sabato 28 agosto 2010

Dal sito amico: Eleousa.net

Ortodossia - Sorgente di beni ineffabili

Ora essa ha quale sua dimora il cielo ed esso le si addice, come propria reggia alla quale oggi viene trasferita dalla terra, e sta alla destra del re dell'universo, avvolta da un abito ricamato d'oro, secondo quanto è stato detto di lei dal profeta salmista. Per abito trapunto d'oro intendi il suo corpo, attraverso il quale Dio risplende, ricamato da ogni specie di virtù; essa sola con il suo corpo glorificato ora Dio ha posto in cielo insieme con il Figlio; la terra, la tomba e la morte non potevano, infatti, tratte¬nere fino alla fine quel corpo che diede principio alla vita e accolse Dio, dimora a Dio più cara del cielo e del cielo dei cieli. Se infatti l'anima, nella quale abitava la grazia di Dio, sale al cielo, sciolta dai vincoli di quaggiù, come attraverso molti segni si è reso manifesto e come noi crediamo, come è possibile che quel corpo, che non solo accolse in sé il Figlio di Dio eterno e unige-nito, l'eterna sorgente della grazia, ma anche lo generò, non sia stato elevato dalla terra al cielo? Essa che, quando aveva soltanto tre anni, e non portava ancora dentro di sé il celeste abitatore, non ancora incarnato, abitò nel Santo dei santi e fu iniziata a tali e tante virtù così da essere veramente al di sopra del mondo terrestre, come sarebbe potuta diventare terra, soggetta alla corruzione? E come potrebbe darsi ragione di ciò chi con la ragione considera? Perciò il corpo che generò viene glorificato insieme al generato, e, secondo il cantico profetico, l'arca della sua santità risuscitò insieme con il Cristo risorto prima di lei al terzo giorno. Prova per i discepoli della risurrezione della Madre di Dio dai morti sono i lenzuoli e il corredo funebre, le sole cose lasciate nel sepolcro, le sole cose trovate in esso da coloro che erano venuti a cercare, come era accaduto prima, per il Figlio e Signore. Non era necessario che essa, come il suo Figlio e il suo Dio, rimanesse ancora per un poco sulla terra e perciò fu subito trasportata dal sepolcro negli spazi del cielo, dal quale manda sulla terra luminosissimi e divini lampi di luce e di grazie, facendo luce di là su tutta la terra, venerata, ammirata e celebrata con inni da tutti i fedeli. Dio infatti volle creare un'immagine della sua assoluta bellezza e mostrarla nella sua purezza agli angeli e agli uomini; così creò costei, la tutta-bella, radunando tutti gli ornamenti di tutti i beni, visibili e invisibili, che aveva distribuito per adornare l'universo al tempo della creazione. Più ancora, Dio operò in lei una fusione di tutte le bellezze, divine, angeliche e umane, superiore a entrambi i mondi e più alta fonte per essi di ornamento. Preso inizio dalla terra, essa giunse al cielo e anche questo oltrepassò quando fu assunta, come oggi celebriamo, dalla tomba al cielo, congiungendo le cose di lassù a quelle di quaggiù, e i1 tutto abbracciando con le sue meraviglie; lei, che all'inizio è stata detta di poco inferiore agli angeli, intendo dire per aver gustato la morte, accresce in tutto l'eccellenza di Madre di Dio; perciò giustamente oggi tutto coopera e tutto insieme applaude per la celebrazione di questa festa.
Era dunque conveniente che colei che fece spazio in sé a colui che tutto riempie e che è al di sopra di tutto, oltrepassasse anch'essa il tutto, e fosse al di sopra del tutto con le sue virtù per la grandezza della sua dignità. E dunque quello, che a tutti i buoni bastò dall'inizio dei tempi, e che, pur distribuito, li rese ottimi, e tutto quello che tutti i beneficati da Dio, angeli e uomini, hanno in parte, essa tutto radunò; essa sola porta a compimento il tutto e anche lo supera, per quanto è possibile dire e, al di sopra di tutti, ora possiede anche questo privilegio, quello di risuscitare dopo la morte e di vivere, essa sola, in cielo con il corpo insieme al suo figlio e suo Dio. Di là, in ricchissima misura, essa effonde la grazia su chi la onora, e dona la capacità di tendere a lei, che è vassoio sul quale vengono offerte tali grazie. E, nella ricchezza dei doni, per la sua bontà sempre più grandi, essa non arresta mai la sua munificenza e la sua magnifica generosità verso di noi. E se dunque uno rivolge lo sguardo a tale compendio e distribuzione di ogni bene, dirà che questo la Vergine lo compie con la virtù e per coloro che vivono secondo virtù, così come fa il sole con la luce sensibile per coloro che vivono sotto i suoi raggi. E se rivolge lo sguardo al sole che miracolosamente è sorto per gli uomini da questa vergine, sole che tutto possiede e che per sua natura supera tutto quanto è per natura vicino a questa grazia, se dunque ad esso rivolge l'occhio della sua mente, la Vergine apparirà subito come un cielo divinamente tanto più preziosa di quanto è stato donato sotto il cielo e sopra di esso. Essa ha conseguito un'eredità di beni tanto maggiore, quanto il cielo è più grande del sole, e quanto il sole è più splendente del cielo.
