IL MISTERO E IL PROCESSO DELLA MORTE
Metropolitana di Lepanto Vlassios Ierotheos
Intervista a Pavel Chiril, professore e dottore dell’Ospedale Santa Irene, Bucarest (Romania)
1. Domanda: Raccontaci qualcosa sulla
morte, qualcosa che viene spontaneo a voi, qualcosa che considerate
estremamente importante.
Risposta: Ciò che mi viene spontaneo alla mente è che la morte è un
mistero terribile, come cantiamo nel servizio funebre, che è una poesia
di san Giovanni Damasceno. Ciò è dovuto al fatto che l'anima è
violentemente staccata dall'armonia della sua unione con il corpo. E'
anche un evento triste, perché è legato alla corruttibilità dell'uomo e
alla mortalità che si manifesta in tutta la sua vita.
Inoltre, porta alla memoria il servizio della Risurrezione di Cristo,
che celebriamo nella Chiesa ortodossa con splendore. Teniamo candele
accese nelle nostre mani e cantiamo trionfalmente il canto della
vittoria: "Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte, ed ai morti nei sepolcri ha donato la vita ".
Questa bella immagine mostra il nostro atteggiamento verso la vita e
la morte. Gli uomini sono corruttibili e mortali, ma noi possediamo la
"medicina dell'immortalità", che è il Cristo risorto. Utilizzando una
terminologia moderna, possiamo dire che con l'Incarnazione del Figlio e
l'unione della natura umana con la natura divina nella persona del
Verbo (Logos), " ha avuto luogo una "clonazione spirituale, la nostra
natura mortale è stata unita alla vita di Dio. È per questo che la
morte ha cambiato nome ed ora è chiamata dormizione e i luoghi dove
sono sepolti i defunti sono chiamati cimiteri ("dormitori"), non
sepolcreti.
Così, quando vedo la gente con in mano una fiaccola accesa che canta
"Cristo è risorto" nella notte della Resurrezione di Cristo, capisco
meglio che dovremmo considerare la morte come un processo di passaggio
dal "paese d'Egitto" verso la "terra della Promessa ", dalla morte
alla vita, che se avviene in Cristo, è la nostra speranza per la nostra
risurrezione in Cristo. Sarebbe molto bello se dovessimo anticipare la
morte in questa posizione, tenendo il cero della Resurrezione mentre
cantiamo "Cristo è risorto". Dopo tutto, siamo "stranieri e pellegrini"
in questa vita, il nostro paese vero è altrove. Sono sempre
impressionato dalle parole di san Nicola Cabasilas (14° secolo) che
dice che mentre viviamo qui sulla terra siamo come un embrione nel
grembo di sua madre e al momento della morte nasciamo uscendo da quel
grembo materno. È per questo che nella Chiesa ortodossa i santi si
celebrano il giorno della loro dormizione e il giorno del loro
martirio, non il giorno della loro nascita fisica.
2. Domanda: Sappiamo dalla Sacra Scrittura che ci sono due tipi di
paura: un santo timore, che è la paura di Dio e l'inizio della saggezza
secondo il salmista, e un altro tipo di paura, ispirata dai demoni,
che è la paura patologica. A che categoria appartiene la paura per la
morte?
Risposta: In effetti, c'è un timore di Dio che è l'energia della
grazia di Dio e l'inizio della salvezza, cioè, un santo timore verso
Dio così che l’uomo rispetta e inizia a obbedire ai Suoi comandamenti e
vi è una paura ispirata dai demoni che provoca ansia e angoscia.
Tuttavia, oltre queste due paure c'è anche un altro timore la
cosiddetta paura psicologica che è legata alla insicurezza di una
persona e all’inadeguatezza emotiva.
La paura della morte significa qualcosa di diverso per ogni persona.
Per i non credenti e gli atei è la paura per il "nulla", cioè pensano
che lasciano l'unico mondo esistente e finiscono nel nulla nella
non-esistenza. Questo è qualcosa che non esiste per noi ortodossi. Per i
cristiani la paura della morte è legata alla partenza dell'anima dal
mondo conosciuto, dagli amici e dai parenti, entrando in un altro mondo
che non conoscono ancora. Non sanno dove andranno e cosa succederà con
il giudizio di Dio che segue la morte. È per questo che la speranza e
la preparazione sono necessarie.
