domenica 14 novembre 2021

Il patriarca del Fanar...." se ne frega" dell'unità della Chiesa e dei cristiani. (http://www.ortodossiatorino.net)

 Il patriarca Bartolomeo e tre segni del suo orgoglio

Unione dei giornalisti ortodossi, 11 novembre 2021

 

perché il patriarca Bartolomeo "se ne frega" dell'unità della Chiesa? Foto: Unione dei giornalisti ortodossi

Il capo del Fanar ha detto che "se ne frega" della comunione recisa con la Chiesa ortodossa russa. Perché uno dei vescovi più stimati della Chiesa ha parlato così, e cosa significa?

Parlando con illustri membri della diaspora greca negli Stati Uniti, il patriarca Bartolomeo ha affermato che "se ne frega" del fatto che il suo nome sia stato escluso dai dittici della Chiesa ortodossa russa.

La frase usata dal patriarca della Grande Chiesa di Costantinopoli è piuttosto volgare. Secondo i greci, le parole del patriarca Bartolomeo "σκασίλα μου" sono vicine alla maleducazione, e la loro traduzione come "non mi interessa" è piuttosto tenue. Anche la pausa teatrale del capo del Fanar in quel momento e le risate del pubblico greco sono molto rivelatrici.

Il patriarca Bartolomeo sembra essersi letteralmente fermato a un passo dall'usare un linguaggio osceno. È possibile che lungo la strada dirà qualcosa di peggio, senza ritegno. Perché la pensiamo così? Perché dobbiamo affermare con grande rammarico che un tempo uno dei più autorevoli patriarchi del mondo, da vescovo della Chiesa di Cristo, sta gradualmente diventando una persona che si allontana sempre più dal Vangelo e dagli insegnamenti di Cristo. Ciò può essere evidenziato non solo dalla sua risposta "me ne frego" alla questione dell'unità della Chiesa, ma anche da molti altri esempi, di cui parleremo più avanti. Perché sta succedendo questo e cosa ha causato tale totale degrado spirituale ?

La "testardaggine della volontà" e il riconoscimento degli errori

Uno dei Padri della Chiesa ha detto che "l'eresia non è un'illusione della mente, ma un'ostinazione della volontà". In effetti, molti eretici erano persone istruite e non potevano fare a meno di capire che i loro insegnamenti andavano contro gli insegnamenti di Cristo e della Chiesa, ma hanno aderito comunque alle loro eresie. Come mai? Per testardaggine della volontà, cioè per superbia.

In altre parole, ammettere il proprio errore richiede di abbandonare l'orgoglio, una soluzione che è sempre stata dolorosa per gli eretici, come testimonia la storia della Chiesa. Dopotutto, essi credevano di essere migliori degli altri, più intelligenti, più istruiti e quindi nessuno osava istruirli o correggerli. Di conseguenza, Ario, Nestorio e Macedonio denigrarono i loro stessi nomi ed entrarono nella storia della Chiesa come eresiarchi. Sembra che lo stesso problema riguardi il patriarca Bartolomeo.

Concedendo il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", costui ha commesso un crimine canonico deliberato. Il capo del Fanar ha spiegato la sua azione con il "bisogno" e il "beneficio" per la Chiesa. Cioè, secondo lui, "l'autocefalia" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" doveva superare lo scisma in Ucraina, unire i "tre rami dell'Ortodossia ucraina" e portare milioni di ucraini alla Chiesa di Cristo (non menzioneremo gli interessi personali di Patriarcato di Costantinopoli). Tuttavia, non è successo niente del genere. Ed è impossibile non vederlo.

Non è avvenuta nemmeno una cosa elementare: una vera unificazione degli scismatici ucraini tra di loro.

Come è noto, uno dei principi cardine dell'esistenza della Chiesa come istituzione è il principio "una città – un vescovo", formulato nel primo Concilio ecumenico. Secondo la logica del diritto canonico, con la formazione della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", le diocesi del "patriarcato di Kiev" e della "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" in un territorio avrebbero dovuto unirsi tra loro, mentre uno dei "vescovi ordinari" avrebbe dovuto cedere e far posto all'altro. Ma non è successo niente del genere. Ci sono ancora due diocesi e due 'vescovi' in ogni centro regionale. Inoltre, a Vinnitsa, dove dopo lo scisma del metropolita Simeon (Shostatskij), ex vescovo ordinario della diocesi di Vinnitsa della Chiesa ortodossa ucraina, ci sono tre diocesi nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina": Vinnitsa-Bar, Vinnitsa-Bratslav e Vinnitsa-Tulchin. Nonostante la differenza di nomi, tutte e tre le strutture hanno la loro sede a Vinnitsa, dove sono basati anche i loro "vescovi ordinari".

