lunedì 31 gennaio 2011

Visita pastorale in Sicilia di S. Em. Gennadios - Patriarcato di Costantinopoli

AVVISI LITURGICI DELLE CELEBRAZIONI IN OCCASIONE
DELLA VISITA PASTORALE DI SUA EMINENZA IL METROPOLITA
GENNADIOS ARCIVESCOVO ORTODOSSO DI ITALIA E MALTA
 
 
Giovedi 3 Febbraio ore 11.00 a Ragusa benedizione della cappella della Resurrezione primo luogo di preghiera e di celebrazioni della e per la nascente comunità ortodossa di Ragusa
 
Venerdi 4 Febbraio ore 17.30 a Palermo Parrocchia di San Marco d'Efeso Celebrazione del Vespro solenne per la festa della nostra Madre tra i Santi e le Sante Agata Martire
 
Sabato 5 Febbraio ore 17.30 a Caltanissetta Parrocchia dei Santi Calogero e Elia Lo Speleota  Via Re d'Italia  Celebrazione del Vespro solenne del Sabato sera
 
Domenica 6 Febbraio ore 10.30 a Caltanissetta Parrocchia dei Santi Calogero e Elia Lo Speleota  Via Re d'Italia  Celebrazione della Divina Liturgia Pontificale-Vangelo dell'episodio della Donna Cananea e  memoria di  Saint PHOTIOS le Confesseur, Egal-aux-Apôtres, patriarche de Constantinople (858-67 et 877-86), encyclopédiste, confesseur de l'Orthodoxie contre les hérésies du papisme et du filioquisme, considéré comme un des trois saints Nouveaux-Docteurs (vers 893).
 
Il coro della Parrocchia di Palermo sarà presente a Caltanissetta sia Sabato che domenica .Chi dei parrocchiani di Palermo vuole essere presente a CL non ha che da organizzarsi..Chi resta a Palermo  partecipa in preghiera alla Divina Liturgia celebrata a Palermo alle ore 10.30 dal Padre Ionel Barbarasa del Patriarcato di Romania nella Chiesa Ortodossa di San Caralampo via Cavalieri di Malta 
 
Su richiesta del Confratello e Concelebrante il Vicario di Sicilia dell'Arcidiocesi D'Italia e Malta, Padre Giovanni Festa, pubblichiamo gli avvisi liturgici di tutte le celebrazioni in occasione della visita di S. Em. Mons. Gernnadios.

sabato 29 gennaio 2011

Dal sito: Oriente cristiano.com



La Chiesa ortodossa e il suo impegno nel mondo odierno


Quali sono le sfide che interpellano la Chiesa ortodossa nel mondo postmoderno di oggi e come dovrebbe affrontarle?

Da questo interrogativo è partita una conferenza tenuta il 18 gennaio dal Grande Arcidiacono greco-ortodosso Maximos presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma. L'incontro faceva parte di una serie di conferenze dell'Istituto gregoriano di Studi Interdisciplinari su Religioni e Culture.

Il Grande Arcidiacono Maximos ha cominciato con lo spiegare che il dialogo è un principio teologico e fondamentale sia della teologia ortodossa che di quella cattolica, fondato sulla Santissima Trinità.  Ha aggiunto poi che gli ortodossi hanno la mallattia del narcisismo e dell'autoammirazione che provoca un pericoloso autoisolamento nel mondo postmoderno e globalizzato di oggi.

Ha quindi citato quattro principi teologici che travalicano gli aspetti puramente etici e psicologi e che potrebbero aiutare la Chiesa ortodossa a impegnarsi nella società postmoderna odierna.

In primo luogo, ha detto che la Chiesa ortodossa deve sfruttare il suo approccio alla comunione e alla diversità per divenire più democratica e collegiale. In secondo luogo, gli ortodossi dovrebbero prestare maggiore attenzione ai Padri Orientali che insegnarono che il Regno di Dio non è statico ma si muove verso nuove realtà, piuttosto che guardare al pensiero ortodosso classico che considera Cristo un evento che risale al passato.

In terzo luogo, ha continuato, la Chiesa deve rimarcare nuovamente che l'Eucaristia e la  Comunione sono un atto comunitario, e non una specie di terapia spirituale individuale. Infine, ha detto che il dialogo di interreligioso e la globalizzazione dovrebbero essere considerati un'opportunità e non una minaccia. La tradizione ortodossa, ha affermato, offre più del
postmodernismo poiché ha una prospettiva olistica della creazione che desume dalla vita eucaristica della Chiesa.

Il Grande Arcidiacono Maximos ha detto poi che la Chiesa ortodossa non può fronteggiare da sola la globalizzazione e il postmodernismo. E ancora: che non deve ricorrere al fondamentalismo, al settarismo o all'ideologia ma abbracciare una concezione olistica che guarda all'unità nella diversità.

Grande Arcidiacono Maximos: “Come lei sa, la Chiesa ortodossa è formata da chiese locali differenti e quindi c'è l'aspetto della  diversità e allo stesso tempo dell'unità – è una specie di diversità nell'unità e di unità nella diversità che non annulla però le singole particolarità”.

Attraverso il dialogo, ha concluso Maximos, la Chiesa ortodossa può e deve confrontarsi  con la cultura odierna, come faceva Gesù. Infine si è detto speranzoso che questo dialogo dia frutti senza dover costringere gli ortodossi a scendere a compromessi sui loro principi fondamentali.

Grande Arcidiacono Maximos:
"Penso che la teologia ortodossa possa instaurare un dialogo serio con il postmodernismo e con le idee postmoderniste come per esempio il rispetto per l'altro, senza tradire i principi basilari dell'ecclesiologia e dell'antropologia ortodosse. Per esempio, il postmodernismo promuove l'idea del rispetto del prossimo. Questa è un'idea cardine che permette di comprendere l'antropologia e l'ecclesiologia ortodosse".
© H2O news - 20 gennaio 2011

venerdì 28 gennaio 2011

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Il Metropolita Hilarion: “Rivoluzionaria la risoluzione approvata dal Parlamento europeo sulla situazione dei cristiani nel mondo”

Il Parlamento europeo ha compiuto recentemente un passo importante, approvando una risoluzione sulla situazione dei cristiani nel contesto della difesa della libertà religiosa. Per la prima volta l’esistenza di persecuzioni contro i cristiani  è stata riconosciuta da uno degli organi centrali del Parlamento europeo.
Riportiamo di seguito il commento del Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca a questo proposito:
Il 19 e 20 gennaio il Parlamento europeo ha analizzato diversi casi di violenze contro i cristiani nel mondo. La sera del 19 gennaio i membri del Parlamento hanno simbolicamente acceso una candela per ricordare le vittime dei recenti attentati contro i cristiani. Il giorno dopo è stata approvata una risoluzione sulla situazione dei cristiani nel contesto della difesa della libertà religiosa, che analizzava l’omicidio o la discriminazione dei cristiani in vari paesi, in particolare Egitto, Nigeria, Pakistan, Iran, Iraq e Filippine. I dati confermano che i cristiani in queste terre sono crudelmente perseguitati. La risoluzione, inviata ai governi e ai parlamenti dei rispettivi paesi, è stata approvata dalla maggioranza dei votanti, membri di tutti i partiti.
I deputati hanno deciso di istituire un organo per seguire gli sviluppi della situazione nel mondo e informare annualmente gli organi dell’Unione europea e la società civile sulle restrizioni di libertà di coscienza operate nei vari paesi da parte del potere politico o di altre forze.
La risoluzione è stata presa in seguito all’attentato ad Alessandria del 1 gennaio: una settimana dopo, i ministri degli affari esteri di Francia, Italia, Ungheria e Polonia hanno indirizzato una lettera comune a Catherine Ashton, alto rappresentante per la politica estera e di difesa dell’Unione europea, chiedendo una risposta.
La risoluzione del Parlamento europeo è rivoluzionaria per vari motivi: prima di tutto perché per la prima volta i parlamentari europei si sono espressi chiaramente su un problema che finora preferivano non nominare. Uno dei principali organi dell’Unione europea ha riconosciuto infatti l’esistenza di persecuzioni contro i cristiani. Fino a questo momento singoli politici si limitavano a far presenti casi di violazione dei diritti dei cristiani in un determinato paese. Ora si parla apertamente di alcune organizzazioni terroristiche e fondamentaliste che vogliono strategicamente eliminare o decimare i cristiani nei paesi islamici, considerati  “quinta colonna” dell’Occidente.
Inoltre per la prima volta si è fatta particolare attenzione al lavoro di persone che raccolgono testimonianze obiettive sulle persecuzioni di cristiani nel mondo. In particolare, sono stati presentati ufficialmente i dati del rapporto annuale dell’ONG “Kirche in not”. Secondo il rapporto, negli ultimi anni su 100 vittime per intolleranza religiosa, 75 sono cristiani. Sono dati sconvolgenti.
Nella sua risoluzione il Parlamento ha proposto azioni concrete basate su un preciso principio di fondo: soldi e affari in cambio di rispetto dei diritti umani. Degli accordi economici tra paesi europei e paesi dove regolarmente avvengono violazioni della libertà religiosa di cristiani e di altre minoranze religiose devono essere fatti solo a condizione che la situazione migliori.
[…] Oggi osserviamo diversi casi non soltanto di violenza, ma piuttosto di eliminazione dei cristiani. Il loro sangue scorre ancora sulla terra dei racconti biblici, sui luoghi dove hanno testimoniato molti martiri e testimoni della fede. Come diceva Tertulliano, scrittore latino del II secolo, “il sangue dei martiri è il seme del cristianesimo”. Certo, la violenza non danneggia la fede cristiana, al contrario la rinforza, ma questo non significa che dobbiamo stare tranquilli di fronte alle ingiustizie verso i cristiani. I leaders religiosi devono studiare e analizzare accuratamente ogni singolo caso.
I recenti atti di violenza contro i cristiani non hanno lasciato indifferenti neanche  musulmani, ebrei e rappresentanti di altre grandi religioni del mondo. Paradossalmente, le notizie di violenze sui cristiani ci giungono a volte da paesi in cui per secoli persone di diverse religioni hanno vissuto pacificamente insieme e dove erano condannati gli atti di intolleranza religiosa.
La risoluzione propone di creare dei sistemi di monitoraggio. Tuttavia, questi importanti e attuali moniti porteranno dei risultati solo se si creerà un sistema continuativo ed efficace di dialogo tra le comunità religiose e le strutture nazionali e internazionali. […]
La Chiesa Russa da alcuni anni ha puntato a creare questo modo di dialogare; per questo ha istituito rappresentanze del Patriarcato di Mosca presso le maggiori organizzazioni internazionali a New York, Ginevra, Bruxelles e Strasburgo. Una delle priorità fondamentali di queste istituzioni è la difesa della tradizione cristiana e dei diritti dei cristiani, tema fondamentale anche nel dialogo tra la Chiesa Russa e le istituzioni intercristiane.

