Lettera aperta senza pretese al mio carissimo amico Franco Marchianò ka Spixana:
Carissimo amico Franco Marchianò: ma questi pseudo acculturati, grandi conoscitori e grandi studiosi di storia patria, che ottusamente, scioccamente e stupidamente continuano a lamentarsi del mio appartenere al Grandissimo Patriarcato di Mosca e non a qualche altro Patriarcato con le fondamenta di sabbia o di argilla, la conoscono la storia del nostro triste passaggio dall’Arcidiocesi Ortodossa di Ocrida alla succube dominazione di Roma, facendoci diventare degli immeritevoli UNIATI? Mentre noi venivamo distrutti religiosamente, vediamo quanti nostri paesi oltre a perdere la lingua hanno perso anche l’appartenenza orientale ed il Rito Greco-ortodosso, chi si è preso la briga di difenderci dallo strapotere dei papi e dei vescovi locali (andate a leggere Padre F. Russo sulla storia della Diocesi di Cassano le accuse che i vescovi, ignoranti in cultura religiosa orientale, muovano agli arbresh e chiedevano lumi di come comportarsi al papa di Roma) ? NESSUNO !!!!!! Non il Patriarcato di Costantinopoli oramai sotto i Turchi. Non la Grecia, anche lei sotto l’islam e tantomeno l’Albania, anche perché a quei tempi, come l’Italia, era sconquassata dalle guerre fratricide dei signorotti di quel tempo e dal punto di vista politico non esisteva.
Diciamolo che se qualcosa si è salvato dal dominio clerical-papista di noi arbresh lo dobbiamo alla nostra caparbietà di esistere e dal fatto che moltissimi nostri paesi erano collocati in luoghi impervi dove avventurarsi per arrivare in paese era sconsigliato.
Ma col passare dei secoli abbiamo dovuto abdicare allo strapotere di Roma……. Abbiamo tradizioni orientali-ortodosse, ma siamo sotto la giurisdizione ecclesiale del Patriarcato d’Occidente, anche se Roma questo titolo lo ha abiurato.
Quindi intermini religiosi, noi arbresh non siamo, come osò dire tempo addietro in una riunione ad Acquaformosa, il rimpianto Papàs Matrangolo “NE’ CARNE NE’ PESCE” !!!! Cioè abbiamo tradizioni ortodosse, ma non siamo ortodossi; siamo con Roma ma questa con l’allargarsi del così detto ‘ecumenismo’ ci tratta da pezzenti perché sappiamo che l’ortodossia l’uniatismo non lo digerisce (Ultima porcata del vaticano alla diocesi arbresh di Piana degli Albanesi, nominando come vescovo uno che con gli arbresh non ha nulla da spartire perché è al 100% qualcosa di più che italiano, e ciò la dice lunga sulla tenuta o sulla distruzione di tale diocesi) e quindi non possiamo essere annoverati tra i latini .
Ora mi chiedo, cosa ha a che fare appartenere ad una giurisdizione ecclersiastica (Mosca o Costantinopoli) al posto di un’altra con l’essere Italo-albanese, l’essere di una certa cultura, di una certa lingua, di certe radici, di un certo ceppo sanguigno, quando al popolo arbrtesh la religiosità si è fermata solo nelle feste paesane perché il lavaggio del cervello subito nel corso dei secoli dallo strapotere romano non gli permette di esprimersi come “desidererebbe il cuore e il sangue”?
Lo dico con profondo orgoglio, io prete del Patriarcato di Mosca mi posso muovere senza che nessuno mi possa proibire di farlo, vestito con la tonaca, nei paesi arbresh, potrei volendo anche aprire chiese, potrei fare anche “proselitismo”. Ma non essendo ancora i tempi maturi per un discorso del genere me ne sto calmo per i fatti miei. Ai posteri l’arduo compito di riportare noi arbresh alla Fede dei nostri Padri.
Altri, questa possibilità, nei nostri paesi, non ce l’hanno, anzi è proibito persino di fiatare o di vestire la tonaca.
Mi ricordo qualche anno addietro, al tempo della ribellione di Santa Sofia d’Epiro, quando metà della popolazione voleva passare all’ortodossia sotto il Patriarcato di Costantinopoli, il rappresentante del Patriarcato, non faccio nomi chi fosse, presso l’Hotel Ferramonti ebbe a dire alla delegazione popolare, facendola restare di stucco: “ Fino ad ora abbiamo scherzato, siamo andati tropo in avanti, il mio (nostro) consiglio è quello di rimanere sotto Lungro”. (Sono notizie che le conoscono anche le pietre).
