martedì 30 giugno 2009

Nuove scoperte. Perché a san Paolo fu dato il volto di un filosofo

La più antica raffigurazione dell'apostolo è stata ritrovata a poca distanza dalla sua tomba, anch'essa oggetto di nuovi accertamenti. La Chiesa volle rappresentarlo come il Platone cristiano. Una decisione audace. E ancor oggi attualissima



di Sandro Magister

ROMA, 30 giugno 2009 – L'anno dedicato a san Paolo, a due millenni dalla sua nascita, si è concluso con due importanti scoperte annunciate lo stesso giorno, la vigilia della festa del santo.La prima scoperta l'ha rivelata Benedetto XVI in persona, nell'omelia dei vespri del 28 giugno, nella basilica romana di San Paolo fuori le Mura:"Siamo raccolti presso la tomba dell’apostolo, il cui sarcofago, conservato sotto l’altare papale, è stato fatto recentemente oggetto di un’attenta analisi scientifica. Nel sarcofago, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino. È stata anche rilevata la presenza di grani d’incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree. Inoltre, piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo. Ciò sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo".Anche per Paolo dunque – come già per l'apostolo Pietro la cui tomba è ormai identificata con sicurezza sotto l'altare maggiore della basilica di San Pietro in Vaticano – si ha l'importante conferma che sia sepolto proprio dove è stato sempre venerato: sotto l'altare maggiore della basilica romana a lui dedicata.***La seconda scoperta è stata invece annunciata da "L'Osservatore Romano" nella sua edizione del 28 giugno.È la scoperta della più antica raffigurazione dell'apostolo Paolo che si conosca, risalente alla fine del IV secolo: la raffigurazione riprodotta sopra in questa pagina.Questa immagine di Paolo è affiorata il 19 giugno scorso dagli scavi che sono in corso in una catacomba intitolata a santa Tecla, lungo la via Ostiense che porta da Roma al mare, a poca distanza dalla basilica dell'apostolo.Ripulendo con raggi laser la volta di un cubicolo, gli archeologi hanno visto tornare alla luce una ricca decorazione ad affresco. Al centro della volta è apparsa l'immagine del Buon Pastore, con attorno, in quattro tondi, le figure di Paolo, la meglio conservata, di Pietro e probabilmente di altri due apostoli.Gli archeologi Fabrizio Bisconti e Barbara Mazzei, in due ampi resoconti sul giornale della Santa Sede, hanno fornito tutti i dettagli della scoperta. Ma c'è un elemento che colpisce più di altri. E riguarda i motivi che portarono a raffigurare l'apostolo Paolo così come lo vediamo in questo affresco e poi in tanti altri successivi: con l'aspetto di un filosofo, lo sguardo pensoso, la fronte alta, la calvizie incipiente, la barba appuntita.In effetti, in una mostra d'arte dedicata a san Paolo inaugurata pochi giorni fa in un'ala dei Musei Vaticani, sono esposte le teste scolpite in epoca romana di due filosofi – uno dei quali probabilmente è Plotino – che presentano forti somiglianze con le antiche raffigurazioni di Paolo, a partire da quella che è stata ora scoperta.La stessa questione si pone per l'apostolo Pietro, raffigurato tradizionalmente con capigliatura corta, folta e candida, col volto ampio e lo sguardo deciso, con la barba anch'essa corta e piena. E così per altri protagonisti della storia sacra.La ritrattistica era diffusissima nell'arte greca e romana. Ma nella cultura ebraica le immagini umane erano interdette e quindi era impensabile che Paolo e gli altri si facessero ritrarre. Solo più tardi la Chiesa accettò di raffigurare i personaggi della fede cristiana.Ma come? Ecco la suggestiva spiegazione che ha dato il professor Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani e grande storico dell'arte, nel presentare la mostra su san Paolo:"Il problema si pose fra il III e il IV secolo quando una Chiesa ormai diffusa e strutturata giocò il grande e geniale azzardo che sta alla base di tutta la nostra storia artistica. Accettò e fece proprio il mondo delle immagini e lo accettò nelle forme in cui lo aveva elaborato la tradizione stilistica e iconografica ellenistico-romana. Avvenne così che Cristo buon pastore assumesse il volto di Febo Apollo o di Orfeo, e che Daniele nella fossa dei leoni avesse le sembianze di Ercole, l'atleta nudo vittorioso."Ma come rappresentare Pietro e Paolo, i principi degli apostoli, le colonne portanti della Chiesa, i fondamenti della gerarchia e della dottrina? Qualcuno ebbe un'idea felice. Diede ai protoapostoli le sembianze dei protofilosofi. Così Paolo, calvo, barbato, l'aria grave e assorta dell'intellettuale, ebbe il volto di Platone o forse di Plotino, mentre quello di Aristotele fu dato al pragmatico e terrestre Pietro, che ha il compito di guidare nelle insidie del mondo la Chiesa professante e combattente".Se così avvenne, la Chiesa dei primi secoli non ebbe dunque alcuna timidezza ad attribuire agli apostoli, e in particolare a Paolo, l'aspetto del filosofo, né a tramandare, a studiare, a proclamare il suo pensiero nella sua interezza, certamente non facile ad essere capito e accettato.Lo stesso si può dire dei Padri della Chiesa. In un a fase di cristianesimo in espansione, in una fase in cui la trasmissione della fede cristiana alle genti era in pieno sviluppo, la Chiesa non pensò mai di annacquare o addomesticare il proprio messaggio per renderlo più accettabile agli uomini del tempo.

lunedì 29 giugno 2009

Notizia importante per tutti i cristiani dal Vaticano

Il Papa: confermata l'autenticità del sarcofago di San Paolo

Trovati i resti di una persona vissuta tra il I e il II secolo


ROMA, domenica, 28 giugno 2009 (ZENIT.org).- La tomba di San Paolo potrebbe contenere realmente i resti dell'Apostolo delle Genti. E' quanto ha detto questa domenica Benedetto XVI nel rivelare i risultati di “un’attenta analisi scientifica” condotta sul sarcofago conservato nella Basilica di San Paolo fuori le Mura.

Nell'omelia pronunciata in occasione della celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo per la chiusura dell’Anno Paolino, il Papa si è detto profondamente emozionato nell'annunciare questa scoperta che “sembra confermare l’unanime e incontrastata tradizione che si tratti dei resti mortali dell’apostolo Paolo”.

“Nel sarcofago – ha affermato il Pontefice –, che non è stato mai aperto in tanti secoli, è stata praticata una piccolissima perforazione per introdurre una speciale sonda, mediante la quale sono state rilevate tracce di un prezioso tessuto di lino colorato di porpora, laminato con oro zecchino e di un tessuto di colore azzurro con filamenti di lino”.

“E’ stata anche rilevata la presenza di grani d’incenso rosso e di sostanze proteiche e calcaree”, ha continuato.

“Inoltre, piccolissimi frammenti ossei, sottoposti all’esame del carbonio 14 da parte di esperti ignari della loro provenienza, sono risultati appartenere a persona vissuta tra il I e il II secolo”, ha quindi continuato.

In base a un'epigrafe contenente una lettera del Papa San Gregorio Magno (590-604) la decapitazione dell'Apostolo sarebbe avvenuta ad Aquas Salvias – dove poi fu eretta la chiesa di Tre Fontane - mentre la sua sepoltura sarebbe avvenuta nel luogo in cui oggi sorge la Basilica a lui dedicata, e su cui furono costruite nel corso del IV sec. due Basiliche, quella voluta dall'imperatore Costantino e quella cosiddetta “dei tre Imperatori” (Teodosio, Valentiniano II e Arcadio).

Nonostante fosse stata oggetto sin dall'inizio della profonda devozione dei pellegrini, la tomba originaria di Paolo, nel corso dei secoli, era andata scomparendo alla vista, al punto da non essere più identificata.

