giovedì 30 dicembre 2021

O Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, preservaci da coloro che desiderano la nostra morte spirituale. (http://www.ortodossiatorino.net)

  L'esito della visita del papa a Cipro e in Grecia

di Konstantin Shemljuk

Unione dei giornalisti ortodossi

Parte 1 - 9 dicembre 2021, Parte 2 - 28 dicembre 2021

 

Parte 1 – L'esito della visita del papa a Cipro e in Grecia

il papa ha visitato la Grecia ortodossa per la seconda volta in cinque anni. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

I papi sono stati in Grecia 3 volte nella storia, con Francesco che ha fatto due visite. Ha anche visitato Cipro. Qual è la ragione di tale attività in direzione "greca"?

Dal 2 al 6 dicembre 2021, papa Francesco ha compiuto una visita ufficiale in Grecia e a Cipro. Il capo della Chiesa cattolica romana è arrivato in questi paesi su invito delle autorità statali e delle conferenze episcopali dei vescovi cattolici locali. Dal 2 al 4 dicembre papa Francesco ha soggiornato a Cipro per poi recarsi in Grecia, dove ha visitato Atene e l'isola di Lesbo.

Il 6 dicembre è volato a Roma. Sembrerebbe piuttosto che si tratti di una visita di lavoro, come quelle che l'attuale papa compie spesso, e di cui non c'è nulla di cui parlare se non per alcuni particolari notevoli che hanno preceduto e accompagnato il viaggio greco-cipriota del papa.

Basti pensare che questo è il secondo viaggio di Francesco in Grecia negli ultimi 5 anni e la terza visita del capo del Vaticano in questo paese negli ultimi 1.000 anni. In altre parole, prima dell'attuale capo della Chiesa cattolica romana, solo un papa è venuto in Grecia dopo che la Chiesa cattolica si è allontanata dall'Ortodossia. Pertanto, un interesse così esplicito di papa Francesco per la Grecia e Cipro non può che sorprendere.

Alo stesso modo non possono passare inosservati i suoi due incontri, uno con il primate della Chiesa ortodossa greca, l'arcivescovo Hieronymos, e uno con il primate e il sinodo della Chiesa ortodossa cipriota. Oltre a questi incontri, il pontefice romano, come da tradizione, ha fatto molte visite ai capi e agli alti funzionari di Cipro e della Grecia, e ha anche prestato molta attenzione a questioni che non toccano direttamente gli interessi del trono romano. Quali sono state dunque le vere ragioni della visita di quattro giorni del papa in questi due paesi ortodossi?

Preparazione di un'unione?

Rivolgendosi ai greci e ai ciprioti, pochi giorni prima della sua visita, il papa ha annunciato che avrebbe visitato questi due paesi "da pellegrino". Allo stesso tempo, ha sottolineato che si stava recando in Grecia e a Cipro "sulle orme dei primi grandi missionari, soprattutto gli apostoli Paolo e Barnaba", poiché "è bene tornare alle origini, ed è importante per la Chiesa per riscoprire la gioia del Vangelo". È chiaro che l'Ortodossia non pretende l'esclusiva sul Vangelo, e queste parole si applicano allo stesso modo alla Chiesa cattolica romana. Ma il riferimento alle "origini" (alla Chiesa indivisa) è già legato all'Ortodossia. Per questo il papa ha proseguito: "Incontrandovi, mi disseterò alle sorgenti della fraternità, così preziose ora che abbiamo appena iniziato il cammino sinodale mondiale".

Rivolgendosi direttamente all'arcivescovo Hieronymos e all'arcivescovo Chrysostomos, il papa ha lanciato un appello alla "fratellanza apostolica" e alla "unica fede", che dovrebbe portare a un incontro con i capi delle Chiese cipriota e greca.

In altre parole, la ragione principale della visita del papa a Cipro e in Grecia è quella di condurre alcune trattative finalizzate a un "cammino sinodale" verso l'unità con Roma.

Ci si può chiedere perché, di fatto, non sia il patriarca Bartolomeo a condurre tali negoziati? E chi ha detto che non lo fa? Li dirige abbastanza attivamente. Ma il capo del Fanar ha poteri e capacità completamente diversi da quelli del papa. Per esempio, non può promettere alla Grecia la protezione dei "poteri costituiti" in cambio di determinati servizi, mentre il papa può farlo. E, soprattutto, almeno in parte, mantiene le sue promesse. Non per niente il governo degli Stati Uniti ha affermato più volte, solo nell'ultimo anno, che la Grecia è il principale partner degli Stati Uniti nella regione del Mediterraneo. Dirlo quando hai il non così pacifico Erdoğan davanti ai tuoi occhi non è poco importante.

Per gli stessi greci, tale cooperazione è estremamente vantaggiosa, perché dà loro un senso di sicurezza di fronte alla Turchia. Tuttavia, per tale "cooperazione" bisogna pagare e sacrificare qualcosa, compresa la purezza della fede, cosa che è accaduta più di una volta nella storia. Quindi la visita del papa si inserisce bene nel quadro di alcuni accordi "commerciali" che gli Stati Uniti stanno conducendo con il partner "tascabile" del Fanar , cercando di unire l'incompatibile – ortodossia e cattolicesimo.

Atteggiamento verso l'unione con Roma in Grecia

Tuttavia, il clero ortodosso greco (la sua ala tradizionale) non è contento di questa prospettiva. Pochi mesi prima della visita del Papa, il metropolita Seraphim del Pireo ha protestato, accusando il papismo di numerose eresie e complicità con il fascismo.

E proprio una settimana prima dell'arrivo di papa Francesco, lo stesso metropolita Seraphim ha scritto un rabbioso appello in cui ha definito "problematica" la visita del pontefice in Grecia, poiché il cattolicesimo romano ha un "carattere eretico, dispettoso e impenitente, non rispetta il diritto internazionale e mostra solo una falsa nobiltà verso la nostra santa Chiesa martire".

Come esempio di tale menzogna, il metropolita Seraphim ha citato la "canonizzazione" da parte di papa Francesco del "mostro umanoide", il cardinale Alojzije Stepinac di Zagabria, "condannato dal Tribunale per i crimini della seconda guerra mondiale come istigatore dell'orribile martirio di migliaia di ortodossi serbi". Inoltre, il metropolita Seraphim ha ricordato che non molto tempo fa Francesco ha mostrato "flagrante mancanza di rispetto" verso la Chiesa di Grecia, nominando "al trono nel centro di Atene, un 'prete' cattolico romano, il benedettino spagnolo padre Emmanuel, come presunto "vescovo greco-ortodosso di Karakavia", una comunità greca inesistente".

Il grido di indignazione del metropolita del Pireo è stato in qualche misura ascoltato, e il papa non ha incontrato i padri sinodali della Chiesa ortodossa greca, né ha tenuto una sola preghiera "ecumenica" né a Cipro né in Grecia. Anche se, in linea di principio, difficilmente poteva contare su questo, dato che, secondo un religioso della Chiesa greco-cattolica ucraina che vive nella patria di Aristotele, i sacerdoti greci non partecipano mai ad alcun evento cattolico o uniate, nonostante vivano in un'Europa tollerante.

Mentre la più alta gerarchia ha ancora cercato di preservare in qualche modo il suo "volto diplomatico" fingendosi felice di vedere il papa, il clero ordinario e il popolo non hanno nascosto il loro atteggiamento nei suoi confronti.

Così, durante la visita del papa all'arcidiocesi ateniese della Chiesa ortodossa greca, un rispettato sacerdote greco, il missionario e teologo padre Ioannis Diotis, ha dichiarato pubblicamente più volte che il papa è un eretico che deve pentirsi. È interessante notare che l'anziano sacerdote (ha già più di 80 anni) è stato subito aggredito da diversi agenti di polizia che lo hanno scaraventato a terra. Ecco come ha raccontato lui stesso l'incidente : "Dico loro – beh, ragazzi, di cosa sono colpevole? Per essere scortato alla polizia, devo essere sospettato di una particolare cattiva condotta. Ditemi in cosa ho sbagliato. Ho solo detto che è un eretico e che deve pentirsi. Non mi hanno saputo rispondere".

In effetti, di cosa è accusato il sacerdote che ha chiamato il papa eretico? Di niente. E anche la polizia greca lo capisce. Il problema è che molti vescovi greci non lo capiscono e, soprattutto, non lo capiscono al Fanar. Ecco perché il patriarca Bartolomeo, prima della visita del papa in Grecia e Cipro, ha dichiarato che il XXI secolo è il secolo del ripristino dell'unità tra la Chiesa cattolica romana e l'Ortodossia, e il papa ha chiesto di rompere il "muro del pregiudizio" con l'Ortodossia, poiché egli desidera ardentemente la comunione eucaristica con gli ortodossi .

Apparentemente, l'inizio della lotta contro i "pregiudizi" è stato proprio il caso delle Chiese cipriota e greca. Così, il papa ha invitato la Chiesa cipriota alla "piena unità con i cattolici" e, parlando con il primate della Chiesa greca, si è scusato per tutti gli errori commessi dai suoi predecessori e dai cattolici in generale: "Ammetto che azioni e decisioni che hanno poco o nessun rapporto con Gesù e il Vangelo, ma piuttosto sono basate sull'avidità e sul potere, hanno indebolito la nostra comunione reciproca. (...) La storia ha il suo peso, e qui oggi sento il bisogno di chiedere ancora a Dio e ai nostri fratelli e sorelle una richiesta di perdono per gli errori commessi da tanti cattolici".

Attenzione: non una parola sui dogmi come ragioni principali dello scisma tra cristiani cattolici e ortodossi, ma solo parole su "pregiudizi", "avidità di profitto" e "sete di potere". Cioè, secondo il papa, queste sono le questioni da risolvere perché si realizzi la tanto agognata unità con gli ortodossi? A quanto pare, è così.

Tuttavia, tra i credenti cristiani in Grecia regnano sentimenti completamente diversi. Per esempio, alcuni mesi fa un cardinale romano di lingua greca ha visitato il Sacro Monte Athos, in particolare il monastero di San Paolo, e ha parlato con il suo igumeno, l'archimandrita Parthenios, che è venerato come anziano contemporaneo. Il porporato ha affermato che cristiani cattolici e ortodossi stanno tenendo conferenze per rendere comune la celebrazione della Pasqua, cercando di apportare qualche cambiamento nelle pratiche liturgiche e ascetiche delle loro Chiese. "Pensa che queste conferenze porteranno qualche risultato?" ha chiesto all'archimandrita. Quest'ultimo ha risposto: "E cosa possono fare? Due volte zero fa sempre zero. Tutto questo, in fondo, non vale niente". Il cardinale: "Come può dire questo?" Padre Parthenios: "Dico questo perché sia in Oriente che in Occidente sanno la verità, ma non la professano. Vanno a coprirsi a vicenda. Vanno avanti e indietro su questo argomento. Sono coinvolti nella politica, non professano la verità".

In effetti, il dialogo e le scuse per gli errori sono una buona cosa. Ma perché sono comparsi questi errori? Perché sono stati preceduti da deliri dogmatici. Fede e pratica sono strettamente legate, e se si vuole veramente cambiare qualcosa, bisogna partire dalla fede, dal ritorno alla Verità, e non dalla "lotta ai pregiudizi". Di questo, però, il papa non ha mai detto nulla né prima della sua visita in Grecia e a Cipro né dopo. E non lo farà. Perché ha un compito diverso.

Emigranti

Tutti i comunicati stampa della visita del papa nei paesi ortodossi di lingua greca sottolineavano che vi si sarebbe recato, tra l'altro, per affrontare la questione dei migranti. Come nella sua ultima visita a Lesbo, il papa ne ha portati di nuovo con sé parecchi. Non è stata come una visita di un capo di Stato ai migranti "poveri e svantaggiati", ma piuttosto una verifica dei subordinati da parte di un alto funzionario.

Per sottolineare il suo "interesse per i migranti", il Papa ha tenuto un incontro separato con l'ex premier greco Alexis Tsipras, grazie al quale il paese si è impegnato per risolvere la questione dei rifugiati. Comprensibilmente, si potrebbe rispondere che il pontefice ha sentimenti filantropici e si preoccupa della condizione dei migranti svantaggiati. Se non fosse che per un singolo "ma": a parte lavare i piedi ai migranti e trasportarli in Italia, per loro il papa non ha fatto altro. Non ha condannato le guerre in Afghanistan, Libano e Siria, che hanno portato all'inondazione di profughi in Europa. Inoltre, non ha riportato nessuno di loro in Vaticano, anche se avrebbe potuto farlo. Allora perché è così preoccupato per il fatto che la Grecia ortodossa accetti il maggior numero possibile di rifugiati provenienti da stati a maggioranza islamica? Di fatto, negli ultimi anni, questi si sono già fatti notare sull'isola con atti di vandalismo contro le chiese ortodosse.

La risposta a questa domanda si trova nelle parole del metropolita Seraphim, già citate sopra. A suo avviso, "l'accoglienza governativa fatta a Francesco è un errore criminale di prima categoria, in quanto è un atto di intensificazione di una guerra ibrida organizzata da un paese vicino (la Turchia, ndc), dal presidente Erdoğan e dal blocco sunnita contro il nostro paese, il continente europeo e l'identità culturale e religiosa europea".

Il metropolita ha ricordato che "l'islam si è espanso in due modi. Il primo è stata la cosiddetta guerra di religione (jihad), e il secondo è stato il reinsediamento e il cambiamento demografico attraverso nascite multiple". È questa seconda via che "è stata scelta dal blocco sunnita per occupare e islamizzare il continente europeo", ritiene il metropolita.

Sottolinea che "si spendono miliardi per raggiungere questo obiettivo attraverso articoli giornalistici e ONG ombra, perché è ovvio che la popolazione musulmana che si sposta 'per una vita migliore' può essere facilmente indirizzata verso l'Arabia Saudita, che può ospitare tre milioni di persone, e verso i paesi del Golfo Persico".

In questa situazione il papa veste i panni di un becchino della civiltà cristiana ed europea, araldo di una nuova identità umana e forse di una nuova fede sincretica che unirà islam, cristianesimo e culto della terra (da qui la lotta per l'ecologia). Comunque sia, l'interesse del papa per i migranti, e specialmente per la Grecia che ne accetta il maggior numero possibile, è molto probabilmente motivato almeno dal desiderio di indebolire o ridurre l'influenza ortodossa nel paese. Come mai? Per lo stesso motivo: un'unificazione più rapida e indolore con il Fanar. E qui, non c'è dubbio, tutti i mezzi vanno bene sia per il Vaticano che per il Fanar, un tema che sarà oggetto del nostro prossimo articolo.

Parte 2 – Tecnologia dell'uniatismo del futuro: un incontro al di sotto dei radar del papa in Grecia

l'avvocato del Fanar partecipa all'incontro tra il papa e il capo della Chiesa di Grecia. Foto: _Unione dei giornalisti ortodossi

In Grecia, il papa ha visitato due volte l'arcivescovo Ieronymos. Durante una visita, ha anche incontrato un rappresentante del Fanar. Di cosa tratta questo incontro e cosa ci si può aspettare da esso?

Durante la recente visita di papa Francesco in Grecia si è svolto un incontro interessante, rimasto dietro le quinte dei media mondiali. Il 4 dicembre, all'interno dell'edificio dell'arcidiocesi ateniese, dove il papa è giunto in visita all'arcivescovo Hieronymos, lo ha incontrato l'avvocato Sakis Kahiyoglu. Quest'uomo ha fatto un regalo al pontefice: un libro di poesie di un monaco athonita dal Perù. Il papa, a sua volta, ha invitato Kahiyoglu in Vaticano. Chi è questa persona e cosa ci faceva, in un incontro di così alto livello?

Fanar e Roma: come convincere gli ortodossi della necessità dell'unione?

