giovedì 29 ottobre 2009

Dal Sito: cattolico: Zenit.org

Card. Kasper: con gli ortodossi “piccoli passi avanti nella giusta direzione”

Commenta la riunione della Commissione Congiunta a Cipro

ROMA, giovedì, 29 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

L'XI riunione della Commissione Congiunta Internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi a Paphos (Cipro) dal 16 al 23 ottobre sul tema “Il ruolo del vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio”, ha permesso di compiere “piccoli passi avanti nella giusta direzione”.
Lo ha affermato il Cardinale Walter Kasper, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e co-presidente della Commissione, alla Radio Vaticana, sottolineando che “i passi sono piccoli e lenti” proprio perché l'argomento della discussione è “una questione molto, molto complessa, un tema che ha un peso emotivo da molti secoli”.
“Quello che è importante, però, è che - nonostante manifestazioni contrarie che ci sono state da parte di alcuni esponenti, soprattutto della Chiesa di Grecia - tutti i rappresentanti ortodossi sono stati decisi e determinati nel continuare il dialogo”, ha osservato.
“I rapporti tra i membri cattolici e ortodossi della Commissione sono stati molto buoni, amichevoli, sereni”, ha aggiunto, annunciando con soddisfazione che l'organismo si incontrerà l'anno prossimo a Vienna per proseguire il dialogo.
Dal canto suo, il metropolita di Pergamo Ioannis Zizioulas, co-presidente della Commissione da parte ortodossa, ha dichiarato che “la questione del primato è un problema ecclesiologico”, e visto che l'ecclesiologia fa parte della dogmatica è “una questione di fede”.
“Altre nostre esperienze di dialogo teologico, con i precalcedonesi o i vetero-cattolici ad esempio, ci mostrano che un'intesa su altre questioni dogmatiche non serve a niente se non c'è una concordanza sui fondamenti dell'ecclesiologia”, ha spiegato in un'intervista all'agenzia di stampa ateniese e macedone Apa-Apm riportata da “L'Osservatore Romano”.
Nelle relazioni fra ortodossi e cattolici, la questione del primato “ha giocato il più tragico dei ruoli” e “ha creato i problemi maggiori (crociate, uniatismo)”, ha ammesso, sostenendo che “la conciliarità è una condizione preliminare del primato”.
Di fronte alle accuse mosse da alcuni ambienti ortodossi di “cedimento” nei confronti della Chiesa cattolica per il semplice fatto di portare avanti un dialogo costruttivo, il metropolita ha osservato che è “ingiusto e sbagliato” scagliarsi contro il Patriarcato ecumenico, perché “il dialogo si svolge con la decisione unanime di tutte le Chiese ortodosse”.
Il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e quella cattolica, ha ricordato, è il più importante tra tutti quelli intrapresi ufficialmente dalla Chiesa ortodossa con gli eterodossi “ma, allo stesso tempo, per certe situazioni, il più tormentato”.
Ioannis Zizioulas ha quindi esortato a “lavorare senza cedimenti in direzione della fede che ci è stata trasmessa per compiere la preghiera quotidiana 'per l'unione di tutti noi'”, osservando che se “non lo facciamo o se lo facciamo a detrimento della fede dei nostri Padri siamo debitori davanti a Dio”.
Hanno partecipato all'incontro di Paphos 20 delegati per la parte cattolica – con alcune assenze a causa di impegni nel Sinodo dei Vescovi per l'Africa o per ragioni di salute – e 24 delegati in rappresentanza di tutte le Chiese ortodosse tranne il Patriarcato di Bulgaria.
La sessione del 2010 a Vienna si svolgerà dal 20 al 27 settembre e verrà ospitata dal Cardinale Christoph Schönborn, Arcivescovo della città.

Dal sito cattolico: Zenit - Il monachesimo russo dà segni di risveglio

Il monachesimo russo dà segni di risveglio
Parla il monaco ortodosso Pëtr Meščerinov del Monastero San Daniil di Mosca

di Antonio Gaspari

ROMA, giovedì, 29 ottobre 2009 (ZENIT.org).- Dopo aver resistito alla violenza dei comunisti sovietici, il monachesimo russo sta dando segni di risveglio, preparandosi a resistere alla secolarizzazione della modernità.

Questo è quanto sostiene Pëtr Meščerinov, Igumeno del Monastero San Daniil di Mosca e Vicedirettore del Centro per la formazione spirituale dell'infanzia e dell'adolescenza del Patriarcato di Mosca.

ZENIT lo ha intervistato in occasione della sua venuta in Italia per il convegno internazionale sul tema “Cercatori dell’eterno, creatori di civiltà. Il Monachesimo tra Oriente e Occidente” organizzato dalla Fondazione Russia Cristiana (www.russiacristiana.org).

Quanto conta la contemplazione e quanto l’azione nel monachesimo orientale?

Meščerinov: Posso parlare del monachesimo russo. Già dai tempi antichi, per tradizione, abbiamo due diverse vie monastiche legate a due santi russi: San Nilo di Sora e San Giuseppe di Volokolamsk. Erano contemporanei e hanno discusso piuttosto fortemente tra di loro.

Erano diatribe molto profonde, dispute piuttosto complesse e potrei riassumere così in breve le correnti che i due santi propugnavano: Nilo di Sora difendeva la dimensione contemplativa, mentre San Giuseppe di Volokolamsk difendeva la dimensione attiva.

Non si può dire che questi due aspetti siano in contraddizione l’uno con l’altro, perché nella dimensione contemplativa troviamo anche l’incidenza nella vita culturale russa, nella letteratura, nella riscoperta dei Padri della Chiesa; d’altra parte se prendiamo la corrente più attiva, più impegnata nel sociale di San Giuseppe di Volokolamsk, possiamo notare che con la sua azione non intendeva sostituirsi allo Stato, ma manteneva saldo l’attaccamento alle proprie radici contemplative.

Per concludere possiamo dire che non esiste una reale contraddizione tra le due dimensioni.

Già San Macario il Grande diceva che ogni monaco ha la sua specifica vocazione, la sua attività specifica e quindi quelli che contemplano non giudichino coloro che servono e viceversa coloro che servono non giudichino quelli che si danno alla vita contemplativa, perché sono intimamente connessi l’uno con l’altro e costruiscono insieme la vera comunità monastica cristiana.

Quanti e quali sono i martiri del monachesimo russo?

Meščerinov: Per quanto riguarda il monachesimo russo possiamo parlare soprattutto dei nuovi martiri del XX secolo. Molti sono stati canonizzati e molti altri ancora non sono stati canonizzati, ma la chiusura in massa dei monasteri in epoca sovietica testimonia che i monaci hanno dato la vita per difendere l’ideale monastico.

Di fronte a una rapida e selvaggia corsa della modernità, come stanno reagendo le comunità monastiche russe?

Meščerinov: Le comunità monastiche reagiscono in due modi diversi. Per rispondere a questa domanda bisogna tener conto che la tradizione monastica russa è stata interrotta violentemente durante il periodo sovietico, perciò il monachesimo russo oggi è proprio alla ricerca di una risposta a questa domanda.

Per ora la risposta non è stata trovata, e quindi ci sono due varianti: o una radicale separazione e autoesclusione dal mondo, che non è il sano “uscire dal mondo” che si intendeva un tempo quando si pensava al monachesimo, ma è come una forma maniacale per proteggersi dall’aggressione del mondo. La seconda variante è legata alla secolarizzazione, esteriormente si dichiara di essere monaci, poi di fatto ci si inserisce nel corso della vita secolare di tutti.

Tuttavia questo momento di prova non trova una risposta nella vita della Chiesa. Secondo la mia personale opinione penso che la comunità monastica debba sicuramente proteggersi da certi fenomeni del mondo moderno, ma questa protezione deve avvenire in modo sobrio, adeguato, sano ed ecclesiale e non in modo asociale.

Qual è la realtà di queste comunità oggi?

Meščerinov: La principale tragedia della nostra vita ecclesiale di oggi sta nella mancanza assoluta di comunità. Ci sono delle comunità che nascono in contrapposizione alla posizione della Chiesa in senso generale, ma di comunità in quanto tali come norma di vita comunitaria non ce ne sono.

Questo è legato sicuramente all’eredità sovietica, perché in quel periodo ogni aggregazione era guardata con sospetto ed era suscettibile di repressioni, e di fatto nella coscienza stessa di molte generazioni di persone si è creato un istinto antisolidale.

Quando persone educate secondo questa mentalità entrano oggi nella Chiesa è molto difficile sentire e anche capire che si tratta di una comunità cristiana, perché qualsiasi forma di aggregazione subisce l’influsso del collettivismo sovietico, mentre la comunità cristiana e il collettivismo sovietico sono due cose che non hanno nulla a che fare l’una con l’altra.

Perciò i russi di oggi non hanno predisposizione alla vita comunitaria, e questo si riflette anche sulla vita monastica. Noi non abbiamo comunità monastiche vere e proprie, abbiamo dei monasteri formalmente organizzati, ci sono alcuni singoli monaci, alcuni singoli individui con una vocazione retta e sincera, però non riescono ad inserirsi bene nella comunità.

Questo è sicuramente un compito per il futuro, o forse la nostra vita ecclesiale e sociale è arrivata al punto di non ritorno in cui è praticamente impossibile ritornare alla solidarietà autentica. Ma questo lo mostrerà il futuro.