In altre parole, l'autocefalia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" non ha adempiuto alla missione per la quale è stata concessa dal Fanar. Inoltre, ha spaccato il mondo ortodosso, poiché alcune Chiese e vescovi ne riconoscono la legittimità, altre no. Il patriarca Bartolomeo vede queste cose? Sì. Capisce cosa sta succedendo? Certo. Allora perché non annulla la sua decisione del Tomos della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" come, per esempio, ha abolito l'autonomia dell'Arcidiocesi delle parrocchie russe in Europa occidentale? Ribadiamo quanto abbiamo detto prima: "ostinazione della volontà piuttosto che illusione della mente". Significa che l'orgoglio non consente al capo del Fanar di prendere l'unica decisione giusta in questa situazione. Cosa ci dà il diritto di fare questa affermazione? Confrontiamo le azioni del Patriarca Bartolomeo con ciò che i santi Padri dicono sull'orgoglio.

Il primo segno dell'orgoglio: l'esaltazione

L'orgoglio è un peccato mortale e una passione, che ha un carattere progressivo, come ogni passione, e colpisce necessariamente tutti gli aspetti della vita spirituale di una persona. San Giovanni Crisostomo scriveva che "l'orgoglio è l'inizio del peccato", perché "ogni peccato inizia con esso ed è radicato in esso".

Abba Giovanni Cassiano il Romano così parla dell'orgoglio: "Questa passione, benché ultima nella lotta contro i vizi e nell'ordine del calcolo, è la prima per importanza e per tempo di origine: questa bestia è la più feroce, più feroce di tutte le precedenti, e tenta coloro che sono particolarmente perfetti e coloro che hanno quasi raggiunto il culmine della virtù a distruggerli con crudele rimorso. L'orgoglio è un male così grande che non merita di avere come avversario né l'Angelo né altre forze opposte, ma Dio stesso". Gli fa eco il venerabile Antonio il Grande: "Tutti i peccati sono abominevoli davanti a Dio, ma il più abominevole di tutti è l'orgoglio del cuore".

In ogni modo, come riconoscere una persona orgogliosa, quali segni indicano che una persona ha ceduto a questa passione? Ascoltiamo san Basilio il Grande: "L'inizio dell'orgoglio è di solito il disprezzo. Chi disprezza e considera gli altri come delle nullità, alcuni poveri, altri di basso rango, altri ignoranti, per effetto di tale disprezzo arriva al punto di considerarsi saggio, prudente, ricco, nobile e forte".

E ora confrontiamo le parole del grande santo con alcune dichiarazioni del patriarca Bartolomeo. Per esempio, commentando il disaccordo della Chiesa russa con il riconoscimento della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", il capo del Fanar ha affermato che si è trattato di "una campagna diffamatoria contro la responsabilità storica del Patriarcato di Costantinopoli, che ha portato loro il cristianesimo e li ha resi persone civili".

Queste parole hanno il sapore dell'esaltazione indicata da san Basilio. La conferma viene non solo da patriarca Bartolomeo, ma anche dai suoi più stretti collaboratori. Per esempio, uno dei più anziani vescovi del Patriarcato di Costantinopoli, il metropolita Apostolos (Dannilidis) di Derkoi, ha detto letteralmente quanto segue:

"Ho letto con disgusto sui media le dichiarazioni anti-ecclesiali e anti-greche dei rappresentanti della presenza russa in Ucraina e con santa indignazione rispondo: giù le mani e la bocca dal successore di coloro che vi hanno fatto cristiani! Dovete tutto ciò che siete a ciò che chiamate così sprezzantemente: Istanbul! Per noi è l'unica Città che sta qui da secoli e giova solo a tutti voi che festeggiate i mille, mille e trentatré anni del vostro cristianesimo, senza menzionare da nessuna parte chi è stato a battezzarvi e a darvi quello che vi vantate di avere. Vi abbiamo dato la luce, ci restituite tenebre! Vi abbiamo dato la grazia, ci date ingratitudine! Vi abbiamo portato la cultura, voi ci insultate!"

Possiamo citare altre dichiarazioni del patriarca Bartolomeo e di altri rappresentanti del Fanar, che si appellano costantemente al loro ruolo nella storia della Chiesa russa e di altre Chiese. I fanarioti credono che il fatto stesso di ricevere la fede di Cristo dalle mani dei greci sia già una ragione sufficiente perché essi occupino una posizione speciale nella Chiesa. Ma l'essenziale nella Chiesa non è l'origine etnica, l'essenziale non è essere eredi di una particolare nazione o civiltà, ma essere simili ai santi, essere dell'origine di Cristo. Dopo tutto, gli ebrei non hanno forse detto a Cristo "noi siamo figli di Abramo"? E ricordate cosa ha risposto loro Cristo?

Il secondo segno dell'orgoglio: la brama di onori

San Basilio il Grande indica un altro segno di un uomo orgoglioso: "Come si riconosce un uomo orgoglioso? È noto dal fatto che cerca le preferenze".

