martedì 17 gennaio 2017

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Punto di ebollizione: la Transcarpazia minaccia Kiev con uno 'scenario Donbass'

di Eduard Popov
Fort Russ, 10 gennaio 2017


"la Transcarpazia non è Galizia"

Nel corso dell'ultimo anno, i consigli regionali di un certo numero di regioni dell'Ucraina (Poltava e Ivano-Frankovsk) hanno adottato leggi che richiedono che il presidente Poroshenko potenzi i diritti delle regioni. Kiev ha considerato queste leggi come manifestazioni di separatismo. Ora il testimone è passato a organizzazioni sociali non solo a Leopoli, ma anche in Transcarpazia. In effetti, sembra che la Transcarpazia stia gradualmente riguadagnando lo status di principale "regione separatista" in Ucraina occidentale.
Il 12 ottobre 2016, il presidente del Consiglio regionale della Transcarpazia, Mikhail Rivis, ha chiesto che alla regione siano assegnati più fondi per lo sviluppo delle infrastrutture. In caso contrario, ha minacciato Rivis, la Transcarpazia potrebbe separarsi dall'Ucraina. Il 2 dicembre, nella capitale della Transcarpazia, Uzhgorod, si è tenuto un incontro tra i giovani ungheresi e i deputati locali, i cui partecipanti hanno proclamato il ssostegno alla dichiarazione di Rivis che la regione potrebbe separarsi dall'Ucraina e stabilire l'autonomia. Gli attivisti ungheresi hanno poi invitato il presidente Poroshenko a firmare un accordo speciale che è stato letto ad alta voce dal leader dell'iniziativa, l'attivista ungherese Ivan Farkosz.
Farkosz ha dichiarato: "Invitiamo Kiev a concludere questo accordo sui poteri delegati, che consentirebbero alla popolazione ungherese di vivere in Ucraina con dignità. Sosteniamo il parere del capo del Consiglio regionale della Transcarpazia, Mikhail Rivis, che ha annunciato l'esistenza di presupposti oggettivi per la potenziale secessione dall'Ucraina. Se Kiev vuole vedere questa regione come parte del suo stato, chiediamo l'istituzione di una quota del 20% per i rappresentanti delle comunità ungheresi nel Consiglio regionale della Transcarpazia e trasmissioni televisive in ungherese".
Gli ungheresi costituiscono circa il 12% della popolazione della Transcarpazia e sono ampiamente rappresentati nei consigli a tutti i livelli. L'innalzamento delle loro richieste a una rappresentanza del 20% suggerisce che essi abbiano una sensazione di potere e che stiano in realtà dettando le loro condizioni a Kiev. A sua volta, la SBU ha aperto un procedimento penale con accusa di eventi anti-costituzionali e sta svolgendo un'indagine.
In seguito a Uzhgorod e alla comunità ungherese locale, la comunità polacca della capitale della Galizia, Leopoli, ha anch'essa affermato i suoi diritti. A Leopoli si è tenuto il 25 dicembre un forum della comunità polacca della regione di Leopoli, i cui partecipanti hanno chiesto che il governo di Kiev conceda autonomia economica alla regione. Il presidente dell'associazione dei polacchi di Leopoli, Sergej Lukjanenko, ha dichiarato che la regione è indietro di 50 anni rispetto alla Polonia nello sviluppo economico. Lukjanenko ha aggiunto: "La Polonia consentirà ai residenti della regione di Leopoli di realizzare se stessi". Ha anche notato che Leopoli "ha ancora una possibilità."
Vale la pena notare che i polacchi simpatizzano con gli ungheresi della Transcarpazia. Quando nel marzo 2016 a Uzhogord c'è stato un corteo di ucraini neonazisti che gridavano lo slogan "pugnalate gli ungheresi!", questo ha causato uno sfogo di indignazione non solo in Ungheria, ma anche nella stessa Polonia. Come punto di confronto, il ministero degli esteri ucraino e lo stato ucraino hanno espresso indignazione a Varsavia dopo che una persona (una sola!) ha gridato "morte agli ucraini!" in una marcia nella città polacca di Przemysl. L'Ucraina, però, ha scelto di non notare gli appelli di massa a uccidere gli ungheresi della Transcarpazia che hanno abitato la regione per più di mille anni.
Il 22 dicembre, i rappresentanti dei russini della Transcarpazia hanno anch'essi annunciato l'intenzione di chiedere uno status autonomo per la Transcarpazia. Hanno chiesto che siano riconosciuti i risultati del referendum del 1991, in cui i residenti della regione avevano votato per l'autonomia all'interno dell'Ucraina. Ivan Palinkash, un membro del Presidio del Consiglio popolare dei russini di Transcarpazia, ha dichiarato: "Abbiamo due esigenze principali: riconoscere i russini come nazionalità e riconoscere i risultati del referendum in cui il 78% degli abitanti della Transcarpazia ha votato per l'autonomia all'interno dell'Ucraina. Crediamo che non ci sia nulla di sbagliato in questo. Vogliamo svilupparci".

