Dopo le notizie dell'ingerenza del patriarcato di Costantinopoli in Ucraina e nella Chiesa cecoslovacca,
ci aspettavamo altre interferenze di ogni tipo per creare divisioni
nella Chiesa ortodossa. Ce ne aspettavamo letteralmente di tutti i
colori, e non ci siamo stupiti più di tanto a vedere un dissidio a
livello pre-conciliare assumere i colori... dell'arcobaleno gay!
Date un'occhiata (se necessario, con un traduttore automatico), a questo articolo del sito greco Dimokratianews, intitolato Η ομοφυλοφιλία, μήλον της έριδος για τους Ορθόδοξους Ιεράρχες στη Γενεύη (L'omosessualità, pomo della discordia tra i gerarchi ortodossi a Ginevra),
che testimonia una nuova pietra di inciampo nella commissione
pre-conciliare riunita dal 16 al 20 febbraio 2015 al centro del
Patriarcato ecumenico a Chambesy presso Ginevra.
Parte del lavoro di preparazione al Concilio inter-ortodosso, previsto
per l'estate del 2016, prevedeva la revisione di testi approvati ai
tempi del blocco sovietico, in particolare il documento del 1986 sul
contributo ortodosso in temi di pace, giustizia, libertà e fratellanza.
Nel corso delle comprensibili proposte di eliminare gli anacronismi del
testo, ha suscitato un totale scalpore la proposta del metropolita di
Pergamo Ioannis Zizioulas di includere un emendamento sui diritti delle
minoranze sessuali, sulla falsariga della legge anti-razzista (ma in
sostanza anti-ortodossa) che la Comunità Europea aveva cercato di
imporre nei propri paesi a maggioranza ortodossa. L'emendamento ha visto
l'immediata opposizione dei metropoliti Ilarion del patriarcato di
Mosca, Basilio del patriarcato di Antiochia e Amfilohije del patriarcato
di Serbia.
Dopo oltre sette ore di dibattito, un emendamento di compromesso di
"non-discriminazione delle minoranze di altro genere pur senza
condividerne opinioni e principi" è stato proposto e votato dai
rappresentanti delle chiese autocefale di Grecia e di Cipro e dei
patriarcati di Costantinopoli, Gerusalemme e Alessandria. Neanche questo
emendamento è passato, per l'opposizione delle Chiese russa,
antiochena, serba, bulgara, georgiana e romena.
La posizione compatta del blocco che i soliti cinici chiamano "la mafia
fanariota" è vista dall'articolo con un senso di vergogna, ma non è
affatto una novità: le stesse spaccature si sono viste in problemi
ecclesiologici vecchi (come le controversie sulla giurisdizione del
patriarcato di Gerusalemme in Australia e in America) e nuovi (come il conflitto sulla giurisdizione nel Qatar).
I testi pre-conciliari dell'epoca sovietica rimarranno come
testimonianza di un tempo in cui la maggioranza delle Chiese ortodosse
non aveva la libertà di esprimere apertamente il proprio punto di vista.
Ai nostri lettori lasciamo il compito di giudicare quali siano oggi le
Chiese ortodosse non libere.
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