Sul calendario giuliano, la tradizione della Chiesa e la difesa della fede
di Pavel Kuzenkov
pravoslavie.ru, 2 gennaio 2016Natale e Capodanno è un momento in cui molti cristiani ortodossi che seguono il calendario giuliano (vecchio) si chiedono perché lo fanno; o meglio, quelli che seguono il calendario gregoriano (nuovo) si chiedono perché le Chiese di vecchio calendario non lo vogliono cambiare. Ecco un altro sguardo approfondito su questa domanda, da un certo numero di angolazioni.
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una cartolina natalizia russa pre-rivoluzionaria. Frammento
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Ultimamente si pone spesso la
domanda: perché la Chiesa ortodossa russa vive secondo il calendario
giuliano, quando tutto il mondo e la maggior parte delle Chiese
ortodosse locali sono da tempo passati al calendario gregoriano? E
davvero, perché? Quanto sono convincenti gli argomenti contro il vecchio
calendario? Come è connesso il calendario con la nostra vita spirituale
cristiana, e qual è il significato del conservare le nostre tradizioni
nel mondo moderno? Lo storico Pavel Kuznekov parla con i nostri lettori
su questo argomento.
La discussione che circonda il calendario
giuliano è venuta ancora una volta alla ribalta, anche se la domanda
che si pone non è: "Perché la Chiesa ortodossa russa vive secondo questo
calendario?" A questo la risposta è ovvia: perché questa è la nostra
tradizione millenaria. Piuttosto, la domanda è più simile a questa:
perché non siamo passati al calendario che usa la maggioranza della
popolazione nel paese, e che l'Unione dei Commissari dei Popoli ha
chiamato l'8 febbraio 1918 "il calendario delle persone colte"? La
domanda si riduce a fondo a questa: "Perché seguiamo la tradizione? " La
risposta è ovvia: Perché, nella Chiesa ortodossa, la tradizione è
importante.
Anche così, diamo un'occhiata agli
argomenti solitamente presentati in favore del "cambiamento" dal punto
di vista della tradizione della Chiesa, e l'argomento
pratico-quotidiano.
La questione scientifica – la correzione dei paschalia?
l'istituzione del calendario gregoriano. Bassorilievo sulla tomba di Papa Gregorio XIII nella cattedrale di San Pietro, a Roma
L'argomento scientifico suona così: il
calendario gregoriano descrive più accuratamente le manifestazioni
astronomiche; cioè, corrisponde più precisamente all'anno tropicale – il
periodo di rotazione della terra intorno al sole. E al fine di
istituzionalizzare il calcolo del tempo, questo calendario è stato
introdotto, per primo in Europa, da Gregorio XIII. Ha avuto inizio nel
mondo cattolico e poi si è diffuso in altri paesi.
Ma in realtà papa Gregorio ha introdotto
il nuovo calendario per un motivo diverso. L'idea principale dietro la
riforma gregoriana era una correzione nei paschalia. Gli
studiosi del tempo, principalmente italiani, avevano scoperto che
l'intervallo indicato nel classico anno giuliano avrebbe portato, in
diverse decine di migliaia di anni, a una Pasqua che cade in autunno, e
questo avrebbe disturbato alcuni principi. Fu creata una commissione, e
dopo una discussione abbastanza lunga si giunse alla conclusione che una
riforma doveva essere fatta esattamente nei paschalia, e a causa dei paschalia
l'intero anno giuliano avrebbe avuto bisogno di essere riformato. Sono
state apportate modifiche che accorciavano di un poco l'anno. Fu
introdotta la regola che stabilisce il regime degli anni bisestili: gli
anni divisibili per quattro e per 400 sono rimasti anni bisestili, e
quelli divisibili per 100 sono diventati anni non bisestili.
E per quanto riguarda i paschalia per i quali il calendario è stato modificato? L'intero mondo ortodosso segue la tradizione dei paschalia alessandrini, mentre il mondo cattolico romano non ha mai completato il suo lavoro sui propri paschalia, ed essenzialmente il suo computo della data della Pasqua dipende dagli stessi paschalia
alessandrini, a cui ha semplicemente unito alcuni artifici correttivi.
Inoltre, solo poco tempo fa, praticamente lo scorso anno, i cattolici di
Terra Santa sono passati direttamente ai nostri paschalia
ortodossi, tornando alla tradizione da cui erano partiti dal nel XVI
secolo, e ammettendo con questo che si ritiene che il compito principale
nella creazione del calendario gregoriano non sia stato completato con
esito soddisfacente. Anche tutte le Chiese ortodosse che per convenienza
pratica sono passate al calendario "di nuovo stile" nel XX secolo hanno
riconosciuto questo fatto. Formalmente, non sono passate al calendario
gregoriano, ma a un calendario giuliano nuovo, che per i prossimi secoli
corrisponderà ancora al calendario gregoriano. Tuttavia, nel momento
del passaggio a questo nuovo calendario, queste Chiese osservano ancora i
paschalia secondo l'antica tradizione, quella del calendario giuliano, perché i paschalia
alessandrini non sono cumulabili con il calendario gregoriano, tale è
il suo apparato matematico interiore, si potrebbe dire. La data della
Pasqua si calcola solo sul calendario giuliano.
