venerdì 29 aprile 2011

«Avere o essere ? L’influenza della rivoluzione sessuale sul cambiamento del clima morale e dei rapporti socio-economici nel mondo contemporaneo » – Intervento del metropolita di Volokolamsk Hilarion alla conferenza intercristiana sui problemi della famiglia a Kaunas (Lituania) il 10 gennaio 2011


Nella società di oggi si nota  un’attenzione esagerata verso la vita sessuale. Secondo alcuni la sfera sessuale sarebbe quasi la più importante nella vita di una persona. Capita spesso di sentir dire che un uomo e una donna devono costruire una famiglia in base a un’ ”intesa sessuale”: concetto creato appositamente da determinati gruppi per scopi commerciali. Da qualche tempo la sessualità e tutto ciò che la riguarda sono oggetto di commercializzazione e sono merce richiesta sul mercato globale.
Oggi il mercato sfrutta al massimo la sessualità, suscitando un interesse smisurato verso questo aspetto per ricavarne degli utili. E’ chiaro che l’idea dello sviluppo permanente dell’economia di mercato è in contrasto con lo stile tradizionale, basato su una visione religiosa che pone  delle regole nei rapporti tra i sessi. Dal punto di vista della Chiesa, la sessualità della persona deve realizzarsi esclusivamente all’interno dell’unione coniugale tra un uomo e una donna; un’unione che ha tra le sue principali finalità la nascita dei figli. Qualsiasi manifestazione della sessualità al di fuori del matrimonio, secondo il punto di vista cristiano, è amorale, poiché la vita morale presuppone un comportamento casto e il dominio di sé.
Viviamo in una società basata sul concetto di uno sviluppo economico costante.  Chi ha inventato questo concetto è convinto che questa sia la soluzione di tutti i problemi, ma è evidente che l’economia mondiale non può svilupparsi all’infinito. Il mercato di prodotti e di servizi nell’Europa attuale è già saturo, ma per crescere avrebbe bisogno di allargarsi ancora.
Dappertutto vediamo anche che il mercato tenta di entrare in ambiti che finora non gli sottostavano, quali la fede, la cultura, la morale, i sentimenti patriottici. Nella situazione attuale, il mercato cerca di trasformare tutto in  merce da vendere o di usare  ogni cosa come mezzo per stimolare la brama di consumo. Grazie alla pubblicità le organizzazioni commerciali tentano di suscitare nei consumatori un’insaziabile quanto illusoria esigenza di «essere a quel livello». In altre parole, il mondo contemporaneo vede scontrarsi i due paradigmi di Erich Fromm : «essere» o «avere».
Secondo la morale cristiana tradizionale, la persona è chiamata da Dio al dono di sè, al sacrificio. Secondo san Paolo «Tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso» (Gal. 5, 14). Questo amore non è possibile senza il sacrificio di sè, che porta la vera realizzazione personale, cioè l’essere vero nel significato cristiano.  Dio è l’Essere Vero proprio perché è Amore (1 Gv. 4,8), perché dà vita a tutto ciò che esiste, sostiene e rafforza il Suo creato, gli dona il Suo Amore. Il mistero della redenzione del genere umano, culminato nel Cristo, ha manifestato in pienezza questo amore divino con l’offerta volontaria del Figlio di Dio come vittima di espiazione per i peccati del mondo.
Per un cristiano, quindi, essere significa donarsi, sacrificare se stessi. Avere, invece, presuppone una limitazione del dono, una rinuncia all’essere vero in vista del quale l’uomo è stato creato. Avere è accumulare passivamente, consumare, essere concentrati egoisticamente sul raggiungimento di ciò che soddisfa, che piace o che si sente: in pratica, compiacersi del proprio «ego». In quest’ottica, i prossimi possono apparire un  ostacolo, un intralcio nel raggiungimento di ciò che si considera il proprio bene, perché i prossimi sottraggono del tempo prezioso che si potrebbe dedicare a ciò che piace. Si capisce che questo atteggiamento priva la persona del suo vero essere, la chiude nella sfera delle sue sensazioni, la esclude dal contesto sociale e quindi dal mondo. Non è forse questa la radice di quel malato individualismo che è diventato ormai una delle caratteristiche fondamentali della nostra epoca?
Questo atteggiamento genera a sua volta una serie di problemi sociali […]. Lo sfruttamento della sessualità umana a fini di lucro, nonostante sia perseguito per legge, oggi è ben organizzato, ha allargato la sua sfera di influenza sugli strati sociali più alti, possiede potenti lobbies nelle strutture politiche di molti stati del mondo, è mosso da una precisa ideologia, appositamente elaborata da persone scelte.
In alcuni paesi occidentali, inoltre, si considerano legali cose che fino a poco fa si reputavano perversione sessuale. […] Alle elezioni parlamentari in Olanda, per esempio, si è presentato un partito, il « Partito per l’amore al prossimo, la libertà e la diversità », che propagandava la libera vendita della droga, l’abrogazione del divieto di pedofilia e il divieto di qualsiasi educazione religiosa. Per fortuna, solo il 3% della popolazione ha votato questo partito. […]
Nelle società tradizionali la morale sessuale era molto severa. Le leggi di alcuni nostri paesi lo testimoniano: lo Stato limita, per esempio, la diffusione della pornografia, proibisce la vendita di materiale pornografico ai minori, persegue per corruzione di minori il contatto sessuale con minorenni. Ma il capitale finanziario tenta comunque di allontanare questi limiti in nome della libertà e dei diritti umani. […]
Il cristianesimo invita alla rinuncia, all’equilibrio, al dominio di sé: in questo senso esso rappresenta un freno alla crescita incontrollata del consumo su cui si basa l’economia di mercato. Per questo molti vorrebbero separare il cristianesimo dalla vita della società.
Se il mito dello sviluppo irrefrenabile dell’economia di mercato (mito che, tra l’altro, è entrato spontaneamente anche nella fraseologia del moderno movimento ecumenico, ad esempio, del Consiglio mondiale delle Chiese) entro qualche anno non fallirà, potremmo essere testimoni di un «allargamento dei diritti e delle libertà della persona» a scapito delle norme morali del comportamento dell’uomo nella società. Gruppi con interessi finanziari stanno cercando di eliminare l’influenza dell’etica cristiana dall’ambito dell’economia e degli affari, sottomettendo questi ambiti a una regola fondamentale del mercato, per cui la domanda deve precedere l’offerta. Stanno anche tentando di emancipare l’ambito dello sfruttamento della sessualità umana da qualsiasi controllo sociale soprattutto facendo in modo che le Chiese  non esprimano pubblicamente il proprio pensiero.
Cosa possiamo fare noi cristiani per opporci a queste correnti? Noi, che abbiamo spesso pensieri diversi non solo nelle questioni teologiche, ma anche in quelle antropologiche? Dobbiamo avere chiaro che cosa si nasconde dietro la maschera della liberalizzazione della dottrina cristiana, dell’alleggerimento del suo insegnamento morale. Perchè proprio questo ambito della teologia cristiana è stato oggetto di vari esperimenti e relativizzazioni in diverse chiese protestanti e comunità in Occidente e non un altro ambito? In sostanza, mi chiedo, perchè in queste comunità si sono modificate le norme morali? Che forze ci sono dietro queste decisioni, che finalità hanno? Se in una comunità che si definisce cristiana degli omosessuali dichiarati sono eletti “vescovi”, se si benedicono le unioni unisessuali, se si rivedono le norme bibliche fondamentali che riguardano il matrimonio, la famiglia e la sessualità, possiamo dire che questa comunità è una chiesa? E’ sale che ha perso il sapore, che non è più salato e «A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini»  (Mt 5,13).
Se osserviamo bene, la stampa secolarizzata non colpisce le comunità cristiane che stanno modificando le norme morali, ma quelle che stanno cercando di mantenere le norme tradizionali.  Che intenzioni hanno le campagne di informazione dei mass-media, sistematicamente volte a discreditare le Chiese tradizionali e i loro sacerdoti? La risposta è chiara: ci sono forze che tentano di spezzare l’autorità della Chiesa, di allontanarla dal controllo del comportamento morale, di toglierle il ruolo di mater et magistra, di un’istituzione che diffonde e interpreta i principi etici di comportamento sociale basati sulla Rivelazione delle Scritture. Nelle nostre società infatti non ci sono altri organismi che lo fanno: il parlamento, il governo, l’Accademia delle Scienze non hanno autorità morale. Come può andare a finire una società senza punti di riferimento morali, in cui ognuno decide da solo ciò che è bene e ciò che è male? Mi pare chiaro che quando un popolo abbandona le norme morali tradizionali inizia l’autodistruzione a livello sia etico che etnico, fino a trasformarsi in una massa di individui asociali.
Il dilemma « essere o avere » è una sfida che l’umanità deve porsi. L’idea di avere tutto e di non rinunciare a nulla è il suicidio di un popolo. Il mercato non è mai stato e non può essere la forza motrice dello sviluppo umano. […]
Nella situazione attuale noi cristiani siamo chiamati a collaborare intensamente per rispondere a queste sfide. Sarebbe ingenuo pensare che esse scompariranno da sè: ci sono troppi interessi che vogliono marginalizzare la religione. Riusciremo a gestire queste minacce solo se uniremo gli sforzi. E’  indispensabile per la sopravvivenza dei nostri popoli, perchè in alcune nazioni la liberalizzazione della morale sessuale sta già portando cali demografici notevoli.  Le comunità cristiane non devono essere conniventi con le correnti liberali in questo campo. Al contrario, oggi più che mai è necessario difendere la morale cristiana tradizionale, compreso il concetto tradizionale del matrimonio e della famiglia. In questo caso, un compromesso con lo spirito di questo mondo non è altro che un compromesso col diavolo.
La Chiesa Ortodossa Russa è disponibile a dare, come dice san Paolo, «la sua destra in segno di comunione»  (Gal. 2,9) a tutti i fratelli e le sorelle in Cristo che condividono la preoccupazione per le sorti del cristianesimo e di tutta la società mondiale.