Pertanto, oltre all'esaltazione, il secondo segno di orgoglio è il desiderio di onori e preferenze. Citiamo le parole del patriarca Bartolomeo: "Abbiamo la responsabilità di guidare le Chiese autocefale locali come fratello maggiore di una famiglia". Oppure "Coloro che mettono in discussione i diritti e le responsabilità del Patriarcato ecumenico, di fatto, mettono in dubbio la loro stessa esistenza e identità, la stessa struttura dell'Ortodossia".

Altrove, il capo del Fanar parla del posto che pensa di dover occupare nella Chiesa: "Voglio chiedere: non c'è un primo in ogni diocesi? Non c'è una primo in ogni parrocchia? Allora perché non dovrebbe esserci (un primo, ndc) nelle Chiese locali? Poiché c'è un primo a partire dalla struttura più piccola, che è una parrocchia, alla Chiesa locale nel suo insieme, come è possibile che le Chiese locali non abbiano il loro primo?"

Ecco le parole del metropolita Amfilochios di Adrianopoli: "C'è un'opinione secondo cui la Chiesa è guidata da Cristo. Ma in realtà la Chiesa è guidata dal Patriarca ecumenico".

Tuttavia, nella Chiesa il Primo, cioè il suo Capo, è sempre stato, è e sarà il Signore Gesù Cristo. Il disaccordo del Fanar con questa verità maiuscola indica solo la malattia che ha afflitto questa Chiesa un tempo grande.

Il terzo segno dell'orgoglio: il risentimento

All'esaltazione e al desiderio di onori, san Giovanni Crisostomo aggiunge un terzo segno dell'orgoglio – il risentimento: "L'orgoglioso è disposto a vendicarsi delle offese. L'orgoglioso non può tollerare indifferentemente gli insulti né dal superiore né dall'inferiore; e chi non tollera con calma il risentimento non può sopportare la sventura".

Ancora, in un'intervista al quotidiano greco Politis, il patriarca Bartolomeo ha affermato letteralmente quanto segue: "Siamo decisamente sconvolti dall'iniziativa di tenere un 'incontro fraterno' ad Amman". Perché un patriarca ortodosso sarebbe sconvolto per un incontro di primati delle Chiese locali? Perché non sono d'accordo con la sua decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", perché non li ha radunati lui, perché alcuni di loro si sono rifiutati di partecipare al Concilio di Creta, organizzato dal Fanar.

In generale, il patriarca Bartolomeo ha più volte lasciato intendere che la decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sia stata motivata dal rifiuto della Chiesa russa di partecipare al Concilio di Creta. Ecco solo una di queste affermazioni : "Adesso chiedono un Sinodo (per valutare la decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ndc)! Avrebbero dovuto riconoscere il Concilio panortodosso di Creta e sarebbero dovuti venire anche lì... Ma non l'hanno fatto!

Come non ricordare il ragionamento sull'orgoglio del venerabile Giovanni Cassiano il Romano: "L'orgoglio è caratterizzato dai seguenti segni: all'inizio è rumoroso nella conversazione, infastidito nel silenzio, scoppia a ridere in allegria, si arrabbia irragionevolmente nel momento del dolore, ostinato nella risposta, frivolo nel parlare; le parole sono espresse senza alcun coinvolgimento del cuore, avventatamente. L'orgoglio non ha pazienza, è estraneo all'amore, insulta arditamente ma non sopporta di essere insultato. Non è incline a obbedire se qualcosa contraddice il suo desiderio e volontà. È irremovibile nell'accettare gli ammonimenti, debole nel rinunciare la sua volontà, molto restio ad obbedire agli altri, cerca sempre di insistere sulla propria opinione ed è contrario ad altre opinioni; perciò, divenuto incapace di accogliere consigli salvifici, si affida più alla propria opinione che al giudizio degli anziani o dei padri spirituali".

L'orgoglio come malattia spirituale

Gli ortodossi si stanno ora abituando al fatto che ci sia una dichiarazione scioccante del patriarca Bartolomeo ogni mese o due. Probabilmente non vale la pena citare tutti i momenti in cui il patriarca Bartolomeo ha fatto ricorso a insulti arditi, è stato riluttante ad accettare ammonimenti, ha cercato di insistere sulla sua opinione e ha fatto affidamento sul proprio giudizio più che su quello degli anziani o dei padri spirituali. Tutte queste dichiarazioni sono state discusse con vigore nella comunità ortodossa.

È evidente che lo stato spirituale del capo della Chiesa di Costantinopoli è molto simile a quello descritto dal venerabile Giovanni Cassiano il Romano. Ma potrebbe essere diversamente? Dopotutto, avendo deciso di consegnare il Tomos agli scismatici ucraini impenitenti e poi di avere comunione con loro, il patriarca semplicemente non poteva evitare di essere infettato dalla malattia spirituale di cui soffrono tutti gli scismatici: l'orgoglio. È questa passione che impedisce a una persona di dire una semplice parola, "perdonami", è questa passione che non gli permette di ammettere i suoi errori e gli impedisce di intraprendere la via della correzione.

Se questo è vero quando si parla di un cristiano comune, allora per quanto riguarda il patriarca Bartolomeo il problema della dipendenza spirituale dall'orgoglio è solo molte volte esacerbato. Scriveva san Giovanni Cassiano che "l'orgoglio abbatte le alte mura della santità al livello dei vizi e non lascia libertà all'anima vinta. Inoltre, quanto più l'anima catturata è ricca, tanto più severamente è sottoposta al giogo della schiavitù e alla fine è completamente esposta all'orgoglio, essendo stata crudelmente saccheggiata tutta la proprietà delle sue virtù".

Osiamo dire che il patriarca Bartolomeo è un uomo preso dalla passione e, secondo san Basilio il Grande, "non può essere guarito da questa passione se non rinuncia a ogni pensiero sulla sua preferenza", soprattutto perché è un monaco, ed è sempre salvifico per un monaco e un cristiano lottare contro l'esaltazione e l'orgoglio.

Perché, come disse san Giovanni Crisostomo, "non c'è male uguale all'orgoglio", perché "trasforma un uomo in un demone, uno sfacciato, blasfemo violatore di giuramenti". Aggiungiamo: e in uno che "se ne frega" dell'unità della Chiesa di Cristo.

venerdì 12 novembre 2021

Sembra che l'Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, il nostro fratello di sangue , Ieronimos (arvanita), si stia svegliando dal suo torpore, accorgendosi, anche se in ritardo, che il capo della Chiesa Greca è lui e non Bartolomeo.

 Un verdetto offre una chiesa di Atene all'Arcidiocesi di Atene, facendo arrabbiare il patriarca Bartolomeo che rivendica la chiesa

Orthochristian.com, 11 novembre 2021

 

La Chiesa di Grecia e il Patriarcato di Costantinopoli sono impegnati da diversi anni in una disputa legale sulla chiesa di san Giorgio nella tenuta di Probona ad Atene.

Lunedì il Consiglio municipale di Atene si è pronunciato a favore dell'arcidiocesi di Atene, concedendole l'uso gratuito della chiesa per 50 anni, come riferiscono Ekathemerini e Romfea.

Il Patriarcato ha tentato di impedire al Consiglio di discutere la questione, ma i suoi sforzi si sono rivelati infruttuosi. E il patriarca Bartolomeo non ha perso tempo nell'esprimere il suo disappunto dopo aver appreso della decisione, inviando il metropolita Emmanuel di Calcedonia a fare una spiacevole visita all'arcivescovo Hieronymos di Atene.

A sua volta, l'arcivescovo ha risposto che non poteva accettare le mosse del Patriarcato per prendere possesso della chiesa, mosse che sembrano a una rapina.

La disputa sulla chiesa, che Costantinopoli vuole trasformare nella sua rappresentanza ad Atene, o addirittura in un esarcato, senza la benedizione dell'arcivescovo Hieronymos o del Sinodo greco, è stato uno dei motivi per cui l'arcivescovo di Atene non aveva partecipato alla Sinassi dei primati che era stata convocata all'inizio del 2016 per preparare il concilio di Creta di quell'estate.

Le relazioni sono parse migliorare dopo che il patriarca ha visitato Atene nel 2019 e dopo che l'arcivescovo Hieronymos ha acconsentito alle pressioni di Costantinopoli ed è entrato in comunione con gli scismatici privi di grazia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Tuttavia, si è riproposta la stessa questione spinosa.

Secondo le fonti attendibili di Ekathemerini, il patriarca Bartolomeo potrebbe persino cancellare il suo viaggio programmato ad Atene alla fine di questo mese in onore del suo trentesimo anniversario come patriarca.

Oltre alla sua invasione anticanonica dell'Ucraina, Costantinopoli ha anche registrato legalmente il proprio monastero/associazione nella Repubblica Ceca nel 2019 senza la conoscenza o la benedizione del Santo Sinodo ceco-slovacco. Il Patriarcato ha minacciato sua Eminenza l'arcivescovo Michal di Praga per aver resistito a questa invasione.

mercoledì 10 novembre 2021

Continuiamo a raccontare ai veri cristiani ortodossi, le porcate degli scismatici ucraini, foraggiati dal fanariota Bartolomeo, contro la vera Chiesa Ortodossa Canonica Ukraina.

 Vescovo Viktor: il patriarca Bartolomeo ha riservato personalmente a se stesso tutte le questioni sull'Ucraina

Intervista esclusiva di Peggy Dokou per News-Politics, 7 novembre 2021

 

In merito al "Festival della fede e della parola" che si è svolto a Mosca lo scorso ottobre, il vescovo ucraino Viktor (al secolo Vladimir Dmitrievich Kortsaba) parla al nostro sito di notizie sugli ultimi eventi.