Così, il primo argomento cade, perché il
principale problema scientifico che ha motivato la creazione del
calendario gregoriano – la correzione dei paschalia – non è stata risolta in modo soddisfacente.
Il calendario dell'anno liturgico
Risurrezione di Cristo. Affresco dal monastero di Chora
Diamo ora un'occhiata al secondo
argomento – dal punto di vista della tradizione della Chiesa. Ma in
primo luogo prendiamo nota: i tentativi di combinare il calendario
gregoriano con i tradizionali paschalia ortodossi portano a
tutta una serie di incongruenze liturgiche, per esempio, la scomparsa
del digiuno degli apostoli. Queste incongruenze perturbano l'intera
struttura della vita liturgica che è stata elaborata nel corso dei
secoli, e non possono produrre nulla di più di una discordia
ecclesiastica. In sostanza, questo è un sistema incoerente, come, per
inciso, hanno ammesso gli stessi creatori del calendario giuliano nuovo.
Quando nel 1920 i greci, e dopo di loro altri paesi ortodossi, sono
passati a questo nuovo stile, l'obiettivo era lo stesso: sviluppare
nuovi paschalia. Ma nessuno ha potuto ottenere questo
risultato, perché è più di un compito meramente difficile: è un compito
impossibile. Tali paschalia semplicemente non possono essere
fatti. L'unica possibilità è di fare ciò che fanno i cattolici: fare
correzioni annuali regolari utilizzando una complessa formula
matematica. Ma sorge inevitabilmente la domanda: perché?
Che cos'è dunque un calendario nella tradizione della Chiesa?
Per la tradizione della Chiesa il
calendario è un sistema utilitaristico e non dogmatico. Ecco perché le
Chiese che sono passate al nuovo calendario – la greca, la bulgara, la
romena – restano le stesse Chiese sorelle, non abbiamo divergenze
dogmatiche con loro, e continuiamo ad avere le nostre relazioni fraterne
con loro. Ma il calendario svolge una funzione molto importante.
Il calendario giuliano in sé è stato
un'invenzione del mondo pagano, e non ha alcuna relazione con il
cristianesimo. Di fatto, non dovrebbe esserci particolarmente caro. Ma
il punto è che quegli stessi paschalia alessandrini si basano su questo calendario, e questi paschalia
per secoli, a partire dalla fine del III e dagli inizi del IV secolo,
hanno determinato non solo la struttura della vita liturgica, ma il
costrutto di tutto l'anno liturgico. Su questi paschalia è
stato formato un sistema di feste cristiane, che ha cominciato a essere
creato dal quarto secolo e che nel VI secolo aveva assunto una forma più
o meno stabile quasi uguale a quella che abbiamo oggi. Il calendario ha
il compito di organizzare la vita liturgica, ed è in questo senso che
il calendario giuliano è già cresciuto e penetrato così saldamente e
durevolmente nella tradizione della Chiesa che ogni tentativo di
estrarlo porterà inevitabilmente a gravi tentazioni; a ciò che i greci
chiamavano "scandali"; vale a dire, a ciò che è offensivo per le persone
che sono abituate a questa tradizione liturgica. E la tradizione
liturgica significa molto di più di un semplice rituale per il cristiano
ortodosso.
Nell'esempio dei paesi ortodossi che
hanno introdotto la riforma del calendario possiamo vedere in che modo
straziante e difficile questi processi sono stati vissuti dalla gente
della Chiesa, quante volte sono stati causa di ogni sorta di tentazioni,
scismi, e così via. L'opposizione al calendario può anche essere usata
come una scusa per giustificare degli scismi, anche se ci rendiamo conto
che dietro gli scismi c'è sempre una certa superbia, un tentativo di
resistere contro la Chiesa. E noi, naturalmente, condanniamo queste
cose. Ma come si dice: "Non tentate questi piccoli" [Cf. Mt 18:6; Mc
9:42; Lc 17:2, ndt] – non si dovrebbe dare una scusa a chi è alla ricerca di una scusa.