Durante i lavori di ricostruzione della Basilica, distrutta dall'incendio del 1823, sotto l'altare della Confessione erano state riportate alla luce due lastre marmoree risalenti all'epoca di Papa Leone Magno (440-461) e recanti l'iscrizione "Paulo Apostolo Mart", ma che si potevano vedere con difficoltà.

Le prime ispezioni archeologiche eseguite nel 2002-2003 ne ll'area della Confessione hanno permesso di individuare importanti resti della Basilica Costantinina e Teodosiana, come pure l'esatta ubicazione del sarcofago di San Paolo.

Dal 2 maggio al 17 novembre del 2006 si sono svolti i lavori di scavo che hanno portato alla luce un sarcofago marmoreo lungo due metri e mezzo e alto circa un metro e venti, poggiato su un pavimento formato da uno strato di coccio pisto risalente al 390, cioè all'epoca dell'ampliamento della Basilica costantiniana da parte degli imperatori Teodosio, Valentiniano II e Arcadio.

Dal 2007 è consentito ai fedeli di scendere nella zona dell'ipogeo, circondata da una balaustra di marmo e posta sotto l'altare papale della Basilica di San Paolo fuori le Mura, per sostare in preghiera davanti al sarcofago dell'Apostolo protetto da un muro paleocristiano.

venerdì 26 giugno 2009

Arberia: Besa – Liria - Flamuri

Fratelli Italo-albanesi vi presento il logo della nostra Carta d'Identità.
Scolpiamolo nella nostra mente.


Gabrijè: Il tuo commento merita un posto in prima fila.

Molte persone, non sanno ( x loro fortuna) cosa vol vivere la propria fede nelle " catacombe".
Non avere chiese con belle iconostasi, pavimenti di marmo, cori ben istruti da protopsaltes....
Molti non sanno cosa vuol dire essere contenti per aver imparato a memoria un apolytikion o un kondakion dopo aver ascoltato per ore e ore cassette musicali che arrivano direttamente dalla grecia ( i ricordi volano al 1984). Monti non sanno cosa voglia dire vivere l'ortodossia in un paese cattolico-romano. Beati loro.
Non siamo, e penso di interpretare il pensiero di molti, degli eroi, abbiamo fatto una scelta: Essere popolo di Dio, ritornando alla fede dei Nostri Padri. La nostra fede è rinvigorita giornalmente dai nostri papades e dalle nostre presbitere. Spero e prego Dio, di donarci una fede forte e pura e di continuare a celebrare i Sacri Misteri, nelle nostre cucine e garage o seminterrati, supportati da presbiteri italiani forti e coraggiosi, e se un giorno la Santa Triade ce lo concederà canteremo la Megali Doxologhia in una chiesa grande e bella....ma il nostro canto sarà sempre lo stesso: Doxa si to dixanti to fos, doxa en ipsistis.......
Gabrijele

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Dalla Sacra Metropoli di Monenvasia e Sparta.

Si parla ( e si celebra) in Nostro Santo Padre Elia il Sikeliota, detto il Giovane. Nato ad Enna ed Ktitor ( fondatore) del Sacro Monastero imperiale delle Saline, detto poi dei SS. Elia e Filareto, in Calaria.
Gabrijele

ΔΕΛΤΙΟΝ ΤΥΠΟΥ
σύναξη λακώνων αγίων 2009

Με την προσήκουσα λαμπρότητα και βαθιά κατάνυξη εορτάστηκε και εφέτος ,την β΄Κυριακή των Νηστειών, η Σύναξη των Λακώνων Αγίων στον κατάμεστο από πιστούς ενοριακό ιερό Ναό Αγ. Νικολάου Σπάρτης.
Αναλυτικότερα, την παραμονή της εορτής, το Σάββατο 14 Μαρτίου το απόγευμα, πραγματοποιήθηκε η πανηγυρική υποδοχή της Ιεράς Εικόνας του Οσίου Ηλία του Νέου στο πλαίσιο της επίσημης ένταξής του στην χορεία των Λακώνων Αγίων για τους οποίους σεμνύνεται η ιστορική μας επαρχία. Την εικόνα μετέφεραν από την Ι. Μ. Αγίων Αναργύρων Πάρνωνος οι πατέρες αυτής, διότι κατά την επιστημονική έρευνα ο Όσιος, πού καταγόταν από την Καλαβρία της Κάτω Ιταλίας, ασκήτευσε και στον χώρο της προαναφερθείσης Μονής. Ακολούθησε πανηγυρικός αρχιερατικός εσπερινός χοροστατούντος του Σεβ. Ποιμενάρχου μας κ. Ευσταθίου ο οποίος κατά την διάρκειά του απένειμε το οφφίκιο του Αρχιμανδρίτου στον π. Πορφύριο, αδελφό της Ι. Μ. Αγίων Αναργύρων και έγκριτο θεολόγο. Εμπνευσμένο εξάλλου κήρυγμα με εύστοχες αναγωγές του θείου λόγου στη σύγχρονη κοινωνική πραγματικότητα πραγματοποίησε ο Παν. Αρχιμ. π. Πάμφιλος, Καθηγούμενος της παλαιφάτου Ι. Μ. Αγ. Αναργύρων.
Την επομένη, κυριώνυμο ημέρα της εορτής, τελέσθηκε πανηγυρική Θ. Λειτουργία ,προεξάρξαντος του Σεβ. Μητροπολίτου μας, ο οποίος χειροτόνησε σε πρεσβύτερο τον π. Παναγιώτη Λάτση, άριστο κληρικό και θεολόγο.

Storia del Parroco di Spezzano Alb.: Papàs Nicola Basta






Ancora le vicisitudini del Parroco Ortodosso di Spezzano Albanese.
Questo pezzo di storia patria è tratto dal libro di VITTORIO ELMO dal titolo LE GRANDI ANIME DELLA PICCOLA PATRIA ARBRESHE, dalla Collana 'Nuova Arberia' casa editrice C. Marco.

giovedì 25 giugno 2009

Documentazione fotografica per Isidora.



Correva l'anno 1999 ed insieme a mio figlio Giuseppe, abbiamo fatto il primo viaggio in Grecia. Ritornando ad Igumeniza per riprendere il traghetto e fare ritorno in Italia, siamo passati a visitare il paese, vicino a Tebe, che ha come nome il nostro cognome: Kaparelli. Queste sono le foto che testimoniano che ciò che ho raccontato precedentemente è la verità.