giovedì 28 aprile 2011

Pubblicata da Ieromonaco Isidoro

Lettera del Patriarca Kirill in occasione 

dell'anniversario della tragedia di Chernobyl

Cari arcivescovi, presbiteri e reverendi diaconi, monaci di Dio e amorevoli suore, fratelli e sorelle!
Cristo è risorto!
Venticinque anni fa, l'umanità ha conosciuto un’enorme catastrofe ecologica e sociale – l’incidente alla centrale nucleare di Chernobyl. Una catastrofe senza precedenti nella scala delle tragedie, le cui conseguenze ancora oggi si sentono in un certo numero di paesi europei, soprattutto in Ucraina, Bielorussia e Russia, condannati alla sofferenza di milioni di persone, dimostrando la vulnerabilità delle persone davanti ai propri errori e alla propria arte fallimentare.
Quando è avvenuta la catastrofe, molti hanno risposto con il proprio sacrificio e con vero eroismo. I popoli fratelli hanno combattuto con un nemico invisibile ma mortale – la fusione degli elementi. La gente ha salvato vite umane e la salute dei loro vicini di casa, dando testimonianza alle parole del nostro Signore Gesù Cristo: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15, 13). Sull'esempio degli asceti, che erano sempre pronti a sacrificarsi e per secoli hanno onorato la Santa Russia, oggi noi ricordiamo il coraggio del popolo che ha eseguito il proprio dovere sociale, civile, cristiano, il comandamento più importante di Dio - il comandamento dell'amore.
La catastrofe di Chernobyl rimane una ferita aperta dei nostri popoli. I danni causati all'ambiente e alla salute umana si riflettono ancora in molte generazioni. Non dobbiamo dimenticare i problemi sociali causati dalla tragedia, di cui facciamo memoria oggi.
Ricordare coloro che hanno sacrificato la propria salute e tutti i soggetti interessati richiede molto meno di quello che è stato fatto dai liquidatori di Chernobyl. Dobbiamo solo sacrificare parte del nostro tempo, denaro e attenzione. Grazie ai vescovi, ai pastori e ai laici, che danno tutto il sostegno possibile alle vittime di Chernobyl e alle loro famiglie. Vi esorto tutti a non indebolire questa opera.
Questi disastri compiuti dalla mano dell’uomo sono diventati sempre più dilaganti, riflettono ciò che sta accadendo nell'animo umano e non si possono fermare se manca una profonda comprensione spirituale del ruolo dell'uomo nell'universo.
Purtroppo, la lezione della catastrofe di Chernobyl molti ancora non l’hanno imparata. L'umanità continua ad agire come consumatrice della terra, dell’acqua e dell’aria e di tutto il nostro ambiente, ignara di ciò che ci ha comandato Dio stesso (Gen 2, 15). E’ impossibile fermare lo sviluppo della scienza e della tecnologia. Ma fino a quando le persone non impareranno ad avere saggezza, avendo cura dell’altro, della creazione di Dio, delle risorse naturali e delle conquiste della civiltà, non saremo immuni da tragedie come quella che è avvenuto un quarto di secolo fa. Lo sviluppo scientifico e tecnologico non può essere immorale. Deve essere abbinato alle eterni norme morali e agli ideali di amore e rispetto reciproco. In questo caso, la sicurezza di un futuro dignitoso per i nostri popoli e nel mondo.
Dobbiamo sempre ricordare l'eroismo dei liquidatori di Chernobyl. Eterna e beata memoria a chi ha sacrificato la propria vita per il prossimo. A quelli che sono rimasti in vita, auguro buona salute e forza. Lasciate che la cura e l'apprezzamento da parte delle autorità, la Chiesa e la società, sia una ricompensa degna per una grande lotta, la salvezza dei propri vicini.
Tutto ciò che è accaduto nella nostra storia, è impossibile da cancellare e dimenticare. Di tutti gli eventi, felici e tristi, dobbiamo trarre le giuste conclusioni. Ci aiuti il Cristo risorto ad essere più coscienti e responsabili, più misericordiosi e compassionevoli.
Il Grande monaco e asceta Teodosio, abate delle Grotte, ha detto che, se vogliamo insieme "lavorare o pregare, non dobbiamo rimanere senza la grazia di Dio". Seguiamo questo testamento, che la misericordia di Dio sia con tutti noi. Il Signore mantenga la prosperità nella Santa Russia, cresciuta nel seno del suo popolo e del mondo. Amìn”.

