lunedì 26 febbraio 2024

 

Ho trovato in archivio questa mia riflessione del 2007
la rimetto nuovamente in rete affinchè qualche italo-albanesi si scrolli di dosso la sua servizievole inclinazione ai papisti e torni ad onorare l'insegnamento dei suoi Avi.
“KRISHTIN NA KEMI ME NE ……”
KUR EDHËTIN PRINTË TON NDË TALLIET ISHIN GJITHË ORTODOSË
SUALLTIN ME TA: BESIN – LIRIN – FLAMURIN
QISHA ORTODOSE PIR ARBËRESHTË:
"ME TË JEMI MË SHËPIT TON" !!!
Già nel recente passato, o Fratelli italo-albanesi, vi ho informato ed erudito sulla nostra condizione riguardo la vera ed unica Fede. Quella Fede che i nostri Avi venendo dalle regioni della Grecia e dell’Albania nel Regno delle Due Sicilie, hanno portato e mantenuto con grandi stenti e patimenti a causa delle mire distruttrici ed espansionistiche sia dei vescovi latini, sia dei signorotti locali alleati dei vescovi.
Quella non era altro che l’Unica, Santa ed Apostolica Fede di N.S.G.C., e lo è ancora, per cui valeva la pena combattere tenacemente (esempio lampante il Santo Martire di Spezzano Albanese Arciprete Padre Nicola Basta) in quanto riusciva ad unire un popolo, stremato da decenni di guerre contro i turchi, in terre straniere e non sempre ospitali.
Non dobbiamo dimenticare tanti nostri sventurati paesi che non sono riusciti, nonostante abbiano combattuto fortemente contro un avversario subdolo, ad arrivare a mantenere ciò di cui andavano orgogliosi (S. Caterina Alb., Spezzano Alb., Cerzeto ecc.).
Purtroppo loro hanno dovuto soccombere ed in alcuni casi oltre a perdere la Fede, hanno subito anche la sfortuna e la beffa di dover dimenticare la lingua.
FEDE - LINGUA: un binomio inscindibile ed indissolubile per non perdere in modo definitivo ciò che resta della nostra Cultura, delle nostre Tradizioni, delle nostre Memorie, del nostro Patrimonio Linguistico e della nostra ricchezza Spirituale.
LINGUA: ovvero quel poco che ancora riesce ad essere parlata nei nostri poveri paesi da chi, tuttora, con tenacia la insegna ai propri figli.
E certamente la nostra lingua parlata non è quella che si può evidenziare nei cartelli stradali presa in prestito dallo Shqip; questa è una lingua importata che serve soltanto a qualcuno per prendere in giro un intero popolo e che grazie alla legge 482/99 guadagnarsi qualche euro.
FEDE: ovvero quella per cui ancora, in molti, nei nostri paesi continuano a sperare di ritornare a “combattere”, per dimostrare prima a se stessi e poi a chi sappiamo noi che vale veramente la pena di lottare per riportare nella sua originaria dimensione ciò che nel corso dei secoli è diventato: <soltanto un mantello che serve esclusivamente per coprire ciò che di falso è nascosto sotto>.
La nuova fede, che ci hanno inculcato con la forza e con l’inganno, di cui ci riempiamo la bocca in alcuni momenti (mai raccontata in termini corretti dal punto di vista storico) e quando siamo costretti a Folklorizzare il nostro Essere italo-albanesi anche dal punto di vista religioso con Messe a destra e a manca, non è quella per cui abbiamo sofferto e per cui molti nostri avi sono stati martirizzati.
Ciò di cui noi dobbiamo andare fieri è celato nel nostro intimo, nel nostro spirito battagliero, nel nostro essere dalla testa ai piedi ARBËRESHË, sicuramente nascosto, al quale manca solo l’imput giusto perché esploda.