mercoledì 24 giugno 2009

La polemica non approda a nulla: basta

Fermiamo questo fraticidio

Fermi, anzi basta: mi sembra che si sta superando il fraterno e amichevole gusto del dialogo anche tra persone che non la pensano allo stesso modo. Bene Isodora sei una ortodossa, brava, simpatica, greca, vivi a Roma (infatti non è arrivata nessuna segnalazione di un tuo collegamento con il Blog dalla Grecia), cosa dire su di te, complimenti e sette più, non posso darti un voto più alto. L'Arbresh sente il bisogno di difendere la mia ortodossia e la mia onorabilità ed il sangue fraterno, io al centro faccio da arbitro e dico: "Stiamo andando oltre la siepe e non sapendo poi cosa riusciremo a trovare dall'altra parte e se riusciremo a fermarci in tempo, pregherei ai contendenti di chiudere subito il contenzioso" . Io non ho bisogno di nessuno che si azzardi a disquisire sulla mia ortodossia; se uno è ortodosso, a prescindere dalla nazionalità o dalla giurisdizione ecclesiastica di appartenenza, resta ortodosso per sempre. Per quanto riguarda il Patriarcato di Mosca, devo dire francamente alla Signorina Isidora, che non fa altro, (come lo fa d'altronde il Patriarcato di Costantinopoli, il Patriarcato di Romania ecc.), che dare conforto spirituale a tutti i russi emigrati, sparsi per l'Italia e quindi anche in Calabria, e devo dirti che ce ne sono a migliaia. Per questi motivi si è reso doveroso mandare un prete del Patriarcato incontro a queste prospettive ecclesiali.
Circa il mio o altrui uniatismo, devo ancora ribadire, che con tutto il rispetto che posso avere per la tua persona, non conosci la storia reale del povero popolo martoriato Arbëreshë o Italo-albanese, perché se tu minimamente avessi cognizione di ciò che abbiamo subito dalla venuta in Italia dal 1450 circa, fino ad oggi, non parleresti in questi termini dispregiativi.
La storia del popolo Arbëreshë o Arvanita o Arberore è costellata di patimenti, di persone maltrattate, di un popolo che ha dovuto lavorare e con il sudore del proprio sangue arrivare a mantenere certe peculiarità che, grazie a Dio, ancora resistono nei nostri oramai poveri villaggi.
Eravamo ortodossi, eccome, le nostre sono state migrazioni con al seguito i Papàs greci, che si portavano appresso la Fede Ortodossa, il Tipikon di Costantinopoli, Le Ufficiature Ortodosse, l’orgoglio orientale, la mentalità bizantina ed anche le mogli con tanto di figli.
Come dicevo al Prof. Giorgio Dorangricchia e come Lui stesso ha sostenuto, non c’è un minimo straccio di scritto in cui si può confermare il passaggio del popolo greco-albanese sotto il Papa di Roma Antica. Nel corso dei secoli a iniziare dal Concilio di Trento, o Controriforma, sono iniziati i patimenti religiosi di noi arbresh. Mentre prima l’Arcivescovato di Ocrida aveva mandato diversi Vescovi che avevano giurisdizione da Ancona ad Agrigento circa l’ordinazione presbiterale per i greco-albanesi, dopo questo concilio tutto è passato sotto i Vescovi latini e chi si azzardava ad andare i Grecia, dei nostri preti albanesi, per farsi ordinare, tornato in Italia, era additato come eretico e scismatico. Molti di questi non sono più tornati o perché morti durante l’attraversamento del mare, o perché catturati e uccisi dai turchi.
Ora considerato che tra le due sponde del Mediterraneo, era quasi impossibile dialogare a causa dei Turchi islamici, anche noi avendo perso la strada maestra che ci avrebbe fatto da battistrada per un continuo colloquio sacramentale, grazie a Dio e grazie alla nostra caparbietà abbiamo salvato il salvabile, intanto la liturgia, la lingua, le tradizioni e la cultura. E se a te tutto questo sembra poco, non saprei più cosa dirti.
Per ciò che riguarda chi ritorna in piena libertà alla Fede dei Suoi Padri, da te è considerato un ortodosso si scarso valore, devo, mi perdoni, considerarti una negligente in comportamento fraterno. Magari domani tutti gli albanesi potessero ritornare alla Fede dei nostri Avi, sarebbe una grande festa e non è escluso che ciò potrà accadere, con l’aiuto del Signore e di poveri presbiteri come me, i quali faticano non poco a spiegare ai propri fratelli la loro reale e giusta storia.
Il mio cognome è Capparelli, vicino la città greca di Tebe, c’è un paese che io ho visitato e ci sono le foto che possono testimoniare quanto sto sostenendo, il cui nome greco è Kaparelli. Un paese dove ancora si parla l’arvanita e dove io personalmente ho dialogato con gli anziani in Arvanita. Probabilmente noi che portiamo questo cognome proveniamo da quelle zone, ecco perché io mi sento un greco-albanese che la storia ed il fato hanno deciso, non per colpa mia, diversamente.
Per ciò che riguarda la Divina Liturgia in una stanza dove in effetti si vede che c’è la cucina, io non trovo nulla di strano, molti amici preti di tutte le giurisdizioni ecclesiastiche, anche amici della grecia, con cui mantengo rapporti fraterni, incoraggiandomi mi dicono: “Lei Padre, sta celebrando come i primi cristiani, in una catacomba”. E la catacomba non era altro che un cimitero, figuriamoci in una stanza bella, pulita e assolata. Non è da poco, mi creda sorella Isidora. E se in tutti i paesi italo-albanesi ci sarebbe una cappella così fatta, sarebbe per l’ortodossia un vanto. Molti monaci del Sacro Monte dell’Athos, con cui sono in ottimi rapporti e con cui ci telefoniamo spesso e volentieri, mi hanno detto: “Grazie Padre Giovanni, con lei è ritornata a fiorire l’ortodossia nei paesi greco-albanesi”. Non mi hanno detto perché celebri in quel tugurio, offendi la Liturgia ecc. ecc., non hanno detto questo, hanno parlato del rifiorire della Fede Ortodossa.
Sai io personalmente non ho la possibilità economica di affittare una stanza libera da mobili, per fare questo ci vogliono i “piccioli” come dicono in Sicilia, se Lei riesce a trovare un benefattore che ci finanzi l’operazione, che il Signore la benedica.
Chiudiamo questo ping pong di brutture e armiamoci di santa pazienza per lavorare tutti quanti affinchè l’Ortodossia, ovvero la Retta Fede, possa trionfare.
Padre Giovanni Capparelli

sabato 20 giugno 2009

Pubblichiamo la pregevole risposta del Prof. G. Dorangricchia

Carissimo padre Giovanni,
grazie per aver risposto al mio commento in maniera così ampia. Da storico, devo dire che le lugubrazioni storiche di Fortino e dei suoi alleati, circa la venuta in Italia di gruppi di persone seguite da clero fedele ai dettami del concilio di Fierenze, è una bufala enorme, una bufala, che serve soltanto ad impinguare le loro pagine ed il loro asservimento a Roma.
Siamo d'accordo che gli Albanesi venuti in Italia erano Ortodossi.
Non ci può essere via di scampo a questa affermazione vera e giusta, scientificamente storica ed altrettanto parlando di ecclesiologia. Trattando la questione da un altro punto di vista, il termine uniatismo non si può accollare così facilmente a questo popolo.
Si perchè il termine uniata, dispregiativo introdotto dalle masnade greche, si affibia a quelle chiese, le quali una volta ortodosse, hanno abiurato l'ortodossia e SOTTOSCRITTO un atto di unione con Roma. Orbene, questo atto di unione non esiste in nessun archivio nè pubblico nè privato. De facto gli arbereshe sono uniati, ma de iure no. Difatto sono oggi non parte della Chiesa Cattolica, ma dei TOLLERATI. Ed è questo che i nostri preti non riescono a capire, si professano cattolici non vedendo che sono solo dei tollerati. E questo atteggiamento è sempre stato vivo nelle popolazioni, accanto alle quali gli albanesi hanno preso dimora.
Altro che capitoli di fondazione favorevoli!!!
No la storia deve dire sempre il vero, e deve saper distinguere tra il mito e la verità storica. Spero di poter continuare a disquisire con lei. Grazie.
Professor. Giorgio Dorangricchia
20 giugno 2009 13.55

venerdì 19 giugno 2009

Risposta al Prof. Giorgio Dorangricchia

Ho letto l'articolo su Liria circa la Chiesa Uniata Albanese. Da storico, laureato in storia ed insegnante di storia al Liceo, devo dirle e da arbereshe, che mi vergognerei a pubblicare un articolo come quello. Non ha ne capo nè coda. Possiede errori (Blu) di date, di nomi. Se vuole fare polemica, come vedo, la faccia come documenti storici, non con fantasie.

