giovedì 30 settembre 2010

http://www.orthodoxie.com

Métropolite Hilarion de Volokalamsk:
parler de «brèche» dans le dialogue
orthodoxe-catholique ne correspond
 pas à la réalité



Comme l'a précisé Mgr Hilarion (Alfeyev), président du département des relations extérieures du Patriarcat de Moscou, le document de travail de la commission mixte internationale pour le dialogue théologique entre l'Église catholique romaine et l'Église orthodoxe, diffusé par les médias, ne reflète pas la position de la partie orthodoxe sur la question de la primauté de l'évêque de Rome et ne peut être examiné que comme un matériel de travail pour la poursuite des travaux (ndt: voir cette note). Contrairement aux affirmations de la presse, lors de la réunion de la commission théologique orthodoxe-catholique à Vienne, aucune «brèche» n'a été faite. La réunion a été entièrement consacrée à l'examen du rôle de l'évêque de Rome au Ier millénaire. Un document, discuté l'année dernière à Chypre, avait été préalablement préparé par le comité de coordination de la commission. C'est le brouillon de ce document qui «a fui» dans la presse, et a été publié.
A priori, on pensait que l'on pourrait achever la discussion de ce document à Vienne. Toutefois, c'est autre chose qui s'est produit : beaucoup de temps a été consacré à la discussion du statut du texte en question. Dès le début de la réunion, les membres orthodoxes ont insisté pour que «le document de Crète» ne pouvait être ni publié officiellement au nom de la commission, ni signé par ses membres. De notre point de vue, ce document nécessite un remaniement important, mais même après remaniement, il ne pourra avoir qu’un statut de «document de travail» (instrumentum laboris), utilisable dans la préparation des documents ultérieurs, mais lui-même n'aura aucun statut officiel.
Le «document de Crète» a un caractère strictement historique et, en parlant du rôle de l'évêque de Rome, ne mentionne presque pas les évêques des autres Églises locales du premier millénaire, ce qui donne une idée incorrecte de la répartition des pouvoirs dans l'Église primitive. En outre, dans ce document il n'est pas énoncé de façon claire et précise que la juridiction de l'évêque de Rome au Ier millénaire ne s'étendait pas à l'Orient. Il reste à espérer que ces lacunes et omissions seront comblées lors de la finalisation du texte.
Après une longue discussion, la commission a décidé que ce document devait impérativement être retravaillé et que la décision finale sur son statut serait présentée à la prochaine réunion plénière de la commission, à savoir, dans deux ans probablement. Pour cette échéance, un projet de nouveau document sera élaboré : il envisagera la même problématique, mais du point de vue théologique.
Pour les participants orthodoxes, il est clair que, au Ier millénaire, la juridiction de l'évêque de Rome s'étendait exclusivement à l'Ouest, alors qu'en Orient les territoires étaient répartis entre quatre patriarcats — Constantinople, Alexandrie, Antioche et Jérusalem. L'évêque de Rome n'avait aucune compétence directe sur l'Orient, bien que, dans certains certains cas, les évêques d'Orient fissent appel à lui en qualité d'arbitre dans les disputes théologiques. Les démarches en question n'avaient pas un caractère systématique et ne peuvent aucunement être interprétées dans le sens que l'évêque de Rome aurait été considéré en Orient comme le dépositaire de l'autorité suprême dans l'Église universelle.
J'espère que lors des réunions suivantes de la commission, la partie catholique sera d'accord avec cette position, qui est confirmée par de nombreux témoignages historiques.

Source : Site officiel du Patriarchat de Moscou


mercoledì 29 settembre 2010

Patriarcato  di  Mosca

Parrocchia Ortodossa
San Giovanni di Kronstadt

Carissimi Fedeli Ortodossi:
Vi comunico che domenica 3 ottobre presso la nostra
Chiesa Parrocchiale, con inizio alle ore 10.00,
 Palazzo Gallo, a Castrovillari (cs)
CELEBREREMO
la Divina Liturgia. Vi aspetto numerosi come sempre
e Vi invito a propagandare l'evento a tutti gli amici e
 le amiche che si trovano a Castrovillari o nei paesi vicini.
Per qualsiasi informazione:
P. Giovanni  - Tel.: 3280140556
Palazzo Gallo (25)
Piazza Vittorio Em. II
Angolo C.so Garibaldi

Dal sito cattolico: Zenit.org

Cattolici e ortodossi affidano l'unità dei cristiani alle preghiere dei fedeli


Comunicato al termine dell'incontro della Commissione Mista a Vienna


di Roberta Sciamplicotti

ROMA, mercoledì, 29 settembre 2010 (ZENIT.org).- Cattolici e ortodossi affidano l'importante obiettivo dell'unità dei cristiani alle preghiere dei fedeli.
Lo si legge nel comunicato finale del 12° incontro della Commissione Mista per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, svoltosi a Vienna (Austria) dal 20 al 27 settembre.
Erano presenti 23 membri cattolici ed erano rappresentate tutte le Chiese ortodosse, ad eccezione del Patriarcato di Bulgaria.
La Commissione ha lavorato sotto la direzione dei due copresidenti, l'Arcivescovo Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e il metropolita Ioannis di Pergamo, assistiti da due cosegretari, il reverendo Andrea Palmieri, anch'egli del dicastero per l'Unità dei Cristiani, e il metropolita Gennadios di Sassima, del Patriarcato ecumenico.
La sera del 22 settembre, il sindaco di Vienna, Michael Häupl, ha invitato i partecipanti a un ricevimento nella sede del Comune. I copresidenti hanno annunciato che Papa Benedetto XVI aveva esortato a pregare intensamente per l'incontro durante l'Udienza generale e hanno letto un Messaggio del Patriarca ecumenico Bartolomeo I.
I copresidenti hanno anche inviato a nome della Commissione Mista un messaggio all'ex presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il Cardinale Walter Kasper, esprimendo gratitudine e apprezzamento per il suo servizio e il suo contributo.
Giovedì 23 settembre, i membri della Commissione hanno incontrato il Consiglio Ecumenico delle Chiese in Austria. Sabato 25 i membri cattolici hanno celebrato l'Eucaristia nella Cattedrale di Santo Stefano di Vienna. La cerimonia è stata presieduta dal Cardinale Christoph Schönborn alla presenza di membri ortodossi.
“Abbiamo e abbiamo bisogno di un primato nel senso canonico, ma soprattutto c'è il primato della carità”, ha affermato il Cardinale nella sua omelia.
“Tutte le disposizioni canoniche nella Chiesa servono questo primato d'amore (agape)”, ha aggiunto.
Domenica 26 settembre, i membri ortodossi hanno celebrato nella Cattedrale della Santissima Trinità di Vienna la liturgia divina, presieduta dal Metropolita Ioannis di Pergamo alla presenza dei membri cattolici.
Rivolgendosi ai presenti, il Metropolita Michele dell'Austria ha portato i saluti del Patriarca ecumenico Bartolomeo e ha sottolineato “la stretta collaborazione tra gli ortodossi e i cattolici in Austria e a Vienna in particolare”, auspicando “che l'augurio del Signore 'tutti siano una cosa sola' (Gv 17, 21) sia una realtà nella ricerca dell'unità della Sua Chiesa”.
Il primo giorno dell'incontro, com'è abitudine, i membri cattolici e ortodossi si sono incontrati separatamente per coordinare il loro lavoro. La sessione ortodossa ha discusso, tra le altre cose, della bozza prodotta dall'11ma sessione plenaria a Paphos (Cipro) lo scorso anno, riservando molto tempo ad affrontare la questione della metodologia del dialogo.
Anche la delegazione cattolica ha preso in considerazione la bozza, cercando modi specifici per migliorare il testo, e ha riflettuto sulle questioni metodologiche.
Come deciso nella 10ma sessione plenaria a Ravenna nel 2007, la Commissione sta studiando il tema “Il ruolo del Vescovo di Roma nella Comunione della Chiesa nel Primo Millennio”, sulla base di una bozza preparata dal Comitato Congiunto di Coordinamento, che si è incontrato in Grecia nel 2008.
Durante il suo incontro a Vienna, ha spiegato il comunicato diffuso alla fine dell'evento, la Commissione ha portato avanti la considerazione dettagliata del testo di Paphos e attualmente “lo sta discutendo come documento di lavoro”. Ha anche deciso che debba essere “ulteriormente rivisto”.
“Si è inoltre deciso di formare una sottocommissione per iniziare un'analisi degli aspetti teologici ed ecclesiologici del Primato nella sua relazione con la sinodalità. La sottocommissione sottoporrà il suo lavoro al Comitato Congiunto di Coordinamento della Commissione, che si incontrerà il prossimo anno”.
Nel corso dell'incontro di Vienna, i partecipanti hanno ricevuto la triste notizia della morte di monsignor Eleuterio Fortino, cosegretario della Commissione Mista fin dal suo avvio, e hanno pregato per lui.
L'incontro della Commissione “è stato caratterizzato da uno spirito di amicizia e di collaborazione fiduciosa”, conclude il testo.
Tutti i membri hanno apprezzato profondamente la generosa accoglienza della Chiesa ospite, e affidano fortemente l'opera del dialogo alle preghiere dei fedeli”.

