologico per chiarire le differenze teologiche il cui superamento è indispensabile per il ristabilimento della piena unità, che è la meta per la quale si sta lavorando. Si tratta, come si è visto, di un impegno che in questo momento non sembra facile, ma che è irrinunciabile perché corrisponde alla volontà di Dio, nella fondata speranza che lo Spirito Santo, secondo i suoi imperscrutabili disegni, porterà a compimento.

(©L'Osservatore Romano 19 gennaio 2012)