Contro il mito del rito bizantino del matrimonio gay
di padre Patrick Viscusopravoslavie.ru, New Oxford Review
19 ottobre 2015
Purtroppo la memoria di questi illustri santi è spesso pervertita e bestemmiata oggi da coloro che cercano di imporre i propri programmi sulla Chiesa. Nel 1994 il professore di Yale John Boswell ha pubblicato il libro "Same-Sex Unions in Premodern Europe", nel quale sosteneva che il rito bizantino della adelphopoiesis, che menziona i martiri Sergio e Bacco, era in realtà un servizio sancito dalla Chiesa per il matrimonio tra omosessuali, che i santi avevano ricevuto, e usava anche una icona dei santi Sergio e Bacco sulla copertina del suo libro. Anche se la sua ricerca è stata smentita più volte, la sua tesi è ripetutamente risuscitata da coloro che cercano di introdurre i matrimoni omosessuali nella Chiesa.
Padre Patrick Viscuso è un sacerdote e
canonista dell'Arcidiocesi greco-ortodossa in America, e ha scritto
numerosi articoli accademici in materia di matrimonio bizantino e
diritto canonico. È citato tre volte nel libro di Boswell. In questo
presente articolo, "Un tentativo non riuscito di riscrivere la storia",
p. Viscuso difende la verità storica della pratica ortodossa contro le
pretese di Boswell, e nel farlo onora la memoria dei santi Sergio e
Bacco.
* * *
Scrivere la storia di un'istituzione
religiosa implica una comprensione delle nozioni e del linguaggio nel
loro contesto storico e culturale. Il libro del professor John Boswell
di Yale pretende di trovare precedenti per il matrimonio omosessuale, in
particolare in Ortodossia orientale durante il tardo periodo bizantino.
La sua tesi principale è che i bizantini considerato il rito della adelphopoiesis,
un termine greco tradotto come "unione omosessuale" da Boswell, come
una forma di matrimonio contratto tra due maschi e benedetto dalla
Chiesa.
È fuori discussione che vi siano riti di adelphopoiesis
contenuti nei manoscritti bizantini risalenti dal IX al XV secolo. La
cerimonia era condotta da un sacerdote per due maschi in chiesa, e
conteneva simboli comuni ai riti matrimoniali bizantini tra cui tenere
in mano candele, unire le mani, ricevere la comunione, e girare tre
volte intorno a un tavolo utilizzato nella celebrazione. Le preghiere
utilizzate per la benedizione sacerdotale chiedevano a Dio di stabilire
"fratelli spirituali" (pneumatikous adelphous) e contenevano
riferimenti a coppie sante, tra cui in particolare i santi Sergio e
Bacco, che erano famosi per la loro amicizia. L'ordine del servizio
variava, ma sembrava possedere una struttura semplice, che di solito
comprendeva petizioni seguite dalla/e preghiera/e centrale/i di
benedizione e un congedo.
Al fine di valutare se tale servizio
fosse equivalente a una cerimonia di matrimonio, è necessario capire
come si formavano le unioni coniugali nel tardo periodo bizantino, e
quindi confrontare i riti. La nostra preoccupazione in questa analisi
non sarà di esaminare il contenuto delle preghiere incluse nei riti,
come è già stato fatto in diverse recensioni dell'opera di Boswell, ma
di concentrarci sul contesto in cui i riti erano utilizzati e descritti
nella società tardo-bizantina.
Nel tardo periodo bizantino, l'unione
coniugale si stabiliva attraverso un processo che comprendeva diverse
fasi: fidanzamento, contratto di matrimonio, rito del fidanzamento e
coronamento.
I fidanzamenti semplici erano contratti
civili. Erano una promessa di futura unione di capifamiglia che agivano
per conto dei loro figli preadolescenti. Non erano considerati
significativi dal punto di vista ecclesiale e potevano essere sciolti
con le sole sanzioni civili relative alla rottura di un accordo legale.
Anche i contratti di matrimonio erano un
accordo civile, molto probabilmente i "legami trasversali" discussi nel
XV secolo da san Simeone di Tessalonica. Questi consistevano in accordi
presi di fronte a un rappresentante dello stato prima delle cerimonie in
chiesa. Nel corso di questi accordi, ciascuno dei coniugi dava
l'assenso a un contratto di matrimonio per iscritto con la firma di una
croce. Il consenso delle famiglie all'unione era espresso quando i padri
dei futuri sposi toccavano le penne utilizzate dai loro figli durante
la firma. I contratti significavano l'accordo della coppia e delle loro
famiglie all'unione, così come il trasferimento della proprietà alla
comunità coniugale – per esempio la dote della sposa e il dono
ante-nuziale dello sposo. La firma del contratto era una forma puramente
civile del matrimonio.