martedì 28 settembre 2010

Dal sito cattolico: Zenit.org

Il Papa e gli ortodossi rendono omaggio a monsignor Fortino
Promotore dell'ecumenismo morto il 22 settembre
CITTA' DEL VATICANO, martedì, 28 settembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha reso omaggio a monsignor Eleuterio Francesco Fortino, sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, morto il 22 settembre a 72 anni dopo una vita dedicata alla causa ecumenica, in particolare all'unità con le Chiese ortodosse.
Il presule è stato anche ricordato dai partecipanti, cattolici e ortodossi, alla riunione plenaria della Commissione mista per il dialogo teologico, celebrata a Vienna la settimana scorsa, che hanno pregato insieme per lui ed espresso i ricordi personali che li legavano a monsignor Fortino.
Il telegramma del Papa, a firma del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, è stato letto dal Vescovo Brian Farrell L.C., segretario del dicastero, durante la celebrazione del trisaghion, secondo la tradizione orientale, nel pomeriggio di sabato 25, nella chiesa romana di Sant'Atanasio dei Greci.
Secondo Benedetto XVI, nella sua vita monsignor Fortino ha espresso un “generoso impegno svolto con intelligenza e passione a servizio dell'unità”.
Nato a San Benedetto Ullano, in Calabria, il 2 aprile 1938, monsignor Fortino era sacerdote dell’Eparchia italo-albanese di Calabria. Nel 1958 era entrato come seminarista nel Pontificio Collegio Greco, dove aveva seguito il percorso degli studi di Filosofia e Teologia fino alla licenza nel 1964. Studiò anche alla Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 24 novembre 1963, aveva partecipato all'ultima sessione del Concilio Vaticano II con l'incarico di assistere gli osservatori ecumenici. Da allora ha servito la Santa Sede nel dialogo con le Chiese ortodosse.
Il trisaghion è stato presieduto da padre Manuel Nin, Rettore del Pontificio Collegio Greco, che nell'omelia ha ricordato il servizio appassionato e “sorridente” di monsignor Fortino alla Chiesa, alla liturgia e all'unità dei cristiani.
La celebrazione, secondo monsignor Juan Fernando Usma Gómez, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, “è stata una testimonianza di affetto imponente e commovente che ci fa ricordare monsignor Fortino non solo come anima dell'ecumenismo e uomo di cultura, ma anche come un sacerdote che ha veramente fatto da parroco alla sua comunità italo-albanese”.
A ricordare monsignor Fortino con accenti commossi sono stati dopo l'omelia il Cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, e l'Arcivescovo Cyril Vasil', segretario della Congregazione per le Chiese Orientali.
A nome del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, il Cardinale ha espresso “profonda gratitudine per tutto ciò che egli ha fatto. Lo faccio non solo a nome mio, ma anche di tutti i collaboratori e le collaboratrici, di tutti coloro che lo hanno stimato in questi lunghi anni”.
“In monsignor Fortino abbiamo conosciuto - ha proseguito - la profonda umanità, è stato un amico fedele. Tutti noi abbiamo ammirato come, malgrado la lunga ed estenuante malattia, abbia sempre conservato il buon umore ed abbia portato avanti con coraggio un lavoro che gli stava a cuore. Abbiamo perduto un amico. Sentiremo la sua mancanza”.
Monsignor Brian Farrell ha ricordato l'ultimo incontro di monsignor Fortino con Benedetto XVI, il 28 giugno scorso, in occasione dell'udienza alla delegazione inviata per la solennità dei Santi Pietro e Paolo dal Patriarca ecumenico di Costantinopoli.
Anche il Patriarca Bartolomeo ha espresso in un messaggio il proprio cordoglio personale. Il Vescovo Farrell ha voluto infine sottolineare l'affetto e la stima per monsignor Fortino manifestati dall'Arcivescovo ortodosso Anastasio di Tirana e di tutta l'Albania.

lunedì 27 settembre 2010

Sal sito amico: eleousa.net

 In ricordo di P. Mikhail Shyvar

Pescara, 26 settembre 2010 – Alla vigilia dell’Esaltazione della Santissima e Vivificante Croce, la comunità ortodossa “Natività della Madre di Dio” di Pescara ha ricordato la memoria di Padre Mikhail Shyvar nel primo anniversario della sua morte e ha pregato per la sua anima al termine della Divina Liturgia.
La preghiera è stata guidata dal nuovo Parroco, Padre Viaceslav Safonov.
Come molti ricordano, Padre Mikhail, dell’Ucraina occidentale, fu colpito da un grave ictus emorragico al lobo occipitale dell’emisfero cerebrale sinistro, nel giorno della festa parrocchiale dedicata alla Natività della Madre di Dio, il 21 settembre 2009. La gravità del quadro cIinico evolse in poche ore in un stato di coma profondo, dal quale non uscì più. Nei giorni che seguirono, l’emorragia interessò tutto l’emisfero dominante sinistro con conseguente edema cerebrale. Alle 9.15 del 26 settembre, il cuore di Padre Mikhal cessò i suoi battiti. Ora riposa nel cimitero di Ivano-Frankovsk, suo paese natale in Ucraina occidentale.

Dal sito amico: Eleousa.net

Austria - XII Commissione per il dialogo teologico


Vienna, 22 settembre 2010 – E’ iniziata la XII Sessione della Commissione mista per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese ortodosse.
Co-presidenti della Commissione sono il metropolita Giovanni di Pergamo (Patriarcato ecumenico) e il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, mons. Kurt Koch.
Ai lavori della Commissione partecipano due rappresentanti per ogni Chiesa locale ortodossa. Per il Patriarcato di Mosca partecipano il metropolita Hilarion Volokolamsky e il professore dell’Università San Tichon, arciprete Valentin Asmus. Come consulente partecipa anche il vice presidente della Commissione Istruzione della Chiesa Ortodossa Russa, archimandrita Kyrill (Govorun).
In apertura della sessione, il cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, ha rivolto ai partecipanti un indirizzo di benvenuto.
Il primo giorno della riunione è stata dedicata principalmente alla metodologia da seguire per l'ulteriore lavoro sul tema "La superiorità del vescovo di Roma nel primo millennio". I partecipanti hanno avuto uno scambio di opinioni su come affrontare il tema, in parte già valutato nella precedente riunione della Commissione.
La sera del 22 settembre, il sindaco di Vienna Michael Häupl ha dato una cena in onore dei rappresentanti delle Chiese.
La XII Sessione Plenaria della Commissione Mista per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica romana e le Chiese ortodosse continuerà fino al 26 settembre.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

Dal sito della Chiesa Ortodossa d'Albania

SQARIME HISTORIKE TË NEVOJSHME
- REAGIM I KRYEPISKOPIT ANASTAS-

Në artikullin me titull “Bollano dhe Dule t’u kërkojnë falje shqiptarëve”, që u botua në gazetën tuaj, në dt. 20.9.2010, z. Kristo Frashëri i referohet personit tim në një paragraf të zgjeruar. Me gjithë zakonin tim, që të mos u përgjigjem komenteve denigruese ndaj meje, duke ndjerë detyrimin për të vënë në vend të vërtetën historike, deklaroj se pohimet e tij janë të pavërteta.