Dalla Chiesa Ortodossa Albanese

KISHA ORTHODHOKSE AUTOQEFALE
E SHQIPËRISË  DEKLARATË

Tiranë më, 23 janar 2011
Me hidhërim dhe dhimbje në shpirt, ndoqëm ngjarjet dramatike të ndodhura gjatë ditëve të fundit në qendër të Tiranës. Shprehim ngushëllimet nga zemra për familjet e atyre personave që humbën jetët e tyre ose u plagosën rëndë. Në këto ditë kritike, jemi të detyruar të ritheksojmë në të gjitha drejtimet se dhuna pjell urrejtjen dhe urrejtja e errëson zemrën duke na çuar drejt një qarku të mbyllur trazirash dhe rrugësh pa krye. Që të mbizotërojë paqja dhe progresi konstant, duhet të braktiset çdo metodë keqinformimi dhe çdo formë dhune.
Lutemi me tërë shpirtin, që të ekzistojë, nga të gjitha palët, më tepër vetëpërmbajtje, më tepër predispozitë dialogu dhe pajtimi. Jo më gjak! Jo më konflikt! Perëndia i dashurisë, i drejtësisë dhe i faljes le të ndriçojë të gjithë personat me përgjegjësi për të kërkuar paqen dhe bashkëpunimin. Vetëm me vetëpërmbajtje, me të vërtetën dhe frymë mirëkuptimi mund të sigurohet pajtimi esencial dhe të udhëhiqet vendi drejt një të ardhmeje që mbart shpresë.

Dal sito: nati dallo spirito

(Matta El Meskin, commento a Rm 7,22-8,2)
 
Infatti acconsento nel mio intimo [l'uomo nuovo spirituale] alla legge di Dio, ma nelle mie membra [l'uomo vecchio] vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente [la legge dell'uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità] e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra (Rm 7,22-23)
Ecco la situazione più lacerante che il cristiano affronta! Dopo che ha ottenuto la creazione spirituale dell’uomo nuovo, ecco che la legge della vecchia carne, cioè le passioni, i desideri e le antiche abitudini dell’uomo vecchio, continuano ad agire e a perseguitare l’uomo nuovo al fine di “incatenare” l’essere umano e imporgli il peccato. A questo punto l’Apostolo Paolo si ferma perplesso e sconcertato, ed emette un grido: “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7,24).
Ma lo sguardo di fede dell’Apostolo Paolo si chiarisce; comprende che Dio non l’ha abbandonato alla tirannia della vecchia carne con le sue abitudini e i suoi vizi che vogliono trascinarlo a forza verso il peccato. Egli ci ha dato per mezzo di Gesù Cristo un aiuto, creato in noi dal suo Spirito, a partire dal suo stesso corpo di Risorto, con il quale ha vinto il peccato e abolito la morte e la legge. Tale è l’uomo nuovo creato in noi “secondo Dio, nella giustizia e nella santità della verità”. Egli si comporta secondo la legge dello Spirito e di Cristo. E la giustizia che pratica in vista della santità e della verità non appartiene all’ordine delle virtù, ma della natura nuova, nutrita dalla grazia di Dio. Qui Paolo ha compreso il mirabile equilibrio acquisito dall’uomo, attraverso la sua fede in cristo: di fronte all’uomo vecchio con le abitudini che lo dominano e i vizi che soggiogano le facoltà umane e le trascinano verso il peccato, si erge ormai l’uomo nuovo, creato a partire dalla natura stessa del Risorto, dallo Spirito di Dio, a immagine del suo Creatore nella giustizia e nella santità della verità. Quest’uomo nuovo trionfa nell’opera di Dio in vista della giustizia, della santità e della verità. ِAbolisce così il dominio della vecchia carne con le sue vane suggestioni.
Ecco come l’Apostolo Paolo descrive questa situazione:
Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente [l'uomo nuovo che governa l'intelligenza spirituale], servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato (Rm 7,25).
E qual è il risultato?
Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù [tramite la fede e il battesimo] (Rm 8,1).
Perché? L’Apostolo stesso fornisce la risposta:
Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù [quella stessa legge secondo la quale è stato creato in noi l'uomo nuovo spirituale] mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte (Rm 8,2).
Notiamo qui che “mi ha liberato” è la contropartita di “mi rende schiavo della legge del peccato” (Rm 7,23). Questa liberazione dalla legge del peccato non si è prodotta grazie alle opere umane, ma per un dono gratuito di Dio che ci ha rivestiti dell’uomo nuovo guidato dalla legge dello Spirito della vita. Nella misura in cui il vecchio corpo con i suoi difetti, le sue abitudini e la sua antica connivenza con il peccato aveva il potere d’”incatenarmi alla legge del peccato”, ecco che la legge dello Spirito di vita nel Cristo Gesù (la grazia), stabilità in me insieme all’uomo nuovo, ha acquistato un potere superiore a quello del vecchio corpo, per liberarmi radicalmente dalla legge del peccato e della morte.
Questo significa che Dio ha deposto in noi, con la fede e il battesimo, questo nuovo corpo dotato di capacità spirituali nuove e superiori, per neutralizzare l’influenza e l’arroganza dell’uomo vecchio in noi, non  tanto dal punto di vista di ciò che percepiamo o sentiamo, quanto dal punto di vista di Dio, della sua immensa giustizia e della sua grande misericordia.
Matta El Meskin
tratto da Il cristiano: nuova creatura, Qiqajon, pp.60-62.

martedì 25 gennaio 2011

ORA BASTA !!!!!

Penso, come a molti, piacerebbe conoscere  i pensieri reconditi di questo pseudo signore  che imperterrito continua a infangare altre persone solamente perché queste risiedono in una località dell’Italia chiamata Sud.
Gli insulti verso altri non sono altro che una psicopatia, uno squilibrio mentale  nascosto, causato probabilmente da qualche situazione scabrosa verificatasi nell’arco di questa sua esistenza, sicuramente travagliata, in un momento critico della sua giovinezza o pubertà.
Altrimenti non si spiegherebbe questo ostracismo verso persone che si fanno i fatti loro e che vivono a centinaia e centinaia di Km distanti.
Chi inveisce contro altri simili, senza motivo plausibile, senza la conoscenza dell’altrui pensiero e personalità, credo, non sia degno di vivere in nessun contesto sociale umano.
Io potrei anche condividere questa sua reazione se dall’altra parte ci fosse stata una seria provocazione, sfociata in insulti personali; ma se questa persona, non si sa chi esso sia, non è stata mai citata, non la si conosce personalmente, non ha il coraggio di firmarsi e prendersi tutte le sue responsabilità,  vuol semplicemente significare una cosa sola: che la sua pazzia psico-labile e intellettiva è arrivata ad un traguardo ed ha superato i limiti di guardia, la quale pazzia potrebbe esplodere da un momento all’altro con complicanze impressionati e sconvolgenti.
Da un poco di tempo questo pseudo-signore ha preso di mira questo Blog, inserendo commenti che rasentano l’insulto, l’oltraggio  e l’offesa, dimenticando che sicuramente dove questi abita, risiede e svolge la sua vita terrena, ad avere i posti di un certo privilegio, prestigio ed onore sono quelli che lui biasima apostrofandoli con il dispregiativo: Terroni!!!
Io ti sarei grato, anzi ti prego di interrompere le tue incursioni “terroristiche, antidemocratiche e sovversive”, e di indirizzare le tue incursioni e le tue scorribande verso altri lidi.
Per colpa tua, altrimenti sarò costretto a chiudere il canale dei commenti, togliendo ad altri di manifestare il proprio pensiero civile, libero e democratico.
Ti ringrazio anticipatamente.        
                                                       Padre Giovanni Capparelli


lunedì 24 gennaio 2011

Pubblicata da Kisha Orthodhokse E Shqipërisë

KISHA ORTHODHOKSE AUTOQEFALE E SHQIPËRISË

Tiranë më, 23 janar 2011

 Me hidhërim dhe dhimbje në shpirt, ndoqëm ngjarjet dramatike të ndodhura gjatë ditëve të fundit në qendër të Tiranës. Shprehim ngushëllimet nga zemra për familjet e atyre personave që humbën jetët e tyre ose u plagosën rëndë. Në këto ditë kritike, jemi të detyruar të ritheksojmë në të gjitha drejtimet se dhuna pjell urrejtjen dhe urrejtja e errëson zemrën duke na çuar drejt një qarku të mbyllur trazirash dhe rrugësh pa krye. Që të mbizotërojë paqja dhe progresi konstant, duhet të braktiset çdo metodë keqinformimi dhe çdo formë dhune.Lutemi me tërë shpirtin, që të ekzistojë, nga të gjitha palët, më tepër vetëpërmbajtje, më tepër predispozitë dialogu dhe pajtimi. Jo më gjak! Jo më konflikt! Perëndia i dashurisë, i drejtësisë dhe i faljes le të ndriçojë të gjithë personat me përgjegjësi për të kërkuar paqen dhe bashkëpunimin. Vetëm me vetëpërmbajtje, me të vërtetën dhe frymë mirëkuptimi mund të sigurohet pajtimi esencial dhe të udhëhiqet vendi drejt një të ardhmeje që mbart shpresë.

