martedì 31 maggio 2011

CHIESA ORTODOSSA
PATRIARCATO DI MOSCA

PARROCCHIA 
SAN GIOVANNI DI KRONSTADT
Palazzo Gallo - P.zza Vittorio Em. II
CASTROVILLARI

Orario delle celebrazioni
"Festa dell'Ascensione"

1 giugno  ore 17.00       Vespro (vecernie)
2 giugno  ore  10.00   Divina Liturgia


http://www.amen.gr

LUTTO ALL’ARCIDIOCESI ORTODOSSA D’ITALIA

Dopo circa quaranta giorni di malattia, è tornato stamattina alla Casa del Padre l’Archimandrita p. Antonio Scordino, di 62 anni, Vicario Arcivescovile di Calabria e Rettore della chiesa ortodossa di San Paolo dei Greci in Reggio Calabria.
Padre Antonio, uno dei più stretti collaboratori di Sua Eminenza il Metropolita Gennadios, Arcivescovo Ortodosso d’Italia e Malta, è nato a Reggio Calabria, ha studiato filosofia e teologia, mentre, durante gli anni del suo servizio presso l’esercito Italiano, ha approfondito la patrologia e la storia della Chiesa. Dopo il suo congedo dall’esercito, padre Antonio è stato ricevuto nel clero dell’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia (28 Ottobre 2001), per servire, sotto la guida del Metropolita Gennadios, la rinascita dell’Ortodossia ellenica in Magna Grecia.
Nel 2008 Sua Eminenza ha nominato p. Antonio primo Vicario Arcivescovile di Calabria.
Scrittore di libri storici, patristici e catechistici, durante i suoi dieci anni di servizio era fedele al Patriarcato Ecumenico ed all’Arcidiocesi Ortodossa d’Italia, ed ha amato tanto la Sacra Scrittura ed i testi patristici, il Culto Divino ed il Tipikon, i Santi della Magna Grecia ed il Monachesimo. Frutto del suo amore per la Chiesa Ortodossa rimarranno per sempre sia le decine di traduzioni di testi liturgici e patristici dal Greco all’Italiano, che la costruzione della bellissima chiesa Ortodossa di San Paolo dei Greci, prima chiesa Ortodossa che è stata edificata dopo secoli a Reggio Calabria.
I Funerali di p. Antonio verranno celebrati da Sua Em.za il Metropolita Gennadios il Giovedì dell’Ascensione, dopo la Celebrazione Eucaristica.


domenica 29 maggio 2011

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Eparchia. Sono stati nominati nuovi parroci e amministratori parrocchiali

Palazzo Vescovile di Piana degli Albanesi
Ancora una rotazione negli incarichi del clero nell’Eparchia di Piana degli Albanesi.
A meno di un anno (agosto 2010) dal primo assestamento, Mons. Sotir Ferrara, ha ancora deciso di far ruotare alcune posizioni. L’esigenza era apparsa palese sin dal venti febbraio scorso, dopo l’improvvisa scomparsa del Vicario diocesano, Archimandrita Vito Stassi, che ricopriva anche la funzione di parroco della Chiesa della Martorana.
I decreti per lo spostamenti di alcuni sacerdoti, convalidati dal Delegato Pontificio Mons. Francesco Pio Tamburrino, sono in distribuzione –per la notifica agli interessati- proprio in questi giorni e prevedono:
-Papas Janni (Giovanni) Pecoraro, finora parroco della Chiesa Cattedrale di San Demetrio -Piana degli Albanesi-, viene nominato Vicario diocesano (Protosincello);
-Papas Nicola Cuccia, dall’agosto 2010 Parroco di Palazzo Adriano (dopo essere stato per venti anni parroco dei bizantini di Contessa Entellina), viene trasferito con la funzione di parroco nella Chiesa Concattedrale della Martorana, a Palermo;
-L’Archimandrita Antonino Paratore, finora rettore del Seminario di Piana degli Albanesi (dopo essere -anche- stato Vicario diocesano) viene nominato Arciprete della Cattedrale di San Demetrio, a Piana degli Albanesi;
-Papas Janni Stassi junior, dall’agosto 2010 Amministratore parrocchiale della chiesa di b.go Piano Cavaliere (Contessa Entellina), viene nominato Amministratore parrocchiale dei greco-bizantini di Contessa Entellina;
-Papas Sepa Borzì, da settembre 2010 Amministratore parrocchiale a Contessa Entellina, torna a ricoprire la medesima funzione per i greco-bizantini di Palazzo Adriano.
Tutti i decreti emessi dall’Eparca hanno decorrenza immediata.
Nel contesto del progetto di riassestamento degli incarichi eparchiali, che in fondo era stato preannunciato da Mons. Sotir Ferrara nel corso dell’omelia pronunciata in occasione dei funerali di papas Vito Stassi, attribuendone a questi l’ispirazione e l’iniziale elaborazione, c’è da riferire che il 29 giugno assumerà gli ordini sacerdotali il diacono Rosario Caruso e resterà a Piana degli Albanesi con incarichi finalizzati al rilancio dell’Eparchia.

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Anche se con molti giorni di ritardo, inserisco sul mio blog le vicende estrapolate dal Blog del nostro fratello Arbresh "il Contessioto" che riguardano le vicissitudini dell'Eparchia Greco-cattolica di Piana degli Albanesi. Dopo le tristi vicende, di quasi un anno addietro, che hanno interessato la cittadina di Contessa Entellina, ora con immenso piacere, vedo che la situazione sta cambiando ed in bene e che tutto quello che è successo rimane uno spiacevole ricordo. Auguri a tutti i Presbiteri, Fratelli italo-albanesi, specialmente a chi era stato ingiustamente trasferito per colpa di altri. 
AUGURI !!!!! 

giovedì 26 maggio 2011

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Liturgia del metropolita Hilarion a Giamaica




Il 22 maggio, domenica della samaritana e giorno della ricorrenza liturgica della traslazione delle reliquie di san Nicola a Bari, il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, ha celebrato la liturgia presso l’ambasciata della Federazione Russa in Giamaica. Il metropolita si trova in Giamaica a capo di una delegazione della Chiesa Ortodossa Russa che partecipa alla Convocazione ecumenica internazionale per la pace.
Col metropolita Hilarion hanno concelebrato: l’arciprete Nikolaj Danilevitch, segretario del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa Ortodossa ucraina, il sacerdote Dimitrij Sizonenko, segretario ad interim peri rapporti intercristiani del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, e lo hierodiacono Ioann (Kopejkin), assistente del metropolita. Hanno inoltre partecipato l’arciprete Michail Gundjaev, rappresentante del Patriarcato di Mosca presso il Consiglio ecumenico delle Chiese e le organizzazioni internazionali a Ginevra, e Leonid Sevastjanov, direttore esecutivo della Fondazione di beneficenza s.Gregorio di Nazianzo. Presenti alla liturgia una trentina di persone, diplomatici e uomini d’affari russi.
Alla fine della celebrazione il presidente del Dipartimento ha ricordato la ricorrenza della festa di s. Nicola, facendo gli auguri ai presenti che portano questo nome, tra cui il rappresentante della Chiesa Ortodossa ucraina.
Rivolgendosi poi a tutti, il metropolita Hilarion ha fatto notare che quando una persona si trova per lunghi periodi lontana dal proprio Paese sente la responsabilità di rappresentare la propria patria e si interroga su che cosa lo leghi ad essa. La Chiesa e’ una delle realtà che legano la persona sia alla propria patria terrena, che a quella, comune a tutti, celeste. Ogni uomo e’ creato per tendere alla patria celeste, definitiva: percorre il cammino della propria vita e giungere finalmente all’eternità, cui siamo tutti chiamati. L’unica ricchezza che potremo portare con noi nell’aldilà, dopo la morte, e’ il bene e l’amore che abbiamo avuto per ogni prossimo.
Il metropolita ha poi ringraziato particolarmente l’ambasciatore della Federazione Russa in Giamaica, presente al rito, per aver messo a disposizione i locali dell’ambasciata per la celebrazione. A sua volta, l’ambasciatore ha definito l’avvenimento storico, facendo notare che mai nella storia dell’ambasciata vi era stata celebrata una liturgia.
Tutti i presenti hanno infine condiviso il pasto. Lo stesso giorno il metropolita Hilarion ha fatto rientro a Mosca.

lunedì 23 maggio 2011

Icona piangente della madre di Dio di Boiani





 


















Ha fatto tappa anche a Torino il pellegrinaggio in Italia dell’icona piangente della madre di Dio di Boiani. La sede dell’icona è il monastero di Boiani, un villaggio romeno della Bucovina ucraina. L’icona ha lacrimato nel 1993, richiamando negli anni seguenti un gran numero di pellegrini da tutto il mondo ortodosso. In maniera simile, durante il soggiorno presso la parrocchia di San Massimo a Torino il 19 e 20 maggio 2011, centinaia di ortodossi provenienti da tutte le parrocchie ortodosse di Torino e dei dintorni sono passati a venerarla; ci sono state numerose funzioni (anche nel corso della notte), e un flusso continuo di fedeli. Ringraziamo i monaci che hanno portato l’icona in Italia (gli ieromonaci Meletie e Cozma e lo ierodiacono Nifont), e rinnoviamo la nostra gratitudine al Metropolita Onufrij di Cernauti e di Bucovina, che non ci ha mai fatto mancare il suo sostegno e la sua amicizia.
P. Ambrogio
Torino

domenica 22 maggio 2011

Battesimo di Claudia - Lauropoli (CS) - 21.05.2011

Dal sito: Oriente Cristiano

La crisi demografica sfida per tutti i cristiani

115q06bMOSCA, 18. La cultura di massa si oppone oggi apertamente ai valori cristiani, nella misura in cui essa si poggia sul culto del successo, del consumo, del piacere sfrenato, educando la società, e soprattutto i giovani, all'egoismo e alla libertà eccessiva: lo ha detto il metropolita di Volokolamsk, Ilarione, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, intervenendo nei giorni scorsi all'assemblea del Consiglio interconfessionale cristiano della Comunità degli Stati indipendenti e dei Paesi baltici, svoltasi nella capitale russa.
"Dobbiamo imparare a tradurre il nostro messaggio positivo nella lingua della cultura contemporanea", ha spiegato il responsabile ortodosso, secondo il quale "i valori positivi non devono essere più formulati come categorie astratte ma essere inseriti nella trama della lingua dell'arte, del cinema, della musica e della pittura. Questo modo di annunciare i valori positivi può non solo riabilitarli ma renderli anche più facilmente assimilabili, dando loro una dimensione viva, esistenziale".
All'assemblea, dedicata al tema "Uno sguardo sul futuro, il capitale umano. Mezzi per arrestare la crisi demografica", hanno partecipato - come riferisce il sito web della Chiesa ortodossa russa - anche l'arcivescovo di Madre di Dio a Mosca, Paolo Pezzi, e il capo del Dipartimento per le relazioni esterne dell'Unione dei cristiani battisti evangelici di Russia, Vitali Vlasenko, che assieme a Ilarione sono co-presidenti del Consiglio interconfessionale cristiano. Nel suo discorso, monsignor Pezzi ha sottolineato l'attualità del tema affrontato: "Oggi - ha detto - proseguiamo il lavoro cominciato, con l'auspicio che questo comune impegno apporti un contributo alla soluzione di un problema da cui dipende, senza esagerazioni, la prosperità materiale e spirituale delle generazioni future dei nostri Paesi e di tutta l'umanità". L'allocuzione centrale è stata pronunciata dal metropolita Ilarione, che ha ricordato quanto fossero numerose, fino al XX secolo, le famiglie russe ed europee, indipendentemente dal loro reddito e stato sociale. Oggi invece - ha osservato - tali nuclei sono una rarità, contando, quelli tipo, uno o due figli. Cosa fare? "Innanzitutto, occorre ricordare alle persone le verità morali, creare un clima e condizioni sociali favorevoli alle famiglie numerose", ha affermato Ilarione, ricordando iniziative di sostegno realizzate in alcune parrocchie di Mosca. "L'aiuto sociale deve essere una delle priorità del nostro lavoro parrocchiale e pastorale", ha precisato, aggiungendo che "tutte le forze vive della società devono unirsi per arrestare l'estinzione della popolazione e invertire la tendenza allarmante che ha prevalso in questi ultimi decenni. La crescita demografica ha bisogno di essere stimolata a livello economico e finanziario ma dipende anche dalla diffusione della parola di Dio".

sabato 21 maggio 2011

Se fosse rimasto ancora nella sua tana certamente avrebbe vissuto un poco di tempo in più, invece al ritorno, la sera, di questo serpente non rimaneva, sull'asfalto, che un corpo spiaccicato. ".........si poverino, una breve esistenza ! "

venerdì 20 maggio 2011

Sal sito del Confratello Padre Isidoro.