Al contrario, il fidanzamento formale
comprendeva un atto sacerdotale descritto nelle fonti bizantine come
"benedizione." Lo scopo principale di questa benedizione era
l'invocazione a Dio affinché il fidanzamento potesse essere confermato e
reso indissolubile. Tuttavia, se i fidanzamenti erano rotti, era
condotta una procedura di divorzio ecclesiale sulla base dei motivi
stipulati. Dopo il fidanzamento, i coniugi erano tenuti a mostrare
fedeltà, ma non potevano godere dei diritti positivi del matrimonio,
come le relazioni nuziali. Gli effetti del fidanzamento sulle relazioni
di parentela erano simili a quelli del matrimonio completo.
i santi Sergio e Bacco
La distinzione del fidanzamento dal
matrimonio completo, stabilito dal rito finale del coronamento, può
essere compresa se si confrontano i motivi del loro scioglimento. Mentre
le cause di divorzio di un matrimonio completo si concentrano sulla
rottura dell'unione coniugale e hanno a che fare con l'adulterio o
situazioni d'immoralità sessuale reale o sospetta, le cause di
dissoluzione dei fidanzamenti si focalizzavano su obiettivi diversi,
vale a dire, le finanze, il carattere, la posizione nella vita e gli
eventi che circondavano il contratto del matrimonio. La differenza
indicava che mentre il divorzio nel caso di un matrimonio completo aveva
a che fare con la perdita dell'unione, la rottura del fidanzamento
aveva a che fare con la perdita delle basi per l'unione. Il fidanzamento
è un passo nella realizzazione del matrimonio, quasi equivalente al
matrimonio, ma non è la stessa cosa dell'unione completa.
L'incoronazione, la fase finale della
formazione del matrimonio, era chiamata così dal rito centrale di
benedizione nel corso del quale le corone erano poste dal sacerdote sul
capo della sposa e dello sposo. Come nel caso del fidanzamento, si
faceva una solenne invocazione della benedizione divina per stabilire
l'unione coniugale. L'unione coniugale comportava una serie di parentele
per matrimonio, conosciute come rapporti di affinità. Regole o canoni
di una certa complessità regolavano se tali membri della famiglia erano
stati autorizzati a sposarsi. Una volta stabilito, questo tipo di
parentela sopravviveva anche alla morte di uno o entrambi i coniugi.
Questi rapporti erano più estesi di quelli formati attraverso qualsiasi
altro sacramento o mistero, tra cui il battesimo, che portava anch'esso
ad alcuni divieti di matrimonio tra i familiari del padrino e i
battezzati.
Se il matrimonio bizantino viene confrontato con il rito della adelphopoiesis
(quella che Boswell chiama "unione tra persone dello stesso sesso"),
molte differenze sono evidenti. La prima è che il matrimonio avviene
attraverso un processo, non solo attraverso un semplice rito. La ragione
più immediata per questo sembra essere che l'unità coniugale nella
società bizantina coinvolgeva sia gli sposi sia le loro famiglie,
piuttosto che semplici individui. Il consenso delle famiglie era
richiesto in quasi ogni tappa della formazione del matrimonio. Questo
non significa che il consenso dei coniugi non fosse richiesto. La
cerimonia civile era il veicolo in cui si manifestava il consenso
matrimoniale. Tale consenso era anche implicato nella partecipazione
reciproca della coppia nei riti di fidanzamento e di incoronazione, dove
la benedizione sacerdotale istituiva l'unione, e il sacerdote era
considerato come il ministro del sacramento. Al contrario, l'adelphopoiesis
non era stabilita da un processo di graduale unione tra i coniugi e le
famiglie, ma piuttosto era un'unione di due individui. Le parentele
familiari risultanti e gli impedimenti matrimoniali erano limitati.
Boswell cita il giurista dell'XI secolo Eustazio Rhomaios, che afferma:
"le unioni tra persone dello stesso sesso sono tra persone, e solo
quelli [che si uniscono attraverso queste unioni] incorrono in
impedimenti al matrimonio, ma non gli altri membri delle loro famiglie".
Se le "unioni dello stesso sesso", erano una forma di matrimonio,
perché non dovrebbero esserci impedimenti matrimoniali per chi era già
unito? Non ha senso. Anche se fosse ammesso che tali impedimenti erano
applicabili solo quando le "unioni tra persone dello stesso sesso" erano
disciolte, tali rapporti di parentela a impedimenti limitati sono
completamente incompatibili con il matrimonio come praticato nel
contesto della società tardo-bizantina. Inoltre, non sembra che vi siano
disposizioni nella Chiesa, dove Boswell sostiene che i matrimoni
omosessuali erano benedetti, per motivi di divorzio. Certo, se due
uomini erano sposati dalla Chiesa, non avrebbero dovuto esserci
disposizioni in caso di una loro separazione, come avveniva per tutte le
altre forme di matrimonio?
