giovedì 29 aprile 2010

Concelebrazione presso la nostra Parrocchia di Castrovillari

Non ci sono parole giuste per descrivere l'amicizia fraterna in una concelebrazione eucaristica.
Bisogna essere presenti e con il cuore aperto rivolto al Signore, solo così, care sorelle e cari fratelli,
si potrà assaporare tutto il calore della celebrazione e sperimentare la parola del Signore: "Che siano uno e che si amino tra loro come io li ho amato".
Domeneca 25 aprile giorno dedicato al paralitico,  presso la nostra nuova sede parrocchiale, abbiamo condiviso, insieme al popolo di Dio, Padre Giovanni ed io, questa gioia, e pregato il Signore affinchè più spesso i confratelli delle varie giurisdizioni ecclesiastiche, si dimentichino della loro appartenenza e tutti insieme celebrino la Divina Liturgia per onorare la loro appartenenza alla santa Fede ortodossa.
Da questo capiremo se la nostra appartenenza a Cristo è solida e duratura, da questo capiremo se tutto ciò che predichiamo sgorga dal cuore e non solamente dalla bocca, da questo capiremo di essere realmente fratelli e figli di Dio. Le cose si fanno a piccoli passi e noi nel nostro piccolo abbiamo iniziato a muovere i piedi.
Gloria a Dio e sia fatta la sua e non la nostra Volontà. Amìn

Padre Paisios del Monte Athos

Ecumenismo e Tradizione


Si deve portare rispetto per la Tradizione

«Molti santi Martiri, quando non conoscevano il dogma, dicevano: «Credo a tutto quello che i Santi Padri hanno decretato». Se qualcuno affermava questo, veniva martirizzato. Costui non sapeva portare delle prove ai persecutori della sua fede né sapeva convincerli, ma aveva fiducia nei Santi Padri. Pensava: «Come posso non avere fiducia nei Santi Padri? Loro che sono stati più esperti, più virtuosi e santi! Come posso accettare una stupidità? Come posso tollerare qualcuno che insulta i Santi Padri?». Dobbiamo avere fiducia nella tradizione. Oggi, purtroppo, da noi è entrata la gentilezza europea e ci stanno insegnando come si fa ad essere bravi. Vogliono mostrarci la superiorità e, alla fine, vanno a prostrarsi al diavolo cornuto. Ci dicono: «Ci dev’essere una religione!» ma pongono tutto sullo stesso piano. Anche da me sono venuti alcuni che mi hanno detto: «Tutti quelli che credono in Cristo devono fare una sola confessione religiosa». Ho loro risposto: «E’ come se ora mi diceste di unire l’oro con il rame; unire un oro di molti carati con tutto quello da cui è stato separato, raccogliere nuovamente tutto e riunirlo. È giusto mescolare tutto di nuovo? Chiedete a un orefice: ‘È giusto mischiare la zavorra con l’oro?’. C’è stata una grande lotta, per purificare a fondo il dogma». I Santi Padri sapevano qualcosa di più per proibire i rapporti con l’eretico. Oggi dicono: «Non solo bisogna stare con l’eretico ma pure con il Buddista e l’adoratore del fuoco. Dobbiamo pregare insieme a loro. Gli ortodossi devono essere presenti alle loro preghiere comuni e ai loro convegni. Si tratta di una presenza».
Che tipo di presenza? Cercano di risolvere tutto con la logica e giustificano cose ingiustificabili. Lo spirito europeo crede che pure le questioni spirituali possano inserirsi nel mercato comune.
Alcuni tra gli ortodossi superficiali che vogliono fare delle “missioni”, convocano convegni con eterodossi, perché si faccia scalpore. Così credono di promuovere l’Ortodossia, facendo, cioè, un’insalata sbattuta tra le cose ortodosse e quelle di chi non crede rettamente. In seguito a ciò reagiscono i super-zeloti e si attaccano all’altra estremità arrivando pure a bestemmiare contro i Sacramenti di chi usa il nuovo calendario ecclesiastico, ecc. Tutto ciò scandalizza alquanto le anime con devozione e sensibilità ortodossa. Gli eterodossi d’altro lato, quelli che vanno ai convegni, si atteggiano da maestri, prendono ogni buon materiale dagli ortodossi, lo filtrano attraverso il loro studio nei loro laboratori, ci appongono il loro colore e la loro etichetta e lo presentano come se fosse un prototipo originale. Davanti a queste cose, il nostro attuale strano mondo si commuove e poi si rovina spiritualmente. Il Signore, però, quando sarà necessario, manifesterà dei Marco Eugenico e dei Gregorio Palamas che raccoglieranno tutti i nostri fratelli assai scandalizzati, perché confessino la fede ortodossa e consolidino la tradizione con grande gioia della Madre Chiesa.
Se vivessimo patristicamente, avremmo tutti salute spirituale, per la quale sarebbero gelosi anche tutti gli eterodossi al punto da lasciare i loro errori ammalati e salvarsi senza prediche. Oggi non si commuovono della nostra tradizione patristica, perché vogliono vedere anche la nostra continuazione patristica, ossia la nostra autentica affinità di parentela con i nostri Santi. Quello che s’impone ad ogni ortodosso è che metta una sana inquietudine anche agli eterodossi, in modo che capiscano di trovarsi nell’errore e il loro pensiero non si rassicuri in modo sbagliato venendo privati in questa vita delle ricche benedizioni dell’Ortodossia e nell’altra vita delle eterne benedizioni di Dio. Alla mia Kalivi [= piccola residenza monastica] vengono dei ragazzi cattolici di molta buona volontà, pronti a conoscere l’Ortodossia. «Vogliamo che ci dici qualcosa, per essere aiutati spiritualmente», mi dicono. «Guardate, – dico loro – prendete la Storia Ecclesiastica e vedrete che un tempo eravamo assieme ma poi ecco dove siamo arrivati. Questo vi aiuterà molto. Fate questo e la prossima volta discuteremo su molti argomenti».
Anticamente si rispettavano le cose, perché erano appartenute al proprio nonno, e venivano custodite come oggetti preziosi. Avevo conosciuto un avvocato molto bravo. La sua casa era semplice e faceva riposare non solo lui ma anche i visitatori. Una volta mi disse: «Padre, qualche anno fa i miei conoscenti mi prendevano in giro per i miei vecchi mobili. Ora vengono e li ammirano come dei pezzi d’antiquariato. Mentre usandoli mi danno gioia e mi commuovono perché mi ricordano mio padre, mia madre, i miei nonni, costoro raccolgono diverse cose vecchie, fanno dei salotti che sembrano negozi di rigattiere, in modo da dimenticarsi con queste cose e da dimenticare pure l’angoscia cosmica». Un tempo una piccola moneta antica era tenuta come un grande patrimonio di sua madre o di suo nonno. Oggi, se qualcuno ha da suo nonno una moneta di [re] Georgios [1922-1923 e 1935-1947] se per esempio nota che ha 100 dracme di differenza con una moneta del tempo della regina Vittoria, la scambierà. Non apprezza e non stima né la madre né il padre. Lo spirito europeo entra a poco a poco e ci travolge trascinando con sé tutto.
Quando sono stato per la prima volta al Monte Athos, mi ricordo in un monastero di un monaco vecchietto che aveva molta devozione. Conservava le cose “da nonno a nonno” per devozione. Dai suoi “nonni” [spirituali] e dai suoi predecessori non aveva avuto solo i kalimafchia [= berretti monastici], ma anche le forme con le quali si fanno i kalimafchia. Possedeva pure vecchi libri e diversi manoscritti e li custodiva avvolti in modo grazioso nella biblioteca, ben chiusa, perché non s’impolverassero. Non usava quei libri; li teneva chiusi. «Io non sono degno di leggere tali libri – diceva –. Leggerò questi altri che sono semplici: il Gherondikon e la Klimaka». Poi arrivò un nuovo monaco – che alla fine non rimase nel Monte Athos – e gli disse: «Perché raccogli qui della robaccia inutile?». Afferrò le forme per buttarle e bruciarle. Il povero vecchietto pianse: «Questo proviene da mio nonno – diceva –, perché ti da fastidio? Abbiamo tante altre stanze; lasciale in un piccolo angolo!». Per devozione non solo conservava libri, cimeli, kalimafchia, ma pure le stesse forme! Quando c’è rispetto per le piccole cose, c’è grande rispetto pure per le grandi. Quando non c’è rispetto per le piccole, non esiste rispetto neppure per le grandi. È stato così che i Padri hanno mantenuto la Tradizione».

Tratto dal libro:

Γέροντος Παϊσίου Αγιορείτου, Λόγοι, τόμος Α', Ιερό Ησυχαστήριο Άγιος Ιωάννης ο Θεολόγος, Σουρωτή Θεσ/νίκη, pp. 347-350.

mercoledì 28 aprile 2010

Liturgia mensile ad Acquaformosa

CHIESA ORTODOSSA ITALO-ALBANESE
PATRIARCATO DI MOSCA
PARROCCHIA ARBRESHE
SANTA CATERINA MEGALOMARTIRE
VIA GARIBALDI, 64
ACQUAFORMOSA (CS)

Carissimi Fedeli:
        Con grande fervore vi comunico che Domenica 2 Maggio
presso la nostra Parrocchia ortodossa arbreshe
in Via Garibaldi, 64 ad Acquaformosa
dedicata a Santa Caterina Megalomartire
CELEBREREMO
la Divina Liturgia mensile.
Vi aspetto come sempre numerosissimi
per cantare le lodi al Signore Risorto.

giovedì 22 aprile 2010

Dal sito:www.esarcato.it

La risurrezione di Cristo, fonte di ogni nostra speranza

(di Vladimir Zelinskij)

Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la vostra predicazione « ed è vana la vostra fede», dice san Paolo. Non lascia lo spazio al vago e passeggero “senso religioso” che dice che «Dio è nell’anima» e non importa, se ci sia, cosa faccia fuori. Sembra che l’apostolo voglia sottomettere l’impalpabile “tessuto” del credere alla logica aristotelica che esclude la terza via. Non è la logica a essere in gioco, però. Non si tratta di un evento esterno a noi, di un dogma imposto, di un articolo del Credo che siamo costretti a fare nostro.
Il messaggio di Paolo può essere letto diversamente: ogni esistenza umana porta dentro di sé il suo fuoco segreto, un nucleo nascosto che si chiama speranza. E’ la fede che dà alla speranza la gioia di crescere nella fiducia in Dio che, nato da uomo, morto da uomo, sia anche resuscitato da uomo. La fede nella risurrezione è il linguaggio della speranza inespugnabile e irriflessiva, messa in noi, che ci parla della vita del «mondo che verrà». Se Cristo non fosse risuscitato, ogni speranza sarebbe una fantasia, un inutile slancio d’animo, l’evidenza della decomposizione generale sarebbe più forte di quella voce pazza dentro di noi che grida, come Giobbe: «Dopo che questa mia pelle sarà distrutta, senza la mia carne vedrò Dio. Io lo vedrò, io stesso» (19,27).
La speranza dice che si può gridare senza paura, senza cercare le parole corrette e bilanciate perché la notizia della risurrezione porta la promessa folle in cui “io” trovo me stesso solo nell’incontro con il Risorto. La mia vera personalità si rivela solo nella sua rivelazione. Essa tocca me come grano di sabbia nella terra deserta che un giorno, secondo le Scritture, diventerà di nuovo il giardino dell’Eden, come ossa secche che si ricopriranno dalla carne viva nella profezia di Ezechiele.
La promessa s’accende con la Luce che illumina ogni uomo, con la Parola che entra e s’incarna nel nostro cuore, col Volto che ci guarda negli occhi. Quella promessa è la radice di ogni fede cristiana, ma anche il suo “segno di contraddizione”, perché la speranza può parlare con toni diversi. Nell’Ortodossia il suo modo di esprimersi è piuttosto paradossale: Dio è più vicino a noi di quanto lo siamo noi stessi, ma per raggiungerlo ci manca tutta la vita; il Regno è gratuito, è dato a tutti, ma - come dice Gesù nel Vangelo di Matteo - solo «i violenti se ne impadroniscono» (11,12); la promessa è eredità di ciascuno di noi, ma bisogna combattere per acquistarla nel proprio spirito.
L’attesa troppo sicura, quando la salvezza ti arriva come il premio per essere concepito, non è quella che non delude. Il vero messaggio della risurrezione inizia con la follia e la lotta per quella vita che ci fu promessa e che dobbiamo scoprire con «l’amore di Dio che è stato riversato nei nostri cuori».

mercoledì 21 aprile 2010

Divina Liturgia - Parrocchia di Castrovillari (CS)


Parrocchia  Ortodossa
Patriarcato di Mosca 
"San Giovanni di Kronstadt"
Palazzo Gallo
P.zza Vittorio Em. II (C.so Garibaldi)
 CASTROVILLARI (CS)


Carissimi Fedeli Ortodossi:
Vi comunico che Domenica 25 Aprile, del Paralitico, 
presso la nostra Parrocchia Ortodossa
celebreremo la Divina Liturgia.
Sabato invece ufficiatura del Vespro
(Vecernie) in preparazione 
della Liturgia domenicale.
Per informazioni sugli orari delle celebrazioni
telefonate al parroco p. Giovanni Capparelli.
Tel.: 3280140556

lunedì 19 aprile 2010

Nicola Arcieri ha pubblicato questo articolo sulla nostra Parrocchia di Castrovillari