Tiranë më, 23 janar 2011

Pubblicato da Giovanni Festa

Del beato Filippo il Cacciaspiriti Preghiera di benedizione per una casa




Del beato Filippo il Cacciaspiriti
Preghiera di benedizione per una casa

Signore Dio della nostra salvezza, Figlio del Dio vivente, guida dei cherubini e condottiero dei serafini, tu sei al di sopra d’ogni principato, potenza, signoria, autorità. Grande e terribile tra quanti ti circondano, tu hai steso il cielo come un velo; tu hai formato la terra con potenza grande e hai fissato il mondo con sapienza; tu scuoti la terra dalle fondamenta e fai tremare le sue colonne; tu comandi al sole ed esso non sorge; tu alle stelle poni il tuo sigillo; tu minacci il mare e si secca; la tua collera si spande come il fuoco e alla tua presenza le rupi si spezzano; tu hai infranto le porte di bronzo e hai spezzato le sbarre di ferro; tu hai legato l'uomo forte e distribuito i suoi averi; con la tua croce, tu hai abbattuto il tiranno; con l’amo della tua incarnazione tu hai pescato il serpente e lo hai precipitato nell’abisso tenebroso, legato con lacci. Signore, Signore, sicurezza di chi ripone in te la speranza, solida difesa di chi crede in te, allontana da questa casa e metti in fuga ogni forza diabolica, ogni assalto satanico, ogni insidia nemica; scaccia via ogni potenza avversa dai suoi abitanti che, recando il segno della croce, temibile vessillo contro i demoni, hanno invocato il tuo nome buono. Sì, Signore, tu hai scacciato la legione dei demoni; tu hai ordinato alla spirito sordo, muto e immondo di uscire dall’uomo che teneva in possesso e di non tornarvi più; tu hai annientato la falange dei nostri nemici invisibili; tu hai detto ai tuoi fedeli che ti conoscono: Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra i serpenti e gli scorpioni e sopra ogni potenza del nemico; tu stesso, Signore, proteggi al riparo di ogni sorta di rovina e danno quanti si trovano in casa, liberandoli da ogni freccia che vola di giorno, da ogni molestia che vaga di notte, da ogni sventura e dal demone meridiano. I tuoi figli, sperimentando la tua protezione, custoditi dall'esercito degli angeli, in concordia di fede canteranno tutti a una voce: Il Signore è mio aiuto, non ho timore, che cosa può farmi l’uomo? Non temerò alcun male, perché tu sei con me. Tu sei Dio potente, forte, che esercita il potere, Padre del secolo futuro, principe della pace; il tuo regno è regno eterno e a te soltanto appartiene la gloria, l’onore e la potenza, Padre, Figlio e Santo Spirito, ora e sempre e nei secoli dei secoli. Amin.



FILIPPO [12 maggio] è detto Pneymatodiwktis, Cacciaspiriti, un appellativo che è un unicum nell’agiografia ortodossa. Popolare tra gli abitanti della Sicilia e della Grande Grecia, il suo culto raggiunse Tessalonica, dove Filippo era invocato – chissà perché! – contro il male di testa (1). I gesuiti siciliani, invece, trasformarono anche lui in africano = latino = cattolico (e anche lui in negro!) (2).
Su Filippo abbiamo una Narrazione di certo tanto antica (non ha nulla dello stile agiografico divenuto popolare dopo l’8° secolo e consacrato nel 10° da san Simeone Metafraste) quanto strampalata, scritta da qualcuno che sembra avesse più dimestichezza con il ciclo dei miti d’Eracle, gli Apocrifi, la Cabala e persino il Corano, che con la Sacra Scrittura, della quale solo facendo salti mortali – o andando proprio di fantasia – si trova qualche debole eco (al massimo, 7-8 citazioni, e pure indirette).
Secondo questo strano Racconto, Filippo sarebbe un siro, che non parlava nessun’altra lingua che il siro (non parlava la lingua romana, ma si faceva capire, anche se solo "per miracolo", vale a dire a malapena) e che possedeva un libro sacro, sembrerebbe scritto in caratteri sconosciuti e, perciò, ritenuto "magico" (3).
Non è per niente chiaro quando Filippo sia vissuto: confusi accenni sembra possano essere riferiti al generale Belisario che nel 535 liberò la Sicilia dai Vandali, e a sant’Apollinare, patriarca antimonofisita d’Alessandria (551-579). Il culto di Filippo è localizzato principalmente nel luogo d’Argirio (Argira-Agira - EN, la città che per prima tributò onori divini a Eracle) ed è legato all’Etna, nelle cui viscere si aggirano i figli dei Ciclopi Arge, Bronte e Sterope, insieme a Tifone, giunto in volo in Sicilia e precipitato – come Empedocle – nel cratere centrale. Come Eracle che, salito sul Cillene, scacciò i pestiferi uccelli Stinfali scuotendo bronzee nacchere, Filippo salì sul monte e, "facendo una benedizione" col suo misterioso libro, fece precipitare nelle viscere dell’Etna i demoni che, in volo, erano fuggiti dai bronzei vasi in cui li aveva rinchiusi, a Gerusalemme, il re Salomone (bronzei vasi che ricordano il vaso di Pandora e i calderoni di bronzo di Salmoneo, re della Tessaglia).
È, questo, solo un esempio per dire quanto sia strano il Racconto sulla Vita e i Miracoli di Filippo: per non parlare della pestifera Fonte Mamoniea di Argira (vedi la Fonte di Amimone che ad Argo forma la palude di Lerna, o il pozzo Mamonèo della Mecca), o della grotta in cui sarebbe vissuto il santo. Essa è descritta esattamente come la grotta sacra alle tre Eumenidi (con i suoi tre idoli d’Ade, Ermes e Gea), oppure all’antro di Itaca (o della Sicilia?) sacro alle Ninfe, descritto da Omero e che tanto interessò Plotino (che conosceva bene la Sicilia, per esserci vissuto).
E’ un Racconto strano, ma proprio per questo lo trovo "autentico", nonostante le madornali sviste (4) e quel suo rincorrere gli Atti apocrifi dell’apostolo Filippo: per qualche strano motivo il culto di Filippo il Cacciaspiriti è ancor oggi vivo in località dell’Italia Meridionale tra loro distanti ma che – in età magnoellenica - fecero parte della stessa anfizionia e ch’erano dedite al culto di Eracle. E poi: se nei severi ambienti monastici del 10°-11° secolo lo si ricopiò ancora così com’era – senza tentare di correggere o di trarne una versione alla Metafraste – vorrà dire che si riconosceva a quel testo una veneranda "autenticità". C’è da rimpiangere, perciò, che non sia giunta a noi l’Akoluthia: avremmo saputo se essa confermava almeno i dati biografici essenziali del Racconto o attingeva a un Bios perduto (5).
Un discorso a parte andrebbe fatto per il Monastero di San Filippo presso Agira: meta obbligata di tutti o quasi tutti gli asceti calabro-siculi dei secoli 9°-11°, scompare improvvisamente per poi essere "riaperto", alla fine dell'11° e agli inizi del 12° secolo a opera di Benedettini calati dalla Normandia. Con scarso senso cronologico (e del ridicolo) alcuni storici attribuiscono l’improvvisa diaspora o fuga dei monaci ortodossi d’Agira (principalmente verso le impenetrabili selve dell’Aspromonte reggino) alle incursioni degli Arabi
Saraceni e Berberi (non Arabi), però, solo nel 962 iniziarono a penetrare nella Regione di Demenna, dove sorge il monastero, senza riuscire ad assumerne il controllo, e furono scacciati nel 1040. E comunque mai diedero un granché di fastidio ai monaci, vuoi per reverenziale rispetto, vuoi per superstizioso timore. Anche nelle zone dell’Isola in cui la loro presenza fu pervasiva e di qualche decennio più lunga (dall’841, Regione di Mazara; dal 902, Regione del Noto (6) ) il monachesimo ortodosso – sia pure tra tante difficoltà – non si spense per niente, come si vorrebbe far credere, per nascondere la pulizia etnica operata dai Normanni in Italia meridionale ai danni dell’autoctona popolazione "greca" e ortodossa, in ossequio al Concordato stipulato a Melfi, il 23 agosto 1059, con il savoiardo Gérard de Chevronne (papa Nicola II). Si tace perciò l’unica ipotesi verosimile: furono i Franchi a mettere in fuga i monaci ortodossi da Agira, per insediarvi i Benedettini


1) Ne abbiamo notizia dal Bios di san Fantino, asceta nato a Tauriana (RC), vissuto a Tessalonica dove morì attorno all’anno Mille [14 novembre], omonimo e concittadino del san Fantino il Cavallaro (Ipponomevs), vissuto tra 4°-6° secolo [24 luglio]. Due discepoli calabresi di Fantino, Vitale e Niceforo il Nudo, da Tessalonica raggiunsero l’Athos: san Niceforo – detto anche il Mirovlita [5 luglio] - fu tra i primi compagni e discepoli di sant’Atanasio il Lavriota. Vedi M. Maximi, O Osios Fantinos o en Thessaloniki, Ormylia 1996

2) Un simpatico fenomeno di "resistenza" alla Storia scritta dai gesuiti siciliani, O. Caetani in testa: la popolazione dell’Italia meridionale, trovandosi a dover accettare statue di un Filippo (o di un Calogero) negro o negroide, afferma che il santo in realtà era soltanto nero; che s’era sporcato di fuliggini quand’era disceso all’Ade per ricacciarvi alcuni demoni evasi

3) Considerando che il siro non era certo sconosciuto in Sicilia potremmo pensare ad altre aree linguistiche: se Filippo fosse un monaco giunto da località più remote quali, per esempio, l’Etiopia o addirittura la Persia?
4) L’arcangelo Gabriele è confuso con l’arcangelo Michele; l’apostolo Paolo con l’apostolo Pietro; ecc.