+ Kirill
Patriarca di Mosca e di tutta la Russia

mercoledì 27 aprile 2011

CRISTO E' RISORTO

http://digilander.libero.it/ortodossia/SantaLuce/Lucesanta.htm

UN GRANDE MIRACOLO DELL'ORTODOSSIA
RINNOVATO ANNUALMENTE DA SECOLI
Vera Ortodossia, quanto ti ama Nostro Signore Gesù Cristo
da inviarti la Sua Santa Luce a infiammare i nostri cuori
con la giubilazione celeste, illuminare le nostre menti
e sollevare la nostra speranza?
Ogni Sabato Santo (Sabato della Santa e Grande Settimana) a mezzogiorno nella chiesa del Santo Sepolcro a Gerusalemme si rinnova il grande miracolo della Luce Santa che si accende spontaneamente, interessando, gioendo e infondendo esultanza e fede in coloro che hanno l'onore e la benedizione d'essere presenti per la cerimonia nella quale essa appare.
[...] Il Dio grandemente misericordioso mi ha reso degno di vedere e d'entrare in contatto con la sua Luce Santa. Ne descrivo, dunque, con semplicità e devozione il miracolo eccezionale. Mi sento obbligato di descrivere con semplicità e devozione questo incredibile miracolo affinché sia reso noto a chiunque non lo conosce, affinché possa un giorno recarsi per osservarlo da vicino.

Descrizione del miracolo
1. PREPARAZIONE DEL SANTO SEPOLCRO
La mattina del Sabato Santo, prima che avvenga la cerimonia della Luce Santa, ha luogo un controllo scrupoloso e completo della tomba terminato il quale essa viene sigillata con una mistura di miele e cera preparata lungo il mattino. Tale controllo avviene per escludere categoricamente la presenza di qualche oggetto nel Santo Sepolcro in grado di causare del fuoco. Dopo che la tomba viene sigillata, le autorità vi fanno aderire la cera con dei sigilli. (Vedi la prima foto).
Ogni altra confessione cristiana che vanta dei diritti sul Santo Sepolcro ha un grande interesse nei riguardi di questa procedura. Tale interesse non è per nulla accidentale. Se per un solo anno non avviene il miracolo della Santa Luce durante l'officiatura del Patriarca Greco-Ortodosso, subentra la prima tra le confessioni con diritto di precedenza a presiedere la cerimonia al Santo Sepolcro.
Il controllo inizia alle 10 di mattina e termina un'ora dopo: alle 11. Nel corso di tale controllo gli arabi ortodossi fanno le loro rimostranze per ricordare e sostenere i diritti ortodossi. Il controllo dev'essere registrato dagli scrupolosissimi rappresentanti della santa vigilanza del Sepolcro, dagli Armeni e dalle altre confessioni.
La porta del Santo Sepolcro
mentre viene sigillata.

2. LA CERIMONIA DELLA SANTA LUCE
La cerimonia della Santa Luce avviene alle ore 12 ed è costituita da tre fasi:
a) Il canto della Litania d'Intercessione;
b) L'entrata del Patriarca di Gerusalemme nel Santo Sepolcro;
c) Le invocazioni del Patriarca affinché appaia la Luce Santa.
Seguendo la tradizione, a mezzogiorno del Sabato Santo, il Patriarca Greco-Ortodosso accompagnato dal suo seguito (arcipresbiteri, presbiteri e diaconi) e dal Patriarca Armeno entra nel Santo Sepolcro mentre le campane suonano a lutto. Prima che il Patriarca entri nel Tempio, il custode della Sacrestia del Santo Tempio ne fa uscire la lampada che arde perennemente. In questo giorno la lampada che arde perennemente viene estromessa per accendere le candele solo con la Luce Santa. Provenendo dall'interno del Tempio dell'Apostolo Giacomo, il Patriarca entra nel santuario e siede sul suo trono patriarcale. Quindi i rappresentanti di Armeni, Arabi, Copti e altri, passando dinnanzi al Patriarca, lo salutano baciandogli la mano in modo d'aver diritto a ricevere la Luce Santa. Secondo le consuetudini, infatti, se essi non ossequiano il Patriarca Ortodosso, non hanno diritto a ricevere la Santa Luce dalle sue mani. Immediatamente dopo, inizia la Santa Litania d'intercessione che viene cantata per tre volte attorno al Santo Sepolcro e termina davanti ad esso. Da questo momento, gli officianti si levano in piedi.
Dopo la Litania, il Santo Sepolcro viene disigillato, il Patriarca smette i suoi paramenti pontificali e rimane solo con la tunica bianca. Il Governatore di Gerusalemme e l'Ispettore di Polizia esaminano il Patriarca davanti a tutti in modo da assicurare i presenti che egli non abbia qualsiasi oggetto atto a trasmettere fuoco.
Dopo questo controllo, Sua Beatitudine, il Patriarca di Gerusalemme prende delle torce spente ed entra nel Santo Ciborio con i dignitari Armeni. Ogni lampada è spenta e non vi è nulla di acceso nel Santo Tempio e nel Santo Sepolcro.
Momenti diversi
della celebrazione
della Santa Luce
durante il Sabato Santo.

3. COME NASCE LA SANTA LUCE
All'interno del Santo Sepolcro il Patriarca prega inginocchiato chiedendo a Nostro Signore Gesù Cristo di trasmettere la sua Luce Santa come dono che santifichi le persone. Al momento in cui egli prega c'è un assoluto silenzio fintanto che non si avverte un sibilìo accompagnato quasi simultaneamente da lampi blu e bianchi di Luce Santa che invadono tutto il luogo, come se milioni di flash fotografici lampeggiassero tutto attorno illuminando le pareti circostanti. Allora le lampade s'illuminano miracolosamente. Contemporaneamente, all'interno del Santo Sepolcro, le torce tenute dal Patriarca, che continua a pregare, s'accendono spontaneamente con la Santa Luce. La folla scoppia in forti acclamazioni mentre lacrime di gioia e di fede cadono dagli occhi dei presenti.
Per diversi minuti la Santa Luce non ha le caratteristiche del fuoco. Questo succede per il tempo in cui il Patriarca esce dal Santo Sepolcro e dona la Luce al popolo. Chiunque può toccare il fuoco delle 33 candele e non viene scottato. Dopo 33 minuti la fiamma torna ad avere caratteristiche normali.