Vostra Grazia, recentemente si è tenuto a Mosca il "Festival della fede e della parola", dove le azioni del Fanar in Ucraina sono state discusse da una tavola rotonda di chierici, giornalisti ecc. Lei è intervenuto con una dichiarazione e vorrei il suo commento. Il patriarca di Costantinopoli vorrà mai discutere dei problemi in Ucraina, secondo lei?

Apparentemente, il patriarca Bartolomeo ha riservato personalmente tutte le questioni sull'Ucraina a se stesso. Non vede e non vuole vedere che stiamo affrontando problemi in ambito religioso nel nostro paese. Il capo del Patriarcato di Costantinopoli vive in un mondo irreale o, più precisamente, in un mondo immaginario in relazione all'Ucraina. È sicuro che concedendo il Tomos alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ha messo a tacere la faccenda con un tratto di penna. In effetti, il capo del Fanar non solo non è riuscito a risolvere nemmeno una minima parte dei problemi, ma ne ha anche provocati di nuovi. Inoltre, li ha provocati in quasi tutte le Chiese locali, compreso il Patriarcato di Costantinopoli.

Faccio un esempio specifico. Come è noto, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è apparsa dopo la fusione di due organizzazioni scismatiche: il "patriarcato di Kiev" e la "Chiesa ortodossa autocefala ucraina" (non prendiamo in considerazione due vescovi della Chiesa ortodossa ucraina che si sono uniti agli scismatici). Il capo del "patriarcato di Kiev", Filaret Denisenko, si è dimesso da "patriarca" ma era fiducioso che avrebbe guidato (come "patriarca onorario") la "chiesa" creata dal Fanar. Ecco perché durante il cosiddetto "concilio d'unificazione" ha acconsentito all'abolizione del "patriarcato di Kiev". Tuttavia, si è reso presto conto che non avrebbe ricevuto alcun potere reale nella nuova struttura. Per questo Filaret Denisenko ha annunciato il suo ritiro dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il ripristino del "patriarcato di Kiev". Quasi dai primi giorni della sua partenza dalla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Denisenko ha iniziato a "ordinare" vescovi per la sua nuova/vecchia struttura. Attualmente, ci sono più di dieci "vescovi" nel suo staff che non sono legati alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Tuttavia, la dirigenza della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" considera ancora Filaret il suo "patriarca onorario", allo stesso tempo non riconoscendo le sue "ordinazioni" e credendo che tutti i "vescovi", "ordinati" da Filaret, siano scismatici che privi di dignità sacerdotale. In particolare, la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" fa riferimento ai canoni, secondo i quali Denisenko non ha il diritto di "ordinare" nuovi "vescovi" senza la decisione e la "benedizione" del sinodo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". E la cosa più interessante è che i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" o non capiscono o fingono di non capire che allo stesso modo qualche decennio fa nessuna Chiesa riconosceva le "ordinazioni" di Filaret, compiute nei confronti di coloro che ora sono "vescovi" della... "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Pertanto, non riconoscendo la "dignità episcopale" di coloro che Denisenko ha fatto oggi "vescovi", i capi della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" ammettono chiaramente che anche le loro stesse "ordinazioni" di eri sono invalide.

Andiamo avanti. Sia il sinodo che il capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", Epifanij Dumenko, considerano Filaret un loro "vescovo". La "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" emette decreti, prende alcune decisioni in relazione a lui e sottolinea costantemente che Denisenko è un "vescovo" nella struttura della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", anche se "in autoisolamento". Allo stesso tempo, Filaret ha detto personalmente più volte di non avere nulla a che fare con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Perché non c'è risposta dal Patriarcato ecumenico a tutto quanto sopra?

Inoltre, Denisenko non solo dice che non è con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma fa di tutto per renderlo chiaro perfino alle persone meno informate. Giudicate voi stessi: Filaret ricrea il "patriarcato di Kiev", si dichiara un "patriarca" che "non dipende da Mosca né dal Fanar", "ordina" una dozzina di "vescovi", e crea il proprio sinodo. Cos'altro deve fare perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il Fanar capiscano che è uno scismatico, come lo è sempre stato? Cos'altro deve fare perché la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" e il Patriarcato di Costantinopoli capiscano che Filaret è un uomo che nulla ha a che fare con la nuova “chiesa” creata in virtù del Tomos? Dopotutto, se pensiamo dal punto di vista canonico, a cui fanno costantemente appello i fanarioti, Denisenko, se è ancora un "vescovo" della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", doveva essere stato a lungo sospeso dal "ministero" e scomunicato dalla comunione eucaristica. Tuttavia, finora questo non è successo. Come mai?