"riconoscete i risultati del referendum del 1991 in Transcarpazia"
"i russini non sono banderisti"

Come passo seguente nella catena degli eventi, il 23 dicembre Rivis ha invitato il governo ucraino a non permettere alla regione per raggiungere il punto di uno "scenario di Donetsk e Lugansk". Rivis ha rilasciato una simile dichiarazione durante una sessione del Consiglio regionale nel corso del quale i deputati hanno votato per legami economici autonomi con altre regioni, in particolare Poltava e Ivano-Frankovsk. I consigli di queste regioni hanno inoltre adottato una risoluzione per estendere i loro diritti in aggiunta alla domanda che Kiev riconosca tali diritti regionali estesi.
Nelle parole di Rivis, "l'amministrazione è nominata dal presidente, ma i consigli regionali sono eletti dal popolo... Dobbiamo trasmettere le nostre idee in modo che esse siano ascoltate, e in modo che le cose non raggiungano il punto visto a Donetsk e Lugansk, quando la gente è insorta a dire 'non ci state ascoltando'. "In altre parole, il regime di dubbia legittità di Poroshenko si oppone ai deputati legalmente eletti dei consigli regionali. Si tratta di un precedente giuridico e politico pericoloso per Poroshenko. Le parole di Rivis, inoltre, minacciano palesemente il presidente Poroshenko di una ripetizione dello scenario del Donbass.
Rivis e altri deputati non sono stati puniti per le loro parole. A quanto pare, la SBU regionale ha paura di usare la repressione. Il destino della Berkut ucraina è ancora fresco nella mente dei funzionari della SBU in Transcarpazia. Per di più, Kiev ha paura di turbare i "separatisti" ungheresi, dietro i quali potrebbe schierarsi non solo l'Ungheria, ma la Polonia e l'Unione Europea nel suo complesso.
Secondo i rapporti dalla Transcarpazia, l'Ungheria sta emettendo attivamente passaporti nella regione. Anche gli attivisti russini hanno annunciato che i residenti della regione hanno ricevuto 500.000 passaporti da agenzie dello Stato ungherese. E' probabile che queste cifre siano molto esagerate, e che il numero di passaporti rilasciati abbia di poco superato i 150.000-200.000. Solo un anno fa, si parlava di 100.000 passaporti. Anche questo numero è significativo, tuttavia, dato che la popolazione della regione (tra cui i migranti che lavorano all'estero) è di 1.260.000 persone.
Questo processo centrifugo in Ucraina non farà che aumentare in vista dell'evidente crisi della statualità ucraina e della distruzione della stessa idea di uno stato ucraino. Questo processo è guidato non dai "separatisti" del sud-est, ma dai "patrioti" dell'Ucraina occidentale. Già nel 2008, l'autore di queste righe aveva previsto uno scenario simile. Sono convinto ora, come lo ero nel 2008, che l'Ucraina perderà le sue terre a ovest e a sud-ovest, quando gli attuali alleati dell'Ucraina (Polonia, Ungheria e Romania) sfrutteranno la debolezza e la stoltezza dello stato ucraino per riprendersi i territori tolti loro dall'URSS, che questi paesi considerano ancora come propri.

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