Giorgio Dorangricchia, professore di storia e filosofia a Palermo


Esimio Professore Giorgio Dorangricchia:
grazie per aver postato ed espresso il Suo pensiero sull'articolo della Chiesa Uniata Arbreshe. Intanto la nostra gente non ha mai saputo di essere una Chiesa come la si intende oggi e questo Lei lo sa benissimo. I nostri Avi hanno cercato nel loro piccolo, ed in alcuni casi ci sono riusciti, di salvare con la loro cultura, il loro pensiero, con la loro testardaggine, ciò che la confessione dominante gli ha permesso di sottrarre all’oblio. Io Le chiedo fraternamente: ma quando questi Avi arrivarono in Italia (?) quale è stata la principale preoccupazione di quei ‘poverissimi disgraziati’? Se Lei possiede una macchina del tempo e può andare a ritroso, come in quel famoso film americano (Ritorno al futuro, se non erro), ci spieghi come vivevano, come erano trattati dai Signorotti locali e dalla Chiesa latina, come svolgevano la loro vita quotidiana, come riuscivano a mantenere la loro famiglia; spieghi a noi tutti, con documenti alla mano, se sapevano scrivere e quanti scritti hanno lasciato a noi posteri; insomma in poche parole, da storico e laureato in storia, metta sul tavolo, con storicità accertata, il vivere e l’esistere di questi sventurati.
Tornando a noi, Lei, come Le dicevo prima, ha documenti che affrontano la problematica della sussistenza storica accertata di una Chiesa Uniata Arbreshe, in cui si evidenzia che il nostro popolo ha abiurato all’ortodossia ed è quindi diventato tutto di colpo una Chiesa Latina? Lei sa molto bene che la stragrande maggioranza dei nostri Avi era di confessione Ortodossa, altrimenti non si potrebbe spiegare la Liturgia Ortodossa, greca, nei nostri paesi. L’uniatismo, sono concorde con Lei, è venuto dopo, grazie, come io sostengo e nessuno ancora mi ha sbugiardato, all’annessione forzata alla Chiesa di Roma.
Bene diciamo che è un articolo che non bisognava pubblicare in quanto ci sono errori segnati con il blu e per fortuna non con il rosso, ma se Lei si è permesso di criticare aspramente ciò, è perché qualcosa di vero in questo articolo c’è, e fa anche paura. Qualcosa che gli altri, leggi le nuove generazioni, non devono assolutamente sapere, perché se qualcuno comincia a pensare e studiare, allora tutto quello che è stato scritto è da buttare alle ortiche.
Caro Professore: qualcosa sta cambiando, e ricercatori, a cui bisogna inchinarsi “Vittorio Elmo, Costantino Marco, Matteo Mandalà, solo per fare alcuni nomi, spero che anche il Suo domani possa essere citato) ci dicono che la storiella che ci hanno fatto bere che ci hanno voluto bene, ci hanno amato a prima vista, ci hanno coccolato come pargoli ecc. ecc., inizia a fare acqua da tutte le parti.
Quel castello di sabbia che è stato costruito in riva al mare, inizia a scricchiolare ed i flutti già lo stanno facendo cadere… pezzo per pezzo. La storia, come Lei insegna ai suoi alunni, fino a quando non si rivela fondata, è destinata ad esser riscritta. Ebbene la nostra storia, anche con errori tinti di Blu, sta per esser riscritta. E non sarà certamente con la legge 482, che ciò succederà. Ma con l’abnegazione di veri italo-albanesi che amano raccontare, come si faceva una volta davanti al camino, ai propri figli o ai nipoti, e la nostra storia verrà completamente ridisegnata e riscritta.
Io La invito a scrivere, per tutti coloro che ogni giorno seguono il mio blog, e devo dirLe che sono in molti, a scrivere un articolo, che pubblicherò con una grande enfasi, un articolo in cui da storico e da professore di storia, racconta a tutti noi arbresh la “Sua Vera Storia”.
Il mio Blog è a Sua disposizione, ci mancherebbe altro.
Voglio ricordarLe che prima che tutto si omogeneizzasse, i nostri bravi preti, almeno quelli della Calabria, pena la scomunica, proibivano ai fedeli arbresh di entrare nelle chiese latine, ed ai preti latini di entrare nelle chiese e nelle case degli arbresh. Se ciò accadeva, c’era un motivo.
Nessuna polemica, ma verità, sempre verità e solo verità.
E Caro Professore, la verità non è quella propinata fino a ieri, accomodante, remissiva e conciliante.
Mi perdoni se in questa risposta ci sarà qualche errore blu o rosso: ma molte volte è il contenuto che conta, anche se fatto di errori linguistici e scritturali.
Mi ero dimenticato di comunicarLe che l’Uniatismo è stato coniato dalla Chiesa di Roma Antica, per dimostrare che anche dentro di lei c’erano gli ortodossi, camuffati e sviliti, ma c’erano e............ ci sono ancora.
Aspettando il Suo scritto, La saluto con profonda amicizia.
P. Giovanni Capparelli,
Prete arbresh, ortodosso, ritornato alla fede dei Padri.

giovedì 18 giugno 2009

Dal Sito del Confratello Giovanni di Palermo

16/06/2009 11:05
TURCHIA

Storica decisione ortodossa, gli emigrati avranno proprie conferenze episcopali
di NAT da Polis
Lo ha stabilito il primo incontro preparatorio del 2009 del sinodo panortodosso. Si supera l’esasperata identificazione del messaggio cristiano con l’origine etnica dei fedeli, una questione che aveva finora suscitato difficoltà, incomprensioni e strumentalizzazioni . Significativa decisione del patriarca di Mosca: a Costantinopoli la sua prima visita all’estero.
Istanbul (AsiaNews) – L’istituzione delle conferenze episcopali della diaspora ortodossa, che avranno il compito di guidare il gregge ortodosso fuori dalli Stati di provenienza, è la principale, storica decisione venuta dal primo dei due incontri preparatori previsti per il 2009, tenuto a Sabezy (Ginevra), che hanno lo scopo di preparare il tanto atteso sinodo panortodosso.

Secondo i canoni sinora vigenti, i fedeli ortodossi che risiedevano furori dai Paesi di origine divenivano competenza del Patriarcato ecumenico. Ma la massiccia emigrazione, seguita al crollo della cortina di ferro, aveva creato non pochi problemi nella gestioni degli affari ortodossi nella diaspora, dovuti anche all’esasperata identificazione del messaggio cristiano con l’origine etnica dei fedeli. Cosa che è stata causa di non poche incomprensioni e strumentalizzazioni , con ripercussioni anche a livello politico ed economico.

Con questa decisione storica, presa all’unanimità, si istituiscono le conferenze episcopali ortodosse nella diaspora, che saranno presiedute dal più anziano metropolita di appartenenza a Costantinopoli. In sua assenza verrà sostituito secondo i cannoni dell’ecclesiologia. Verranno istituite anche nuove conferenze episcopali onde poter soddisfare le nuove condizioni che sono venute a crearsi nel mondo della diaspora. Tutte le decisioni dovranno basarsi sul principio dell’unanimità delle Chiese, che saranno rappresentate dai loro vescovi. Membri delle conferenze episcopali saranno tutti i vescovi riconosciuti da tutte le Chiese ortodosse. Tutte le conferenze avranno come centro di coordinamento Costantinopoli.

Chiaro segnale del nuovo clima è la notizia di ieri, che sarà Costantinopoli, il 4 luglio, la destinazione della prima visita all’estero del nuovo patriarca di Mosca, Kyrill.

I lavori, presieduti e diretti magistralmente dal metropolita di Pergamo, Ioannis Ziziulas, si sono svolti in un clima sereno e costruttivo, come mai prima d’ora, e sono stati pervasi dalla volontà di tracciare finalmente un cammino comune nell’ortodossia, per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Lavori insomma che hanno voluto confermare la svolta di Costantinopoli dell’ottobre 2008, quando nell’incontro panortodosso di allora, fortemente voluto da Bartolomeo, furono tracciate le nuove linee guida del mondo ortodosso. Un contributo discreto vi aveva dato anche Kyrill ed anche il suo predecessore, Alessio, che nell’occasione compì il suo ultimo viaggio.