1. Po e filloj nga titulli i paragrafit: “Janullatos, peshkopi i fronëzuar në hotel “Tirana”. Dhe më poshtë vijon pohimi i tij se “të gjithë e mbajnë mend se ceremonia solemne për fronëzimin e tij në kishën katedrale të Hyjlindëses në Tiranë, dështoi për shkak të kundërshtimit të besnikëve të krishterë, të pranishëm në këtë ceremoni. Dihet gjithashtu se ai u fronëzua kryepeshkop i kishës në Tiranë në një nga sallat e Hotel “Tirana International”, një solemnitet në kundërshtim me rregullat e shenjta të Kishës”. Ky është një përshkrim i gënjeshtërt. Ngjarjet e vërteta ndodhën si më poshtë:
Të dielën e 2 gushtit 1992, në Kishën Katedrale të Tiranës, të mbushur plot me përfaqësues të orthodhoksëve nga e gjithë Shqipëria, Mesha Hyjnore u krye rregullisht bashkë me tipikonë e fronëzimit. Në përfundim të saj, një grup njerëzish të dërguar enkas, në drejtimin e një deputeti jo të krishterë, në pjesën e fundme të kishës, në përfundim të shërbesës, hodhën disa parulla kundër Kryepiskopit. Por këto u mbytën nga qindra zëra të besimtarëve orthodhoksë që kishin mbushur kishën, duke bërë aklamacione pro Kryepiskopit. Shumë nga pjesëmarrësit- z. Frashëri nuk ndodhej aty- i kujtojnë ngjarjet me shumë saktësi. Në hotel “Tirana” u shtrua thjesht një drekë në shenjë nderimi.
Është e habitshme, se si z. Frashëri, me një mosnjohje të thellë, flet si specialist i kanuneve të Kishës, të cilët me sa duket i njeh shumë pak. Fakti se të gjitha Kishat Orthodhokse Autoqefale në mbarë botën e njohën pa kurrfarë vështirësie Kryepiskopin e ri, nxjerr në pah se nuk u bë asnjë shkelje e askurrfarë kanoni dhe rregulli.
2. Shkak për artikullin e z. Frashëri janë ngjarjet e kohëve të fundit në Himarë. Deklarata që bëra, në një moment kur shumë banorë kishin bllokuar rrugët e zonës, ishte “për ruajtjen e gjakftohtësisë dhe shmangien e vetëgjyqësisë”, me qëllim të vetëm ruajtjen e paqes dhe të qetësisë. Pas pak, sigurisht, foli Kryeministri, në të njëjtën frymë me deklaratën time. Z. Frashëri më shtron pyetjen nëse në raste të tjera “kam ngritur zërin tim” ose jo. E vë në dijeni, se nga shumë herët, që nga viti 1993 dhe 1994, me shumë qartësi, kisha protestuar kundër veprimeve të dhunshme të kryera në Greqi. Thirrjet që unë bëra, si edhe kontaktet e mia me faktorë kompetentë qeveritarë kontribuuan në ndalimin e dëbimit nga Greqia të emigrantëve shqiptarë.
Po parashtroj një ndërhyrje që kam bërë me rastin e ngjarjeve të Peshkëpisë: “Marrim pjesë në dhimbjen e thellë që shkaktoi sulmi terrorist ndaj njerëzve të pafajshëm në Peshkëpinë e Sipërme dhe i shprehim me gjithë shpirt ngushëllimet tona, familjeve të viktimave. Ndërgjegjja e krishterë është vendosmërisht kundër veprimeve terroriste dhe i dënon ato. Shpresojmë dhe lutemi që e vërteta të dalë sa më shpejt dhe plotësisht në dritë, të zbulohen fajtorët, të ngarkohen përgjegjësitë siç e imponon e drejta, por edhe të intensifikohen përpjekjet për stabilizimin e paqes” (Tiranë, 11 prill 1994).
Siç edhe kam deklaruar në një intervistë timen në gazetën e përjavshme ABC (më 11 dhjetor 2005 për z. M. Nazarko), nga vitet e para të dhjetëvjeçarit të 1990, kam ngritur zërin në mënyrë të vazhdueshme dhe kam bërë përpjekje e deklarata në intervistat e mia në Greqi për nevojën e respektimit të emigrantëve dhe të mbështetjes së tyre. Psh. kur gjatë vitit 1993, pas dëbimit të një bashkëpunëtorit tim, qeveria greke kishte vendosur të ndërmerrte masa ndëshkuese, ngrita zërin dhe protestova fuqishëm, duke theksuar se, nëse veprimi i parë ishte një gabim nga ana e palës shqiptare, veprimi i dytë nga ana qeverisë greke, për të dëbuar nga Greqia shqiptarët që punonin atje, do të ishte një gabim shumë herë më i madh. Më vonë kur filloi të përdoret në masmedian greke, fjala “fshesë” për dëbimin e qytetarëve shqiptarë, bëra udhëtime dhe vizita të posaçme në udhëheqësit politikë kompetentë dhe në drejtorët e gazetave të mëdha për të protestuar për terminologjinë që kishin përdorur. Siç edhe shkruajnë analistë të shquar, këto përpjekje pajtuese influencuan seriozisht në opinionin publik dhe në qeverinë greke. Në mënyrë karakteristike, gazeta “Kathimerini” një nga gazetat më serioze të Greqisë shkruante: “Ndërhyrja e kryepiskopit të Shqipërisë Anastas kontribuoi qartazi, në mënyrë decizive, që të uleshin tonet nga ana e palës greke në kundërshtinë që lindi me qeverinë shqiptare” (8.7.1993). Dhe në një rast tjetër: “Iniciativat e Anastasit në zbutjen e krizës kanë qenë vendimtare” (11.7.1993). Madje edhe Parlamenti Evropian, në një deklaratë të votuar me votim unanim të tij, theksoi se “mbështet veprën e Kryepiskopit Orthodhoks të Tiranës Anastas Janullatosit, i cili ka bërë përpjekje të shumta për zgjidhjen e krizës midis dy vendeve”. Në vitin 1996 vizitova shqiptarët që vuanin dënimin në burgjet e Koridhalosë, për t’u shprehur mbështetjen time. I vënë në dijeni për raste të ndryshme sjelljesh të papranueshme të nëpunësve grekë në pikat e kalimit kufitar, i kam denoncuar ato në shkallë të ndryshme. Janë të shumta ato raste kur duhet vepruar me dallueshmëri e takt, pa zëvendësuar organet kompetente qeveritare dhe kornizat ndërkombëtare që janë sanksionuar. Gjithashtu, në mënyrë të përsëritur, në intervista të mia në Greqi kam dënuar ksenofobinë dhe kam theksuar detyrimin e drejtësisë dhe të respektimit të personalitetit të emigrantëve, si dhe nevojën e bashkëpunimit dhe të ndihmës reciproke të popujve tanë. Kjo e fundit ka qenë për mua qëllimi kryesor i përpjekjeve të mia dhe shpreh kundërshtinë time sa herë që shikoj të minohet ky parim.
3. Z. Frashëri e konsideron si të dyshimtë faktin se shumë nga zyrtarët që vijnë nga Greqia, vizitojnë Kryepiskopin. Pikësëpari, në Kryepiskopatë vijnë e më vizitojnë edhe shumë personalitete të jetës politike, akademike, shoqërore, qytetarë të thjeshtë nga vende të ndryshme të botës. Së dyti, ai nuk e njeh faktin se jo vetëm gjatë vizitave në Shqipëri, por edhe në vende të tjera, psh kur vizitojnë qytete ku ekzistojnë patriarkana orthodhokse ose kisha autoqefale, shumë zyrtarë grekë e kanë zakon të vizitojnë jo vetëm personalitetet politike të vendit por edhe ato fetare. Përveç kësaj, në Greqi, ku kam jetuar derisa erdha në Shqipëri, për 62 vite, kam pasur shumë pozita të rëndësishme në Universitet, në Akademi, në Kishë, në organizma fetarë botërorë, si Këshilli Botëror i Kishave, Konferenca Evropiane e Kishave, kam pasur shumë nxënës, studentë, kolegë, të njohur, qytetarë të shquar që dëshirojnë të takohen me mua. Nga ana tjetër, vizitorët që vijnë këtu, zyrtarë ose jo, nuk vijnë si spiunë ose si armiq. Greqia është vend mik dhe të gjithë atje e dinë se Kryepiskopi Anastas beson në përafrimin, në bashkëpunimin dhe progresin e përbashkët të popujve dhe jetën e tij ia ka përkushtuar këtij ideali. Fraza e tij nënçmuese “tani e ka zbuluar veten se prapa petrahilit kishtar, ai është një militant grek”, rikujton mentalitetin e vjetër të epokës së Hoxhës, që shikonte kudo armiq dhe komplote. Vetëm besimi në Perëndinë, dashuria e sinqertë për popullin, dëshira për zhvillimin e Kishës dhe vendimi për të kontribuar në pajtimin dhe në bashkekzistencën paqësore të popujve, i japin Kryepiskopit fuqinë për të shërbyer Kishën për 19 vite, në mes të mijëra vështirësive. Shtysat e tjera që fantazon z. Frashëri nuk kanë asnjë lidhje me të vërtetën historike.
4. Në ato që përdor kundër meje, z. Frashëri thotë: “Për të rritur pretendimet e Greqisë ndaj Shqipërisë së Jugut, ai bekoi si ushtarë grekë edhe arkivolet me eshtrat e fshatarëve shqiptarë, midis tyre edhe fëmijë të vdekur para dhe pas luftës italo-greke”. E ftoj të thotë se kur dhe ku e kam kryer një veprim të tillë. Bëhet fjalë për një informacion krejt të pabazë dhe të gënjeshtërt.
Për sa i takon nderimit për të vdekurit, për ata që respektojnë dinjitetin njerëzor, përbën një detyrim themeltar, duke nisur nga vitet e Homerit. Madje edhe të vdekurit e palës armike, çdo shoqëri e qytetëruar i respekton dhe kujdeset për ata, pa urrejtje dhe fobi. Nga ana tjetër këtë gjë bëri edhe qeveria shqiptare, kur ofroi vend për një varrezë gjermane në parkun e Tiranës, ndërsa të gjithë e njohin se në Luftën e Dytë Botërore, gjermanët ishin pushtues.
5. Sa i takon çështjes së kishës së Shën Marisë së Përmetit, të gjitha fotografitë e vjetra të bëra para dhe pas Luftës së Dytë Botërore tregojnë praninë në sheshin qendror të qytetit, të kishës orthodhokse. Në periudhën komuniste u shkatërrua streha e kishës së vjetër, u përdorën muret e vjetra, u bënë riparime dhe u vendos aty shtëpia e kulturës. Pas 19 vitesh, ky vend i shenjtë adhurimi për besimtarët nuk është kthyer tek Kisha Orthodhokse, me gjithë thirrjet e bëra, jo vetëm nga orthodhoksët e Shqipërisë, por edhe nga Konferenca Evropiane e Kishave (19.12.2005). Nga ana tjetër, kishat janë mbarëbotërisht bërthama kulture e qytetërimi. Përbën një detyrim themeltar të qeverisë shqiptare, të rikthehen të gjitha vendet e kultit në përdorimin e tyre të hershëm. Ne nuk jemi kundër shtëpisë së kulturës. U treguam të gatshëm të kontribuojmë financiarisht për ngritjen e një ndërtese tjetër të madhe në vendin që është caktuar për t’u vendosur qendra kulturore. Ndërsa nga z. Frashëri, si personalitet i kulturës shqiptare, prisnim të interesohej dhe të bënte thirrje për kthimin në përdorimin e mëparshëm të vendeve të shenjta.
6. Z. Frashëri duke vazhduar argumentet e tij të gënjeshtra, shkruan: “Megjithatë ai i qetësoi kundërshtarët e tij kur mësuan se ishte një personalitet akademik, i ndryshëm nga dhespotët e fanatizuar grekë, se premtoi që do të punonte për të respektuar autoqefalinë e Kishës Orthodhokse shqiptare dhe se do të kujdesej për ndërtimin e faltoreve të krishtera në Shqipëri. Por, ka kohë që besnikët kanë dalë të zhgënjyer”. Të gjithë sa janë njohës të këtij problemi si në Shqipëri ashtu edhe në mbarë Kishën Orthodhokse dhe në botën e krishterë, e dinë se ai që siguroi Autoqefalinë e Kishës Orthodhokse të Shqipërisë, pas shpërbërjes së plotë të saj, është Kryepiskopi Anastas. Sa për faktin nëse ndërtoi apo jo kisha në Shqipëri, z. Frashëri nuk duhet të bëjë gjë tjetër, veçse një udhëtim të shkurtër nëpër Shqipëri: në Durrës, në Korçë, në Shkodër, në Fier, në Sarandë etj., ose në qendër të Tiranës. Akoma mund të njihet me ekspoze dhe raporte zyrtare që janë botuar në organet e Kishës së Shqipërisë, veçanërisht në gazetën “Ngjallja”, në faqen e saj të internetit, por edhe në studime të posaçme si të Linette Hoppe (Resurrection. The Orthodox Autocephalous Church of Albania, 1991-2003), të Jim Forest, praktikën zyrtare të Simpoziumit “2000 vjet Krishterim në Shqipëri” etj. Por, nëse ka vështirësi për një gjë të tillë, po bëjmë shkurt një referim të disa nga ato që janë bërë:
Realizuam ndërtimin e 150 kishave të reja, restaurimin e 60 kishave monumente të kulturës dhe riparuam mbi 160 kisha të tjera. Gjithashtu ndërtuam shumë objekte për strehimin e selive metropolitane, shkollave, klinikave, atelieve, konvikteve. Me këtë vepër ndërtuese që numëron 450 ndërtesa, iu ofrua mundësi punësimi mijëra njerëzve. U përkujdesëm për arsimimin e brezit të ri të priftërinjve shqiptarë. Themeluam Akademinë Orthodhokse Theologjike dhe arsimuam e dorëzuam 3 episkopë dhe 140 klerikë të shtetësisë shqiptare. U krijua shtypshkronjë, punishte qirinjsh, punishte për punime druri, atelie të ikonografisë dhe restaurimit të ikonave, u bë një përpjekje intensive në fushën e përkthimit dhe të botimit me një gazetë mujore, revista për të rritur, fëmijë dhe të rinj dhe me dhjetëra libra. Në periudha krizash politiko-sociale në vend, ndihmuam në mbledhjen dhe shpërndarjen e mijëra tonëve ushqime, ilaçesh dhe veshmbathjeje për lehtësimin e familjeve të varfra dhe të refugjatëve. Në fushën e shëndetit, një rëndësi të veçantë ka Qendra Mjekësore Diagnostike në Tiranë, me 24 specialitete, me një personal të shkëlqyer mjekësor, me aparatura mjekësore krejtësisht moderne dhe që ka realizuar brenda dhjetëvjeçarit të parë të funksionimit të saj 900.000 vizita. Poliklinika të tjera janë hapur në Kavajë, Korçë, Lushnje dhe në Jorgucat. Në fushën e arsimit, përveç tri shkollave të mesme (dy kishtare dhe një teknike), themeluam 17 kopshte në qytete të ndryshme, 3 shkolla nëntëvjeçare dhe dy Institute të Formimit Profesional. Kur Shqipëria hapi dyert për të pritur valën e refugjatëve nga Kosova, Kisha Orthodhokse, në bashkëpunim me organizma ndërkombëtarë, zhvilloi një program të gjerë ndihme që kapërceu shumën e 12 milion dollarëve dhe kështu u ardhëm në ndihmë më tepër se 33.000 refugjatëve.
Kultivuam marrëdhënie harmonike me komunitetet e tjera fetare, duke mbështetur tolerancën fetare dhe bashkekzistencën harmonike. Kisha jonë u bë anëtare e Konferencës së Kishave Evropiane, të Këshillit Botëror të Kishave, të Konferencës botërore për Fenë dhe Paqen (World Conference on Religion and Peace), dhe është aktive si ambasadore shpirtërore e Shqipërisë në ambiente fetare ndërkombëtarë, të cilat deri tani nuk kishin kurrfarë njohje për atë. Me të gjitha këto, Kisha Orthodhokse u shfaq si një faktor shpirtëror dhe zhvillimi në Shqipëri.
Z. Frashëri e përfundon paragrafin e tij të pabazuar në histori dhe denigrues ndaj meje, duke nxjerrë nga myku i historisë ngjarje dhe ndodhi të fillimeve të shekullit të 20-të, të ndodhura para Luftës së Parë Botërore, duke propozuar veprime të dhunshme të ngjashme me ato që kanë ndodhur në atë kohë. Por për fatin e mirë, jetojmë në shekullin e 21-të, Kisha Orthodhokse Autoqefale e Shqipërisë është e formuar dhe e bashkuar, Shqipëria dhe Greqia kanë marrëdhënie harmonike. Të dy vendet bëjnë pjesë në të njëjtën aleancë, në NATO, me perspektivë që edhe Shqipëria të jetë pas pak kohe, së bashku, në Bashkimin Evropian. Në këtë mënyrë, vetëm ata sa punojnë për mirëkuptimin e ndërsjellë, bashkëpunimin sa më të ngushtë dhe ndihmën reciproke midis popujve kontribuojnë thelbësisht në progresin e rajonit tonë.

