martedì 31 marzo 2009

INVITO


Chiesa Ortodossa
Patriarcato di Mosca
Missione
“Santa Caterina Megalomartire”

ACQUAFORMOSA
(Via Garibaldi, 64)

Padre Giovanni Capparelli
Tel.: 3280140556

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Quinta Domenica di Quaresima
“Santa Maria Egiziaca”

Cari Fedeli: come concordato, Vi ricordo che la prossima Divina Liturgia ad Acquaformosa in via Garibaldi,64, sarà celebrata Domenica 05 Aprile 2009 con inizio alle ore 10.00.
Il Signore nostro Gesù Cristo Vi benedica e la Santa Vergine Maria ci protegga tutti sotto il suo manto.
In Cristo

sabato 28 marzo 2009

QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA


QUARTA DOMENICA DEI DIGIUNI

Domenica di san Giovanni Climaco

Meglio integrate nella Quaresima sono le commemorazioni di san Giovanni Climaco, la quarta domenica, e di santa Maria Egiziaca, la quinta domenica. In questi due santi la Chiesa vede gli araldi e i testimoni massimi dell'ascetismo cristiano: san Giovanni è colui che ha espresso i principi dell'ascetismo nei suoi scritti, santa Maria nella sua vita. La loro commemorazione durante la seconda metà della Quaresima mira evidentemente a incoraggiare e ispirare i credenti impegnati nella lotta mediante lo sforzo spirituale quaresimale. Poiché, però, l'ascetismo è da praticare e non soltanto da commemorare, la commemorazione di questi due santi è in vista del nostro sforzo personale di Quaresima. Consideriamolo come una indicazione generale di quanto la Chiesa desidera che noi facciamo durante la Quaresima: sforzarci di arricchire spiritualmente e intellettualmente il nostro mondo interiore, leggere e meditare su quelle cose che maggiormente ci possono aiutare a ritrovare il nostro mondo interiore e la sua gioia. Di questa gioia, della vera vocazione dell'uomo, quella che si realizza al di dentro e non al di fuori, il "mondo moderno" non ci dà oggi neppure la più pallida idea; eppure, senza questa gioia, senza la comprensione della Quaresima come un viaggio nelle profondità della nostra umanità, la Quaresima perde tutto il suo significato.

Noi non viviamo in una società ortodossa e perciò non è possibile creare un "clima" di Quaresima a livello sociale. Quaresima o non Quaresima, il mondo che ci circonda e di cui siamo parte integrante non cambia. Di conseguenza, questa situazione esige da noi un nuovo sforzo di ripensare il rapporto religioso che esiste necessariamente fra l'esterno e l'interno. Il dramma spirituale del secolarismo è che esso ci conduce a un'autentica "schizofrenia" religiosa, che divide la nostra vita in due parti: la parte religiosa e la parte secolare, tra loro sempre meno interdipendenti. Bisogna quindi fare uno sforzo spirituale per trasportare i costumi e i richiami ereditati dalla tradizione, che costituiscono i mezzi del nostro sforzo quaresimale. Si potrebbe prendere in considerazione questo sforzo sotto un duplice punto di vista: anzitutto quello della vita familiare, poi quello della vita extra-familiare. Nella concezione ortodossa, la casa e la famiglia costituiscono l'ambito primo e più importante della vita cristiana, il luogo della applicazione dei principi cristiani all'esistenza quotidiana. È certamente la casa, sono lo stile e lo spirito della vita di famiglia, e non la scuola e neppure la chiesa, che modellano la nostra fondamentale visione del mondo, che formano in noi quell'orientamento di fondo di cui possiamo non essere neppure coscienti per lungo tempo, ma che, in definitiva, diventeranno un fattore decisivo. Senza dubbio, tutti saranno d'accordo nel riconoscere che lo stile della vita di famiglia è stato radicalmente trasformato dalla radio e dalla televisione. Oggi questi mass-media permeano l'intera nostra vita. Non c'è bisogno di "andar fuori" per "essere fuori"! Il mondo intero è in permanenza qui, alla mia portata. E, a poco a poco, l'esperienza elementare di vivere in un mondo interiore, l'esperienza della bellezza di tale "interiorità" scompaiono semplicemente dalla nostra cultura moderna. Se non è la televisione, è la musica. La musica ha cessato di essere qualcosa che si ascolta; essa sta diventando una specie di sottofondo per ogni momento. Di fatto, questo bisogno continuo di musica rivela l'incapacità dell'uomo moderno di godere del silenzio, di intenderlo non come qualcosa di negativo, come una pura assenza, bensì proprio come una presenza, come la condizione di ogni vera presenza.

Se il cristiano di una volta viveva per gran parte del suo tempo in un mondo silenzioso che gli dava ampia possibilità di concentrazione e di vita interiore, il cristiano di oggi deve fare uno sforzo particolare per recuperare questa dimensione essenziale del silenzio, che sola può metterci in contatto con le realtà superiori. Il problema della radio e della televisione durante la Quaresima non è perciò un problema marginale; sotto molti aspetti, è anzi una questione di vita o di morte spirituale. Dobbiamo renderci conto che è impossibile dividere la nostra vita fra la "radiosa tristezza" della Quaresima e "l'ultima novità" televisiva. Queste due esperienze sono incompatibili, e una delle due alla fine uccide l'altra. Ed è molto probabile, a meno di uno sforzo particolare, che "l'ultima novità" abbia maggiori possibilità di prevalere nei confronti della "radiosa tristezza" che non viceversa. Una prima "pratica" da suggerire, quindi, è quella di ridurre drasticamente l'uso della radio e della televisione durante la Quaresima. Non osiamo sperare a questo punto un digiuno "totale", ma solamente un digiuno "ascetico" che, come sappiamo, significa innanzitutto un cambiamento e una riduzione della dieta. Non vi è nulla di male, ad esempio, se si continua a seguire le notizie e se si scelgono programmi seri e interessanti, che possono dare un arricchimento intellettuale o spirituale. Ciò che deve cessare durante la Quaresima è "l'abbandonarsi" alla televisione; questo atteggiamento trasforma l'uomo in un vegetale in poltrona, incollato allo schermo e passivamente ricettivo di quanto gli viene propinato.

Il silenzio creato dall'assenza dei rumori del mondo diffusi dai mass-media dev'essere riempito con qualcosa di positivo. Se la preghiera nutre la nostra anima, anche il nostro intelletto ha bisogno di nutrimento, perché è proprio l'intelletto dell'uomo che viene oggi distrutto dal martellamento incessante della televisione, della radio, dei giornali, delle riviste, ecc... Oltre allo sforzo puramente spirituale, occorre allora anche uno sforzo intellettuale. Non è necessario che i libri da leggere in questo periodo siano tutti libri religiosi, non tutti sono chiamati ad essere teologi. Eppure quanta "teologia" implicita si nasconde in certi capolavori della letteratura! E tutto ciò che arricchisce il nostro intelletto, tutto ciò che è frutto dell'autentica creatività umana, è benedetto dalla Chiesa, e, se ben usato, acquista un valore spirituale.

In secondo luogo, la Quaresima è un tempo propizio per misurare il carattere incredibilmente superficiale dei nostri rapporti con gli uomini, con le cose e con il lavoro. Quaresima è il tempo della ricerca del significato: il significato del mio rapporto con gli altri ; il significato dell'amicizia; il significato della mia responsabilità. Non c'è lavoro, non c'è vocazione che non possano essere "trasformati", sia pure in parte, in termini non di maggior efficienza o di migliore organizzazione, ma di quelli di valore umano. È di nuovo uno sforzo di "interiorizzazione" di tutte le nostre relazioni che ci viene richiesto qui, poiché siamo esseri liberi, diventati (molto spesso senza saperlo) prigionieri di sistemi che progressivamente disumanizzano il mondo. E se la nostra fede ha qualche significato, deve essere in rapporto con la vita in tutta la sua complessità. Migliaia di persone pensano che i cambiamenti necessari vengono solo dall'esterno, dalle rivoluzioni e dal mutamento delle condizioni esteriori. Tocca a noi cristiani dimostrare che, in realtà, ogni cosa viene dall'interno, dalla fede e dalla vita in accordo con la fede. Quando la Chiesa penetrò nel mondo greco-romano, non denunciò la schiavitù, non chiamò alla rivoluzione furono la sua fede, la sua nuova visione dell'uomo e della vita a rendere progressivamente impossibile la schiavitù. Un solo "santo" – e santo significa qui molto semplicemente un uomo che prende sul serio la sua fede a ogni istante – farà di più per cambiare il mondo che mille programmi scritti a tavolino. Il santo è l'unico vero rivoluzionario in questo mondo.

Infine, la Quaresima è il tempo in cui dobbiamo controllare il nostro parlare. Il nostro mondo è incredibilmente "verboso" e noi siamo costantemente sommersi da parole che hanno perso il loro significato e, quindi, la loro forza. Il cristianesimo rivela la sacralità della parola, vero dono fatto da Dio all'uomo. È per questa ragione che il nostro parlare è dotato di un potere tremendo, sia positivo che negativo, ed è per questa ragione che saremo giudicati sulle nostre parole: "Ma io vi dico che di ogni parola infondata gli uomini renderanno conto nel giorno del giudizio; poiché in base alle tue parole sarai giustificato e in base alle tue parole sarai condannato" (Matteo 12, 36-37). Controllare il proprio parlare vuol dire recuperarne la serietà e la sacralità, vuol dire comprendere che talvolta una battuta "innocente" da noi pronunciata senza neppure riflettere può avere effetti disastrosi, può essere "l'ultima goccia" che getta un uomo nel fondo della disperazione e della distruzione. Ma la parola può anche essere una testimonianza. Una conversazione fortuita avuta con una collega di lavoro può trasmettere una visione della vita o un atteggiamento verso gli altri o verso il lavoro di più che non una bella predica. Questa conversazione può gettare il seme di una domanda, di un possibile approccio diverso alla vita, del desiderio di conoscere di più. Non abbiamo neppure l'idea fino a qual punto, di fatto, noi c'influenziamo costantemente a vicenda con le nostre parole, con la "tonalità" stessa della nostra personalità. E, in definitiva, gli uomini vengono convertiti a Dio non perché qualcuno è stato in grado di fornire spiegazioni brillanti, ma perché essi hanno visto in lui quella luce, quella gioia, quella profondità, quella serietà e quell'amore che, soli, rivelano la presenza e la potenza di Dio nel mondo.

Se dunque la Quaresima è per l'uomo la riscoperta della propria fede, essa è per lui anche la riscoperta della vita, del suo significato divino, della sua profondità sacra. È astenendoci dal cibo che noi riscopriamo la sua dolcezza e reimpariamo a riceverlo da Dio con gioia e gratitudine. È astenendoci dalla musica e dal divertimento, dalle conversazioni e dagli incontri superficiali che noi riscopriamo il valore ultimo delle relazioni umane, del lavoro dell'uomo, della sua arte. E noi riscopriamo tutto questo per il semplice motivo che riscopriamo Dio stesso, che ritorniamo a Lui e, in Lui, a tutto ciò che Egli ci ha dato nel suo infinito amore e nella sua misericordia. E, perciò, la notte di Pasqua cantiamo: "Oggi tutte le cose sono riempite di luce: il cielo la terra e gli inferi. Tutta la creazione celebra la risurrezione di Cristo; il lui è il suo fondamento". Non deluderci in questa nostra speranza, o Amico degli uomini!


da A. Schmemann, Great Lent, St. Vladimir's Seminary Press 1974


www.tradizione.oodegr.com

venerdì 27 marzo 2009

Non voglio entrare in merito, ma solo per 'cronaca ortodossa'. Giudicate voi!!! Tratto da: Mandanici.net

Monastero SS.Annunziata.
Intervista a padre Nilos Vatopedinos

Dopo lunghi mesi di assenza abbiamo incontrato, tra una quarantina di pellegrini ortodossi giunti a Mandanici per partecipare alla liturgia della festività della Annunciazione, padre Nilos Vatopedinos. I fedeli ortodossi di Sicilia hanno celebrato la liturgia alla presenza,per la prima volta a Mandanici, di padre Apollinare, primo sacerdote del patriarcato di Mosca in Sicilia, e del primo parroco rumeno destinato a Messina appena ordinato a Roma. L’occasione ci è sembrata interessante per chiedere al diretto interessato fonte di tante polemiche padre Nilos cosa ne pensa del futuro del nostro monastero. Non si è fatto pregare più di tanto è ci ha rilasciato la seguente dichiarazione fiume:
”Contrariamente a quanto purtroppo ha scritto il Metropolita greco ortodosso d’Italia e Malta Gennadios io non ho lasciato il monastero di Mandanici ad agosto senza il permesso canonico. Benché il Prelato mi abbia esautorato il primo maggio 2008 da qualsiasi incarico pastorale in Calabria e in Sicilia per motivi che non posso adesso esplicitare per rispetto alla madre chiesa, ho continuato ad occuparmi del monastero di Mandanici fino a ottobre 2008 allorché le malferme condizioni di salute non hanno più permesso né a me né all’anziano padre Dimitri a risiedere nell’umido monastero che il Metropolita mi aveva riaffidato. Purtroppo sono due anni che il Metropolita pur venendo in Sicilia non è passato da Mandanici per rendersi conto personalmente dei reali problemi. Del resto sono stato per oltre dieci anni Vicario in Sicilia ed ho tutto organizzato con la sua benedizione né mai mi sono rifiutato di rendere conto di attività o di spese (in genere affrontate con fondi personali senza aiuto alcuno dell’Arcidiocesi ortodossa di Venezia).In tutti questi anni non ho mai ricevuto richieste scritte di rendiconti e del mio operato in genere. In questa situazione di disagio la mia speranza è che S.S. il Patriarca Bartolomeo I, il quale ha benedetto il 22 marzo del 2001 il monastero, possa intervenire autorevolmente ponendo lo storico monastero di Mandanici sotto la Sua diretta dipendenza. Il Patriarcato di Costantinopoli ha tutto il prestigio per ristabilire, dopo mille anni,i rapporti con la Sicilia, e quindi la gestione del monastero, come centro spirituale, culturale e sociale, inviando i monaci e garantendo la vitalità e tutto il prestigio che il monastero merita. Se poi nell’attuale momento questo non è possibile,credo che i vari patriarcati ortodossi presenti in Sicilia possano essere contattati dall’amministrazione comunale per non abbandonare le prospettive iniziali legate all’assegnazione del monastero alla chiesa ortodossa. Rispetto a dieci anni fa adesso vari paesi ortodossi sono membri della comunità europea e non pochi sono i loro cittadini residenti nel nostro territorio. Se malauguratamente si procedesse alla revoca dell’assegnazione da parte del Comune,la crescente presenza di ortodossi in Sicilia imporrà la necessità di un altro centro facendo perdere al Comune di Mandanici, che aveva aderito con entusiasmo all’iniziativa, la possibilità di centro internazionale in Sicilia che può essere assicurato tanto dal patriarcato di Costantinopoli quanto eventualmente da quello di altri patriarcati. Questo mio sfogo è rivolto ai mandanicesi nei confronti dei quali nutro una profonda stima invitandoli a riflettere consapevole che ogni difficoltà potrà essere superata con l’impegno diretto del Patriarca”.
Terminato il suo sfogo padre Nilos ci ha raccontato di due pellegrini di Patrasso in Grecia che l’anno scorso sono venuti in preghiera nel monastero dell’Annunciazione di Mandanici perché la Madonna esaudisse il loro forte desiderio di avere dei figli a lungo e invano desiderati. Ritornati nella loro Patrasso Stefano e Spiritata ( questi i loro nomi) hanno avuto fatto il miracolo con la nascita di Costantina. Ogni anno hanno promesso di venire a Mandanici per ringraziare la Madonna per il voto esaudito. Oggi erano presenti alla liturgia. Sull’argomento ci ritorneremo sicuramente il prossimo anno o se i miracolati in questione ci vogliono contattare prima per maggiori dettagli ne saremo felici.
Nel frattempo che padre Nilos cerca di rabberciare alla meno peggio la barca che affonda il gruppo di opposizione consiliare il 28 marzo terrà nel museo etno-antropologico di contrada SS.Salvatore un pubblico dibattito sull’argomento con la presentazione delle firme raccolte per la revoca della concessione del monastero sine ira et studio.

N.D.R.: Dopo il Monastero di Bivongi che dal Patriarcato di Costantinopoli è passato al Patriarcato di Romania, sembra che anche il Monastero di Mandanici debba fare la stessa fine, cioè passare ad altra Giurisdizione ecclesiastica. Questo si evince da dichiarazioni ed articoli riportati sia sul sito del Comune di Mandanici, che dal sito di Bivongi. Personalmente non ho nessuna intenzione di entrare in merito alle facende di altre Giurisdizioni ortodosse, però visto che è opportuno che ognuno attraverso "carta canta" sia aggiornato alle vicisitudini delle problematiche che noi ortodossi non riusciamo a portare a termine e mantenere, ognuno si faccia un esame di coscienza, ad iniziare da me, e nel suo intimo, senza alzare la voce, pensi a non giudicare e pregare affinchè la Fede che professiamo sia di unione e non viceversa.
P. Giovanni

giovedì 26 marzo 2009

Washington: incontro tra Mons. Dimitrios, arcivescovo d’America, e la Signora Hilary Clinton.

Il segretario di Stato agli affari esteri degli Stati Uniti, Hilary Clinton, ha avuto un colloquio di cinquanta minuti con l’arcivescovo d’America (Patriarcato di Costantinopoli), Mons. Dimitrios, presso il Dipartimento di Stato, nel corso del quale sono stati dibattuti la sorprendente interdizione persistente la scuola di teologia di Halki, il problema cipriota e la demonizzazione dell’”antica repubblica jugoslava di Macedonia”. “ L’incontro è stato cordiale e si è svolto in un clima di franchezza. Noi partiamo con la speranza che le nostre posizioni saranno sicuramente prese in considerazione”, ha dichiarato l’arcivescovo nel lasciare il ministero.
Recentemente alcuni membri della comunità elleno-americana hanno inviato una lettera al presidente Obama e al vice presidente Biden, in cui hanno consigliato a non utilizzare il metodo di Bush concernente il problema cipriota, che è contrario alle posizioni vantate dalla nuova amministrazione americana.

Tradotto dal francese da P. Giovanni

Patriarca Kyrill: la Chiesa ortodossa russa difenderà sempre gli ortodossi del Kossovo.

In una lettera al patriarca Paolo di Serbia, il primate della Chiesa ortodossa russa riafferma la sua intenzione a difendere gli ortodossi del Kossovo: “In avvenire, la Chiesa russa utilizzerà tutti i mezzi per far sentire la sua voce in difesa della verità di Dio, in difesa dei nostri fratelli e sorelle ortodossi che vivono nel Kossovo, una regione della Serbia, e di quelli che sono stati esiliati, a difesa di tutte le vittime della violenza e dell’ingiustizia”.
Il patriarca Kyrill ricorda che nel corso di questi anni passati, il patriarcato di Mosca “ha espresso a più riprese il suo sostegno alla Chiesa sorella di Serbia nella soluzione della crisi attuale”. “Le vostre sofferenze sono quelle della Chiesa ortodossa tutta intera”, scrive al patriarca Paolo.
Il primate della Chiesa russa ha sottolineato che nel 1999 “diversi paesi che si credevano investiti del diritto di difendere l’avvenire del mondo, si sono riuniti per imporre la volontà a un popolo”.
Secondo il patriarca Kyrill, “il desiderio di risolvere con la forza delle armi il complesso nodo composto da fattori etnici, religiosi, psicologici e spirituali, porta i fedeli della Chiesa guidata da Vostra Santità e tutto il popolo serbo ad atroci sofferenze di cui le conseguenze si avvertono ancora oggi.


Tradotto dal francese da P. Giovanni

mercoledì 25 marzo 2009

Da: Testimonianza ortodossa

MESSAGGIO DEL PATRIARCA ECUMENICO BARTOLOMEO I RIGUARDO AL TEMPO DELLA TERRA

La crisi ambientale che colpisce duramente ogni angolo del nostro pianeta è uno dei più importanti problemi dell'umanità, insieme a quelli della povertà e della mancanza della pace. Come può constatare anche il più scettico, il cambiamento climatico è inconfutabile dimostrazione che la crisi dell'ambiente è il maggiore dei problemi globali e universali dell'uomo, perché interessa ogni angolo della terra e, naturalmente, tutti noi: poveri, ricchi, giovani o vecchi.Le azioni collettive per bloccare il cambiamento climatico, del quale gli effetti saranno, secondo le stime degli scienziati, devastanti per l’ecosistema, le risorse naturali e le comunità umane, sono suprema testimonianza di solidarietà e unita di fronte ad una catastrofe. Abbiamo tutti il dovere di ricordate che siamo responsabili per aver provocato la crisi ecologica, sia collettivamente, come umanità, sia personalmente ogni uno di noi.È arrivato dunque il tempo di uscire dal percorso dell’autodistruzione.È arrivato il tempo della Terra!Invitiamo tutti, indipendentemente dalla religione e dalla nazionalità, a partecipare al «tempo della Terra», iniziativa promossa dall’organizzazione internazionale in campo ambientale WWF, che si è evoluta in una azione globale per la protezione dei nostro unico nostro pianeta.
Il prossimo 28 marzo quindi spegniamo tutte le luci delle case, degli uffici, delle fabbriche, dei servizi e di ogni edificio per un’ora dalle 8,30 della sera alle 9,30, dichiarando in questo modo il nostro personale impegno di fronte alla buona battaglia per la tutela dell'ambiente e per fermare il cambiamento climatico.

il Patriarca Ecumenico Bartolomeo I

Dal sito: Albania News

L'Albania presenterà una formale domanda di adesione all'UE

Sfruttando la politica a favore dell’allargamento da parte della Repubblica Ceca alla presidenza UE, l’Albania presenterà domanda d’adesione entro fine giugno. Lo ha annunciato il premier albanese, Sali Berisha.Le domande d’adesione sono di solito compilate in collaborazione tra il paese richiedente e lo stato presenziante dell’UE. Gli unici stati dei Balcani occidentali a non avere ancora compilato tale domanda sono l’Albania, la Serbia e la Bosnia Erzegovina. Il Kosovo, avendo dichiarato l’indipendenza nel febbraio del 2008, è un caso particolare visto che non è stato ancora riconosciuto da tutti i paesi membri dell’UE.Lo scorso dicembre, Montenegro sorprendentemente compilò una formale domanda d’adesione all’UE durante gli ultimi giorni in carica della presidenza francese, nonostante la Repubblica Ceca sia di maggiore supporto all’adesione dei paesi balcanici.È stato ampiamente previsto che la mossa del Montenegro avrebbe incoraggiato l’Albania e la Serbia a seguire il suo esempio presentando una formale domanda di adesione all’UE.Nonostante sia considerato il paese balcanico con le più alte capacità amministrative, la Serbia è un caso particolare, a causa della condizione, sostenuta maggiormente dai Paesi Bassi, che prevede che il paese debba cooperare pienamente con il Tribunale Criminale Internazionale per l’ex Jugoslavia prima di avviare passi formali per l'entrata nella comunita europea. In altri termini, L’Aia vuole che sia prima catturato e assicurato alla giustizia il criminale di guerra Ratko Mladic, o almeno, che lo Stato serbo faccia tutto il possibile per giungere a questo risultato.La Commissione Europea ha recentemente consigliato alla Serbia di non precipitarsi con la sua pratica di adesione all’UE. Ma da fonti interne fanno sapere che presto Belgrado presenterà la sua domanda, in modo da avantaggiarsi dalla politica inclusionista della Repubblica Ceca che al momento è alla presidenza UE."L’Albania ha ricevuto il via libera in linea di principio dalla Repubblica Ceca per presentare la sua domanda”, dice il premier albanese in un’intervista rilasciata all’AFP, prima di aggiungere che tale data è ancora da stabilire. “Abbiamo concordato di depositare la richiesta,” continua Berisha, facendo notare il sostegno del 96% degli albanesi.La Commissione Europea ha posto il normale svolgimento delle prossime elezioni, che si terranno il 28 giugno, come condizione per tale candidatura. Nel frattempo l’IMF ha consigliato Tirana di tenere d’occhio le relative spese in modo da non minare la stabilità macroeconomica.In Albania si sono registrati scarsi risultati per quanto riguarda le elezioni, che spesso sono state segnate da frode e incidenti. Recentemente il parlamento albanese ha approvato una nuova legge elettorale per prevenire le irregolarità durante le elezioni.La decisione di Berisha a consegnare una domanda d’adesione all’UE a Bruxelles viene vista da parte dell'opposizione come un trucco prelettorale. La classe politica albanese spera di trarre beneficio anche dalla NATO che con il vertice del 3-4 aprile aprirà la porte al paese.Visto il cadente sostegno pubblico per l'ulteriore allargamento dell'Unione Europea nell’Europa Occidentale, i partiti politici si augurano di non dare argomenti ai populisti desiderosi di servirsi dei rischi che un paese povero come l'Albania aggiungerebbe ai problemi del blocco, riferisce un diplomatico.

domenica 22 marzo 2009

Dal Sito ufficiale della Chiesa Ortodossa d'Albania

Kreshma e madhe, udhëtim me destinacion Pashkën

Kreshma është një udhëtim shpirtëror, ku destinacioni i saj është Pashka, jeta e re, e cila për më shumë se 2000 vjet më parë ndriçoi nga varri, dhe na u dha neve, të gjithëve, që besojmë në Krishtin. Vdekja dhe Ngjallja e Krishtit na ka siguruar “kalimin” për në mbretërinë e Perëndisë. Pashka Judaike gjeti plotësimin e saj në Krishtin. Krishti, Qengji i Pashkës u flijua për ne. Nëpërmjet vdekjes së Tij, Krishti ndryshon natyrën e vet vdekjes, e bëri atë një rrugë, - një Kalim - një Pashkë, - për në mbretërinë e Perëndisë, duke transformuar tragjedinë e tragjedive në fitore përfundimtare. Prandaj në Pashkë kremtojmë Ngjalljen e Krishtit si diçka që ndodhi tek të gjithë njerëzit dhe te secili prej nesh (në pagëzim) dhe ende ndodh. Pagëzimi është Pashka jonë personale. Pagëzimi është misteri i rigjenerimit, rikrijimit, dhe Pentikostia personale e njeriut, integrimi i tij në komunitetin e popullit të Perëndisë, kalimi nga jeta e vjetër në të renë dhe së fundi Epifania (shfaqja) e mbretërisë së Perëndisë. Tradita liturgjike e Kishës, i gjithë cikli adhurues dhe shërbesat e saj, janë për të na ndihmuar të zbulojmë e të përjetojmë vizionin dhe shijen e kësaj jete të re, të cilën kaq lehtë e humbim dhe e braktisim, që të pendohemi dhe të kthehemi sërish në të. Adhurimi i Kishës, ishte që nga fillimi dhe është ende, hyrja jonë në komunikim (kungim) me jetën e re të mbretërisë. Nëpërmjet jetës liturgjike Kisha na paraqet diçka “që veshi s’e ka dëgjuar, syri s’e ka parë, dhe që ende nuk ka hyrë në zemrën e njeriut, atë që Zoti ka përgatitur për ata që e duan Atë”. Pashka qëndron në zemër dhe në qendër të jetës adhuruese të Kishës Orthodhokse. Kreshma e Madhe është në të vërtetë shkollë pendimi, të cilën çdo i krishterë duhet ta ndjekë çdo vit që të thellohet në besim, të rivlerësojë, dhe nëse është e mundur të ndryshojë jetën e tij. Është një pelegrinazh i mrekullueshëm nëpër burimet e besimit orthodhoks - rizbulimi i mënyrës orthodhokse të jetës. Pendimi në të cilin na fton Kisha gjatë Kreshmës së Madhe është një kthim në gjendjen e vërtetë të gjërave, rivendosja e këndvështrimit të duhur. Kremtimi i përvitshëm i Pashkës është kthimi ynë çdo vit te Pagëzimi dhe te kremtimi i tij, ndërsa Kreshma është përgatitja jonë për këtë kthim dhe ripërtëritje. Përpjekja e përditshme dhe e vazhdueshme bëhet për të kryer, në fund të fundit, kalimin ose pashkën tonë në jetën e re në Krishtin. Kisha mirëpret Kreshmën e Madhe me shpirtin e ngazëllimit. Ajo mirëpret kohën e pendimit me shpresën dhe entuziazmin e një fëmije që hyn në një përvojë të re dhe të mrekullueshme. Tingulli i shërbesave të Kishës është nga më të shkëlqyerit. Fjalët janë një thirrje e mprehtë për një përpjekje shpirtërore, ftesë për ngritje shpirtërore, ftesë për vepra heroike shpirtërore. Nuk ka asgjë të zymtë, asgjë të errët ose me keqardhje, asgjë me ankthe ose sentimentale. Fryma e Kreshmës në Kishë është dritëprurëse dhe e admirueshme. Kisha ngazëllon me ata që përgatiten “për të luftuar luftën e mirë” për Atë që i do dhe ka dhënë veten e Tij për ta dhe për shpëtimin e tyre. Periudha e Kreshmës dëshmon për gjërat që na ka dhënë Perëndia ynë, Krishti i kryqëzuar, për shpëtimin e shpirtrave tanë. Fatkeqësisht disa e keqkuptojnë dhe ia mohojnë vlerat e saj si një gjë e mbetur prej shekujsh. Periudha e Kreshmës mirëpritet nga të krishterët në Kishë, jo si koha e agonisë vetndëshkuese ose terapisë vetpërparuese. Ajo pritet si një periudhë e shenjtë, e përkushtuar në korrigjimin, pastrimin dhe ndriçimin e tërë personit nëpërmjet zbatimit të porosive të Zotit të kryqëzuar. Merret si kohë për betejë me frymërat e liga dhe lulëzim me frytet e Shpirtit të Shenjtë: dashuri, gëzim, paqe, zemërgjerësi, ëmbëlsi, mirësi, besnikëri, butësi dhe vetëpërmbajtje. “40 ditë të Kreshmës së Madhe” veçohen për përkushtim të plotë dhe absolut në gjërat e Zotit. Është “një e dhjeta e vitit” e cila na tregon që e gjithë koha dhe stinët i përkasin Zotit, i cili ka krijuar dhe shpenguar botën. Ja si e përshkruan një lutje e Kishës këtë periudhë:
O Zot i tërëfuqishëm, që krijove me urtësi tërë krijesën,që me përkujdesjen tënde të patreguar dhe me mirësinë e pasur na bëre të arrijmë këto ditë të shenjta,për të pastruar shpirtrat dhe trupat,për të frenuar pasionet,për shpresën në ngjalljen;që, në dyzet ditë, i dorëzove shërbëtorit tënd Moisi rrasat e shkruara me shkronjat hyjnore,falna dhe neve, o i Mirë,që ndeshjen e bukur ta kryejmë mirë,të kalojmë udhën e kreshmës,të ruajmë besën të pandarë,të dërrmojmë kryet e dragonjve të padukshëm,të tregohemi mundës të mëkatit,dhe të arrijmë t’i falemi Ngjalljes së shenjtë pa dënim.

Dyert e pendimit hyjnor janë hapurLe të hyjmë me zell, duke pastruar trupat tanë,Duke zbatuar maturinë ndaj ushqimeve dhe pasioneve në bindje ndaj Krishtit,i cili ka thirrur gjithë botën në mbretërinë e tij qiellore.Duke i ofruar Zotit të të gjithave këtë të dhjetë të vitit,Që duke kaluar nëpërmjet Kreshmës si nëpër një det të madhTë arrijmë Ngjalljen e triditshme të Zotit tonë Jisu Krisht, shpëtimtari i shpirtrave tanë. Amin


Përgatiti: Ana Baba

sabato 21 marzo 2009

ANONIMO CALABRESE

Codice Vaticano Greco 316

La mia patria, o fratelli, è stata la provincia di Calabria, che si trova nella parte meridionale dell'Italia, [e i miei genitori erano] ricchi sì nel corpo ma non molto nell'anima; infatti aderivano all'eresia dei Latini. Tuttavia, spinti da Dio stesso, mi misero fin dalla tenera età a [ studiare] soprattutto le scienze sacre, crebbi in mezzo ad esse per grazia di Dio, e così compresi esattamente come i Latini siano adulteratori e trasgressori della tradizione degli apostoli e dei padri, osando empiamente confondere le proprietà delle tre ipostasi ed insegnando due processioni del santissimo Spirito. Perciò non cessavo mai dal discutere con i loro sapienti, dimostrando per mezzo della divina Scrittura e dell'insegnamento dei padri che si erano allontanati ed estraniati dalla fede ortodossa e provavo con stringenti sillogismi che essi ora penzolavano verso l'eresia di Sabellio ora verso quella di Macedonio; quelli invece che non potevo incontrare perché vivevano troppo distanti da me, tentavo con lettere e scritti di trarli fuori dall'eterodossia. Dicevo infatti loro, tra le altre cose, che noi non diciamo che la processione sia una specie di fuoriuscita o effusione o flusso fisico o liquido, ma che essa è la modalità stessa dell'essere, secondo la quale esso è senza principio, poiché ha l'essere dalla Causa (il Padre), allo stesso modo della generazione del Figlio. Infatti, Questi è Unigenito, e tale è anche la processione dello Spirito; dunque, come è assurdo affermare che vi siano due generazioni del Figlio secondo la divinità, così è del tutto empio e blasfemo sostenere due processioni del santo Spirito. Perciò i loro capi mi trattavano come un nemico ed un deviato e mi dichiaravano a tutti eretico ed eterodosso. Tutti, quindi, mi evitavano con orrore e paura e non cessavano dal colpirmi con insolenze ed attacchi. Per non dire tutto, tenteremo di chiarire con questo discorso perché me ne andai da lì. Narrare infatti nei particolari quello che mi hanno fatto patire, necessiterebbe di troppo tempo e di troppo spazio. Il papa aveva mandato in Italia degli inquisitori per indagare sui Greci, e se ne avessero trovato uno che non aderiva ai dogmi latini, avrebbero dovuto mandarlo al rogo. Giunti che furono nella nostra città, ed informatisi sul mio conto [........] meditando per l'indomani di trascinarmi al loro tribunale e di farmi bruciare come eretico incallito. Considerando che se avessi abiurato avrei perso la vita futura che ancora non mi ero acquistato, e se resistevo quella presente, non volendo perdere né quella né questa per amore del corpo, prima di andare al loro cospetto, a sera fuggii in anticipo. E così, giunto fino a voi guidato dal favore di Dio, [ rendo grazie] a Dio che mi ha ritenuto degno di quella fuga e di unirmi a voi; a gloria di Dio, al quale spetta l'adorazione nei secoli dei secoli, amen.

Grazie Caro Gabriele per aver risposto con questo tuo post.

venerdì 20 marzo 2009

Acquaformosa perla arbreshe

Sinodo panortodosso

Iniziato il cammino per la convocazione del grande sinodo panortodosso

Partite le lettere di invito ai due incontri preparatori che si svolgeranno a giugno e a dicembre. Dieci i temi di discussione. E’ dal 1901 che il Patriarcato ecumenico tenta di riunire in un sinodo le Chiese ortodosse.

Istanbul (AsiaNews) - Con l’invio delle lettere di invito a tutti i capi delle Chiese ortodosse per i due incontri preparatori al Grande sinodo panortodosso, fissati per giugno e dicembre di quest’anno, Bartolomeo ha messo in moto le decisioni prese nel recente incontro panortodosso di ottobre, svoltosi a Costantinopoli, al quale ha partecipato, ultimo atto della sua vita. il defunto Patriarca di Mosca, Alessio.

Bartolomeo ha così voluto accelerare i tempi per la convocazione del grande sinodo, che ha lo scopo di dare una risposta a tutte le problematiche accumulate nel corso dei secoli e che continuano ancora a travagliare le relazioni tra le Chiese ortodosse, con non poche ripercussione anche sul dialogo tra ortodossi e cattolici. Lo scisma del 1054, con tutte le sue gravi conseguenze per la Chiesa universale, privò infatti anche la Chiesa ortodossa della necessaria propulsione e capacità di essere sempre presente nel corso della storia.

Nel recente passato, una prima iniziativa per la convocazione di un sinodo panortodosso fu presa dal patriarca Ioakim III nel 1901. Egli voleva smussare le tensioni tra le Chiese autocefale ortodosse, nella convinzione che solo una Chiesa ortodossa impegnata al suo interno in un continuo e costruttivo dialogo poteva affrontare le sfide del mondo contemporaneo ed agire con una sola voce e con un solo cuore. Quell’iniziativa non ebbe successo, anche perché le Chiese ortodosse, uscite da poco dal dominio ottomano, cercavano di trovare la loro identità in un esasperata identificazione con la nazione, mentre il suo clero era privo del grande respiro del messaggio cristiano.

Dopo varie traversie, nel 1961 fu convocata la conferenza panortodossa di Rodi, fortemente voluta dal patriarca Athenagora, allo scopo di preparare il sinodo ortodosso. Anche il seguito di questa conferenza è stato pieno di ostacoli, perché, come osserva il teologo Giorgos Tetsetis, le Chiese locali non avevano ben chiaro che cosa volevano dal sinodo.

Ora, nelle lettere inviate per i due incontri preparatori che si svolgeranno il primo a giugno a Cipro, e il secondo a dicembre, in luogo da definire, verranno affrontate: 1. La diaspora ortodossa, ovvero verrà definita la giurisdizione sul gregge ortodosso al di fuori delle frontiere degli Stati nazionali . Secondo i canoni vigenti, prima dell’estendersi del fenomeno migratorio i fedeli che sono fuori dalle frontiere di origine appartengono al Patriarcato ecumenico. 2. Il modo di riconoscere lo status di Chiesa autocefala. 3. Il modo di riconoscere lo status dell’autonomia di una Chiesa. 4, Dipticha, cioè le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse. 5. Stabilire un comune calendario delle festività . Per esempio alcune chiese festeggiano il Natale il 25 dicembre, altre 10 giorni più tardi. 6. Impedimenti e canonicità del sacramento del matrimonio. 7. La questione del digiuno nel mondo contemporaneo. 8. I rapporti con le altre confessioni cristiane. 9. Il movimento ecumenico. 10. Il contributo degli ortodossi per affermare l’ideale cristiano della pace, della fratellanza e della libertà.

Le prime quattro questioni sono già state causa di attrito nel 1993 e 1999 con il patriarcato di Mosca, a causa della partecipazione ai lavori della Chiesa autonoma estone, che Mosca non riconosce.

“E’ tempo – ci dice padre Tetsetis teologo del Patriarcato ecumenico - che finalmente la nostra Chiesa prenda atto che nel suo insieme sta male. La Chiesa ha bisogno di un dialogo aperto e sincero. Perché soltanto allora, avendo come bussola la sua ricca tradizione, potrà uscire dal proprio vicolo cieco ed affrontare in comune i suoi problemi esistenziali, che si presentano sempre più acuti e complicati. Solo allora si potrà capire l’importanza dell’iniziativa del Patriarca Ecumenico”. Secondo il giornalista Aris Viketos, è positivo il riscontro che la lettera di Bartolomeo sta avendo nel mondo ortodosso.

http://www.asianews .it/index. php?l=it&art=14708&size=A


Dal sito di P. Giovanni Festa -Palermo

giovedì 19 marzo 2009

Il metropolita Nicola di Mesogee (Grecia): “Il XXI secolo sarà quello dell’ortodossia”.

Nel corso della sua visita al monastero dell’Incontro (Sretenski) di Mosca, il metropolita Nicola di Mesogee (Chiesa ortodossa di Grecia) ha ricordato l’opera del bizantinologo britannico Steven Runcimon, convertitosi all’ortodossia alla fine della sua vita, e la sua convinzione che il XXi secolo sarà quello dell’ortodossia.
“Non c’è accrescimento in occidente, ha affermato Mons. Nicola ai seminaristi del monastero di Sretenski, ma qui, soprattutto in questo luogo, ci si rende conto che Runcimon non aveva torto.
A voi tutti, studenti del seminario, futuri ministri della Chiesa, esorto di prepararvi degnamente per portare la testimonianza dell’ortodossia nel XXI secolo. Non c’è sorte migliore che diventare dottori della Chiesa, apologeti, confessori e perché no, anche martiri”.


Tratto dal blog: Parliamo di ortodossia

Tradotto dal francese da P. Giovanni

Bulgaria: molti preti dissidenti ritornano nella Chiesa canonica.

Il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Bulgaria ha comunicato che moltissimi preti dissidenti hanno deciso di ritornare nella Chiesa ortodossa canonica.
Il metropolita Neophite, membro del Santo Sinodo, ha affermato che il dialogo si è instaurato al livello di moltissime diocesi intorno alla reintegrazione di questi preti. Si prevede per loro un’ammenda onorabile durante la Settimana Santa. Il metropolita Neophite ha sottolineato che la Chiesa ortodossa bulgara “riceverà tutti coloro che opereranno un sentimento sincero e che non si siano macchiati di gravi violazioni del diritto canonico, come un secondo matrimonio o atti criminali. I reticenti saranno ridotti allo stato laicale”.
D’altra parte il Santo Sinodo ha incaricato il metropolita Galaktion di Staro-Zagora di entrare in contatto con il capo del Sinodo dissidente, il metropolita Innocenti, per invitarlo a rientrare nel seno della Chiesa canonica. I Padri sinodali temono intanto che Innocenti, come sostengono alcuni suoi difensori, non attuerà nessun gesto verso la Chiesa canonica prima di aver ricevuto il risarcimento che la Corte europea per la difesa dei diritti dell’uomo ha prescritto allo Stato bulgaro di versare ai dissidenti.
Questa decisione della Corte europea, del resto, è stata vigorosamente contestata dai rappresentanti delle Chiese ortodosse locali riuniti in consiglio a Sofia la settimana scorsa.


Tratto dal blog: Parliamo di ortodossia

Tradotto dal francese da P. Giovanni

Qatar: visita dell’arcivescovo di Cipro.

L’arcivescovo di Cipro, Crisostomo II, ha trascorso tre giorni al Qatar, nel corso dei quali ha discusso di una attività economica congiunta tra il Qatar e l’arcidiocesi; la concretizzazione di questo progetto che porta degli investimenti Qatariani di svariati milioni di dollari su dei possedimenti appartenenti all’arcidiocesi, per la stessa arcidiocesi sarà una questione di tempo.
L’arcivescovo ha segnatamente precisato che ha “incontrato lo sceicco Hamad Bin Tassem Al Thani, primo ministro e ministro per gli affari esteri del Qatar il quale è interessato a investire a Cipro in collaborazione con il governo dove la Chiesa ….”.
Un rappresentante del Qatar, esperto nel campo degli investimenti, si recherà prossimamente a Cipro al fine di studiare le eventuali collaborazioni. Secondo il primate della Chiesa cipriota, la chiesa avendo delle proprietà è aperta a delle co-imprese.
Secondo alcune fonti, il Qatar ha preso in considerazione la costruzione di un hotel di lusso su alcuni terreni nei pressi dell’Hilton, di proprietà dello Stato e della Chiesa.

Terza Domenica di Quaresima


Domenica 22 marzo 2009
Terza Domenica di Quaresima
Adorazione della preziosa e vivificante Croce
Tono VII – Digiuno con licenza di olio e vino
Liturgia di San Basilio



Antifone della festa:1) Lettore: Esimiòthi ef’imàs to fos tu prosòpu su, Kirie.
E’dhokas efrosìnin is tin kardhìan mu.

Coro: Tes presvìes tis Theotòku,
Sòter, sòson imàs.

2) Lettore: Ìdhosan panda ta pèrata tis ghìs
To sotìrion tu Theù imòn.

Coro: Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàsek nekròn, psàllondàs si:Alliluia.


3) Lettore: Ipsùte Kìrion ton Theòn imòn, ke proskinìte
To ipopodhìo ton podhòn aftù, òti àghiòs estìn.

Coro: Sòson Kìrie, ton laòn su, ke evlòghison tin klironomìan su,
nìkas tis vasilèfsi katà varvàron dhorùmenos, ke to sòn
filàtton dhià tu Stravrù su polìtevma.


Tropari


Tono VII

Katèlisas to stavrò su ton thànaton,
inèoxas to listì ton paràdhison;
ton Mirofòron ton thrìnon metèvales;
ke tis sis Apostòlis kirìttin epètaxas,
òti anèestis, Christè o Theòs, parèchon
to kòsmo to mega èleos.

Sòson Kìrie, ton laòn su, ke evlòghison
tin klironomìan su, nìkas tis vasilèfsi katà
varvàron dhorùmenos, ke to sòn
filàtton dhià tu Stravrù su polìtevma.

(Tropario del Santo della Chiesa)

……… ……. ……..


Kontakion

Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria,
os litrothìsa ton dhinòn efcharistìa
anagràfo si i pòlis su, Theotòke.
All’os èchusa to kràtos aprosmàchiton,
Ek pandìon me kindhìnon elefthèroson,
Ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfefte.




Invece del Trisajon (Santo Dio ……..)

Ton Stavròn su proskinùmen, Dhèspota,
ke tin aghìan su Anàstasin dhoxàzomen.


Apostolo (Ebrei 4,14 – 5,6))

- Salva, o Signore, il tuo popolo e benedici la tua eredità.

- A te grido, Signore; non restare in silenzio, mio Dio.



Lettura dalla lettera di San Paolo agli Ebrei.
Poiché dunque abbiamo un grande sommo sacerdote, che ha attraversato i cieli, Gesù, Figlio di Dio, manteniamo ferma la professione della nostra fede. Infatti non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato. Accostiamoci dunque con piena fiducia al trono della grazia, per ricevere misericordia e trovare grazia ed essere aiutati al momento opportuno. Ogni sommo sacerdote, preso fra gli uomini, viene costituito per il bene degli uomini nelle cose che riguardano Dio, per offrire doni e sacrifici per i peccati. In tal modo egli è in grado di sentire giusta compassione per quelli che sono nell'ignoranza e nell'errore, essendo anch'egli rivestito di debolezza; proprio a causa di questa anche per se stesso deve offrire sacrifici per i peccati, come lo fa per il popolo. Nessuno può attribuire a se stesso questo onore, se non chi è chiamato da Dio, come Aronne. Nello stesso modo Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse:Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato. Come in un altro passo dice:Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchìsedek.

Alliluia (3 volte).

Ricordati, Signore, del tuo popolo che ti sei acquistato
da principio; hai riscattato lo scettro della tua eredità.

Alliluia (3 volte).
Eppure Dio che è stato nostro re prima dei secoli,
ha operato la salvezza nella nostra terra.

Alliluia (3 volte).

Vangelo (Mc. 8,34b-9,1)

«Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà. Che giova infatti all'uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima? Chi si vergognerà di me e delle mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell'uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi». E diceva loro: «In verità vi dico: vi sono alcuni qui presenti, che non morranno senza aver visto il regno di Dio venire con potenza».

Megalinarion

Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghjèlon to sìstema, kje anthròpon to ghènos, ighiasmène naè, kje paràdise loghikè, parthenikòn kàfchima, ex is Theòs esàrkothi, kje pedìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Theòs imòn; tin gar sin mìtran thrònon epìise, kje tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, dhòxa si.


KinonikonEsimiòthi ef’imàs to fòs
tu prosòpu su, Kìrie.
Alliluia

mercoledì 18 marzo 2009

Dal blog: Parliamo di ortodossia (sito in francese)

Il patriarca di Mosca chiede di sostenere i Serbi del Kosovo.

In occasione del quinto anniversario dei tragici avvenimenti nel Kosovo e Metochie, il patriarca Kyrill di Mosca e di tutta la Russia ha indirizzato un messaggio a Lluis Maria de Puig, presidente dell’Assemblea parlamentare del Consilio d’Europa, ed a Koichiro Matsuura, direttore generale dell’UNESCO. Nel marzo del 2004, gli attentati contro i Serbi da parte dei nazionalisti albanesi avevano costretto migliaia di persone all’esilio, privato della vita numerosi altri e causata la distruzione di un grande numero i monasteri e chiese di questa storica regione della Serbia.
“Degli atti barbarici sono stati eseguiti nel centro dell’Europa contemporanea. Le piaghe ancora oggi non sono guarite, scrive il patriarca Kyrill. I Serbi a tutt’oggi non hanno la possibilità di ritornare sulle loro terre e nelle loro abitazioni. I monumenti architettonici religiosi di un grande valore sono ogni giorno in distruzione, di cui alcuni fanno parte del patrimonio mondiale dell’UNESCO”.
Il primate della Chiesa ortodossa russa deplora nella sua lettera il fatto che “le istituzioni internazionali si sono trovati nella incapacità di proteggere questo patrimonio, fare il necessario per restaurare i santuari distrutti e permettere alle famiglie serbe di recuperare le loro case. La proclamazione unilaterale dell’indipendenza della regione del Kosovo non ha migliorato la situazione, ma al contrario ha messo fine ai processi positivi”.
Il patriarca Kyrill teme che la situazione del Kosovo non da luogo “a dei dubbi circa l’efficacia degli organismi internazionali nella difesa delle minoranze etniche e del loro patrimonio”.
“La Chiesa ortodossa russa crede che l’indirizzo preso dall’amministrazione del Kosovo e Metochie e la posizione passiva delle forze internazionali conducono in fin dei conti alla scomparsa della popolazione ortodossa in questa regione.” Il patriarca chiede nel suo messaggio al presidente dell’Assemblea permanente del Consiglio d’Europa a “sostenere le sfortunate vittime e fare tutto il necessario per ristabilire la giustizia e rendere il mal tolto alla popolazione della regione del Kosovo”.
Nella sua lettera al direttore generale dell’UNESCO, il patriarca esprime la riconoscenza della Chiesa ortodossa per gli sforzi di questa organizzazione nel restauro dei monasteri e delle chiese ortodosse nel Kosovo.


Tradotto dal francese d a P. Giovanni

Dal blog: Parliamo di ortodossia (sito in francese)

La finalità del matrimonio è l’unità spirituale di due persone, la procreazione non è che una conseguenza.

Secondo padre Andrè Lorgus (Russia), prete e psicologo, il senso del matrimonio cristiano consiste nella ricerca dell’unità spirituale tra due esseri affettuosi e non nella procreazione che ne è una conseguenza. “La logica del matrimonio è di operare l’unità spirituale tra due persone. La nascita dei bambini è il seguito naturale del matrimonio e non il suo obbiettivo”, ha dichiarato padre Andrè Lorgus durante una conferenza al centro ecumenico moscovita “Biblioteca dllo spirito”. Questi discorsi risuonano come un’eco nel dibattito attuale in Francia sul “diritto ai bambini” reclamato da certe persone.
Secondo il prete ortodosso, il comandamento diviè secondario dal punto di vista teologico, psicologico e pastorale. “Il senso del matrimonio consiste nel ripristino dell’unità che era stata donata da Dio nel Paradiso. I due non saranno che una sola carne- è stato enunciato al soggetto degli sposi e non dei loro figli”.
“Se si considera che la nascita dei bambini è l’inizio del matrimonio, allora quello delle copie sterili dovrà essere considerato un matrimonio non riuscito. Gli sposi che si amano e si comprendono, ma non hanno bambini dovrebbero dunque pensare che loro non hanno compiuto il precetto di Dio. L’assenza di bambini non dovrà portare a minare l’integrità del matrimonio”.


Tradotto dal francese da P. Giovanni

sabato 14 marzo 2009

PENSANDO AGLI ACQUAFORMOSITANI EMIGRATI




Carissimi Fratelli, Gentilissime sorelle, paesani e cittadini o ex paesani oramai da generazioni all’estero, dove avete dato il meglio di voi per tenere alto il nome della nostra e vostra Acquaformosa, ovunque Voi siate, Vi giunga un favoloso e fantastico saluto. Lo so che pensate ai vostri cari, ai vostri amici, a ciò che avete lasciato e che ancora vi lega a questa terra; vorreste venire forse per l’ultima volta a rivedere ciò che rimane indelebile nel pensiero. Questo sogno, questo desiderio, nel nostro piccolo, cerchiamo di farvelo rivivere anche solamente via etere ……. sempre meglio poco che niente! Quanti di voi hanno parlato di questo lembo di terra, di questo paese, ka kusjuna, ka rrangunga, ka vidhi, ka shëpella, ka sheshi, ka krojë pjak, ka pallaci, Shën Mëria Malit ed altri luoghi dell’infanzia ai vostri figli, che l’arbëresh non lo parlano, ma che nel loro sangue hanno un filamento di radice acquaformositano, arbëresh ed italiano. Noi vi portiamo eternamente nel nostro piccolo e prezioso cuore e cerchiamo di offrirvi qualche cosa che possa immaginare e rivivere, anche se a migliaia di chilometri, il vostro sogno.
Acquaformosa vi pensa e prega nelle Liturgie che si celebrano nella piccola Cappella Ortodossa, intitolata a Santa Caterina Megalomartire, per tutti voi e per i vostri cari. Una volta al mese il nostro pensiero, le nostre preghiere vi raggiungono nelle più disparate regioni della terra e per voi preghiamo il Signore di mantenervi ininterrottamente in ottima salute e sempre nelle Sue grazie perché possiamo, al termine della nostra vita, raggiungere l’agognato premio: un posto nel suo Regno dove non c’è dolore ne stridore di denti, mo solo pace e gioia.
Anche domenica scorsa, per la Chiesa ortodossa, prima domenica di quaresima, abbiamo potuto celebrare la Divina Liturgia, in quanto i nostri fedeli hanno raggiunto la Chiesa ed insieme al sottoscritto hanno cantato nella lingua dei nostri Padri, la Liturgia ortodossa. La Cappella era, nella sua limitatezza, per noi, strapiena. Come acquaformositano, figlio di questa terra e di questo paese, come primo prete ortodosso, sono raggiante di felicità; il popolo è soddisfatto, la comunità non ci abbandona e fino a quando si precipita in Chiesa, noi ringraziando e pregando il Signore, andiamo avanti. Signore nella Tua immensa misericordia abbi pietà di noi e donaci la forza di continuare la nostra avventura. A tutti un grazie Padre Giovanni Capparelli

DA ALBANIA NEWS

Të ceremoni e ditë vere

Më 14 mars, në ditën e Estate (Dita e Veres) është një festival pagan që simbolizon të rigjenerimit, e zgjim e natyrës dhe vazhdimësinë e jetës. Origjina e tij zë fill në antikitet janë të humbur. Sipas disa burimeve, në ditën e Verës nga Arberesh rezultat, Italo-Albanian alokuar në Itali në shekullin e pesëmbëdhjetë. Më 14 mars, Arberesh e bregdetit italian, mblodhi një tufë bari me rrënjët dhe e tokës, duke e çuar atë në shtëpi për të përkujtuar përvjetorin e tyre të emigrimit nga Shqipëria. Në fakt, burime të tjera përbëjnë festivalin TE antikiteti ilir. Në atë kohë, festivalin e parë e shënon mars se sipas kalendarit Julian korrespondon me ditën e parë të vitit. Pilgrimages u bënë më të lartë në peaks e maleve shqiptare si të jetë i afërt me Perëndinë dhe dielli lutur për të mirën dhe prosperitetin e vitit të ri. I kapërcyen zjarr i madh dhe i madh i të rinjve simbolizoi në fund të dimrit. Por kurora dhe garlands në dyert e shtëpive të dëshironte good luck. E bardhësi e festivalit ka dobësuar gjatë shekujve, por ka ardhur në këtë ditë në sajë të traditës ruhet në qytetin e Elbasanit. The ritual për ditën e Verës fillon në një ditë më parë me përgatitjen e saj ëmbëlsirat: e revani dhe ballakume, e përzier gjalpë, sheqer, miell misri e veze yolks gatuar në një furrë druri. E në mbrëmje do të shpërndahen për anëtarët e familjes: ballakume, figs të thata, arra, gjeldeti thighs, vezë të ziera, simite (një sanduiç tipike të qytetit). Gruaja më e vjetër e shtëpisë alarm mbetet në natën dhe lëviz nga një dhomë në një tjetër për të vënë në blades bari cushions çifte, të rinjtë dhe fëmijët, ritual symbolizing rigjenerimit dhe jetës. Në mëngjesin e 14 mars, njerëz të moshuar lënë derën e hapur si një shenjë e bujaria, një shtambë e mbushur me ujë të freskët dhe do të sjellë në shtëpi një tufë bari i gjelbër. Të rinj të manured portokalli dhe ulliri pemë, në vend që të janë më të vogla të parë për të bërë vizita "fat" të fqinjëve dhe të afërmve të cilët japin atyre thighs gjeldeti, të thata dhe arra figs. Së fundi drekë në 14 mars, ajo duhet të jetë rreptësisht të ngrëna jashtë shtëpisë në shoqëri me të afërmit dhe miqtë. Për disa vite, Dita e Verës është i famshëm në gjithë vendin dhe është bërë pjesë e festave zyrtare të shtetit të Shqipërisë.

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Il rito del giorno d'estate

Il 14 marzo, il Giorno d’Estate (Dita e Verës) è una festa pagana che simboleggia la rigenerazione, il risveglio della natura e la continuità della vita. Le sue origini si perdono nell’antichità. Secondo alcune fonti, il Giorno d’Estate deriverebbe dagli arbëresh, le comunità italo-albanesi stanziate in Italia nel XV secolo. Il 14 marzo, gli arbëresh delle coste italiane, raccoglievano un ciuffo d’erba insieme alle radici e la terra, portandolo a casa in ricordo dell’anniversario della loro emigrazione dall’Albania. Di fatto, altre fonti fanno risalire la festa all’antichità illirica. In quell’epoca, la festa ricorreva il primo di marzo che secondo il calendario giuliano corrispondeva anche al primo giorno dell’anno. Pellegrinaggi venivano fatti nelle vette più alte delle montagne albanesi per trovarsi il più vicino possibile al Dio Sole e pregare per la bontà e il benessere dell’anno nuovo. I grandi falò attraversati dagli uomini e i giovani simboleggiavano la fine dell’inverno. Invece le corone e le ghirlande sulle porte delle case auspicavano la buona fortuna. Il candore della festa si è affievolito nel corso dei secoli ma è arrivata fino ai nostri giorni grazie alla tradizione conservata nella città di Elbasan. Il rituale del Giorno d’Estate inizia il giorno precedente con la preparazione dei suoi dolci tipici: il revani e la ballakume, degli amalgamati di burro, zucchero, farina di mais e tuorli d’uova cotti in forno a legna. La sera vengono distribuiti ai membri della famiglia: ballakume, ficchi secchi, noci, cosce di tacchino, uova lesse, simite (un panino tipico della città). La donna più anziana della casa rimane sveglia la notte e passa da una camera all’altra a posare fili d’erba sui cuscini delle coppie, dei giovani e dei bambini, rito che simboleggia la rigenerazione e la vivificazione. La mattina del 14 marzo, i più anziani lasciano la porta di casa aperta in segno di generosità, riempiono una brocca con acqua fresca e portano a casa un ciuffo d’erba verde. I più giovani concimano gli aranci e gli ulivi, invece i più piccoli sono i primi a fare le visite “portafortuna” ai vicini e ai parenti che li regalano cosce di tacchino, ficchi secchi e noci. Infine il pranzo del 14 marzo, va mangiato rigorosamente all’aperto in compagnia di amici e parenti.Da qualche anno, il Giorno d’Estate è festeggiato in tutto il paese ed è entrato a far parte delle festività ufficiali dello stato albanese.

venerdì 13 marzo 2009

SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA


Domenica 15 marzo 2009 - Memoria dei Santi: Ieromartire Teodoto, Vescovo – Eutalia di Lentini

Seconda Domenica di Quaresima - Domenica di San Gregorio Palamas
Tono VI – Digiuno con licenza di olio e vino


Liturgia di San Basilio

Antifone della festa:



1) Lettore: Agathòn to exomologhìsthe to Kirìo,
ke psàllin to onòmatì su, Ìpsiste.

Coro: Tes presvìes tis Theotòku, Sòter, sòson
imàs.


2) Lettore: O Kìrios evasìlefsen, efprèpian
enedhìsato, enedhìsato
o Kìrios dhìnamin ke periezòsato.


Coro: Sòson imàs, Iiè Theù, o anastàs
ek nekròn, psàllondàs si:
Alliluia.

3) Lettore: Dhèfte agalliasòmetha to Kirìo,
alalàxomen to Theò to
Sotìri imòn.


Coro: Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su,
ke i filàssondes apenekròthisan;
ke ìstatoMaria en do tafo zitùsa
to àchrandòn su sòma.
Eskìlefsas ton Adhin, mi pirasthìsip’aftù;
ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoiìn.
O anastàs ek ton nekròn, Kirie, dòxa si.


Tropari


Tono VI

Anghelikè Dhinàmis epì to mnìma su,
ke i filàssondes apenekròthisan;
ke ìstatoMaria en do tafo zitùsa
to àchrandòn su sòma.
Eskìlefsas ton Adhin, mi pirasthìsip’aftù;
ipìndisas ti Parthèno, dhorùmenos tin zoiìn.
O anastàs ek ton nekròn, Kirie, dòxa si.

(Tropario del Santo della Chiesa)

……… ……. ……..
Tropario del Santo del giorno



Kontakion

Ti ipermàcho stratigò ta nikitìria,
os litrothìsa ton dhinòn efcharistìa
anagràfo si i pòlis su, Theotòke.
All’os èchusa to kràtos aprosmàchiton,
Ek pandìon me kindhìnon elefthèroson,
Ìna kràzo si: Chère, Nìmfi anìmfefte.


Apostolo (Ebrei 1,10-2,3)

- Tu, o Signore, ci custodirai e ci guarderai
da questa gente per sempre (Sal. 11,8)
- Salvami, Signore, perché non c’è più un uomo fedele;
perché è scomparsa la fedeltà tra i figli degli uomini (Sal. 11,2)


Lettura dalla lettera di San Paolo agli Ebrei.

Tu, Signore, da principio hai fondato la terra e opera delle tue mani sono i cieli. Essi periranno, ma tu rimani;invecchieranno tutti come un vestito.
Come un mantello li avvolgerai, come un abito e saranno cambiati;
ma tu rimani lo stesso, e gli anni tuoi non avranno fine. A quale degli angeli poi ha mai detto: Siedi alla mia destra,finché io non abbia posto i tuoi nemici sotto i tuoi piedi? Non sono essi tutti spiriti incaricati di un ministero, inviati per servire coloro che devono ereditare la salvezza? Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggiore impegno a quelle cose che abbiamo udito, per non andare fuori strada. Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto giusta punizione, come potremo scampare noi se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all'inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l'avevano udita.

Alliluia (3 volte).

Canterò in eterno la tua misericordia, o Signore, con la mia bocca
Annunzierò la tua fedeltà di generazione in generazione.

Alliluia (3 volte).

Poiché hai detto: la mia grazia durerà per sempre;
la tua verità è fondata nei cieli.

Alliluia (3 volte).

Vangelo (Mc. 2,1-12)

Ed entrò di nuovo a Cafarnao dopo alcuni giorni. Si seppe che era in casa e si radunarono tante persone, da non esserci più posto neanche davanti alla porta, ed egli annunziava loro la parola. Si recarono da lui con un paralitico portato da quattro persone. Non potendo però portarglielo innanzi, a causa della folla, scoperchiarono il tetto nel punto dov'egli si trovava e, fatta un'apertura, calarono il lettuccio su cui giaceva il paralitico. Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: «Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati». Seduti là erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: «Perché costui parla così? Bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?». Ma Gesù, avendo subito conosciuto nel suo spirito che così pensavano tra sé, disse loro: «Perché pensate così nei vostri cuori? Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua». Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!».


Megalinarion

Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, anghjèlon to sìstema, kje anthròpon to ghènos, ighiasmène naè, kje paràdise loghikè, parthenikòn kàfchima, ex is Theòs esàrkothi, kje pedìon ghègonen o pro eònon ipàrchon Theòs imòn; tin gar sin mìtran thrònon epìise, kje tin sin gastèra platitèran uranòn apirgàsato. Epì si chère, Kecharitomèni, pàsa i ktìsis, dhòxa si.

Kinonikon

Enìte ton Kirion ek ton uranòn;
enite aftòn en tis ipsìstis.
Alliluia

VELINE simbologia occulta 666

Dal Blog di mio figlio Giuseppe



Veline di Antonio Ricci è un programma che contiene molti messaggi subliminali e non, dai contenuti esoterici, satanici, simbologie occulte.

Attenzione a queste forme occulte che simboleggiano azioni contro la Cristianità.

Estratto da: Albania News


Intervista a Giorgio Maria Castriota Scanderbeg, discendente dell'eroe Giorgio Castriota Scanderbeg



Dott.Giorgio Maria Castriota Scanderbeg, come si origina e si sviluppa nel tempo, il ramo di Napoli dei discendenti di Scanderbeg?

A mio avviso, quando si parla di discendenza diretta, è bene precisare che, come in tutte le cose della vita esistono i rami principali, cioe’ discendenti dal primogenito di poi i rami secondari, che in base alla vicissitudini della vita, possono divenire principali, qualora il primogentito della stirpe non dovesse avere figli maschi.
Per meglio esemplificare il mio pensiero, che si basa su precise norme genealogiche, porto come esempio i mie figli. Il primogenito è Filippo Maria, nato il 25.1.1989 ed il secondogenito è Alessandro Maria, nato il 6.2.1992; Qualora a Filippo toccasse in sorte di non avere figli maschi, l’onere della discendenza toccherebbe di diritto ad Alessandro.
Partendo da Giovanni Castriota, enunciando di volta in volta i primogeniti, individuiamo il figlio Giorgio, eroe albanese ed europeo, come da lei giustamente precisato, da cui il mio ramo discende, dopo Giorgio da:
Giovanni, Ferrante (spesso indicato il nome Ferrante anche come Ferdinando), Achille, Pirro, Antonio, Achille (signore di San Demetrio San Cosmo e Macchia, in Calabria Citra), Antonio, che sposa Claudia di Paola, Giorgio, Ferrante (o Ferdinando) da cui Francesco, nato il 23.11.1779 (Filippo, nato il 29.3.1783) Antonio, che sposa Emanuella di Gennaro, dei marchesi di Auletta, Giovanni che sposa Maria dei marchesi Sersale, da cui Emanuella e Francesco, nato il 7.6.1875 e deceduto, senza eredi, il 9.6.1943.
A questo punto, estintosi il ramo principale, il secondogenito di Ferrante, cioe’ Filippo, indicato dianzi in parentesi, nato il 29.3.1783, passa a trasmettere la sua discendenza, e quindi la diretta discendenza dei Castriota Scanderbeg, a: Ferdinando (Ferrante) I° barone di Fossaceca e Castelluccio, Filippo II° secondo barone di Fossaceca e Castelluccio, da cui in prime nozze, Ferdinando III° barone di Fossaceca e Castelluccio, Filippo, IV° barone di Fossaceca e Castelluccio, e poi, Giorgio (io) V° barone di Fossaceca e Castelluccio, da cui, come detto sopra, Filippo Maria ed Alessandro Maria.
Tale indicazione di nomi, oltre ad essere piu’ dettagliatamente inserita nell’albero geneaolgico della nostra famiglia, è stata giustificata, analizzata e riconosciuta valida, con atti che si conservano nell’archivio della Consulta Araldica, e che sono stati dichiarati autentici a Roma il 3.2.1910 dal Regio Commissario della Consulta Araldica , e vistati per autenticita’ dal Presidente del Consiglio dei Ministri, Ministro dell’Interno, nonche’ Presidente della Consulta Araldica, dott. Sannino.


Le risapute vicende eroiche in cui si e’ contraddistinto il suo grande antenato Giorgio, certamente hanno recato in dote ai suoi discendenti oltre a qualche privilegio, anche un certo carico di responsabilita’ soprattutto morale; come vive e come si rapporta con tali evenienze?

Io sono nato Castriota Scanderbeg, per me e’ sempre stato normale portare il mio cognome. Quando abbiamo cominciato a studiare la storia, talvolta, in classe, ci si imbatteva nello studio, in Giorgio Castriota, detto Scanderbeg, le cui gesta, purtroppo, non venivano mai realmente approfondite; Io mi sentivo, dapprima intimidito, ( non solo dagli sguardi e sorrisini dei compagni), ma anche dal peso del nome che portavo. Saro’ mai all’altezza di un si’ grande uomo?
Ebbene i privilegi terreni, avuti in dote, a livello familiare, non sono nulla nei confronti dell’unico vero privilegio, quello di rappresentare sulla terra, ai giorni nostri, un uomo fiero, imbattibile, leale, onesto, distintosi in Albania ed in Europa, come dimostrabile leggendo le sue gesta.
Non saremo mai comparabili all’eroe, ma potremo solo tentare di esserne degni ambasciatori, in Italia, in Albania, ed in Europa tutta.

Dopo oltre due secoli di rapporti interrotti tra i due rami principali dei Castriota Scanderbeg in Italia, quello di Ruffano (Le) e quello di Napoli, si è riaperto quel dialogo costruttivo che tanti, da tempo attendevano. Può dire qualcosa sul rapporto con i suoi ”cugini” ritrovati di Ruffano?

Anche qui ho da fare una premessa. Io sono nato nel 1955 da Filippo Maria, figlio primogenito di Ferdinando, il quale, per sua indisponibilita’ alla notorieta’, non ha mai, o meglio quasi mai, partecipato a cerimonie ufficiali in rappresentanza degli Scanderbeg. Chi lo ha fatto, con una diversa e brillante partecipazione è stato mio zio Giorgio, conosciuto come Fra’ Giorgio, in Italia, in Albania e tra gli arberesh. Detto cio’ mi corre l’obbligo, per verita’ storica, di affermare che nella mia famiglia, da quando sono nato, non sono venuto mai a conoscenza di dissapori con il ramo di Ruffano. Ho saputo della loro esistenza consultando il libro d’oro della nobilta’ italiana e la mia curiosita’ non si e’ mai spinta oltre. Loro discendono da Pardo, fratello di Achille da cui discendiamo noi. Siamo quindi, per trovare un giusto legame “cugini”.
Mi dispiace apprendere da lei che tra le nostre famiglie ci sia stato del “freddo” secolare, ma in tutti i casi, cosi’ come il ghiaccio mantiene inalterate le caratteristiche delle cose, degli alimenti ecc., cosi questo ghiaccio, una volta scioltosi ha dato vita, seppur ad un solo iniziale incontro telefonico, ad un immutato senso di stima a persone che in tutti i casi portano il nostro cognome. Ricevere una sera verso le ore 20,00 una telefonata dal dott. Alessandro Castriota Scanderbeg, mi ha riempito di gioia e commozione. So che loro hanno avuto innato, come noi, il senso della famiglia e della modestia. Sono persone di indubbia moralita’, e spero al piu’ presto di poterli conoscere.
Pensi che Alessandro ha sposato una donna il cui nome e’ Carolina, che è lo stesso nome di mia nonna, e che sarebbe stato il nome che avremmo dato a nostra figlia, qualora fosse nata. Il mio secondogenito si chiama Alessandro. Che dire? Siamo felici di sapere che in tutti i casi, le nostre famiglie, a prescindere dalle discendenze, sono e saranno nel futuro, ancora presenti, baluardi dell’unica cosa che possiamo fare, cioe’ tenere in vita la memoria storica dell’eroe albanese. Mi permetto, suo tramite di fare gli auguri al dott. Giulio, il quale di recente ha avuto un erede maschio, Giorgio, testimonianza del rispetto che entrambe le nostre famiglie portano all’eroe.


Dott. Giorgio Maria Castriota Scanderbeg, lei tra poco visitera’ l’Albania, terra in cui si conservano indelebilmente le radici della sua famiglia. Come sta vivendo l’attesa del viaggio? Quali sentimenti le dominano l’anima?

Deve sapere che nel 1997 circa, se non ricordo male, si stavano predisponendo i contatti tra gli amici albanesi e mio zio, Fra’ Giorgio, che in Albania faceva opera meritoria di invio di generi medicinali e non, in nome e per conto dell’Ordine di Malta, portandoli direttamente lui, alla guida di camion (cosa che ora continua a fare la sua degna figlia, mia cugina, Maria Luisa). Gli eventi bellici che hanno devastato ed insanguinato la costa adriatica e non, hanno di fatto interrotto i rapporti, per organizzare tale rientro, ma dentro di me ho sempre avuto il sentore che prima o poi ci sarei andato.
Ho avuto il piacere e l’onore di incontrare a Roma l’ambasciatore Kola, il poeta Visar Zhiti, e tanti, tanti amici e fratelli albanesi. A tutti loro, in occasione di un mio commosso piccolo discorso a piazza Albania, ho detto che in tutti i paesi del mondo sarei andato come turista, in Albania no.
Vorrei andarci solo previo invito, e consentire a me ed alla mia famiglia, di poter far ritorno in quella che, mi sia consentito, ritengo essere la “terra promessa”.
I mille pensieri, i mille sentimenti che attanagliano la mia persona sono tanti e tali al punto che penso che verrebbe la voglia di “scappare”, ma puo’ un Castriota Scanderbeg scappare?

A presto, Albania, mia patria di sangue. Giorgio

giovedì 12 marzo 2009

Riunione all'Ambasciata di Grecia a Mosca

Il Patriarca Kyrill si è recato all’Ambasciata di Grecia in occasione della Domenica dell’Ortodossia

In occasione della Domenica dell’Ortodossia, il Patriarca Kyrill di Mosca e di tutta la Russia ha preso parte a un ricevimento presso l’Ambasciata di Grecia a Mosca. Questi ricevimenti presso l’Ambasciata greca durante la prima Domenica di Quaresima, con la partecipazione del Patriarca di Mosca, sono diventate in Russia una consuetudine. L’occasione ha riunito i rappresentanti di diverse Chiese ortodosse locali, segnatamente della Chiesa greca, gli Ambasciatori dei paesi ortodossi, il nunzio Antonio Mennini, rappresentate della Santa-Sede in Russia, i rappresentanti della Chiesa apostolica armena, come pure di altre comunità religiose di Russia.
Nel suo intervento all’Ambasciata, il Patriarca Kyrill ha annunciato di avere l’intenzione di una sua visita in Grecia per rincontrare l’Arcivescovo di Atene e gli ortodossi di Grecia, “per dare un nuovo impulso allo sviluppo delle buone relazioni bilaterali”.
“In questa nostra epoca, nel contesto della mondializzazione e dell’integrazione europea, i popoli ortodossi che hanno le stesse fondamenta spirituali e culturali, dovranno stabilire delle relazioni più strette. Il difficile è sottovalutarvi il ruolo delle Chiese locali giacché sono loro stesse che manifestano e simboleggiano il fondamento comune dei nostri popoli e dei nostri paesi”, ha sottolineato il Patriarca.

Tradotto dal francese da P. Giovanni - Orthodoxie.com

mercoledì 11 marzo 2009

MEGLIO TARDI CHE MAI.

Bari: Vertice Napolitano-Medvedev, consegnata Chiesa russa

Oggi a Bari in un vertice Italia-Russia il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha consegnato la chiave simbolica della chiesa ortodossa di Bari al presidente della Federazione Russa Dimitry Medvedev.
Secondo Napolitano la riconsegna del luogo di culto "è il simbolo dello storico dialogo tra la Chiesa Cattolica e quella Ortodossa russa e del più generale impegno comune a rafforzare la cultura della pace, nella comprensione reciproca e dell'avvicinamento fra diverse tradizioni spirituali e culturali". Questo impegno, per il presidente, "costituisce la migliore risposta al diffondersi dei fenomeni di intolleranza e dei fondamentalismi aggressivi che negano e minacciano conquiste essenziali di libertà e progresso civile".
L'evento di oggi "conferma il rapporto profondissimo che lega le nostre culture e i nostri popoli", ha detto Dimitry Medvedev. ''Nel 2017 - ha proseguito - festeggeremo insieme i 100 anni del complesso della chiesa ortodossa. Questo evento richiederà una preparazione seria che diventerà una dimostrazione della comunanza dei valori spirituali e umanistici che legano la Russia all'Italia nel rispetto reciproco".
Dopo la consegna delle chiavi, il cardinale Salvatore De Giorgi ha letto il messaggio del Papa. "La storia di Bari e di questa regione è segnata in modo profondo dalla presenza del mondo orientale e la sensibilità ecumenica costituisce una caratteristica tipica delle popolazioni pugliesi", scrive il Pontefice. Il Santo Padre auspica "che anche l'odierna manifestazione contribuisca a far sì che Bari continui ad essere, come ebbe a dire il papa Giovanni Paolo II, di venerata memoria, un 'ponte naturale verso l'Oriente', offrendo il suo prezioso contributo al cammino verso la piena comunione tra i Cristiani''.
Nel suo messaggio, letto dal vescovo di Egorievsk Mark, vicecapo della Direzione dei Rapporti della Chiesa del Patriarcato di Mosca, il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill I ha parlato di ''giornata storica'' e ricordato che Bari, ''dove giacciono le reliquie di San Nicola Taumaturgo tanto venerato nella Chiesa ortodossa russa sin dai tempi antichi, è un luogo amato di pellegrinaggio dai suoi figli fedeli".
Alla cerimonia sono intervenuti anche il ministro degli Esteri italiano Franco Frattini e il sindaco di Bari Michele Emiliano.
Secondo il ministro degli Esteri Franco Frattini, la restituzione della chiesa ortodossa di Bari alla Russia è un segno "dello stato eccellente dei rapporti bilaterali tra Italia e Russia". Per Frattini, si tratta di "un evento storico per i rapporti politici, culturali e spirituali tra l'Italia e la Russia e rappresenta il segno di una amicizia antica e profonda tra i nostri popoli e di una comune sensibilità umana, culturale e spirituale''.
Da parte sua il sindaco della città Michele Emiliano ha evidenziato come si tratti di "un gesto che riempie finalmente di contenuti la denominazione 'Bari Porta d'Oriente' un significato che non risiede più solo in uno slogan fortunato ma si nutre di relazioni reali con il resto del mondo e con il popolo russo in particolare". Mentre il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola ha sottolineato la portata ''storica'' della giornata e ''la vocazione di Bari e della Puglia ad essere punto di incrocio e convivialità tra le culture e i popoli".
L'evento odierno avrebbe dovuto svolgersi il 6 dicembre scorso ma fu rinviato per la morte di Alessio II. L'impegno della consegna dell'edificio di culto fu preso nel giugno del 2007 dall'ex premier italiano Romano Prodi in occasione della visita a Bari dell'allora presidente della Federazione russa Vladimir Putin.


Da:notizie-online.it (1-3-2009)

URIME MARSIDA ! Auguri Marsida !

Operata con successo in Toscana, la piccola albanese Marsida potrà iniziare a camminare per la prima volta

Il suo nome è Marsida, ha poco più di quattro anni e finalmente potrà cominciare a camminare per la prima volta: sinora la sua vita si era svolta in braccio alla madre o seduta sul divano e sul letto dell’umile casa che condivide con i nonni ed i genitori nel paesino albanese di Shllak, distretto di Scutari, e ciò le aveva comportato più di un problema a livello psicologico. Quasi due anni fa, correva il mese di giugno del 2007, l’incontro, che cambiò la vita alla famiglia di Marsida, con la Misericordia di Firenze in Albania per un campo di lavoro. Il dirigente dell’organizzazione assistenziale toscana, Alessandro Ghini, si prese a cuore il problema di Marsida e promise ai genitori che avrebbe fatto l’impossibile per regalare a quella bambina, che osservava con invidia le scarpine delle bambole che le venivano regalate dai cooperanti italiani, il sogno di camminare autonomamente. Detto fatto: tornato in Toscana il funzionario della Misericordia fiorentina contattò l’equipe di ortopedia dell’Ospedale di Prato, particolarmente rinomata per questo genere di interventi. Un anno dopo il suo primo incontro con i militi della Misericordia fiorentina, una volta superati gli asfissianti controlli di polizia voluti dalla legge Bossi- Fini, Marsida essendo albanese è pur sempre un’extra- comunitaria, la bambina poté essere visitata nella capitale italiana dell’industria tessile ed i suoi accompagnatori, tra cui l’inseparabile volontaria albanese Vefa, poterono apprendere dalla viva voce di un medico dell’equipe del nosocomio pratese, il dottor Biddau, che un giorno forse la fanciulla avrebbe iniziato a camminare. L’intervento è stato successivamente effettuato dall’equipe guidata dal professor Carlo Cavacciocchi ed ha visto impegnate, sia durante la fase operatoria che durante la degenza successiva, più di una decina di persone tra medici, fisiatri, infermieri e psicologi. E’ stato coronato da successo. Nessuna spesa a carico dell’umile famiglia di Marsida: l’equipe infatti ha lavorato in gran parte gratuitamente, per vedere un giorno la bambina sorridere, e le spese necessarie sono state interamente coperte dalla Regione Toscana e dalla Misericordia di Firenze. Un grande esempio di altruismo e di solidarietà, quindi, quello che ci giunge dalla terza città della Toscana che la dice lunga sulla reale volontà dei medici italiani di fronte all’obbligo, in via di imposizione grazie ad una barbara legge voluta dal partito governativo xenofobo della Lega Nord, da più parti paventato, di denunciare tutti quegli immigrati irregolari che dovessero rivolgersi un domani alle strutture ospedaliere pubbliche italiane. Di fronte alla progressiva chiusura dell’opinione pubblica italiana nei confronti dell’immigrazione da paesi più poveri, l’esempio che viene da Prato ci parla invece della persistenza di un’Italia diversa, aperta, solidale, in grado ancora di essere generosa ed altruista di fronte ai problemi di una bambina proveniente da un paese vicino ma ancora in buona parte arretrato, in continuo ed ansioso cammino verso l’integrazione europea. Un esempio sicuramente da seguire e che potrebbe essere di lezione invece ai tanti politici, “ padani” e non solo, che usano l’argomento sicurezza, sfruttando le immotivate angosce degli italiani, come una clava per sbattere in faccia ai più bisognosi le porte delle frontiere italiche. Intanto i volontari della Misericordia di Firenze hanno regalato a Marsida un paio di scarpe nuove affinché le possa indossare e non più ammirare ai piedi delle sue bambole.
Da: Albania News

domenica 8 marzo 2009

E' SUCCESSO IN ALBANIA

Rimosso il Ministro della cultura albanese
Ylli Pango, Ministro della Cultura albanese, protagonista di uno scandalo a sfondo sessuale trasmesso dal programma televisivo “Fiks Fare” ieri sera, è stato rimosso dall’incarico subito dopo la trasmissione. È quanto reso noto dal Portavoce del Primo Ministro Berisha e dai media albanesi.
“Fiks Fare”, programma investigativo della maggiore emittente privata “Top Channel”, simile al formato di “Striscia la notizia”, ha trasmesso ieri sera in prima serata un video in cui il Ministro della Cultura richiede prestazioni sessuali ad una giovane ragazza in cambio di un posto di lavoro nel suo dicastero. Negli incontri avvenuti nel suo ufficio e nella sua abitazione, il Ministro le promette di farla lavorare nelle fiere del turismo all’estero in cui le hostess poserebbero anche in bikini e cerca di costringerla di esporsi per lui “per valutare di persona”. Dopo la riluttanza della ragazza, Pango tenta anche di toglierle la camicia.
Immediata la reazione del Primo Ministro albanese che ha rimosso il Ministro subito dopo la trasmissione dello scandalo, con la motivazione che l’episodio di cui Pango è protagonista “è inaccettabile per l’etica e gli standard del suo governo”. Secondo il comunicato stampa del Portavoce del Primo Ministro Berisha, Pango avrebbe negato l’accaduto, definendolo “un puro montaggio dei media”.
Dure le critiche dal mondo politico albanese. L’opposizione ha richiesto che al ex ministro sia tolto anche il mandato di deputato e sia rinviato a giudizio per abuso d’ufficio, molestie sessuali e infrazione del Codice dell’Amministrazione pubblica. La stessa maggioranza, in difficoltà per i scandali continui dei suoi ministri, ha rincarato la dose, accusando l’opposizione di essere troppo mite con Pango e di aver dimenticato gli scandali dei suoi ex ministri.
Oggi, la Procura della Repubblica ha avviato un inchiesta e ha richiesto l’acquisizione del materiale video del programma “Fiks Fare” per verificarne l’autenticità.
Ylli Pango sarebbe il primo ministro nella storia dello stato albanese ad essere protagonista di uno scandalo a sfondo sessuale, ma è il terzo del governo Berisha coinvolto in uno scandalo in poco più di un anno. A marzo dell’anno scorso, Fatmir Mediu, ora indagato per la strage di Gerdec, si è dimesso dall’incarico del Ministro della Difesa. Invece all’attuale ministro degli Esteri, Lulzim Basha, è stata tolta l’immunità parlamentare per consentire le indagini sul suo coinvolgimento nell’abuso con i fondi della strada Durazzo – Morine, che dovrebbe collegare nel futuro Tirana a Pristina.
Tratto da:AlbaniaNews

sabato 7 marzo 2009

NON POTEVO ESIMERMI !

8 MARZO 2009


FESTA DELLA DONNA




A TUTTE LE DONNE CHE GUARDANO E LEGGONO IL MIO BLOG

Simbolicamente un bellissimo rametto di mimosa


A U G U R I

Padre Giovanni

CONVIVIO PRESBITERALE SOTTO LA NEVE

La nostra avventura silana inizia quando, abbandonato il paese di Spezzano della Sila, abbiamo incontrato i primi fiocchi di neve, che ci hanno accompagnato fino all’arrivo e sono continuati senza smettere un istante riempendo il selciato di una bella coltre bianca, che nonostante passasse lo spazzaneve, subito l'asfalto si imbiancava.
Siamo arrivati a destinazione con P. Giovanni e la Signora Presbitera che, un poco preoccupati, ci stavano aspettando. Qui inizia la nostra avventura sulla Sila cosentina. Buona giornata ……… in bianco.









Come potete vedere, c'era e non poteva mancare, il canelupo, formato mignon, di P. Giovanni, un cagnolino di peluche, bianco, come la neve che cadeva.







Abbiamo approfittato del fuoristrada per fare un giro per il paese: poca gente in giro, qualche auto in circolazione e poi noi che ci siamo beccati un sacco di vento e di neve in faccia.







Per tutta la giornata la neve non ha smesso di cadere. Su questi meravigliosi posti turistici è bello vivere certamente più in estate, quando la frescura ti accarezza il viso e la calura è sopportabile. La montagna calabrese ti invita a viverla sempre, con il suo splendore immacolato e le sue meraglie da assaporare da soli o in compagnia.








La neve continuava a cadere copiosa, la giornata volgeva al termine e ci siamo dovuti accomiatare da P. Giovanni e Presbitera. Una strada coperta di neve ci ha accompagnata e fatto perdere un sacco di tempo nel scendere verso Cosenza. Ma grazie a Dio siamo arrivati a casa sani e salvi, infreddoliti, ma felici della splendida giornata che nostro Signore ha permesso di trascorrere allegramente alle nostre famiglie.