S.A. SISTO VI – PATRIARCA DI SANCHIERLO E DI TUTTA LA VAL LAVINO

COLLINARE PATRIARCATO SANCHIERLESE E DI TUTTA LA VAL LAVINO
COMUNICATO COMMENTATO DA SUA ALTITUDINE SISTO VI
CIRCA LA SOPPRESSIONE DEL TITOLO
"PATRIARCA D’OCCIDENTE"
NE L’ANNUARIO PONTIFICIO

(I commenti di Sua Altitudine sono in maiuscolo)

Ne L’Annuario Pontificio 2006 manca, nell’enumerazione dei titoli del Papa, il titolo «Patriarca d’Occidente». Tale assenza è stata commentata in modi diversi ed esige un chiarimento.
Senza la pretesa di considerare la complessa questione storica del titolo di Patriarca in tutti i suoi aspetti, si può affermare dal punto di vista storico che gli antichi Patriarcati dell’Oriente, fissati dai Concili di Costantinopoli (381) e di Calcedonia (451), erano relativi ad un territorio abbastanza chiaramente circoscritto, allorché il territorio della Sede del Vescovo di Roma rimaneva vago – CERTO CHE È VAGO (PER VOI), O MEGLIO È SCONSOLANTE, ERA RIDOTTISSIMO! LA GIURISDIZIONE DEL PAPA DI ROMA ERA ALQUANTO RIDOTTA, RAVENNA E TUTTA LA ROMAGNA (BOLOGNA COMPRESA FINO A CASTELLO DI SERRAVALLE) ERANO SOTTO LA GIURISDIZIONE DELLA CHIESA AUTONOMA RAVENNATE E QUINDI SOTTO IL PATRIARCATO DI COSTANTINOPOLI, IL NORD ITALIA ERA OCCUPATO DA UN LATO DALLA CHIESA AMBROSIANA CHE ARRIVAVA FINO ALLA BASSA GERMANIA E DALL’ALTRA DALLA CHIESA PATRIARCALE DI AQUILEIA, NELLA GALLIA C’ERA LA CHIESA AUTONOMA GALLICANA E IN SPAGNA QUELLA VISIGOTA CHE DIVENTERÀ POI MOZARABICA. IL TERRITORIO SU CUI IL PAPA DI ROMA AVEVA UNA EFFETTIVA GIURISDIZIONE ERA RILEGATO AL MERIDIONE D’ITALIA (DOVE COMUNQUE LA POPOLAZIONE ERA INTERAMENTE GRECA E DI RITO COSTANTINOPOLITANO) E UNA PARTE RIDOTTA DEL CENTRO-NORD ITALIA. A FORZA DI ESENZIONI E ACCORDI CON GLI IMPERATORI GERMANICI FURONO SOPPRESSE E INGLOBATE (DICIAMO PURE FATTE FUORI) TUTTE LE CHIESE AUTONOME: ADDIO RAVENNA, ADDIO AQUILEIA, ADDIO RITO GALLICANO, ADDIO MOZARABICI, RIMASE SOLO IL RITO AMBROSIANO CHE PRATICAMENTE DAL CONCILIO DI TRENTO IN POI DIVENNE UNA VARIANTE DEL RITO ROMANO. In Oriente, nell’ambito del sistema ecclesiastico imperiale di Giustiniano (527–565), accanto ai quattro Patriarcati orientali (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme), il Papa era compreso come Patriarca d’Occidente. Inversamente, Roma privilegiò l’idea delle tre sedi episcopali petrine: Roma, Alessandria ed Antiochia. Senza usare il titolo di «Patriarca d’Occidente», il IV Concilio di Costantinopoli (869–70), il IV Concilio del Laterano (1215) ed il Concilio di Firenze (1439), elencarono il Papa come il primo degli allora cinque Patriarchi – ANCHE SE NON VENNE USATO ESPLICITAMENTE IN QUEI CONCILI CI SI DEVE SPIEGARE COME MAI LE 4 BASILICHE DI ROMA: SAN GIOVANNI IN LATERANO, SAN PIETRO IN VATICANO, SANTA MARIA MAGGIORE E SAN PAOLO FUORI LE MURA VENISSERO DA SEMPRE CHIAMATE BASILICHE PATRIARCALI (TANTO CHE CON LA SOPPRESSIONE DEL TITOLO LE BASILICHE FORZATAMENTE DOPO SECOLI E SECOLI HANNO DOVUTO CAMBIARE NOME) E COME SAN GIOVANNI IN LATERANO IN PARTICOLARE, LA CATTEDRALE DI ROMA ANCHE ATTUALMENTE, FOSSE CHIAMATO IL PATRIARCHEION. NON FU USATO IL TERMINE PATRIARCA D’OCCIDENTE IN QUEI CONCILI MA FU DICHIARATO IL VESCOVO DI ROMA IL PRIMO DEI PATRIARCHI, ERGO IL TERMINE PATRIARCA ERA SOTTINTESO.
Il titolo di «Patriarca d’Occidente» fu adoperato nell’anno 642 da Papa Teodoro I – PERDINDIRINDINA, POFFARBACCO QUINDI È UN TITOLO DI SOLO 1400 ANNI, DICI POCO -. In seguito esso ricorse soltanto raramente e non ebbe un significato chiaro (PER VOI). La sua fioritura avvenne nel XVI e XVII secolo, nel quadro del moltiplicarsi dei titoli del Papa; ne L’Annuario Pontificio esso apparve per la prima volta nel 1863.
Attualmente il significato del termine «Occidente» richiama un contesto culturale che non si riferisce soltanto all’Europa Occidentale, ma si estende dagli Stati Uniti d’America fino all’Australia e alla Nuova Zelanda, differenziandosi così da altri contesti culturali. Ovviamente tale significato del termine «Occidente» non intende descrivere – ATTUALMENTE MA NELL’ANTICHITÀ ERA BEN CHIARO - un territorio ecclesiastico né esso può essere adoperato come definizione di un territorio patriarcale. Se si vuole dare al termine «Occidente» un significato applicabile al linguaggio giuridico ecclesiale, potrebbe essere compreso soltanto in riferimento alla Chiesa latina. Pertanto, il titolo «Patriarca d’Occidente» descriverebbe la speciale relazione del Vescovo di Roma a quest’ultima, e potrebbe esprimere la giurisdizione particolare del Vescovo di Roma per la Chiesa latina.
Di conseguenza, il titolo «Patriarca d’Occidente», sin dall’inizio poco chiaro – AL CONTRARIO DI VICARIO DI GESÙ CRISTO IN TERRA CHE È BLASFEMO MA CHIARISSIMO - , nell’evolversi della storia – CIOÈ ALLONTANANDOSI L’OCCIDENTE SEMPRE DI PIÙ DALLA CHIESA ORTODOSSA - diventava obsoleto e praticamente non più utilizzabile. Appare dunque privo di senso insistere a trascinarselo dietro. Ciò tanto più che la Chiesa cattolica con il Concilio Vaticano II ha trovato per la Chiesa latina nella forma delle Conferenze Episcopali e delle loro riunioni internazionali di Conferenze Episcopali, l’ordinamento canonico adeguato alle necessità di oggi. – PER INCISO LE CONFERENZE EPISCOPALI SONO UN ORGANO DI GOVERNO INTERNO ALLA CHIESA ROMANO-CATTOLICA, MENTRE IL PATRIARCATO ERA UN ORGANO CHE OLTRE ALL’INTERNO GUARDAVA AGLI ALTRI, CIOÈ ALLE PROPRIE CHIESE SORELLE. CIÒ FACENDO SI RIBADISCE CHE LA CHIESA ROMANO-CATTOLICA HA COME TERRITORIO CANONICO IL MONDO INTERO E LASCIA AGLI ALTRI QUELLO CHE RIMANE…CIOÈ NIENTE! ALLA FACCIA DELLA CONCILIARITÀ RIBADITA AL VATICANO II E DEL RISPETTO DELLE “CHIESE SORELLE D’ORIENTE”
Tralasciare il titolo di «Patriarca d’Occidente» non cambia chiaramente nulla al riconoscimento, tanto solennemente dichiarato dal Concilio Vaticano II, delle antiche Chiese patriarcali (Lumen Gentium 23) - E NON È VERO COME DETTO SOPRA -. Ancor meno tale soppressione può voler dire che essa sottintende nuove rivendicazioni – AH E CI MANCHEREBBE! GIÀ FACENDO QUESTA SOPPRESSIONE SI DICHIARA DI NON VOLERE PIÙ ACCETTARE IL SISTEMA PATRIARCALE IN FUNZIONE OTTIMALE DA “SOLO” 1600 ANNI, NON SOLO SI FA PASSARE L’IDEA CHE IL PAPA DI ROMA NON SIA UN VESCOVO COME GLI ALTRI, MA UNA SORTA DI SUPERVESCOVO, NON SOLO SI PONE UNILATERALMENTE UN ALTRO INCIAMPO SULLA STRADA DELL’UNITÀ, MA SI RIBADISCE CHE NON CI SARANNO ULTERIORI RIVENDICAZIONI CHE SO SUI CRISTIANI ABITANTI SU VENERE O SU MARTE? MAH! NON NE SIAMO CERTI, ALLA PROSSIMA APERTURA DELLA PRIMA BASE LUNARE NON È CHE VERRÀ AGGIUNTO AI TITOLI DEL PAPA DI ROMA ANCHE QUELLO DI VICARIO DI GESÙ CRISTO IN TERRA E SULLA LUNA? - . La rinuncia a detto titolo vuole esprimere un realismo storico e teologico e, allo stesso tempo, essere la rinuncia ad una pretesa, rinuncia che potrebbe essere di giovamento al dialogo ecumenico.

QUEST’ULTIMA AFFERMAZIONE È LA PIÙ SIMPATICA, NON SOLO SI ELIMINA UNO DEI POCHI TITOLI CHE POTEVANO ESSERE UNA BASE PER L’UNIONE FRA LE CHIESE (E INVECE SI TENGONO QUELLI ASSAI POSTERIORI AL TITOLO DI PATRIARCA CHE SONO UNA PIETRA DI INCIAMPO E DI DIVISIONE) E SI SPACCIA QUESTO COME GESTO ECUMENICO; MA TUTTA QUESTA SPIEGAZIONE FANTASTORICA È UNA ARRAMPICATURA SUGLI SPECCHI CHE CI RICORDA MOLTO QUEL PEZZO DELL’AKATHISTOS IN CUI SI CANTA: “I RETORI SUPERBI COME PESCI SON MUTI DAVANTI A TE O THEOTOKOS INCAPACI DI SPIEGARE IL COME….AVE TU CHE DISTRUGGI I SOFISMI DEI VATIC….PARDON DEGLI ATENIESI…”
DICEVA LA MIA AUGUSTA AVA: “A PINSER MEL AS FARÀ PCÀ MA AL PIÒ DAL VOLT A I SI CIAPA – A PENSAR MALE SI FARÀ PECCATO, MA IL PIÙ DELLE VOLTE CI SI PRENDE”. CREDO CHE NELLA MENTE DELLE AUTORITÀ VATICANE, PAPA IN PRIMIS, SI CREDA VERAMENTE CHE L’UNIONE CON LA CHIESA ORTODOSSA SIA DIETRO L’ANGOLO E VERTA UNICAMENTE SUL RUOLO DEL PAPATO NELLA CHIESA, PER CUI QUANDO L’UNIONE SARÀ FATTA CI DIRANNO: “AH MA IL PAPA NON È UN PATRIARCA, È SUPERIORE AI PATRIARCHI, AVETE FIRMATO L’UNIONE ORA VI DOVETE SOTTOMETTERE, AVETE FIRMATO CHE IL PAPA DI ROMA NON È UN PATRIARCA”. CARE AUTORITÀ VATICANE NON AVETE ANCORA CAPITO CHE LA CHIESA ORTODOSSA HA DUE ANIME, QUELLA ACCADEMICA E QUELLA MONASTICA, QUELLA ACCADEMICA LA SI PUÒ CONQUISTARE (È GIÀ SUCCESSO AL PSEUDOCONCILIO DI FERRARA-FIRENZE) MA PER FARE L’UNIONE DOVETE CONQUISTARE L’ANIMA MONASTICA TORNANDO A FARE I DIGIUNI, TORNANDO A CELEBRARE IN MANIERA SERIA, TORNANDO A RISPETTARE IN PRIMIS LA TRADIZIONE DEI SANTI PADRI CIOÈ LA TRADIZIONE APOSTOLICA, CIOÈ IL VANGELO DI GESÙ CRISTO IN TOTO SENZA MODIFICARLO! –