Naturalmente, quei cristiani che hanno raggiunto l'illuminazione
dell’intelletto e la deificazione e sono stati uniti con Cristo hanno
superato la paura della morte, come sappiamo dalla vita degli Apostoli,
dei Martiri e in genere dalla vita dei Santi della Chiesa. Nel leggere
il Sinassario incontriamo frasi del tipo: "in questo giorno santo
(così e così) si perfeziona in pace" o "si perfeziona con la spada",
ecc. Deve essere sottolineato che in greco il verbo "teleioutai"
significa "è perfezionato", è portato alla perfezione, e si differenzia
dal verbo "teleionei", che significa "cessa di esistere". Possiamo
anche dire che la vita dei sensi ("VIOS") è terminata con la morte,
mentre la vita ("Zoi") si perfeziona, ma non termina.
Ciò che è importante è che, con la vita spirituale in cui viviamo,
dobbiamo sconfiggere la paura della morte e sentire la morte come un
cammino verso l'incontro con Cristo, la Tutta Santa Vergine e i santi.
3. Domanda: Sappiamo dalla Sacra Tradizione che al momento della morte
di una persona sono presenti angeli, santi e demoni. Cosa puoi dirci
su questo?
Risposta: Dall'insegnamento di Cristo e da tutta la tradizione della
Chiesa, sappiamo che sia gli angeli sia i demoni esistono e non sono
personificazioni di esseri buoni o cattivi, ma creati da Dio. I demoni
erano angeli che hanno perso la comunione con Dio. Molti santi hanno
avuto la grazia di vedere gli angeli, come i demoni della tentazione,
mentre si trovavano in questa vita.
Secondo l'insegnamento dei nostri Padri, angeli e santi, spesso anche
Cristo e la Vergine, si manifestano a coloro che stanno per morire
per sostenerli, per rafforzarli così da cancellare la paura causata
dalla morte. I demoni appaiono anche, soprattutto quando sono in grado
di influenzare alcune persone a causa delle loro passioni e chiedono di
avere potere su le loro anime. Questo ce lo ricorda la preghiera alla
santa Vergine nell’officio della Compieta ("Apodeipnon"):
"nell’ora del mio esodo prenditi cura della mia anima misera e scacciane lontano le tenebrose visioni dei demoni malvagi" .
Dall'insegnamento della Chiesa è ben noto che ogni persona ha un
"angelo custode" a proteggerlo, ed è per questo che c'è una preghiera
speciale per l'angelo custode nell’officio della Compieta. Padre
Paisios, un monaco sul Monte Santo, mi diceva che vedeva spesso il suo
angelo custode accanto a lui ad abbracciarlo. Era solito dire che
dobbiamo sforzarci di raggiungere la salvezza, in modo che il nostro
angelo custode, che ha fatto tanto per proteggerci e aiutarci nella
nostra vita, non tornerebbe a mani vuote a Dio, che si verificherebbe se
noi, per la nostra indifferenza, non saremo salvati.
Ricordo con emozione che mio padre, quando entrò nella Chiesa, è
entrato dalla porta nord nel santo Altare e ha baciato l'icona
dell'Arcangelo Michele e gli ha chiesto di ricevere la sua anima a
tempo debito, quando si fosse pentito, proteggendola dai demoni malvagi
e portarla a Dio. Forse questa preghiera lo ha aiutato ad avere una
buona dormizione e un espressione felice e sorridente nella bara.
4. Domanda: Si legge nella Sacra Scrittura che la misericordia
trascende il giudizio. Questo significa che la nostra misericordia
verso gli altri assolve una moltitudine di peccati?
Risposta: Dobbiamo vedere che cosa significa misericordia. In realtà,
la misericordia è il sentimento della grazia divina, l'amore di Dio.
Quando preghiamo dicendo: "Signore, abbi misericordia", chiediamo la
misericordia di Dio, la grazia di Dio. Chi è generoso verso i fratelli
con ogni sorta di carità espressa con la preghiera, con parole
spirituali, con contributi materiali mette in pratica la beatitudine
"beati i misericordiosi perché troveranno misericordia" (Matteo, 5, 7).
In questo senso si può dire che il sentimento della misericordia di
Dio e la nostra misericordia trascende il giudizio.