E certo non può sfuggire, commentano varie fonti, che già Costantinopoli, nella sua esperienza millenaria, con la decisione presa da Bartolomeo nel 2004 - quando, cogliendo di sorpresa tutti, aprì il sinodo del Patriarcato ecumenico anche ai vescovi della diaspora e non soltanto a quelli residenti in Turchia - aveva in sostanza anticipato gli eventi di oggi, esaltando allo stesso tempo il ruolo della gestione collegiale del mondo ortodosso. Lo stesso Bartolomeo, inoltre, ha più volte espresso il desiderio, che possa venire il giorno in cui sia eletto Patriarca ecumenico un cittadino non turco, al quale venga concessa, dopo l’elezione, la cittadinanza.

Il patriarca Bartolomeo, nella sua riflessione domenicale, ha confermato l’importanza dei lavori di Ginevra, puntualizzando che attraverso questi lavori la Chiesa ortodossa si sta preparando a camminare compatta per poter affrontare le esigenze e le sfide del mondo contemporaneo, senza che ciò significhi secolarizzarsi.

Monsignor Dositheos dell’Ufficio comunicazioni del Patriarcato ecumenico, ci ha detto in proposito che è stato un passo di grandissimo valore, che vuole inviare molteplici messaggi in tutte le direzioni. In primo luogo, ripristina e riconferma una verità, che il messaggio cristiano è messaggio di amore e di dialogo. Saper conversare senza uso di forme precostituite è segno di libertà, che costituisce la base del pensiero cristiano. Di conseguenza non occorre dare importanza a nessuno tipo di talebanismo, di qualsiasi natura ed estrazione, che serpeggia anche tra alcuni cristiani di varie confessioni.

il prossimo incontro è stato fissato per metà dicembre, sempre a Ginevra .Temi in agenda: il modo di riconoscere lo status di Chiesa autocefala; il modo di riconoscere lo status dell’autonomia di una Chiesa; Dipticha, cioè le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse; stabilire un calendario comune delle festività (per esempio alcune Chiese festeggiano il Natale il 25 dicembre, altre 10 giorni più tardi); impedimenti e canonicità del sacramento del matrimonio; la questione del digiuno nel mondo contemporaneo; i rapporti con le altre confessioni cristiane; il movimento ecumenico; il contributo degli ortodossi per affermare l’ideale cristiano di pace, fratellanza e libertà.
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mercoledì 17 giugno 2009

p. Paisios del Monte Athos

.......................Oggi la situazione delle Chiese è molto grave. Non lo capiscono, ma è così. Ci aspettano molte prove. Fra pochi anni ci sarà una grande prova: i pii saranno duramente provati; ma durerà poco per fortuna; poi non ci sarà più nemmeno un infedele. L’Europa diventerà una grande potenza, avrà un capo ebreo; non solo, ma cercheranno anche un capo spirituale per avere più forza e sarà il Papa, il quale metterà insieme tutti, cattolici, protestanti, i figli del diavolo (è una setta americana, sono anche qui in Grecia), i mussulmani, li metterà insieme lasciando a ciascuno libertà... Viviamo in tempi di Apocalisse, siamo come al tempo di Noè; lo prendevano in giro... Oggi nessuno ci crede, ma siamo al colmo. I pii avranno grandi prove, ma il tempo sarà breve... Queste cose sono chiaramente annunciate da Ezechiele e Zaccaria... (e racconta di Gog e Magog, ma non capisco bene)”.
”Padre, lei crede che il Papa possa giungere a questo punto?”.
Paisios: “Certo, avverrà questo. Ci sarà una grande catastrofe, ma poi tempo di pace e più nessun infedele, anche gli ebrei si convertiranno. Fra poco succederà questo. Voi come vi comporterete quando il Papa farà così?”.
- Io: “Il nostro ieronda dice che se il Papa non segue l’Evangelo non lo si può seguire...”.
Paisios: “L’unione verrà, ma prima avremo la tribolazione e la catastrofe. Noi intanto dobbiamo mirare in alto... sì la pietà... la Scrittura dice che le ossa di Eliseo morte appena toccarono un altro cadavere lo fecero resuscitare. Perché noi non facciamo la proskinisis alle reliquie dei santi? (ciò comporta necessariamente anche il contatto con esse tramite il bacio... ma se amo i santi, amo Dio, i santi mi portano al Cristo, sono il Cristo.

lunedì 15 giugno 2009

Dal sito: Eleousa.net

Chambésy - IV Conferenza panortodossa

Comunicato finale Su invito di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I, in seguito al consenso dei Beatissimi Primati delle Chiese ortodosse locali, espressa in occasione del vertice tenutosi a Phanar dal 10 al 12 ottobre 2008, la IV Conferenza panortodossa preconciliare si è riunita nel centro del Patriarcato ortodosso di Chambésy, Ginevra, dal 6 al 12 giugno 2009. I lavori della conferenza sono iniziati con la concelebrazione panortodossa della Divina Liturgia, il giorno di Pentecoste. Il tutto si è svolto sotto la presidenza di Sua Eminenza il metropolita Giovanni di Pergamo, delegato del Patriarcato di Costantinopoli, con il contributo del Segretario per la preparazione del Santo e Gran Concilio della Chiesa Ortodossa, Sua Eminenza il Metropolita Jeremie di Svizzera. Nella conferenza hanno partecipato i delegati delle Chiese ortodosse locali, su invito di Sua Santità il Patriarca Ecumenico Bartolomeo. I primati delle Chiese ortodosse locali hanno accolto i partecipanti alla Conferenza con dei messaggi inviati trasmessi dai loro delegati. Membri della conferenza hanno inviato lettere a tutti i Primati delle chiese locali, chiedendo la loro preghiera e la benedizione per il compimento delle loro funzioni. In conformità con i desideri dei Primati e rappresentanti delle Chiese ortodosse locali espressi nel messaggio trasmesso alla fine del loro incontro al Fanar (ottobre 2008), la IV Conferenza panortodossa preconciliare è stata incaricata di esaminare l'organizzazione canonica della diaspora ortodossa. La Conferenza ha deciso il suo ordine del giorno nella riunione inaugurale dei lavori. La conferenza ha esaminato i documenti elaborati dalla Commissione preparatoria interortodossa nelle due riunioni tenutesi a Chambésy, vale a dire dal 10 al 17 novembre 1990 e dal 7 al 13 novembre 1993 e il documento preparato nel Congresso dei canonisti riunito a Chambésy dal 9 al 14 aprile 1995. Questi documenti, corretti ed integrati, sono stati approvati all'unanimità. La Conferenza ha espresso la volontà comune delle Chiese ortodosse di risolvere il problema dell’organizzazione della Diaspora ortodossa, in conformità con l’ecclesiologia, la tradizione, e la pratica canonica della Chiesa ortodossa. La Conferenza ha deciso di creare nuove Assemblee episcopali in alcune regioni del mondo per regolare il tema della Diaspora, cioè i fedeli ortodossi residenti nelle regioni situate al di fuori dei tradizionali confini delle Chiese ortodosse locali. Il primato dei vescovi del Patriarcato ecumenico nella regione in questione è il presidente dell’Assemblea e in sua assenza, i vescovi in conformità con l’ordine dei dittici delle chiese. Tutti i Vescovi delle Chiese ortodosse che esercitano il loro ministero pastorale all'interno delle comunità esistenti in queste regioni sono membri di queste Assemblee. Le Assemblee episcopali hanno la missione di manifestare e promuovere l'unità della Chiesa ortodossa, di esercitare insieme la diaconia pastorale su tutti i fedeli della regione e di rendere una testimonianza comune al mondo. Le decisioni delle Assemblee episcopali sono prese in conformità con il principio d’unanimità delle Chiese rappresentate in queste Assemblee dai vescovi. Dopo aver modificato e integrato il documento, la Conferenza ha anche approvato il Progetto di Regolamento delle Assemblee episcopali definendo i principi fondamentali di organizzazione e di funzionamento delle stesse. I restanti argomenti del grande e santo Concilio, vale a dire il metodo di proclamare la Autocefalia e Autonomia, e l'ordine di Dittici saranno esaminati in futuro nelle riunioni delle Commissioni interortodosse e verranno presentati alle Conferenze panortodosse preconciliari seguenti.