DATO DALLA NOSTRA RESIDENZA IN CIMA AL MONTE BONZARA
S.A. SISTO VI – PATRIARCA DI SANCHIERLO E DI TUTTA LA VAL LAVINO (Quindi un bel po’ in là)

mercoledì 28 ottobre 2009

Dal sito cattolio: Zenit.org

Halloween e le zucche vuote
di Antonio Fasol*

VERONA, martedì, 27 ottobre 2009 (ZENIT.org).-
L’occasione dell’imminente festa cristiana di Ognissanti, ormai per popolarità superata dalla più democratica e politically correct festa di Halloween ci offre l’opportunità per tentare di andare al di là dell’immagine ironico grottesca delle zucche dipinte e per cercare di esplorarne simbolicamente l’interno.
In tale percorso ci aiuterà il critico francese Damien Le Guay, di cui è appena uscita una interessante pubblicazione, a carattere ironico e provocatorio “La faccia nascosta di Halloween (ed. Elledici) significativamente sottotitolata “Come la festa della zucca ha sconfitto Tutti i Santi!”.
La prima considerazione che viene spontanea è che nell’attuale risvegliarsi, in Europa, di una cultura caparbiamente laicista, che rifiuta, forzando perfino la storia, di riconoscere le proprie origini cristiane, non meraviglia il fatto che una festa di arcane origini paganeggianti, miratamente trasformata in occasione consumistica e di vago sapore carnevalesco, abbia ormai sopraffatto l’originaria festa cristiana non a caso con essa coincidente temporalmente.
Vi è, per la verità, un esempio ancora più emblematico di tale processo di sovrapposizione tra mondo secolare-paganeggiante e cristiano: il Natale, che, preso a sua volta in prestito (come data) dalla precedente festa pagana del dio sole e divenuto il “dies natalis” di Gesù per secoli, è ora ormai insidiato, soprattutto in ambito anglosassone e nordico, dalle renne di babbo natale e dagli alberi colorati, con annesso tutto l’indotto commerciale e consumistico che ha, tra l’altro, relegato il francescano presepe, originariamente veicolo religioso di meditazione sul mistero dell’Incarnazione, in rassegne artistiche dedicate dal vago sapore naturalistico e spesso più attente a rendere l’effetto meccanico di mulini e cascate piuttosto che a manifestare la nascita del Salvatore!
Ma tornando alla festa in oggetto, ciò che invece insospettisce il nostro autore è innanzitutto la pressoché totale indolenza e passività con cui la maggioranza della gente ha in pochi anni (l’inizio risale al 1995), dapprima timidamente tollerato, poi sempre più accettato tale sorpasso festaiolo, secondo la logica del “in fondo che c’è di male”.
Giornalisti e sociologi, per la verità, hanno pure tentato interpretazioni, almeno negli intenti, più filosofiche, affermando, per esempio, che “le cucurbitacee (la famiglia delle zucche) si adeguano perfettamente ai valori emergenti” (sic), o ancora che “Halloween è una nuova educazione alla vita e alla morte” (editoriale di “Le Monde” del 1° novembre 2000), articolo nel quale l’autore interpreta la grande diffusione della festa e la relativa ostilità dei cristiani come una rottura del monopolio religioso - e cristiano in particolare - sui riti e sulla simbologia nella società occidentale; c’è anche chi, infine, arriva a considerare la cultura indoeuropea, celtica e pagana come la vera originaria rispetto a quella giudaico-cristiana, che “ne avrebbe soffocato lo sviluppo” (J. Markale).
Ma da dove viene in realtà Halloween? Diciamo subito che il nome è già una sorta di malcelato acronimo inglese di “Ognissanti”; si tratta poi di una arcaica - e in parte mitizzata - tradizione celtica, veicolata successivamente da tradizioni irlandesi e americane, che univa il passaggio agricolo al nuovo anno con la festa religiosa-popolare del dio Samhain, divinità che nella notte tra il 31 ottobre e il 1° novembre consentiva il passaggio di spiriti malefici dal mondo dei morti a quello dei vivi. In tale occasione gli antichi druidi, travestiti con teste di animali, compivano gesti propiziatori in cambio di offerte che, se rifiutate, ricambiavano con puntuali maledizioni! Per scacciare i medesimi spiriti, pare che fuori dalle case venissero appese zucche e lampade.
Chi pensasse, però che si tratti di una delle tante rivalutazioni tradizional-folcloristiche di culture arcaiche minoritarie, verrà subito smentito dall’apprendere che, in realtà, fu il frutto di una autentica pianificazione consumistico-commerciale su scala mondiale operata da una società (Cesar) nel 1992. Essa individuò il periodo “a metà strada tra l’inizio dell’anno scolastico e Natale” e lanciò la festa con maschere (di cui era produttrice), teschi e costumi da strega; successivamente, grazie ad una mirata pubblicità mass-mediatica e all’apporto di grosse multinazionali dello svago (da Disney a McDonalds), raggiunse la diffusione che conosciamo diventando una sorta di “folklorizzazione religiosa” (M.de Certeau).
Il paradosso di Halloween e delle sue bizzarrie è, quindi, quello di essere nel contempo ipermoderna (nel modo di presentarsi) ed iperarcaica (nelle idee), e rappresentare il massimo della credulità in un mondo – per dirla con Chesterton – che ha smesso di credere in Dio.
Nell’attuale cultura, in stile tipicamente new age e rigorosamente a-confesionale, dove impera la logica della festa per la festa, a prescindere dai contenuti da celebrare, si spiega il facile e veloce successo della penetrazione sociale di Halloween, emblema e icona del vuoto, delle zucche ma specialmente delle teste che in esse si perdono.
Perfino l’apparentemente innocuo gioco infantile del “dolcetto o scherzetto”, ad un’analisi più approfondita, non è che la rappresentazione dei ruoli invertiti bambini-adulti, dove questi ultimi sono ricattati a dare dolcetti ai primi per cautelarsi contro la maledizione, sia pur scherzosa: e qui sta la differenza tra lo scambio gratificante e il dono estorto (considerando anche che il carnevale è ancora lontano).
Per quanto riguarda l’ambito scolastico, poi, mentre la tendenza imperante, dai programmi ai testi adottati, è quella di evitare o ridurre al minimo ogni accenno a riferimenti religiosi - e in particolare cristiani - assistiamo, per occasioni come Halloween (proprio per la sua malcelata aura di gioiosa e giocosa neutralità) ad una vera e propria adozione laica universalmente accettata, con tanto di lezioni di cultura anglosassone (?) e similia. A tale filone culturale sono da ascrivere i successi, tra gli adolescenti, di alcune serie televisive americane (Buffy, Streghe).
In definitiva, quindi, la differenza tra Halloween e Ognissanti è sostanziale, sia come contenuto – per la prima pressoché inesistente – sia come rappresentazione temporale: per la prima, infatti, il tempo è ciclico e costituito da stagioni che ritornano uguali, mentre per la seconda, il tempo cristiano è lineare e caratterizzato dalla tensione tra nascita e parusìa di Cristo, sia pur nella ciclicità liturgica.
La più nostrana e genuina tradizione popolare metteva giustamente in guardia: “scherza con i fanti…!”.
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Antonio Fasol è Presidende del Gruppo di Ricerca e Informazione Socioreligiosa di Verona

domenica 25 ottobre 2009

Sempre da lui, il nostro fratello Gabrijè

CANONE PARACLETICO AL SANTO MEGALOMARTIRE

DEMETRIO IL MIROVLITA

Ευλογήσαντος του Ιερέως, το Κύριε εισάκουσον…μεθ’ ό το
Θεός Κύριος… ως συνήθως και τα εξής:


Ήχος δ’. Ο υψωθείς εν τω Σταυρώ

Ως του Σωτήρος ευκλεής Αθλοφόρος, και ευσεβούντων βοηθός και προστάτης, Μεγαλομάρτυς Άγιε Δημήτριε, λύτρωσαι την πόλιν σου, συμφορών και κινδύνων, δίδου δε τοις σπεύδουσι, τη πανσέπτω σορώ σου, αμαρτημάτων λύσιν και παθών, ταις προς Θεόν, ευπροσδέκτοις πρεσβείαις σου.

Δόξα….Το αυτό. Και νυν…
Θεοτοκίον

Ου σιωπήσομεν ποτέ Θεοτόκε, τας δυναστείας σου λαλείν οι ανάξιοι• ειμή γαρ σύ προΐστασο πρεσβεύουσα, τίς ημας ερρύσατο, εκ τοσούτων κινδύνων; τίς δε διεφύλαξεν έως νύν ελευθέρους• ούκ αποστώμεν Δέσποινα εκ σου• σούς γαρ δούλους σώζεις αεί, εκ παντοίων δεινών.

Ο Ν’. και ο κανών ού η ακροστιχίς.
Ωδή α’. Ήχος πλ. δ’.
Υγράν διοδεύσας…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Ισχύϊ αθλήσας τη θεϊκή, Δημήτριε Μάρτυς, ισχύν δίδου κατά παθών, τη σή αντιλήψει Αθλοφόρε, τοίς τη θερμή προσίουσι πρεσβεία σου.

‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Θαυμάτων παράδοξα ενεργών, λυτρούσαι κινδύνων, και παντοίων επιφορών, Δημήτριε Μάρτυς του Κυρίου, τους προσίοντας πιστώς τη πρεσβεία σου.


Δόξα Πατρί….


Ιλέωσαι Μάρτυς ως συμπαθής, Χριστόν τον Σωτήρα, ως αν εύρωμεν ιλασμόν, και λύσιν παθών τε και πταισμάτων, οι σε προστάτην πλουτούντες Δημήτριε.

Και νυν…Θεοτοκίον


Μαρία Παρθένε η εν σαρκί, Θεόν τετοκυία, της σαρκός μου τας χαλεπάς, ίασαι οδύνας και ψυχής μου, την σκοτομήνην φωτί σου διάλυσον.



Ωδή γ’. Ουρανίας αψίδος…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.

Υπέρ πάντων δυσώπει, τον ευμενή Κύριον, πάσης εκλυτρούσθαι ανάγκης, και περιστάσεως, Μάρτυς Δημήτριε, τους ακλινεί διανοία τω ναώ σου σπεύδοντας, και σε γεραίροντας.

‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.

Ρώσιν δίδου σωμάτων, και των ψυχών ίασιν, και πολυειδών συμπτώματων, την απολύτρωσιν, Μάρτυς Δημήτριε, ταις προς Χριστόν ικεσίαις, τοις θερμώς προστρέχουσι τη προστασία σου.


Δόξα Πατρί….


Οι τω θείω ναώ σου, μετά σπουδής σπεύδοντες, πάσης λυτρωθείημεν βλάβης, του πολεμήτορος, Μάρτυς Δημήτριε, και θεϊκής ευσπλαχνίας, τύχοιμεν πρεσβείαις σου, αξιοθαύμαστε.

Και νυν…Θεοτοκίον


Χορηγόν του ελέους, και οικτιρμών πέλαγος, τον Δημιουργόν των απάντων, Παρθένε τέξασα, δι’ αγαθότητα, ημάς οικτείρησον πάντας, τους τον ανερμήνευτον, υμνούντας τόκον σου.



Διάσωσον Μεγαλομάρτυς Δημήτριε σαις πρεσβείαις, πάσης βλάβης και θλιβερών περιστάσεων, τους σε μεσίτην προν Κύριον κεκτημένους.

Επίβλεψον εν ευμενεία πανύμνητε Θεοτόκε επί την εμήν χαλεπήν του σώματος κάκωσιν, και ίασαι της ψυχής μου το άλγος.


Αίτησις και το Κάθισμα.
Ήχος β’. Πρεσβεία θερμή…


Προστάτης θερμός, Θεσσαλονίκης πέφηνας, εκ πάσης οργής, και θλίψεως ρυόμενος, Δημήτριε πανεύφημε, τους θερμώς εκβόωντας εκ πίστεως. Επερχομένων ημάς συμφορών, ατρώτους διάσωζε δεόμεθα.


Ωδή δ’. Εισακήκοα Κύριε…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Επιφάνηθι Άγιε, αοράτως ταύτη τη κληρουχία σου, και την λύπην διασκέδασον, την νυν κατασχούσαν τας ψυχάς ημών.


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Υπερήφανον δράκοντα, καθ’ημών τα χείρονα τεκταινόμενον, κατασύντριψον Δημήτριε, τη κραταιοτάτη προστασία σου.

Δόξα Πατρί….


Μη ελλείπης λυτρούμενος πάσης δυσχερείας ταύτην την πόλιν σου, ως ερρύσω ταύτην Άγιε, απειλής σεισμού και ολεθρεύσεως.


Και νυν…Θεοτοκίον


Ως τεκούσα εν σώματι, τον Δημιουργόν Παρθένε της κτίσεως, καθικέτευε δεόμεθα, πάσης ημάς ρύεσθαι κακώσεως.


Ωδή ε’. Φώτισον ημάς…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών
Νόσων και παθών, απολύτρωσαι Δημήτριε, τους προσπίπτοντας τη θεία σου σορώ, εξ ής ρέει Παρακλήτου χάρις άφθονος.


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών
Ήθλησας στερρώς, και ηγίασας την πόλιν σου, ταις του αίματος και μύρου προχοαίς, ήν και νύν εκ πάσης ρύου Μάρτυς θλίψεως.


Δόξα Πατρί….


Μέγαν αρωγόν, και προστάτην συμπαθέστατον, κεκτημένοι σε οι Θεσσαλονικείς, κατά χρέος σε γεραίρουσι Δημήτριε.

Και νυν…Θεοτοκίον


Άλυπον ημών, την ζωήν Παρθένε τήρησον, και εκ πάσης αθυμίας του εχθρού, τας ψυχάς ημών απάλλαξον δεόμεθα.


Ωδή στ’. Την δέησιν…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών
Σορός σου, Μεγαλομάρτυς η θεία, ώσπερ άλλο ιλαστήριον θείον, Θεσσαλονίκη τη πόλει σου ώφθη, αγιασμόν και παθών απολύτρωσιν, και ιλασμόν αμαρτιών, τοις πιστοίς χορηγούσα Δημήτριε.


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών
Σκανδάλων, και νοσημάτων και πόνων, και σεισμού της ολεθρίου μανίας, ταις προς Χριστόν ικεσίαις σου Μάρτυς, την κληρουχίαν σου άτρωτον φύλαττε, ότι τη ση διά παντός, προστασία προστρέχει Δημήτριε.


Δόξα Πατρί….


Κινδύνου, ως ελυτρώσω παμμάκαρ, εκ σεισμού του βαρυτάτου λιταίς σου, Θεσσαλονίκην την πόλιν σου Μάρτυς, ούτως αυτήν αεί άτρωτον φύλαττε, επερχομένων συμφορών, παρρησίαν πλουτών προς τον Κύριον.

Και νυν…Θεοτοκίον


Ετέχθη, εκ των αγνών σου αιμάτων, ο το είναι δεδωκώς πάσι Κόρη, εκ της φθοράς εξαιρούμενος πάντας, τους προσκυνούντας το μέγα μυστήριον, του τοκετού σου του φρικτού, Θεοτόκε Παρθένε Πανύμνητε.

Διάσωσον Μεγαλομάρτυς Δημήτριε σαις πρεσβείαις, πάσης βλάβης και θλιβερών περιστάσεων, τους σε μεσίτην προν Κύριον κεκτημένους.

Άχραντε, η διά λόγου τον Λόγον ανερμηνεύτως, επ’ εσχάτων των ημερών τεκούσα, δυσώπησον ως έχουσαν Μητρικήν παρρησίαν.



Αίτησις και το Κοντάκιον
Ήχος β’. Τοις των αιμάτων σου…



Πάλαι μεν μύρον ευώδες ανέβλυζεν, η ση σορός η αγία Δημήτριε• νυν δε παρέχει την χάριν του Πνεύματος, του εν αυτή ενοικούντος μακάριε, τοις πίστει και πόθω προστρέχουσι.

Προκείμενον.
Δίκαιος ως φοίνιξ ανθήσει, και ωσεί κέδρος…
Στίχ. Θαυμαστός ο Θεός εν τοις Αγίοις αυτού…


Ευαγγέλιον κατά Λουκάν…


Είπεν ο Κύριος τοις εαυτού Μαθηταίς. Προσέχετε από των ανθρώπων• επιβαλούσι γαρ εφ’ υμάς τας χείρας αυτών, και διώξουσι, παραδίδοντες εις συναγωγάς και φυλακάς, αγομένους επί βασιλείς και ηγεμόνας, ένεκεν του ονόματός μου. Αποβήσεται δε υμίν εις μαρτύριον. Θέσθε ουν εις τας καρδίας υμών, μη προμελετάν απολογηθήναι• εγώ γαρ δώσω υμίν στόμα και σοφίαν, η ού δυνήσονται αντειπείν, ουδέ αντιστήναι πάντες οι αντικείμενοι υμίν. Παραδοθήσεσθε δε και υπό γονέων, και αδελφών, και συγγενών, και φίλων, και θανατώσουσιν εξ υμών. Και έσεσθε μισούμενοι υπό πάντων διά το όνομά μου• και θρίξ εκ της κεφαλής υμών ου μη απόληται. Εν τη υπομονή υμών κτήσασθε τας ψυχάς υμών.



Δόξα…Ταις του Αθλοφόρου…
Και νύν…Ταις της Θεοτόκου…


Προσόμοιον.
Ήχος πλ. β’. Όλην αποθέμενοι…
Στίχ. Ελέησον με ο Θεός κατά το μέγα έλεος σου…


Όλη μετά πίστεως, τη ση θερμή προστασία, Άγιε Δημήτριε, σπεύδουσα η πόλις σου ανακράζει σοι. Ως ποτέ έσωσας, και πολλάκις Μάρτυς, χαλεπών με περιστάσεων, ούτω διάσωσε, και επερχομένων κακώσεων, λαόν σου τον θεόφρονα, τον ειλικρινώς πεποιθότα σοι, πταισμάτων την λύσιν, αιτούμενος ημίν παρά Χριστού, και νοσημάτων την ίασιν, και παθών εκλύτρωσιν.


Ο Ιερεύς.
Σώσον ο Θεός τον λαόν σου…


Ωδή ζ’. Οι εκ της Ιουδαίας…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών
Πειρασμών αδοκήτων, και σεισμών βαρυτάτων ημάς απάλλαξον, τη ση επιστασία, Δημήτριε τρισμάκαρ, τους εν πίστει κραυγάζοντας• ο των Πατέρων ημών, Θεός ευλογητός εί.


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών
Ως λειμών πανευώδης, η σορός των λειψάνων σου πνέει πάντοτε, οσμήν αθανασίας, ημών τας διανοίας, μυστικώς κατευφραίνουσιν, και το δυσώδες παθών, Δημήτριε σοβούσαν.


Δόξα Πατρί….


Νεκρωθείς τη κακία, τη θερμή σου πρεσβεία σπεύδω Δημήτριε, και πίστει εκβοώ σοι. Νέκρωσον των παθών μου, τα σκιρτήματα άπαντα, και ζώωσον μου τον νούν, τη χάριτι σου Μάρτυς.


Και νυν…Θεοτοκίον


Γνώσει λάμπρυνον θεία, τον αγνώμονα νούν μου Παρθένε Άχραντε, ως αν της μετανοίας, πορεύσωμαι τας τρίβους, και ζωής τύχω κρείττονος, ο καταφεύγων Αγνή, τη κραταιά σου σκέπη.


Ωδή η’. Τον Βασιλέα…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Έχει σε πόλις, Θεσσαλονίκη προστάτην, δια τούτο σου Δημήτριε κηρύττει, τας ευεργεσίας, και χάριτος τον πλούτον.
‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.


Ρύου απαύστως, επιφορών και κινδύνων, τους προστρέχοντας τοις θείοις σου Λειψάνοις, και την σην πρεσβείαν, Δημήτριε ζητούντας.


Δόξα Πατρί….


Αΰλου μύρου, τη μυστική ευωδία, των παθών ημών την δυσωδίαν λύσον, ίνα σε τιμώμεν, Δημήτριε παμμάκαρ.


Και νυν…Θεοτοκίον


Συ εί Παρθένε, ως του Θεού ημών Μήτηρ, καταφύγιον και λύτρον εν ανάγκαις, των υπερυψούντων, τον άφραστον σου τόκον.


Ωδή θ’. Κυρίως Θεοτόκον…


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Ιάσεις αναβλύζει, η σεπτή σορός σου, τη επομβρία του Πνεύματος Άγιε, τοις αδιστάκτω καρδία σε μεγαλύνουσι.