Breve storia di questo miracolo
"Ho visto con i miei occhi la Santa Luce!"Solo il Patriarca Greco-Ortodosso ha il privilegio, l'onore e la possibilità di fare questa cerimonia. Nel corso del tempo sono stati fatti dei tentativi da altre confessioni ma il miracolo non si è mai realizzato. Ad esempio nel 1549, secondo le cronache storiche, gli Armeni corruppero il sultano Mourat per ottenere il permesso di recarsi nella Chiesa del Santo Sepolcro per presenziare la cerimonia. Immediatamente il sultano glielo concesse. Gli Armeni, entrando nel Tempio, ne estromessero gli Ortodossi. Il Patriarca Ortodosso fu pieno di tristezza quando vide gli Armeni raccolti nella chiesa e pregò fuori all'entrata, accanto alle colonne della porta. Improvvisamente, la colonna centrale si squarciò con una profonda fenditura e da essa si emanò la luce propagandosi lungo la via e dando fuoco alle torce del Patriarca. Nel frattempo, l'Emiro di Agarino dal minareto dirigeva il suo sguardo verso la strada. Quando vide questi eventi gridò: "La fede dei Cristiani è grande! Il vero Dio è solo Uno, il Dio dei Cristiani! Credo a Cristo risuscitato dai morti. Mi inginocchio a Lui come mio Dio!". Dopo di ciò cadde dal minareto [per raggiungere velocemente il luogo del miracolo] e ne rimase incolume. I musulmani lo catturarono e lo decapitarono. La sua reliquia è tenuta fino a quest'oggi nel Monastero della Grande Vergine di Gerusalemme.

La Luce Santa simboleggia in modo miracoloso la Risurrezione di Cristo. È un miracoloso dono del Cielo che si è sempre ripetuto da secoli, un dono della Luce del mondo che è Cristo. La scienza non può spiegare questo grande miracolo e, in questo tempo di trionfo scientifico, non è stata tentata neppure una spiegazione teorica. D'altronde come può essere spiegato un autentico miracolo?

Ogni anno molte persone osservano la Luce Santa e percepiscono nettamente la presenza di Dio in loro. Questa Luce dovrebbe accendere nell'umanità la speranza di un domani migliore.

La mia testimonianza
Durante la Pasqua del 1994 ho osservato da vicino la cerimonia della Luce Santa e l'ho registrata con la mia macchina fotografica. Ho visto la Luce Santa attraversare la Chiesa del Sepolcro Santo e, di fronte a me, ho notato una palla di Luce passare al di sopra delle teste dei presenti fermandosi per accendere, alla fine, la candela di un anziano signore. Ho toccato questa fiamma, ci ho passato sopra la faccia e non ne sono stato bruciato. Una profonda sensazione di pace è entrata in me e questo mi ha infuso una grande forza.
A chiunque me lo chiede posso spedire la registrazione della cerimonia della Santa Luce perché ne osservi i fatti.

martedì 26 aprile 2011

Dal sito amico: Eleousa .net

Ucraina - In memoria delle vittime di Chernobyl

Kiev - La notte del 26 aprile 2011 Sua Santità il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Kyrill ha tenuto una litania per le vittime della centrale nucleare di Chernobyl, nei pressi del memoriale degli "Eroi di Chernobyl" nel complesso del tempio dell'Arcangelo Michele a Kiev.
Presso l'ingresso principale del complesso del tempio, Sua Santità si è incontrato con il metropolita di Kiev e di tutta l’Ucraina Vladimir, il primo ministro dell'Ucraina NJ Azarov, il capo dell'amministrazione statale della città di Kiev AP Popov, i membri del Gabinetto dei Ministri dell'Ucraina.
Il Patriarca Kyrill, gli statisti d’Ucraina, i membri della delegazione della chiesa che accompagnano Sua Santità durante il viaggio in Ucraina, gli alti prelati e il clero della Chiesa Ortodossa Ucraina hanno preso parte al corteo funebre al monumento "Eroi di Chernobyl", in cui un gruppo di operatori del soccorso ha collocato due corone di fiori.
Il Primate della Chiesa ortodossa russa ha fatto una litania dolente per i morti.
Dopo il servizio, Sua Santità, Sua Beatitudine il metropolita Volodymyr, NY Azarov e A.P Popov hanno deposto fiori presso il monumento.
Quindi Sua Santità si è rivolto al pubblico con la parola primaziale: "Sono passati 25 anni da quel terribile momento quando nel silenzio della notte ci fu un'esplosione, che ha scoperto il grembo mortale di un reattore nucleare. Il mondo non conosce una catastrofe simile in tempo di pace, come quella che è successa a Chernobyl. Gli scienziati dicono che i danni provocati alle persone e all'ambiente è pari al danno di 500 bombe sganciate su Hiroshima. Ed è difficile dire come potrebbe finire questa terribile catastrofe, se non attraverso le persone, comprese quelle i cui nomi sono oggi ricordati nella preghiera. Non sono più con noi - sono nell'eternità, sono da Dio.
La morte è la porta verso l'eternità. La gente ha paura di aprire quella porta, perché la vita umana, la vita terrena, la vita fisica è collegata con il mondo. Ma ognuno deve passare attraverso questa porta, perché senza passare attraverso la porta della morte non c’è l’eternità. E dopo aver attraversato la porta, un uomo compare davanti a Dio.
Perché alcuni di noi dicono che la loro memoria è viva, mentre altre sono dimenticare in fretta? E’ viva la memoria di coloro che lasciano una luce nella vita delle persone che continuano a vivere. Questa luce è associata al fatto che il defunto ha fatto qualcosa di importante per le persone. E la luce che lascia è quello che la sua anima, la sua vita hanno dato al prossimo (Gv 15, 13). I vigili del fuoco, i liquidatori, e tutti coloro che hanno sofferto la terribile esplosione di Chernobyl hanno lasciato una luce nella nostra vita. Vale a dire, coloro i cui nomi oggi ricordiamo nella preghiera, il sacrificio della loro vita ci ha permesso di vivere, ci ha protetto dal ventre di fuoco del reattore esploso.
25 anni sono pochi. Ma il fatto che oggi siamo qui riuniti, e ricordiamo i nomi dei defunti, è la prova del sacrificio della loro vita a Chernobyl. I loro nomi sono scritti nel libro della vita. Essi hanno dimostrato che il dono più grande che solo la persona può dare è donare la vita per gli altri. E noi ci inchiniamo di fronte alla loro memoria nella preghiera sincera e ardente per queste grandi persone.
Possa il Signore misericordioso accoglierli nella sua dimora celeste e donare a noi una vita tranquilla, per il bene di questa vita che abbiamo ricevuto con il sacrificio di Chernobyl. Eterna memoria a tutti - vigili del fuoco, liquidatori, persone conosciute e sconosciute, soldati, di cui conosciamo i nomi e ricordiamo. Sì, il Signore li accolga nella sua dimora celeste, e susciti nei nostri cuori la preghiera per la loro eterna memoria. Amen”.
All’1 e 23 minuti e 40 secondi (il tempo dell'esplosione nello stabilimento) la campana montata sulla cima della collina “Eroi di Chernobyl” ha suonato il primo dei 25 colpi che rappresentano il numero degli anni che sono trascorsi dalla tragedia.
Al termine della cerimonia, Sua Beatitudine il Metropolita Vladimir ha rivolto un breve saluto: "Grazie, Santità, per le vostre preghiere, con le quali oggi commemoriamo gli eroi di Chernobyl. Facciamo appello a Cristo risorto, che ha detto: " Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici”. (Gv 15,13). Noi crediamo che il Signore sia misericordioso e non ci invii più una tale prova. Chiediamo e preghiamo che il Signore dia riposo alle loro anime giuste. Cristo è risorto!".
Nel visitare la Chiesa dell’Arcangelo Michele, Sua Santità ha osservato che il 25 ° anniversario del disastro di Cernobyl ha coinciso con la Settimana Santa. Sua Santità ha donato al tempio l'Icona della risurrezione di Cristo mentre i sacerdoti hanno distribuito ai fedeli che hanno partecipato al servizio notturno piccole icone con la benedizione patriarcale, in memoria della preghiera comune.
La decisione di costruire a Kiev, sulla riva sinistra del Dnepr il tempio in onore di San Michele Arcangelo è stata presa in occasione del 1000° anniversario del cristianesimo in Russia.