Nell'ultimo anno o due, abbiamo assistito a un'intera cascata di dichiarazioni del patriarca Bartolomeo e del papa sull'imminente unità. Ma è abbastanza ovvio che per raggiungere questo obiettivo è necessario compiere una serie di passaggi successivi. Uno di questi è convincere le Chiese locali (comprese quelle "greche") della necessità dell'unione con Roma. Questo compito non è facile, dal momento che sia i comuni credenti che molti vescovi greci sono assolutamente contrari all'unione con gli eretici. Pertanto, i fanarioti e i cattolici hanno bisogno di trovare argomenti speciali per la persuasione. La creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in Ucraina ha mostrato quanto possano essere "sanitari" questi argomenti. Corruzione, ricatto, "accordi" dietro le quinte, minacce e altre "leve": i partecipanti a questa impresa ne hanno parlato apertamente.

Ricordiamo che a seguito del "concilio d'unificazione", la Chiesa greco-cattolica ucraina (la struttura subordinata al papa) ha subito parlato dell'imminente unificazione con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" (la struttura subordinata al patriarca Bartolomeo).

Sicuramente il papa ha incontrato l'episcopato ortodosso a Cipro e in Grecia con lo stesso scopo, perché per promuovere l'idea dell'unità con la "Santa Sede", c'è un disperato bisogno del sostegno di quante più Chiese ortodosse possibili.

Ci sono due modi per raggiungere l'obiettivo:

  • ideologico – attraverso lo sviluppo della dottrina del primato nella Chiesa e dei "diritti speciali" del Patriarcato di Costantinopoli;

  • predatorio – ricattando le Chiese locali, dal momento che quasi ogni Chiesa ha "punti deboli" di fronte ai propri scismatici. A questi scismatici può essere concesso un "tomos", che li include contemporaneamente in un'orbita canonica.

È chiaro che l'attuazione degli obiettivi di cui sopra richiede tempo e denaro. Ma anche adesso, sulla via dell'unione con i cattolici, ci sono cose che si possono ottenere abbastanza velocemente – per esempio, il sostegno di una parte dei vescovi delle Chiese ortodosse greca e cipriota. Discuteremo di seguito in che modo verrà esteso questo sostegno.

Con chi si è incontrato il papa ad Atene?

il papa riceve un dono dalle mani di Sakis Kahiyoglu. Arcidiocesi di Atene, 4 dicembre 2021. Foto: https: cnn.gr

Sembrerebbe che l'incontro del pontefice con un avvocato poco appariscente non avesse importanza e sembrasse quasi casuale. Ecco solo alcuni dettagli interessanti che ci costringono semplicemente a porre la domanda: quale ruolo è dato a Kahiyoglu nel gioco del Fanar e del Vaticano?

Primo, non è così facile per una persona a caso incontrare il papa. In secondo luogo, l'incontro non si è svolto da qualche parte per strada, ma nell'edificio dell'arcidiocesi ateniese, dove si può accedere solo su invito e grazie al proprio status elevato. Terzo, non tutti quelli che gli regalano un libro sono invitati dal papa in Vaticano. Allora, che tipo di persona è questa?

Sakis Kahiyoglu è uno dei principali membri del consiglio di amministrazione della Fondazione Patriarca Bartolomeo (più avanti, parliamo della Fondazione e dei suoi compiti) e anche uno dei più famosi e affermati avvocati penalisti in Grecia, che ha agito come difensore di "orribili" delinquenti.

Quest'uomo è nato a Veria, ha studiato a Salonicco e nel 1985 si è trasferito negli Stati Uniti (su raccomandazione, tra l'altro, dell'allora primo ministro greco Konstantinos Mitsotakis, il padre dell'attuale primo ministro del paese Kyriakos Mitsotakis), dove ha ricevuto il sostegno finanziario dell'arcidiocesi fanariota in America. Naturalmente, tale assistenza ha determinato l'atteggiamento di Kahiyoglu nei confronti del Fanar. Perché è stato con i soldi del Patriarcato di Costantinopoli che ha studiato alla American University School of International Service di Washington, DC. Ciò gli ha permesso di ottenere un lavoro al Senato degli Stati Uniti come assistente delle risorse umane nel Comitato per le relazioni estere del Senato e nell'ufficio del leader repubblicano del Senato, il senatore Jesse Helms della Carolina del Nord.

Nel 2001, Kahiyoglu ha aperto il suo ufficio in Grecia e nel 2021 il capo del Fanar lo ha nominato membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Patriarca Bartolomeo.

In Grecia, questa nomina ha suscitato un certo sconcerto, dal momento che il neo-membro del consiglio di amministrazione della "Fondazione" "è diventato famoso" per aver protetto i criminali accusati dei crimini più gravi nel periodo dal 2001 al 2018. Per esempio, ha difeso Georgios Koskotas (presidente della Banca di Creta), accusato di aver sottratto 32 miliardi di dracme alla banca. È stato il difensore di Kyriakos Apeirantis, accusato di omicidio seriale, stupro e incendio doloso. È stato il difensore di Iosiph Vaionis, che ha ucciso sua moglie, il difensore di Christos Voulgarakis, che ha ucciso sua figlia di 12 anni. Ha difeso Theo Theodoridis, accusato di aver importato 5 kg di cocaina, così come Arketa Rizai, accusato di rapimento. Dal 2001 (momento in cui ha aperto il suo studio in Grecia) Kahiyoglu si è specializzato principalmente in casi relativi a crimini contro la vita (omicidio),

Naturalmente, ognuno ha il proprio lavoro e non si può giudicare solo da questo che Sakis Kahiyoglu abbia una reputazione sporca. Ma nel 2005 è stato accusato di coinvolgimento nel caso di un presunto gruppo criminale e ha ricevuto diversi anni di carcere, in cui ha trascorso 4 mesi. Nel 2010 è stato condannato a 6 anni di carcere, ma alla fine è stato assolto da tutti i capi d'accusa.

Tuttavia, nonostante gli scandali di cui sopra, Kahiyoglu gode della fiducia del patriarca di Costantinopoli e, inoltre, gli fornisce sempre determinati servizi. Per esempio, nel caso di alto profilo del monastero di Vatopedi, che, oltre ad essere il monastero più ricco dell'Athos, è considerato anche il "granaio" del Fanar. Poi, ricordiamo Konstantinos Gratsios, l'ex amministratore delegato della società immobiliare statale accusato nel caso dello scambio di beni immobili tra lo stato e il monastero di Vatopedi sul Monte Athos. Dopo essersi scusato con l'investigatore speciale, Gratsios è stato rilasciato in libertà vigilata, mentre gli altri imputati nello stesso caso sono stati temporaneamente detenuti (per qualche tempo anche l'abate Ephraim di Vatopedi è stato in carcere). A proposito, tale causa è tuttora pendente presso la Corte d'appello per i casi penali di Atene. Vale la pena ricordare questo piccolo dettaglio se sorge la domanda sul perché l'abate Ephraim non si oppone alle decisioni del Fanar, compresa quella della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In altre parole, Kahiyoglu è una persona "fidata" a cui possono essere affidati gli incarichi più "delicati". In particolare, può essere utilizzato come "negoziatore" nei tentativi di persuadere i vescovi della Grecia e di Cipro ad accettare l'unione con Roma. Quindi è improbabile che l'uomo del patriarca Bartolomeo si sia imbattuto accidentalmente in un incontro tra il papa e l'arcivescovo Hieronymos. Forse, vista l'esperienza dell'avvocato, aveva degli argomenti particolarmente "convincenti" per il primate della Chiesa di Grecia.

Tuttavia, l'apparizione di Kahiyoglu nell'arcidiocesi ateniese potrebbe sembrare casuale per l'arcivescovo Hieronymos, ma non per il papa. Se passiamo alla storia recente, possiamo vedere che nel 2018 Kahiyoglu si è già incontrato con il pontefice, e ancora con la partecipazione del Fanar. Quindi ha visitato il Vaticano insieme a un vescovo di Costantinopoli, il metropolita Nikitas di Thiateira.

il metropolita Nikitas, Sakis Kahiyoglu e papa Francesco. Vaticano, 2018. Foto: protothema.gr

Fanar, Dipartimento di Stato e Vaticano nella creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"

Kahiyoglu e il metropolita Nikitas sono legati da una vecchia conoscenza. Il fatto è che anche prima della sua ordinazione, il metropolita Nikitas a metà degli anni '80 (era l'epoca in cui Kahiyoglu lavorava al Senato degli Stati Uniti) fungeva da segretario personale del deputato Michael Bilirakis del distretto di Washington. Più tardi, il giovane decise di scambiare una promettente carriera politica per servire la Chiesa, o meglio, il Fanar. Fortunatamente, il suo capo, Michael Bilirakis, non se ne preoccupò, poiché serviva fedelmente il Patriarcato di Costantinopoli come Arconte dell'Ordine dell'Apostolo Andrea.

Qui è necessario fare una riserva e ricordare che i rapporti tra il Fanar e il Dipartimento di Stato sono più che stretti. Per esempio, è stato il Dipartimento di Stato a sostenere completamente apertamente il Fanar durante la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e oggi dirige la "spinta" del riconoscimento di questa struttura tra le Chiese locali.

Naturalmente, i creatori della struttura di Dumenko – il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e il Fanar – giocano a condizioni vantaggiose per tutti. Ricordate l'adagio "una mano lava l'altra"? Qui è lo stesso: il Dipartimento di Stato aiuta i fanarioti a raggiungere i loro obiettivi e, a loro volta, ricambiano. Volete un esempio? Nessun problema.

Uno dei più ardenti sostenitori di Filaret Denisenko (quello a cui Dumenko e Poroshenko hanno promesso la leadership nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" in cambio del Tomos d'autocefalia, ma poi lo hanno ingannato), Dmitrij Stepovik, ha detto che dal 1999 al 2013 ha viaggiato 13 volte con il capo del "patriarcato di Kiev" negli Stati Uniti .

Secondo lui, Konstantinos Bilirakis (consigliere di Mike Pompeo e figlio dello stesso Michael Bilirakis – deputato, arconte del Fanar ed ex capo del metropolita Nikitas) si è incontrato ripetutamente con il "patriarca" Filaret per discutere della creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". In cambio del Tomos, Bilirakis ha chiesto a Denisenko di rinunciare alle parrocchie del "patriarcato di Kiev" fuori dall'Ucraina. Di conseguenza, Filaret molto probabilmente ha accettato, dal momento che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ha ricevuto la legalizzazione dal Fanar, ma può svolgere le sue attività solo all'interno dell'Ucraina come prescritto dal Tomos.

In altre parole, Bilirakis come rappresentante del Fanar nel Dipartimento di Stato, fa pressioni per la creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", chiedendo alcune preferenze per il Patriarcato di Costantinopoli. Il Dipartimento di Stato lo aiuta in questo, perché attraverso la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina":

  • distrugge l'unità della Chiesa ortodossa;

  • crea una struttura estremamente ostile alla Russia e alla Chiesa russa;

  • ottiene ulteriore influenza sulle autorità ucraine.

Ma la cosa principale è che la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" può essere utilizzata come piattaforma per l'unione di cristiani ortodossi e cattolici (il nostro prossimo articolo riguarderà il motivo per cui il Dipartimento di Stato ne ha bisogno). In questo senso, il Vaticano è tanto interessato all'emergere della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" quanto lo è il Dipartimento di Stato. L'algoritmo è che, prima, ortodossi e cattolici si uniranno sotto le insegne della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e poi questo schema sarà applicato a tutte le altre Chiese.

Ecco cosa dice Ivan Datsko, Presidente dell'Istituto di studi ecumenici dell'Università cattolica ucraina: "Vorrei che potessimo ripristinare la piena comunione tra le Chiese cattolica e ortodossa entro il 2025. Questo è il nostro obiettivo principale", ha spiegato che sotto il pontificato Francesco e il patriarca Bartolomeo di Costantinopoli, "ci siamo avvicinati così tanto che se non ora, allora, potrebbe non avvenire mai. Ci perderemo una grande opportunità". È convinto che sia necessario "che il futuro patriarca ucraino sia eletto sia dagli ortodossi che dai cattolici… Ma dobbiamo fare uno sforzo comune per partecipare insieme all'Eucaristia dell'amore".

Così, nel 2018, il metropolita Nikitas (ex segretario dell'arconte del Fanar e membro del Congresso Michael Bilirakis) e Sakis Kahiyoglu visitano il papa. Nello stesso anno, con la partecipazione diretta del capo del Dipartimento di Stato Mike Pompeo e del suo consigliere Gus Bilirakis, il Patriarcato di Costantinopoli concede il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", e il dialogo Fanar-Vaticano arriva in dirittura d'arrivo. Inoltre, durante la visita del papa a Cipro e in Grecia, Francesco chiede la completa unità di ortodossi e cattolici, e Sakis Kahiyoglu riceve l'invito a visitare nuovamente il Vaticano. Questa volta in un nuovo status per se stesso – come membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Patriarca Bartolomeo. Che ruolo gioca questo corpo in tutto questo crogiolo?

La Fondazione Patriarca Bartolomeo

L'obiettivo della Fondazione Patriarca Bartolomeo, nelle parole del metropolita Elpidophoros d'America, è "creare un'eredità che possa garantire il futuro finanziario del Patriarcato ecumenico".

Durante il ricevimento in occasione della costituzione della Fondazione, il capo del Fanar ha affermato che "(la fondazione, ndc) è un'iniziativa molto meritevole, che è una prova pratica del rispetto e dell'amore dei nostri credenti qui negli USA per la Chiesa madre, che deve affrontare migliaia di difficoltà e di problemi. Molti di loro sono noti a molti. Molti di loro sono sconosciuti. Non stiamo parlando di loro. Li stiamo affrontando, e sono i sospiri inespressi della Chiesa madre".

A proposito, alla cena dei membri fondatori della Fondazione del patriarca ecumenico Bartolomeo, l'ex segretario di Stato americano Mike Pompeo è stato invitato come relatore principale (è lui che ha dato il via alla nascita della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ricordate?).

Michael Pompeo a una cena in onore dei fondatori della Fondazione. New York, 29 ottobre 2021. Foto: protothema.gr

Parlando della necessità di creare la "Fondazione" che aveva sognato per tutta la vita, il capo del Fanar ha osservato che "la missione del Patriarcato di Costantinopoli è, ovviamente, spirituale. Questo è un ministero ecumenico in nome dei credenti, della cultura e di tutta l'umanità. Ma non importa quanto spirituale possa essere questo lavoro, sono necessarie risorse materiali per realizzarlo".

Precisiamo che occorrono mezzi materiali non per la predicazione del Vangelo, non per la testimonianza di Cristo, ma per il "ministero ecumenico" in nome dei credenti (di quali religioni?), della cultura e dell'umanità intera. Non è difficile intuire cosa si debba intendere esattamente con queste frasi, dal momento che sia il patriarca Bartolomeo che i suoi compagni parlano senza mezzi termini della necessità dell'unione con Roma e del dialogo con le altre religioni. Quindi, per la realizzazione di questi obiettivi, sono stati finora raccolti quasi 20 milioni di dollari nella tesoreria della Fondazione.

Vi sorprende che Kahiyoglu sia divenuto uno dei membri principali del consiglio di amministrazione della Fondazione Patriarca Bartolomeo, e abbia ricevuto alcuni poteri per distribuire i flussi finanziari e un appuntamento dal papa per incontrarlo in Vaticano?

il patriarca Bartolomeo e Sakis Kahiyoglu. New York, ottobre 2021. Foto: protothema.gr

No, dati i compiti e gli obiettivi sia della "Fondazione" che del Fanar, nonché la reputazione e le connessioni di Kahiyoglu, non c'è nulla di sorprendente.

Risultati

Il papa è venuto in Grecia e a Cipro per incontrare i capi dei due stati e i primati delle Chiese di Grecia e Cipro.