Igumeno Dimitri Fantini elevato ad Archimandrita




Il Pariarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill ha firmato il decreto
di elevazione al rango di Archimandrita del nostro p.Dimiri.

L'investitura sarà officiata dal nostro Vescovo Sua, Eminenza Rev.ma Nestor, il giorno di sabato 4 giugno 2011 durante la Divina Liturgia presso la nostra chiesa dei Santi Sergio, Serafino e Vincenzo Martire a
Milano, con inizio alle ore 10 circa.

Benvenuti con noi!

--
Chiesa Ortodossa "Ss. Sergio, Serafino e Vincenzo"
Patriarcato di Mosca - Milano

Tanti auguri, caro padre Dimitri!!

Pubblicato da Ieromonaco Isidoro

Rottura della comunione canonica

Con il seguente comunicato e annessa dichiarazione il Patriarcato di Gerusalemme anuncia la rottura della comunione canonica con il Patriarcato di Romania.

Dichiarazione:
"Il Santo Sinodo e sacro Sinodo del Patriarcato di Gerusalemme, che si tiene oggi, (lunedi, 26 Aprile al 9 maggio 2011), in sessione ordinaria, ha affrontato la soluzione al particolare problema della costruzione, da parte della Chiesa Ortodossa Rumena, di una chiesa a Gerico.Dopo aver considerato questo problema in dettaglio e profondità, il Santo e sacra Sinodo ha deciso all'unanimità e con rammarico, di sospendere la commemorazione di Sua Beatitudine il Patriarca di Romania, Daniel, e di interdire il rappresentante del Patriarcato di Romania a Gerusalemme, archimandrita Jerome Cretsu.Tale decisione è stata presa per le seguenti ragioni: durante gli ultimi anni delle decade del 1990, la Chiesa Ortodossa Rumena ha intrapreso e completato la costruzione di una chiesa e un albergo per pellegrini a Gerico, senza l'approvazione canonica Patriarcato di Gerusalemme, che ha giurisdizione sulla Terra Santa.Il Patriarcato di Gerusalemme è stato messo quindi in una situazione difficile. Visti violati i suoi confini canonici, confermati dai Concili ecumenici e locali, nei fatti, in modo arbitrario e aperto.Il Patriarcato di Gerusalemme, ha detto al Patriarcato di Romania che la sua tesi secondo cui questa chiesa fu costruita per i pellegrini rumeni in Terra Santa fosse stata accettata, renderebbe la giurisdizione del Patriarcato di Gerusalemme nulla, per la costruzione di chiese di tutte le Chiese ortodosse, alcune delle quali hanno già fatto una tale richiesta.Dato che, nonostante questo, la Chiesa ortodossa rumena non ha dimostrato la necessaria sensibilità, il Patriarcato di Gerusalemme ha imposto il divieto all’Archimandrita Jerome Cretsu, rappresentante della Chiesa Ortodossa Rumena in Terra Santa, che ha preso questa iniziativa ed è stata completata. Inoltre, al fine di cercare una soluzione al problema, il nostro padre SB. Patriarca di Gerusalemme, Teofilo, ha inviato una lettera a Sua Beatitudine il Patriarca di Romania, Daniel, in cui tutti espone in forma dettagliata i dati del problema e la posizione del Patriarcato di Gerusalemme".

In risposta a questo gesto il Patriarcato di Romania ha emesso il seguente comunicato stampa:
Comunicato stampa rilasciato dal Patriarcato di Romania circa i rapporti con il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme:

Ieri, il Patriarcato di Romania, ha emesso un comunicato stampa sulla questione delle relazioni con il Patriarcato di Gerusalemme. Ha ricordato che il Vicario Patriarcale, il vescovo Cipriano, ha visitato il Patriarcato di Gerusalemme, il 15 aprile scorso, per iniziare un dialogo bilaterale sulle controversie tra i due patriarchi. Inoltre, apprende con sorpresa e rammarico la decisione del Patriarcato di Gerusalemme (cioè la rottura della comunione, ed.) Ha annunciato che i problemi in questione saranno discussi nella sessione di lavoro del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa rumena, il 19 e 20 maggio prossimi.


Nb: Davanti alla triste notizia della rottura della comunione canonica fra il Patriarcato di Gerusalemme ed il Patriarcato di Romania rimaniamo stupiti e addolorati.
Invitiamo a tutti gli amici ortodossi e non di pregare affinché il Santo Spirito di Dio illumini gli uomini e li porti verso la riconciliazione al più presto.
Ci sarebbero tante altre considerzioni da fare ma per carità cristiana e rispetto verso i nostri pastori meglio tacere e pregare. Ma l'indignazione è tanta, non è questo il momento di dividersi, non è mai il momento giusto per dividersi!!


Condoglianze del Patriarca a Papa Shenuda


In seguito alle stragi dei cristiani a Giza, in cui 12 persone hanno perso la vita, il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill ha inviato un messaggio di condoglianze a Sua Santitá Shenuda III, Papa di Alessandria e Patriarca della cattedra di S. Marco in tutta l’Africa e nel Medio Oriente. Ne riportiamo il testo per intero. 

Santitá,
la gioia pasquale per la resurrezione di Cristo é offuscata dalle tristi notizie che ci giungono dalla provincia egiziana di Giza. Gli atti criminali effettuati il 7 e l’8 maggio hanno portato via le vite dei nostri fratelli cristiani e danneggiato i templi della Chiesa copta. Noi condividiamo con Ella, Santiá, e col suo gregge, il dolore di questa tragedia, esprimiamo le piú sentite condoglianze ai familiari e ai cari delle vittime di questo atto di barbarie.
La Chiesa Ortodossa Russa giá molte volte ha levato la sua voce in difesa dei cristiani nei Paesi in cui patiscono oppressioni e infrazioni dei loro diritti fondamentali alla vita e alla libertá religiosa. Anche ora noi esortiamo le autoritá dell’Egitto, i leader delle comunitá islamiche del Paese e la comunitá internazionale a porre fine in maniera decisa e inequivocabile alla violenza nei confronti della minoranza cristiana che costituisce una presenza storica in terra d’Egitto.
Condividendo il dolore dell’antica Chiesa copta, preghiamo per il riposo eterno dei defunti e per lo stabilimento di una solida pace sociale in Egitto.
Nell’amore del Cristo Risorto,

+ Kirill
Patriarca di Mosca e di tutte le Russie.

Dalla Chesa Ortodossa Russa

Il metropolita Hilarion alla Convocazione ecumenica internazionale per la pace



Il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa Ortodossa Russa il 18 maggio è intervenuto all’apertura della Convocazione ecumenica internazionale per la pace a Kingston, capitale della Giamaica.
Il metropolita, che è a capo di una nutrita delegazione del Patriarcato di Mosca, è intervenuto dopo i saluti iniziali delle autorità dello stato, delle Chiese locali e del Consiglio ecumenico delle Chiese.
Il suo intervento era dedicato all’analisi delle forme e proporzioni che la violenza sta assumendo nel mondo contemporaneo. La questione fondamentale che si pone oggi ai cristiani può essere, a suo parere, così formulata: che misure dobbiamo prendere, con uno sforzo comune, davanti alla minaccia del diffondersi della violenza, dell’aggressività, dello sfruttamento e del terrore?
Il capo della delegazione della Chiesa Russa ha fatto notare che purtroppo nel mondo contemporaneo diventa sempre più evidente una contraddizione fondamentale: da un lato si fa più attiva la “retorica pacifista” a livello dei governi e delle organizzazioni internazionali; dall’altro, aumenta la propaganda della violenza nella vita quotidiana, principalmente attraverso la televisione, il cinema e i mass-media.
“Il profitto economico dovuto alla diffusione di questi videomateriali è così grande che facilmente spinge a chiudere gli occhi sul contrasto tra la retorica ufficiale e ciò che ogni giorno vediamo al piccolo schermo”, ha detto il metropolita. “La società pluralistica contemporanea non può giudicare in maniera adeguata le conseguenze catastrofiche di una tale contraddizione tra parole e azioni, poiché nella nostra società c’è posto per ogni tipo di male nascosto, al più spesso, sotto i concetti di “libertà di scelta”, “libertà di parola”, “libertà di autoespressione” e “libertà della persona” “.
Per essere una voce profetica nel mondo, e non solo una voce che grida nel deserto, i cristiani devono  “condannare senza paura le ingiustizie del mondo contemporaneo, non temendo per la propria reputazione agli occhi dei potenti e dei mezzi di comunicazione da essi controllati“.
Nello stesso tempo, secondo il metropolita, nel mondo di oggi esiste anche una tendenza positiva di condanna della violenza. Se prima di parlava di violenza in modo astratto e generico, come «non rispetto della libertà religiosa nei confronti di alcune minoranze», oggi cominciano a levarsi più chiaramente voci in difesa dei cristiani perseguitati per la fede in molte regioni del mondo, in particolare nei paesi musulmani.
Purtroppo i cristiani in genere non difendono che in maniera passiva i propri fratelli di fede perseguitati. E’ urgente passare dalle dichiarazioni di condanna puramente verbale all’organizzazione di un sistema di difesa dei cristiani oppressi. Le Chiese cristiane devono dare un contenuto concreto al proprio impegno in favore della pace, preoccupandosi prima di tutto dei propri fratelli e delle proprie sorelle sottoposti a persecuzioni in varie parti del mondo, secondo la parola dell’apostolo Paolo: «Poiché dunque ne abbiamo l’occasione, operiamo il bene verso tutti, soprattutto verso i fratelli nella fede» (Gal 6, 10).
Alla fine del proprio intervento, il metropolita ha esortato tutti, «coloro che esercitano il potere, e i semplici credenti, a manifestare la propria solidarietà con i cristiani perseguitati».
«L’avvenire dell’umanità deve essere costruito sulla pace e la giustizia, comandateci da Dio. In caso contrario, l’umanità non avrà un avvenire», ha concluso.

giovedì 19 maggio 2011

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Il metropolita Hilarion in visita dal Patriarca di Bulgaria Maksim



Il 16 maggio il Patriarca di Bulgaria Maksim ha ricevuto nella residenza del Primate della Chiesa Ortodossa Bulgara il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa Ortodossa Russa, che si trova in Bulgaria con la benedizione del Patriarca Kirill per partecipare ai festeggiamenti per la ricorrenza della memoria liturgica dei martiri di Batak.
Recentemente la Chiesa Ortodossa Bulgara ha canonizzato questi santi, il cui numero secondo le diverse fonti varia da 1750 a 5000 persone. Nel XVII secolo, dopo l’islamizzazione forzata della popolazione bulgara circostante da parte degli ottomani, gli abitanti del villaggio di Batak restarono cristiani per altri due secoli; nel 1876 durante un’insurrezione furono sterminati dai turchi. Il loro martirio è uno dei simboli della sofferenza del popolo bulgaro sotto il dominio ottomano e della sua fedeltà a Cristo.
All’incontro tra il Patriarca bulgaro Maksim e il metropolita Hilarion hanno partecipato i metropoliti della Chiesa bulgara: Kalinik di Vratsa, Kirill di Varna e Veliki Preslav, Dometian di Vidin, Neofit di Rousse, Natanail di Nevrokrop, Grigorij di Veliko Tarnovo e il vescovo Naum di Stobi, segretario del Sacro Sinodo della Chiesa Bulgara. Da parte della Chiesa Russa erano presenti l’arciprete Igor Jakimtchuk, segretario per le relazioni interortodosse del Dipartimento, lo hieromonaco Zotik (Gaevskij), tesoriere della rappresentanza della Chiesa Russa a Sofia e lo hierodiacono Ioann (Kopejkin), assistente del metropolita Hilarion.
Il metropolita ha trasmesso al patriarca bulgaro i saluti del Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill, e ha sottolineato l’importanza della canonizzazione dei martiri di Batak, ricordando che, secondo l’espressione di Tertulliano, “il sangue dei martiri è il seme della Chiesa”. Il metropolita ha inoltre informato il Patriarca che è prevista a Mosca la costruzione di una chiesa dedicata al metropolita di Mosca Kiprian, “illustre figlio del popolo bulgaro”.
Nell’incontro sono stati affrontati temi riguardanti i rapporti tra le due Chiese.
In ricordo dell’incontro, il Presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca ha fatto dono al Patriarca bulgaro di un’icona di san Sergio di Radonezh con una dedica.

lunedì 16 maggio 2011

Pendimi, pagëzimi i dytë


  Uji e gjen pastërtinë e tij kur kalon përmes filtrit shpirtëror të pendimit. Kështu, kur rrëfehem, e akuzoj veten për  çdo të keqe, sepse nuk ka ndonjë mëkat në botë  që nuk e kam bërë qoftë dhe me mendim në një  fije të sekondës. Të tilla lëvizje të shpirtit zbulojnë qartësisht gjendjen time të mëkatit. Mëgjithatë, derisa jemi në jetë kemi mundësi të korrigjohemi. Ungjilli fillon e mbaron me një thirrje për pendim. Mësimi i asketëve të shenjtë dhe të Etërve të Kishës tregon se kur njeriu i ofron Perëndisë lutjen e tij jo si mëkatar, por si i drejtë, ajo nuk ngjitet në Fronin e Perëndisë, sepse Biri i Perëndisë nuk erdhi të thërrasë të drejtët (1Jn 1 :8), dhe ata që ndodhen për pasojë larg së vërtetës, por ata që njohin mëkatet e tyre. «Ne nuk mund të përshkruajmë oqeanin që na ndan nga Parajsa shpirtërore pa patur anijen e pendimit drejtuar nga frika e Perëndisë, dhe pa këta drejtues oqeani i madh do të na përpijë. Pendimi, është anija; frika është timoni; sa për dashurinë, është porti hyjnor [...] ky është porti drejt së cilit shkojnë të gjithë ata që mundohen dhe lodhen për pendimin; por kur të arrijmë tek dashuria, kemi mbërritur tek Perëndia. »
  Pendimi është pëlhura e fundit e jetës sonë asketike. Shën Efrem siriani na ka lënë këtë lutje të domosdoshme  « vlerësomë të shikoj fajet e mia. » Të shikosh mëkatet e tua është një akt shpirtëror i një rëndësie themelore për cilindo që kërkon të shikojë fytyrën e Perëndisë së Gjallë. Ky akt është veprimi i vetë Perëndisë tek ne. Të rrallë janë njerëzit që kapin me intuitën e zemrës natyrën e vërtetë të mëkatit. Zakonisht, ata vendosen në nivelin e moralit njerëzor, dhe nëse ndonjëherë ngrihen përmbi të, gjithsesi nuk është e mjaftueshme. 
  Përmes rrugëve që na lejojnë të njohim mëkatet tona, më e rëndësishmja është besimi në hyjshmërinë e Krishtit; falë këtij besimi, dashuria e Frymës së Shenjtë zbret tek njeriu. Ai që njeh nga përvoja e tij zjarrin e shenjtë të Dashurisë hyjnore, natyrisht përpiqet të mbetet në këtë gjendje të bekuar. Nëse ai kryen ndonjë veprim, ose thjesht ndonjë lëvizje e brendshme që ka për efekt të dobësojë ndjenjën e dashurisë hyjnore, ky pakësim i hirit na zbulon një dhunim tonin ndaj Drejtësisë hyjnore. Atëhere ai kthehet drejt Zotit me një lutje të zjarrtë pendimi ; falë kësaj lutjeje, merr faljen. Sa më i madh ka qënë hiri në orët e vizitave të Shpirtit të Shenjtë, më i dhimbshëm dhe më i thellë do të jetë pendimi. Një njeri i tillë jeton para Perëndisë me thjeshtësi duke e lënë veten të drejtohet nga dashuria dhe frika e Zotit; ky njeri mund të lartësohet deri në përsosmërinë e shenjtërimit pa e kuptuar atë. Një tjetër rrugë për të njohur mëkatin është që të vendosim veten nën gjykimin e fjalës hyjnore. Për një ekzaminim të pastër të gjendjes së tij të brendshme, shpirti i njeriut bindet që nuk i zbaton urdhërimet, prandaj dhe pendohet. Që kjo rrugë ta afrojë me qëllimin e kërkuar, është e domosdoshme të studiojë me zell ligjin e Zotit, sepse « i madh dhe pa fund është ligji yt » (Ps.118 :96) dhe « sa të thella janë mendimet e tua o, Zot » (Ps. 91 :6) Ndërgjegjja dhe intelekti i njerëzve qëndrojnë në një nivel më inferior nga urdhërimet, për vetë aftësinë depërtuese në fushën e Shpirtit. Që të arrijmë në gjendjen e pendimit duhet të përparojmë në këto dy rrugë : zemra dhe mendja ; në pas, në jetën e përjetshme, autentike, ato do të bashkohen dhe do të formojnë një të vetme. « Perëndia është dashuri » (1 Jn. 1 :5) Ai na njeh ne të gjithëve dhe në Të gjithçka është një. Po ashtu edhe njeriu duhet të arrijë gjendjen e dashurisë hyjnore, e cila do të pasohet nga njohja e Perëndisë dhe e vetes së tij. Për të saktësuar këtë mendim le të japim një shembull : shën Simeon Theologu i Ri shkruan për veten e tij se shumë shpesh një dritë i ishte shfaqur; ai e donte këtë dritë, ishte i tërhequr prej saj, por për shumë kohë ai nuk e dinte se Cila ishte kjo dritë. Gjatë një prej vizioneve të kësaj drite gjeti guximin dhe pyeti : « Kush je Ti ? » Ai mori një përgjigje se kjo Dritë që i shfaqej ishte Krishti. Pas kësaj, ai jo vetëm që mbeti në dashuri, por edhe « njohu » këtë dashuri. Bashkimi i përvojës së jetuar dhe i njohjes i vë vulën jetës sonë.[...] Dhurata e pendimit është e një madhështie të pashprehur : falë tij shpirti ynë futet në Misteret e Perëndisë pa fillim. Nëpërmjet pendimit ne asimilojmë në mënyrë ekzistenciale Zbulimin. Vetëm atëhere kur jemi në një trishtim të thellë, në mënyrë të papritur, veprimi i Zotit ndihet brenda nesh. Nuk varet nga përpjekjet tona të kapim këtë Frymë të hollë.[...] Ata që kanë besim të patundur më Krishtin si Perëndi-Krijues dhe Perëndi-Shpëtimtar, në vrullin e pendimit të tyre, përjetojnë dhe ferrin dhe ngjalljen tashmë para vdekjes së tyre trupore. Pendimi nuk është vetëm një veprimtari  mendore që konsiston në modifikimin e asaj që ndodh në botë. Ky ndryshim, ky kthim shoqërohet normalisht me një çudi të thellë, befasi kur e shikojmë veten ashtu si jemi, dhe zemra vuan një keqardhje të hidhur sepse është ndarë nga Perëndia i shenjtërisë. Nuk ka në botë vuajtje më të madhe se sa ky ndërgjegjsim nëpërmjet të cilit po njoh veten si më të keqin e të gjithëve dhe të gjithçkaje. Të gjitha përvojat tona tokësore janë të përkohshme, por marrëdhëniet tona me Perëndinë e kapërcejnë kohën. Të lëshuar në hapësirat e Frymës së përjetshme me një lutje që lind nga urrejtja për veten, ne lutemi pa e lënë vëmendjen tonë të rikthehet sërisht tek ne. Në fillim të pendimit tonë dominon hidhërimi, por më pas shohim të veprojë tek ne energjia e një jete të re e cila prodhon një transformim të mrekullueshëm të frymës sonë.[...] Lëvizja e pëndimit paraqitet vetë si zbulimi i Perëndisë së dashurisë. Na paraqitet gjithmonë e më qartë imazhi i papërshktueshëm, madhështor i Njeriut të lindur para kohërave. Duke soditur këtë bukuri, fillojmë të kuptojmë se në çfarë prishje të tmerrshme kemi katandisur. Dhe ne vuajmë përsëri, por me një vuajtje e panjohur deri më atëhere. Kjo vuajtje nuk na gëlltit, por na frymëzon. Tashmë jemi hedhur në hapësirat hynore. Jemi zhytur në habi për shkak të asaj që po ndodh me ne e cila po na tejkalon. Jemi bërë shumë të vegjël, jemi përulur deri në limitin më ekstrem të opinionit tonë për veten, por ndërkohë, Zoti vjen të na përqafojë si Ati i plangprishësit. Frika dhe turbullimi largohen. Perëndia na zbukuron me dhurata madhështore, ndër më të çmuarat është dashria që përmbledh të gjitha. Nga vuajtje në fillim, pendimi kthehet në gëzim dhe butësi të dashurisë, dhe dashuria merr një formë të re : dhembshuri për çdo qënie të privuar nga Drita hyjnore. 
   