Perché in questo caso dovranno riconoscere che la Chiesa russa, che un tempo ha scomunicato Filaret, aveva ragione, e che la concessione del loro Tomos non è stata canonica. Dopotutto, se gli scismatici ucraini fossero stati ricevuti in comunione con la Chiesa come prescritto dai canoni, vale a dire, attraverso il pentimento, allora la situazione attuale di Filaret in particolare o dello scisma ucraino in generale non esisterebbe. Invece, il Fanar si è creato un problema e non prova nemmeno a risolverlo.

Inoltre, ha causato problemi ad altre Chiese locali. Infatti poche settimane fa Denisenko ha accettato un gruppo scismatico della Chiesa greca del Vecchio Calendario nel "patriarcato di Kiev". Questa è un'intera diocesi, il cui capo è una figura ben nota dello scisma greco – il "metropolita" Auxentios, che per lungo tempo ha guidato questa struttura. A questo proposito sorge la domanda: se Filaret fa parte della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", allora ne fanno parte anche gli scismatici greci, perché sono stati ricevuti in comunione con la Chiesa da un "vescovo" completamente "canonico", dal punto di vista sia della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" che del Fanar. Sono stati ammessi senza riguardo ai canoni della Chiesa, senza consultare l'arcivescovo Hieronymos di Grecia, e hanno aperto così una certa pista per altri scismatici. Per esempio, per gli scismatici della Macedonia o del Montenegro. Dopotutto, questi e altri gruppi separatisti possono "entrare" nella Chiesa attraverso Denisenko. Ciò significa che altre Chiese locali dovranno affrontare sfide enormi, poiché nei loro territori canonici si stanno creando strutture "ecclesiastiche" parallele.

Se Filaret non è un vescovo canonico, come lo è per la maggior parte del mondo ortodosso, allora l'ammissione di scismatici greci nel "patriarcato di Kiev" non significa nulla per la Chiesa. In altre parole, alcuni scismatici si sono uniti ad altri. Perché allora il Fanar chiude un occhio sulle azioni di Filaret, considerandolo un vescovo canonico? Sembra che il Patriarca di Costantinopoli viva in un mondo irreale. Inoltre, non vede le azioni dei suoi "figli" nei confronti dei credenti della Chiesa ortodossa ucraina. Dopotutto, ci sono molti video che testimoniano il pestaggio dei nostri fedeli da parte degli aderenti alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", un numero enorme di casi criminali, centinaia e migliaia di altri fatti che indicano la condotta ostile e anticristiana di coloro che il patriarca Bartolomeo ha ammesso alla Chiesa attraverso il Tomos. Come non vedere tutto questo?

A questa domanda, come detto sopra, si può rispondere in due modi: o non vuole vedere nulla oppure vede solo ciò che gli viene mostrato, cioè vive con una percezione distorta della realtà. Tuttavia, durante la sua visita in Ucraina il patriarca Bartolomeo ha avuto una buona occasione per provare davvero a fare il punto della situazione: incontrare non solo i rappresentanti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", ma anche i credenti della Chiesa ortodossa ucraina. I nostri fedeli lo hanno aspettato ogni giorno durante il suo soggiorno a Kiev. Quindi, se il patriarca fosse una persona che ha a cuore il benessere della Chiesa, avrebbe sicuramente incontrato i cristiani ortodossi del nostro paese, che rappresentano la più grande denominazione in Ucraina. Ma non ha voluto... Penso che non volesse farlo proprio perché aveva chiuso la questione e gli occhi su quello che sta succedendo nel nostro paese.

Pertanto, sembra che al momento un dialogo con il patriarca Bartolomeo sui "problemi ucraini" sia semplicemente impossibile. Inoltre, tanto più lontana è anche la prospettiva di questo dialogo. In questo senso basti ricordare le parole del patriarca, che ha affermato che "se ne frega" di essere espulso dai dittici della Chiesa ortodossa russa. Eppure, se si parla della Chiesa, della sua unità, senza contare che ogni vescovo è un modello per il gregge, allora le parole del patriarca Bartolomeo sono uno shock, dal quale è difficile riprendersi. Cosa può significare? Come si può affermare la supremazia e il primato della Chiesa? Dopotutto, se una persona non controlla ciò che dice, è un'indicazione che non perde la pazienza, ma l'autorità, il rispetto, ecc. E, cosa molto importante, tale vocabolario può essere utilizzato solo da chi sa e sente di aver perso. Il patriarca Bartolomeo sa di aver perso, ma non lo riconoscerà mai. Noi vogliamo un dialogo con lui, ma lui non vuole dialogare con noi, purtroppo.

Quest'anno, ad agosto, il patriarca di Costantinopoli ha visitato Kiev. Quali sono stati i risultati di questa visita?