5)Si conserva l’Apolitikion, tono 2. In italiano: Il monte d’Argirio risplende di luce [riferimento al fuoco dell’Etna?] e il tuo prezioso sepolcro spande guarigioni: voi bisognosi e malati accorrete, e presto attingete salute; dalle reliquie di Filippo sgorga guarigione per chi s’accosta con fede.

6) Corrispondenti ai tre promontori della Trinacria – il continente circondato dal mare – le tre Regioni sono facilmente identificabili osservando una carta stradale. Grosso modo, La Regione di Demenna è compresa tra Messina – Catania – Termini Imerese; la Regione di Noto è compresa tra Siracusa – Caltanissetta – Agrigento; la Regione di Mazara tra Termini Imerese – Caltanissetta – Agrigento – Trapani – Palermo

Dal sito: Testimonianza ortodossa

Attività dell´associazione per il 2011

Gentili amici, soci e sostenitori
Desidero ringraziare per il sostegno che ogni uno di voi ha dato alla nostra associazione e mettervi al corrente riguardo ai progetti che l´associazione realizzerà il 2011.
Per la collana O AMNOC chi lo  desidera può già ordinare il nuovo libretto: LA THEOTOKOS PELAGONITISSA UN'ICONOGRAFIA TRA L'ORIENTE, I BALCANI E L'ITALIA NEL MEDIOEVO. Il libro è stato scritto dalle professoresse Sanja Paji´c  e Rosa D´Amico che sono fra le maggiori autorità sull´iconografia.
Il libretto è in offerta con un rimborso spese di euro 7 comprese le spese di spedizione. Vi prego di scrivere come causale rimborso spese o offerta.

Sempre   per la collana O AMNOC i primi di febbraio si avrà un libretto di preghiere alla Vergine  con molte preghiere di San Nettario dal titolo: I NN I & Preghiere alla Vergine Maria.
Inoltre dal 2011 parte una nuova collana di libri e libretti liturgici dal titolo  Icthys. Questa nuova collana partirà con un libro importantissimo, di 126 pagine, dal titolo TI SUPPLICO VERGINE MARIA: UFFICIO DELL´INNO AKATHISTOS,Testo greco a fronte, GRANDE & PICCOLO CANONE DI SUPPLICA ALLA VERGINE, con il prologo di Sua Eminenza il Metropolita Gennadios.

Ricordo che coloro che si iscriveranno all´associazione come sostenitori o simpatizzanti riceveranno la collana O AMNOC, chi invece desidera ricevere tutte le nostre pubblicazioni dell´anno in corso può fare un offerta forfetaria di euro 50 con la causale offerta per intero 2011.
Versamento da effettuarsi sul C.C. postale n. 67402529 intestato: Associazione cristiana TESTIMONIANZA ORTODOSSA ". Nel versamento specificare la causale: membro sostenitore o simpatizzante e l'anno dell'iscrizione. Altrimenti per mezzo bonifico bancario: Codice IBAN IT38 M076 0102 4000 0006 7402 529.

Chi è interessato troverà sul nostro sito un omelia catechetica sulla festività dell'Incontro del Signore
 
 

Dal sito: Testimonianza ortodossa

INCONTRO DEL SIGNORE
Festività 2 Febbraio
Omelia Catechetica

Quaranta giorni dopo la nascita nella carne del Verbo di Dio, dopo che furono compiuti i giorni della purificazione di Maria, Cristo è stato offerto al Tempio, secondo la legge.
In quel giorno è stato accolto da persone mosse dallo Spirito di Dio, come l’anziano Simeone che lo prese tra le braccia, per questo motivo questa festività è chiamata YPAPANTH. La parola deriva dal verbo ypantào che significa venire incontro a un’altra persona.
Con molta emozione il giusto Simeone tiene tra le braccia il Dio bambino. Il suo cuore è pieno di gioia. Rivolge lo sguardo verso il cielo e le sue labbra si muovono con devozione per pronunciare con calore: "Ora lascia che il tuo servo, o Signore, muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».
L’anziano si rivolge poi alla Vergine Maria e con voce grave che caratterizza il profeta illuminato dallo Spirito di Dio rivela la volontà dell'Altissimo, e dice: "Ecco, costui è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione". Parole davvero profetiche, che la Vergine ascolta, non solo con emozione ma anche con timore reverenziale. Sono parole profetiche che predicono eventi tristi e infelici confermate dalle seguenti: " e a te una spada trafiggerà l'anima, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori”. Queste ultime parole della profezia annunciano la passione di Cristo, di fronte alla quale sua madre, Maria, avrebbe avuto trafitto il cuore. Ma le parole che precedono quest’ultime: "Ecco, costui è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti in Israele e per essere segno di contraddizione " avevano e hanno la loro realizzazione in ogni tempo ed epoca.
Cerchiamo di analizzare le parole della profezia:
"Segno di contraddizione". Dal momento che il Verbo di Dio si è incarnato è diventato il più importante segno di contraddizione. La sua natura e il suo insegnamento sono come una colonna torreggiante di luce che attira sicuramente l'attenzione di tutti, e invita tutti a prendere una posizione. In rapporto al proprio comportamento nei confronti di Cristo le persone si dividono in due gruppi. Tutta la storia dell'umanità, dopo la sua venuta, si sta muovendo attorno ad un asse che è Cristo. Il significato più profondo degli eventi storici di ogni tempo, non è - come alcuni, arbitrariamente, hanno sostenuto – l’abbondanza soprattutto economica, ma è l’espressione e la manifestazione del proprio atteggiamento anche dei popoli in rapporto con Cristo e la Sua legge. Questo è il "segno di contraddizione". Ci sono coloro che lo accettano e coloro che lo negano. Ci sono quelli che si mettono sotto la sua bandiera, soldati fedeli del suo regno celeste, e coloro che combattono gli ideali che ha scritto con il suo sangue e il suo sacrificio. La storia dopo la venuta di Cristo indica il movimento e il percorso dell’essere o non essere cristiano nella vita degli individui e delle società. Infatti, le persone e le famiglie che lo accettano e si conformano al suo insegnamento hanno un’evoluzione verso la "resurrezione" un’evoluzione felice nonostante le prove della vita. Al contrario, quelli che assumono un atteggiamento negativo e rifiutano di sottostare alla sua divina volontà, si evolvono in un modo che porta "alla caduta", sulle loro vie c'è rovina e calamità, e non hanno conosciuto la via della pace"(Rm 3 16-17), perché come ha detto molti secoli prima il Profeta: "coloro che allontanano se stessi da Dio si perdono”. (Sal OB-27). Anche la società e le nazioni possono andare o verso la resurrezione o verso la caduta, secondo se seguono prevalentemente l'insegnamento cristiano oppure se hanno un spirito anti-cristiano. E ' incontestabile la profezia che il Signore Gesù Cristo "è per la caduta e per l'innalzamento di molti .. ".
Già durante la vita terrena di Cristo il suo insegnamento e la sua natura sono stati "segno di contraddizione" avendo doppio significato. Anche i discepoli si domandarono: «Chi è dunque costui al quale anche il vento e il mare ubbidiscono?». (Marco d 41). E il Signore stesso chiese «Chi dicono gli uomini che io, il Figlio dell'uomo, sia?».(Mt XVI 13). Ed essi dissero: «Alcuni, Giovanni Battista, altri Elia, altri Geremia, o uno dei profeti».
Egli disse loro: «E voi, chi dite che io sia?».
E Simon Pietro, rispondendo, disse: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
Da allora, attraverso i secoli e le generazioni, tutte le persone si trovano di fronte a questa domanda: " Chi è dunque costui?"
Molte persone di fronte a questa domanda rispondono inchinandosi al Dio-Uomo e obbediscono alla volontà divina. Saggi e semplici si mettono sotto la bandiera del Signore guidati dal suo Evangelo, professando la loro fede in Lui. Ma ci sono altri che lo considerano semplicemente come una magnifica persona e sollevano seri dubbi in relazione alla sua Divinità.
Ma il Signore non è solo nella fede "segno di contraddizione", ma lo è anche in campo morale, infatti nel vangelo di Giovani è scritto (Gv 7 43):”Ci fu dunque dissenso fra la folla a motivo di lui”. Perché il Signore non si è presentato solo come insegnante, ma ci chiede anche di adeguare la nostra vita secondo i suoi insegnamenti. Quindi le persone si dividono. Da una parte sono coloro che comprendono che il suo insegnamento è il più alto insegnamento morale e l’accettano adeguando il loro modo di vivere ripetendo le parole di Pietro: «Signore, da chi ce ne andremo? Tu hai parole di vita eterna”.
Dall’altra parte ci sono coloro che dicono: «Questo parlare è duro, chi lo può capire?». (Giovanni 6 60). Per loro l’insegnamento del Signore è duro sia d’ascoltare e da accettare e cosi si allontanano dalla via divina.
Ma, mentre il Signore si presenta come un "segno di contraddizione" ed " è posto per la caduta e per l'innalzamento di molti", in rapporto all'atteggiamento di ciascuno, rimane la realtà che ogni persona prenderà una posizione: con Cristo o contro Cristo. Ci sono anche coloro che immagino, illudendosi, di prendere un atteggiamento che è indifferente, né di accettare con fervore la fede cristiana ma neanche di contrastarla dimenticando le parole del Signore: “Chi non è con me è contro di me, e chi non raccoglie con me disperde”. (Matteo l-30. Coloro che sembrano essere indifferenti e neutrali, in realtà sono contro il suo insegnamento. Sono colpevoli ed alleati del male, costoro rinnegando il Signore e la sua volontà. Purtroppo la maggioranza della gente sono di fronte a Cristo né caldi né freddi. Sono tiepidi dimenticando le parole dell’apocalisse: “Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo, io sto per vomitarti dalla mia bocca”. (Apocalisse 3 16), affermando che il Signore ci vuole ferventi sostenitori del suo insegnamento dedicando a lui ogni sforzo e volontà per vivere una vita ad imitazione di Cristo. I tiepidi nella fede sono alleati con il male.
Diventiamo dunque discepoli e figli di Dio in Gesù Cristo cercando di avere una vita a sua imitazione una vita di pentimento per poter dire anche noi con l’animo sereno: «Ora, Signore, lascia che il tuo servo muoia in pace secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, che tu hai preparato davanti a tutti i popoli; luce per illuminare le genti e gloria del tuo popolo Israele».