‘Αγιε του Θεού πρέσβευε υπέρ ημών.
Μαστίγων ολεθρίων, και σεισμού μανίας, Θεσσαλονίκην την πόλιν σου φύλαττε, Μεγαλομάρτυς Δημήτριε ευφημούσαν σε.


Δόξα Πατρί….


Οι πίστει προσιόντες, τη σεπτή σορώ σου, επηρειών χαλεπών απαλλάττονται, και κατά χρέος Δημήτριε ανυμνούσι σε.


Και νυν…Θεοτοκίον


Υψίστου η καθέδρα, Κεχαρίτωμενη, την πεπτωκυίαν ψυχήν μου τοις πάθεσι, προς πολιτείας αγίας ύψωσον έλλαμψιν.


Το Άξιον εστί… και τα μεγαλυνάρια.


Χαίροις των Μαρτύρων η καλλονή, και Θεσσαλονίκης, πολιούχος ο ευκλεής• χαίροις Μυροβλύτα, Δημήτριε παμμάκαρ ημών προς τον Σωτήρα, πρέσβυς θερμότατος.

Δέδεκται εν κόλποις την ιεράν, σορόν σου παμμάκαρ, ως ουράνιον θησαυρόν, η Θεσσαλονίκη, ης πάλαι εστερήθη, και πόθω ευφημεί σε Μάρτυς Δημήτριε.

Λύτρωσαι κινδύνων παντοδαπών, Δημήτριε Μάρτυς, και παντοίων δυσχερειών, τους την σην πρεσβείαν, από ψυχής αιτούντας, και τη σεπτή σορώ σου, πίστει προσπίπτοντας.

Ως ερρύσω Μάρτυς φθοράς σεισμού, την Θεσσαλονίκην, τη θερμή σου επισκοπή, ούτω ταύτην ρύου, και πάσαν την Ελλάδα, επερχομένων πόνων, και περιστάσεων.

Μύρου ευωδία του νοητού, Μυροβλύτα Μάρτυς, αποδίωξον αφ’ ημών, παθών ακαθάρτων, την δυσωδίαν θάττον, και των πταισμάτων αίτει, ημίν την άφεσιν.

Ίδε τους εστώτας πανευλαβώς, τη σεπτή σορώ σου, Μυροβλύτα Μάρτυς σοφέ και άπασι δίδου, τας σωτηρίους δόσεις, την καθ’ ημών μανίαν, λύων του δράκοντος.

Πάσαι των Αγγέλων αι στρατιαί, Πρόδρομε Κυρίου, Αποστόλων η δωδεκάς, οι Άγιοι Πάντες ποιήσατε πρεσβείαν εις το σωθήναι ημάς.


Το Τρισάγιον, τα συνήθη τροπάρια, εκτενής και απόλυσις, μεθ’ ήν το εξής:
ΑΠΟΛΥΤΙΚΙΟΝ
Ήχος γ’.


Μέγαν εύρατο εν τοις κινδύνοις, σε υπέρμαχον η οικουμένη, αθλοφόρε τα έθνη τροπούμενον. Ως ούν Λυαίου καθείλες την έπαρσιν, εν τω σταδίω θαρρύνας τον Νέστορα, ούτως άγιε Μεγαλομάρτυς Δημήτριε, Χριστόν τον Θεόν ικέτευε, δωρήσασθαι ημίν το μέγα έλεος.


Η Αίτησις ιερέως…
Ήχος β’. Ότε εκ του ξύλου…


sabato 24 ottobre 2009

BENVENUTI - MIR SE NA VINI


Acquaformosa (CS), l'unico paese italo-albanese (Arbresh) ad avere una Chiesa Ortodossa vi attende per la sagra della castagna dal 30 ottobre al 1° novembre. La Chiesa ortodossa è in Via Garibaldi, 64 ed è dedicata a Santa Caterina Megalomartire, è sotto la giurisdizione del Patriarcato di Mosca. La Divina Liturgia si celebra una volta al mese e per il mese di novembre la celebrazione avverrà domenica 8. Non mancate.

Dal sito cattolio: Zenit.org

La Commissione cattolico-ortodossa analizza il ruolo del Vescovo di Roma
In una riunione a Cipro tra le proteste dei radicali
di Jesús Colina

PAPHOS (Cipro), venerdì, 23 ottobre 2009 (ZENIT.org).-

La riunione della Commissione Congiunta Internazionale per il Dialogo Teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, svoltasi dal 16 al 23 ottobre a Paphos (Cipro), ha fatto passi avanti nella riflessione comune sull'argomento decisivo per ritrovare l'unità: il ruolo del Vescovo di Roma.
L'ambiente cordiale della riunione è stato alterato dalle manifestazioni di protesta di alcuni radicali ortodossi contro il dialogo con la Chiesa cattolica. Di fronte alla violenza delle protesta, la Polizia di Cipro ha arrestato quattro cittadini e due monaci del Monastero di Stavrovuni, secondo quanto ha confermato
Amen.gr.
Un comunicato congiunto inviato dagli organizzatori dopo la riunione conferma che nell'incontro si è andati avanti nella redazione di un documento congiunto sul tema "Il ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo millennio".
Il documento si basa su una "bozza preparata dal Comitato Congiunto di Coordinamento, che si è riunito a Elounda (Creta, Grecia) lo scorso anno".
"Durante questa plenaria, la Commissione ha preso in considerazione e ha emendato la bozza del Comitato Congiunto di Coordinamento, e ha deciso di completare la sua opera sul testo il prossimo anno, convocando un altro incontro della Commissione Congiunta", segnala la nota.
Il documento risponde alla richiesta rivolta da Giovanni Paolo II nella sua Enciclica "
Ut unum sint" sull'"impegno ecumenico" (25 maggio 1995), in cui proponeva di "trovare una forma di esercizio del primato che, pur non rinunciando in nessun modo all'essenziale della sua missione, si apra ad una situazione nuova" (n. 95).
Ciò, aggiungeva, è possibile perché "per un millennio i cristiani erano uniti dalla fraterna comunione della fede e della vita sacramentale, intervenendo per comune consenso la sede romana, qualora fossero sorti fra loro dissensi circa la fede o la disciplina".
Lo stesso Papa ha invitato a cercare, "evidentemente insieme, le forme nelle quali questo ministero possa realizzare un servizio di amore riconosciuto dagli uni e dagli altri".
Alla riunione hanno partecipato 20 membri cattolici ed erano rappresentate tutte le Chiese ortodosse, con l'eccezione del Patriarcato di Bulgaria.
La Commissione ha lavorato sotto la direzione dei suoi due co-presidenti, il Cardinale Walter Kasper e il Metropolita Ioannis Zizioulas di Pergamo.
Sabato 17 ottobre i co-presidenti e altri partecipanti, tra i quali il Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sono stati ricevuti al Palazzo Presidenziale dal Presidente di Cipro, Dimitris Christofias, che ha espresso la speranza che questo importante dialogo continui in un mondo ancora diviso, come la stessa Cipro, e ha porto i suoi auguri per il progresso sulla via della comunione tra le due Chiese in futuro.
Secondo quanto si è spiegato nel comunicato finale, i rappresentanti ortodossi "hanno discusso tra le altre cose le reazioni negative al dialogo da parte di certi circoli ortodossi, e le hanno unanimemente ritenute infondate e inaccettabili, dicendo che diffondono informazioni false e fuorvianti".
"Tutti i membri ortodossi della Commissione hanno ribadito che il dialogo continua per decisione di tutte le Chiese ortodosse e viene perseguito con fedeltà alla Verità e alla Tradizione della Chiesa".
Secondo Amen.gr, il rappresentante stampa della Polizia, il Commissario superiore Michele Katsunotos, ha dichiarato che gli arrestati erano entrati e avevano occupato la cappella di San Giorgio, che si trova nella sede di Paphos, dove si sono svolti i lavori della Commissione Mista.
Precedentemente si era recato alla cappella il Metropolita di Paphos Giorgio, accompagnato da un gruppo di poliziotti per dissuadere i manifestanti.
Da parte loro, aggiunge il comunicato, i rappresentanti cattolici hanno considerato la bozza sul primato del Vescovo di Roma "una buona base per il nostro lavoro" e hanno confermato "l'intenzione di portare avanti il dialogo con fiducia reciproca, in obbedienza alla volontà del Signore".
La Commissione Mista, istituita da Papa Giovanni Paolo II e dal Patriarca ecumenico Demetrio I a Istanbul il 30 novembre 1979, festa di Sant'Andrea (patrono di Costantinopoli), ha iniziato il suo operato nel 1980 e ha ripreso i lavori nel 2006 dopo una parentesi di sei anni dovuta ad alcune divergenze.

Dal nostro caro amico Gabrijè.

INNO AKATISTOS ALLA SANTA MADRE DI DIO

“ GIOIA DI TUTTI GLI AFFLITTI”



Kondakion 1

Echeggino i nostri accenti di vittoria in tuo onore, Regina invincibile che ci salvi da una morte eterna, Madre di Dio, Vergine sovrana, per mezzo della grazia che sparge Cristo da te nato; verso di te salgono le lodi, i canti di azione di grazia dei tuoi servitori. Col tuo braccio potente innalza intorno a noi il più solido dei baluardi. Salvaci da ogni pericolo, affrettati a soccorrere i fedeli che cantano:

Gioisci, o nostra Signora, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.




Ikos 1

Dal cielo fu mandato un Angelo di alto rango per dire alla Madre di Dio: ‘Gioisci, o benedetta fra le donne, Genitrice di Cristo il Figlio di Dio!’.

Per questo, malgrado le nostre colpe noi speriamo in te e con affetto ti acclamiamo:

Gioisci, benevolenza di Dio verso i peccatori;

Gioisci, potente avvocata dei penitenti presso il Signore nostro Dio;

Gioisci, richiamo di Adamo caduto;

Gioisci, perché anche Eva non piange più.

Gioiscii, tu rimuovi l’impurità dai peccatori;

Gioisci, tu hai messo al mondo il Redentore che purifica le nostre iniquità;

Gioisci, mirabile riconciliazione di tutti con Dio.

Gioisci, ponte che conduce dalla morte alla vita;

Gioisci, tu salvi il mondo dal diluvio del peccato;

Gioisci, scala celeste che il Signore discese fino a noi;

Gioisci, causa dell’universale divinizzazione.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.



Kondakion 2

Alla vista del flusso dei prodigi che zampillano dalla tua santa icona, o divina Genitrice, noi comprendiamo che sei l’aiuto di quanti ti pregano, la protettrice degli oppressi, la speranza di chi confida in te, la consolatrice degli afflitti, la ricerca degli smarriti, la nutrice degli affamati, l’abito dei denudati, la castità delle vergini, la difesa degli stranieri, il soccorso di quanti sono nella pena, la vista dei ciechi, l’udito dei sordi e la guarigione dei malati, per cui noi ti rivolgiamo le nostre azioni di grazia, cantando a Dio: Alleluja.