Il pontefice ha discusso dei temi dei migranti con i presidenti dei Paesi; in particolare fa di tutto perché la Grecia e Cipro diventino una sorta di base di trasbordo per i musulmani che vogliono raggiungere l'Europa. Il metropolita Seraphim del Pireo ritiene che tale zelo del Papa in relazione alla questione delle migrazioni testimoni il suo desiderio non solo di ridisegnare la mappa culturale dell'Europa, ma anche di aiutare alla fine a distruggere il cristianesimo.

Il papa ha incontrato l'arcivescovo Hieronymos e l'arcivescovo Chrysostomos, che a quanto pare ha convinto ad accettare l'unione con la Chiesa cattolica romana.

Durante una visita all'arcidiocesi di Atene, ha incontrato il rappresentante del Fanar, Sakis Kahiyoglu, che si trovava lì, e lo ha invitato in Vaticano. Quest'uomo è un membro del consiglio di amministrazione della Fondazione Patriarca Bartolomeo, che raccoglie fondi per promuovere obiettivi "ecumenici". Ha grandi conoscenze e un po' di esperienza legale alle spalle, conosce il papa e lo ha già incontrato in Vaticano prima, esattamente nella fase precedente alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

È molto probabile che sia lui l'uomo che viene sfruttato dai fanarioti per rendere più accondiscendenti i vescovi greci in materia di unione. Può anche servire come argomento "pesante" nella lotta contro possibili critiche alle azioni del Fanar da parte degli athoniti che hanno autorità nel mondo ortodosso.

L'obiettivo di tutti questi giochi, che vanno avanti da decenni (ricordate la famiglia Bilirakis), non è cambiato: garantire un'unica struttura composta dal Fanar e dalla Chiesa cattolica romana. A questo proposito, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è solo un anello di una grande catena che porta a una nuova religione sincretica che unisce l'umanità.

Tuttavia, è difficile che questa religione abbia a che fare con Cristo.

giovedì 23 dicembre 2021

http://www.eleousa.net

 

22/12/2021
Russia/Lussemburgo - Telefonata tra Putin e Bettel


Mosca, 22 dicembre 2021 – Il presidente russo Vladimir Putin ha avuto un colloquio telefonico con il primo ministro del Granducato del Lussemburgo Xavier Bettel.
Sono state discusse a fondo le questioni relative alle prospettive di risoluzione del conflitto nel sud-est dell'Ucraina, nonché la situazione migratoria ai confini della Bielorussia con i paesi dell'Ue.

Il Presidente russo, in particolare, ha fornito una valutazione di principio delle azioni distruttive di Kiev, che hanno portato a un punto morto nel processo negoziale per risolvere la crisi interna ucraina. È stata sottolineata la necessità della piena e incondizionata attuazione del pacchetto di misure di Minsk da parte delle autorità ucraine.

Su richiesta del suo interlocutore, Vladimir Putin ha informato dell'iniziativa russa relativa a garanzie di sicurezza a lungo termine legalmente sancite che escludono un'ulteriore avanzata della Nato verso est e il dispiegamento di sistemi d'arma che minacciano la Russia negli Stati vicini, in primis l'Ucraina.

Xavier Bettel si è espresso a favore di contatti più intensi tra le strutture dell'Ue e i rappresentanti russi.

I leader si sono congratulati per le imminenti vacanze di Natale e Capodanno.

(Fonte: kremlin.ru)

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 Il sacerdote che ha chiamato il papa eretico stava confessando la pura Ortodossia, dice un vescovo cipriota

Orthochristian.com, 21 dicembre 2021

 

foto: reuters.com

Il sacerdote greco che ha urlato che papa Francesco è un eretico stava facendo il suo lavoro, offrendo una confessione di fede gradita a Dio, secondo sua Eminenza il metropolita Neophytos di Morphou.

Il vescovo cipriota ha parlato del protopresbitero Ioannis Diotis, l'anziano sacerdote che ha urlato quando papa Francesco è entrato nell'arcivescovado di Atene all'inizio di questo mese, nella sua omelia per la festa di san Nicola, il 6 dicembre.

Padre Ioannis ha detto la pura verità quando ha gridato: "Papa, sei un eretico!" dice il metropolita Neophytos. Immediatamente è stato afferrato e portato via dalla polizia. "La polizia ha fatto il suo lavoro, ma anche padre Ioannis ha fatto il suo lavoro", ha detto il vescovo cipriota.

"In quel preciso momento, per la sua coraggiosa confessione di fede, Cristo ha perdonato padre Ioannis e ha cancellato dal Libro della vita tutti i peccati da lui commessi", ritiene il metropolita Neophytos. Come questi ha spiegato, ci sono vari percorsi verso la santità - ascesi, confessione, martirio, ecc. - ma tutti richiedono la purezza della fede ortodossa.

E padre Ioannis è ben noto per aver difeso la purezza della fede, inclusa la presa di posizione contro l'invasione anticanonica del patriarca Bartolomeo nel territorio della Chiesa ucraina.

Non possiamo concelebrare con il papa o altri leader simili proprio perché confessano una fede distorta, ha aggiunto il metropolita Neophytos. Così, come ha sottolineato, padre Ioannis ha semplicemente detto la pura verità.

"Qualcuno doveva dire la verità quando tutti gli altri tacciono", ha detto sua Eminenza.

"Perché questo silenzio?", ha chiesto. "Dov'è lo spirito di abnegazione posseduto dai santi – san Nicola, per esempio, che fu imprigionato da san Costantino il Grande? E Cristo stesso e la Madre di Dio lo liberarono. Cristo gli diede il Vangelo e la Theotokos gli diede il suo omoforione", ha sottolineato il metropolita Neophytos.

Il vescovo ha anche notato che padre Ioannis ha servito fedelmente la Chiesa per molti anni e la Chiesa ha molto di cui essergli grato, "perché grazie ai suoi sforzi sono stati pubblicati gli interi 150 volumi della Patrologia di Migne e le opere patristiche si sono diffuse in tutto il mondo".

Nel novembre 2019, padre Ioannis inviò una lettera all'arcivescovo Hieronymos di Atene, che a quel tempo aveva appena riconosciuto gli scismatici della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" del Patriarcato di Costantinopoli, invitandolo a pubblicare i documenti e le informazioni pertinenti che dimostrassero il diritto di Costantinopoli di entrare nel territorio della Chiesa ucraina e di fondarvi una nuova chiesa.

Il sacerdote ha anche criticato la serie di dichiarazioni ingannevoli del patriarca Bartolomeo, fatte per giustificare le sue azioni in Ucraina.

martedì 14 dicembre 2021

Dal sito del confratello e concelebrante Padre Ambrogio di Torino.

  Vecchi e nuovi "fanarismi": 5 esempi di falsità

di Kirill Aleksandrov

Unione dei giornalisti ortodossi, 10 dicembre 2021

 

la questione del primato è molto importante per il Fanar. Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il patriarca Bartolomeo ha raccontato ai giornalisti ucraini del suo primato, dell'anatema "sbagliato" di Filaret e ha fatto altre "gaffes", che selezioniamo e analizziamo.

Nel giorno di san Nicola nel nuovo stile, il patriarca Bartolomeo ha parlato con i giornalisti ucraini. Analizziamo i vecchi e nuovi errori del capo del Patriarcato di Costantinopoli e del suo assistente, che si è unito alla conversazione. Le citazioni sono fornite secondo la pubblicazione Suspil'ne.

Sul Tomos per l'Ucraina e sulla "Costituzione" di Filipp Orlik

Il patriarca Bartolomeo ha cercato di presentare la questione come se gli ucraini per molti secoli avessero presumibilmente cercato di sbarazzarsi della loro dipendenza dalla Chiesa di Mosca, si fossero rivolti a Costantinopoli per questo scopo, e ora, finalmente, la saggia "Chiesa madre" avesse risposto a queste secolari aspirazioni degli ucraini, concedendo il Tomos all'Ucraina.

Il patriarca Bartolomeo: "La questione dell'autocefalia in Ucraina non è sorta due o tre anni fa: nei secoli passati, gli ucraini hanno fatto grandi sforzi per avere la propria Chiesa, per avere l'autodeterminazione".