  +Arkimandrit Sofron Sakharov
  Material i shkëputur nga libri “Të shikosh Zotin ashtu si është”

domenica 15 maggio 2011

Sempre la nostra Chiesa Parrocchiale a Castrovillari


Arcivescovo Ieronymo di Atene


 
 
L'Arcivescovo di Atene è stato ricoverato nell'ospedale della città di Agrinio in seguito ad una doppia frattura alla gamba. Preghiamo per lui affinché possa presto riacquistare la salute.


giovedì 12 maggio 2011

Questo era un pensiero personale ad un Link su Facebook riguardante la problematica tra il Patriarca Ortodosso di Gerusalemme ed il Patriarca di Bucarest. Solo che dopo l'inserimento del mio pensiero questo link è stato cancellato, ma avendo salvato il mio pensiero lo ripropongo sul mio Blog perchè tutti lo possano leggere e commentare.


Scusate tanto....: ma desidererei sapere da tutti quanti, anche a costo di passare per il solito rompi  anima, dove è finito lo spirito fraterno tra gli ortodossi delle varie giurisdizioni, dove è finito l'amore che esisteva una volta tra gli ortodossi specialmente quando la nostra Chiesa era sballottata dal mare in tempesta delle persecuzioni, dove è finita l'unità tra i Patriarchi ? ? ?????    Da quando si sono aperte le frontiere, specialmente in Italia, ed i flussi di pellegrini si sono stabiliti nella nostra nazione come lavoratori, ogni giurisdizione ortodossa sembra che abbia dichiarato guerra alla sorella ortodossa; pur di sembrare più amica e sorella verso la chiesa latina e verso il papa, pur di ottenere in comodato chiese non officiate dai vescovi latini. Le varie giurisdizioni hanno fatto e fanno a gara  a chi sa genuflettersi e  quindi mortificarsi più degli altri verso Roma ed il suo capo, hanno paura che i loro fedeli, abituati nelle loro nazioni alle immense cattedrali, possano abbandonare la loro chiesa ed i loro parroci perché a mala pena sono riusciti a trovare per la Divina Liturgia una Catacomba in cui celebrare. Allora invece di spiegare ai propri fedeli che non è il luogo che rende meno o più bella una liturgia, ma come e con quanto amore verso Cristo questa viene officiata, si vendono alla chiesa latina e vendendosi perdono anche quelle prerogative di libertà di espressione, che la Santa Fede Ortodossa ci ha abituati ad esprimere senza nessun bavaglio. E giustamente se a noi ci hanno insegnato che dopo lo Scisma del 1054, la Chiesa d’Oriente è rimasta quella che il Signore Gesù ha consegnato ai suoi Discepoli ed Apostoli quindi ha mantenuto nei secoli la Verità del Primo Cristianesimo, mentre Roma ha deviato con eresie sopra eresie, se fino a ieri abbiamo sostenuto le devianze del papato, oggi, tutto ad un tratto la nostra bocca si è chiusa in un silenzio impressionante, anzi abbiamo fatto, per non dire, facciamo a gara a chi salameleccando meglio cerchiamo di ottenere più degli altri, vendendo così la nostra dignità ortodossa.
Sembra carissimi fratelli che ci stiamo dimenticando delle avversità subite nel passato da parte della chiesa di Roma, ci stiamo dimenticando della guerra intrapresa contro di noi dalla invenzione dell’Uniatismo esasperato, pur di dimostrare che anche Roma aveva nel suo seno gli “ortodossi”, e nel sud Italia hanno pianto le conseguenze le popolazioni Italo-albanesi, annesse senza mezzi termini, con la forza e con l’inganno al papato. Ora abbandonato l’uniatismo che sembra non abbia prodotto i frutti sperati, ci propinano l’Ecumenismo, un’altra eresia che serve solo alla chiesa di Roma per allargare i suoi orizzonti di potere. Ed ecco che gli ortodossi ci cascano come tante pere mature, fanno a gara a chi sa vendersi meglio pur di sembrare amico o fratello del potente patriarcato d’oriente franco-latino, potente economicamente, ma spiritualmente facente acqua da tutte le parti.
Tutti i nostri Patriarcati cercano di essere i primi nelle varie adunanze ecumenico-plurireligiose, dove il sacro si mischia con il profano e dove l’unica Religione rivelata si mischia con religioni material-filosofiche, non appartenenti alla cristianità.  Dopo varie assemblee tra latini  ed ortodossi, ancora non si riesce a levare un ragno dal buco circa il ruolo del papa nella cristianità. Ma tutti sanno quale è stato nei secoli il ruolo del vescovo di Roma: Patriarca d’Occidente ed uguale tra uguali. Basta che Roma accetti il suo ruolo, quello del primo millennio e si sbarazzi dei primati e delle infallibilità e tutto potrà tornare come Cristo ha voluto che la sua Chiesa fosse strutturata.
Tornando a noi, è tempo che i nostri vescovi, i nostri preti, la smettano di assecondare così palesemente, pur di avere una chiesa in comodato, ciò che fino a ieri venivano chiamate eresie, e che ora con un colpo di spugna, sono diventate stupidaggini che soltanto qualcuno si ostina a perseguire.
Se la Chiesa Ortodossa, con il suo clero, continuerà a inchinarsi a dismisura, allora una sola cosa le resta da attuare: abbandonare la Retta Fede e Unirsi a Roma, senza se e senza ma.
Ma se il clero ortodosso con i suoi fedeli ha ancora un barlume di lucidità, si riappropri della Verità e ritorni ad essere la Vera ed Unica Fede del Signore Nostro Gesù Cristo morto e risorto per noi.