Ikos 2

Cercando di capire, o Madre di Dio, il mistero del soccorso che porti agli afflitti, o Vergine, noi verso di te ci rifugiamo. Nella tua bontà aiutaci a scoprire la misericordia e il favore di tuo Figlio che ci protegge e perdona i nostri peccati, affinché possiamo inneggiare a te con gioia:

Gioisci, porto di pace per i naufraghi;

Gioisci, per i dubbiosi sicuro rifugio; rallegrati, sola Madre capace di compassione;

Gioisci, pronto soccorso di quanti si trovano nel malessere .

Gioisci, tu dall’amore della terra ci trascini verso il cielo;

Gioisci, tu nelle nostre sofferenze ci doni grazia e consolazione;

Gioisci, promessa dei beni eterni;

Gioisci, sovrintendente della gioia che nessuno potrà strappare.

Gioiscii, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 3

Fortifica il malato di anima e corpo, armami con la potenza dall’alto, rendimi degno della tua visita, o nostra Signora; nella tua bontà, e nella tua benevolenza rinfrancami dissipando le tenebre della disperazione e afflizione, affinché, salvato per tuo tramite, io possa cantare a Dio: Alleluja.

Ikos 3

Tu che possiedi l’ineffabile tesoro della misericordia, porgi a tutti gli afflitti la tua mano caritatevole, curando le malattie e guarendo le passioni. Non disprezzare, o Sovrana, nella tua bontà, me che giaccio sul mio letto di infermità e che a te grido:

Gioisci, prezioso tesoro della grazia di Dio;

Gioisci, sola speranza dei disperati; rallegrati, tu procuri al mio corpo la guarigione;

Gioisci, tu procuri alla mia anima la salvezza

Gioisci, occhio dei ciechi e udito dei sordi; rallegrati, tu fai camminare gli zoppi e parlare i muti;

Gioisci, visitatrice che ridona ai malati la speranza;

Gioisci, tu procuri ad ogni infermo la guarigione nella misura della sua fede.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 4

Il turbinio di tanti malesseri mi circonda e non posso più sopportarne le spire; ma tu, o Madre compassionevole del mio Salvatore, alza la mano verso il tuo Figlio, pregandolo di vagliare l’afflizione del mio cuore e di sottrarmi all’abisso della disperazione, affinché io possa a lui cantare: Alleluja.

Ikos 4

Santa Vergine e Madre, avendo ascoltato la profezia del giusto Simeone, quando disse che una spada ti avrebbe trafitto l’anima, tu hai conservato tutte queste parole nel tuo cuore, ben sapendo che la gioia di una madre per i suoi tanti figli in questo mondo comporta anche numerose tribolazioni; per questo noi ti rivolgiamo i seguenti saluti:

Gioisci, tu hai messo al mondo la gioia, il Cristo nostro Salvatore;

Gioisci, tu hai liberato il mondo dell’afflizione;

Gioisci, tu hai sopportato gli oltraggi inflitti a tuo Figlio;

Gioisci, tu hai preso parte alle sue sofferenze.

Gioisci, consolazione delle madri afflitte;

Gioisci, dolce custode dei loro figli;

Gioisci, pronta ausiliatrice nei nostri disagi;

Gioisci, ritrovamento degli smarriti.

Gioisci, nutrice dei piccolissimi;

Gioisci, educatrice degli adolescenti;

Gioisci, seconda madre degli orfani;

Gioisci, soccorso delle vedove.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’ ".





Kondakion 5

"Vedendo dalla Croce sgorgare il sangue di tuo Figlio e Dio, servo del Signore docile al volere del Padre che è nei Cieli, tu hai dato a noi un esempio di sopportazione nel dolore, così che anche noi, provati nel crogiolo del male, potessimo cantare umilmente al nostro Dio: Alleluja.





Ikos 5

Vedendoti presso la Croce con l’apostolo diletto e il cuore trapassato da spada per il tuo divin Figlio, questi ti disse: ‘Donna, ecco tuo figlio’; e al discepolo: ‘Questa è tua madre’, affidandoti come figli tutti quelli che avrebbero creduto in lui. E noi, prendendo parte alle sofferenze di tuo Figlio e avendo te come eccelsa madre, pieni di speranza a te gridiamo:

Gioisci, madre del popolo cristiano;

Gioisci, nostra adozione sotto la Croce di tuo Figlio;

Gioisci, tu hai unito gli uomini a Dio;

Gioisci, tu hai riposto i credenti nel campo del Signore.

Gioisci, Agnella che hai concepito l’Agnello che toglie i nostri peccati ;

Gioisci, coppa che ci permette di attingere alla fonte immortale la nostra gioia;

Gioisci, tu procuri ai peccatori la salvezza; rallegrati ricerca delle anime perdute.

Gioisci, gioia dei peccatori disperati;

Gioisci, sollievo dei caduti; rallegrati, guaritrice di ogni infermità; rallegrati, abolizione di ogni tristezza.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 6

I confini della terra proclamano la tua misericordia, o Madre di Dio, perché con la tua protezione tu copri tutto il popolo cristiano pregando per lui il Cristo Salvatore, e preservando così da ogni castigo quanti temono Dio e a lui cantano con fede: Alleluja.

Ikos 6

La grazia della tua icona miracolosa, o Madre di Dio, si è rivelata portatrice di luce; davanti ad essa noi ci inchiniamo implorando: Dissipa la nube delle prove che si abbattono su di noi, così che con gioia possiamo cantarti:

Gioisci, al tuo Figlio tu presenti la preghiera dei credenti ;

Gioisci, tu non tralasci di intercedere per noi davanti al trono del tuo Figlio;

Gioisci, avvocata presso Dio che salva il mondo dal male;

Gioisci, ausilio concesso da Dio al popolo cristiano.

Gioisci, albero i cui frutti di luce nutrono i fedeli ;

Gioisci, estesa nube che offre al mondo la protezione;

Gioisci, terra promessa da dove scorre il latte e il miele.

Gioisci, Ricerca delle anime e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 7

Volendo far fluire un getto di miracoli dalla tua santa icona "Ricerca delle anime perdute", tu hai chiesto, o nostra Signora, che gli afflitti e i disperati elevino davanti ad essa un canto di intercessione, e avendo trovato la guarigione possano proclamare le grazie procurate dall’icona, affinché non sia celata la sorgente dei miracoli ottenuti. Per questo noi non possiamo non parlare dei tuoi benefici, ma con riconoscenza glorificare Dio e cantare: Alleluja.



Ikos 7

Ecco la nuova fonte di Siloe, più potente di quella di una volta: è il tuo tempio, o Sovrana immacolata, in cui noi ci chiniamo davanti alla tua icona miracolosa; per essa difatti non solo una volta l’anno né al primo che vi si tuffa tu concedi la salute, guarendo le ferite dell’anima e del corpo di quanti accorrono con fede e amore verso di te. Per questo noi a te cantiamo:

Gioisci, piscina in cui scendono le nostre sfortune ;

Gioisci i, coppa da cui attingiamo la salute e la gioia;

Gioisci, roccia che effonde acqua viva agli assettati;

Gioisci, legno che addolcisce i frutti amari della nostra vita.

Gioisci, fonte inesausta di acque vive;

Gioisci, bagno in cui l’impurità dei peccatori è lavata ;

Gioisci, per te le nostre sofferenze sono addolcite;

Gioisci, tu dissipi le nostre tristezze.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 8

Tutti siamo, secondo la parola dell’Apostolo, sulla terra ospiti e pellegrini, esposti per questo ai pericoli dei nemici, quelli dei conterranei e dei falsi fratelli, nelle prove e nelle privazioni; tu invece, o nostra Signora che ci indichi così bene il cammino, indirizzaci verso il porto tranquillo e prega tuo Figlio di donarci prima della fine il perdono dei nostri peccati, per poter senza sosta cantare: Alleluja.

Ikos 8

La nostra vita sulla terra è piena di miseria e tristezza per le calunnie, colma di vessazioni, oltraggi, prove ed ogni genere di colpa; il nostro corpo non ha più forza e il nostro spirito è debole; per questo noi presso di te cerchiamo rifugio, chini di fronte alla tua sacra immagine.

Colma di gioia e felicità i nostri cuori afflitti, così da poter così cantare:

Gioisci, o nostra guida verso la patria celeste;

Gioisci, Regina della terra e del cielo che apri le porte del paradiso

Gioisci, vello che Giosuè vide coperto di rugiada;

Gioisci, grembo benedetto dove abitò il Dio che nessuno spazio contiene;

Gioisci, roveto ardente, non consumato dal fuoco;

Gioisci, fortezza incrollabile

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 9

Ogni gioia terrena ha la sua parte di tristezza: la ricchezza passa, la gloria non dura, la bellezza appassisce come anche la salute; amici e vicini sono portati via dalla morte. Addolcisci tu la nostra pena, o causa di tanti beni che procuri l’incorruttibile gioia, cosicché possiamo cantare a Dio: Alleluja.



Ikos 9

I rètori pettegoli sono nell’imbarazzo non sapendo con quali parole consolare le anime afflitte o in perdizione; tu invece, o nostra Signora, metti nei nostri cuori parole di consolazione, dissipando con i raggi della tua grazia le nubi della disperazione e dell’afflizione, così da poterti cantare:

Gioisci, gioia e gaudio di tutti i Cristiani ;

Gioisci, felicità del mondo e sua pace;

Gioisci, tu ci procuri la mansuetudine del nostro Dio;

Gioisci, speranza dei beni eterni.

Gioisci, arca di quanti vogliono essere salvati;

Gioisci, porto per i naviganti in questa vita;

Gioisci, fedele custode di quanti dopo Dio hanno messo in te la loro speranza;

Gioisci, tu rivesti di incolumità quanti sono nudi […].

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 10

Volendo salvare il genere umano dagli eterni castighi e incessanti afflizioni, il Signore amico degli uomini ha preso dimora nel tuo seno verginale, poi donò te che sei sua Madre come aiuto, difesa, protezione, consolazione, ricerca delle anime perdute, gioia degli oppressi, speranza dei disperati, liberando con le tue preghiere da eterni castighi e conducendo alla celeste gioia quanti cantano al tuo Figlio e nostro Dio: Alleluja.