L'adelphopoiesis stabiliva un
diverso tipo di unione rispetto al matrimonio, forse una forma più
vicina all'adozione. Questo punto di vista è supportato dal fatto che la
discussione dell'adelphopoiesis avviene nelle fonti tardo
bizantine in connessione con le parentele stabiliti per adozione,
contrariamente alle affermazioni di Boswell. Nel contesto di queste
fonti, la traduzione più letterale di adelphopoiesis, "adozione
di un fratello" o "adottare un fratello", sembra essere più coerente
con le idee espresse nei testi. Per esempio, il monaco del XIV secolo
Matteo Blastares nella Collezione alfabetica, un'enciclopedia
di diritto canonico, discute l'adelphopoiesis nel contesto
dell'adozione, che a sua volta mette in riferimento al tema generale
della parentela, non del matrimonio. Boswell perde di vista il contesto.
Nel suo trattamento del Typikon
di Giovanni Tzimiskes del X secolo, Boswell fa questa traduzione: "non è
consentito ad alcun fratello di lasciare la montagna per formare
relazioni o unioni [sunteknias e adelphopoiesis] con laici, e
se qualcuno dovesse aver fatto una cosa del genere... non potrà andare
alle loro case o fare colazione con loro..." La parola sunteknia
espimeva il rapporto spirituale stabilito tra il padrino e il
figlioccio al battesimo. Tuttavia, traducendo la parola come
"relazione", Boswell modifica il contesto dell'adelphopoiesis.
Una traduzione più corretta potrebbe essere "paternità spirituale". Di
conseguenza, il parallelo di tale divieto sembra essere correlato al
battesimo, un altro tipo di unione che stabilisce legami di parentela,
non a quelle regole "contro i monaci che sposano donne", come afferma
Boswell.
Un problema simile si verifica quando
viene fatta la dichiarazione, "Harmenopoulos, giurista del XIV secolo,
nel suo commento a una sentenza del concilio in Trullo del VII secolo...
cita Pietro, il chartophylax... che aggiunge il commento che i
monaci non devono essere padrini di battesimo di ragazzi e fare unioni
dello stesso sesso con loro". Tuttavia, quando è esaminato con
attenzione, il passo in questione non ha a che fare con la selezione di
ragazzi ai fini di rapporti carnali, ma piuttosto con il divieto di tre
tipi di relazioni. Il testo di Harmenopoulos dice quanto segue: "È
inaccettabile, dice [Pietro], che i monaci ricevano bambini dal santo
battesimo, tengano corone di matrimonio, e adottino fratelli". Due di
questi compiti sono chiaramente spirituali, la sponsorizzazione al
battesimo e al matrimonio, che implica forse che il terzo compito, l'adelphopoiesis,
condivida una natura analoga. In questo contesto, le parole "ricevere
bambini dal santo battesimo" si riferiscono al ruolo del padrino del
rito del battesimo, che riceve letteralmente il bambino neo-battezzato
dalle mani del sacerdote dopo la triplice immersione del bambino nel
fonte.
Questi problemi di interpretazione non sono rari nell'opera di Boswell e servono a distorcere il significato dell'adelphopoiesis,
la quale appare, nei brani citati, più legata all'adozione e al
rapporto spirituale associato con il battesimo che con il matrimonio, e
che non implica alcuna dimensione sessuale .
Scrivere la storia di un'istituzione
religiosa implica comprendere le nozioni e il linguaggio nel loro
contesto storico e culturale. In caso contrario, c'è il rischio che la
storia sia riscritta in base alle preoccupazioni attuali. Il tentativo
di Boswell di dimostrare che i bizantini consideravano l'adelphopoiesis
come una forma di matrimonio è fallimentare, perché la sua ricerca
presenta fatti ed eventi storici fuori contesto. Dal punto di vista di
Boswell, sembrerebbe che fosse celebrato un matrimonio quando due
individui erano uniti da una benedizione sacerdotale in un servizio che
utilizzava simboli comuni a quelli delle cerimonie di matrimonio.
Tuttavia, il matrimonio bizantino era celebrato come un processo che
univa famiglie e sposi in una serie di rituali, non in un rito che aveva
effetto soprattutto sui i suoi partecipanti. In poche parole, l'adelphopoiesis
era certamente una sorta di unione tra due individui, ma rendere questo
istituto un equivalente del matrimonio necessita una prospettiva e un
contesto estranei alla Chiesa tardo-bizantina.
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