Questi potrebbero essere i tempi maturi per un travaso dalla latinità alla santa ortodossia, ma fino ad ora Costantinopoli tace, la Grecia ha altre gatte da pelare che poter battersi per far rientrare nel proprio Sinodo le due Eparchie arbresh d’Italia, pur sapendo che la stragrande maggioranza di noi proveniamo dai paesi arvaniti dell’attuale Grecia, poi l’Albania: ma a lei cosa frega di noi arbresh, quando sappiamo che nei tempi passati il Vaticano inviava preti o monaci italo-albanesi per dottrinare il popolo Shqip nella cattolicità latina????
E cari amici dalla bocca d’oro, sapete perché il Patriarcato giurisdizionale per gli arbresh non vuove foglia per il nostro rientro nella ortodossia?
Ve lo spiego in poche parole, anche se lo sto ripetendo da secoli: “ C’è una clausola non scritta tra le due Chiese quella di Roma e quella del Fanar……..
Sembra che Roma foraggi copiosamente il Fanar e questi non si permette neanche di nominare per un futuro avvicinamento Lungro e Piana degli Albanesi. Si ci sono vari incontri di corridoio, ma tali rimangono, passi in avanti non ci potranno mai essere. I nostri rappresentanti del clero arbresh vengono amorevolmente fatti entrare nelle stanze del Patriarcato, ma come rappresentanti della latinità.
Quando una delegazione italo-albanese, si recò al Fanar per avere un incontro con l’allora Patriarca, arvanita o arbrersh, S.S. Athenagora, alla proposta dei suoi consanguinei di passare con Costantinopoli questi rispose: “ Ju dua shum mir, rrini me a të çë jini”. Tradotto: “Vi amo tanto, ma rimanete con chi siete”………….. cioè con Roma.
In conclusione, considerato che la storia degli arbresh ancora non è stata scritta per bene, ognuno sente il sacrosanto diritto e dovere di “proferire ciò che non ha studiato, ma ha sentito da altri”.
Una cosa la voglio dire e chiudo: “ Siamo 4 gatti, non mostriamo la nostra incapacità di fratellanza e di amicizia; loro così vogliono e fin quanto noi ci scanneremo gli altri avranno su di noi il sopravvento, ma se saremo uniti nessuno potrà mai farci soccombere.
Carissimo amico Franco Marchianò: ma questi pseudo acculturati, grandi conoscitori e grandi studiosi di storia patria, che ottusamente, scioccamente e stupidamente continuano a lamentarsi del mio appartenere al Grandissimo Patriarcato di Mosca e non a qualche altro Patriarcato con le fondamenta di sabbia o di argilla, la conoscono la storia del nostro triste passaggio dall’Arcidiocesi Ortodossa di Ocrida alla succube dominazione di Roma, facendoci diventare degli immeritevoli UNIATI? Mentre noi venivamo distrutti religiosamente, vediamo quanti nostri paesi oltre a perdere la lingua hanno perso anche l’appartenenza orientale ed il Rito Greco-ortodosso, chi si è preso la briga di difenderci dallo strapotere dei papi e dei vescovi locali (andate a leggere Padre F. Russo sulla storia della Diocesi di Cassano le accuse che i vescovi, ignoranti in cultura religiosa orientale, muovano agli arbresh e chiedevano lumi di come comportarsi al papa di Roma) ? NESSUNO !!!!!! Non il Patriarcato di Costantinopoli oramai sotto i Turchi. Non la Grecia, anche lei sotto l’islam e tantomeno l’Albania, anche perché a quei tempi, come l’Italia, era sconquassata dalle guerre fratricide dei signorotti di quel tempo e dal punto di vista politico non esisteva.
Diciamolo che se qualcosa si è salvato dal dominio clerical-papista di noi arbresh lo dobbiamo alla nostra caparbietà di esistere e dal fatto che moltissimi nostri paesi erano collocati in luoghi impervi dove avventurarsi per arrivare in paese era sconsigliato.
Ma col passare dei secoli abbiamo dovuto abdicare allo strapotere di Roma……. Abbiamo tradizioni orientali-ortodosse, ma siamo sotto la giurisdizione ecclesiale del Patriarcato d’Occidente, anche se Roma questo titolo lo ha abiurato.
Quindi intermini religiosi, noi arbresh non siamo, come osò dire tempo addietro in una riunione ad Acquaformosa, il rimpianto Papàs Matrangolo “NE’ CARNE NE’ PESCE” !!!! Cioè abbiamo tradizioni ortodosse, ma non siamo ortodossi; siamo con Roma ma questa con l’allargarsi del così detto ‘ecumenismo’ ci tratta da pezzenti perché sappiamo che l’ortodossia l’uniatismo non lo digerisce (Ultima porcata del vaticano alla diocesi arbresh di Piana degli Albanesi, nominando come vescovo uno che con gli arbresh non ha nulla da spartire perché è al 100% qualcosa di più che italiano, e ciò la dice lunga sulla tenuta o sulla distruzione di tale diocesi) e quindi non possiamo essere annoverati tra i latini .
Ora mi chiedo, cosa ha a che fare appartenere ad una giurisdizione ecclersiastica (Mosca o Costantinopoli) al posto di un’altra con l’essere Italo-albanese, l’essere di una certa cultura, di una certa lingua, di certe radici, di un certo ceppo sanguigno, quando al popolo arbrtesh la religiosità si è fermata solo nelle feste paesane perché il lavaggio del cervello subito nel corso dei secoli dallo strapotere romano non gli permette di esprimersi come “desidererebbe il cuore e il sangue”?
Lo dico con profondo orgoglio, io prete del Patriarcato di Mosca mi posso muovere senza che nessuno mi possa proibire di farlo, vestito con la tonaca, nei paesi arbresh, potrei volendo anche aprire chiese, potrei fare anche “proselitismo”. Ma non essendo ancora i tempi maturi per un discorso del genere me ne sto calmo per i fatti miei. Ai posteri l’arduo compito di riportare noi arbresh alla Fede dei nostri Padri.
Altri, questa possibilità, nei nostri paesi, non ce l’hanno, anzi è proibito persino di fiatare o di vestire la tonaca.
Mi ricordo qualche anno addietro, al tempo della ribellione di Santa Sofia d’Epiro, quando metà della popolazione voleva passare all’ortodossia sotto il Patriarcato di Costantinopoli, il rappresentante del Patriarcato, non faccio nomi chi fosse, presso l’Hotel Ferramonti ebbe a dire alla delegazione popolare, facendola restare di stucco: “ Fino ad ora abbiamo scherzato, siamo andati tropo in avanti, il mio (nostro) consiglio è quello di rimanere sotto Lungro”. (Sono notizie che le conoscono anche le pietre).
Questi potrebbero essere i tempi maturi per un travaso dalla latinità alla santa ortodossia, ma fino ad ora Costantinopoli tace, la Grecia ha altre gatte da pelare che poter battersi per far rientrare nel proprio Sinodo le due Eparchie arbresh d’Italia, pur sapendo che la stragrande maggioranza di noi proveniamo dai paesi arvaniti dell’attuale Grecia, poi l’Albania: ma a lei cosa frega di noi arbresh, quando sappiamo che nei tempi passati il Vaticano inviava preti o monaci italo-albanesi per dottrinare il popolo Shqip nella cattolicità latina????
E cari amici dalla bocca d’oro, sapete perché il Patriarcato giurisdizionale per gli arbresh non vuove foglia per il nostro rientro nella ortodossia?
Ve lo spiego in poche parole, anche se lo sto ripetendo da secoli: “ C’è una clausola non scritta tra le due Chiese quella di Roma e quella del Fanar……..
Sembra che Roma foraggi copiosamente il Fanar e questi non si permette neanche di nominare per un futuro avvicinamento Lungro e Piana degli Albanesi. Si ci sono vari incontri di corridoio, ma tali rimangono, passi in avanti non ci potranno mai essere. I nostri rappresentanti del clero arbresh vengono amorevolmente fatti entrare nelle stanze del Patriarcato, ma come rappresentanti della latinità.
Quando una delegazione italo-albanese, si recò al Fanar per avere un incontro con l’allora Patriarca, arvanita o arbrersh, S.S. Athenagora, alla proposta dei suoi consanguinei di passare con Costantinopoli questi rispose: “ Ju dua shum mir, rrini me a të çë jini”. Tradotto: “Vi amo tanto, ma rimanete con chi siete”………….. cioè con Roma.
In conclusione, considerato che la storia degli arbresh ancora non è stata scritta per bene, ognuno sente il sacrosanto diritto e dovere di “proferire ciò che non ha studiato, ma ha sentito da altri”.
Una cosa la voglio dire e chiudo: “ Siamo 4 gatti, non mostriamo la nostra incapacità di fratellanza e di amicizia; loro così vogliono e fin quanto noi ci scanneremo gli altri avranno su di noi il sopravvento, ma se saremo uniti nessuno potrà mai farci soccombere.