Solidarietà alla Russia nell'ora della tragedia ucraina
La dichiarazione "Solidarietà alla Russia "
è stata scritta da Dimitrij e Tamara Shakhovskoj, con la partecipazione
attiva dei membri di Russkij Most ("il ponte russo"). Dal 26 novembre
2014, l'iniziativa ha ricevuto l'approvazione di più di un centinaio di
discendenti rappresentativi dell'emigrazione bianca appartenenti alle
sue diverse associazioni, residenti in paesi diversi e anche su
continenti diversi. Alcune altre persone – con o senza un rapporto
speciale con la Russia – hanno voluto, altresì, mostrare il loro
sostegno. L'elenco dei firmatari continua a crescere ogni giorno. Rimane
aperto all'indirizzo solidairesdelarussie@gmail.com e verrà regolarmente aggiornato sul sito.
Da quasi un anno, gli eventi ucraini
coinvolgono noi, discendenti dell'emigrazione bianca, tanto più che le
nostre origini ci danno accesso a diverse informazioni, a differenza
della maggior parte delle persone che ci circondano. La conoscenza di un
vicino passato, quello della Russia prima del 1917, ci dà l'opportunità
e il dovere di denunciare le eclatanti falsificazioni storiche che
hanno portato all'attuale tragedia in Ucraina.
Di fronte alle crescenti tensioni, nel
Donbass come nelle relazioni internazionali, s'impone una conclusione:
l'ostilità aggressiva oggi schierata contro la Russia non ha nulla di
razionale. La politica di "due pesi, due misure" ha superato ogni
limite. La Russia è accusata di tutti i crimini, senza prove, colpevole a
priori, mentre altri paesi ricevono un'indulgenza particolarmente
rivoltante, in particolare nella sfera dei diritti umani.
Non rinunciamo in nulla alla difesa dei
valori trasmessi dalle nostre famiglie costrette all'esilio dopo la
rivoluzione del 1917 né alla denuncia dei crimini dei bolscevichi e dei
loro successori, né alla promozione della verità storica su quegli anni
terribili. Ma questa non è una ragione per accettare le calunnie che si
riversano, giorno dopo giorno, sulla Russia attuale, sui suoi leader e
sul suo presidente, sanzionati e diffamati contro ogni buon senso.
Questo processo stravagante – autodistruttivo per i paesi europei –
fornisce forti argomenti a coloro che vi vedono il desiderio occidentale
di contrastare lo sviluppo della Russia, piuttosto che di risolvere la
crisi ucraina. Attaccare sistematicamente tutto ciò che ha a che fare
con la nozione di "mondo russo" è particolarmente ridicolo: si tratta di
una realtà storica, geografica, linguistica, culturale e spirituale, di
un'alta civiltà che ha dato molto al mondo e della quale siamo fieri.
Non possiamo tollerare il vergognoso
silenzio dei media ufficiali e dei paesi europei sui terribili
bombardamenti delle popolazioni e delle infrastrutture civili da parte
dell'esercito ucraino nel Donbass, sostenuti da milizie portatrici di un
simbolismo nazista. Questo silenzio, per le autorità di Kiev, è
equivalente a un vero e proprio permesso di sterminio. Da mesi, bambini e
anziani muoiono o sono seriamente feriti, si torturano prigionieri. Ora
il governo di Kiev ha dichiarato un blocco completo (gas, elettricità,
treni, amministrazioni e ospedali, pensioni, stipendi, medicine...) per
meglio distruggere una regione che comunque proclama come parte
integrante del proprio territorio. E come non denunciare le violenze
commesse dai sostenitori di Kiev contro la Chiesa ortodossa russa in
Ucraina – sacerdoti minacciati, costretti a fuggire o uccisi, cinquanta
chiese bombardate (venti completamente distrutte), fedeli perseguitati.
Dove sono i valori europei in tutto questo?
Nonostante il loro totale rifiuto
dell'Unione Sovietica, i nostri genitori e nonni sono stati sconvolti
dalle sofferenze del popolo russo durante la seconda guerra mondiale. A
nostra volta, noi rifiutiamo l'indifferenza e il silenzio – lo sterminio
pianificato delle popolazioni di Donbass, la russofobia delirante,
l'ipocrisia totalmente contraria agli interessi di un'Europa che a noi è
cara. Speriamo che i paesi che hanno accolto le nostre famiglie
ritrovino presto la via della ragione e dell'obiettività.
Dimitrij e Tamara Shakhovskoj
Parigi, 26 novembre 2014
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