ROMA
– La foto qui sopra fissa un gesto famoso del
pontificato di Giovanni Paolo II: il suo farsi giudeo
coi giudei, a Gerusalemme, inserendo il foglietto con la
preghiera nella fessura del muro del tempio.
I
più, da tutto il mondo, hanno osannato questo gesto
ecumenico. Ma c’è anche chi – pur essendo cattolico
fedele – lo contesta in radice. Enrico Maria Radaelli,
milanese, ha pubblicato in questi giorni un libro
importante. Importante perché arricchisce la sequenza
dei volumi di critica teologica al cattolicesimo d’oggi
scritti da autori “tradizionalisti” di solido spessore.
L’autore più rappresentativo di questa tendenza è stato
Romano Amerio, filosofo e filologo svizzero, di Lugano,
i cui libri “Iota unum” e “Stat veritas”, entrambi editi
in Italia da Riccardo Ricciardi, sono due pietre miliari
della critica al Concilio Vaticano II e alla Chiesa
dopoconciliare in nome della Grande Tradizione. Ma non
vanno dimenticati il cardinale Giuseppe Siri con il suo
volume intitolato “Getsemani” e, più di recente, il
teologo romano Brunero Gherardini con “Una sola fede,
una sola Chiesa”.
Radaelli ha intitolato il suo
libro “Il mistero della Sinagoga bendata”: ossia il
mistero di chi non vede in Gesù il Figlio di Dio.
Prototipo di questa cecità furono gli ebrei increduli
sotto la croce. Ma è soprattutto dentro la Chiesa
cattolica d’oggi, e persino ai suoi massimi vertici, che
egli vede in atto un generale offuscamento della
fede.
Teologi, monaci, cardinali cadono sotto la
critica severa e argomentatissima di Radaelli. Tra i
cardinali viventi i più presi di mira sono Roger
Etchegaray, Edward Cassidy, Carlo Maria Martini, Joseph
Ratzinger. Il solo risparmiato è Camillo Ruini, citato
ad honorem per aver ricordato che la Santa Trinità è il
cuore della fede cristiana.
Quest’ultima,
infatti, è la tesi centrale del libro. Radaelli
contrappone «l’articolo di fede che asserisce esservi
nei cieli solo la santissima Trinità», unico Dio vero,
ai tre «falsi» monoteismi che secondo l’ecumenismo alla
moda accomunerebbero le tre religioni cristiana, ebraica
e musulmana.
Giovanni Paolo II cade anch’egli
sotto la critica. Prevedibile l’accusa ai suoi incontri
interreligiosi di Assisi. Meno prevedibile, ma ancora
più forte, è però quella che Radaelli concentra sul
«giudaizzare» del papa a Gerusalemme, col suo gesto al
muro del tempio: perché «come potremo poi rimproverare i
giudei di non credere nel Nuovo Tempio di Cristo, se
proprio noi corriamo a pregare nel tempio loro, morto,
vuoto e ormai solo idolatrico?».
Come nei primi
secoli della Chiesa il manicheismo e il pelagianesimo,
così oggi Radaelli vede incombere una nuova grande
eresia: l’ecumenismo.
E nell’introduzione al
libro, Antonio Livi gli dà ragione. Riconosce all’autore
il pieno diritto di dissentire dall’odierno magistero
ecumenico della Chiesa. Perché questo magistero – spiega
– è per sua stessa definizione «pastorale, non
dogmatico» e quindi contestabile, mentre il dogma
infallibile sta dalla parte della Grande Tradizione –
quella degli apostoli e dei padri della Chiesa – alla
quale Radaelli si richiama in ogni pagina del suo
libro.
Livi non è figura di secondo piano. È
professore ordinario e decano della facoltà di filosofia
della Pontificia Università Lateranense, quella che ha
per Gran Cancelliere il cardinale Ruini, ed è sacerdote
dell’Opus Dei.
__________
Il
libro:
Enrico Maria Radaelli, “Il mistero
della Sinagoga bendata”, introduzione di Antonio Livi,
Effedieffe, Milano, 2003, pagine 416, euro
30,00. |
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