Kryepiskopi i Tiranës, Durrësit dhe i gjithë Shqipërisë
Prof. Dr. Anastasi

Tiranë 23.9.2010

Ky shkrim u botua në “Gazeta Shqiptare”, Tiranë, e diel, 26 shtator 2010, fq.1-3

Dal sito: natidallospirito


Prestiamo particolare attenzione alle parole “per essere visti” (Mt 6,5), poiché nessuna cosa è bella solo per l’apparenza, come se esistesse solo in apparenza e non nella realtà. Ingannando l’immaginazione non ci rappresenta l’oggetto fedelmente e realmente. Come nei teatri gli attori drammatici non sono quello che dicono né quello che appaiono dalla maschera loro imposta, così anche tutti quelli che simulano, colle apparenze, la rappresentazione della bellezza non sono giusti, ma sono i buffoni della giustizia, che interpretano da soli la loro parte nel proprio teatro che sono le sinagoghe e gli angoli delle piazze.
Chi invece non è ipocrita ma, deposto ogni estraneo manto, si prepara ad esser gradito nel suo teatro di gran lunga migliore di ogni altro, entra nella propria cameretta, dove, oltre alla ricchezza accumulata, ha rinchiuso un tesoro di sapienza e di scienza. E non guardando affatto fuori, né stando a contemplare le cose esteriori, chiusa ogni porta dei sensi onde non esser tratto dalle sensazioni né dalla loro immagine ed aver oppressa la mente, prega il Padre che vede e non abbandona questo segreto tabernacolo, anzi vi pone la sua dimora insieme all’Unigenito. Dice infatti: “Io e il Padre verremo da lui e faremo dimora presso di lui” (Gv 14,23).
E’ chiaro che, se preghiamo in questo modo, intercederemo non solo presso il giusto Iddio ma anche presso Dio come Padre che non ci abbandona, essendo noi suoi figli, ma è presente nel nostro nascondimento e volge ad esso lo sguardo ed accresce la ricchezza della nostra cameretta, purché ne abbiamo chiusa la porta.
Origene
“La preghiera”, ed. Città nuova, pp. 101-102