Una chiesa ortodossa russa a Castrovillari

Viaggio nel tempio aperto a Palazzo Gallo dove confluiscono molti appartenenti a quel microcosmo di “stranieri” che da anni ormai vive con noi


di Nicola Arcieri

Castrovillari (CS) - Padre Giovanni Capparelli è un religioso ortodosso. Della chiesa ortodossa russa, per essere precisi. A lui fa capo la parrocchia di Acquaformosa. E, dal 28 marzo, anche quella di Castrovillari. «Il sindaco Franco Blaiotta, il presidente della Comunità montana italo-albanese del Pollino Barletta e il presidente del Parco Domenico Pappaterra hanno concesso ai fedeli e a me, in comodato gratuito, l’uso di questi due vani» spiega padre Giovanni, mentre entriamo al piano terra di palazzo Gallo. Un volantino appiccicato ad uno dei portoni minori, con su scritto: “Patriarcato di Mosca, Chiesa Ortodossa, San Giovanni di Kronstadt” è, al momento, l’unico segno di riconoscimento del nuovo luogo di culto.
Dentro è tutto fermo all’essenziale: le pareti perfettamente imbiancate e spoglie, delle sedie e un altare provvisorio per il crocefisso, l’ostensorio, gli altri arredi sacri e, soprattutto, l’antiminsion (un drappo raffigurante la deposizione di Cristo). Quest’ultimo, «non può essere toccato da nessuno se non dal sacerdote», ed è l’elemento che fa la differenza: ciò che non può assolutamente mancare durante la liturgia ortodossa. «Ma tra non molto arriverà anche un’iconostasi», ci assicura il sacerdote. Ovvero la parete divisoria tipica dell’architettura del cristianesimo orientale.
Padre Giovanni ha la barba, un paio di occhialini tondi e un viso simpatico. Ma attenzione a non mischiare l’ortodossia con dell’altro. Quando gli chiediamo come sono i rapporti con i cattolici e con gli italo-albanesi dell’eparchia di Lungro, la risposta non è del tutto diplomatica: «Con i parroci latini sono eccellenti, con gli uniati un po’ meno». E perché? «Perché, pur avendo la stessa ufficiatura, loro fanno di tutto per apparire quello che in sostanza non sono. E, strumentalizzando il fatto di avere la liturgia orientale, molte volte cercano di fare proselitismo nei confronti dei nostri fedeli ortodossi, i quali tante sfumature teologiche non le conoscono».
Andiamo avanti con la conversazione. Gli chiediamo qualche ragguaglio in più sui numeri e le caratteristiche di un fenomeno religioso, quello dei cristiano-ortodossi, poco conosciuto almeno da queste parti. E scopriamo che uno degli aspetti più interessanti sta proprio nell’elemento sociologico ed etnico dei potenziali fedeli della sua parrocchia di palazzo Gallo: la maggior parte sono ucraini, moldavi, rumeni, bulgari, russi, albanesi. Quel microcosmo che da anni ormai vive con noi, che incrociamo per le strade ma che ancora non conosciamo per nome. Preferiamo, ancora chiamarli: “gli extracomunitari”, “le badanti” o i “i rumeni”. «Potrebbero essere in tanti a frequentare la liturgia della domenica – ci confessa padre Capparelli – ma quelli veramente assidui sono ancora pochi». E forse la causa, aggiungiamo noi, non è nemmeno tanto difficile da immaginare: il lavoro, il tempo libero ridotto, i diritti di questa gente d’Europa.
Nonostante ciò, la presenza di fedeli durante la messa oscilla «tra un minimo di dieci ed un massimo di cinquanta». E non è poco, se si pensa agli altri luoghi di culto della città e al loro storico radicamento.
Tra l’altro, assistere ad una funzione religiosa ortodossa di padre Giovanni significa anche entrare in contatto con realtà linguistiche differenti; e lui stesso ammette di celebrare «in italiano, russo, rumeno e anche in greco».
Il prossimo appuntamento è per il 25 aprile presso la parrocchia ortodossa di San Giovanni di Kronstadt a Castrovillari. Nel frattempo, per chi fosse interessato, sono attive un paio di pagine web: www.ortodossia.org/castrovillari e www.arberiaortodossa.blogspot.com
Non solo. Padre Giovanni Capparelli ha anche un suo profilo su Facebook. Cosa aggiungere? Magari: Χριστoς Aνέστη, Cristo è risorto.

Dal sito di P. Giovanni Festa: L’Apparizione del Risorto alla Madre- tradizione della Liturgia Siriaca

L’Apparizione del Risorto alla Madre
e la festa della Risurrezione

Una ricca e abbondante Ufficiatura della Liturgia Siro-Occidentale, espressa pure nell’iconografia, testimonia che la Risurrezione di Cristo fu partecipata anzitutto a sua Madre Maria.

La Chiesa Siro-Occidentale festeggia e celebra con rara bellezza e solennità il mistero pasquale che culmina con la Risurrezione di Cristo dai morti. I testi liturgici, di una grande finezza poetica e teologica, ispirati al grande Dottore mariano Efrem Siro (+ 373), offrono ai fedeli di questa Chiesa, rinati a Pasqua dal fonte battesimale, una non comune esperienza teologica e mistica immersa alla luce del mistero di morte e vita di Cristo e illuminata dalla luce del suo Volto.
Qui di seguito riportiamo solo alcuni testi tratti dalla ricca e abbondante Ufficiatura, piena di spunti teologici e spirituali sul senso della festa e contenenti un’interessante testimonianza sull’Apparizione del Risorto alla Madre.

La Risurrezione di Cristo è una nuova creazione
La Liturgia sira saluta la Risurrezione di Cristo come l’aurora novella di un giorno nuovo che viene per dissipare le tenebre dell’antica notte che pesava sull’umanità e far splendere l’aurora senza fine, illuminata dall’astro della fede e dal sole della carità e dell’amore. Questa idea è messa in rilievo in molti testi, come i seguenti:
"La prima Domenica, che è il primogenito dei giorni, la nostra creazione è nata; dalla bontà di Dio suo Creatore, ciò che non era è venuto all’esistenza.
In questo giorno fu creata la luce, e le tenebre furono dissipate, per permettere ad ogni essere di venire all’esistenza e di rivestire la somiglianza e l’ornamento d’ogni bellezza.
La nostra umanità è stata rinnovata e la creatura è stata di nuovo ricreata tramite una seconda generazione, quella del Battesimo.
Le tenebre dell’ignoranza si sono dissipate e allontanate da noi; siamo stati illuminati dalla luce della Santa Trinità, nella persona del suo Capo dei viventi, lui, il Maestro della gloria, che è morto nella carne per vivere secondo lo Spirito".
Il contrasto dei giorni trascorsi con la gloria odierna fa ancora meglio risaltare lo splendore di questo giorno.
Ieri si vedevano sulla santa umanità di Cristo le devastazioni causate dal peccato. Tutte le sofferenze della Passione non erano altro che il sigillo impresso dal peccato sulla carne del Salvatore. Oggi, questa orrenda scena del Golgota si è trasformata in un trionfo. Cristo confonde i suoi avversari e tutti i suoi aguzzini, essendo ormai al riparo dai loro oltraggi; le stimmate delle loro brutali aggressioni non sono altro che cicatrici che mettono in rilievo il trionfo del Maestro:
"Oggi è stata rinnovata ogni natura che era invecchiata dalla concupiscenza dell’albero.
Oggi il Gigante ha spogliato i tesori del potente e riportato il bottino.
Oggi la cattività che durava da secoli ha messo fine e il canto del ritorno è stato udito nella gioia.
Oggi la tristezza ed i pianti della notte che avevano oppresso i discepoli, si sono dissipati.
Oggi la voce dei messaggeri della pace e araldi della gioia fa udire a Sion questo grido: ‘Alzati, città della Redenzione, e vestiti della forza del braccio del Signore!’ ".
Questi e altri benefici della festa di Pasqua li troviamo espressi con forza nel seguente Sedro [preghiera sacerdotale] , cantata nella notte pasquale:
"In questo giorno, o amati, i nostri pensieri esultano, i nostri sensi sussultano e noi così esprimiamo la nostra gioia: ‘Salve, aurora nuova che hai dissipato l’antica notte!

Salve, primogenito dei giorni che adorni i due mondi!

Salve, fiore della risurrezione che hai fatto precipitare la morte mortifera d’Adamo!

Salve, domenica santa della risurrezione che rallegri i provati, doni coraggio agli afflitti e consoli i rattristati!

Salve, alba radiosa che nessun crepuscolo rattristerà!

Salve mattino splendente che la sera non sfiorerà più!’.

Questo giorno chiude il ciclo delle sofferenze, e le cose di questo mondo sono trasformate in celesti. Ieri il Pastore era colpito e le pecore erano disperse; oggi esse si raccolgono con gioia e allegrezza.[ ...] Oggi la strada del sepolcro rimbomba di messaggi, il colle del Golgota è pieno di tristezza. Oggi la sentinella esclama: è terribile, è caduta la Babilonia dei giganti, e lo sheol dei morti è stato devastato.[. ..] Oggi il piedistallo della morte è crollato e la sua corona è stata ridotta in polvere. Oggi, con San Paolo, il narratore delle cose celesti, noi possiamo dire: ‘Ieri sono stato crocifisso con Cristo, oggi sono glorificato con lui; ieri, ero sepolto con lui, oggi io risuscito con lui. Avendo avuto bisogno che Dio muoia nella carne, con lui noi siamo morti, con lui siamo stati purificati, con lui siamo risuscitati; e noi lo glorifichiamo, lui e suo Padre e il suo Spirito Santo! Amìn".

Aprile, mese dell’antica e della nuova creazione

La Liturgia sira è rimasta molto vicina alla terra e alle diverse trasformazioni con il passare dei giorni, delle settimane e delle stagioni. Di questo abbiamo avuto una prova in quello che abbiamo detto sull’istituzione delle Feste mariane a carattere agricolo.
Ne vogliamo segnalare qui un altro elemento segnalato da Sant’Efrem Siro, il grande Dottore mariano di questa Chiesa. Tra la sua sconfinata opera poetica ci è pervenuto un Inno [Madrosho] che è cantato tuttora nell’Ufficio festivo della Domenica di Pasqua.
Egli si sofferma sul mese d’Aprile, da lui considerato insieme il mese della prima creazione in Paradiso e quello della seconda creazione realizzata da Cristo tramite la sua Risurrezione. Parlando di quest’ultima, egli associa anche l’evento della sua concezione per mezzo di Maria, facendo della Madre del Risorto la testimone della sua discesa sulla terra e della sua Risurrezione il giorno della Pasqua.
Di questo inno, composto dal Sant’Efrem per essere cantato alla fine del digiuno, riportiamo le seguenti strofe:
"Gloria a te, o Cristo, all’inizio del nostro digiuno e anche ora alla sua fine.
Ecco Aprile carico di frutti che rimanda i digiunatori alla terra delle delizie, che toglie dalla spalla di quanti hanno faticato e vegliato il giogo del digiuno: uomini e animali, egli li rimanda al loro cibo; o fratelli, mangiando, non rassomigliamo agli animali; non è perché il mangiare ci è permesso che dobbiamo commettere eccessi di gola: il nostro digiuno era fatto con misura, che il nostro piacere sia regolato, o voi fratelli che potete capire.
Signore benedetto, regalami qualcosa della tua ricchezza in questo mese che arricchisce tutto; in Aprile i tuoi doni sono sparsi su tutto: i monti sono ricolmi e decorati di erbe, i campi di semi, il mare di vita e la terra di frutti, le alture di luci splendidi e le profondità di corolle: Aprile orna la terra della sua bellezza e la festa di Aprile adorna la santa Chiesa.
Aprile intreccia alla terra un abito di tutti i colori e la natura è vestita di un abito di fiori, tappezzata di rose; la madre di Adamo per la festa di Aprile riveste un mantello non confezionato da mani di uomo; essa si rallegra perché il suo Signore è disceso e ha innalzato suo figlio: la terra ha due feste e si è rivestita di due ornamenti nello stesso tempo: quello del suo Signore e quello di suo figlio.
In Aprile il Signore è sceso dalle alture e Maria lo ha accolto; in Aprile egli è risuscitato e si è elevato, e anche Maria lo vide, lei che si era accorta che era disceso negli abissi della morte; e anche, per prima, lei lo vide risuscitato; ora alture e profondità vedono il nome di Maria. Benedetto sei, Aprile, per aver visto il concepimento, la morte e la risurrezione di nostro Signore.
Signore, nella tua misericordia ci siano dati mesi di gioia; e che anni fortunati ci siano prodigati nella pace, Signore: Aprile e i suoi fiori, Maggio ed i suoi gigli, Giugno i suoi fasci di spighe, Luglio ed i suoi covoni di grano, Agosto e Settembre con i loro canestri di grappoli, Ottobre, al frantoio, doni appuntamento a Novembre suo compagno, Dicembre e Gennaio per il riposo; Febbraio e Marzo per il digiuno. Gloria a te, Signore".