Chambésy, 12 giugno 2009.

Il Presidente della Conferenza Giovanni di Pergamo

venerdì 12 giugno 2009

Da: Albania News

Il Bavaglio definitivo?

Si chiama disegno di legge 733 e con un colpo di coda è stato incluso nel pacchetto sicurezza, un corpo legislativo che, ci piace ricordare, prevede delizie quali l 'obbligo di denuncia per i medici dei pazienti che sono immigrati clandestini e la schedatura dei senta tetto. Ci piace ricordare anche alcuni casi come a Napoli nel quali il personale sanitario ha obbedito senza ne anche aspettare l'approvazione della legge. L'articolo 50-bis è nominato, "Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet", è un emendamento del signor Gianpiero D'Alia (UDC).
In pratica se un qualunque cittadino che mantiene un blog dovesse invitare a disobbedire a una legge che ritiene ingiusta, i provider dovranno bloccarlo. Questo provvedimento può obbligare i provider a oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero. Il Ministro dell'interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine, il tutto a modalita lampo, anche entro 24 ore.
L'amministrativa pecuniaria poi va da euro 50.000 a euro 250.000 per i provider e il carcere per i blogger da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato, da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali. Quale triste fine per i network e per i blog, quelle tante voci che compongono la democrazia in rete. E chi oserà più ridere della Repubblica Popolare di Cina dove si oscura YouTube e Google, perchè loro non possono comprendere i nostri sviluppati prinicipi democraticamente europei.
E' un colpo duro, non ai blog in se, ma alla democrazia e alla libertà del pensiero. Certo, mettere ordine nel mondo dell'internet è una priorità e una necessitat, ma stroncare e sopprimere nel nome dell'ordine, fracamente comincia ad essere troppo.

Kastriot Nini

giovedì 11 giugno 2009

Domenica di tutti i Santi - 14-06-2009


Domenica 14 Giugno 2009
Domenica di tutti i Santi
“Metodio Patriarca di Costantinopoli”
Tono VIII – Nessun Digiuno

Liturgia di San Giovanni Crisostomo

Antifone della festa:

1) Lettore: Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo,
ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste.
Coro: Tes presvìes tis Theotòku,
Sòter, sòson imàs.

Lettore: Dhòxa to Patrì, kje to Iiò, kje to Aghìo Pnèvmati.
Kje nin, kje aì, kje is tus eònas ton eònon. Amìn.

Coro: Tes presvìes tis Theotòku,
Sòter, Sòson imàs.

2) Lettore: O Kìrios evasìlefsen, efprèpian
enedhìsato, enedhìsato
o Kìrios dhìnamin ke periezòsato.

Coro: Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàsek nekròn, psàllondàs si:Alliluia.


Lettore: Dhòxa to Patrì, kje to Iiò, kje to Aghìo Pnèvmati.
Kje nin, kje aì, kje is tus eònas ton eònon. Amìn

Coro: O monoghjenìs Iiòs kje Lògos tu Theù, athànatos ipàrchon, kje katadhexàmenos dhià tin imetèran sotirìan sarkothìne ek tis Aghìas Theotòku kje aiparthènu Marìas, atrèptos enanthropìsas, stavrothìs te, Chrìstè o Theòs, thanàto thànaton patìsas, is on tis Aghìas Triàdos, sindhoxazòmenos to Patrì kje to Aghìo Pnèvmati, sòson imàs.


3) Lettore: Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo,
alalàxomen to Theò to
Sotìri imòn.

Coro: Ex ìpsus katìlthes, * o èfspla-
chnos, * tafìn katedhèxo *
triìmeron, * ìna imàs elefthe-
ròsis ton pathòn. * I zoì ke i
Anàstasis imòn, * Kìrie, dhòxa si.


Tropari - Tono VIII

Coro: Ex ìpsus katìlthes, * o èfsplachnos,
tafìn katedhèxo *triìmeron, *
ìna imàs eleftheròsis ton pathòn.
* I zoì ke I Anàstasis imòn, * Kìrie, dhòxa si.

(Tropario del Santo della Chiesa)
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Tropario della festa del giorno

La tua Chiesa, rivestita,
come di porpora e bisso, del
sangue dei martiri di tutto il
mondo, per mezzo loro a te,
o Cristo Dio, esclama: Abbi
pietà del tuo popolo, governa
e dona pace ai tuoi servi,
e concedi alle anime nostre
la tua grande misericordia.

Kontakion

Quali primizie della natura
l’universo offre a te, o Signore
e Creatore, i Teofori Martiri.
Per le loro preghiere, o
misericordioso, e per l’intercessione
della tua Divina
Madre, governa e conserva
in pace la tua Chiesa.

Apostolo (Eb. 11,33 - 12,2)

-Meraviglioso è Dio nei suoi Santi, il Dio
D’Israele. (Sal.67,36).
- Nelle assemblee benedite Dio, il Signore,
voi della stirpe di Israele. (Sal.67,27).

Lettura dalla lettera di San Paolo agli Ebrei.

Fratelli, i Santi tutti per fede conquistarono regni, esercitarono la giustizia, conseguirono le promesse, chiusero le fauci dei leoni, spensero la violenza del fuoco, scamparono al taglio della spada, trovarono forza dalla loro debolezza, divennero forti in guerra, respinsero invasioni di stranieri. Alcune donne riacquistarono per risurrezione i loro morti. Altri poi furono torturati, non accettando la liberazione loro offerta, per
ottenere una migliore risurrezione. Altri, infine, subirono scherni e flagelli, catene e prigionia. Furono lapidati, torturati, segati, furono uccisi di spada, andarono in giro coperti di pelli di pecora e di capra, bisognosi, tribolati, maltrattati, di loro il mondo non era degno!, vaganti per i deserti, sui monti, tra le caverne e le spelonche della terra. Eppure, tutti costoro, pur avendo ricevuto per la loro fede una buona testimonianza, non conseguirono la promessa: Dio aveva in vista qualcosa di meglio per noi, perché essi non ottenessero la perfezione senza di noi. Anche noi dunque, circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nel-
la corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede.
Alliluia (3 volte).

- Gridano i giusti e il Signore li ascolta, li
salva da tutte le loro angosce. (Sal.33,18).
Alliluia (3 volte).

- Molte sono le sofferenze dei giusti, ma li
libera da tutte il Signore. (Sal.33,20).
Alliluia (3 volte).

Vangelo (Mt. 10,32-33. 37-38 e 19,27-30)

Disse il Signore ai suoi Discepoli: Chi mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli. Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me; chi ama il figlio o la figlia più di me non è degno di me; chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me. Allora Pietro prendendo la parola disse: Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo? E Gesù disse loro: In verità vi dico: voi
che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà
seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi.

Megalinarion

Àxion estìn os alithòs makarìzin se tin Theotòkon,
tin aimakàriston kje panamòmiton kje Mitèra tu Theù imòn.
Tin timiotèran ton Chjeruvìm, kje endhoxotèran
asingrìtos ton Serafìm, tin adhiaftòros Theòn Lògon
tekùsan, tin òndos Theotòkon, se megalìnomen.