Quale parola mai, o vergine Madre di Dio, potrà descrivere la tua bellezza, splendente di luce divina? Non è infatti possibile rinchiudere i tuoi pregi nei confini dei ragionamenti e delle parole; sorpassano infatti e mente e parola. Tuttavia è possibile celebrarti con inni, e tu, nel tuo amore per gli uomini, lo accetti; tu infatti sei il luogo di tutte le grazie, la pienezza di ogni perfezione, quadro e icona animata di ogni bene e di ogni virtù, perché tu sola sei stata ritenuta degna di ricevere tutti i carismi dello Spirito; o meglio, solo tu hai accolto miracolosamente nel tuo grembo colui nel quale sono i tesori di tutti i carismi, e, al di là di ogni ragionamento, sei stata la sua tenda partita oggi attraverso la morte verso l'immortalità e trasferita a buon diritto dalla terra al cielo, affinché nelle tende al di sopra del cielo tu sia sua compagna per l'eternità e là da lui ricevi l'eredità e, con la tua insonne intercessione, ottieni per tutti misericordia. Tanto più vicina a Dio è la Vergine di quanti a lui sono prossimi, di tanto maggiori doni è ritenuta degna la Madre di Dio in confronto a tutti e non mi riferisco solo agli uomini, ma anche a tutte le gerarchie celesti. Infatti riguardo all'ordine di queste schiere dell'alto Isaia scrive: E i serafini stavano intorno a lui. E ancora, riguardo a lei, David dice: Stette la regina alla tua destra. Notate la differenza della posizione? Da questa potete vedere anche la differenza della disposizione secondo la dignità: intorno a Dio infatti stanno i serafini, ma vicino a lui sta soltanto la regina dell'universo, la quale riceve ammirazione e lode da Dio stesso, che la proclama simile alle potenze che lo circondano, e dice, come è detto nel Cantico dei cantici: Quanto sei bella, amica mia! Più lucente della luce, più fiorita dei giardini divini, più adorna di tutto il mondo, visibile e invisibile. E non solo amica, ma tu che stai alla destra; dove infatti il Cristo siede nei cieli, cioè alla destra della maestà, là sta anch'essa, ascesa oggi dalla terra al cielo; non solo perché desidera ed è desiderata più di tutto, e per le stesse leggi della sua natura, ma perché è veramente suo trono. Questo trono vedeva anche Isaia in mezzo alla danza dei cherubini, e diceva che era alto e sublime, volendo dimostrare che il trono della Madre di Dio sovrastava i troni delle potenze angeliche. Perciò essa guida gli angeli che lodano Dio e dicono: Benedetta la gloria del Signore dalla sua dimora. E Giacobbe il patriarca, che questo luogo vide in enigma, disse: Terribile è questo luogo! È davvero la casa di Dio e la porta del cielo. E d'altra parte David, unendo a sé il popolo dei salvati e valendosi di essi come di corde o di suoni differenti, armonizzati da stirpi diverse in un'unica fede da questa sempre Vergine, intona la melodia in un inno nel quale tutte le armonie si congiungono, dicendo: Ri¬corderò il tuo nome di generazione in generazione; per questo le genti canteranno le tue lodi nei secoli, e nei secoli dei secoli.
Vedete come tutta la creazione canta le lodi della Madre di Dio, e non nei tempi che sono passati, ma nei secoli e nei secoli dei secoli? E’ dunque possibile da qui capire che essa non cesserà per tutto il tempo di beneficare le creature, non solo quelle che sono come noi, ma anche le gerarchie immateriali e soprannaturali, poiché anche queste, insieme a noi, per mezzo di lei sola possono divenire partecipi di Dio e toccare Dio, quella intoccabile natura. Isaia, col suo sguardo lontano, lo manifestò: non aveva visto infatti il serafino prendere il carbone dall'altare dei profumi senza alcun mezzo, ma con una tenaglia, e con essa toccò anche le labbra del profeta, purificandolo; questa della tenaglia era la stessa grandiosa visione che ebbe Mosè, il roveto ardente che non si consumava. E