(Fonte: Ufficio stampa del Patriarca di Mosca e di tutta la Russia; www.patriarchia.ru)

domenica 24 aprile 2011

Dalla Chiesa Ortodossa Russa

Messaggio di Pasqua di Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie


Ai membri dell’episcopato, del clero, ai monaci e alle monache e a tutti i fedeli figli e figlie della Chiesa Ortodossa Russa
Col cuore colmo di riconoscenza a Dio, reco a tutti voi un grande e salvifico annuncio:
CRISTO E’ RISORTO !
Di anno in anno, con quest’annuncio pasquale la Chiesa testimonia quest’evento di portata universale, successo quasi duemila anni fa. Allora, le donne giunte all’alba al luogo della sepoltura del loro Maestro trovarono il sepolcro vuoto. La forza divina di Cristo ha vinto la legge della morte. Egli è risorto, testimoniando a tutta l’umanità che la morte non significa la fine della vita, poiché la morte può essere superata dalla potenza di Dio.
La Resurrezione di Cristo, avvenimento unico della storia del mondo, per volere di Dio ha significato l’inizio della resurrezione anche per ognuno di noi. Se il Salvatore è venuto al mondo, ha sofferto la Passione, è stato crocefisso e si è rialzato dal sepolcro, ciò è avvenuto affinché anche ogni uomo possa attraversare l’esperienza della resurrezione dai morti, non in senso metaforico, ma in senso reale. Di ciò parla chiaramente l’apostolo Paolo: “Dio … risusciterà anche noi con la sua potenza” (1 Cor 6, 14).
Ecco perché la Pasqua è la festa della vittoria della vita sulla morte: con la Resurrezione di Cristo Salvatore, la resurrezione dai morti è donata anche a tutti noi. E per quanto possano essere difficili le circostanze della vita terrena attorno a noi, quali che siano le prove che ci visitano, per quanto possano cercare di spaventarci coloro che, non avendo alcuna forza spirituale, vorrebbero prevedere l’avvenire, la nostra visione del mondo deve restare serena e gioiosa, poiché Cristo è Risorto!
Nell’antica Russia la festa della Pasqua era sempre la più grande e luminosa. Negli ultimi decenni essa è ritornata in molte case e famiglie, e ora essa è celebrata anche in quei posti in cui prima non risuonava il saluto pasquale: negli ospedali e nelle carceri, nelle caserme e sulle navi militari, e perfino sulle stazioni spaziali. Voglia Dio che a questi cambiamenti esteriori, avvenuti nei paesi della nostra cultura russa, corrisponda un’autentica rinascita delle anime delle persone, che la gioia della Resurrezione di Cristo ricolmi il cuore di ognuno, che la luce dell’amore divino riscaldi non solo i nostri cari e parenti, ma anche tutti coloro che non possono partecipare alla funzione pasquale in chiesa, le persone anziane, i malati, i soli.
Attraverso la Resurrezione di Cristo, i credenti possono comunicare alla forza della Grazia mandata dall’alto per vivere secondo la verità e i comandamenti di Dio, essere misericordiosi e caritatevoli, onesti e ben disposti verso ogni prossimo, pronti a condividerne gioie e dolori.
Quest’atteggiamento cristiano verso il prossimo comprende anche l’impegno a favore del proprio paese, popolo, della propria famiglia e casa. Predicando la priorità dei valori spirituali eterni, la Chiesa esorta i suoi figli ad aver riguardo anche dei valori passeggeri del mondo creato da Dio, onorando la natura che ci circonda, il ricco tesoro della cultura umana, raccolto lungo i secoli dai nostri antenati. Essere custodi dell’eredità spirituale e della tradizione dell’Ortodossia significa impegnarsi attivamente alla trasformazione di se stessi, del proprio mondo interiore, e nel contempo sostenere e preservare la bellezza e l’armonia del mondo che ci circonda, e ristabilirla laddove è stata infranta dalla perfidia umana. Tale è la chiamata e la responsabilità del cristiano.
Il Signore non aspetta da noi imprese impossibili. Egli si rivolge all’animo di ogni uomo per ripetergli: «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Mt 11, 28-30).  E per provare e capire quanto sia dolce e leggero il  carico che il Signore ci propone, bisogna imparare a fare del bene a vicini e lontani. In quest’arte, difficili sono solo i primi passi: sapersi fermare per tempo, per non rispondere alla volgarità con altra volgarità, al male col male, alla menzogna con la menzogna, alla condanna con la condanna. E, almeno una volta, esperimentare la soddisfazione di un’azione giusta e onesta, a vantaggio di un’altra persona: in famiglia o al lavoro, in parrocchia o nel rapporto con vicini o conoscenti. Questo sentimento di soddisfazione può crescere e diventare uno stato d’animo di gioia e ottimismo, se le buone azioni compiute non per interesse ma col cuore puro diventano parte essenziale della nostra vita. Soltanto quando vedremo il legame indissolubile tra il bene operato da noi individualmente e il benessere sociale, potremo avvertire che la realtà cambia in meglio anche nella vita sociale.
La motivazione evangelica sottesa a ogni nostra azione, sia nella vita personale, che in quella professionale e sociale, è capace di cambiare radicalmente noi stessi e il mondo attorno.
In questa notte luminosa noi esclamiamo: «Risorga Dio e si disperdano i suoi nemici!». Che Dio risorga nei nostri cuori e che si disperdano la menzogna, l’inimicizia, il male, i conflitti e ogni divisione nella nostra vita!
Amati fratelli e sorelle, di tutto cuore vi porgo i miei più fervidi auguri per la Santa Pasqua. Che il sostegno e la benedizione del Signore veramente Risorto accompagnino ognuno di noi nel nostro impegno a gloria della Chiesa, a vantaggio dei paesi nei quali viviamo, e per il bene di vicini e lontani.
+Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie
Santa Pasqua dell’anno 2011

sabato 23 aprile 2011

CRISTO E' RISORTO !! VERAMENTE E' RISORTO ! !