Kinonikon


Agalliàsthe, dhìkei, en Kirìo,
tis efthèsi prèpi ènesis.
Alliluia. (3 volte)

Fine
Gloria a Dio

martedì 9 giugno 2009

Preso da Facebook

La Profezia di San Nilus

«Dopo l'anno 1900, verso la metà del 20° secolo, la gente di quel tempo diventerà irriconoscibile. Quando il tempo per l’avvento dell'Anticristo si avvicinerà, la mente della gente crescerà obnubilata delle passioni carnali, e il disonore e l’anarchia cresceranno più forti. Allora il mondo diventerà irriconoscibile. L’aspetto della gente cambierà, e diventerà impossibile distinguere gli uomini dalle donne, a causa della loro spudoratezza nel vestire e nell’acconciarsi. Questa gente sarà crudele e sarà selvaggia come gli animali a causa delle tentazioni dell'Anticristo. Non vi sarà più nessun rispetto per genitori ed anziani, l’amore scomparirà, e i Pastori cristiani, i vescovi, e i preti diverranno uomini vani, completamente fallaci nel distinguere la concezione del bene e del male. In quei tempi i costumi, la morale e le tradizioni dei cristiani e della Chiesa cambieranno. La gente abbandonerà la modestia, e ogni dissipazione regnerà. La falsità e l’avidità raggiungeranno grandi proporzioni e vi saranno sventure per quelli che accumulano tesori. Concupiscenza, lussuria, adulterio, omosessualità, calunnie, omicidi e loschi traffici domineranno nella società. In quel tempo futuro, a causa del potere di tali grandi crimini e licenziosità, la gente sarà privata della grazia del Spirito Santo, che essi hanno ricevuto col Santo Battesimo, e vivranno nel rimorso. Le Chiese di Dio saranno private del timor di Dio e dei pii pastori, e sventure vi saranno per i cristiani rimasti nel mondo di quel tempo; essi perderanno completamente la loro fede perché mancheranno del tutto dell'opportunità di vedere la luce della conoscenza di Dio. Allora alcuni cristiani si escluderanno dal mondo per andare in santi rifugi cercando di illuminare le loro sofferenze spirituali, ma incontreranno ovunque ostacoli e costrizioni. E tutto questo risulterà dal fatto che l'Anticristo vuole essere il Signore e padrone al di sopra di tutto e diverrà il dominatore dell’intero universo, e produrrà falsi miracoli e fantastici portenti. Egli conferirà pure saggezza depravata a questi uomini infelici cosicché scopriranno il modo di fare una conversazione con altri uomini da un capo all’altro della terra. In quei tempi gli uomini voleranno nell’aria come gli uccelli e discenderanno nel fondo del mare come i pesci. E quando loro acquisiranno tutto questo, questa gente infelice trascorrerà la propria vita senza il conforto di sapere, povere anime, che è l’inganno dell’anticristo. Egli è impietoso! Completerà così la scienza con la vanità che questo li farà uscire dalla retta via e a causa di ciò perderanno la fede nell'esistenza di Dio cadendo nell’apostasia. Allora il buon Dio vedrà la caduta della razza umana ed accorcerà i giorni per merito di quei pochi che si sono salvati, perché il nemico di Dio vuole condurre perfino gli eletti nella tentazione, se ciò gli sarà possibile. Allora la spada del castigo improvvisamente apparirà ed ucciderà il pervertitore ed i suoi seguaci».
Postato su Facebook da: Affus Di Gerusalemme (Italy)

mercoledì 3 giugno 2009

Dal sito si P. Massimo


La Pentecoste

Non prego solo per questi,
ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me;
perché tutti siano una sola cosa.
Come tu, Padre, sei in me e io in te,
siano anch'essi in noi una cosa sola,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me,
io l'ho data a loro,
perché siano come noi una cosa sola.
Gv. 17, 20-22
Gesù era in preghiera per i suoi apostoli, i dodici, e, attraverso di loro, per i settanta, e per tutte le nazioni che più tardi avrebbero accolto Lui come il Figlio di Dio e Salvatore. Ciascuno degli Apostoli e dei credenti aveva la sua propria personalità, cultura e, più tardi, etnicità, quando il cristianesimo si diffuse al di là delle mura di Gerusalemme. A seguito della risurrezione e ascensione in cielo di Cristo, la Chiesa primitiva, guidata dagli Apostoli e dai santi padri, affrontò la sfida di stabilire la Chiesa celeste su questa terra. San Paolo nella sua lettera ai Colossesi (3,9-12) chiarisce molto bene che noi, come cristiani "Vi siete infatti spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Qui non c'è più Greco o Giudeo, circoncisione o incirconcisione, barbaro o Scita, schiavo o libero, ma Cristo è tutto in tutti.".
In pratica, vi è alcuna altra immagine oltre a Gesù, a cui dovremo guardare come Chiesa? San Pietro? San Paolo? San Giovanni? San Tommaso? Quale dei santi padri? Quale origine etnica è più adatta per riflettere l'immagine di Cristo sulla terra? Greca? Araba? Russa? Tutte loro mostrano la ricchezza della creazione di Dio nella loro diversità. Ogni fiore del magnifico giardino di Dio possiede in una volta sola grande bellezza, così come pungenti spine. Chi ha detto che Dio può essere limitato, rappresentato da una sola cultura, lingua o etnia? Tutto ciò che è secolare e terreno svanisce. Non possiamo limitare Dio. Dio è infinito e il modo migliore per parlare di Dio è attraverso l'amore, perché Dio è amore. Si tratta di un amore che trascende i confini terrestri di etnia e di tutte le nazioni, di fratelli e nemici, del visibile e l'invisibile, del noto e l'ignoto, fino all’intera creazione di Dio. Questo amore sarà perfettamente rivelato nella sua seconda venuta.
Chi tra gli apostoli è stato il migliore? Individualmente, essi sono stati tutti esseri umani e tutti hanno peccato. Tutti loro hanno agito con la visione limitata e i desideri della loro umanità. Ma dopo la Pentecoste, sono stati ressi puri e divennero la Santa Chiesa, puliti di ogni corruzione. Essi sono stati perfetti nella loro unità attraverso l'unico Spirito, quello Spirito che non potrà mai appartenere a questo mondo. Anche in questo caso, chi tra gli Apostoli è stato più perfetto o migliore rispetto agli altri? Pietro, che lo ha negato? Paolo, nella sua persecuzione? Tommaso, nel suo dubbio? Nessuno di loro. Tutti hanno peccato. Ognuno di loro ha avuto la sua debolezza, l'inganno, follia - ma uniti insieme con lo Spirito Santo sono resi perfetti, perché erano e rimangono la Chiesa, sono stati una voce per un solo Spirito e il corpo unificato di Cristo, che è la Chiesa.
Le chiese o giurisdizioni sono composte da esseri umani, faccio la stessa domanda – quale giurisdizione realizza meglio la sua immagine? Russa? Greca? Romena? Serba? Nessuna di loro. Studiando la storia scopriamo che tutti noi abbiamo fatto del male a Cristo e alla sua Chiesa. Noi continuiamo a ferire Dio. Questo accade sempre quando l'uomo cerca di appropriarsi del Regno celeste di Dio, della Chiesa, attraverso le sue ambizioni e le limitate capacità dei suoi pensieri terreni e l’ambizione del potere.
La morte e la risurrezione di Cristo non sono ancora concluse. Noi crocifiggiamo il Cristo ogni giorno, quando siamo divisi e arroganti; e siamo con lui risorti in ogni momento, quando siamo uniti e umili e amorevoli gli uni con gli altri. Noi realizziamo il nostro cristianesimo e portiamo a perfezione le nostre potenzialità quando vediamo i nostri fratelli nella fede di Pietro, la devozione di Paolo, e il pentimento di Tommaso, senza vedere in essi i momenti di rifiuto, di giudizio e di dubbio. Diventiamo un migliore e più perfetto esempio, a seconda che consentiamo allo Spirito Santo, lo Spirito della Pentecoste, di farci perfetti e di essere trasfigurato sul monte della nostra coscienza.
L'immortalità della Chiesa nella nostra vita è possibile solo attraverso l'imitazione di trascendere la nostra percezione di identità etnica, che ci schiavizza nella nostra arroganza, con i desideri della nostra carne, le nostre menti, le nostre passioni, le nostre anime e i nostri corpi.
Il nostro compito come chiesa è di unire le persone che provengono da contesti molto diversi, storie ed etnie. E’ una vera e propria sfida. Dobbiamo lottare contra ogni ghettizzazione e discriminazione per ragioni della nascita. Abbattere in noi le forze che ci spingono al particolare, a privilegiare le etnie di appartenenza. I nostri padri hanno incontrato questa sfida e hanno seguito l'esempio di Cristo, di unità e di cattolicesimo nella fede. I nostri vescovi e sacerdoti sono l'immagine degli Apostoli intorno al loro padre e maestro, quando bevono dalla stessa fonte della sapienza e della vita. Attraverso i loro passi e le loro lotte, Dio continuerà a placare la sete dei fedeli ortodossi in questa vita, dando l’acqua viva.
La nostra comune appartenenza non è a una etnia ma a Cristo, il quale non era né russo, né greco, né romeno e neppure italiano. Come cristiani ortodossi riceviamo la grazia dello Spirito Santo come risultato della condiscendenza divina e la cooperazione dei nostri sforzi verso il vero pentimento, l'umiltà, la castità, l’auto controllo, " la grazia divina, guarisce sempre ciò che è infermo e completa quello che manca".
La condizione di vita che garantisce il nostro pentimento è quella di custodire la Chiesa e la sua forza, assicurando la sua fedeltà e unità. La nostra etnia è l’ortodossia. E ' la nostra immortalità e la vita eterna, dove tutte le voci umane cesseranno in modo che la sola Parola di Dio possa essere ascoltata.