Per provare le sue parole, il capo del Fanar ha citato un brano della cosiddetta "Costituzione" di Filipp Orlik del 1710: "Dopo la liberazione della Patria dal giogo di Mosca, l'ataman deve ricevere l'autorità sacerdotale primordiale nella capitale apostolica di Costantinopoli, per riprendere per mezzo di essa i rapporti e l'obbedienza filiale al Trono apostolico di Costantinopoli, dal quale il potere è stato benedetto con forza grazie alla predicazione della santa fede evangelica".

Innanzitutto, poniamoci una domanda: come fa il patriarca Bartolomeo a conoscere così bene questo documento? I negoziatori ucraini non gli hanno messo in bocca questa informazione fin dai tempi di Petro Poroshenko? Se è così, hanno sostanzialmente incastrato "la sua divina tutta-santità", poiché la "Costituzione" contiene molte cose di cui il patriarca Bartolomeo non sarà affatto contento.

In secondo luogo, il documento citato dal patriarca Bartolomeo non è affatto una vera costituzione. Anche sul sito web della Verkhovna Rada, è intitolato "Trattati e regolamenti dei diritti e delle libertà dei militari tra sua Grazia il signore Filipp Orlik, neoeletto atamano dell'esercito di Zaporozh'e, e tra i generali, i colonnelli e l'esercito di Zaporozh'e con pieno accordo di entrambe le parti". Sia nel nome che nel contenuto, riguarda solo il rapporto tra l'atamano e il caposquadra cosacco.

In terzo luogo, nel testo del documento, gli abitanti dell'Ucraina a quel tempo non sono mai chiamati ucraini, ma esclusivamente "il popolo dei piccoli russi" (narod malorossiskij).

In quarto luogo, il testo contiene un'obbligazione di subordinare la Chiesa in Ucraina a Costantinopoli, ma non c'è il minimo accenno al desiderio di questa Chiesa di ottenere l'autocefalia.

In quinto luogo, letteralmente poche righe sopra il testo della "Costituzione" citato dal patriarca Bartolomeo, è indicato direttamente che il trasferimento dell'Ucraina al governo di Mosca aveva un unico obiettivo: la conservazione dell'Ortodossia. Citiamo dalla "Costituzione" di Philip Orlik: "Non è un segreto che l'atamano Bogdan Khmelnitskij di gloriosa memoria con l'esercito di Zaporozh'e si ribellò e iniziò una giusta guerra contro la Confederazione polacco-lituana per i diritti e le libertà dei militari, ma soprattutto per la santa fede ortodossa, dopo la costrizione a unirsi alla Chiesa romana da parte del governo polacco. Dopo l'eradicazione dell'eterodossia dalla nostra patria con le truppe del popolo di Zaporozh'e e dei piccoli russi, egli ha volontariamente ceduto ed è passato sotto la protezione dello stato di Mosca per un solo scopo – solo per il bene della pura fede ortodossa". (Chi non ci crede, veda la citazione dal testo sul sito web della Verkhovna Rada).

Se i funzionari ucraini avessero dato da leggere al patriarca Bartolomeo l'intero testo di questo paragrafo, e non solo la sua conclusione, allora il capo del Fanar sarebbe semplicemente inorridito dal fatto che questo testo schiacciasse non solo tutti i suoi argomenti sul "tomos", ma addirittura denunciasse il suo attuale ecumenismo. Dopotutto, Filipp Orlik, che, tra l'altro, fu battezzato nell'Ortodossia, poi divenne cattolico nel collegio dei gesuiti, poi divenne di nuovo ortodosso e alla fine della sua vita si convertì all'islam, e che non simpatizzava affatto con l'impero moscovita, dichiara esplicitamente che la transizione dell'Ucraina al governo di Mosca, in primo luogo, era volontaria e, in secondo luogo, mirava a salvare l'Ortodossia dall'unione con il cattolicesimo. Inoltre, Filipp Orlik testimonia che tale unione era stata imposta all'Ucraina con la forza dalle autorità polacche. Questo abbatte l'intera argomentazione del Fanar sulla concessione del Tomos agli scismatici ucraini.

Sullo scisma nell'Ortodossia universale

Il patriarca Bartolomeo dichiara che non c'è scisma nell'Ortodossia, ma subito afferma il contrario: "I nostri fratelli russi dicono che è avvenuta una spaccatura. Non c'è alcuna spaccatura. Eppure, se c'è, allora sono loro (i russi, ndc) a provocarla, interrompendo la comunione con le quattro Chiese. Nessun altro ha interrotto la comunione creando una spaccatura nel seno dell'Ortodossia".

In primo luogo, c'è in realtà una spaccatura, poiché la Chiesa ortodossa russa e la Chiesa ortodossa ucraina hanno deciso di porre fine alla comunione eucaristica con le Chiese locali che hanno riconosciuto la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

In secondo luogo, la colpa di questa scissione è tutta del Patriarcato di Costantinopoli, poiché è stato questo a entrare in comunione con gli scismatici ucraini.

In terzo luogo, la comunione con il Fanar è stata interrotta non solo dai "fratelli russi, ma anche dalla Chiesa ortodossa ucraina – si tratta di più di cento vescovi, circa 13.000 chierici, circa 5.000 monaci e decine di milioni di laici. Questi non sono "fratelli russi", ma il popolo dell'Ucraina, o almeno una parte enorme di esso. Sono stati loro a risentirsi delle azioni del Fanar in Ucraina. E la decisione dell'episcopato della Chiesa ortodossa ucraina di rompere la comunione è una dichiarazione del fatto che il Fanar si è schierato dalla parte dello scisma, avendo riconosciuto gli scismatici ucraini.

Una citazione dalla Risoluzione del Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa ucraina del 13 novembre 2018: "Il Concilio dei Vescovi della Chiesa ortodossa ucraina ritiene che le decisioni del Santo Sinodo del Patriarcato di Costantinopoli dell'11 ottobre 2018 sulla questione della Chiesa ucraina siano invalide e prive di forza canonica. In particolare, la decisione di stabilire la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli nel territorio dell'Ucraina è frutto di un'interpretazione speculativa della storia della Chiesa. Inoltre, la decisione di togliere l'anatema e altri divieti ecclesiastici ai leader dello scisma e riconoscere la validità delle pseudo-chirotonie da loro eseguite durante la loro permanenza nello scisma è una conseguenza dell'interpretazione distorta dei canoni ortodossi. La storia della Chiesa ortodossa non conosce casi di superamento di uno scisma attraverso la sua mera legalizzazione. Dopo aver preso tali decisioni anticanoniche, riconoscendo gli scismatici nei loro ranghi esistenti, lo stesso Patriarcato di Costantinopoli ha intrapreso la via dello scisma, secondo i canoni della Chiesa. Al riguardo, la comunione eucaristica della Chiesa ortodossa ucraina con il Patriarcato di Costantinopoli è attualmente impossibile ed è cessata".

Tuttavia, quasi subito dopo aver negato uno scisma nell'Ortodossia, il patriarca Bartolomeo afferma che esiste ancora uno scisma. Ma lo sostiene solo per incolpare la Chiesa ortodossa russa per questa scissione, ritenendola presumibilmente colpevole di aver interrotto il Concilio di Creta nel 2016.

Una citazione del Patriarca Bartolomeo: "Questo scisma è stato avviato dalla Russia nel 2016, quando la Chiesa di Mosca, e sotto la sua influenza tre altre Chiese, non sono arrivate al Santo e Grande Concilio di Creta. Abbiamo preparato tutti insieme questo Concilio. Fino al gennaio 2016 a Ginevra, quando abbiamo avuto l'ultimo incontro dei primati ortodossi, tutte le Chiese, compresa la Russia, stavano preparando questo Concilio. Ma all'ultimo momento, i russi e altre tre Chiese non sono venuti".