Forse è arrivato o sta per arrivare il momento, solo Dio lo sa, che l’orgoglio di essere stati e di essere diversi dagli altri, orgoglio che ci ha caratterizzati in questi cinque secoli e che testardamente ci ha fatto sentire “gjaku jonë i shëprishur” ci farà urlare a squarcia gola, anche se a qualche latino travestito da arbëresh non piacerà, con nome e cognome quella profetica parola che molti, anzi pochissimi, non vogliono sentire, tantomeno nominare e di cui hanno una terrore bestiale: ORTODOSSIA.
È una parola che fa paura, è un incubo da esorcizzare, è una parola spaventosa, è una parola impronunciabile e diabolica: guai se il popolo italo-albanese, tenuto nell’ignoranza da chi ha sempre saputo, si appropriasse di qualcosa di cui si è persa la memoria, guai se la nostra gente si impossessasse di ciò di cui è stata espropriata e spogliata. Fratelli Italo-albanesi: molte verità dalle fondamenta di sabbia, che finalmente molti autori scavando in profondità, con una dose di raro coraggio, stanno svelando (Vittorio Elmo, Matteo Mandalà, Nando Elmo, Costantino Marco e qualche insigne Professore universitario), cadrebbero portandosi appresso tanti privilegi di cui il povero popolo italo-albanse non ha mai saputo e tanto meno goduto.
ORTODOSSIA: un tabù da sfatare, una gioia interiore da rivivere, un figlio da ritrovare, un amore da coltivare, una moglie da amare.
In altre parole l’ORTODOSSIA: l’unica, la vera, l’originale, la sicura, la certa, la reale, l’inconfutabile, l’indistruttibile, l’innegabile, l’indiscutibile FEDE di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Santi Padri e per noi il non reciso cordone ombelicale che ancora potrà legarci al nostro passato, alla nostra cultura, alla nostra lingua, alle nostre radici, ai nostri Martiri, ai nostri Santi Padri, al nostro essere Figli dell’Oriente.
Noi meraviglioso POPOLO ARBËRESHË, per grazia di Dio, non abbiamo abiurato a questa Fede, non abbiamo venduto la nostra primo genitura per un pugno di lenticchie, siamo stati annessi questo si, ma non ci siamo mai genuflessi e inchinati a nessuno. Neanche chi continua a sorreggere l’insostenibile, potrà sostenere il contrario quando diciamo che la Verità ci è stata nascosta, occultata, negata per i motivi che tutti conosciamo. ALLORA ?
Già si intravedono all’orizzonte le prime crepe di questo castello costruito sulla sabbia, le prime scosse di questo terremoto che si chiama Ortodossia stanno dando i loro frutti: la gente vuole sapere e molti dovranno dare delle spiegazioni che non sono quelle fino ad ora rifilate ad un popolo martoriato e martirizzato. Tutto questo sta compiendosi “Quando venne la pienezza dei tempi ……” e la nostra umile Chiesa, che è principalmente la vostra, è convinta, più che mai, che il torto da noi subito sta per essere lavato e purificato.
La Santa Chiesa Cristiana Ortodossa, di cui mi onore di appartenere e di essere Presbitero, sarà lieta di offrirvi tutto ciò che fino ad ora vi è stato negato. Cari Fratelli arbëreshë, da noi sarete a casa vostra e nessuno potrà mai buttarvi fuori, perché qui voi siete quel figlio che si era perduto e che è stato ritrovato.
D’ora in avanti, solo nella Chiesa Ortodossa potete dire con orgoglio: <U jam arbëreshë e jo litì>. Il binomio “ARBËRESHË – ORTODOSSIA” è inscindibile e l’Ortodossia ha un solo significato: RETTA FEDE. Quindi l’Arbëreshë e l’Ortodossia sono indissolubili ed indivisibili e portatori dell’unica Verità.
San Basile, 15,09,2007
Padre Giovanni Capparelli
Presbitero Ortodosso
Patriarcato di Mosca