Pubblicato da Massimo confratello e concelebrante del Patriarcato di Mosca

martedì 2 giugno 2009

DOMENICA DI PENTECOSTE


Domenica 07 Giugno 2009



Domenica di Pentecoste


Antifone della festa:


1) Lettore: I uranì dhiigùnde dhòxan Theù, pìisin dhe chi-
ròn aftù ananghèlli to sterèoma.

Coro: Tes presvìes tis Theotòku,
Sòter, sòson imàs.


2) Lettore: Epakùse su Kirios en imèra
thlìpseos, iperaspìse su to ònoma tu Theù Iakòv.
Coro: Sòson imàs, Paràklite agathè,
psàllondàs si : Alliluia.


3) Lettore: Kìrie, en ti dhinàmi evfran-
thìsete o vasilèfs, ke epì to sotirìo
su agalliàsete sfòdhra.

Coro: Evloghitòs i Christè o Theòs
imòn, * o pansòfus tus aliìs
anadhìxas, * katapèmpsas
aftìs * to Pnèvma to Àghion,
* ke dhi.aftòn tin ikumènin
* saghinèfsas: * filànthrope,
dhòxa si.


Isodhikon - Entrata

Ipsòthiti, Kìrie, en ti dhinà-
mi su, àsomen ke psalùmen
tas dhinastìas su.
Sòson imàs, Paràklite agathè,
* psàllondàs si: Alliluia.

Tropari della Festa

Evloghitòs i Christè o Theòs
imòn, * o pansòfus tus aliìs
anadhìxas, * katapèmpsas
aftìs * to Pnèvma to Àghion,
* ke dhi.aftòn tin ikumènin
* saghinèfsas: * filànthrope,
dhòxa si.
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Apolitikion del Santo della Chiesa
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Kontakion

Quando l.Altissimo discese
e confuse le lingue, divise
le genti; ma quando distribu
ì le lingue di fuoco, tutti
richiamò all.unità; ancor noi
unitamente glorifichiamo il
Santissimo Spirito.


APOSTOLO (Atti 2, 1-11)

- Per tutta la terra si diffonde la loro voce e ai
confini del mondo la loro parola. (Sal. 18,5).
- I cieli narrano la gloria di Dio e il firmamento
annunzia l.opera delle sue mani. (Sal. 18,2).

Lettura degli Atti degli Apostoli.

Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’ improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme Giudei osservanti di ogni nazione
che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua. Erano stupefatti e fuori di sé per lo stupore dicevano: “ Costoro che parlano non sono forse tutti Galilei? E com’è che li sentiamo ciascuno parlare la nostra lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti e abitanti della Mesopotamia, della Giudea, della Cappadòcia, del Ponto e dell’Asia, della Frigia e della Panfilia, dell’Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirène, stranieri di Roma, Ebrei e prosèliti, Cretesi e Arabi e li udiamo
annunziare nelle nostre lingue le grandi opere di Dio.

Alliluia (3 volte).

- Dalla parola del Signore furono fatti i cieli, e
dal soffio della sua bocca ogni loro schiera. (Sal. 32,6).
Alliluia (3 volte).
- Il Signore guarda dal cielo, vede tutti i figli degli
uomini. (Sal. 32,13).
Alliluia (3 volte).


Vangelo (Giov. 7, 37-52 e 8, 12)

Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa,
Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta
voce: Chi ha sete venga a me e beva chi
crede in me; come dice la Scrittura: fiumi di
acqua viva sgorgheranno dal suo seno..
Questo egli disse riferendosi allo Spirito che
avrebbero ricevuto i credenti in lui: infatti
non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù
non era stato ancora glorificato. All’udire
queste parole, alcuni fra la gente dicevano:
.Questi è davvero il profeta! Altri dicevano:
.Questi è il Cristo! Altri invece dicevano:
.Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non
dice forse la Scrittura che il Cristo verrà dalla
stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio
di Davide? E nacque dissenso tra la gente
riguardo a lui. Alcuni di loro volevano arrestarlo,
ma nessuno gli mise le mani addosso.
Le guardie tornarono quindi dai sommi
sacerdoti e dai farisei e questi dissero
loro: Perché non lo avete condotto? Risposero
le guardie: Mai un uomo ha parlato
come parla quest’uomo! Ma i farisei replicarono
loro: Forse vi siete lasciati ingannare
anche voi? Forse gli ha creduto qualcuno
fra i capi, o fra i farisei? Ma questa
gente, che non conosce la Legge, è maledetta!
Disse allora Nicodèmo, uno di loro,
che era venuto precedentemente da Gesù:
La nostra Legge giudica forse un uomo prima di
averlo ascoltato e di sapere ciò che fa? Gli risposero:
Sei forse anche tu della Galilea? Studia
e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea.
Di nuovo Gesù parlò loro: Io sono la luce del
mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre,
ma avrà la luce della vita.

Megalinarion

Madre inviolata, Vergine
genitrice di Dio, noi magnifichiamo
te, che, senza opera
di uomo, hai concepito e
dato la carne al Verbo creatore,
o ricettacolo di colui
che è infinito, abitazione
dell’immenso tuo fattore.

Kinonikon
To Pnèvma su to agathòn
odhighìsi me en ghì efthìa.
(3 volte) Alliluia. (3 volte)

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Dopo “Soson o Theos ……..”

Evloghitòs i Christè o Theòs
imòn,………… (1 volta)

Dhi efchòn …….. (Per le preghiere ………ecc.)

Fine
Gloria a Dio

Liturgia mensile ad Acquaformosa



Chiesa ortodossa italo-albanese

Patriarcato di Mosca

Missione

Santa Caterina Megalomartire

Acquaformosa (CS)


DOMENICA DI PENTECOSTE


7 Giugno 2009

Cari Fedeli:

Domenica 7 giugno 2009, con inizio alle ore 10.00, in via garibaldi, 64 ad Acquaformosa, celebrazione della Divina Liturgia mensile, presso la Cappella Ortodossa di Santa Caterina Megalomartire.