martedì 10 maggio 2011

Dal sito cattolico: Oriente Cristiano

ECUMENISMO: APERTO A ROMA CONVEGNO CATTOLICO-ORTODOSSO SULLA VECCHIAIA

“Nell’amore per i poveri, i cristiani, cattolici e ortodossi, si ritrovano”. Con queste parole, il card. Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha dato il via questa mattina a Roma nella sede trasteverina della Comunità di sant’Egidio al convegno dal titolo “Il dono della vecchiaia. Ortodossi e cattolici nella via della carità”. A riempire la sala della Pace, c’erano le delegazioni dei Patriarcati ortodossi di Mosca, Ucraina e Romania e gli ambasciatori di Romania, Brasile, Austria, Francia, Macedonia e Slovenia. La relazione principale è stata affidata a Filaret, metropolita di Minsk e Sluck, esarca patriarcale di tutta la Bielussia del Patriarcato di Mosca. Introducendo i lavori, il card. Koch ha ricordato come il convegno della Sant’Egidio sia giunto quest’anno alla seconda edizione. Un anno fa, la comunità aveva proposto come tema di riflessione “I poveri sono il tesoro prezioso della Chiesa”. Quest’anno la scelta è ricaduta sul tema degli anziani “perché – ha spiegato Koch - la vecchiaia è una sfida del nostro tempo rispetto alla quale i cristiani possono lavorare insieme. Gli anziani costituiscono una sfida per i nostri paesi europei. Sono per le nostre società una domanda d’amore ma al tempo stesso una risorsa di senso per un mondo segnato da un materialismo pervasivo”.
A fare gli onori di casa, c’era Andrea Riccardi, il fondatore della Comunità. “Nell’amore – ha detto – nell’oceano d’amore, le differenze tra i cristiani non sono più un ostacolo”. Ed ha aggiunto: “Nei rapporti umani, esistono molte tentazioni. Sono tentazioni spesso di origine politica o ideologica perché l’uomo è un essere complesso. Ecco perché noi sentiamo che la via dell’amore è una via decisiva in cui si annullano i pregiudizi, si supera l’indifferenza”. Da qui l’invito ad “essere grandi nell’amore”, che “per noi significa – ha detto Riccardi – essere umili. Giovanni Paolo II ce lo ha testimoniato, ci ha sempre detto che il cristianesimo è una forza umile ma più forte degli arroganti di questo mondo”. Il povero dunque come misura dell’amore cristiano, addirittura come “sacramento” perché – ha concluso Riccardi – “il povero rende il mondo più umano e i cristiani più fratelli tra loro”.
ECUMENISMO: METROPOLITA FILARET (MOSCA), “ANZIANI ABBANDONATI E INGANNATI”
“Anziani abbandonati, ingannati dai figli. Spesso oggetto di fastidio e di irritazione da parte dei parenti. A volte per i dolori della malattia, sono addirittura tentati a porre fine ai loro giorni. Ospizi, eutanasia. Tutto ciò ferisce la nostra coscienza e mette a nudo la vecchiaia di tutta la sua indifesa fragilità”. Una relazione appassionata quella pronunciata oggi dal metropolita Filaret, esarca patriarcale di tutta la Bielorussia del Patriarcato di Mosca a cui la Comunità di sant’Egidio ha affidato l’apertura del convegno ecumenico in corso oggi a Roma sulla vecchiaia. A differenza di un passato anche recente, “le persone di età avanzata – ha detto il metropolita – si distinguono oggi come gruppo sociale separato e questo succede perché la vecchiaia ha smesso di essere una parte naturale della vita diventando fenomeno e problema la cui soluzione richiede sforzi particolari”. Il metropolita ha quindi parlato del “dono” che gli anziani rappresentano nel “mosaico della contemporaneità”. Sono – ha detto – e rimangono “pur nella loro indifesa fragilità” il “simbolo della sazietà della vita”, “il segno della pienezza della conoscenza di Dio”, “una domanda alla nostra anima”. “E’ compito dell’anziano mantenere viva la memoria alle nuove generazioni perché non si smarriscano sulla via della menzogna; comunicare vita alla tradizione, far andare avanti il giovane incontro all’avvenire. Paradossalmente l’anziano apre al futuro”.
ECUMENISMO: MONS. PAGLIA (TERNI), “GLI ANZIANI, UNA RISERVA SPIRITUALE PER IL MONDO”
“Gli anziani che vivono con profondità la loro fede sono una riserva spirituale che dona al mondo un supplemento di ossigeno, essenziale per una vita che non vogliamo sia asfittica e senza respiro”. A prendere la parola questa mattina al convegno cattolico-ortodosso sulla vecchiaia promosso dalla comunità di Sant’0Egidio è mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni-Narni. “L’invecchiamento – ha detto – è senza dubbio uno delle grandi sfide che la società contemporanea è chiamata ad affrontare per il futuro”. Purtroppo, l’esperienza ci dice che per gli anziani diventa sempre più difficile passare in pace e con rispetto gli ultimi anni della vita: in genere si ritrovano poveri e soli. E anche se abbienti, restano comunque soli. In effetti, mancano idee e progetti. Forse l’unica idea comune che si fa sempre più strada è quella della vecchiaia intesa come un naufragio”. Nella sua relazione, mons. Paglia ha ricordato esempi luminosi di anziani che hanno fatto la storia citando tra gli altri “le donne anziane della Chiesa ortodossa russa le quali, sotto il regime comunista, hanno tenuta accesa la luce della fede”. Ed ha aggiunto: “per chi credere nella forza della preghiera, la vecchiaia è il tempo opportuno per intensificare la preghiera, certamente per sé ma soprattutto per gli altri, per la pace, per la giustizia”.