domenica 23 gennaio 2011

LUPTA PENTRU ORTODOXIE

CUI FOLOSESTE DUHOVNICESTE ACEASTA MASCARADA DE SAPTAMANA DE RUGACIUNE IN COMUN CU ERETICII??

Oprirea comuniunii ereticilor cu ortodocşii

“Dacă cineva s-ar ruga, chiar şi în casă, împreună cu cel afurisit (scos din comuniune) acela să se afurisească.” – aşa sună Canonul Apostolic cu numărul 10. “Episcopul sau presbiterul sau diaconul, dacă numai s-a rugat împreună cu ereticii, să se afurisească; iar dacă le-a permis acestora să săvârşească ceva cu ereticii (să săvârşească cele sfinte) să se caterisească.” – aşa sună Canonul Apostolic cu numărul 45. Ambele canoane de mai sus fac parte, deci, din Canoanele Sfinţilor Apostoli, sau din Sfintele Canoane ale Bisericii Ortodoxe. Ambele canoane de mai sus sânt, din păcate, puternic contestate de mişcarea ecumenică.

Cu toate acestea, o parte dintre ortodocşii vremurilor noastre se roagă, cel puţin o săptămână în fiecare an, împreună cu eterodocşii. În România, acum, când scriu aceste rânduri, tocmai se petrece această lucrare satanică, iar ea, culmea, se manifestă în mod plenar tocmai la acel nivel al Bisericii Ortodoxe Române la care ar fi trebuit să fie, sau de unde ar fi trebuit să-nceapă anatemizarea ei – este vorba despre Patriarhie. Trecând de eparhii şi coborând spre parohii, ca să nu mai vorbim de “prea habotnicele” mânăstiri, dracul n-a reuşit să-şi vâre coada, încă, aşa cum, probabil, urmează s-o facă, dar acolo, la vârf, se pare că a cucerit prea mulţi dintre păstorii bisericii noastre fostă, cândva, tradiţionalistă şi drept-credincioasă. Şi dacă acolo lucrurile stau aşa, prin “cădere”, mai devreme sau mai târziu, clerul nostru ortodox are toate neşansele de a-i imita pe cei care acum dau tonul şi de a cădea, masiv, în plasa celei mai mari erezii existente vreodată pe pământ – ecumenismul.

Această imensă înşelăciune diavolească va cuprinde în mrejele ei clerici, mireni, omenire pestriţă, tocmai datorită faptului că este o înşelăciune. Cei care o propovăduiesc nu sânt altceva decât nişte lupi îmbrăcaţi în piei de oaie, iar ei cunosc foarte bine învăţătura proverbului care spune ca “drumul către iad este pavat cu intenţii bune”.
Păi, dezideratul ecumenismului inter-confesional este acela de apropiere a bisericilor creştine până la unificarea acestora într-una singură. Aşa susţin ei, ecumeniştii. Când îi auzi, parcă-ţi vine să strigi “extraordinar, ce idee Dumnezeiască, ce scop nobil şi mântuitor !” Dar dacă tot sânt în lume zeci, sau poate sute de bisericuţe, fiecare cu dogmele şi cu canoanele ei, atunci, sub care dintre acestea se va efectua împăcarea şi reunificarea Bisericii Creştine?
Ei bine, sub nici o formă sub autoritatea Adevărului ortodox, tocmai datorită faptului că acesta trebuie să dispară, odată pentru totdeauna, făcând loc protestantismului iniţiator al ecumenismului, sau, de nu se va putea, chiar catolicismului care, după mai bine de o mie de ani de erezism s-ar putea să nu mai deţină nici un gram de Har Dumnezeiesc posibil oponent al satanismului internaţionalist şi globalist. Asta doresc ecumeniştii, să distrugă opera Mântuitorului, anume ortodoxia, singura credinţă adevărată, cea care n-a schimbat o cirtă din dogmele scripturistice, patristice şi sinodale dar, conştienţi fiind că o ofensivă făţişă împotriva acesteia ar pune gaz pe foc şi ar putea întoarce pe mulţi credincioşi împotriva lor, atunci au regizat un vicleşug ce le poartă numele; ce şi-ar dori lumea aceasta, din punct de vedere al credinţei, lucru care odată pus în practică ar putea să distrugă, pe de o parte, ortodoxia cea “habotnică” şi “închistată în canoane”, iar pe de altă parte să fie plăcut omenirii? Simplu: unificarea credinţei, că prea este divizată în zeci şi sute de bisericuţe. Zis şi făcut. Se trece la acţiune, se negociază, se mizează pe presiunea internaţională imensă, de toate felurile, inclusiv, sau poate în primul rând, pecuniară, ce se va pune asupra ortodocşilor care, mai devreme sau mai târziu, vor începe să subscrie la planurile ecumenice de “împăcare” şi, în câţiva zeci de ani, mai de voie, mai de nevoie, tot făcând azi un compromis, mâine un altul, se va ajunge la un numitor comun din punct de vedere dogmatic şi administrativ, bineînţeles după ce s-a “despuiat” bine de tot ortodoxia, şi unirea poate fi pecetluită în aplauzele unei lumi întregi. Unei lumi întregi da, dar o lume eretică.

Exact aşa după cum ne atenţiona marele Părinte Arsenie Boca asupra faptului că ecumenismul reprezintă, de fapt, erezia tuturor ereziilor. De apărut, ca idee, aceasta se pare că s-a lansat pe la mijlocul secolului XIX, prin Anglia şi America, iar ca termen actual ecumenismul s-a fixat în timpul unui congres ţinut în 1910 la Edinburgh (Scoţia), congres condus de un lider mason numit John Mott!!! (ce înfrăţire între masonerie şi ecumenism !!!).