chi non sa che la madre Vergine è quel roveto e quella tenaglia e che accolse in sé, senza incendiarsi, il fuoco divino, mentre l'angelo si pose a servizio del concepimento e colui che prende su di sé il peccato del mondo per mezzo di lei si unì al genere umano, e, attraverso l'ineffabile unione, ci diede purificazione? Essa sola è il confine tra natura creata e increata e nessuno potrebbe andare a Dio se da lei non fosse illuminato di splendore divino: Dio sta in mezzo ad essa; non vacillerà . E se le ricompense vengono date secondo la misura dell'amore per Dio, e se colui che ama il Figlio è amato da lui e dal Padre suo, e diviene dimora di entrambi, che, secondo la promessa del Signore, misticamente in lui dimoreranno e con lui cammineranno, chi potrebbe amare costui più che la Madre, essa, che non solo generò questo come figlio unigenito, ma da sola lo generò, senza concorso di uomo? E in tal modo raddoppiato in essa è l'amore poiché non vi è un altro che lo condivida. Chi più della Madre sarebbe amato dall'Unigenito, ineffa¬bilmente nato da lei sola negli ultimi tempi, come, prima del tempo, era nato dal solo Padre? E come non sarebbero stati moltiplicati in modo degno anche gli onori a lei dovuti per legge da parte di colui che era disceso dal cielo per dare compimento alla legge?
Come dunque per opera di lei sola Cristo soggiornò fra noi e fu visibile sulla terra e visse in mezzo agli uomini, lui che a tutti era invisibile prima di incarnarsi in essa, così, anche nell'incessante volgere dei tempi, ogni progresso di luce divina, ogni svelamento di misteri divini, ogni visione di doni spirituali a nessuno sarebbero concessi senza di lei. Essa per prima accolse la pienezza che il tutto attraversa, fa sì che da tutti possa essere accolta, distribuendola a ciascuno secondo le sue capacità, in conformità e in misura della sua purezza. E così essa è lo scrigno e l'amministratrice della ricchezza di Dio. E siccome è legge eterna nei cieli che gli inferiori, attraverso i più grandi, divengano partecipi di colui che è e ha sede nel cielo, se la vergine Madre è incomparabilmente più grande di tutti, attraverso di lei avranno parte quanti saranno partecipi di Dio, e quanti conoscono Dio saranno portatori di lei, che è terra dell'Incontenibile; e, dopo Dio, lei celebreranno con inni quanti elevano inni a Dio. Essa è causa anche delle cose che furono prima di lei, guida di coloro che verranno dopo di lei, garante dell'eternità. Essa è oggetto dei canti dei profeti, capo degli apostoli, fortezza dei martiri, cattedra dei maestri. Essa è la gloria di chi vive sulla terra, la gioia dei celesti, l'ornamento di tutta la creazione. Essa è principio, sorgente e radice dei beni ineffabili, culmine e perfezione di ogni santità.
O Vergine divina che ora sei in cielo, come posso enumerare tutte le tue magnificenze? Come posso glorificare te, tesoro di gloria? Anche solo il ricordo di te santifica chi se ne vale; anche solo un cenno a te rivolto rende più luminosa la mente, che subito si innalza ad altezza divina; attraverso di te si fa penetrante l'occhio della mente; per opera tua si fa splendente lo spirito per la venuta dello Spirito divino. Tu sei tesoriera e dispensiera di grazie, e non le trattieni per te, ma colmi di grazia l'universo; il tesoriere di tesori inesauribili, infatti, sorveglia perché siano distribuiti. A che scopo terrebbe rinchiusa una ricchezza che non diminuisce? Distribuisci dunque con dovizia a tutto il tuo popolo, alla tua eredità, la tua misericordia e le tue grazie, o Signora. Sciogli i vincoli dei mali che ci imprigionano!
Tu vedi da quanti e quali mali siamo oppressi, nostri e altrui, esterni e interni. Trasforma tutto in meglio con la tua potenza, conciliando fra loro quelli che vivono all'interno della città e hanno uguale la stirpe, allontanando quelli che, dal di fuori, li assalgono come bestie selvagge. Alle nostre passioni opponi il tuo soccorso e la tua medicina, distribuendo alle anime e ai corpi la tua grazia, ricca e sufficiente per tutte le necessità; e se non progrediamo, facci avanzare tu, e agisci in misura tale che, salvati e rinvigoriti dalla tua grazia, possiamo rendere gloria al Verbo anteriore al tempo, che da te prese carne per noi, insieme con il Padre suo senza principio e lo Spirito datore di vita, ora e sempre e per i secoli senza fine. Amen.

Gregorio Palamas
Dormizione di Maria

Nessun commento: