martedì 26 maggio 2009

Dal sito del confratello e concelebrante P. Giovanni -Palermo

Dai "Discorsi" di san Leone Magno.

Quaranta giorni dopo la risurrezione, il Signore fu elevato al cielo sotto lo sguardo dei discepoli e così pose termine alla sua presenza corporale. Egli rimane alla destra del Padre fino al termine del tempo stabilito da Dio per moltiplicare i figli della Chiesa. Allora verrà per giudicare i vivi e i morti in quella stessa carne in cui ascese. Perciò quanto del nostro Redentore era visibile, passò sotto i segni sacramentali; e perché più eccellente e più forte fosse la fede, la dottrina prese il posto della visione; e ormai sulla sua autorità sì basano i cuori dei credenti, illuminati dalla luce divina. Questa fede fu accresciuta con l'ascensione del Signore e irrobustita col dono dello Spirito Santo. Perciò i discepoli non temettero più le catene, le carceri, l'esilio, la fame, il fuoco, l'essere sbranati dalle fiere; neppure i supplizi raffinati della crudeltà persecutrice li atterrì. Per questa fede in ogni parte del mondo, non solo uomini ma anche donne, non solo fanciulli ma anche tenere vergini, combatterono sino all'effusione del sangue.

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Questa fede ha messo in fuga i demoni, ha guarito le malattie, ha risuscitato i morti. Gli stessi apostoli, pur confermati da tanti miracoli e istruiti da tanti discorsi, erano rimasti spaventati dall'atroce passione del Signore. La verità della risurrezione divina lì lasciava titubanti per cui ricavarono un profitto enorme dalla ascensione di Gesù. Al punto che si mutò per essi in gaudio ciò che prima li aveva riempiti di spavento. Erano infatti protesi con tutta la contemplazione dell'anima verso la divinità di colui che sedeva alla destra del Padre. La vista del suo corpo non li tratteneva più, ritardando o vietando di fissare l'apice della mente in colui che discendendo non aveva lasciato il Padre, né ascendendo si era allontanato dai discepoli. Perciò, dilettissimi, allora il Figlio dell'uomo si manifestò Figlio di Dio in maniera più elevata e più sacra, quando entrò nella gloria maestosa del Padre; in modo ineffabile cominciò ad essere ancor più presente con la divinità ora che si era allontanato con l'umanità. Allora la fede, più consapevole, cominciò ad accostarsi con la mente al Figlio uguale al Padre, facendo a meno di sperimentare in Cristo la sostanza corporea, che è minore del Padre; perché, pur rimanendo la natura del corpo glorificato, la fede dei credenti in lui era stimolata a toccare, non con mano di carne, ma con intelligenza spirituale, l'Unigenito pari a Colui che l'ha generato.

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Mentre gli occhi dei discepoli seguivano il Signore che saliva al cielo e lo rimiravano con intensa meraviglia, si presentarono due angeli rifulgenti per il meraviglioso candore delle vesti, e dissero loro: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù che è stato di tra voi assunto in cielo, tornerò un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo". At 1,11. Tutti i figli della Chiesa venivano ammaestrati con queste parole a credere che Gesù Cristo verrà visibilmente in quella stessa carne con cui è asceso; né si può dubitare che tutto gli sia soggetto, dal momento che il ministero degli angeli prestò servizio fin dagli albori della sua nascita corporea. Un angelo infatti annunciò alla beata Vergine che avrebbe concepito Cristo dallo Spirito Santo, come la voce dei celesti spiriti proclamò ai pastori la sua nascita dalla Vergine; le prime testimonianze della sua risurrezione dai morti furono recate dai nunzi celesti, e allo stesso modo, per ministero degli angeli, venne predicato che egli verrà nella carne a giudicare il mondo. Tutto questo perché comprendessimo quanto numerose saranno le potenze che lo circonderanno allorché verrà a giudicare, se già tante lo servirono quando venne per essere giudicato.

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Esultiamo, dilettissimi, con gaudio spirituale, rallegrandoci nel presentare a Dio un degno ringraziamento; solleviamo liberamente gli occhi del cuore a quell'altezza nella quale si trova Cristo. I desideri terreni non aggravino più gli animi invitati verso l'alto; le cose caduche non impegnino chi è eletto a quelle eterne; le fallaci attrattive non trattengano chi è entrato nella via della verità. I fedeli passino oltre queste realtà provvisorie, riconoscendosi pellegrini in questa valle del mondo, dove anche se sono lusingati da alcune comodità non devono abbracciarle sfrenatamente, ma superarle con fermezza.

Anche l'apostolo Pietro ci esorta a una tale devozione; con quella carità che egli concepì per le pecore di Cristo, affidate alle sue cure nella triplice confessione di amore verso il Signore Gesù, ci scongiura: "Carissimi, io vi esorto come stranieri e pellegrini ad astenervi dai desideri della carne che fanno guerra all'anima." 1Pt 2,11.

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