 

martedì 20 febbraio 2024

 


Ricordo a chi frequenta la nostra Chiesa Parrocchiale ed anche a chi in chiesa non si avvicina mai, per motivi personali, che domenica 25 febbraio la Chiesa ortodossa entra nel Triodion. Iniziano le 4 domeniche di preparazione alla Santa e Grande Quaresima ( 18 marzo lunedi). Domenica prossima è dedicata al Figlio dissoluto o prodigo.
La Liturgia, come sempre, presso la nostra Parrocchia avrà inizio alle ore 9,30.
Vi aspetto !!!!

martedì 6 febbraio 2024

Dal sito di Padre Ambrogio di Torino

 Cos'era il pedomàzoma (devşirme) e chi erano i giannizzeri?

da Orthodoxy and World Religions, 5 ottobre 2023

 

Di Marios Novakopoulos, Internazionalista

Pedomàzoma, ovvero il rapimento di massa di bambini. Questa parola risuona ancora oggi come uno dei ricordi più dolorosi dell'occupazione turca, che sia come tragedia umana che come strumento di oppressione biologica tormenta la coscienza dei greci.

Pedomàzoma (devşirme in turco) è il reclutamento obbligatorio dei figli dei sudditi cristiani dell'Impero Ottomano, per l'esercito e l'amministrazione del sultano. Il corpo più famoso che assorbì le vittime del pedomàzoma fu la famosa guardia dei giannizzeri.

Il sistema del pedomàzoma fu introdotto intorno al 1430 dal sultano Murat I, ma le coscrizioni individuali erano iniziate già dai tempi del sultano Bayezid nel 1395. Ma perché gli ottomani attuarono una tale politica? La risposta sta nelle esigenze più profonde della politica del Sultanato.

A spese dell'Impero Romano e di altre potenze cristiane alle quali gli ottomani devono le loro conquiste, all'inizio della loro esistenza combatterono duramente contro gli altri emirati turchi dell'Asia Minore. Per assicurarsi il trono, il sultano aveva bisogno di una forte forza combattente, ma che non avesse interesse e lealtà altrove e soprattutto non fosse collegata agli altri clan e casate nobili turche. Reclutando cristiani, che ovviamente si convertivano all'islam ed erano educati presso la corte del sultano a essere fanaticamente leali, gli ottomani risolsero questo problema.

A seconda del periodo, il pagamento del pedomàzoma veniva effettuato ad intervalli regolari o ogniqualvolta ce ne fosse la necessità. Di conseguenza, c'erano grandi differenze nell'età dei bambini. Nell'immaginario popolare c'è l'immagine del bambino che i turchi strappano dalle braccia della madre, per poi dimenticarla e poi ritornare nemico e carnefice. Infatti gli Ottomani erano soliti reclutare adolescenti, tra i 15 ed i 20 anni. C'erano varie norme che limitavano il pedomàzoma, escludendo solo le famiglie con un figlio, gli orfani, le persone sposate; ecco perché i romani cercavano di far sposare i propri figli in età molto giovane. Sono state escluse anche le famiglie di artigiani e i residenti nelle grandi città. Anche questi termini, però, furono spesso violati dalle autorità ottomane.

I giovani reclutati avevano fortune diverse, a seconda delle circostanze o delle capacità. Alcuni furono venduti come schiavi ai contadini turchi. Coloro che erano fisicamente più forti si unirono ai giannizzeri, mentre coloro che erano inclini alle lettere entrarono a far parte della burocrazia di Costantinopoli. I giannizzeri islamizzati seguivano la dottrina della confraternita Bektashi, che differiva significativamente dal tradizionale Islam sunnita e includeva la venerazione dei santi cristiani.

Il pedomàzoma si è manifestato maggiormente nei Balcani e la vittima principale è stata la popolazione ortodossa. Anche gli armeni erano reclutati raramente, mentre gli ebrei erano esclusi.

La coscrizione forzata dei loro figli era una delle maggiori preoccupazioni dei cristiani, che facevano di tutto per evitarla, per esempio corrompendo gli ottomani funzionari. La nostra tradizione popolare ha registrato lamenti strazianti e storie tragiche di pedomàzoma, nonché violente resistenze alla sua attuazione. Fu la rivolta di Naoussa del 1705 a costringere la Sublime Porta ad abolire questa istituzione. Ma c'erano casi di famiglie molto povere che donavano i propri figli volontariamente, o di giovani che cercavano fortuna arruolandosi nell'esercito ottomano. Come abbiamo già detto, molti giovani furono reclutati quando erano adolescenti, e conservavano la memoria delle loro famiglie, col risultato che alcuni di loro aiutarono o portarono con sé i loro familiari in città, quando già si erano insediati nel corpo dei giannizzeri. o nel palazzo del Sultano. Per ironia della sorte, ci furono musulmani che si lamentavano costantemente del fatto che i loro figli erano esclusi dal processo, mentre l'aristocrazia cristiana bosniaca si convertiva all'islam solo a condizione che i loro figli potessero prestare servizio nei palazzi. Alla fine del XVII secolo i turchi riuscirono a essere accettati nei giannizzeri, e poco dopo il reclutamento dei cristiani cessò.