giovedì 23 settembre 2010

Dal sito cattolico: Zenit.org

E' morto mons. Fortino, tra i protagonisti dell'ecumenismo


E' stato Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani


ROMA, giovedì, 23 settembre 2010 (ZENIT.org).- E' morto mercoledì sera, all'età di 72 anni, nell’ospedale romano di Tor Vergata, mons. Eleuterio Fortino, dal 1987 Sottosegretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani.
Nato a San Benedetto Ullano, in Calabria, il 2 aprile 1938, era sacerdote dell’Eparchia italo-albanese di Calabria. Aveva studiato nel monastero di Grottaferrata e il 3 ottobre 1958 era entrato come seminarista nel Pontificio Collegio Greco, dove aveva seguito il percorso degli studi di filosofia e teologia fino alla licenza nel 1964. Studiò anche alla Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote il 24 novembre 1963, aveva partecipato all'ultima sessione del Concilio Vaticano II con l'incarico di assistere gli osservatori ecumenici.
Dall'inizio dell'allora Segretariato per l'Unità dei Cristiani, collaborò strettamente al lavoro di dialogo fraterno e teologico con le diverse Chiese cristiane non cattoliche, specialmente quelle orientali di tradizione bizantina. In seguito è stato nominato Segretario cattolico della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico fra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa.
Il 30 novembre 1969 era presente al Fanar nella delegazione che diede il via allo scambio regolare e ininterrotto di visite tra Costantinopoli e Roma per le feste patronali di sant'Andrea e dei santi Pietro e Paolo.
Nel ricordarlo padre Manuel Nin, Rettore del Pontificio Collegio Greco, ha scritto: “colpiva in lui la sua capacità di vedere la realtà delle Chiese cristiane, le istituzioni, i fatti, le persone, anche nei momenti più delicati di dialogo o magari anche di scontro, con uno sguardo sempre positivo, che nasceva in lui dalla speranza e la consapevolezza che lo sforzo umano nell'incontro tra le persone e tra le Chiese, fosse sempre guidato, portato da un Altro che quando e come vorrà ci farà pervenire a quel ut unum sint”.
“Era notevole in lui – ha aggiunto – il suo amore, delle volte anche sofferto, per la sua Calabria e in modo speciale per la sua eparchia madre di Lungro” degli italo-albanesi dell'Italia continentale. Si sentiva, infatti, profondamente arbereshe, la comunità discendente dagli albanesi rifugiatisi in Italia dal XV secolo.
“Penso ancora – ha continuato – al mattutino del Nymfios la sera della domenica delle Palme, quando monsignore Fortino reggeva l'icona di Cristo sposo nell'incontro nuziale con la sua Chiesa. Ancora sono memore del vespro del Sabato Santo, celebrato il mattino di questo giorno in cui la tradizione bizantina ci fa già gustare la gioia pasquale, e lo slancio vigoroso di mons. Fortino nel canto del salmo 81: 'Risuscita o Dio, giudica la terra…', mentre cospargeva la chiesa con le foglie di alloro, nell'attesa gioiosa 'del giorno che ha fatto il Signore', per cantare senza fine nell'esultanza: 'Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte, ed ai morti nei sepolcri ha elargito la vita'".
Sabato 25, alle ore 16:00, nella chiesa di Sant'Atanasio dei Greci, in via del Babuino a Roma, si celebrerà un trisaghion in sua memoria, secondo la tradizione bizantina, presieduto da padre Manuel Nin. I funerali si terranno, invece, nel pomeriggio di domenica 26 settembre nella Chiesa parrocchiale di San Benedetto Ullano, in Calabria, dove monsignor Fortino sarà sepolto.


mercoledì 22 settembre 2010

La nave-chiesa dedicata a s. Vladimiro risalirà il Volga dalla foce alle sorgenti.


Il 12 settembre 2010 è iniziata dalla città di Volgogrado la navigazione fluviale della nave-chiesa dedicata al santo principe Vladimiro, che battezzò la Sacra Rus’. La nave percorrerà in tutto più di tremila chilometri, dal delta del fiume alle sue sorgenti, e concluderà il viaggio a Mosca.
La nave-chiesa appartiene alla diocesi di Volgogrado e parroco nominale ne è l’ordinario locale, metropolita German. Essa è stata costruita alcuni anni fa, riadattando una nave militare russa, dalla fondazione caritatevole cattolica “Aiuto alla Chiesa che soffre” e donata alla Chiesa Ortodossa Russa.
Lungo il suo itinerario, la chiesa attraverserà diverse regioni della Russia che quest’estate sono state devastate dagli incendi o hanno risentito della straordinaria siccità. Prima si dirigerà a Sud, nella regione di Astrachan e nella Kalmykia; poi risalirà il fiume, toccando le città di Saratov, Samara, Kazan, Nizhnyj Novgorod, Yaroslavl, e altre; si fermerà anche nei pressi di numerosi paesini. In ogni luogo in cui la nave-chiesa approderà, verrà celebrata la liturgia o altri riti. A bordo, oltre al capitano e un ridotto equipaggio, ci sarà sempre un sacerdote a disposizione di quanti vogliano ricevere i sacramenti.
La valenza missionaria di questo viaggio è rafforzata dal fatto che la nave trasporta un reliquiario con i resti di otto santi: Giovanni battista, s. Anna, apostolo Bartolomeo, martiri Stefano e Lorenzo, s. Giorgio, s. Giovanni Crisostomo e s. Cirillo, evangelizzatore dei popoli slavi. Tali reliquie rappresentano un dono della Chiesa cattolica alla Chiesa Ortodossa Russa.
Domenica 12, dopo un rito di richiesta di grazie, celebrato dal metropolita di Volgogrado German, la nave è salpata dalla riva del Volga del quartiere di Kirov della città di Volgogrado. Alla funzione era presente il Primo segretario della Nunziatura apostolica a Mosca, Mons. Visvaldas Kulbokas, che ha portato il reliquiaro.
Il viaggio missionario della nave-chiesa ha avuto la benedizione di Sua Santità il Patriarca di Mosca e tutte le Russie Kirill.

Dal sito: Eleousa.net

Turchia - Una delegazione di vescovi al Fanar

Istanbul, 21 settembre 2010 -
 Un gruppo di leader dell’Assemblea Episcopale del Nord e Centro America è stato ricevuto da Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli nella sua residenza al Fanar di Istanbul (Turchia).
La delegazione comprende il Presidente dell'Assemblea episcopale - Arcivescovo Demetrio, della Chiesa Greco Ortodossa d'America, il Vice Presidente - Arcivescovo di Naro-Fominsk Giustiniano, responsabile delle Parrocchie Patriarcali del Patriarcato di Mosca negli Stati Uniti, il Segretario dell'Assemblea – Vescovo Basilio del Patriarcato di Antiochia, il Tesoriere - Arcivescovo Antonio di Hierapolis, della Chiesa ortodossa ucraina in USA.
La visita al Fanar si è svolta su invito di Sua Santità il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, che desiderava incontrare la dirigenza dell'Assemblea episcopale del Nord e Centro America, per discutere sui risultati della prima riunione plenaria del 26-28 maggio di quest'anno a New York, e per scambiare opinioni sugli ulteriori lavori.
Nel suo discorso di apertura, Sua Santità ha preso atto del grande ruolo dell’Assemblea Interortodossa episcopale nel testimoniare alla società moderna la vera unità delle Chiese ortodosse. Allo stesso tempo, Sua Santità il Patriarca Bartolomeo ha sottolineato che l'idea di convocare l’Assemblea episcopale è nata in una riunione dei capi delle Chiese ortodosse a Istanbul nel mese di ottobre 2008 ed è stata elaborata nel quarto incontro pan-ortodosso preconciliare a Chambesy (Svizzera) nel giugno 2009.
Durante l’incontro, l'Arcivescovo di Naro-Fominsk Giustiniano ha detto che, arrivato da poco a servire negli Stati Uniti, ha sentito subito la presenza di una società laica, lo spirito americano dell'individualismo, che, penetrando nell'ambiente dei fedeli ortodossi, ha l'effetto triste della separazione. A questo proposito, il Vescovo ha espresso la speranza che le attività dell'Assemblea episcopale del Nord e Centro America aiuteranno, in particolare, a superare e prevenire tali eventi.
Nel suo viaggio a Istanbul, l'Arcivescovo Giustiniano è accompagnato dal chierico della Cattedrale di San Nicola a New York, il rappresentante del popolo russo al Consiglio mondiale delle Nazioni Unite, Arciprete Igor Vyzhanov.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)





Dal sito cattolico: Zenit.org

Appello del Papa alla preghiera per il dialogo con gli ortodossi

In questi giorni è riunita la Commissione mista che dibatte sulla questione del primato

CITTA' DEL VATICANO, mercoledì, 22 settembre 2010 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha rivolto questo mercoledì un appello a tutti i fedeli cattolici a pregare per il successo del dialogo tra cattolici e ortodossi, che in questi giorni entra in una fase nuova e importante.
Questa settimana si svolge infatti a Vienna (Austria) la 12ma riunione plenaria della Commissione Mista per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa nel suo insieme, una riunione preparata da molto tempo.
“Il tema della fase attuale di studio è il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa universale, con particolare riferimento al primo millennio della storia cristiana”, ha ricordato il Papa.
“L’obbedienza alla volontà del Signore Gesù, e la considerazione delle grandi sfide che oggi si presentano al cristianesimo, ci obbligano ad impegnarci seriamente nella causa del ristabilimento della piena comunione tra le Chiese”.
Il Papa esorta tutti a “pregare intensamente per i lavori della Commissione e per un continuo sviluppo e consolidamento della pace e concordia tra i battezzati, affinché possiamo dare al mondo una testimonianza evangelica sempre più autentica”.
La Commissione sta cercando una lettura comune dei fatti storici e delle testimonianze relative al primato petrino nel primo millennio per ottenere un'auspicabile e possibile interpretazione condivisa.
La convergenza nell'interpretazione storica del primato petrino nel primo millennio potrebbe aiutare a far avanzare il dialogo tra i cattolici e gli ortodossi sul tema centrale che li separa: l'esercizio del primato del Papa.
L'attesa sessione, che si sta celebrando dal 20 al 27 settembre, affronta per la seconda volta il tema, che è stato al centro anche del precedente incontro della Commissione mista, celebrato a Cipro nel 2009.
In termini più generali – non concentrati su un periodo storico –, la questione del primato nella Chiesa universale si trova al centro della fase attuale del dialogo tra cattolici e ortodossi inaugurata nella sessione plenaria di Ravenna nel 2007.
In quell'incontro, ricorda “L'Osservatore Romano”, la Commissione ha approvato un documento intitolato “Le conseguenze ecclesiologiche e canoniche della natura sacramentale della Chiesa: comunione ecclesiale, conciliarità e autorità”, che affronta la relazione tra conciliazione e autorità nella Chiesa a tre livelli: locale, regionale e universale.
In ciascun livello, afferma, c'è un pròtos, un primus (Vescovo, metropolita-patriarca, Vescovo di Roma).
Entrando più direttamente nella problematica del pròtos nell'ambito universale – l'attuale Papa di Roma –, il documento afferma che cattolici e ortodossi concordano sul fatto che “Roma, in quanto Chiesa che presiede nella carità, occupava il primo posto nella taxis e che il Vescovo di Roma era pertanto il pròtos tra i Patriarchi” (Documento di Ravenna, n. 41).
Lo stesso documento indica la tappa successiva del dialogo: la questione del Vescovo di Roma nella comunione di tutte le Chiese.
Per svilupparla, la Commissione mista ha elaborato un progetto di lavoro. In primo luogo si è deciso che l'attenzione si sarebbe concentrata sul primo millennio, quando i cristiani d'Oriente e d'Occidente erano uniti.
Per questo, all'inizio del 2008, due sottocommissioni miste – una di lingua inglese e l'altra di lingua francese – hanno lavorato per raccogliere gli elementi storici più caratteristici del periodo preso in considerazione.
Nell'autunno di quell'anno, il comitato misto di coordinamento si è riunito per preparare la bozza del documento per la plenaria della Commissione mista, che è stato esaminato a Cipro nel 2009.
Nella sessione plenaria che si sta celebrando ora nella capitale austriaca, la Commissione ha ripreso l'esame di quella bozza di documento sulla funzione specifica del Vescovo della “prima sede” durante il primo millennio.
La Commissione è composta da due rappresentanti per ciascuna delle Chiese ortodosse autocefale e da un numero corrispondente di membri cattolici.
Dirigono la riunione il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, monsignor Kurt Koch, e il metropolita di Pergamo, Ioannis (Zizioulas), del Patriarcato ecumenico.

venerdì 17 settembre 2010

Dal sito amico: Eleousa.net



Russia - La reliquia di San Spiridione a Mosca

Mosca, 15 settembre 2010 - Con la benedizione del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kyrill e di Sua Beatitudine l’Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia Hieronymus II, dalla Grecia è arrivata la reliquia della mano destra di San Spiridione. All'aeroporto "Vnukovo", la reliquia è stata accolta dall'Arcivescovo Arsenij d'Istria e dal clero metropolitano.
Dall'aeroporto, la reliquia è stata portata nella Cattedrale di Cristo Salvatore, dove è stata accolta alle porte occidentali dal Patriarca Kyrill.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha benedetto i fedeli con la mano destra di San Spiridione. Poi, la reliquia è stata collocata al centro della cattedrale e Sua Santità il Patriarca ha fatto una preghiera.
Con Sua Santità hanno concelebrato l'Arcivescovo Eugenio Vereysky, Marco di Yegoryevsk, il vescovo Anatoly (Aksenov), Ireneo di Krasnogorsk, Ignazio Bronitsky, Sergio Solnechnogorsk, Girolamo (Chernyshev), Tikhon Podolski, Pantaleone di Orekhovo-Zuevsky, il segretario del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia a Mosca, Arciprete Vladimir Divakov, il sacrestano della Cattedrale di Cristo Salvatore Arciprete Michail Ryazantsev, il vicepresidente del Decr arciprete Nikolai Balashov e il clero metropolitano.
Hanno partecipato alla preghiera il metropolita di Corfù, Paxi e delle isole Diapontiyskih Nectarios e i membri della delegazione della Chiesa ortodossa della Grecia.
Dopo la preghiera, il Patriarca Kyrill ed il metropolita Nectarios si sono scambiati parole di benvenuto.
E’ la terza volta che la mano destra di San Spiridione taumaturgo visita la Chiesa ortodossa russa - ha detto, in particolare, Sua Santità il Patriarca. - E in Russia e dall’Ucraina migliaia di persone hanno pregato dinanzi alla reliquia chiedendo e ottenendo grazie”. “Si ricorre alle immagini sacre - alle icone dei santi, e alle loro reliquie perché in esse si sente la grazia di Dio”. Mi auguro che ancora una volta migliaia di persone saranno in grado di avvicinarsi alla santa reliquia, di pregare e sentire la grazia di Dio, portare San Spiridione nel cuore, e anche dopo la partenza delle reliquie, continuare a pregare per lui, specialmente quando si ha bisogno di aiuto, sostegno, rassicurazione ".
Il Santo Padre ha calorosamente ringraziato il metropolita Nektarios per fornire ai pellegrini provenienti da tutto il mondo che visitano l'isola di Corfù la possibilità di pregare dinanzi alle reliquie miracolose di San Spiridione.
A sua volta, il metropolita Nectarios ha ringraziato Sua Santità per averlo invitato a visitare di nuovo la Russia . "Noi, i figli fedeli della Chiesa, non possiamo far fronte alla crisi economica e spirituale da soli ma solo per la grazia dei santi, - ha proseguito il gerarca greco. – Stiamo vivendo giorni particolari, le persone hanno perso la fiducia. Abbiamo sentito oggi le vostre parole e in questi giorni migliaia di persone verranno qui a venerare le reliquie di S. Spiridione. Le vostre parole sono forti, è parola di consolazione. Alcuni anni fa, quando eravate metropolita di Smolensk e Kaliningrad, siete venuto sull'isola di Corfù e avete celebrato la Divina Liturgia e avete avuto l'opportunità di toccare le reliquie incorrotte di San San Spiridione, il santo patrono dell'isola. Poi abbiamo avuto l'opportunità di scambiare idee su dove va il mondo moderno. Sono lieto che oggi la Chiesa ortodossa russa è guidata da un uomo forte in opere e in parole. La gente al giorno d'oggi ha particolarmente bisogno di sostegno paterno e di amore, e questo sostegno può trovarlo solo nella Chiesa, proprio accanto a Lei, Santità”.
Poi il Metropolita ha aggiunto: "Noi – i greco-ortodossi e gli ortodossi di Russia – abbiamo molto in comune. L'amore di Cristo rafforza l'unità fra le Chiese e tra le nazioni. Prego affinché l'amore di Cristo possa unire il popolo greco e il popolo devoto russo, che accolgo con particolare amore e rispetto".
La reliquia di san Spiridione rimarrà nella Cattedrale di Cristo Salvatore fino al 17 settembre, quando sarà trasferita nella Chiesa della Dormizione, sulla Nikitskaya. Dal 19 settembre al 6 ottobre, sarà nella Cattedrale della Trinità del monastero di San Daniele e dal 6 al 15 ottobre resterà a San Pietroburgo.

(Fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru; Decr Servizio Comunicazione; http://www.mospat.ru/)

lunedì 13 settembre 2010

Domenica 19 settembre

PATRIARCATO DI MOSCA
PARROCCHIA ORTODOSSA
SAN GIOVANNI DI KRONSTADT
P.zza Vittorio Em. (C.so Garibaldi)
CASTROVILLARI (cs)

Cari Fratelli, Care Sorelle:
Domenica 19 settembre con inizio alle ore 10.00 
presso la nostra Parrocchia Ortodossa
in Castrovillari (CS) celebreremo la Divina Liturgia.
Come sempre vi aspetto numerosi.

domenica 12 settembre 2010

Hieronymos, Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia

Ai partecipanti
al XVIII° Convegno ecumenico internazionale
di spiritualità ortodossa

È una gioia particolare per noi salutare il 18° Convegno che ha per oggetto la Spiritualità Ortodossa e che ha luogo nel S. Monastero di Bose e ciascuno degli eletti invitati separatamente, in quanto è chiamato a riflettere e a discutere due degli aspetti più importanti della spiritualità ortodossa: Comunione e solitudine (Esichia), temi che, anche se a prima vista appaiono opposti, costituiscono due fattori che si completano e si arricchiscono a vicenda e insieme contribuiscono ala pienezza della vita spirituale.
Questi due aspetti della vita spirituale dovranno essere studiati dalla prospettiva biblica,monastica, ecclesiastica, personale, un ampio e variegato spettro di approcci. Inoltre anche in questi due elementi noi distinguiamo le due dimensioni della Venerabile Croce: quella verticale, cioè la relazione dell'uomo con Dio, e quella orizzontale, cioè la sua relazione con il suo compagno in umanità, cioè il suo prossimo. Così in questi due elementi, comunione e solitudine, si riflettono i due grandi comandamenti: quello di amare Dio con tutto il cuore, tutta l'anima, tutta la forza e tutta la nostra intelligenza e di amare il nostro prossimo come noi stessi. Se facciamo obbedienza a questi due comandamenti, come assicura il Signore Nostro Gesù Cristo, noi vivremo. (crf. Lc 10,28)
Proprio come senza queste due dimensioni non c'è croce, così anche senza questi due elementi non può esserci autentica vita spirituale. Come Primate della Chiesa Ortodossa di Grecia, vorrei cogliere questa occasione, come contributo alle importanti discussioni e riflessioni, sottolineando, molto brevemente, l'importanza del fatto che il vostro convegno inizia il giorno in cui la nostra Santa Chiesa onora la memoria della Nascita della Madre di Dio, la quale, dal punto di vista cristiano-ortodosso, è l'assoluta espressione della vita spirituale. In lei vediamo l'uomo divinizzato, l'uomo come era prima della caduta, come saremmo noi stessi se egli non fosse caduto, e la gloria che noi gusteremo se crediamo nel suo Figlio, Dio e nostro Salvatore, e se viviamo in accordo con i suoi comandamenti. La quiete solitaria della Santissima Madre di Dio, quale si riflette nella sua permanenza nel tempio del Signore e nel suo silenzio eloquente nelle pagine del Nuovo Testamento, e la sua comunione, in qualità di fervida mediatrice per noi davanti al trono di suo figlio, raggiungono la loro perfezione, reciproca complementarietà e pienezza.
È dunque nostra speranza e preghiera che, attraverso le intercessioni della Santissima Madre di Dio, l'opera e le riflessioni di questo importante convegno, saranno coronate da successo e daranno ulteriore raffigurazione di quelle realtà che possono solo essere significate e indicate fino alla loro concreta esperienza nella vita della chiesa.
✛ Hieronymos,
Arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia

XVIII simposio internazionale di spiritualità ortodossa

Messaggio di Kirill, Patriarca di Mosca

XVIIIe Colloque œcuménique international de spiritualité orthodoxe

TRADUCTION ITALIENNE
DU MESSAGE DU PATRIARCHE CYRILLE
AUX PARTICIPANTS DU COLLOQUE
16 agosto 2010
Ai partecipanti e agli ospiti
del XVIII simposio internazionale di spiritualità ortodossa


“Comunione e solitudine”


8-11 settembre 2010, Bose

Onorabile padre Enzo Bianchi!


Pregiati organizzatori e partecipanti al simposio!
Saluto cordialmente tutti i partecipanti al XVIII simposio internazionale di spiritualità ortodossa, organizzato dalla comunità monastica di Bose e dedicato al tema: “Comunione e solitudine”.
Tanto la solitudine, l’allontanamento dal mondo, quanto l’apertura alla comunione con il prossimo sono da sempre considerate necessarie pratiche spirituali sul cammino della salvezza. Il Salvatore stesso ci diede esempio di armonica unione di vita comune e solitudine, quando predicando il Vangelo con i suoi discepoli si allontanò in un luogo desertico per una preghiera personale (Lc 6,16). Anche agli apostoli il Signore consigliò di pregare in solitudine : “Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto” (Mt 6,6).
La dialettica di comunione e solitudine si manifestata in modo chiarissimo nella storia del monachesimo cristiano. Come sappiamo, la vita monastica germogliò all’inizio del IV secolo in forma di eremitaggio, e la stessa parola ‘monaco’ significa ‘solitario’. I primi monaci, come i santi Paolo di Tebe, Antonio il Grande, Macario il Grande, Simeone lo Stilita furono solitari asceti del deserto, allontanatisi dal mondo per la ascesi spirituale e la contemplazione divina. Ma quella luce della Grazia divina cui miravano questi santi attirava ad essi migliaia di seguaci alla ricerca della perfezione spirituale. La stessa definizione di servizio monastico già nei tempi antichi ebbe qualcosa di paradossale: “Il monaco è colui che, staccandosi da tutti, resta in unità con tutti”.
Il monachesimo comunitario, sorto dopo quello eremitico, ebbe grande diffusione in Russia. L’eremitaggio era praticato anche nella Chiesa Russa, e molti santi russi iniziarono la loro ascesi in severa solitudine. Però i santi Sergio di Radonesh, Pafnutij Borovskij, Sergio e German di Valaam, Zosima e Savvatij delle Solovski non ritennero mai questa forma di vita spirituale come l’unica possibile, ma, volendo condividere la propria esperienza ascetica con i fratelli, fondarono dei monasteri con statuto comunitario. Nel monachesimo russo vi è sempre stata la ricerca di un equilibrio tra vita comune e solitudine, per la consapevolezza che sia l’allontanamento dalle seduzioni del mondo, sia il servizio comunitario avessero pari importanza nella vita del cristiano.
Le vite di san Serafino di Sarov, di Teofane il Recluso e degli starec di Optina Pustyn rappresentano grandi esempi di sintesi armonica tra solitudine e comunione, e questa sintesi è stata benefica e salvifica per molte anime. I grandi pensatori russi Chomjakov, Kireevskij, Dostoevskij e Solov’ev visitarono Optina Pustyn alla ricerca di saggi consigli spirituali. Tramite loro gli starec influirono su tutta la cultura russa, imbevendola di pure immagini di santità cristiana. I tesori spirituali della letteratura della filosofia della musica russa, che ancora oggi attirano persone in tutto il mondo, sorsero anche sul terreno dell’ascetismo e dell’apertura comunitaria del monachesimo russo.
Riteniamo che anche la cultura contemporanea, di fronte al pericolo di una completa secolarizzazione, priva di principio spirituale, abbia bisogno del benefico influsso degli asceti cristiani dei nostri giorni. Il mondo deve vedere che i doni dello Spirito Santo, trasfiguranti la vita umana, anche oggi abbondano tra coloro che cercano di vivere secondo il Vangelo, come tra gli uomini di preghiera dei secoli passati. La loro esperienza spirituale, costituitasi nella comunione con Dio e con gli uomini, è capace di ispirare tutti coloro che cercano la verità e tendono al perfezionamento spirituale.
Auguro ai partecipanti del XVIII Simposio internazionale di spiritualità ortodossa un lavoro proficuo e benedetto.

KIRILL,
PATRIARCA DI MOSCA
E DI TUTTA LA RUSSIA

venerdì 10 settembre 2010

Considerazioni che il sottoscritto sta predicando da tantissimo tempo e che ora anche qualcun altro cerca di sottolineare. La storia ed il tempo sono convinto che mi e ci daranno ragione. Ma quando?????

Nel XV secolo quando gli arbërëshe si insediarono nel territorio dell’odierna Contessa Entellina dal punto di vista ecclesiastico ricadevano sotto la giurisdizione del vescovo di Agrigento. Rimasero incorporati a quella diocesi fino al 1844, quando nel contesto del riordino ecclesiale del territorio siciliano furono accorpati alla diocesi di Monreale.
La diocesi di Agrigento era allora una delle più importanti dell’isola. Nel periodo iniziale dell’insediamento in Sicilia gli arbërëshe mantennero integro il patrimonio linguistico e liturgico-rituale di origine perché, almeno per loro, furono applicate le conclusioni che erano emerse dall’Unione delle Chiese d’Oriente e d’Occidente sancite nel Concilio di Firenze del 1439.
Ad Agrigento, pertanto, nel contesto post-conciliare risiedeva un Vescovo nominato dall’Arcivescovo di Ocrida (odierna Macedonia) ed accreditato dal papa. La giurisdizione del Vescovo orientale di Agrigento si estendeva a tutti i “greco-bizantini” d’Italia. In questo periodo iniziale di presenza in terra di Sicilia i greco-bizantini non furono sottoposti pertanto ad alcuna subordinazione né alla Curia Romana né ai vari vescovi latini che insistevano sui territori. Piana degli Albanesi ebbe col Vescovo di Monreale una subordinazione di tipo feudale in quanto sorse su terre dell’Arcivescovado, mentre Contessa sorse, come sappiamo, su terre dei Cardona.
Gli ‘orientali’, secondo il Breve di papa Giulio III, rimasero liberi di esercitare i loro riti senza che alcuna gerarchia latina potesse intromettersi.
Lo spirito dell’Unione del Concilio di Firenze valse soltanto per alcuni decenni, pochi, la fase iniziale dell’insediamento durante la quale l’autonomia dei greco-bizantini fu garantita da più di un documento papale: il già ricordato “Breve” di Giulio III nonché il “Breve” di Leone X ‘Accepimus nuper’ del maggio 1521, che integralmente salvaguardavano le tradizioni bizantine (ivi compreso il matrimonio dei preti, ma anche la possibilità di seconde nozze per i fedeli in casi specifici). Veniva salvaguardata e consentita la celebrazione in qualsiasi territorio d’Italia ai papas del rito greco, ossia all’interno delle giurisdizioni dei vescovi latini.
Così andò fino al Concilio di Trento.
Dal concilio della Controriforma iniziò l’accentramento di tutti gli aspetti religiosi della Chiesa nelle mani della Curia Romana ed iniziò la vita difficile per i greco-bizantini d’Italia. Si cominciò con l’imporre che ogni sacerdote venisse ordinato solamente dai Vescovi del territorio su cui si risiedeva e non più dal Metropolita orientale che stava ad Agrigento che era in comunione con Costantinopoli. I Vescovi furono obbligati a fare le visite pastorali nelle parrocchie e quelle bizantine furono ritenute parrocchie del Vescovo latino una volta disconosciuta, dalla Curia Romana, l’autorità del metropolita bizantino di Agrigento. A stringere la cinghia ai danni dei greco-bizantini intervenne Pio IV con il Breve Romano Pontifex del febbraio 1564 che cancellò con un tratto di penna il regime liberale creato da Giulio III e Leone X; egli subordinò tutti gli ‘orientali’ d’Italia ai Vescovi latini che allora non brillavano per apertura mentale: era quello infatti il periodo della Santa Inquisizione e pertanto le pronunce di “eresia” contro i bizantini divennero una loro prerogativa. Le accuse consistevano nel fatto che battezzavano in unico contesto con l’eucarestia e la cresima, consentivano le seconde nozze nei casi di adulterio, usavano il calendario liturgico differente da quello latino. I greco-bizantini agli occhi dei Vescovi Latini del dopo Concilio di Trento inoltre recitavano il credo senza far ‘procedere’ lo Spirito dal Figlio. Per i dogmatici gerarchi latini c’era di che rabbrividire pertanto tutti cominciarono a fare pressione sulla Curia Romana per avere mano libera nell’estirpare il rito greco-bizantino. Ottenero così, nel 1566, la Bolla Provvidentia Romani Pontificis con cui veniva tolta la possibilità ai preti bizantini di celebrare per i fedeli latini (e viceversa). Tutti i Vescovi orientali presenti in Italia furono invitati a sospendere la loro missione e coloro che non ubbidirono furono arrestati e condotti in catene a disposizione della Curia Romana.
Anche di fronte a queste carezze provenienti dalla Curia Romana tantissime comunità greco-bizantine non si adeguarono al disegno di latinizzazione e mantennero integre le loro tradizioni, cosicchè Roma ripiegò su una soluzione meno draconiana.
Sotto Gregorio XIII (1573) fu istituita la Congregazione dei Greci ed utilizzando un lumicino di intelligenza lentamente fu accantonato il piano di estirpazione del rito greco in Italia, pur imponendo il taglio netto di qualsiasi contatto con Costantinopoli.
Servivano nel nuovo contesto i Vescovi che ordinassero i “papas”. Come fare ?
Papa Clemente VIII col suo “Perbrevis Instructio” dell’agosto 1595, grazie a qualche vescovo orientale che accettò di tagliare i contatti con Costantinopoli, ammise l’istituzione dei Vescovi cattolico-bizantini. Da questa fase in poi, per la Curia Romana, sotto l’aspetto istituzionale le due comunità latina e greca non furono più due chiese, due realtà diverse, bensì una Unica Chiesa nel cui ambito insistevano due comunità entrambe cattoliche (giuridicismo romano).
I greco-bizantini furono ammessi alla conservazione di tutte le loro tradizioni (non però alle seconde nozze per i casi fino ad allora consentite) ma con l’esclusione di disporre di una gerarchia propria; in pratica furono privati di coloro che fino a quel periodo erano stati la “guida” non solo spirituale ma anche (e forse soprattutto) comunitaria.
Il Vescovo immaginato da Clemente VIII avrebbe dovuto essere un semplice vescovo ordinante nei confronti dei “papas” e null’altro. I papas furono invece subordinati ai Vescovi latini del territorio.
In questo disegno di oppressione, e quasi soppressione, del rito greco-bizantino in tantissimi paesi del Meridione d’Italia iniziò la latinizzazione forzata che ottenne risultanti in più della metà delle realtà allora esistenti.
Le comunità che resistettero al disegno di latinizzazione nel settecento poterono finalmente avere il Collegio Greco a Palermo e un Collegio analogo in Calabria, oltre che al Collegio Greco (1577) per gli studi superiori a Roma.
I nemici del rito-greco in Italia all’interno della Curia Romana comunque non scomparvero. Sulla loro spinta Papa Benedetto XIV nel maggio 1742 emanò la bolla “Etsi pastoralis” con cui veniva imposto l’obbligo del Filioque, ossia l’asserzione che lo Spirito procede anche dal Figlio, per i greco-cattolici. Veniva sancito che il marito latino che sposava la moglie bizantina non poteva divenire bizantino; la moglie latina poteva educare i figli al rito latino, ma la moglie “greca” non poteva educarli al rito greco.
Ancora oggi, nel terzo Millennio, all’interno della Curia Romana l’Etsi pastoralis viene additato come un documento di tutela per i fedeli di rito orientale.
Nel 1888 gli italo-albanesi inviarono al Papa una supplica per ottenere l’autonomia ecclesiastica dai Vescovi latini.
Nel 1919 Benedetto XV istituisce la diocesi di Lungro, in Calabria, e Pio XI nel 1937 quella di Piana degli Albanesi. Sempre nel 1937 il Monastero di Grottaferrata viene elevato a Esarcato.
Nei primi anni novanta del XX secolo viene emanato il Codice di Diritto Canonico per i riti orientali.
Nel 2010, regnando il papa teologo tedesco, tutte e tre le realtà greco-bizantine d’Italia si ritrovano “commissariate” da Vescovi latini.
Cos’altro c’è da latinizzare ?


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