Questo non è assolutamente vero. Non è stata la Chiesa ortodossa russa a fare pressione sulle Chiese locali perché non si presentassero al Concilio, ma al contrario, è stato il rifiuto a partecipare al Concilio delle Chiese di Antiochia, Georgia, Bulgaria e Serbia (quest'ultima poi arrivata al Concilio) che ha costretto la Chiesa ortodossa russa a rinunciare. La scusa della Chiesa ortodossa russa era semplice e logica: se non è possibile garantire la presenza di tutte le Chiese locali, allora il Concilio perde automaticamente il suo status panortodosso, e quindi le sue decisioni non avranno autorità panortodossa. In questo caso è opportuno rimandare il Concilio, come scrisse a Costantinopoli il patriarca di Mosca Kirill. Ma il Fanar si rifiutò di rinviare il Concilio. In effetti, la Chiesa ortodossa russa stava per partecipare al Concilio, la composizione della delegazione era già stata determinata, i biglietti comprati e le camere d'albergo prenotate.

Tuttavia, l'argomentazione della Chiesa ortodossa russa è alquanto discutibile. Molto più corretta è la posizione della Chiesa georgiana (nonché di singoli vescovi di alcune altre Chiese locali), che si è rifiutata di andare al Concilio di Creta, spiegando ciò non con questioni procedurali, ma con un fondamentale disaccordo con il fatto che il i testi dei documenti finali del Concilio di Creta proposti da Costantinopoli contengono errori dogmatici, canonici e terminologici.

Ebbene, in ogni casoo, nessuno scisma nell'Ortodossia è seguito al Concilio di Creta.

Sul sogno dei russi

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "Il sogno dei nostri fratelli russi è essere i dominatori dell'Ortodossia. Questo non accadrà mai, perché i canoni della Chiesa Ortodossa e le azioni della Chiesa nel corso dei secoli hanno dato il primato a Costantinopoli. Costantinopoli sarà sempre la prima Chiesa nel sistema delle Chiese ortodosse, mentre la Chiesa sorella russa sarà la quinta".

La prima cosa che sorprende è la fiducia del capo del Fanar nei sogni dei vescovi della Chiesa ortodossa russa. È fermamente convinto che i "fratelli russi" sognino, diciamo, non un volo su Marte, ma la supremazia nell'Ortodossia. Tuttavia, a questo proposito sarà opportuno ricordare la saggezza popolare, in particolare il proverbio "Ciò che pensa il cuore, lo dice la lingua".

Se si segue il discorso del capo del Fanar, si ha l'impressione che la questione del primato per il patriarca Bartolomeo sia la stessa di "Un anello per domarli" per uno degli eroi di Tolkien: "Il mio tesssoro!" Questo confronto è tanto più pertinente perché il Gollum di Tolkien, che possedeva l'anello e ne aveva una morbosa dipendenza, sospettava che tutti volessero possederlo. A questo proposito è opportuno soffermarsi su quanto segue:

In primo luogo, tutte le controversie sul primato furono risolte dal Signore Gesù Cristo stesso, il quale parlò di queste controversie ai suoi apostoli: "Quando fu in casa, chiese loro: Di cosa discutevate lungo la strada? Ma tacevano perché per strada avevano litigato su chi fosse il più grande. Sedutosi, Gesù chiamò i dodici e disse: Chi vuol essere il primo, sia l'ultimo e il servo di tutti" (Mc 9:33-35).

In secondo luogo, la disputa degli apostoli sul primato è una disputa tra persone che non sono state ancora illuminate dallo Spirito Santo sugli interessi terreni. Dopo la discesa dello Spirito Santo su di loro nel giorno di Pentecoste, tali controversie divennero, in linea di principio, impossibili. Non esistevano, stando a quanto ci dice la storia della Chiesa primitiva. Pertanto, un ritorno a tali controversie è un ritorno a uno stato decaduto, a un uomo vecchio, che, secondo la parola dell'apostolo Paolo, "si va disfacendo" (2 Cor 4:16).

In terzo luogo, il patriarca Bartolomeo non può fornire alcuna prova delle sue accuse contro la Chiesa ortodossa russa a proposito della sua usurpazione del primato. Secondo il capo del Fanar, tali prove si basano su due fatti: la mancata partecipazione della Chiesa ortodossa russa al Concilio di Creta nel 2016 e la resistenza alla creazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, il buon senso elementare suggerisce che ciò non dimostra in alcun modo l'ambizione di primato della Chiesa ortodossa russa.

In quarto luogo, le costanti affermazioni del patriarca Bartolomeo che, secondo i canoni, ha lui il primato e non lo darà a nessuno, dicono solo che i canoni non gli concedono questo primato. Altrimenti, starebbe semplicemente zitto. Per esempio, il papa non si lamenta del suo primato nel cattolicesimo, perché i canoni di questa organizzazione religiosa gli assegnano inequivocabilmente questo primato.

A proposito dell'anatema a Filaret Denisenko e Makarij Maletich

Nel caso qualcuno lo avesse dimenticato: Filaret Denisenko è l'ex capo (anche lui stesso afferma di esserlo ancora) della Chiesa ortodossa ucraina del "patriarcato di Kiev", e Makarij Maletich è l'ex capo della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina", che hanno fuso le loro strutture per partorire la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "C'è stata una spaccatura in Ucraina a causa del fatto che Mosca ha deposto e anatematizzato Filaret e Makarij, e tutto è iniziato da lì. Quando l'Ucraina ha chiesto l'autocefalia dopo aver ottenuto l'indipendenza come stato, Mosca non solo non l'ha concessa – non aveva il diritto di darla, gli ucraini dovevano andare a Costantinopoli – si sono rivolti a Mosca e non gli è stata concessa l'autocefalia nei primi anni '90."

Cosa c'è di sbagliato qui?

Se Filaret era un vescovo, deposto dal sacerdozio e anatemizzato dalla Chiesa ortodossa russa, quella di Maletich è una storia completamente diversa. Ha lasciato la Chiesa ortodossa russa per lo scisma nel 1989 come sacerdote. Non è mai stato vescovo e semplicemente non lo è, perché è stato "consacrato" nella "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" nel 1996 da persone prive di dignità episcopale. Di conseguenza, il "perdono" di Maletich da parte del patriarca Bartolomeo come vescovo anatematizzato è assurdo. Maletich è solo un ex prete deposto dal sacerdozio.

Il patriarca Bartolomeo ha per qualche motivo "dimenticato" che fin dal 1997 riconosceva pienamente l'anatema imposto a Filaret dalla Chiesa russa, come testimonia la sua lettera n. 282 al patriarca Alessio del 15.04.1997: "Riguardo all'anatema di Filaret (Mikhail Denisenko) e Gleb Jakunin, nonché in merito alla deposizione dal sacerdozio e alla retrocessione allo stato laicale di Valentin (Rusantsov), Adrian (Starina) e Iosaf (Shibaev). Dopo aver ricevuto una notifica della citata decisione, abbiamo informato la gerarchia del nostro trono ecumenico a riguardo e abbiamo chiesto loro di non avere d'ora in poi alcuna comunione ecclesiastica con le persone menzionate".

In una conversazione con i giornalisti ucraini, il capo del Fanar ha affermato di aver inviato lettere a Makarij e Filaret, spiegando che "le ragioni per cui sono stati anatematizzati non riguardavano la fede o il dogma ma erano disciplinari". Ma se l'anatema di Filaret era "sbagliato", perché il patriarca Bartolomeo ha chiesto ai suoi vescovi di non avere alcuna comunione con l'anatematizzato Filaret dal 1997 al 2018? Questo è rimasto un mistero, così come il motivo per cui questi "metropoliti hanno ricevuto il perdono".

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "Sia Filaret che i suoi associati furono puniti, e da qui una grande ferita apparve sul corpo dell'ortodossia ucraina. Gli ucraini puniti da Mosca si sono rivolti al Patriarcato ecumenico, che dai tempi del quarto Concilio ecumenico, cioè dal V secolo, ha il diritto di accogliere i ricorsi. Il patriarcato ha usato questo diritto, ha studiato il problema dei nostri fratelli ucraini, li ha perdonati e poi ha dato ciò che gli ucraini avevano chiesto, vale a dire, l'autocefalia".