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Dichiarazione del Presidente del Dipartimento sulle aggressioni alle chiese copte


Il 7 e l’8 maggio nella città egiziana di Giza estremisti musulmani hanno dato fuoco a due chiese copte. 12 persone sono morte e circa 200 sono rimaste ferite. In seguito a questi episodi il metropolita Hilarion di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne della Chiesa Russa, ha rilasciato la dichiarazione seguente.
La Chiesa Ortodossa Russa con gran dolore ha appreso la notizia della tragica morte dei cristiani egiziani e degli incendi provocati nelle chiese copte in seguito ai disordini nella città di Giza il 7 e l’8 maggio. Preghiamo per il riposo eterno delle vittime di questa tremenda tragedia e esprimiamo le nostre condoglianze ai familiari e parenti dei defunti.
Ancora di recente, l’Egitto era considerato un buon esempio di convivenza pacifica tra la maggioranza musulmana e la minoranza cristiana. Tuttavia, gli avvenimenti degli ultimi tempi, a cominciare dall’atto terroristico realizzato nei pressi di una chiesa copta ad Alessandria nella notte di capodanno, e fino agli attuali incendi causati nelle chiese di Giza, causano apprensione e dolore a molti milioni di credenti di tutto il mondo.
La Chiesa Ortodossa Russa già da qualche tempo cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica mondiale circa i tentativi di sfruttare le differenze religiose per aggravare i conflitti sociali negli ultimi mesi in Egitto. Purtroppo questi processi non sono finiti dopo i cambiamenti politici che tutti conosciamo nel Paese.
Noi sosteniamo le misure adottate dal governo per porre fine ai disordini a Giza, stabilite in seguito alle dichiarazioni dei leader musulmani egiziani che senza mezzi termini hanno condannato l’operato degli estremisti violenti di questa provincia. Speriamo che in avvenire i responsabili della comunità islamica esortino con forza i propri seguaci a rinunciare ad ogni forma di attentato alla vita e libertà religiosa dei cristiani egiziani, che per secoli hanno vissuto insieme ai musulmani in rapporti di pace e buon vicinato.
Siamo convinti che il futuro politico dell’Egitto sia inimmaginabile senza la difesa delle comunità cristiane locali, che hanno sempre sostenuto lo stato di diritto e l’ordine nel Paese. Garantire i diritti della minoranza cristiana è un problema interno e un obbligo per le autorità egiziane. E proprio nelle legittime autorità dello stato noi vorremmo vedere i garanti della pace interreligiosa in Egitto.
I fatti avvenuti recentemente in Egitto, non sono purtroppo che una parte di un processo globale concernente la vita dei cristiani in una serie di Paesi in cui essi rappresentano una minoranza religiosa. La continua crescita delle persecuzioni contro i cristiani nelle regioni del mondo in cui essi hanno vissuto per molti secoli non può che suscitare una seria inquietudine. Questa cristianofobia, che si esprime in attentati alla vita e ai diritti dei nostri fratelli in tutto il mondo, negli ultimi anni sta acquistando i caratteri di un’azione sistematicamente pianificata e realizzata; diverse organizzazioni internazionali, comprese l’ONU e il Parlamento Europeo, hanno a questo proposito già espresso la propria preoccupazione.
Molto si fa nel mondo per lottare contro l’antisemitismo, l’islamofobia e altri fenomeni negativi che vorrebbero limitare i diritti della persona secondo la sua appartenenza confessionale. I Paesi europei prestano una particolare attenzione alla tutela dei diritti delle minoranze non-cristiane del continente, garantendone la libertà religiosa e dando ad esse garanzie sociali di ogni tipo. Purtroppo, nonostante la flagrante minaccia per la vita dei cristiani, il problema della cristianofobia non è diventato oggetto di una cura particolare del governo nei Paesi in cui la comunità cristiana costituisce una minoranza religiosa. Speriamo che l’Egitto, che ha appena aperto una nuova pagina della propria storia politica, si occupi seriamente della difesa della minoranza cristiana, e che negli altri Paesi in cui i cristiani sono oggetto di discriminazione e persecuzione, i governi adottino misure adeguate per la loro difesa.
Esortiamo la comunità internazionale, e prima di tutto i Paesi europei, che storicamente hanno sostenuto la sorte dei cristiani negli altri continenti, ad elaborare un meccanismo generale di difesa delle comunità cristiane del mondo intero, basato sul dialogo aperto e la collaborazione onesta tra gli stati, le comunità religiose storiche e la società civile. Soltanto ponendo il tema della difesa dei diritti dei cristiani  all’ordine del giorno della comunità internazionale e facendo ogni sforzo per la sua soluzione si potranno evitare tragedie come quelle appena avvenute a Giza.