Apparizione di Cristo Risorto alla Madre

Come si è visto, Sant’Efrem fa allusione all’Apparizione del Risorto alla Madre, sostenendo anche che lei fu la prima a vederlo. Questa opinione, non suffragata dai racconti evangelici, è frequente nella tradizione orientale in generale e sira in particolare. Il documento più antico che si può addurre in proposito è quello di Taziano, apologeta del secolo II dopo Cristo, autore del Diatessaron, o Vangelo Concordato. Nel commento che ne ha fatto Efrem Siro (+ 373), vediamo che l’Apparizione di Gesù alla Madre va da sé, anche se la Madonna è confusa con Maria Maddalena di cui parla Giovanni [cfr. Gv 20, 1-18]. Riferendosi invece alla risposta di Cristo alla Madre a Cana ["Il mio tempo non è ancora giunto" (Gv 2, 4)] e rintracciandovi una certa resistenza di Gesù, Efrem ne trova un parallelo nel rifiuto del Risorto di lasciarsi toccare.
La liturgia siro-occidentale ci offre altre testimonianze al riguardo. In una strofa cantata nei Vespri, l’Autore anonimo così dice:
"La Domenica, Maria corse al sepolcro dell’Unigenito, piangendo e versando lacrime sul figlio ucciso dai cattivi. Vide però il Sepolcro vuoto ed un Angelo seduto di lato. Questi aprì la bocca ignea e annunciò gioioso alla tutta benedetta: ‘Il Figlio del Re è risuscitato, egli siede alla sua destra e gli spiriti eccelsi cantano al Dio risuscitato dal sepolcro: Tu sei benedetto!’".
In un altro Inno cantato nell’Ufficio notturno, si sostiene che Maria si reca al sepolcro con le altre donne:
"Maria e le compagne giunsero al Sepolcro vivificante; videro quindi un Angelo che disse loro: ‘Cristo è risorto con gloria dai morti!’".
La Domenica, al mattino, Maria si reca al Sepolcro con le compagne piangendo. Il Signore allora apparve a loro e disse: ‘La pace sia con voi! Sono io, non temete; andate e annunciate ciò ai miei discepoli!’".

Testimonianza dell’iconografia

La pia credenza ha trovato una sua espressione iconografica in Oriente e in Occidente. L’iconografia orientale è rimasta legata all’immagine delle donne mirofore [portatrici di aromi] che si recano con i profumi al Sepolcro la mattina della Domenica. Questa immagine è per gli Orientali l’unica ammessa per il fatto storico della Risurrezione. Vi sono rappresentate due o tre donne che si recano al Sepolcro sul quale siedono uno o due Angeli; a loro ap-pare il Risorto raffigurato dicendo: "Noli me tangere", e anche "Chairete" o "Salve". Una delle donne non è altro che la Madonna, resa riconoscibile spesso con le iniziali del suo nome MPHY [ossia Meter Theou o Madre di Dio], ma anche dal nimbo che le circonda il capo, dai suoi vestiti tradizionali presenti in tutte le immagini che la riguardano, e anche dalle tre stelle disegnate sulla sua fronte e sulle sue spalle quali simboli della perpetua verginità.
Una delle prime immagini conosciute si ritrova nel Battistero di Dura-Europos e risale all’anno 230 circa. Poi viene un pannello della porta istoriata di Santa Sabina a Roma, del secolo V. Al secolo VI appartengono importanti monumenti, come un mosaico di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna e alcune ampolle, dette di Monza, provenienti dalla Terra Santa. A quello stesso VI secolo [e più precisamente all’anno 586, data della copia del libro in lingua sira] appartiene una miniatura del cosiddetto "Vangelo di Rabbula", contenente, fra l’altro, due immagini: quella superiore raffigura una Crocifissione in cui Maria è la sola nimbata fra le donne; nella scena inferiore si vedono ai lati del Sepolcro custodito dai soldati due diverse scene: a sinistra un Angelo seduto che saluta due donne in piedi; a destra Cristo in piedi e vestito di bianco che benedice con la mano destra alzata due donne cadute a terra davanti a lui: nelle due scene la Madonna è riconoscibile dal nimbo dorato posto attorno al capo.

George Gharib

sabato 17 aprile 2010

Riflessione di p. Serafim

Carissime e carissimi

nella Domenica delle donne Mirofore la Chiesa Ortodossa festeggia tutte le donne. Giunga ad ogni donna del gruppo il mio più caro augurio di felicità ed un ringraziamento per tutto ciò che di bene fate, spesso silenziosamente e nell'ombra, per la Santa Chiesa di Dio.
Auguri anche a tutte le madri/spose/sorelle/zie/nonne....insomma a tutte le parenti dei membri del gruppo.

p. Seraphim

Domenica delle Mirofore

Oggetto: Domenica 18 aprile 2010 detta delle Mirofore - La riflessione del Padre Giovanni Festa

Ma (l'angelo) disse loro: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. 7 Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».
......Ed ecco che riceviamo dall´angelo alle donne mirofore il Non temete e non abbiate paura.. Egli è Risorto ...Un´affermazione immediata, concreta, nella certezza radicale della professione di fede .Egli è il Risorto e quindi non temete e non abbiate paura ..
Il Risorto...per un istante fratelli e sorelle chiudiamo gli occhi e lasciamoci inondare dal coraggio che l´angelo ci annuncia e direi ci ordina. si ci ordina...Il Risorto lungo le vaste praterie della nostra storia e del nostro quotidiano ..Cristo Risorto che libera ogni respiro dall´avversario ..
Cristo Risorto e glorificato...fondamento del nostro quotidiano...pienezza e rivelatore del Padre ..colui che vivente e glorioso ci convoca in Galiela.. la galilea delle genti
..Ecco in galilea ,nella nostra quotidiana galilea delle genti (e ciascuno di noi chieda a Dio tre volte santo di indicare nel proprio vissuto la strada per la propria galilea dove incontrarlo) la vita eterna è già iniziata.
L´escathon -si si la seconda gloriosa venuta della e nella parousia...Signore non tardare- è già qui.. ha già avuto inizio ..Non temete e non abbiate paura e con una sorta di irriverente e simpatica perfidia l´Angelo mostra alle donne vuoto il sepolcro..
E' IL Regno di Dio che in questo nostro tempo ha inizio ma proprio per quel non abbaite paura il tempo e lo spazio si dilateranno a tal punto che tutto sarà Regno..e il Cristo tutto in tutti ...
"Benedetto il Regno del Padre..del Figlio e del Santo Spirito ognora ora e sempre e nei secoli dei secoli" ..La divina Liturgia riceve questo non abbaite paura.. questo non temete e ne annuncia la presenza reale...concreta...quotidiana.. E´ il non abbiate paura dei tempi utlimi e questi sono i tempi ultimi...l´avversario è già stato sconfitto e i suoi sono solo colpi di coda...è uno zombie che cammina e basta...
..Siamo il popolo del Futuro ..del vettore aperto. .della speranza.. e -nel non abbiate paura- diciamolo con serenità a noi stessi e all´avversario (anche irridendolo)... il passato è un perfectumc .un preterito.. un già compiuto...va posto in archivio con coraggio ma va fatto.. mai permettere al passato di ricattarci...Il presente senza preavviso ..senza negoziazioni. senza mediazioni..il presente del Signore nella Chiesa.. nella testimonianza ..nel servizio( in questo domenica un caro e profondo grazie ai nostri diaconi che dovunque nelle Chiese vivono spesso nel nascondimento...nel silenzio l´essere icona vivente di Cristo servo e liturgo ..domani domenica in cui dal libro degli Atti ricordiamo proprio l´istituzione sinodale e biblica del diaconato ) .
.Siamo il popolo del futuro.. siamo il popolo del Risorto ..la nazione santa di colui che è Venuto che viene che verrà...Siamo l´assemblea dell´apocalisse
"Ecco io sto alla porta e busso e se mi si apre io entro e ceneremo insieme
Perché lo Spirito e la Sposa dicono Maranathà. .Vieni Signore Gesù "