Ikos 10

Tu sei baluardo delle vergini, o Madre di Dio, e di tutti coloro che accorrono sotto la tua protezione. Proteggi dunque e prendi cura dei deboli, degli smarriti; preservali da ogni prova e da ogni male, affinché ti possano cantare con amore:

Gioisci, colonna della verginità;

Gioisci, ampolla di purezza e castità;

Gioisci, corona dei casti che lottano contro la carne;

Gioisci, tu che procuri ai monaci l’eterna gioia

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 11

Divina Madre, noi tuoi servitori ti offriamo questo cantico in ogni umiltà come alla potentissima protettrice del genere umano; dissipa le sofferenze di quanti si rifugiano in te, calma il corruccio divino che ci minaccia giustamente per i nostri peccati, libera da ogni funesta afflizione noi che davanti a Dio cantiamo: Alleluja.

Ikos 11

Lampada splendente accesa per la grazia di Dio, così ci appare la tua icona che ci consola e santifica; venerandola con amore e chini davanti ad essa, o nostra Signora, noi a te così cantiamo:

Gioisci, tu ci preservi da ogni male con la tua potente protezione;

Gioisci, tu ci salvi da sismi e inondazioni;

Gioisci, tu ci sazi nella penuria dell’anima e del corpo;

Gioisci, tu ci salvi dall’eterna perdizione.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 12

Volendo dare un pegno d’amore al genere umano, o divina Madre, tu ti sei mostrata a noi per mezzo della tua icona miracolosa, dalla quale i prodigi scorrono su quanti si avvicinano con fede, guarendo i malati e facendo cessare le afflizioni; per questo noi gridiamo con gioia: Alleluja.

Ikos 12

Cantando le tue grazie e i tuoi miracoli, o genitrice di Dio, tutti insieme noi ti lodiamo come nostra salda protezione; davanti a te noi ci chiniamo umilmente; tu che intercedi per noi, tendi le mani verso il tuo Figlio, affinché in questa vita e dopo la nostra morte la sua misericordia sia costantemente su di noi che cantiamo:

Gioisci, tu sei la nostra sicura speranza in questa vita e dopo la morte;

Gioisci, perché a quanti sperano in te tu procuri una fine di vita pacifica;

Gioisci, o nostro soccorso e nostra speranza nel giorno del giudizio; r

Gioisci, tu che presso il giusto giudice intercedi per noi.

Gioisci, ponte che ci conduce verso il cielo;

Gioisci, rifugio dei peccatori pentiti;

Gioisci, gioia degli Angeli e loro incanto;

Gioisci, gloria di tutti i giusti e loro conforto.

Gioisci, Ricerca delle anime perdute e Gioia di tutti gli afflitti’.

Kondakion 13

Madre colma della grazia di Dio, che per la letizia del cielo e della terra hai messo al mondo Cristo, nostro divino re, ascolta la voce dei tuoi servitori infelici, gradisci questo modesto canto da noi offerto, liberaci da ogni male, prova o afflizione, sana le nostre malattie, fai tacere quanti ci accusano, allontana da noi ogni odio e inimicizia, e preserva dai castighi futuri quanti per te cantano: Alleluja




giovedì 22 ottobre 2009

Dal Sito amico: Eleousa.net

Russia - In nome dell’unica fede ortodossa

Una nuova presenza della Chiesa russa nel mondo La prima visita pastorale del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia in Turchia, in Ucraina, in Bielorussia e nel mese di novembre in Egitto, mostrano un nuovo stile ed una nuova presenza della Chiesa russo-ortodossa nel mondo. L’incontro con il Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli, così come con il Presidente Yushchenko (Ucraina) e Lukashenko (Bielorussia) indicano che la sua influenza va ben al di là dei confini della Russia. Nel colloquio avuto con il Presidente ucraino Yushchenko, il Patriarca Kirill ha chiaramente espresso la sua gioia di poter continuare "il dialogo sulla situazione religiosa in Ucraina" e ha ribadito l'importanza della sua visita come pastore a Kiev, "la madre delle città russe", la culla della spiritualità e della cultura per i russi ortodossi. Secondo il Patriarca, Kiev è, per gli eredi della fede di Vladimir, "la nostra Gerusalemme e la nostra Costantinopoli”. Il presidente Yushchenko, a sua volta, ha sottolineato l'importanza della prima visita del Patriarca Kirill in Ucraina e la possibilità di uno scambio "sincero, onesto e fiducioso" sui problemi della vita religiosa nel paese. La visita al Patriarca di Alessandria e di tutta l'Africa conferma la volontà del Patriarca di Mosca di salvaguardare l’unità dell’ortodossia in vista del prossimo Grande Concilio della Chiesa ortodossa orientale, che dovrà tener conto di alcune pressanti questioni che richiedono una decisione panortodossa, come la nascita di nuove Chiese locali. Non vi è dubbio che questi movimenti mostrano il ruolo che la Chiesa russa riveste in questa direzione. Terminando la visita in Bielorussia, il Patriarca Kirill ha invitato tutti a prendere consapevolezza che « con la Russia, l'Ucraina, la Bielorussia e la Moldavia costituiscono una civiltà unica, che si basa sulla fede ortodossa comune".
(Pubblicato sul n.5/2009 del Magazine ELEOUSA, pg. 27)

martedì 20 ottobre 2009

Dal sito: eleousa.net

Russia - Rostov, il tesoro inestimabile della fede


Discorso del Patriarca Kirill a Rostov, alla vigilia della festa della Protezione della Madre di Dio.

Signor Cardinale, Arcivescovo Panteleimon, cari padri, fratelli e sorelle!
Con profonda gioia sono arrivato nel sud della Russia, nella principale città del Sud della Russia, Rostov sul Don, per pregare con voi.
Pochi giorni fa ho avuto l'opportunità di visitare Rostov in occasione del 300° anniversario del beato riposo di San Demetrio di Rostov. Due città in Russia, hanno lo stesso nome, ed entrambe sono associate al nome di san Demetrio. Rostov ha svolto un ruolo importante nella storia della Russia medioevale. Rostov sul Don è molto importante per la vita moderna della Russia.
La mia visita nella diocesi di Rostov è coincisa con la festa della Protezione della Beata Vergine Maria. Questa festa è stata istituita per il miracolo della Vergine. Gli abitanti di Costantinopoli fecero appello alla Regina del Cielo nel momento più terribile della loro vita, quando il nemico era vicino alle mura della città, e c'era poca speranza di salvezza. Gli abitanti si recano nella Chiesa di Blacherne per pregare la Regina del Cielo, che compì il grande miracolo. Il nemico si ritirò, senza causare alcun danno. Questo evento è sigillato come festa della Protezione. L’Omophorion della Regina del Cielo è un simbolo di protezione, la protezione della Santa Madre verso coloro che nella preghiera fanno appello a Lei. Prendiamo questo fatto storico come una grande prova della presenza della Regina del Cielo nella nostra vita.
In Russia, la Madre di Dio è sempre stata venerata in modo speciale. La nostra terra viene percepita come molto amata dalla Beata Vergine. E’ sorprendente che la festa della Protezione di Costantinopoli sia celebrata in Russia in maniera così solenne. Il Popolo russo ha sempre avuto nel cuore e nella mente ciò che è successo a Bisanzio, ritenendo pertanto indispensabile rivolgersi alla Regina del Cielo.
La consapevolezza della vicinanza della Beata Vergine Maria è stata la ragione per la nostra gente di rivolgersi a Lei nei momenti di gioia e di dolore per chiederLe aiuto. I templi più maestosi sono stati costruiti in onore della Beata Vergine. E oggi noi preghiamo in uno di questi templi, esprimendo così la fede verso la Regina del Cielo, nella sua intercessione per la nostra terra. Questa fede, oggi come in passato, non muore, la fede nel miracolo di Dio, concesso a tutti in risposta alle Sue preghiere.
Sappiamo che molti miracoli, piccoli e grandi, abbiamo ricevuto nella nostra vita. Attraverso la nostra sensibilità spirituale, possiamo percepire, vedere queste meraviglie. Non è un miracolo ciò che accade oggi nella nostra terra?
Nel corso di quasi 20 anni, abbiamo passato molte difficoltà, ma nonostante questo siamo andati avanti verso il nostro obiettivo. Abbiamo costruito templi e monasteri. Intorno a questa grande opera, che unisce il meglio dei nostri laici, tra cui i leader politici, intellettuali, rappresentanti delle imprese e la nostra nazione, c’è la convinzione che anche con pochi mezzi e molti sacrifici abbiamo fatto rivivere questo o quel santuario.
Quello che sta accadendo oggi nel nostro paese è opera della Vergine Madre in risposta alle preghiere dei nostri martiri, confessori, che hanno dato la vita per Cristo e per la Chiesa, in risposta alle nostre preghiere e a quelle di madri e padri, che non hanno abbandonato la fede, l’ hanno conservata nel cuore e trasmessa ai loro figli e nipoti.
La preghiera autentica viene dal cuore. I nostri figli e nipoti stanno cominciando a conoscere la verità di Dio, analizzando da un lato ciò che è successo al nostro popolo, dall'altro sono vigili nel guardare alla propria vita e scoprire la presenza di Dio nella loro vita. E diventano custodi della fede ortodossa e delle tradizioni morali, con amore per la Patria.
Rostov è stata sempre terra gloriosa di figli e figlie che hanno avuto questo amore per la Patria. I nostri cosacchi hanno dimostrato la loro fede Durante le persecuzioni nel sud della Russia, così sanguinose e spaventose, hanno dimostrato una forte identità religiosa e nazionale.
Oggi, vediamo che gradualmente tutto questo si sta riprendendo. I cosacchi hanno un compito difficile e non senza difficoltà. Ma ricordiamoci: se manteniamo la preghiera nel nostro cuore, se custodiamo la nostra fede, allora le difficoltà saranno superate.
Mi rallegro per la possibilità di effettuare domani la Divina Liturgia nella Cattedrale di Novočerkassk, per incontrare i cosacchi, e parlare con loro.
Grazie per il dono che mi avete fatto. Ma il dono più grande è l'opportunità di incontrarmi con voi in questa cattedrale affollata, miei cari fratelli e sorelle. Conservare la fede ortodossa, come il più grande ed inestimabile tesoro della nostra terra. Poi tutte le controversie saranno risolte, perché crediamo che sotto la Protezione dell’ Immacolata Regina del Cielo tutto fiorisca come sua eredità terrena.
In memoria di questo giorno nella cattedrale e nella città di Rostov sul Don, vorrei donare l’Icona della Theotokos di San Teodoro con un’ iscrizione commemorativa. Dinanzi a Lei, pregate per la vostra terra, per i parenti e gli amici, per le famiglie, soprattutto per i giovani, affinché diventino forti spiritualmente, qui, nel sud della Russia.
Pregate anche per me, per il vostro Patriarca. Senza la preghiera, nulla può prosperare. Non ho la possibilità di benedire ciascuno di voi, ma vorrei trasmettere a ciascuno di voi questa immagine della protezione della Beata Vergine Maria con la mia benedizione patriarcale sul retro. Prendete questa immagine, portatela a casa, e così saremo in collegamento spirituale, tra il Patriarca e ognuno di voi, con le vostre famiglie e le vostre case. Tutto questo non è solo un simbolo, ma è la realtà. La comunicazione nella preghiera - questo campo enorme di energia della forza - ha un tale potere, che non solo le persone si connettono tra di loro, ma è in grado di collegare la terra al cielo, e ogni uomo a Dio.
La Protezione dell’ Immacolata Regina del Cielo si stenda nel nostro paese, sulla nostra chiesa, nel sud della Russia e su tutti voi, miei cari fratelli e sorelle.
Il Signore Vi protegga sempre.

(fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru; nostra traduzione dal russo)

Madre di Dio, proteggi tutti noi e purifica i nostri cuori fino a scarnificarli. Per Te, Divina Madre.

Maicii Domnului „Krasnoilskaya”



October 20, 2009
Cu binecuvântarea Înalt Prea Sfinţitului Vladimir, de la Biserica „Acoperământul Maicii Domnului” din satul Crasna, regiunea Cernăuţi, a fost adusă în Republica Moldova icoana făcătoare de minuni a Maicii Domnului „Krasnoilskaya”.Sfinţenia se va afla spre închinare creştinilor din Moldova la Biserica „Sf. Nicolae”, din s. Olişcani, r. Şoldăneşti, între 18 şi 24 octombrie.Unul dintre slujitorii Bisericii din Crasna, a relatat pe scurt istoria icoanei făcătoare de minuni a Maicii Domnului „Krasnoilskaya”:„Icoana noastră s-a proslăvit în anul 1995, înanite de sărbătorile Sfintelor Paşti, în casa unor creştini din satul nostru. Gospodarii, făcând pregătirile de sărbătoare, au observat pe icoana Maicii Domnului lacrimi. Când au luat icoana de pe perete, au observat că acolo a rămas imprimat chipul Mântuitorului, locul acela, până în ziua de azi păstrându-se aşa. Icoana a fost dăruită Bisericii, şi în anul 1996, după cercetări, icoana a fost canonizată de Înalt Prea Sfinţitul Onufrie, Mitorpolitul de Cernăuţi şi Bucovina, mulţi primind vindecare de la Maica Domnului. Un caz deosebit, care s-a întâmplat nu la mult timp după canonizare, este acela al unui încasator din Storojineţ, căruia i-au fost furaţi banii pe care trebuia să îi împartă la muncitori, însumând 20 de mii de grivne. Omul, aflându-se într-o situaţie foarte dificilă, a venit într-o sâmbătă la Biserică şi l-a găsit pe Părintele paroh Vasile Pavlenko, care săvârşea pomenirea morţilor în Biserica cea veche. Creştinul i-a cerut Părintelui ajutor, la care Părintele i-a spus să se roage Maicii Domnului şi să-i spuie durerea ca şi cum i-ar spune-o maicii sale. Omul s-a rugat, şi în aceeaşi seară a venit la uşa lui un bătrânel şi l-a întrbat pe încasator dacă el a pierdut o pungă cu bani, la care încasatorul a răspuns că da. Bătrânul i-a spus că a găsit pachetul cu bani pe marginea unui şanţ, după care i-a dat punga încasatorului şi s-a făcut nevăzut. Aceasta este una dintre multele minuni care s-au săvârşit la icoana Maicii Domnului, şi îmi mai amintesc de un caz, când o persoană din satul alăturat, Crăsnişoara Veche, fiind bolnavă de o boală fără leac – avea nişte umflături în zona gâtului – venind şi rugându-se la Maica Domnului, s-a atins de icoană şi acele umflături au dispărut, prin darul lui Dumnezeu şi ajutorul Maicii Domnului, vindecându-se. De asemenea, s-au descoperit multe pagube, fără a se descoperi însă hoţii – aşa lucra Maica Domnului, ca să nu se facă dezbinare şi ură. S-au vindecat şi oameni bolnavi de cancer, la alţii s-a reîntors vederea, şi multe suflete îndurerate, care venind cu multe greutăţi ale vieţii, făcând rugăciuni la icoana făcătoare de minuni a Maicii Domnului, s-au întors cu rugăciunea lor împlinită. Pentru aceasta mulţumim lui Dumnezeu şi slăvim pe Preasfânta Născătoare de Dumnezeu, care a binevoit să se proslăvească prin icoana sa făcătoare de minuni, în locul acesta. Dumnezeu să ne aibă în paza lui, pentru rugăciunile Preacuratei Maicii Sale şi ale tuturor Sfinţilor.”
Pr. Adrian Babin, Parohul Bisericii „Sf. Nicolae” din s. Olişcani, r. Şoldăneşti, a ţinut să mulţumească Prot. Vasile Pavlenko pentru bunăvoinţa de care a dat dovadă, transmiţând icoana: „Cu binecuvântarea lui Dumnezeu şi cu binecuvântarea Mitropolitului Vladimir al Moldovei şi Onufrie al Cernăuţiului, această icoană merge pentru prima dată la noi în Moldova, cu străduinţa Prot. Vasile Pavlenko şi cu aprobarea sa, vom purcede la drum, pentru a duce icoana spre închinare şi creştinilor din Moldova, care cu frică de Dumnezeu vor veni către Maica Domnului şi vor primi acea Binecuvântare a lui Dumnezeu. Încă o dată mulţumim Părintelui Paroh pentru binecuvântarea şi binevoinţa de a ne încredinţa icoana.”
Serviciul de Presa al Mitropoliei Chisinaului si a Intregii Moldove

Interessantissimo Editoriale della rivista Italo-albanese: Jeta Arbëreshe, 63 / llonar - vjesht 2009

Arbërishtja e Shqjpja

Cinque secoli e mezzo fa, la storia degli Arbresh si separa daquella Albanese. Il Ramo arbresh si stacca dal Tronco albanese. Il Ramo fuori dalla Patria si sparpaglia per l’Italia straniera; il tronco resta in Patria, ma oppressa dal turco straniero. Due popoli si allontanano l’uno dall’altro non solo fisicamente, ma col tempo anche linguisticamente. Ognuno si misura con lo straniero: l’arbresh ce l’ha intorno, ma fuori casa; l’albanese ce l’ha addosso, e dentro casa. Linguisticamente, oggi l’Arberia non solo ha una lingua diversa da quella albanese, ma ogni paese arbresh, rispetto a ciascun altro paese arbresh, ha un parlata diversa. Nel cuore degli Arbresh vive, acceso, l’amore verso la Patria albanese al di là del mare, ma la lingua albanese resta una montagna troppo alta da scalare. Non si capisce. Dopo cinque secoli e mezzo di lontananza, l’oggi linguistico dei paesi arbresh impastata nelle parlate e nelle loro tradizioni: il solo pane mangiabile, per loro. Chi pensa il contrario – e lavora per cambiare questa realtà – non onora l’Arberia nè gli Arbresh. Le parlate arbreshe non le salva la lingua albanese: le strade linguistiche dei due popoli si sono allontanate. Tuttavia, gli intellettuali arbresh che hanno studiato, o studiano, l’albanese nei corsi regolari universitari o l’hanno imparata/approfondita nei Seminari di Prishtina o di Tirana, hanno aggiunto alle loro conoscenze linguistiche, e culturali ingenerale, un tesoro prezioso. Una ricchezza che resta personale e ognuno usa come vuole; ma quantomeno aumenta l’amore per la Madreatria, verso i fratelli albanesi. Ma gli Arbresh semplici vivono da arbresh non perchè glielo dice qualcuno, non perchè riconosciuti dall’art.6 dellaCostituzione Italiana o perchè difesi dalla Legge 482/99; non perchè su di essi si fanno Convegni o Congressi o perchè si scrivono libri; non perchè la loro lingua si insegna a scuola o all’università o perchè si scrive su riviste arbreshe. L’”albanesità” dei paesi arbresh vive anche senza tutti questi “aiuti”. A dire la verità vive anche meglio senza questi aiuti. Perchè ogni “aiuto”, l’arbresh lo vede come una forzatura, una intromissione, non richieste: da qualsiasi parte provenga, arbreshe o italiana. La lingua arbreshe degli Arbresh semplici non ha bisogno della lingua albanese. Bastano le parole che hanno: brevi, dolci o aspre. Impastate di versi e di lacrime, di sudori e di vento. Il tempo queste parole le ha indurite, e le ha murate una ad una intorno ai cuori arbresh. Fortezze più alte di Kruja. Le parlate arbreshe – soprattutto quelle più danneggiate dal tempo – possono essere aiutate solo dalle parlate sorelle arbreshe. Solo questa è la strada per salvare le parlate arbreshe dai danni del tempo. Un aiuto che non provoca nè terremoti psicologici nè linguistici. Un aiuto che resta all’interno dei confini arbresh dentro la casa arbreshe. Dalla “lingua-madre” albanese dobbiamo prendere in prestito solo quelle parole che mancano alle parlate arbreshe. Se poi - come si è fatto in Albania, ma senza “paraocchi” localistici - anche in Arberia facciamo linguisticamente un passo in avanti e cominciamo a costruire l’“arbresh standard”, dovè sta lo scandalo? Il protopapas Emanuele Giordano, col “Vangelo” tradotto in arbresh, ha già aperto questa strada.

lunedì 19 ottobre 2009

Inaugurazione della nuova Chiesa Ortodossa a Ravenna

Domenica 18 ottobre 2009

è stata inaugurata la nuova Chiesa Ortodossa "Protezione della Madre di Dio"
in via Candiano, 1 angolo piazza d'Armi - Ravenna

Durante il sacro rito Sua Eminenza l'Arcivescovo Innokentij ha benedetto il nuovo Tempio e ha ordinato sacerdote Sergey Averin che viene così ad affiancarsi agli altri due sacerdoti della parrocchia: il rettore e parroco Archimandrita Mark Davitti e lo ieromonaco Seraphim Valeriani.
Dal mese di novembre ogni domenica alle ore 9 sarà celebrata regolarmente la Divina Liturgia.
Ecco alcune fotografie scattate durante la funzione.

domenica 18 ottobre 2009

Oggi una giornata....giudicate voi (18.10.2009)

Questa è veramente una Domenica....bestiale. Nuvolosissima,
piovosa ed il Monte Pollino imbiancato dalla prina neve.
Quest'anno l'inverno sembra che abbia dimenticato che
la parte sua inzia esattamente il 21 di dicenbre.
Le foto sono state scattate uscendo da uno dei miei
tanti balconi di casa a San Basile (Cosenza - Italia)