I giannizzeri (dal turco ottomano yeniçeri, "nuova milizia") erano la punta di diamante del potere ottomano, e regalarono all'impero gloriose vittorie e grandi conquiste. Dopotutto, furono l'unità che riuscì finalmente a sfondare le mura della regina delle città il 29 maggio 1453. Erano ottimamente equipaggiati, fanatici e disciplinati, tra i migliori guerrieri dell'epoca. Tuttavia, con la cessazione della coscrizione e l'introduzione dei turchi nei loro ranghi, la guarnigione iniziò a diminuire. La carica divenne ereditaria, mentre l'aumento numerico minò il carattere dei giannizzeri come unità d'élite. Invece di difendere il sultano, iniziarono a favorire i propri membri, come facevano i pretoriani nell'antica Roma. D'altra parte i giannizzeri si trasformarono in un corpo parassitario di droni ben pagati che si rifiutavano di combattere mentre l'impero decadeva. Erano anche un elemento reazionario in ogni tentativo di riforma e modernizzazione, di cui lo stato ottomano aveva così tanto bisogno.

I giannizzeri erano quasi assenti al tempo della rivoluzione greca, in cui riposavano nelle loro caserme. Il depresso sultano Mahmut II decise di sbarazzarsi di loro. Nel 1826 i giannizzeri si ribellarono alla costituzione di un esercito regolare. Ma il sultano li intrappolò nelle strade di Costantinopoli, li circondò con l'artiglieria e li massacrò. In un bagno di sangue, l'Impero Ottomano spazzò via il suo orgoglio, un tempo grande, ponendo fine a un corpo militare leggendario con radici molto, molto oscure.

Tradotto da John Sanidopoulos.

Nota aggiuntiva:

Nel sinassario della Santa Nuova Martire Akylina di Zagliveri si menziona quanto segue:

Quando suo padre si convertì all'islam, lei e sua madre si vestirono di nero e lo piansero come se fosse morto.

I resoconti storici del pedomàzoma riferiscono di un'abitudine degli sfortunati genitori che avevano perso i loro figli di tenere funerali e servizi commemorativi per i loro figli, perché dopo la loro conversione all'islam erano considerati perduti da Cristo, era come se fossero morti e perduti per sempre. Tuttavia, organizzando un funerale rapidamente prima della loro conversione, speravano che i bambini sarebbero stati considerati morti come cristiani battezzati e ricordati come cristiani.

Per i cristiani ortodossi perdere Cristo è peggio della morte.

domenica 4 febbraio 2024

https://www.ortodossiatorino.net

  Gli anatemi reciproci degli ortodossi e dei cattolici sono stati effettivamente tolti?

di Nikolaos Mannis

Unione dei giornalisti ortodossi, 26 gennaio 2024

 

papa Paolo VI e il patriarca Atenagora I di Costantinopoli. Foto: sito web della Chiesa greco-cattolica ucraina

Considerati gli attuali colloqui tra i capi della Chiesa cattolica romana e del Fanar sull’imminente unificazione, è utile ricordare il contesto storico delle relazioni ortodosso-cattoliche.