 La sede della nostra Chiesa parrocchiale: Palazzo Gallo, 
Piazza Vittorio Emanuele II, in fondo Corso Garibaldi.
CASTROVILLARI (CS)
Interno della Chiesa

BUONA   PASQUA

PASHKË 2011
Dhimbja brenda dritës së Ngjalljes
+ Anastasi
Kryepiskop i Tiranës, Durrësit dhe i gjithë Shqipërisë
Klerit dhe popullit shpresëtar e Orthodhoks
Bij të shtrenjtë më Zotin,
Besoj në “... një Zot, Jisu Krishtin...,
që pësoi dhe që u varros, dhe që u ngjall”.
            Kremtojmë me ngazëllim Pashkën e Shenjtë dhe Jetëprurëse! Por nuk i mbyllim sytë përpara realitetit të ashpër të jetës sonë të përditshme, dhimbjes, padrejtësisë, sëmundjes dhe vdekjes. Pashka është një përvojë intensive, simbolike, ku zia dhe vajtimi ia lënë vendin gëzimit të Ngjalljes.
            Duke marrë natyrën njerëzore, Krishti u përball direkt me dhimbjen. Ai ngushëlloi, mbështeti, u njësua me ata që vuajnë. “Përderisa ua bëtë njërit prej këtyre vëllezërve të mi të vegjël, ma keni bërë mua” (Matth. 25:40). Dhe si përfundim, Ai vetë jetoi dhimbjen shpirtërore e trupore në tërë intensitetin e saj: braktisje, tradhti, mospranim nga populli që i kishte bërë mirë, hedhje poshtë nga udhëheqësit fetarë, poshtërim nga pushteti shtetëror, duke kulmuar me dhimbjen e madhe të Kryqit. Shpëtimtari i botës përqafoi dhimbjen në shkallën absolute.
*   *
            Besoj në Atë “që u kryqëzua për ne në kohën e Pontit Pilat dhe pësoi dhe u varros, dhe u ngjall të tretën ditë sipas Shkrimeve”.
            Pësimi i Krishtit, që lidhet në mënyrë organike me Ngjalljen, ka një kuptim më të gjerë çlirimtar. Siç e kishte profetizuar Isaia, Ai, i Pafajshmi, “ndër të paligjtë u numërua, mëkatet e shumë njerëzve i mori mbi vete dhe u dorëzua për hir të mëkateve të tyre” (Isaia. 53:12). Vuajtja dhe i gjithë mëkati i njerëzimit u përqendruan mbi Të. I mori përsipër në mënyrë të vullnetshme në dashuri. Dhe kështu arriti shpëtimin për të gjithë (Isaia. 53:5). Pas pësimit dhe varrimit të Tij, Krishti i triditshëm ngjalli, duke ngritur bashkë me veten e Tij të gjithë gjininë njerëzore. “Vdekja e Zotit u bë fillimi i paprishjes për gjithë natyrën”, shpjegon shën Maksim Omologjeti. Dhe himnuesi kishtar hedh dritë mbi misterin: “Me vdekjen vdekjen e dërrmon, dhe me varrin na jep jetën, dhe pavdekësove dhe trupin tënd” (Kanoni i të Shtunës së Madhe, Ode V). Krishti, i Cili u mishërua, mori të gjithë natyrën njerëzore, mposhti vdekjen për hir të gjithë njerëzimit. Këtë mesazh çlirimtar na e jep si lajm të mirë e kremtja e sotme e Ngjalljes dhe na fton të gjithëve, të dalim nga retë e errëta të depresionit dhe të shikojmë perspektivën e jetës sonë brenda dritës së përjetshme të shpresës.
            Krishti nuk i nxiti nxënësit e Tij të shkojnë drejt një apatie stoike, nuk premtoi jetë komode e të shtruar me lule, nuk na tregoi përralla duke përdorur  fjalë të vagullta e optimiste. Përkundrazi, na zbuloi se sprovat nuk janë pa kuptim, nuk janë hyrje në humnerën e dëshpërimit. Paralajmëroi secilin nga ne, “në botë do të keni hidhërim, por kini guxim, unë e kam mundur botën” (Jn. 16:33). Dhimbja, brenda dritës së Ngjalljes, zbutet, transformohet, nxjerr në sipërfaqe fuqi të fshehura qëndrese e gjallërimi. Si zjarr, i pastron copëzat e arit që fshihen në shpirtin tonë.  
Miliona martirë të krishterë, që jetuan dhe e përfunduan jetën të bashkuar me Atë, përjetuan eksperiencën fitimprurëse të kungimit me Krishtin  “që pësoi, që u varros dhe që u ngjall”. Apostull Pavli e kryente apostullimin e tij me sigurinë ngjallësore që i rrihte në shpirt, duke shpallur se “të gjitha mund t’i bëj me anë të Krishtit që më jep fuqi” (Filip. 4:13).  Sprovat u shndërruan në dhuratë mistike për nxënësit e përkushtuar. Fuqia dhe qëndresa e tyre u mbështetën në përvojën e Ngjalljes së Krishtit. Zbulesa, në mënyrë epigramatike, e përmblodhi këtë siguri ngjallësore. “Mos u frikëso, unë jam i pari dhe i fundit, edhe ai që rron; dhe qeshë i vdekur dhe ja tek jam i gjallë në jetë të jetëve. Dhe kam çelësat e vdekjes dhe të hadhit” (Zbul. 1:17-18).
*  *
            Ne të krishterët nuk e injorojmë realitetin e ashpër të jetës. Por dimë më tepër, se misteri njerëzor nuk shteron në perspektivat e kësaj jete. Duke ndjekur Krishtin, ecim në dritën e Ngjalljes, në një ripërtëritje të vazhdueshme.
Besimi në Zotin, “që pësoi, u varros dhe u ngjall” dhe marrëdhënia e qenësishme me Atë, përçojnë në shpirt qëndresë dhe durim, fuqi për të rezistuar në depresion, qëndrueshmëri burrërore dhe paqe të brendshme. Nga Zoti i kryqëzuar dhe i ngjallur marrim fuqi për të fituar, me pendim të ndërgjegjshëm mbi hidhërimin e brendshëm që shkaktojnë gabimet dhe mëkatet tona. Të durojmë pa mëri dhimbjen që shkaktojnë padrejtësitë, përndjekjet, si dhe braktisja e tradhtia nga njerëz që i deshëm dhe u bëmë mirë.
            Në të njëjtën kohë, ky besimi ynë na frymëzon të qëndrojmë me dhembshuri pranë atyre që vuajnë. Duke treguar respekt dhe përkujdesje për të vuajturit, shprehim, me mënyrën më esenciale, adhurimin tonë ndaj Krishtit që pësoi dhe u ngjall.
*   *
E kremtja e Pashkës, vëllezërit e mi, na ndihmon të shikojmë dhimbjen që na shtyp, të përditshmen, dhimbjen e madhe ose të vogël, deri dhe vuajtjen e vdekjes, në një perspektivë të ndryshme. Duke kundruar Krishtin që u kryqëzua dhe u ngjall, duke përjetuar dhimbjen tonë bashkë me Të, parashijojmë në paqe një Ngjallje shumëdimensionale.
Zoti i ngjallur le të na falë fuqinë që të jetojmë dhimbjen, trupore, shpirtërore,  personale dhe shoqërore brenda dritës së Ngjalljes së Tij. Dhe për më shumë, le të ndajmë bashkërisht me mirësi, hidhërimet e atyre që ndodhen pranë nesh, duke u kujdesur t’i lehtësojmë me besimin ngjallësor dhe dashurinë tonë të shprehur me vepra.
Krishti u Ngjall!
Me të gjithë dashurinë time më Krishtin

+ Anastasi
Kryepiskop i Tiranës, Durrësit dhe i gjithë Shqipërisë


MESSAGGIO PASQUALE
di S.E.cc.za Rev.ma NESTOR, VESCOVO DI KORSUN

Carissimi padri, fratelli e sorelle, amati nel Signore!
CRISTO È RISORTO!