Riferendosi al quarto Concilio ecumenico, il capo del Fanar aveva ovviamente in mente il Canone 9, il quale, in particolare, dice: "Se qualche sacerdote ha una controversia con un altro, non lasci il proprio vescovo per ricorrere ai tribunali secolari, ma sottoponga prima il suo caso al proprio vescovo, o lo faccia giudicare da arbitri scelti da entrambe le parti e approvati dal vescovo. Chiunque agisca in modo contrario sia passibile di sanzioni canoniche. Se invece un sacerdote ha una controversia con il proprio vescovo, o con qualche altro vescovo, questa sia giudicata dal Sinodo della provincia. Ma se qualche Vescovo o sacerdote ha una controversia con il metropolita della stessa provincia, si rivolga o all'esarca della diocesi o al trono della capitale imperiale Costantinopoli, e sia giudicato dinanzi a lui". I fanarioti interpretano questo canone nel senso che, in generale, tutte le controversie in tutte le Chiese locali devono essere risolte a Costantinopoli come ultima risorsa. Tuttavia, non è così. I patriarchi di Costantinopoli avevano il diritto di decidere in ultima istanza solo le controversie sorte all'interno della Chiesa locale di Costantinopoli, piuttosto che in altre Chiese locali.

Per convincersene bisogna leggere il Canone 28 dello stesso quarto Concilio ecumenico, che definisce un elenco esaustivo delle aree soggette al trono di Costantinopoli: "Ed è disposto che solo nelle metropolie del Ponto, dell'Asia e della Tracia le diocesi saranno ordinate dal suddetto santissimo trono della santissima Chiesa di Costantinopoli". Inoltre, è impossibile immaginare che il clero, per esempio, della Chiesa romana, si rivolgesse nel primo millennio a Costantinopoli, non a Roma, per la risoluzione delle loro controversie.

Sulla visita in Ucraina

Nell'agosto 2021, il patriarca Bartolomeo si è recato in visita a Kiev, è stato ricevuto da alti funzionari dello stato e ha preso parte alle celebrazioni del 30° anniversario dell'indipendenza dell'Ucraina. Ha valutato la sua visita come un grande successo. Quanto ciò sia lontano dal vero si può leggere nell'articolo "Le implicazioni della visita del patriarca Bartolomeo".

Una citazione del patriarca Bartolomeo: "Ovunque sono apparso, sono stato ringraziato per il Tomos d'autocefalia... Mi è anche piaciuto vedere il desiderio dello stato ucraino di collaborare con la Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina. Il fatto che ho letto che molte comunità si stanno unendo alla Chiesa ortodossa autocefala dell'Ucraina conferma ancora una volta che gli ucraini vogliono avere la propria Chiesa ortodossa".

In primo luogo, perché il patriarca Bartolomeo, se come sostiene, "è stato ringraziato ovunque per il Tomos d'autocefalia", ha ignorato le molte migliaia di credenti della Chiesa ortodossa ucraina vicino alla Verkhovna Rada, che stavano aspettando di raccontargli direttamente il loro atteggiamento nei confronti di questo Tomos? Il capo del Fanar è entrato vergognosamente nell'edificio dalla porta sul retro e se ne è andato rapidamente dopo aver incontrato il portavoce della Verkhovna Rada.

In secondo luogo, "il desiderio dello stato ucraino di cooperare con la Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina" non è altro che una violazione da parte delle autorità ucraine del principio costituzionale della separazione della chiesa dallo stato, nonché un vivido esempio di discriminazione contro la Chiesa ortodossa ucraina.

In terzo luogo, la menzione del capo del Fanar sulle "transizioni" delle comunità nella "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è semplicemente scioccante, poiché la maggior parte di esse sono palesi sequestri forzati. Per esempio, i radicali del "settore destro" hanno dichiarato apertamente di aver assistito a più di 50 di tali "transizioni alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina"". In generale, i fatti dei sequestri dei luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina sono così numerosi e chiaramente documentati che sono già stati riconosciuti a livello dell'ONU, dell'OSCE e di altre organizzazioni per i diritti umani.

E in quarto luogo, decine di milioni di ucraini non vogliono riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e rimanere fedeli alla Chiesa ortodossa ucraina. Il capo del Fanar "se ne frega" della loro opinione e dei loro diritti religiosi? Dopotutto, è stata proprio questa frase che ha usato per commentare il fatto che la Chiesa ortodossa russa non fa menzione liturgica del suo nome al servizio patriarcale. "Risponderò a questo – non me ne potrebbe fregare di meno! Sì!", ha dichiarato "la sua divina tutta-santità".

Conclusioni tristi

L'intera narrativa del patriarca Bartolomeo testimonia una cosa: continua a persistere nella sua riluttanza ad ammettere l'ovvio, vale a dire:

  • Il patriarca di Costantinopoli non è il capo della Chiesa universale e non ha poteri esclusivi rispetto ad altri primati;

  • La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata creata illegalmente, in violazione dei canoni della Chiesa;

  • Il progetto della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" si è rivelato fallimentare: è rifiutato da milioni di credenti ucraini; non è riconosciuto dalla maggioranza delle Chiese locali; è accompagnato da continui scandali legati al comportamento indegno dei "vescovi" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina";

  • Le azioni del Fanar in Ucraina non sanarono la scissione, ma, al contrario, la approfondirono e vanificarono virtualmente le prospettive della sua guarigione;

  • Il patriarca Bartolomeo ha portato in Ucraina inimicizia, odio, violenza e violazione dei diritti dei credenti.

Pertanto, il problema urgente per l'intera Chiesa è l'esposizione degli errori del patriarca Bartolomeo e in particolare l'eresia del "papismo di Costantinopoli" a livello pan-ortodosso e la valutazione delle azioni del Fanar dal punto di vista dei canoni ortodossi.

lunedì 13 dicembre 2021

PATRIARCATO  DI  MOSCA

 Patriarhia Moscovei  

МОСКОВСКОГО ПАТРИАРХАТA

 

Parrocchia Ortodossa

PAROHÌA ORTODOXĂ

ПРАВОСЛАВНЫЙ  ПРИХОД

 

San Giovanni di Kronstadt

Sf. Ioan de la Cronstadt

Святой Иоанн Кронштадский

 

CASTROVILLARI

КАСТРОВИЛЛАРИ


Православный календар  - Глас 1-й ь

        Domenica 19 dicembre 2021

             Divina Liturgia  Ore 9,30

          al termine (tempo permettendo) processione con l'ilona del Santo

 Memoria di San Nicola arcivescovo di Mira della Licia, il Taumaturgo

Tropari :

Камени запечатану от иудей и воином стрегущим Пречистое Тело Твое, воскресл еси тридневный, Спасе, даруяй мирови жизнь. Сего ради силы небесныя вопияху Ти, Жизнодавче: слава воскресению Твоему, Христе, слава Царствию Твоему, слава смотрен ию Твоему, едине Человеколюбче.

Правило веры и образ кротости,/ воздержания учителя/ яви тя стаду твоему/ Яже вещей Истина./ Сего ради стяжал еси смирением высокая,/ нищетою богатая,/ отче священноначальниче Николае,/ моли Христа Бога,// спастися душам нашим.

 Слава Отцу, и Сыну, и Святому Духу.

 Православныя веры поборниче, земли Российския печальниче, пастырем правило и образе верным, покаяния и жизни во Христе проповедниче, Божественных Таин благоговейный служителю и дерзновенный о людех молитвенниче, отче праведный Иоанне, целителю и предивный чудотворче, граду Кронштадту похвало и Церкве нашея украшение, моли Всеблагаго Бога умирити мир и спасти души наша.

 И ныне и присно и во веки веков. Аминь.

 Предстательство христиан непостыдное, ходатайство ко Творцу непреложное, не презри грешных молений гласы, но предвари, яко Благая, на помощь нас, верно зовущих Ти; ускори на молитву и потщися на умоление, предстательствующи присно, Богородице, чтущих Тя.