Colui che è stato trasformato spiritualmente ed è stato unito con Dio
non teme il giudizio, ciò che Cristo ha detto si applica in lui: In
verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a Colui che
mi ha mandato ha vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato
dalla morte alla vita. In verità, in verità vi dico: l'ora viene, anzi è
già venuta, che i morti udranno la voce del Figlio di Dio; e quelli
che l'avranno udita, vivranno. (Gv 5,24).
Secondo l'insegnamento dei Padri della Chiesa, ci sono tre sentenze.
La prima si verifica in tutta la nostra vita, quando ci troviamo di
fronte al dilemma se seguire la volontà di Dio o di rigettarla, quando
dobbiamo scegliere tra un buono ed un cattivo pensiero. La seconda
sentenza ha luogo quando l'anima esce dal corpo, secondo le parole di
San Paolo " Come è stabilito che gli uomini muoiano una volta sola,
dopo di che viene il giudizio" (Ebrei, 9, 27). Il terzo giudizio e
ultimo sarà alla seconda venuta di Cristo. Il primo giudizio è
importante.
San Simeone il Nuovo Teologo dice che, quando una persona è unita con
Cristo in questa vita e vede la luce increata, allora il giudizio è già
avvenuto per lui e non deve aspettare la seconda venuta di Cristo.
Questo ci ricordano le parole di Cristo che ho citato sopra.
A questo punto vorrei ripetere il detto di San Basilio il Grande che
ci sono tre categorie di coloro che saranno salvati: gli schiavi, che
seguono la volontà di Dio al fine di evitare l'inferno, i salariati che
lottano per guadagnarsi il paradiso come ricompensa e i figli che
obbediscono alla volontà di Dio per amore di Dio. Così, per tutta la
nostra vita dobbiamo progredire spiritualmente e passare dallo stato di
schiavo allo stato del salariato e da lì alla mentalità del figlio.
Ciò significa passare dalla paura e alla ricompensa all’amare. Per
amore di Cristo, perché Egli è nostro padre, nostra madre, nostro amico,
nostro fratello, nostro sposo e la nostra sposa. In questo modo
trascenderemo il giudizio.
5. Domanda: Ci dica qualcosa sulla morte improvvisa.
Risposta: La valutazione della morte improvvisa dipende dal punto di
vista di ognuno. Per i non credenti la morte improvvisa è buona,
accettata e desiderabile, perché non soffrono e non saranno tormentati
da malattie e vecchiaia. Per i cristiani credenti, però, la morte
improvvisa è male, perché non viene data la possibilità di prepararsi
al meglio per il loro incontro con Cristo e la Chiesa celeste. Quando
un uomo va in visita ad un alto funzionario, si prepara di conseguenza.
Dovremmo fare lo stesso riguardo al nostro incontro con Cristo.
Nella preparazione, il pentimento è essenziale. Padre Paisios, di
eterna memoria, diceva che il cancro è una malattia santa perché ha
riempito il Paradiso con i santi, il che significa che una lunga
malattia contribuisce perchè le persone si preparino con la preghiera e
il pentimento.
In ogni caso, la morte è l'evento certo. Lo vediamo intorno a noi,
tutto muore, tutte le creature viventi, i nostri amici, i nostri
parenti. Ciò che non è certo, ed è a noi sconosciuto, è l'ora della
morte, quando la morte verrà. Può accadere durante il sonno, mentre si
cammina, in viaggio, durante il lavoro, mentre ci divertiamo, ecc. Per
questo dovremmo pregare Dio ogni giorno, come fa la Chiesa: "Per il
completamento della nostra vita nella pace e nella penitenza"e" Per un
fine alla nostra vita cristiana, pacifica, senza vergogna e sofferenza,
e per una buona prova davanti al tribunale tremendo di Cristo,
chiediamo al Signore ".
Secondo l'insegnamento della Chiesa uno dei doni più grandi che una
persona può avere è la "memoria della morte", tutti i giorni. Quando
questo avviene con la grazia di Dio l'uomo non è condotto alla
disperazione, all’angoscia, alla paura psicologica, ma all’ispirazione,
alla preghiera, alla creatività, anche nelle faccende umane, cerca di
finire i suoi compiti e prepararsi correttamente. Quando viviamo ogni
giorno come se fosse l'ultimo giorno della nostra vita, allora anche la
morte improvvisa ci trova pronti.
6. Domanda: Qual è la corretta espressione: l'ora della morte o il momento della morte?
Risposta: Questo dipende da come si interpreta la parola "ora" e
"momento". Nel discorso spesso usiamo il termine "ora" che significa il
momento. Ma capisco che la tua domanda si riferisce al fatto se la
morte è un processo o un momento.
Si può dire che c'è un processo di morte, cioè, lunghe malattie
conducono l'uomo a poco a poco alla morte, ma la separazione dell'anima
dal corpo avviene in un momento specifico per volontà di Dio.
Questo momento è importante, perché conosciamo la modalità dell'uomo
ai cambiamenti di esistenza e non possiamo sapere come sarà da allora
in poi. Conosciamo lo stato in cui è attaccata l'anima al nostro corpo,
che comunica con la creazione attraverso i sensi. Non sappiamo, per
esperienza, che cosa succederà allora e come saremo. Attualmente siamo
abituati a vedere il mondo creato da Dio, le persone, gli amici, la
bellezza della terra, gli angeli e i demoni. Poi, però, l'anima non
vede attraverso i sensi del corpo, ma vede quello che attualmente è
invisibile. È per questo che i santi vogliono essere consapevoli e
pregano durante il processo della morte, al fine di lasciare questo
mondo con la preghiera e di avere la forza e la grazia di Dio che li
accompagna.
Dal punto di vista cristiano, l'ora e il momento della morte richiede
un'adeguata preparazione, cioè la confessione, la Santa Comunione, la
santa unzione, avendo intorno, in preghiera, la famiglia e gli amici.
Tuttavia, in un’Unità di Terapia Intensiva è impossibile un tale
ministero ecclesiale-pastorale ministero. Così, a causa delle moderne
tecniche di esercizio e dei farmaci, ai nostri giorni sempre più
persone non muoiono essendo coscienti di ciò che accade quell'ora e
quel momento. Questo è un problema importante. I moderni metodi della
medicina pongono un dilemma. "Si cerca il prolungamento della vita o di
fermare la morte?". Con tutto ciò che viene offerto dalla scienza
medica la domanda è: la nostra vita è prolungata in modo che ci
pentiamo e ci dedichiamo a Dio o si cerca di fermare la morte creando
dolore, fisico ed esistenziale?
In ogni caso, è una grande benedizione di Dio morire circondato dai
suoi cari che pregano e, soprattutto, morire nella Chiesa, con la santa
comunione, la preghiera, la benedizione del proprio padre spirituale,
la grazia di Dio e le preghiere dei santi. Il nostro desiderio
permanente dovrebbe essere una morte simile a quella raffigurata
nell'icona della Dormizione della Theotokos, con lei al centro
circondata dall'amore di Cristo, gli Apostoli, i Gerarchi.
7. Domanda: Alcune persone muoiono improvvisamente. E 'vero che Dio
vuole qualcuno quando la sua probabilità di salvezza è al massimo?
Risposta: Noi cristiani crediamo assolutamente che siamo stati creati
dal Dio dell'amore e che Dio dirige la nostra vita, egli dà la vita e
Lui la prende quando Egli ritiene che sia il momento giusto. Sappiamo
anche che Dio ama l'uomo, che ha creato, e vuole la sua salvezza.
Pertanto, è certo che Dio permette che la morte di ogni uomo si
verifichi nel momento più opportuno.
Naturalmente, l'amore di Dio non abolisce la libertà dell'uomo. L'uomo
ha la capacità di agire positivamente o negativamente, di rispondere
all'amore di Dio o di rifiutarlo.
Dato che hai detto che alcune persone muoiono improvvisamente, vorrei
ricordare, che dovremmo ricordare la morte continuamente, non dovremmo
sentire che ci accingiamo a vivere eternamente sulla terra, perché
questa è una malattia spirituale. C'è un alternarsi tra vita e morte,
simile a l'alternanza tra giorno e notte. La moderna biologia
molecolare sottolinea che la morte è indissolubilmente legata con la
vita, perché tra i geni ci sono i geni dell'invecchiamento, che si
trovano nei mitocondri. Quindi, dal momento del nostro concepimento, la
morte esiste nel DNA, e vediamo la morte del nostro corpo con la morte
delle cellule e, in generale, con l'invecchiamento, il passare degli
anni, le rughe, le malattie, tutto ciò che teologicamente si chiama
corruttibilità e mortalità. Non dovremmo essere miopi e comportarci come
gli struzzi per non vederlo.
In questo processo dobbiamo sapere che Dio non ha creato noi per
morire, ma che la morte è una conseguenza del peccato di Adamo ed Eva, e
che Dio ci ama e si prende cura di noi. Egli è il nostro padre
affettuoso. Non è corretto pregare con la "Preghiera del Signore", dire
"Padre Nostro", chiamare "Padre" Dio e vivere come orfani.
8. Domanda: La fede ortodossa attribuisce particolare importanza al
pentimento. Ti ringraziamo Signore per averci dato il ravvedimento. È
possibile che il pentimento nel momento della morte sia così grande
che un uomo possa essere salvato anche se è gravato da grandi peccati?
Risposta: Nella nostra tradizione ortodossa si sa che il peccato non è
qualcosa di moralistico ma è qualcosa di ontologico, cioè la vita
contro natura vita in contrapposizione alla secondo natura. Così, il
pentimento è il ritorno dell'uomo da una vita contro natura alla vita
secondo natura. Con il peccato l'uomo ha perso la comunione con Dio,
con il fratello e con la creazione. Con il pentimento egli acquisisce
questa comunione ancora una volta. Il pentimento è associato ad un
avanzamento verso la liberazione dell'uomo da tutto ciò che lo
schiavizza. I Padri hanno descritto questo avanzamento in tre parole:
purificazione, illuminazione, deificazione e questo è ciò che si chiama
terapia. Questo succede per tutta la vita. Pertanto, la salvezza è
legata alla terapia. Il medico del corpo ci esamina, fa una diagnosi e
suggerisce un metodo terapeutico appropriato, che dobbiamo applicare.
Lo stesso vale per la malattia dell'anima.
Una confessione al momento della morte apre per l'uomo la via della
salvezza. Se non avesse avuto il tempo di curarsi spiritualmente,
allora la Chiesa con la preghiera aiuta l'uomo per condurlo alla
salvezza, tenendo presente che la perfezione è infinita, è uno stato
dinamico, non è uno stato statico.
Nel corso della nostra vita dobbiamo avere questo "spirito di
pentimento". Dovremmo riflettere su come siamo stati creati da Dio e il
punto che abbiamo raggiunto a causa del peccato. Se leggiamo con
attenzione il libro della Genesi, secondo gli insegnamenti dei Padri
della Chiesa, e vediamo come Adamo ed Eva vivevano e cosa sono
diventati in seguito a causa del peccato, il pentimento si svilupperà
dentro di noi.
Così, chi ha lo "spirito" del pentimento tutta la sua vita sente
questo pentimento in punto di morte. Al contrario, quando si vive tutta
la propria vita senza pentimento è difficile mostrare pentimento
all'ultimo momento.
Il mio gerondas, memoria eterna, il metropolita di Edessa Kallinikos
ha vissuto continuamente con il ricordo della morte. Quando gli fu
detto dai medici che aveva un tumore nel cervello, si confessò subito e
scrisse le sue volontà, egli pregava e aveva fede assoluta in Dio.
Pregava continuamente dicendo "sia fatta la tua volontà". Egli ha dato
se stesso a Dio e ha avuto una fine pacifica e santa, simile a tutta la
sua vita.
Pertanto, anche se vi è la possibilità che qualcuno abbia qualche
scintilla d'amore per Dio dovrebbe pentirsi nell'ora della morte, ma è
meglio pentirci quando siamo sani, in modo da avere la possibilità di
essere curati, cioè di procedere da sé con amore all'amore di Dio e con
amore verso gli uomini, per raggiungere l'amore disinteressato non
l’amore egoista.
9. Domanda: Dopo la morte dell'uomo, quali sono i legami tra l'anima e questo mondo?
Risposta: Anche se l'anima è separata dal corpo, l’ipostasi dell'uomo
esiste ancora. Come si vede nella parabola del ricco epulone e il
Lazzaro, il ricco è cosciente del suo stato, dei suoi parenti che sono
ancora vivi e lui si prende cura di loro. Così, dopo la morte, gli
uomini prendono cura dei loro cari e chiedono a Dio la loro salvezza.
Tutte le nostre preghiere verso i santi si basano su questa verità.
Naturalmente, questo legame tra l'anima e le persone che vivono è
spirituale, non materiale.
Nel libro dell'Apocalisse di San Giovanni, che descrive la liturgia
celeste, si possono vedere queste relazioni dei santi con noi e la loro
preghiera per tutte le persone che vivono sulla terra. È per questo
che i nostri Padri hanno raffigurato nella Divina Liturgia questa
liturgia divina increata che si svolge nei cieli, nel Tempio increato.
Nella Divina Liturgia si vive l'atmosfera della liturgia celeste e la
si anticipa.
Noi stessi spesso sentiamo l'amore e la protezione dei santi, così
come di quelli vicini a noi che hanno lasciato questo mondo e il
desiderio di incontrarli. Un mio figlio spirituale era molto felice
nell'ora della morte, perché, come diceva, avrebbe incontrato questa
Chiesa celeste.
Pertanto, l'anima continua a vivere dopo la sua uscita dal corpo, non è
portata a una non-esistenza. Se una persona ha vissuto in pentimento
durante la sua vita, allora la sua anima dopo l'uscita dal corpo entra
in questa Divina Liturgia celeste e prega, come un sacerdote
spirituale, per tutto il mondo, e attende la risurrezione del corpo.
Allora l'anima entra nel corpo in modo che anche il corpo partecipa a
questa celebrazione celeste Pasquale.
10. Domanda: Che consiglio dovremmo dare a chi ci è vicino per quanto
riguarda il nostro atteggiamento verso una persona che sta per morire
nel giorno, o l'ora o il momento della morte?
Risposta: Il processo della morte è molto importante per ogni uomo,
perché di fronte a lui vi è la strada della salvezza o la strada della
perdizione eterna. Purtroppo, in queste circostanze, molte persone
guardano solo la salute fisica dei loro parenti e amici senza riguardo
per il loro camino verso l’eternità. È per questo che dovremmo fare in
modo che una persona che sta per morire si confessi e riceva la santa
Comunione, riceva la grazia di Dio attraverso il sacramento
dell'Unzione e fare tutto ciò che la nostra Chiesa ha a disposizione. In
particolare, dobbiamo vivere gli ultimi momenti della vita del nostro
amato nella preghiera. Dovremmo considerare non solo che stiamo
perdendo il nostro parente, il nostro amico, ma che si muove da un modo
di esistenza (con il corpo e i sensi) ad un diverso modo di esistenza,
senza corpo. Quindi, la preghiera intensa è ciò che serve in quel
momento.
Nel complesso, dobbiamo fare esperienza quotidiana, come dice San
Giovanni Crisostomo, che la vita attuale è una "locanda". Siamo entrati
in questa locanda, in cui viviamo, ma dobbiamo fare attenzione a
partire senza lasciare nulla qui per non perdere ciò che c'è
nell’altra. Inoltre, tutti noi cristiani dovremmo renderci conto che la
morte è stata sconfitta dalla Croce e dalla Risurrezione di Cristo. La
comunione con Cristo è una trascendenza continua di morte e della
paura della morte, che l'uscita dell'anima dal corpo è un cammino verso
la Chiesa celeste e l'incontro con Cristo, la Tutta Santa Vergine e i
santi, che l'anima ritornerà al corpo e il corpo risorto vivrà in
eterno, secondo il modo in cui ha vissuto su questa terra. San Massimo
il Confessore scrive che dal momento della morte, e soprattutto dopo il
Giudizio universale, ci sono due possibilità per gli uomini: coloro
che sono in comunione con Cristo vivranno in "eterno benessere" e il
resto in "eterno dolore" . Così, tutti potranno godere "l’eternità". La
differenza è tra " eterno benessere " e "dolore".
Pertanto, il nostro consiglio ai parenti e agli amici di chi sta per
morire è quello di avere fede in Cristo e la fiducia che noi non siamo
cittadini di questo mondo, ma viaggiatori verso il nostro paese vero,
che è il cielo. La nostra cittadinanza è nei cieli. Il desiderio per la
terra celeste ci deve sopraffare.