mercoledì 26 luglio 2017

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Il mio cammino verso l’Ortodossia

Testimonianza di padre Serafim (Valeriani)



Sono lo ieromonaco Serafim (Valeriani), parroco presso la Chiesa Ortodossa san Basilio il Grande di Bologna. Il mio cammino verso l’Ortodossia è iniziato nel 1999. Avevo già sentito parlare da giovane dei cristiani ortodossi molte volte, soprattutto agli incontri ecumenici tenuti dalla comunità di Taizè, ma di persona fino al 1999 non avevo mai incontrato un ortodosso vero in carne ed ossa col quale dialogare e discutere della Fede.
Per far capire come sono arrivato dove sono è bene presentarmi: come ho detto il mio nome da monaco è Serafim, sono bolognese di antica famiglia (l’albero genealogico da parte di madre arriva fino al 1450), sono nato a Bologna e cresciuto fra la città e San Chierlo, ridente frazione in Comune di Monte san Pietro, dove i miei nonni materni avevano un bel podere da contadini. Credo che l’animo contadino sia naturalmente portato al Divino, il contadino prepara la terra, semina nei tempi prestabiliti, aspetta con pazienza, guarda il cielo aspettando la pioggia, la neve o il sole a tempo debito e poi raccoglie quel che il buon Dio gli dona. Il vivere così a contatto con la natura, secondo il mio modesto parere e l’esperienza, fa dei contadini un ceto sociale fra i più religiosi. La vita dei miei nonni era scandita dal calendario e nel calendario c’erano le feste dei santi, e per ogni festa i miei nonni avevano un proverbio che spiegava guardando il cielo ciò che il Signore avrebbe mandato: la pioggia, il sole o la neve... certe volte tendiamo ad idealizzare il nostro passato, ma ripensando a qui tempi vedo che essi hanno inciso profondamente sul mio carattere, furono anni molto felici fra le mie adorate colline e i miei numerosi impegni da contadino in erba. Furono anni in cui incontrai persone di grande religiosità e fede, certamente erano tutti romano cattolici, ma persone che mi hanno dato molto e di cui ho un caro ricordo, persone che forse la storia ha dimenticato o dimenticherà ma di cui brilla eterna memoria davanti a Dio. All’età di 12 anni morì il mio caro nonno Osideo e la casa con tutto il podere furono venduti, la vita che avevo vissuto fino ad allora cambiò radicalmente per svolgersi prevalentemente in città, nell’età dell’adolescenza come spesso accade mi allontanai dalla religione per poi riavvicinarmi verso i 16 anni, fu allora che iniziai a frequentare con regolarità la parrocchia romano cattolica vicino a casa mia, diventando anche catechista ed educatore di azione cattolica. Poiché sono una persona curiosa di natura e poiché nella confessione romano cattolica mi mancava qualcosa (un qualcosa che non sapevo spiegarmi) iniziai dai 18 anni a interessarmi delle religioni, della loro storia e iniziai anche a frequentare tutte le possibili religioni, culti, sette presenti nel territorio bolognese. Studiavo, approfondivo, frequentavo, per poi rimanere sempre romano cattolico, perché la logica teologia della confessione romano cattolica non aveva paragoni con le fantasiose teorie dei numerosi gruppi frequentati.
Veniamo così al 1999, nel mese di novembre mi ricordai di essere entrato alcuni anni prima in una chiesa ortodossa in via sant’Isaia a Bologna. Decisi di andare un sabato a vedere se fosse aperta. Era aperta, veniva celebrato il grande vespro, non capii molto se non qualche cosa che si cantava anche a Taizè: Gospodi pomilui (Signore abbi pietà), slava Tebe Bozhe (gloria a Te o Dio), rimasi comunque impressionato dalla bellezza e dalla spiritualità della funzione... Dalla tabella degli orari vidi che il grande vespro veniva celebrato tutti i sabati, il sabato successivo 10 minuti prima dell’inizio della funzione ero già in chiesa. Il parroco, l’indimenticato e indimenticabile archimandrita Mark (Davitti) stava accendendo le lampade all’iconostasi e due ragazze, Natalia, russa, e Ketevan, georgiana, si stavano preparando a cantare. Ricordo che padre Marco si voltò e mi chiese:
- Russki? (Sei russo?)
