LITURGIA E
ECUMENISMO
[1]
di Pietro Chiaranz
Quando si parla della preghiera della Chiesa, per essere concreti, è necessario osservare la realtà che ci circonda.
Nel
territorio
italiano si affacciano sempre più le chiese ortodosse. E’ giusto
quindi mostrare gli elementi tradizionali del culto cattolico e saperli
evidenziare in modo che siano apprezzati nell’Ortodossia
com’è parimenti giusto osservare il senso e la profondità della
tradizione liturgica ortodossa.
Questo lavoro
può essere fatto con reciproco rispetto, nonostante la presenza di difficoltà e di ostacoli seri tra le due Chiese.
Il rispetto e l’onestà comportano, però, che non si condividano simboli e azioni tali
da affermare una menzogna.
Mi spiego. L’Ortodossia e il
Cattolicesimo possono incontrarsi su un piano di rispetto umano e
confrontarsi ma non possono compiere delle azioni (nella preghiera
liturgica comune, ad esempio) nelle quali mostrano ciò che non
esiste (la piena comunione).
E’ una questione di
rispetto e di onestà verso la verità teologica e verso la propria
Chiesa. Fare diversamente, con discorsi umanistici o di banale
giustificazione, non è che mascherare la propria incoerenza.
Purtroppo che
questo accada nella realtà dei fatti è dato a tutti constatarlo.
Pongo, a tal proposito, due esempi tra molti che
si potrebbero citare. Non meravigli se vi si trovano esplicitati
nomi e luoghi. Essendo eventi pubblici, e non privati, sono cose
facilmente testimoniabili. In qualche caso esistono pure delle
fotografie.
Il
primo
esempio è quello riportato in foto (avvenuto a Savona il 30 gennaio
2010) nel quale un prete del patriarcato romeno, tale Philip Sorin, ha
concelebrato con il vescovo cattolico (una semplice
benedizione di pani alla fine di un vespero o alla fine di una
liturgia?).
Comunque
sia, secondo i canoni (non rispettati) della sua Chiesa, questo prete dovrebbe essere immediatamente deposto. Secondo gli ordinamenti della Chiesa cattolica, questo prete dovrebbe
essere considerato immediatamente cattolico (la concelebrazione è o no espressione di piena comunione?).
Ma,
d'altra
parte, ultimamente nel Cattolicesimo un vescovo ha pure
concelebrato (e ordinato) delle donne al sacerdozio anglicano senza
ricevere alcuna sanzione (il famoso vescovo di Evreux, in Francia).
Porre in atto questi fatti significa, quanto meno, intorbidire le acque e
confondere chi crede.
Un altro caso accadde a Bologna, nella chiesa greco-ortodossa, il venerdì santo
del 2009.
In quella chiesa, il prete ortodosso
fece concelebrare un prete cattolico curiale, con tanto di piviale e
stola. E’ vero che non era una funzione eucaristica ma non dobbiamo
fare gli ipocriti: non ci è dato separare con sottili
distinzioni la cosiddetta messa dalle altre espressioni liturgiche
della Chiesa poiché esse fanno un unicum e si richiamano tutte a vicenda. In quel contesto, il prete
cattolico entrò nel santuario per la porta reale (riservata solo al clero ortodosso, neppure ai laici ortodossi) e depose il crocefisso sull’altare assieme al prete
greco.
Non
pago
dell’accaduto, il prete curiale osò guardare, con sguardo
trionfatore chi, in quel contesto, si sentì disorientato da codeste
"belle azioni". La maggioranza dei presenti non parve sentire alcuna
stonatura davanti all'accaduto e questo è indice di molte cose.
Ora,
che si
debba coltivare amicizia tra persone di confessione differente
nessuno lo nega o lo proibisce, evidentemente. Quello che non si deve
fare è esattamente un mescolamento di cose sacre,
dal momento che la comunione ecclesiale (sia dal punto di vista
cattolico, sia da quello ortodosso) dovrebbe essere una cosa seria,
sempre che vi si creda, ovviamente.
Ma
siccome
l'esempio scende sempre dall'alto includo un filmato nel quale si
vede chiaramente che la commemorazione del papa in una liturgia
ortodossa al Fanar (Patriarcato di Costantinopoli).
A questo
punto perché l'Ortodossia greca non decide di unirsi con la Chiesa cattolica?
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