Come affermato in precedenza, siamo sconvolti dal fatto che il patriarca Bartolomeo non abbia potuto o non abbia voluto conoscere il quadro reale degli sviluppi in Ucraina. Ha lasciato il nostro Paese con la ferma convinzione che qui tutto va bene, e che la sua decisione di riconoscere la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" è stata quella giusta. Ciò significa che in termini religiosi, nel migliore dei casi non cambierà nulla per noi, o nel peggiore dei casi la Chiesa ortodossa ucraina dovrà affrontare momenti più difficili. Tanto più numerosi sono gli esempi in cui il governo, che all'inizio del suo governo aveva assunto una posizione del tutto neutrale sulle questioni ecclesiali ed ecclesiastiche, è sempre più solidale con la "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Finora, gli eventi si verificano principalmente a livello regionale, ma l'equilibrio è comunque sbilanciato a favore della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina".

Inoltre, durante la visita del patriarca Bartolomeo e in seguito, siamo stati ancora una volta convinti che il Fanar sia riluttante a risolvere canonicamente la "questione ucraina". La narrazione del patriarca e dei rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli che "vi abbiamo dato cristianesimo e civiltà" o che i vescovi della Chiesa ortodossa ucraina dovrebbero tacere nonostante l'iniquità del Fanar in realtà indica solo una cosa: la riluttanza del Patriarcato di Costantinopoli ad ammettere il proprio errore e a cercare di risolverlo in modo convenzionale per la Chiesa.

Pertanto, la visita del Patriarca Bartolomeo avrà un impatto negativo su di lui personalmente, così come sulla Chiesa ortodossa ucraina e sulla maggioranza delle Chiese ortodosse locali.

Descriva ai nostri lettori la situazione attuale delle chiese e dei credenti in Ucraina. Sono in corso attacchi alle chiese e atti di violenza contro i fedeli e i sacerdoti della Chiesa ortodossa ucraina?

Come ho già detto, la situazione sul campo e in alcune regioni resta piuttosto difficile. Per esempio, i membri del "Settore destro" hanno partecipato al sequestro di quasi 50 luoghi di culto della Chiesa ortodossa ucraina, come ha detto Vasily Labaychuk, uno dei leader dei radicali, in un video pubblicato sul suo canale youtube. Ha chiamato le azioni dei nazionalisti radicali "assistenza per la transizione alla chiesa ucraina", cioè alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ha anche affermato (un mese dopo la visita del patriarca Bartolomeo in Ucraina) che "è tempo di lanciare più attacchi alla Chiesa di Mosca".

Le sue parole sono suonate all'unisono con la dichiarazione del capo della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" Epifanij Dumenko, che ha annunciato una "ondata di transizioni su larga scala" alla "Chiesa ortodossa dell'Ucraina". Ed ecco il risultato di tali dichiarazioni: il 14 ottobre, nella festa della santa Protezione della Madre di Dio, i sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno preso d'assalto la chiesa della santa protezione della diocesi di Tulchyn della Chiesa ortodossa ucraina nel villaggio di Novozhyvotiv, nella regione di Vinnitsa.

Il 13 ottobre 2021, gli attivisti della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" hanno tagliato le serrature alle porte della chiesa di Naviz per entrare nei locali. Il 15 ottobre 2021, nel villaggio di Chudnytsia, nella regione di Rivne, la comunità della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina", i cui rappresentanti hanno sequestrato il luogo di culto della Chiesa ortodossa ucraina, ha bloccato l'accesso alla chiesa temporanea della comunità della Chiesa canonica. Ciò significa che i nostri credenti non solo sono privati di un luogo di culto, ma non possono pregare nemmeno nella chiesa temporanea che si sono costruiti. Mi sembra che anche questo caso da solo basti per capire che i seguaci della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" sono infastiditi dalle preghiere dei fedeli della Chiesa ortodossa ucraina. Allora in che modo quelle persone, a cui il patriarca Bartolomeo ha donato il Tomos, sono legate alla Chiesa di Cristo?

La prego di notare che tutti i fatti di cui sopra sugli attacchi alle chiese ortodosse sono stati commessi in un periodo di tempo molto breve: 2-3 giorni. In altre parole, l'animosità dei sostenitori della "Chiesa ortodossa dell'Ucraina" contro i credenti della Chiesa ortodossa ucraina è così enorme che si registrano quasi tutti i giorni casi simili al suddetto. Allo stesso tempo, non teniamo conto di episodi "minori", in cui i nostri fedeli vengono apertamente umiliati, insultati e persino picchiati solo perché sono affiliati alla Chiesa di Cristo.

Naturalmente, vorrei che il patriarca Bartolomeo potesse non solo essere attento all'ambiente, ma anche consapevole dei problemi delle persone viventi. Non di meno vorrei che il patriarca Bartolomeo potesse dialogare non solo con i cattolici, ma anche in primis con i suoi fratelli ortodossi. Altrimenti potrebbe passare alla storia non come il "patriarca verde", ma come l'uomo che ha lacerato la tunica di Cristo.

venerdì 5 novembre 2021

Dal sito di Padre Ambrogio di Torino

Sullo scisma africano

dal blog del sito Orthodox England, 1 novembre 2021

  Un ringraziamento al nostro vecchio amico, padre Georgij Maksimov

Quasi due anni dopo che il Patriarcato di Alessandria è stato intimidito e corrotto affinché riconoscesse il gruppo scismatico di Epifanij Dumenko in Ucraina, sponsorizzato dai fanarioti, a settembre il Sinodo della Chiesa ortodossa russa ha deciso di agire. Esaminerà la possibilità di aprire un esarcato per l'Africa.

Questa decisione è arrivata, non perché la Chiesa russa avesse mai cercato giurisdizione in Africa, ma perché aveva ricevuto decine di richieste da chierici africani, desiderosi di lasciare il patriarcato scismatico di Alessandria. Alcuni sono ancora sorpresi da questo e dubitano che la Chiesa russa abbia il diritto di aprire un esarcato africano. Sicuramente, dicono, l'Africa è il territorio canonico del Patriarcato di Alessandria? In ogni caso, obiettano, come può la Chiesa russa accettare chierici africani senza lettere dimissoriali dei loro vescovi?

Innanzitutto, secondo il Canone 6 del primo Concilio ecumenico e il Canone 2 del secondo Concilio ecumenico, Alessandria ha giurisdizione solo su Egitto, Etiopia e Libia. E in effetti, tale giiurisdizione è rimasta così fino al 1926, quando il deplorevole massone, il patriarca Meletios (Metaxakis), cacciato da Costantinopoli, ha cambiato il titolo del suo patriarcato e ha rivendicato per esso "tutta l'Africa". Questo fatto è evidente dalla storia, poiché sappiamo che esistevano altre Chiese locali in Africa, in particolare la Chiesa di lingua latina a Cartagine e nell'Africa nord-occidentale (san Cipriano e il beato Agostino il berbero). La decisione unilaterale del 1926 non fu mai ratificata da nessun'altra Chiesa ortodossa in maniera conciliare, e anzi fu accettata da Costantinopoli solo negli anni '70 in un compromesso diplomatico.

Già il 26 dicembre 2019, in vista dello scisma alessandrino, la Chiesa ortodossa russa aveva deciso di sottrarre alla giurisdizione di Alessandria tutte le parrocchie russe "del continente africano", compresa quella del Cairo, in Egitto, e trasformarle in stavropigie sotto la Chiesa russa. Pertanto, si può anche dire che due anni fa la Chiesa russa ha aperto parrocchie in Africa. Quindi, quando decine di preti e parrocchie di africani neri, e non russi, hanno chiesto di aderirvi, sottraendosi così allo scisma, perché la Chiesa russa li ha rifiutati per due lunghi anni? Perché è razzista? Ovviamente no. Tuttavia, c'era esitazione sulla questione delle lettere dimissoriali. Come tutti sanno, i chierici non possono unirsi a un'altra Chiesa locale senza tali lettere.

Qui naturalmente, come sappiamo molto bene oggi in Inghilterra, c'è la questione di uno scisma episcopale. I Padri della Chiesa affermano che la salvezza è impossibile in una situazione di scisma. Anche nel XX secolo, sant'Ilarione (Trojtskij) ha scritto che cadere in scisma, eresia o una setta è la morte spirituale. [1] Come ben sappiamo oggi nella nostra piccola isola. E il Canone 2 del Concilio di Antiochia afferma che non dobbiamo avere concorso con chi è in scisma e che se lo facciamo, noi stessi saremo contaminati dal loro scisma. Come dice san Giovanni Crisostomo con le sue note parole: "Creare una divisione nella Chiesa non è un male minore che cadere nell'eresia: il peccato dello scisma non è lavato nemmeno dal sangue del martirio". [2]

Infatti, il Canone 6 del secondo Concilio ecumenico traccia un parallelo tra eretici e scismatici. In questa situazione, come può la Chiesa russa abbandonare chi non vuole rimanere nello scisma? Sì, la diplomazia esiste, ma c'è anche la questione di principio della verità canonica, dogmatica e pastorale. E poiché nessun vescovo del Patriarcato di Alessandria ha avuto il coraggio di opporsi al patriarca Theodoros e di pentirsi, cos'altro può fare la Chiesa russa se non ricevere questi poveri sacerdoti e fedeli nella sua giurisdizione?

Note

[1] Sant'Ilarione (Trojtskij), https://azbyka.ru/otechnik/Ilarion_Troitskij/o-zhizni-v-tserkvi-io-zhizni-tserkovnoj/

[2] San Giovanni Crisostomo, https://bible-teka.com/zlatoust/56/