Con gioia ed emozione grande rivolgo a tutti voi questo messaggio pasquale. Come vorrei fare gli auguri ad ognuno di voi di persona, con ognuno di voi condividere la gioia di Cristo Risorto. Con l’amato clero della Diocesi di Korsun e delle parrocchie della Chiesa Ortodossa Russa in Italia, con i fedeli saldi e zelanti di tutte le nostre parrocchie che si trovano nei diversi paesi dell’Europa Occidentale. Ma anche con tutti quelli che, forse soltanto una volta l’anno oppure per la prima volta o ancor di più a causa di circostanze improvvise hanno varcato la soglia della chiesa in questa Santa notte pasquale.
 Il Signore non fa niente a caso, così come per il Signore non c’è alcun estraneo. Tutti noi Gli siamo ugualmente, infinitamente cari. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna (Gv 3, 16).
 Sull’icona della Resurrezione vediamo come Cristo Salvatore tiene la mano di Adamo strappandolo dall’abisso dell’inferno profondo. Ma Adamo è tutti noi, tutto il genere umano, tutti coloro che hanno vissuto, vivono e che vivranno su questa terra.
E si stanno avverando le parole del Salvatore: Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me (Gv 12,32). Il Signore che ha vinto la morte ci porta insieme a Lui, ci chiama al suo Regno eterno, Regno che non è di questo mondo (Gv. 18,36), che si trova al di là della nostra comprensione, dietro l’orizzonte del pensiero umano.
Ma che nello stesso tempo è cosi vicino a noi in questi giorni pasquali.
Che la gioia del Signore Risorto, miei cari, illumini sempre il vostro cammino, aiutandovi a superare tutti gli ostacoli e le difficoltà. E che suonino sempre nei nostri cuori queste parole sempre vive

CRISTO È RISORTO! È VERAMENTE RISORTO! 


NESTOR, VESCOVO DI KORSUN
Pasqua del Signore 2011, Parigi


venerdì 22 aprile 2011

Metropolita Hilarion
Preghiamo per tutti i nostri vicini, affinché non devino il cammino della fede, ma rimangano saldamente nella Santa Chiesa Ortodossa, che è l'arca della salvezza.
MESSAGGIO PATRIARCALE
PER LA SANTA PASQUA
+ B A R T O L O M E O
PER GRAZIA DI DIO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, PACE E MISERICORDIA
DA CRISTO SALVATORE GLORIOSO RISORTO

Figli amati nel Signore,
Di nuovo con gioia e pace rivolgiamo a  voi il saluto festoso e pieno di speranza: “Cristo è risorto!”.
Le coincidenze ed i fatti del momento presente sembrano non giustificare la gioiosità del nostro saluto. Le catastrofi naturali che si sono consumate, per le scosse sismiche e per le immense onde del mare e le conseguenti minacce di presumibili esplosioni delle centrali nucleari, ma anche i sacrifici umani per i conflitti bellici e le azioni terroristiche, mostrano il nostro mondo tremendamente ferito e che sussulta sotto la pressione di forze naturali e spirituali cattive.
Tuttavia la Resurrezione di Cristo è saputamente vera e fornisce ai fedeli cristiani la sicurezza e a tutti gli uomini la possibilità di superare gli sfavorevoli effetti delle catastrofi naturali e delle deviazioni psichiche.
La natura si ribella quando la arrogante mente umana tenta di domare le forze infinitesimali, che il Creatore ha racchiuso nelle cose apparentemente insignificanti, nella massa e nei suoi elementi inerti.  Considerando spiritualmente i fenomeni naturali avversi, che colpiscono ripetutamente ed in successione il nostro pianeta negli ultimi tempi, siamo portati ad accettare il presupposto, che questi sono indipendenti dalla deviazione spirituale del genere umano. I segni della deviazione, come la cupidigia, la avidità, l’insaziabile brama di ricchezza, combinati con la indifferenza per la povertà di molti, che porta in sé lo smisurato arricchimento di pochi, non paiono agli scienziati naturali,  avere relazione con gli avvenimenti naturali. Ciò nonostante, per esaminare il tema in modo spirituale, il peccato turba non solo la armonia delle relazioni spirituali, ma anche di quelle naturali. Esiste una relazione nascosta tra il male etico ed il male fisico, e se vogliamo esonerare il secondo, allora bisogna che in qualsivoglia modo rifiutiamo il primo.
Il Signore Risorto Gesù Cristo, l’uomo nuovo e Dio, rappresenta il modello di influsso benefico del santo sul mondo naturale. Ha guarito le malattie fisiche e spirituali , ha disposto benefattori e risanato gli uomini, ma allo stesso tempo ha anche calmato il mare agitato e ha moltiplicato i cinque pani per sfamare cinque mila uomini, combinando così il ristabilimento della armonia spirituale e naturale. Se vogliamo avere influenza benevolmente, nelle circostanze avverse naturali e politiche attuali, allora non abbiamo altra via, che la fede nel Cristo Risorto e la osservanza dei suoi Comandamenti salvifici per l’uomo.
Cristo è risorto ed insieme ha fatto risorgere il carattere perfetto di questo uomo offuscato, divenendo primogenito e precursore della rinascita del mondo, degli uomini e della natura. Il messaggio della Resurrezione non è privo di una influenza sostanziale sulla qualità della vita umana e sull’armonico funzionamento della natura. Quanto maggiormente e più profondamente viviamo la resurrezione di Cristo nel profondo dei nostri cuori, tanto più benefico sarà l’influsso della nostra esistenza  su tutta la umanità  e sul mondo naturale. Le scienze naturali forse non hanno ancora individuato questa relazione tra rinascita dell’uomo e rinnovamento della natura, ma la esperienza dei santi, che deve essere anche la nostra propria esperienza, assicura ciò che è sperimentalmente accertato,  ossia che realmente l’uomo rinato in Cristo, ristabilisce l’armonia, turbata dal peccato, dei fenomeni naturali. Il santo in Cristo smuove montagne per il bene e l’uomo malvagio, contro Dio, smuove i suoli e innalza onde altissime, per il male.
Allora avviciniamoci verso la santità del Cristo risorto, affinché per la sua grazia calmiamo le onde naturali e morali, che colpiscono il mondo di oggi.
La grazia del Signore nostro Gesù Cristo Risorto, sia con tutti voi amati figli nel Signore. Ciò avvenga.

Santa Pasqua 2011
+ Il Patriarca di Costantinopoli
fervente intercessore presso Cristo Risorto per tutti voi

Dal sito cattolico: Zenit.org

Il priore di Taizé festeggerà la Pasqua con la Chiesa ortodossa di Mosca
Accompagnato da 240 giovani di 26 Paesi
MOSCA, giovedì, 21 aprile 2011 (ZENIT.org).- Accompagnato da alcuni dei suoi fratelli e da 240 giovani di 26 Paesi, fratel Alois, priore di Taizé, celebrerà la Pasqua con la Chiesa ortodossa a Mosca, durante un pellegrinaggio di cinque giorni iniziato il 20 aprile e che si concluderà il 25.
I giovani pellegrini sono stati accolti da sei parrocchie ortodosse di Mosca, nelle quali parteciperanno da questo Giovedì Santo alle celebrazioni liturgiche.
Questo venerdì si dirigeranno ai sobborghi a sud di Mosca, a Boutovo, dove 20.000 persone (Vescovi, sacerdoti, monaci, religiosi e laici) sono state fucilate ai tempi di Stalin, tra il 1935 e il 1937.
Sabato sera assisteranno alla celebrazione della notte di Pasqua in ciascuna delle sei parrocchie.
Il pellegrinaggio si concluderà domenica con la partecipazione ai vespri solenni di Pasqua presieduti dal Patriarca Kirill I nella Cattedrale di Cristo Salvatore.
I legami tra Taizé e la Russia sono molto antichi, ricorda la Comunità di Taizé (cfr. www.taize.fr). Negli anni Sessanta, responsabili della Chiesa ortodossa russa visitarono la Comunità. Negli anni Settanta e Ottanta, frère Roger e altri fratelli furono invitati in Russia. Nel 1988 la Comunità inviò un milione di Nuovi Testamenti in russo a Mosca, San Pietroburgo, Kiev e Minsk.
Dall'inizio degli anni Novanta, man mano che si aprivano le frontiere, molti russi hanno partecipato agli incontri di giovani di Taizé e agli incontri europei di fine anno.
Nel giugno 2006, fratel Alois ha fatto visita al Patriarca Alessio II. Nel dicembre 2008 ha assistito ai suoi funerali, e nel gennaio 2009 all'intronizzazione del Patriarca Kirill I.
Dopo due anni, il Patriarca di Mosca ha inviato un messaggio di saluto ai partecipanti all'incontro europeo annuale.

martedì 19 aprile 2011





PATRIARCATO  DI  MOSCA
PARROCCHIA ORTODOSSA

SAN GIOVANNI DI KRONSTADT

Palazzo Gallo – P.zza Vittorio em. II

CASTROVILLARI (cs)



Per qualsiasi informazione chiamate il parroco
p. Giovanni  - Cell.: 3280140556

mercoledì 13 aprile 2011

Dal sito della Chiesa Ortodossa d'Albania

Takim i Shkollave Theologjike ne Selanik,
merr pjesë edhe një përfaqësi nga Kisha jonë
Prezenca,  pjesëmarrja dhe roli i Kishës Orthodhokse ne Lëvizjen Ekumenike është sot një fakt i dukshëm. Pikërisht, nisur nga kjo pjesëmarrje e Kishës Orthodhokse në Lëvizjen Ekumenike nën organizimin dhe drejtimin e Këshillit Botëror te Kishave, në qytetin e Selanikut u mbajt një konferencë me pjesëmarrjen e katër Shkollave Orthodhokse Teologjike, Fakulteti Teologjik i Universitetit Aristoteli në Selanik i cili ishte mikpritësi i këtij takimi Fakuletiti Teologjik i Univeristetit te Sibiut Rumani, Fakuleti Teologjik i Balamandit Liban dhe Akademia Teologjike ‘’Ngjallja e Krishtit’’ Durrës, e cila u përfaqesua nga pedagogët e Akademisë z. Nathan Hoppe, Atë Asti Bakallbashi, z. Dhimitër Qosja dhe z. Thoma Çomëni. Gjithashtu takimi u nderua dhe me pjesëmarrjen e Mitropolitit të Sassimut Genadio (Patriakana Ekumenike), Mitropolitit të Mesinisë Hrisostomi (Kisha Orthodhokse e Greqisë) dhe të zv. Sekretarit të Përgjithshëm te Këshillit Botëror te Kishave z. Jorgos Melopoulos. Qëllimi i takimit ishte për të diskutuar mbi rezultatet e Komisionit Special të Këshillit Botëror te Kishave për Pjesëmarrjen Orthodhokse (WCC Special Commission On Orthodox Participation), si dhe për pasurimin e mendimit akademik teologjik dhe për ta bërë te njohur këtë mendim në kishat orthodhokse lokale.
Tema e takimit mbështetej në një tekst te miratuar ne takimin e zhvilluar 2-9 Mars në Agia Napa / Paralimni të Qipros. Në këtë takim 40 përfaqësi te kishave orthodhokse dhe orientale theksuan qe Eklisiologjia (ecclesiology) është çështje vendimtare për teologjinë e krishtere dhe perspektiven ekumenike. Ky takim iu dha një përgjigje të përbashkët kishave orthodhokse dhe orientale mbi natyrën dhe misionin e Kishës, në diskutimet dhe përgjigje që bazohej mbi një tekst të publikuar nga Komisioni i Besimit dhe Rregullit i Këshillit Botëror të Kishave (ËCC) i vitit 2005.  Në takimin e Agia Napia ne Qipro u vu theksi mbi disa çështje Eklisiologjikse si: cilët kufijtë e Kishës, Kisha si trupi i Krishtit / Komuniteti i besimtarëve, Kisha dhe Shpirti i Shenjte, Kisha dhe Kungimi, Autoriteti, Misteri dhe Mbikëqyrja, misioni i Kishës në dhe për botën.
Pikërisht mbi këto çështje u organizua edhe takimi ne Fakultetin Teologjik i Universitetit Aristoteli të Selanikut. Mitropoliti i Sassimës foli për ‘’Eklesiologjinë Orthodhokse dhe sfidat Lëvizjes Ekumenike’’, duke iu referuar përpjekjeve, vështirësive, zhvillimeve dhe arritjeve te takimit ne Agia Napia  të Qipros. Profesori i dogmatikës në Fakultetin Teologjik të Universitetit Aristoteli të Selanikut iu referua dimensionit ideologjike dhe eklisiologjik të Orthodhoksisë, si mund te sillet ne kushtet aktuale ky dimension tradicional i kishës. Gjithashtu interesante në këtë takim ishte reflektimi mbi formën e Kishës, nën këndvështrimin eklisiologjik të teologut te madh rumun Atë  Dimitrie Stanolae, teme e cila u mbajt nga profesori i dogmatikës dhe te lëvizjes ekumenike në Universitetin e Sibiut, atë Nikolae Mosoi. Ndërsa Atë Pofirio Georgi, profesor i Fakultetit Teologjik në Balamand të Libanit, iu referua traditës dhe realitetit të dialogut ndërkristian në Lindjen e mesme.  Interesant në këtë takim ishte fjalimi i pedagogut të Akademisë Teologjike ‘’Ngjallja e Krishtit’’ në Durrës, z. Nathan Hoppe. Në fjalimin e tij, ai vuri theksin në anën praktike të misionit të kishës, përhapjen e fjalës së Perëndisë. Nga njëra anë është e rëndësishme thellimi teorik në çështje të ndryshme teologjike, po aq i rëndësishëm është përhapja e fjalës së Perëndisë, rigjenerimi dhe thellimi i misionit të Kishës, lidhur dhe me realitetin që paraqitet sot në botë.
Kështu, takimi i shkollave teologjike në Selanik me mendimet, diskutimet dhe reflektimet e tij mundi të kontribuojë sadopak në ndërgjegjësimin teologjik dhe eklisiologjik të orthodhoksëve për dialogun dhe lëvizjen Ekumenike. Ky është një takim i cili do vazhdojë në muajin Nëntor në Sibiu të Rumanisë dhe në vitin 2012 në Balamnd të Libanit.