Come è noto, il 7 dicembre 1965 ebbe luogo la famosa "revoca degli anatemi reciproci" (come la chiamano loro) tra ortodossi e cattolici. "L'annullamento" delle scomuniche fu intrapreso dal patriarca ortodosso Atenagora I di Costantinopoli e da papa Paolo VI. Il primo ha dichiarato in concilio che "secondo la nostra Grande Chiesa, [la scomunica] è, da questo momento, affidata all'oblio e allontanata dalla Chiesa", [1] e il papa ha concordato, affermando che "anche noi abbiamo il desiderio di impegnarci all'oblio e di sollevare gli anatemi allora lanciati". [2]

Da allora, i sostenitori della "unificazione delle Chiese", storicamente conosciuti come uniati e ora definiti "ecumenisti", hanno creduto che gli anatemi tra ortodossi e cattolici fossero stati effettivamente tolti e che la strada verso "l'unione" fosse aperta.

Allo stesso tempo, alcuni ingenui "zeloti" credevano che questo atto di cosiddetta "revoca dell’anatema" avesse davvero una tale forza da significare essenzialmente l'abolizione del divieto di comunione e il ritorno allo stato prima del 1054. [3]

Tuttavia, sia gli ecumenisti che gli zeloti si sbagliano gravemente per due ragioni.

In primo luogo perché, come notava un grande teologo del VI secolo, "l'anatema dell'eresia del papato contro l'Ortodossia si ritiene non sia mai esistito", mentre "la revoca dell'anatema della Chiesa cattolica ortodossa contro l'eresia del papismo è intrinsecamente impossibile perché l'eresia non può, in nessuna circostanza, essere intesa come una virtù ed essere abolita dall'Ortodossia". [4] Il defunto professor Panaiotis Trembelas è d'accordo con questo punto di vista, affermando che "l'anatema della Chiesa ortodossa del 1054, pur revocato, non è stato revocato". [5]

In secondo luogo, tra ortodossi e cattolici sono stati lanciati altri anatemi, che non sono stati revocati. Consideriamone alcuni.

A nome degli ortodossi:

(a) Il Concilio di Costantinopoli del 1484 anatemizza coloro che accettano la novità papale del Filioque: "Da coloro che pensano diversamente sulla processione dello Spirito Santo, o predicano, o, come diciamo, credono contro la verità, e si impegnano in chiacchiere inutili, noi ci allontaniamo come dagli eretici e li consegniamo all'anatema". [6]

b) Il Santo e Grande Concilio panortodosso del 1593, con il suo Canone VIII, rinnova il Primo Canone del Concilio di Antiochia e lancia un anatema ai cattolici per aver ritardato la Pasqua: "Noi desideriamo che ciò che è stato decretato dai Padri riguardo alla santa e salvifica Pasqua rimanga incrollabile: Il Concilio di Nicea emanò davanti al devoto imperatore Costantino, amato da Dio, un decreto sulla santa e preziosa celebrazione della Pasqua. Se dunque qualcuno osa ignorare questo decreto del santo e grande Concilio, siano scomunicati ed espulsi dalla Chiesa. Questo decreto riguarda i laici". [7]

c) San Cirillo Lucaris, allora patriarca di Alessandria, nel suo famoso Tomos anatemizza coloro che accettano le novità latine: il Filioque, il rifiuto della comunione al sangue del Signore, l'uso dei pani azzimi nell'Eucaristia, il purgatorio e il primato del papa. [8]

A nome dei cattolici:

a) Il Concilio di Trento (1545-1563) criticò e anatemizzò coloro che non accettano il Filioque, compresi coloro che credono sia necessario ricevere entrambi i tipi di comunione (Corpo e Sangue) durante l'Eucaristia [9] e coloro che ritengono che anche i bambini debbano ricevere la comunione. [10]

b) Il Concilio Vaticano I (1869-1870) ha anatemizzato coloro che non riconoscono il pieno e supremo potere di giurisdizione su tutta la Chiesa, che si presume sia stato conferito da Cristo a Pietro, attraverso il quale è stato accettato da tutti i suoi successori, i papi. [13] Ha anatemizzato anche coloro che mettono in dubbio questo potere [14] e coloro che credono che il papa, quando parla ex-cathedra, non sia infallibile. [15]

In conclusione, si può dire che gli anatemi reciproci degli ortodossi e dei cattolici non possono essere sciolti con gesti di "buona volontà", ma solo con il pentimento!

Lasciamo che entrambe le parti esaminino la Scrittura e la Sacra Tradizione [16] su chi sono gli illusi e osino fare un passo che rimuova veramente gli anatemi: confessare e accettare la Verità senza paura e passione, rifiutando delusioni e vizi!

Note

[1] Ioannis Karmiris, Monumenti dottrinali e simbolici, volume II, Graz 1968, pp. 1029 [1109].

[2] Testo originale: "Praeterea sententiam excommunicationis tunc latam ex Ecclesiae memoria evellere volumus ac de eius medio movere, atque eam volumus oblivione contectam et obrutam" (Karmiris, op. cit., p. 1030 [1110]).

[3] Athanasios Sakarellos, L'unificazione delle chiese è avvenuta nel 1965!

[4] Aristotele Delimpasi, Sinodo pan-ortodosso, Atene, 1976, p. 11, pp. 74-75.

[5] Aristotele Delimpasi, L'eresia dell'ecumenismo, Atene 1972, p.11.250.

[6] Nathanael Giha, Manuale del primato del papa (a cura dell'archimandrita Andronikos Dimitrakopoulos), Lipsia, 1869, pp. k-ib.

[7] Dositeo di Gerusalemme, Tomos d'amore, Iasi 1698, pagina 11. P. 547.

[8] Op. cit., pag. 11, pp. 552-554.

[9] "Se si partecipa ai misteri del Santissimo Sacramento dell'Eucaristia secondo il comandamento di Dio, questo sia anatema" (Canoni e insegnamenti del Santo Concilio Ecumenico di Trento, Roma 1583, p. 103).

[10] "Se le parole della comunione eucaristica sono necessarie ai bambini piccoli per discernere questa venuta, questo sia anatema" (ibid.).

[11] Testo originale della recensione: https://www.totustuustools.net/concili/vat1.htm

[12] "Perciò se qualcuno dirà che il beato apostolo Pietro non è stato costituito da Cristo signore, principe di tutti gli apostoli e capo visibile di tutta la chiesa militante; ovvero che egli direttamente ed immediatamente abbia ricevuto dal signore nostro Gesù Cristo solo un primato d'onore e non di vera e propria giurisdizione: sia anatema".

[13] "Se, quindi, qualcuno dirà che non è per istituzione dello stesso Cristo signore, cioè per diritto divino, che il beato Pietro ha sempre dei successori nel primato su tutta la chiesa; o che il Romano pontefice non è successore del beato Pietro in questo primato: sia anatema".

[14] "Perciò se qualcuno dirà che il Romano pontefice ha solo un potere di vigilanza o di direzione, e non, invece, la piena e suprema potestà di giurisdizione su tutta la chiesa, non solo in materia di fede e di costumi, ma anche in ciò che riguarda la disciplina e il governo della chiesa universale; o che egli ha solo una parte principale, e non, invece, la completa pienezza di questa potestà; o che essa non è ordinaria ed immediata, sia su tutte le singole chiese, che su tutti i singoli pastori: sia anatema".

[15] "Noi, quindi, aderendo fedelmente ad una tradizione accolta fin dall'inizio della fede cristiana, a gloria di Dio, nostro salvatore, per l'esaltazione della religione cattolica e la salvezza dei popoli cristiani, con l'approvazione del santo concilio, insegniamo e definiamo essere dogma divinamente rivelato che il Romano pontefice, quando parla ex cathedra, cioè quando, adempiendo il suo ufficio di pastore e maestro di tutti i cristiani, in virtù della sua suprema autorità apostolica definisce che una dottrina riguardante la fede o i costumi dev'essere ritenuta da tutta la chiesa, per quell'assistenza divina che gli è stata promessa nel beato Pietro, gode di quella infallibilità, di cui il divino Redentore ha voluto dotata la sua chiesa, allorché definisce la dottrina riguardante la fede o i costumi. Quindi queste definizioni sono irreformabili per virtù propria, e non per il consenso della chiesa. Se poi qualcuno – Dio non voglia! – Osasse contraddire questa nostra definizione: sia anatema".

[16] La Sacra Tradizione è tutto ciò che, secondo la tradizione, scritto o non scritto, è coerente con la Sacra Scrittura.