- No, padre, sono italiano.
- Ah, italiano di dove?
- Di Bologna, padre.
- E la mamma?
- Bolognese
- E il papà?
- Bolognese.
Ricordo che padre Marco alzò le mani con un gesto di meraviglia ed esclamò con la sua voce tonante e il suo accento toscano:
- Un bolognese figlio di bolognesi!?!?!? Ma lo sai che te tu sei una razza in via di estinzione come la foca monaca?????
Una risata fragorosa riempì le antiche volte della chiesa e da quel giorno io e il padre Marco diventammo amici, di più egli col passare del tempo diventò il mio padre spirituale e colui che mi avrebbe accolto qualche tempo dopo nella Una, Santa, Cattolica e Apostolica Chiesa.
Qualche giorno più tardi lessi sul giornale che l’arcidiocesi romano cattolica di Bologna organizzava un viaggio a Mosca con visita a varie chiese e santuari ortodossi e partecipazione a varie funzioni fra cui anche una Divina Liturgia celebrata da sua santità il patriarca Alessio. Mi iscrissi al viaggio, diedi tutti gli esami all’università (ricordo ancora l’esame di farmacognosia preparato in 2 settimane) e alla fine di febbraio ero pronto a partire per Mosca. L’impatto con la città, le sue chiese, i monasteri, le icone secolari davanti alle quale brillavano le candele di cera pura fu per me un’esperienza meravigliosa. Il bacio delle reliquie di san Sergio, i canti alla Divina Liturgia celebrata dal patriarca, la pietà dei singoli fedeli mi si impressero nell’anima.
Il momento culminante del viaggio era rappresentato dalla benedizione di un’icona della Madre di Dio di Vladimir. L’arcidiocesi di Bologna qualche tempo prima aveva fatto dono al patriarcato di un’icona della Madonna di san Luca, ora il patriarcato ricambiava con il dono di un’icona della Madonna di Vladimir. Mi vengono ancora i brividi a parlare di quel momento, fu la semplice benedizione di un’icona, c’era un diacono che cantava le litanie con una profonda voce da basso, un metropolita (mi pare si chiamasse Serghij) che celebrava la funzione e molti fedeli in chiesa che pregavano con grande fervore, ebbene ad un certo punto mi voltai indietro, vidi le babushke (nonnine) russe tutte con un bel fazzoletto che adornava il loro capo, vidi i loro occhi, il loro fervore e per un istante mi sembrò che il tempo si fosse fermato ad anni prima, rividi nei volti di quelle donne il volto delle donne del mio paese (quando ero piccolo nelle chiese romano cattoliche in campagna tutte le donne portavano ancora il velo) e in quell’istante esclamai:
- MA QUESTA E’ LA MIA CHIESA!
Fu una sensazione netta e precisa, là lontano da casa, in mezzo a persone sconosciute ma che mi ricordavano la mia infanzia, proprio là avevo ritrovato la mia Chiesa.
Ritornato a casa, sotto la saggia guida del padre Marco iniziai il mio cammino che mi avrebbe portato ad aderire, o meglio ancora a ritornare nel seno della Chiesa Ortodossa.
Che cosa ho trovato nella Chiesa Ortodossa che non ho trovato da altre parti? Essenzialmente una cosa: la pienezza della Verità, anzi per essere più precisi la Cattolicità della Verità. Cattolica è una parola che deriva dal greco “Katholikà”, spesso soprattutto in occidente si traduce questa parola come “universale”, la Chiesa è Cattolica in quanto accoglie uomini di ogni epoca, di ogni etnia, di ogni ceto sociale... questo è un aspetto della Cattolicità della Chiesa ma non è l’unico, ancora di più Cattolica significa “secondo il tutto” “secondo la pienezza”. La Chiesa è Cattolica in quanto conserva e predica il Vangelo, la Buona Novella di Nostro Signore Gesù Cristo, quella Buona Novella diffusa nel mondo dai santi Apostoli e i loro successori, mirabilmente spiegata dai santi Padri, senza ad Essa aggiungere o togliere niente. Solo nella Chiesa Ortodossa ho trovato la Cattolicità della Verità, la pienezza della Verità rivelata.
