martedì 8 dicembre 2020

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La traduzione del patrimonio cultuale della Chiesa ortodossa nella lingua locale è il primo e il più facile di questi compiti d’integrazione. In questo periodo potranno nascere i primi tentativi di sistematizzare la terminologia ortodossa: tali tentativi, tuttavia, avranno un valore solo per la tradizione locale in cui nascono, e solo in un secondo tempo potranno costituire le basi per uno studio comparato.

testo liturgico 

 

 

 

 

 

Venticinque anni fa, poco dopo il mio ingresso nella Chiesa ortodossa, un tema “urgente” tra gli ortodossi italiani era la creazione di un glossario che potesse spiegare ai nuovi ortodossi, e ancor più ai non ortodossi, tutti i termini tecnici delle officiature, degli oggetti di culto, delle usanze ecclesiali e di tutto ciò che in Italia suona piuttosto specialistico oppure arcaico. Dopo tutti questi anni... questo progetto di un glossario ortodosso è ancora di là da venire.

Eppure in questi decenni ci sono stati dei tentativi di creare un glossario simile, e alcuni esempi si trovano anche in rete: potrete pensare che mi siano passati sotto al naso, oppure che io li abbia disprezzati. Al contrario, trovo che gli sforzi fatti finora siano lodevoli, ma semplicemente non riescono ad adempiere a quello scopo iniziale. Credo che nessun autore dei piccoli glossari finora diffusi vorrebbe far premettere il proprio sforzo editoriale da una nota come questa: “Il presente glossario vi servirà solo se e quando frequentate una chiesa di tradizione greca: se per caso vi trovate in una chiesa di tradizione romena / russa /ecc., molti dei termini che trovate qui non vorranno dire un bel niente, e alcuni di quelli che sono effettivamente comuni potrebbero avere significati diversi. Gli autori del presente glossario declinano ogni responsabilità per avervi fatto perdere tempo”. (NB: potete sostituire i termini “greca / romena / russa” con la vostra tradizione locale preferita, e il senso del disclaimer non cambierà minimamente).

Questo ci riconduce al concetto chiave della complessità della tradizione ortodossa: il fatto che le Chiese ortodosse locali siano presentate come “etnocentriche” non ha niente a che vedere con i nazionalismi veri o presunti, ma con il fatto che l’Ortodossia permette e aiuta lo sviluppo di forti culture. L’arrivo della fede cristiana ortodossa in una determinata cultura fa sì che il Cristianesimo si radichi in ben di più che il desiderio di avere le officiature nella lingua locale. Per esempio, spesso si sviluppano stili musicali particolari, con le proprie notazioni e le proprie particolarità canore. Allo stesso modo, l’iconografia e le arti decorative possono avere notevoli variazioni di stile. Alcuni popoli sviluppano forme speciali di funzioni di culto, e tutte hanno le loro sfumature di pietà popolare. Inoltre, proprio perché espressioni di culture forti, quando passano in Italia per le ragioni più disparate, queste forme di Ortodossia non rinunciano alle proprie basi, e ci vogliono di solito diverse generazioni perché queste basi inizino a convivere e a integrarsi tra loro.

Di solito, la traduzione del patrimonio cultuale della Chiesa ortodossa nella lingua locale è il primo e il più facile di questi compiti d’integrazione. In questo periodo potranno nascere i primi tentativi di sistematizzare la terminologia ortodossa: tali tentativi, tuttavia, avranno un valore solo per la tradizione locale in cui nascono, e solo in un secondo tempo potranno costituire le basi per uno studio comparato.

Perciò, ritengo che il modo più sicuro per far avanzare una conoscenza dell’Ortodossia nel contesto italiano sia quello di lavorare all’interno della propria tradizione locale di riferimento, con buona pace degli aspiranti enciclopedisti che sognano il “Glossario ortodosso globale” in italiano, lingua in cui non sono ancora state tradotte alcune delle opere di base del patrimonio liturgico ortodosso (si pensi al Grande Tipico). Tali opere settoriali in lingua italiana non dovranno limitarsi a diventare “dizionari dei campanilismi”, ma essere viste come piattaforme di dialogo, dalle quali far partire una successiva fase di armonizzazione, prima tra di loro, e poi in relazione allo sviluppo di un’autentica cultura ortodossa italiana.

 

timbro hristos 326x327

 

 

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