venerdì 16 aprile 2010

Pellegrinaggio al Monastero di S. Arsenio (Grecia) - Parte terza

Questo breve, ma intenso pellegrinaggio presso il Monastero di San Arsenio nell'amata Grecia, è giunto al termine. Dopo aver ringraziato l'Igumeno e tutti i monaci del Monastero per la loro calorosa accoglienza, con Padre Arsenio, abbiamo preso la via del ritorno. Ma prima di arrivare ad Igumeniza, siamo passati a salutare il nostro confratello a Tessalonica, Padre Basilio, il quale ci ha accolto nella sua Parrocchia con un calore inaudito e le foto sopra esposte, sono state scattate nella sua Chiesa. Poi dopo una visita a Ioannina, la vecchia capitale dell'Epiro, dove abbiamo avuto in dono delle stampe del martire Giorgio, ucciso dai turchi, siamo ripartiti per imbarcarci per Brindisi. Gloria a Dio per questa bellissima esperienza ed Amìn.

lunedì 12 aprile 2010

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Gli arbereshe. La cultura degli italo-albanesi
da Alban Trungu

La cultura degli Italo – Albanesi incontra la cultura Albanese in una chiave di lettura storica, artistica, antropologica. Sarà inaugurata venerdì 16 aprile 2010, ore 11.00, nelle sale del Complesso di S.Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, Via Piacenza 1 a Roma, la Mostra Nazionale sulla Cultura degli Italo – Albanesi nel Regno di Napoli.

Il tema del percorso espositivo rientra nelle ricerche relative al rapporto tra Minoranze e Cultura del Mediterraneo. La mostra è curata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il coordinamento scientifico del dott. Pierfranco Bruni.
Interverranno il Direttore Generale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali Maurizio Fallace, il Coordinatore scientifico della Mostra e Responsabile Progetto Minoranze del Mibac Pierfranco Bruni, il Docente emerito ell’Università La Sapienza di Roma Francesco Mercadante, il Presidente dell’Associazione Internazionale dei Critici Letterari Neria De Giovanni, il Docente dell’Accademia Belle Arti di Roma Enzo Orfi, la Rappresentante della Società Storia Patria per la Puglia Vincenza Musardo, lo scultore Pancrazio Leonardo De Padova. Mentre i saluti saranno portati dal Sindaco di San Marzano di San Giuseppe (comunità Arbereshe in rovincia di Taranto), il Presidente della BCC di San Marzano Franco Cavallo, il Presidente Lions Club di Grottaglie Giuseppe Tarantino, il Presidente della Commissione Cultura della Provincia di Taranto Antonio Caprino, l’Assessore alla Cultura del Comune di San Marzano Lucia Vecchio.
Un evento di portata nazionale che ha impegnato anni di ricerca e di studi con approfondimenti su le comunità attualmente di lingua Italo – Albanese ma anche di paesi che hanno perso la lingua oltre che il rito. La mostra è stata organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di San Marzano di San Giuseppe, dalla BCC di San Marzano di San Giuseppe, dal Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, dai Lions Club di Grottaglie, dal Sindacato Libero Scrittori Italiani, dalla Provincia di Taranto.
“La mostra, sottolinea Pierfranco Bruni, è un percorso costituito da pannelli che raccontano, in sintesi, la storia, la letteratura, l’arte, la musica e la tradizione degli Arbereshe, ovvero degli Italo – Albanesi in Italia. Infatti delinea, in un racconto pannellare, un itinerario attraverso i codici della storia (grazie anche a tasselli sui personaggi importanti che hanno caratterizzato il mondo italo – albanese) e quelli della tradizione in un articolato disegno che attraversa la civiltà di un popolo".
Un Progetto, coordinato dal dott. Pierfranco Bruni, Archeologo – Direttore dello stesso Ministero, che punta a sottolineare l’importanza del patrimonio culturale di comunità che hanno una ricchezza non solo sul piano linguistico ma anche storico. Un Progetto che si è avvalso di una ricerca che ha stabilito un dialogo tra cultura e appartenenza, tra linguaggi e territorio., tra realtà geografiche e modelli culturali proveniente dalle identità dei Balcani. All’interno del Percorso Arbereshe è stata inserita una ulteriore mostra che rimanda alla cultura albanese dal titolo: “Linee d’urto primitive” di Pancrazio Leonardo De Padova.
“Gli Italo – Albanesi, evidenzia Pierfranco Bruni, sono presenti in sette Regioni dell’Italia e sono estesi in dodici Province. Il percorso che si è voluto tracciare attraverso i luoghi, la memoria, i segni, le voci è un attraversare la cultura Arbereshe grazie ad alcuni aspetti che vengono raggruppati in sezioni. Un itinerario piuttosto didattico che cerca di porre all’attenzione la realtà geografica, la storia, l’arte, la letteratura, l’antropologia, la musica di una civiltà che costituisce, tuttora, un raccordo tra Oriente ed Occidente”.
Nel corso della manifestazione saranno illustrati dei pannelli dedicati completamente alla comunità di San Marzano di San Giuseppe attraverso gli itinerari storici, religiosi ed artistici in una visione in cui la Puglia diventa punto centrale nel confronto tra Arbereshe e Albanesi.
“Sono stati realizzati, sottolinea Pierfranco Bruni, dei tracciati storici ad incastro. Per questo si trovano, come in una griglia di un mosaico, scrittori, paesi, luoghi, elementi artistici e letterari. Uno sviluppo a rete della ricerca perché l’obiettivo, in fondo, era quello di insistere sul tema dell’identità in una dimensione eterogenea e vasta come proposta problematica”.
“Il filo, cesella ancora Pierfranco Bruni, che unisce è quello del patrimonio culturale dell’etnia italo – albanese. Un filo che lega i vari punti nella riflessione che questa civiltà è un bene culturale che va chiaramente tutelato e conservato ma anche valorizzato e partecipato nelle sue varie componenti. Dalla storia ai luoghi, dalla letteratura alle biblioteche, dalle riviste al rapporto tra le diverse culture. Un penetrare, di volta in volta, realtà che alla fine si amalgamano da sole. Ciò che maggiormente si è cercato di fare è stato quello di proporre delle tesi non perdendo di vista mai il legame con la storia, la realtà, i documenti”.

Gli arberesh. La cultura degli italo-albanesi in Italia
Luogo: Complesso di S.Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, Via Piacenza 1, Roma
Periodo: 16 - 26 aprile 2010
Orari: Dal lunedì al venerdì, ore 9,00 - 18,30
Contatti: 338 91 08 211 - 345 30 45 217

Dal sito amico: Eleousa.net

 
 
Egitto - Il Patriarca Kyrill incontra Shenouda III


Alessandria, 10 Aprile 2010 - Nel palazzo del Patriarcato copto di Alessandria si è svolto l’incontro di Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kyrill ed il Patriarca della Chiesa copta Shenouda III. Il Patriarca Kyrill è stato accolto con canti, accompagnati da suoni di strumenti a percussione.
Alla riunione ha partecipato anche il Primate della Chiesa Ortodossa di Alessandria e alcuni vescovi del Patriarcato di Alessandria.
Nella sala del Patriarcato copto, c’erano anche i membri della delegazione della Chiesa ortodossa russa, che accompagnano il Patriarca Kyrill. Tra questi – il presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne, metropolita Hilarion Volokolamsky, il capo della Segreteria Amministrativa del Patriarcato di Mosca, vescovo Sergio Solnechnogorsk, il presidente del Dipartimento sinodale per l’Informazione, VR Legoyda, il vicepresidente del Decr, arciprete Nikolai Balashov, il Segretario del Decr per le inter-relazioni, Rev. Igor Yakymchuk, il capo della segreteria personale di Sua Santità il Patriarca, monaco Antony (Sevryuk) e altri.
Tra i rappresentanti della Chiesa copta, c’era il metropolita Damietsky Bishoy e altri gerarchi, il clero e i laici della Chiesa copta.
Il Patriarca Shenouda, rivolgendo il suo saluto a Sua Santità il Patriarca Kyrill, ha detto in particolare di essere lieto di accogliere il Primate della più grande Chiesa ortodossa locale nel mondo.
Il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kyrill ha ringraziato per le gentili parole."Con la mia visita in Egitto, saluto con amore e gioia Vostra Santità, custode dell'antica tradizione cristiana copta, - ha detto il Primate della Chiesa ortodossa russa. – Stiamo visitando la terra sacra sulle orme dell’Apostolo Marco, di Clemente di Alessandria, di Atanasio di Alessandria, di Cirillo di Alessandria. Siamo nella terra dove è nato il monachesimo. E oggi i monasteri copti continuano la tradizione del deserto del primo millennio.
Nutriamo un profondo rispetto per la Chiesa copta, perché la fedeltà a Cristo richiede coraggio speciale. Noi ci rallegriamo per le recenti politiche perseguite anche dalla leadership di Egitto, volta a superare il conflitto settario e apprezziamo il contributo personale del presidente Hosni Mubarak per colmare la tensione inter-religiosa e la creazione di pace inter-religiosa.
In particolare, vorrei sottolineare il ruolo personale di Sua Santità per preservare la tradizione cristiana, nella predicazione pacifica di Cristo, vi ringrazio per il lavoro che svolgete. Oggi, l'Egitto da un lato, la Russia, l’Ucraina, la Bielorussia, dall'altra - sono i paesi che sono aperti reciprocamente l'uno all'altro, e ogni anno milioni di figli della Chiesa ortodossa russa visitano l'Egitto. Naturalmente, vengono in primo luogo per rilassarsi in meravigliose località dell’Egitto, ma molti vengono qui per rilassarsi e raggiungere i centri spirituali d'Egitto, visitando i monasteri appartenenti alla Chiesa Copta".
Sua Santità ha sottolineato che la vita spirituale della gente comune è un fattore importante che può influenzare positivamente lo sviluppo del dialogo teologico. Molti oggi sono interessati alla Chiesa ortodossa russa - ha detto il Patriarca Kyrill. - Abbiamo una serie di giovani studiosi che mostrano un grande interesse su questo argomento. Penso che sarebbe molto bello che i giovani teologi delle nostre Chiese abbiano l’opportunità di incontrarsi, condividere le loro esperienze spirituali e partecipare alle discussioni teologiche".
Il Primate della Chiesa copta ha presentato a Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia Kirill l'Immagine del Salvatore,eseguita nella tradizionale tecnica copta. Il patriarca Kyrill invece ha donato a Shenouda III il Pastorale.
Durante l'incontro, il Patriarca Shenouda III ha condiviso i suoi ricordi in Russia e la Chiesa ortodossa russa ha raccontato i suoi viaggi ai monasteri d'Egitto.
Le parti hanno anche discusso sulla prosecuzione del dialogo teologico tra il Patriarcato di Mosca e la Chiesa copta.

(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

Divina Liturgia ad Acquaformosa (CS)

CHIESA  ORTODOSSA  ITALO-ALBANESE
PATRIARCATO  DI  MOSCA

PARROCCHIA
SANTA  CATERINA  MEGALOMARTIRE

Via Garibaldi, 64
87010  ACQUAFORMOSA  (CS)


Care Sorelle e Cari Fratelli:

   Vi informo che Domenica 18 Aprile 2010, delle Mirofore, presso la nostra Chiesa Parrocchiale di S. Caterina Megalomartire ad Acquaformosa, in Via Garibaldi, 64
CELEBREREMO

la Divina Liturgia mensile. L'orario di inzio è sempre lo stesso: ore 10.00.
Vi aspetto, come sempre, mumerosi, per cantare le lodi al Signore Nostro Gesù Cristo risorto.

p. Giovanni

sabato 10 aprile 2010

Domenica di Tommaso 2010 meditazione del Padre Giovanni Festa

Domenica di Tommaso 2010 meditazione del Padre Giovanni Festa

Cristo è Risorto!!!! Egli è il vivente ..Non è più un cadavere.. Egli è il Risorto…Il Teantropo Risorto. .il rivelatore del pleroma della Santa Triade…Ecco la Domenica.. il primo giorno della settimana.. a porte chiuse ( la paura dei discepoli) Cristo nell’improvviso essere suo sta in mezzo a loro. .non bussa.. non entra.. non si avvicina…ma E’..Egli è in quella stanza nell’immediatezza improvvisa il punto centrale del riunione..Nel giorno del Signore…il Signore prende possesso del suo giorno…come suo demanio esclusivo.. Egli è il celebrante….“ pace a voi…” nella linea del profeta Isaia del patto di pace tra Dio e l’uomo il Cristo non solo ne riprende il filo e non solo realizza i doni promessi.. ma di più.. E’ la sua pace. .la pacificazione.. Abbiate pace in me.. IO HO VINTO IL MONDO… Ed è questa pericope evangelica la continua alternanza….il continuo rimandare orante e salvifico dal Crocifisso che è il Risorto al Risorto che è il Crocifisso ..Gesù di Nazareth, il Cristo di Dio tre volte santo, non è uno che è tornato alla vita precedente ma è colui che, passato attraverso la morte, l’ha superata e viene alla Sua Chiesa nella concretezza della realtà della sua Chiesa ma glorificato e trasfigurato per dire alla Sua Chiesa che essa, tutti noi, siamo chiamati a tale e medesima glorificazione e trasfigurazione ….E’ la theosis…E’ l’Oltre E’ l’Altrove..E i discepoli ricevono la stessa missione che il Figlio ha ricevuto nello Spirito dal Padre.. Non una missione altra ma quella del Figlio…il Figlio che non fa nulla che il Padre non gli abbia indicato….e non dice nulla che il Padre non gli abbia proposto ..La Chiesa che annuncia...la Chiesa che vive di misericordia e proclama misericordia..La Chiesa come ospedale perchè il primario è il Terapeuta dell'anime nostre e dei nostri corpi La pienezza della ministerialità della Chiesa ….il “per filium” per cui nella storicità del nostro tempo del nostro vissuto della nostra storia di tutti noi ciascuno di noi nome per nome esistenza per esistenza per edificare la Chiesa che annuncia Gesù trasmette lo Spirito alla storia (ecco perché la notte di Pasqua leggiamo e cantiamo l’inizio del Vangelo di Giovanni…) e lo trasmette come anticipo e come caparra della Pentecoste Sulla Croce aveva reso lo Spirito…con la Resurrezione riprende lo Spirito. .lo alita ..lo infonde…lo dona…E’ iniziata l’avventura…questa fantastica prateria tutta da percorrere fino alla sua santa e gloriosa parousia quando Egli tornerà sconfiggerà definitivamente il diavolo e chiuderà la morte che del diavolo è concubina e alla fine tutto consegnerà nello Spirito al Padre per cieli nuove e terre nuove…Quello di Tommaso (che ovviamente e giustamente si prende –mi sia permesso di usare immagini concrete e chiare – non un rimprovero ma –a mio avviso- in fondo un salutare e solenne “ cazziatone”-) è orante richiesta di fare esperienza diretta del Cristo e –pur nel rimprovero- viene accontentato Cristo Dio coinvolge in situazione concreta di diretta esperienza il suo apostolo davanti a Cristo Dio stesso…Il Signore sta celebrando …La Liturgia Divina dei mirabilia Dei..Toccare il Risorto/Vivente è assumerne la totalità ..Tommaso ha toccato Dio ma non per una banale razionalità cartesiana ..Toccare Dio…ma per cantare la professione di fede nell’inginocchiamento. .nella costante continua preghiera.. Incredibilmente proprio perché ha toccato Dio egli Tommaso è il primo di coloro che sono beati perché hanno creduto senza chiedere verifiche ..Ci è stata concessa una sola sperimentazione…quella di Tommaso…E Tommaso è rimasto ..anzi “ci è rimasto”.. Ora nell’oggi( e tutta la nostra fede..la nostra speranza.. la nostra professione di fede…non è archeologia ma è proprio misticamente la nostra vera reale assoluta contemporaneità agli eventi del Cristo) .nel nostro qui ed ora…anche noi tochciamo ..Si tocchiamo perché il Signore si fa toccare …L’avventura della Chiesa è iniziata…Padre Giovanni Festa

La riflessione di padre Seraphim

Cristo è risorto!
Nel nome del Padre e del Figlio e del Santo Spirito. Amen.
La santa e luminosa settimana ci sta lasciando, ogni giorno di questa settimana è Pasqua. Dalla Domenica di san Tommaso, che presso i latini si chiamava Domenica in albis, ogni Domenica sarà Pasqua e ogni giorno Domenica fino alla festa dell'Ascensione. Il tempo pasquale è infatti un tempo di grazia e di gioia che dura 40 giorni e nei quali si canta ad ogni funzione il tropario pasquale e ci si saluta fra ortodossi col saluto pasquale. Purtroppo è un periodo in cui pochi fanno la santa Comunione, invece sarebbe proprio il periodo adatto, il digiuno è molto semplice, come al solito sono giorni di digiuno il mercoledì e il venerdì, ma oltre alle verdure è permesso mangiare anche il pesce, chi desidera ricevere la santa Comunione basta che faccia digiuno il mercoledì, il venerdì e il sabato, fino a sabato a pranzo si può mangiare anche pesce, mentre sabato sera solo vegetali. Non lasciamo passare questo periodo senza ricevere ancora una volta la santa Comunione, prepariamoci per bene. La gioia pasquale rimarrà così ancora dentro di noi e troveremo forza per essere migliori cristiani.
Il cristianesimo non è moralismo, una persona non può essere cristiana da sé, il cristianesimo è unione con Cristo, è Lui che ci da la forza di seguirlo e di essere bravi cristiani, anzi santi cristiani, non lasciamoci sfuggire questa occasione e uniamoci a lui tramite il santo sacramento dell'altare. Non abbiamo visto il Cristo risorto come san Tommaso, ma possiamo partecipare alla sua Vita vivendo uniti a Lui in modo che "pur non avendo visto crediamo e ci salviamo".
Vi ricordo che nel tempo pasquale non si prega in ginocchio e ogni preghiera si inizia recitando o cantando tre volte il tropario pasquale al posto della preghiera al Santo Spirito "Re Celeste Consolatore...."
Buona Domenica a tutti.

p. Seraphim