Se dovessi descrivere con due parole la Chiesa Ortodossa userei essenzialmente “luce” e “gioia”. Il cuore pulsante, il centro, la ricchezza della Fede Ortodossa è la Pasqua, la festa della Pasqua supera di gran lunga in grandezza qualsiasi altra festa come la luce del sole supera di gran lunga quella della luna o delle altre stelle. Nella Pasqua noi facciamo esperienza di Cristo morto e risorto, dalla resurrezione di Cristo nasce per noi una speranza nuova, la morte non ha più l’ultima parola, Cristo ha vinto la morte e ha dato a noi uomini immersi nelle tenebre di questo mondo una speranza nuova. La resurrezione di Cristo ha distrutto le tenebre della morte, ha distrutto chi aveva il potere della morte cioè il diavolo e ci ha donato la vita immortale. Siamo stati illuminati dalla luce di Cristo, quella luce che non tramonta e gioiamo con lui in questa vita nuova dove la morte non ha più l’ultima parola poiché l’ultima parola ce l’ha Cristo risorto. La centralità della Pasqua come esperienza di Cristo risorto appartiene anche alle altre confessioni cristiane, ma solo nella Chiesa Ortodossa essa riceve tutta la sua centralità, tutta la sua importanza, tutto il suo fulgore.
Una è la perla preziosa che ho trovato nella Chiesa Ortodossa: la pienezza della Verità, due sono le parole con cui la descriverei: luce e gioia, e tre sono le armi che Essa ci dona per combattere la buona battaglia della Fede: i santi Misteri (Sacramenti), la preghiera e il digiuno.
Quello che lascia a bocca aperta i non ortodossi è spesso la celebrazione dei santi Misteri (Sacramenti): il Battesimo e la Cresima che ci introducono alla vita cristiana, la santa Eucarestia nella quale riceviamo il Corpo e il Sangue di Nostro Signore Gesù Cristo per il perdono dei peccati e la vita eterna, la Confessione che ci rimette i peccati anche quelli più gravi, l’Olio santo che ci è dato per la nostra salute, il Matrimonio che fa della famiglia naturale fra uomo e donna una piccola Chiesa domestica, l’Ordine sacro che perpetua il sacerdozio. La celebrazione dei santi Misteri nella Chiesa Ortodossa è di una rara bellezza che lascia esterrefatti coloro che vi partecipano, una bellezza che è espressione della bellezza della santa Fede Ortodossa.
Oltre ai santi Misteri il cristiano ortodosso ha altre due armi: la preghiera e il digiuno, essi sono inscindibili, senza il digiuno la nostra preghiera non è accetta a Dio e senza la preghiera i nostri digiuni sono vani. Solo nella Chiesa Ortodossa ho trovato che le tre armi spirituali: Misteri (Sacramenti), preghiera e digiuno hanno la loro degna importanza e il posto giusto nella vita della Chiesa tutta e del singolo cristiano in particolare.
Tante cose potrei ancora scrivere sulla Chiesa Ortodossa alla quale senza mio merito ma solo per la misericordia di Dio mi glorio di appartenere, credo fermamente che essa sia la Vera Chiesa fondata da Nostro Signore Gesù Cristo, credo fermamente che solo in essa si possa trovare la pienezza della Verità rivelata, credo fermamente che solo in essa si possano trovare le armi spirituali: Misteri, preghiera e digiuno che ci aiutano a vivere da veri cristiani e a trovare la volontà di Dio su di noi. Per poterlo sperimentare bisogna mettersi con animo di ricerca e varcare la soglia di una chiesa e mettersi in ascolto di Dio che ci ama, ci parla, ci cerca e vuole condurci alla salvezza.
Gloria a Dio per tutto!

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