Întrebare: de ce acest mason nu a ales ca şi terminologie proprie mişcării pe care tocmai o înfiinţa, cuvântul “universalism”, de la latinescul universum, că tot ţinea el de o ramură latina a creştinismului (sic!), ci a folosit analogul grecesc al acestuia “oecumenicos”, de unde şi ecumenism, care ţine strict de Biserica Ortodoxă?
Răspuns: pentru a crea confuzie, sau diversiune, cum zic militarii. Pentru a nu se sesiza prea mulţi şi nici prea puternic, ortodocşii. Este o mişcare ecumenică? E bine, chiar dacă vine din Apus. Iată înşelăciunea.
În continuare, la 1948, în Amsterdam, are loc o adunare ecumenică în timpul căreia s-a înfiinţat acel nefast sincretism religios, aşa numitul “Consiliu Mondial al Bisericilor” (C.M.B.), ce va avea sediul la Geneva.
Odată constituită această formă administrativă ecumeniştii au putut trece la elaborarea propriei teologii care, cum altfel, se bazează pe modernismul secolului XX al tezelor protestante, acceptând în loc de şapte Sfinte Taine, în general, doar două, ici şi colo mai apărând şi-a treia (Botezul, Euharistia şi Hirotonia) din care, de fapt, doar Botezul este cel încărcat de Har, celelate două fiind destul de puternic controversate chiar în interiorul organizaţiei, se acceptă ţinerea rugăciunilor şi a slujbelor în comun cu excepţia Euharistiei, se acceptă la rugăciunile ecumenice, pe lângă eterodocşi, participarea chiar şi a necreştinilor şi a celor care aparţin de cultele păgâne asiatice, se vrea instaurarea unei aşa zise “Legi a curcubeului”, se minimalizează rolul şi numărul dogmelor tocmai pentru a se depăşi mai uşor diferenţele dogmatice dintre confesiuni, se supraconturează rolul unificării în detrimentul dogmaticii care urmează să se discute ulterior împăcării, etc, etc. Trebuie menţionat faptul că acest C.M.B. nu ar fi avut niciodată un caracter ecumenic dacă nu ar fi participat la el, din păcate, şi unele Biserici Ortodoxe locale. Dar, hai să admitem că acestea erau doar nişte biserici locale, însă ce ne facem cu Patriarhia Ecumenică de la Constantinopol care, în 1895, printr-o enciclică de-a sa, plasase catolicismul în afara Bisericii, datorită faptului că acesta venea cu “învăţături şi inovaţii eretice”, iar în 1920, aceeaşi Patriarhie gafează în momentul în care printr-o hotărâre a ei s-au pus bazele “Legii Constituţionale” a participării ortodocşilor la mişcarea ecumenistă?! Păcat. Mare păcat, mai ales pentru faptul că această hotărâre a reprezentat primul act oficial al Bisericii Ortodoxe prin care toate comunităţile religioase din Apus erau numite “Biserici”! Dar nu numai Patriarhia de la Constantinopol a gafat în relaţia cu ecumenismul, ci aproape toate bisericile naţionale ortodoxe au solicitat şi au devenit membre ale C.M.B., urmând ca ulterior, fie datorită unor divine inspiraţii, fie datorită presiunilor venite din partea propriilor credincioşi, să se retragă din acest organism.
Problema extrem de deranjantă pentru un ortodox tradiţionalist şi antiecumenist este următoarea: cum ar putea ortodoxia să se lase inclusă, ca membră, în “ceva”, atâta timp cât ea însăşi este totul pe acest pământ?! Ea este Trupul lui Christos, cel care îi cheamă pe toţi pământenii spre a deveni membrii ei. Ea este totul şi în ea poate fi inclus oricine. Ea insa, credinta desavarsita, nu poate fi inclusa in altceva!

Cu toate acestea, cu toată participarea, în anumite perioade, a ortodocşilor la congresele C.M.B., hotărârile ce se luau acolo erau foarte puternic influenţate de superioritatea numerică a voturilor protestanţilor, prezenţa ortodocşilor fiind doar una formală. Păcatul insa, fusese făcut. Acei ierarhi ortodocşi care au participat, culmea, la şedinţele organizate de către cei care doresc fix desfiinţarea ortodoxiei, conform canoanelor apostolice, trebuie a fi afurisiţi.

Bisericii Ortodoxe Române, spre fericirea ei, Dumnezeu i-a dat, ciclic, mari duhovnici şi învăţători, probabil spre a o feri cât mai bine de astfel de rătăciri pierzătoare de suflete. Redau mai jos părerile necenzurate ale câtorva stâlpi ai ortodoxiei noastre tradiţionale:

Dumitru Stăniloae (1903 – 1993):


„Eu nu prea sunt pentru ecumenism! A avut dreptate un sârb, Iustin Popovici, care l-a numit panerezia timpului nostru! Eu îl socotesc produsul masoneriei. Iară relativizează adevărul, credinţa adevărată. De ce să mai stau cu ei, care au făcut femeile preoţi, care nu se mai căsătoresc, homosexualii în America şi cu Anglia …”

Gheorghe Calciu Dumitreasa (1925 – 2006): „Mişcarea ecumenică este o acţiune pe care au iniţiat-o, ca să spun aşa, curentele care încearcă nivelarea religiilor, nivelarea popoarelor, o acţiune pe care masoneria o încearcă de multă vreme. Eu sunt împotriva masoneriei, împotriva ecumenismului, îl socot cea mai mare erezie a secolului nostru! Şi, nu ştiu dacă sunteţi la curent, Biserica Sârbă a cerut ieşirea din ecumenism, şi până în prezent din ecumenism au ieşit Biserica Sârbă, Biserica Georgiană şi Biserica Ierusalimului. Cred că cel mai bine este să fim foarte prudenţi cu ecumenismul, care încearcă nivelarea credinţelor, nivelarea spirituală la nivelul cel mai de jos şi distrugerea specificului ortodoxiei!”
Arsenie Papacioc (născut în 1914) : „Păi, sunt împotriva ecumenismului! Asta discutăm. Pe viaţă şi pe moarte împotrivă! Ce ecumenism? Ce părere aveţi despre secte şi biserica catolică? Sunt anatematizaţi, asta este! Nu le garantăm mântuirea, nu putem! Şi Sfinţii Părinţi, Sinoade întregi, consideră că acestea sunt erezii! Şi o erezie anatematizată nu putem să considerăm că este o mântuire!”
Ilie Cleopa (1912 – 1998): „Noi, ortodocşii, suntem puţini, dar suntem biserica întreagă! Nouă nu ne lipseşte nimic! Noi n-avem ce împrumuta de la protestanţi dar nici de la catolici. Nimic, absolut nimic! Biserica noastră o credem şi o înţelegem întreagă. Are toate dogmele drepte, toată tradiţia veche apostolică şi sobornicească a Sfinţilor Părinţi. Şi are toate canoanele, are toată tradiţia liturgică, canonică, dogmatică şi istorică. Tot ce ne trebuie avem în Biserica noastră! Este biserica care a mers pas cu pas după tradiţia evanghelică şi apostolică şi sobornicească până în ziua de azi. Şi ei ştiu asta! De aceea vor să se apropie de noi…”
Iustin Pârvu (născut în 1918): ”Ecumenismul nu e născut din părerile bisericilor, ci din gândirea proprie a unor pastori ce nu au nimic profund creştin şi religios în ei ci doar o viaţă politică.”
Arsenie Boca (1910 – 1989):

„Ecumenismul? Erezia tuturor ereziilor! Căderea Bisericii prin slujitorii ei. Cozile de topor ale apusului. Numai putregaiul cade din Biserica Ortodoxă, fie ei arhierei, preoţi de mir, călugări sau mireni. Înapoi la Sfânta Tradiţie, la Dogmele şi la Canoanele Sfinţilor Părinţi, ale celor şapte Soboare Ecumenice, altfel la iad cu arhierei cu tot. Ferească Dumnezeu!” Iată, carevasăzica, punctul de vedere al drept-credincioşilor români faţă de această nouă “credinţă”, pentru că aici se vrea a se ajunge, la instaurarea ecumenismului ca drept religie internaţional valabilă şi care să nege vehement principiile de bază ale ortodoxiei prin instaurarea aşa zisei “teorii a ramurilor”, în baza căreia fiecare biserică participantă deţine o parte de Adevăr şi de aceea trebuie să se unească toate, tocmai pentru a unifica şi Adevărul (sic!). Cu astfel de vorbe mieroase vin aceşti lupi îmbrăcaţi în piei de oaie şi, din păcate, în ultimul timp au tot mai mult succes. Iată cum prezenta, în ianuarie 2001, răposatul papă Ioan Paul al II-lea, necesitatea comuniunii şi împăcării bisericilor: “Trebuie să trăim concret comuniunea care, deşi nu e deplină, există deja între noi. Lăsând în urmă neînţelegerile, trebuie să ne întâlnim, să ne cunoaştem mai bine, să învăţăm să ne iubim unii pe alţii, să colaborăm în mod fratern pe cât ne e posibil”. Iată şi răspunsul ortodoxiei româneşti venit, poate, din cea mai autorizată voce în acest sens, a celui care a elaborat superba lucrare “Singur Ortodoxia”, anume din partea Avvei Arsenie Papacioc: “Ca timp, nu se pune problema; se pune problema adevărului care trebuie discutat. Nu este valabilă nici o discuţie, decât: Ecumenismul acesta, lupta aceasta, de venit, vine din partea lor. N-au identitate! Îi roade pe suflet faptul că nu sânt cu Adevărul. Singurul Adevăr este Christos: În funcţie de Adevărul acesta e tot – ortodoxia, chiar numele ei este de la Christos, cum ne-a învăţat El, Christos, şi au continuat Apostolii.


Am stat împreună sute de ani şi, sigur, s-au despărţit. De ce? La majoritatea problemelor dogmatice, cu Sinoadele Ecumenice, am fost împreună… Va să zică am fost împreună; acuma s-au despărţit. Şi de la catolici au venit protestanţii cu Luther, şi neoprotestanţii care, îţi dai seama, au interpretare continuă. N-au, repet, identitate, şi îi roade faptul că nu sânt cu Adevărul. Nu există târg în materie de Adevăr!

Ca să putem face o împăcare, o unitate, trebuie să negustorim: Ce să lăsăm noi? Nu se poate pune problema – acesta îţi pierde mântuirea; este neapărat problema care se pune.

Nu avem ce discuta decât dacă veniţi înapoi!” – am încheiat citatul. Iată deci, posibililor viitori fraţi catolici, protestanti, neo-protestanti, etc, căci acum, în condiţiile actuale, nu ne putem numi fraţi întru Christos, care este singura variantă spre a ne putea reunifica. Lepădaţi-vă de toate influenţele eretice, lepădaţi-vă de imensele sume de bani şi de super-poziţiile sociale pe care le-aţi dobândit slujind Satanei, căiţi-vă la cel mai sincer mod posibil şi veniţi înapoi de unde aţi plecat, spre a vă câştiga mântuirea. Veţi fi primiţi precum a fost primit fiul risipitor.

Toate acestea însă, sub unica autoritate a Uneia, Apostolească, Sobornicească, şi Ecumenică Biserică Ortodoxă, singura reprezentantă a Adevărului numit Iisus Christos pe planeta Pământ. Dumnezeu să vă ajute în acest sens, iar nouă să ne ajute în a putea păstra înălţată singură Crucea cea ortodoxă prin vâltoarea vremurilor tot mai grele ce va să vină.

Sorin ANDREI

Pubblicata da Enoria e Shen Theodhorit Vlore

E DIELA XIV E LUKAIT (Luka 18:35-43). BURIMI I MËSHIRËS


“Jisu, Biri i Davidit, ki mëshirë për mua” (v. 38).
Pjesa e sotme ungjillore i referohet mrekullisë së shërimit të të verbrit në Jeriko. Përbën një shembull të mrekullueshëm komunikimi personal të njerëzve me Jisu Krishtin. Bëhet fjalë për një nga tri mrekullitë e fundit, që kreu Zoti “duke ardhur për të pësuar vullnetarisht”.
Shumë të verbër shëroi Jisu Krishti, në vitet e jetës dhe shfaqjes së Tij mbi tokë. U hapte sytë. U jepte dritën e tyre. U dhuronte gëzimin dhe lumturinë e jetës së tyre. Dhe, bashkë me këto dhurata të Tija, u jepte edhe shpirtrave të tyre dritën qiellore. Një nga ata është edhe i verbri i Ungjillit të sotëm të shenjtë.
Zoti, me shoqëruesit e Tij, afrohet në Jeriko. I verbri, i ulur në anë të rrugës, kupton se po kalonin shumë njerëz. Pyet për të mësuar çfarë po ndodh dhe i përgjigjen: “Po kalon Jisu Nazaretasi”. Sapo dëgjon këtë, fillon të thërrasë me zë të lartë: “Jisu, Biri i Davidit, ki mëshirë për mua”! Ata që ecnin përpara e qortojnë dhe i thonë të pushojë, që të mos shqetësojë Zotin. Por i verbëri thërriste edhe më fortë: “Biri i Davidit, ki mëshirë për mua”. Jisui qëndroi dhe urdhëroi ta sjellin të verbrin pranë Tij. Kur ia sollën, e pyeti: “Çfarë do të të bëj?” -“Zot, dua të shoh përsëri”, u përgjigj i verbri. -“Shih përsëri!”, i tha Krishti, “Besimi yt të shpëtoi”. Të verbrit iu kthye menjëherë shikimi dhe i gëzuar shkoi pas Zotit duke përlëvduar Perëndinë. Por edhe i gjithë populli, që pa atë mrekulli, lavdëroi Perëndinë.
*  *  *
Dy kushte kryesore nevojiten, që të shpëtojmë edhe ne nga verbimi ynë shpirtëror, me të cilin na errësojnë pasionet e shpirtit tonë. Së pari, besa e gjallë tek personi i Jisu Krishtit dhe së dyti, bindja tek drejtësia dhe vlera e përpjekjes sonë. Shembull i gjallë i verbri i Jerikosë. Nëse i verbri do të dyshonte për tërëfuqinë e Jisuit, Birit të Davidit, nuk do të shërohej kurrë. Por, njëkohësisht, beson në mënyrë të patundur dhe ka bindje të plotë se, në fund të fundit, kërkesa e tij është e drejtë. Prandaj nuk dyshon se Zoti Jisu Krisht, për të cilin kishte dëgjuar aq shumë gjëra dhe besonte se ishte Mesia, do donte dhe do të mundte t’i jepte dritën e syve.  Kishte gjithashtu edhe një dëshirë të madhe për të fituar shikimin, që sytë e tij të errët të shikojnë dritën e ëmbël. Kështu, asgjë nuk ishte e mundur ta sprapsë.
Nevojitet, pra, besë e gjallë dhe e qëndrueshme në hyjninë dhe tërëfuqinë e Jisu Krishtit. Pa këtë besë dhe bindje në drejtësinë e përpjekjeve tona, do të përkulemi me lehtësi. Nevojitet gjithashtu një besë, se, për këtë që përpiqemi, ia vlen të bëjmë sakrifica dhe çdo gjë tjetër që varet nga ne, për ta pushtuar. Sepse nëse dikush nuk beson në vlerën që quhet drejtësi, përse të përpiqet të jetë i drejtë dhe i ndershëm në marrëdhëniet e tij me njerëzit? Dhe, nëse nuk beson në vlerën dhe bukurinë e jetës së qashtër, si do të luftojë që ta mbajë veten e tij të pastër dhe të kulluar nga ndotjet e mëkatit, dhe të mos tradhtojë qashtërsinë e shpirtit dhe trupit të tij? Pra, është e domosdoshme të ekzistojë besa e madhe në hyjninë dhe tërëfuqinë e Krishtit, besa në vlerat shpirtërore dhe në idealet e përjetshme, besa në drejtësinë e kërkesave tona.
*  *  *
Por, nevojitet edhe diçka tjetër. Heroi i Ungjillit të sotëm nuk dispononte kotësira. Dispononte diçka më të madhe: Durimin. Me atë gjeti dritën e syve. Në momentin kur të gjithë i ishin kundër, në vend që ta ndihmonin, ai këmbënguli dhe fitoi. Nëse nuk do të këmbëngulte nuk do të arrinte tek Krishti dritëdhënës, që e bëri mirë. Çdo përpjekje serioze ka nevojë për durim. Sa njerëz të parëndësishëm, me durimin e tyre, u bënë të famshëm?
Demosteni, nga gojëmbajtur, u bë orator i tmerrshëm. Binjaku i verbër, me vullnetin e tij të papërkulur, u bë shkrimtar i famshëm. E njëjta gjë u be edhe me Helen Keller në ditë tona. Lindi pothuajse e verbër dhe memece, dhe u bë një nga shkrimtaret më të famshme. Andoni i Madh, plotësisht i pashkolluar, me këmbënguljen e tij, e mësoi Shkrimin e Shenjtë përmendësh, vetëm duke e dëgjuar. Këmbëngulja bën mrekulli. Shfaq fuqi shndërruese. Secili prej nesh ka brenda tij fuqi, të cilat, vetëm me kultivimin këmbëngulës të botës sonë të brendshme, dalin së sipërfaqe dhe shfrytëzohen në jetën tonë.
Shikojmë rastin e të verbrit, reagimet dhe pengesat që kishte nga ambienti i tij, por edhe nga vetja e tij, si i verbër që ishte, në mënyrë që të takojë Jisuin. Edhe ne pra, do të kemi së pari pengesa nga vetja jonë. Dembelizmi shpirtëror dhe plogështia jonë, do të na dekurajojë për të bërë përpjekjet, mundimet dhe luftërat që nevojiten. Më pas do të biem në kundërshtim jo me përvojën tonë, por me logjikën tonë. Racionalizmi ynë hedh poshtë mrekullinë. Do të shfaqen, pra, raste dyshimi dhe bese të paktë. Ata që pengojnë mund të jenë edhe miqtë tanë. Atëherë, do të gjejmë pengesa edhe nga atje ku nuk e prisnim, ashtu si i verbri.
Edhe diçka tjetër, që duhet ta kemi kujdes. Këmbëngulja, jo vetëm rimëkëmb por, edhe rrënon. Shndërron, por edhe deformon. Ndriçon, por edhe errëson. Varet se si do ta përdorë njeriu. Për të mirën apo për të keqen. Fuqia e erës, në mullinjtë e erës, prodhon energji. Fuqia e erës me 8-10 ballë, në det, fundos varka dhe anije. Të verbrit i bëri mirë këmbëngulja, e përdori mirë. Te Farisenjtë solli rezultate të kundërta. Ata këmbëngulnin në mashtrimin e tyre dhe në shtrembërimin e tyre, prandaj e krijuan vetë shkatërrimin e tyre. Çdo ditë kemi nevojë për këmbëngulje. Nga ushtrimi i saktë i profesionit tonë deri tek arritja e shenjtërisë sonë, nevojitet këmbëngulje e madhe. “I duruari i fituari”, thonë të vjetrit. Mjafton vetëm ta përdorim këmbënguljen saktë.
*  *  *
Vetë Zoti, nuk reshti kurrë së qeni i shumëmëshirshëm dhe i dhimbsur. Dhe ne kurrë nuk reshtim së pasuri nevojë të përditshme për mëshirën e tij.  Problemet tona të përditshme personale, familjare dhe shoqërore, duhet të na bindin  plotësisht, se vetëm me ndihmën e tij është e mundur të zgjidhen dhe të ndreqen. Madje, për të na inkurajuar, na jep premtimin se do të plotësojë kërkesat tona: “Lypni e do t’ju jepet; kërkoni e do të gjeni; trokitni e do t’ju hapet, sepse kush lyp, merr; kush kërkon, gjen dhe atij që troket, do t’i hapet” (Mat. 7:7).
Që të bëhen të gjitha këto, njeriu duhet të ketë parapërgatitjen dhe durimin e duhur, pikërisht ashtu si na e tregoi i verbri i pjesës së Ungjillit. Nëse ne nuk bashkëpunojmë, atëherë Ai nuk do ta imponojë detyrimisht paraqitjen e Tij. Kur ankohemi se nuk e ndiejmë dashurinë e Perëndisë, kjo nuk do të thotë se Perëndia na ka braktisur, por që ne nuk jemi në gjendje të pranojmë dashurinë e Tij. Prandaj duhet, që me pendimin dhe me lutjen, të kërkojmë gjithmonë mëshirën e Perëndisë, për të na hapur zemrat, në mënyrë që të punojë natyrshëm. Domethënë të qarkullojë brenda nesh dashuria e Perëndisë. Prandaj njeriu duhet të qëndrojë zgjuar dhe të lutet pa pushim, pikërisht ashtu si i verbri, që Perëndia të hapë derën e mëshirës së Tij.
Shën Joan Gojarti na përgjigjet: “Duke mos marrë, more vullnetin e Zotit”. Bindja vullnetare e njeriut ndaj vullnetit të Zotit, do të thotë që e përqafon me dashurinë e tij dhe e bën vullnet të tij. Duhet të kemi mendje të pastër dhe dallim, në mënyrë që të kuptojmë çfarë është ajo që Perëndia vonon të na japë, kur nevojitet lutje ngulmuese, çfarë është ajo që Perëndia nuk dëshiron të na japë, për të mirën tonë, dhe kur nevojitet t’i mbyllim lutjet tona me fjalët që tha Biri i Tij, në kopshtin e Gjethsimanisë: “Ati im, jo si dua unë, por si do ti” (Mat. 26:36).
*  *  *
“Jisu, Biri i Davidit, ki mëshirë për mua”.
Njerëzimi i sotëm, i verbuar nga pasionet, është i paaftë të shikojnë me sy të hapur dhe të pastër, problemet e stërmëdha, dhe mbeten me gojë hapur para: padrejtësisë, urisë, pabesisë, imoralitetit, skllavërisë...  E megjithatë, nëse do të ndiqte rrugën që vijëzoi i verbri i Ungjillit të sotëm, sigurisht nuk do të gjendej në kaosin e sotëm dhe pasigurinë e së nesërmes.
Por, këtë që nuk bëri njerëzimi në tërësi, mund ta bëjë secili prej nesh. I verbri ynë i shëruar tregon burimin dhe dhënësin e mëshirës, Krishtin.
Çfarë na pengon të kërkojmë dhe, madje, të këmbëngulim në përvetësimin e mëshirës së Tij?



Me urime të përzemërta:
Ati dhe Kryebariu Yne

M I T R O P O L I T I

i Beratit, Vlorës, Kaninës dhe gjithë Myzeqesë

IGNATI


venerdì 21 gennaio 2011

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Il Metropolita Hilarion alla conferenza “I cristiani di fronte alla sfida lanciata alla famiglia”

Il 10 gennaio 2011, con la benedizione del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill e su invito della conferenza episcopale cattolica lituana, il metropolita di Volokolamsk Hilarion, Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha partecipato alla Conferenza Internazionale interconfessionale dal titolo “I cristiani di fronte alla sfida lanciata alla famiglia”. La conferenza si è tenuta nella sala dell’Arcivescovado cattolico di Kaunas e si è svolta sotto il patronato della conferenza episcopale cattolica lituana e del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca.
Vi hanno partecipato oltre trecento persone e più di cinquantamila hanno seguito la conferenza in diretta su Radio Maria.
Membri del Presidio erano: il metropolita di Volokolamsk Hilarion, l’arcivescovo di Kaunas, Sigitas Tamkeavicius (Chiesa Cattolica romana), il vescovo della chiesa evangelico-luterana lituana, Mindaugas Sabutis, il cancelliere dell’Arcidiocesi di Kaunas e don Adolfas Grushas (Chiesa cattolica romana).
Hanno preso parte alla conferenza anche numerose personalità ecclesiastiche, politiche e accademiche del paese, oltre a diversi giovani e studenti.
All’inizio della conferenza sono stati letti i messaggi del Presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, cardinal Ennio Antonelli, e del Presidente del Pontificio consiglio per l’unità dei cristiani, cardinal Kurt Koch. Nel messaggio del cardinal Koch, in particolare, si diceva: “Lasciandoci ispirare dall’esempio di amore e di dedizione della Sacra famiglia, i cristiani di tutte le confessioni e di tutte le comunità cristiane oggi sono chiamati a rispondere insieme alle sfide lanciate dalla realtà contemporanea alla famiglia. La difesa della famiglia, cellula base della società, e l’affermazione dei valori fondamentali quali l’inviolabilità della vita umana e l’educazione tradizionale dei figli sono un campo della realtà in cui una collaborazione duratura sta diventando di fondamentale importanza”.
Nel suo tema “Essere o avere?” il Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha sottolineato in particolare il fatto che nell’odierna società secolarizzata le leggi del mercato fanno tranquillamente a meno dei valori morali e familiari: “Oggi il mercato sfrutta al massimo la sessualità, suscitando interesse verso questo aspetto per ricavarne degli utili. E’ evidente che l’idea dello sviluppo continuo dell’economia di mercato è in contrasto con l’ordinamento tradizionale”.
I presenti hanno lungamente applaudito l’intervento del metropolita Hilarion.
Per ringraziare il metropolita, il sindaco di Kaunas ha ricordato l’intervento del giovane hieromonaco Hilarion alla televisione centrale di Kaunas nel 1991, quando era parroco della cattedrale dell’Annunciazione di Kaunas, in cui chiedeva ai soldati di non sparare sugli inermi. Il primo cittadino ha aggiunto che gli abitanti di Kaunas non hanno dimenticato quel gesto coraggioso ed ora ammirano l’impegno del metropolita per incoraggiare la pace e il dialogo tra le diverse confessioni cristiane in Lituania. In riconoscenza il sindaco di Kaunas ha conferito al Presidente delle relazioni esterne l’onorificenza dell’Ordine del Sindaco Jonas Vilejshis.
Sono seguiti gli interventi dell’arcivescovo Sigitas Tamkeavicius, del vescovo Mindaugas Sabutis e del professor don Andrius Narbekovas, incentrati sui problemi attuali della famiglia in Lituania.
A conclusione dell’incontro è stato rilasciato un comunicato.

martedì 18 gennaio 2011

  

PARROCCHIA CRISTIANA ORTODOSSA
PATRIARCATO DI MOSCA
SAN GIOVANNI DI KRONSTADT
CASTROVILLARI  (CS)



CALENDARIO LITURGICO ORTODOSSO
PASQUA   2011




Febbraio  

13   D       Domenica del Pubblicano e del Fariseo – Entrata nel Triodion  -  Tono   V
               Luca: 18,10-14       II° Tim. 3,10-5        

20   D      Domenica del Figlio prodigo   -   Tono   VI
               Luca 15,11-32        I Cor.  6,12-20

21   L      Inizia la settimana dei defunti
26  S     Sabato dei defunti
27   D     Domenica di Carnevale     -   Tono   VII
              Matteo 25,31-46      I° Cor. 8,8_ 9


Marzo


06   D     Domenica dei Latticini   -   Tono  IV
              Matteo 3,14-21             Romani 13,1-14 


Lunedì 7 marzo inizio della Santa Quaresima

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì
preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi
Piccolo Apodipnon (Compieta) e I Stasis dell’Inno Akathistos

12   S     Commemorazione dei defunti  e  Vespro

13   D     Domenica  prima di quaresima - dell’Ortodossia   -   Tono   V
Processione con le Sacre Icone

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì
preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi
Piccolo Apodipnon (Compieta) e II Stasis dell’Inno Akathistos

19  S      Commemorazione dei defunti  e  Vespro
20  D   Domenica seconda di quaresima – San Gregorio Palamas  -  Tono  VIII 

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì
Preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi
Piccolo Apodipnon (Compieta) e III Stasis dell’Inno Akathistos


25  V    Annunciazione del Signore,       Luca 1,24-38         Ebrei 2,11-18

26  S    Commemorazione dei defunti  e  Vespro
27  D    Domenica terza di quaresima  -  Adorazione della preziosa e vivificante Croce     
           Tono   III   -  Marco 8,34 -9                   Ebrei 4,14  - 5,6

Lunedì, Martedì, Mercoledì, Giovedì
Preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Venerdi
Piccolo Apodipnon (Compieta) e IV Stasis dell’Inno Akathistos


Aprile

02 S    Commemorazione dei defunti  e  Vespro
03 D    Domenica quarta di quaresima  -  San Giovanni  Climaco  -  Tono IV
             Marco  9,17-31           Ebrei  6,13-20

Lunedì, Martedì, Giovedì
Preghiera del Drande Apodipnon  (Compieta)

Mercoledì
Piccolo Apodipnon (Compieta) e dopo si recita il Grande Canone
di San Andrea di Creta

Venerdi
Piccolo Apodipnon (Compieta) ed intero Inno Akathistos


09  S     Commemorazione dei defunti  e  Vespro
10  D    Domenica quinta di quaresima  -  Santa Maria Egiziaca   - Tono   V

16   S   Commemorazione dei defunti  e  Vespro -  Sabato di Lazzaro
17 D    Domenica delle Palme – Ingresso di N.S.G.C. a Gerusalemme  
           Giovanni 12,1-18            Filippesi  12,28   - 13,8

La sera Ufficatura del Nimfios  (Mattutino)


INIZIO DELLA GRANDE E SANTA SETTIMANA

  18  L       La sera Ufficatura del Nimfios    (Mattutino)
  19  M     La sera Ufficatura del Nimfios    (Mattutino)
  20  M     La sera Ufficatura del Nimfios    (Mattutino)
  21  G      Mattutino e 12 evangeli
22  V    Ufficio delle Grandi Ore e Epitafios Trinos  (Sante sofferenze del Signore) 
23  S      Mattutino di Pasqua

  24  D                            PASQUA  DI  RISURREZIONE

DIVINA  LITURGIA    ORE  10.00