Dal punto di vista della tradizione della
Chiesa, una cosa così dolorosa come un cambiamento di calendario non è
neppure giustificata da nulla in senso pratico. Quindi l'idea che stava
alla base delle riforme gregoriane, secondo la quale la Pasqua non può
che essere una festa di primavera celebrata inalterabilmente dopo
l'equinozio astronomico di primavera, si basa su false premesse. Da
nessuna parte nella Sacra Scrittura c'è qualcosa che parla
dell'equinozio di primavera, né da nessuna parte nella Sacra Scrittura
si dice che la Pasqua è una festa stagionale. La Pasqua ebraica è, di
fatto, un giorno sacro stagionale, collegata con il ciclo agricolo. Ma
che cos'è la Pasqua cristiana? È il ricordo della risurrezione del
Salvatore. Non ha alcun rapporto con i cicli astronomici o il sorgere
della luna e delle stelle.
Per quanto riguarda le stagioni, non solo
i cristiani ortodossi ma anche quelli cattolici del Sud del mondo già
celebrano la Pasqua in autunno, e nessuno se ne è mai preoccupato,
compreso l'attuale papa di Roma, che, come tutti sappiamo, viene dal Sud
America.
L'argomento alla base delle riforme
gregoriane, un argomento di scienze naturali, non solo è privo di
significato nella tradizione cristiana, ma la contraddice addirittura.
Questo perché, come la nuova Pasqua differisce dalla vecchia Pasqua nel
senso che non è più una festa legata alla vita terrena, ma una festa
collegata con la vita del mondo che verrà. È una festa che apre la
strada per l'uomo alla vita del mondo a venire, al regno dei cieli.
Questa è una festa che non è di questo mondo, e in essa il movimento
degli astri o i cicli naturali non hanno assolutamente alcun
significato.
Al passo con l'Occidente
Ridateci i nostri undici giorni! William Hogarth, 1755
Il terzo argomento è la convenienza
pratica del calendario gregoriano. È l'argomento più spesso presentato
oggi. Dopo tutto, i paesi protestanti che per tanto tempo avevano
combattuto contro quel maledetto calendario pontificio, poi lo hanno
adottato in forza di questa argomentazione. Gli inglesi e gli svedesi
sono stati particolarmente ostinati; come sappiamo, se ne sono tenuti
fuori fino al XVIII secolo. Tra l'altro, non riconoscevano alcuna
celebrazione di Capodanno, e non hanno mai avuto il nostro problema del
"nuovo anno". Il nuovo anno in Inghilterra iniziava il 1° marzo, secondo
una antichissima tradizione cristiana romana. Il loro passaggio al
calendario papale fu legato esclusivamente alle esigenze del commercio:
le date di contratti commerciali, dei termini di produzione e del
trasporto delle merci dovevano essere sincronizzate, perché i mercanti
dipendono dai calendari dei vari paesi. La gente comune, dopo tutto, non
sa che giorno è oggi in Cina secondo il calendario cinese o in Persia
secondo l'hijra solare. Ma per un mercante che viaggia qua e
là, questa domanda significa denaro. E il commercio ha preso la mano –
ha portato l'Europa al sistema di calendario unificato in base al quale
essa vive ora.
Che cosa è successo nel mondo ortodosso?
Qui la situazione è più tragica, perché non è stato nemmeno il commercio
che ha deciso la questione, ma la banale politica; i paesi ortodossi
hanno cominciato il passaggio al nuovo stile giusto allo scoppio della
prima guerra mondiale e subito dopo di essa. Si parlava di
sincronizzazione delle forniture militari. In primo luogo ha cambiato la
Bulgaria, che era stata attirata nel blocco militare tedesco, e poi,
dopo la rivoluzione, la Russia; e una volta che gli altri paesi hanno
perso il loro ancoraggio principale alla Russia hanno cambiato
anch'essi. La Russia era in questo caso un'ancora della tradizione del
calendario giuliano, in quanto si trattava di un settore culturale con
cui gli altri dovevano vivere in modo sincrono. I paesi ortodossi
preferivano sincronizzare i loro calendari con i russi, ma quando la
Russia stessa è passata al nuovo calendario, la maggior parte degli
altri paesi è immediatamente passata al calendario dell'Europa
occidentale, ma questo è stato fatto dal governo e non dalla Chiesa. Le
Chiese hanno mantenuto il vecchio calendario, in Bulgaria, in Serbia, e,
naturalmente, in Russia. Così, da quel momento in poi ha avuto inizio
la frammentazione della tradizione del calendario. La Grecia era
l'eccezione. In Grecia, che ha conservato più a lungo che altrove (o
almeno ha cercato di mantenere) un'unità dell'ordine politico e di
quello ecclesiastico, la vita laica e quella ecclesiastica sono passate
al nuovo calendario nello stesso tempo negli anni '20 – non al
gregoriano, ma al nuovo giuliano. Hanno cercato di farlo con il massimo
prestigio, se possiamo dire così, perché non passavano al calendario
europeo occidentale, ma a un calendario ortodosso, solo che era nuovo.
Tuttavia, il Monte Athos non è mai passato al nuovo calendario; vi si
mantiene il vecchio calendario.
E non tutte le Chiese ortodosse hanno
fatto questo cambiamento. Il tentativo di presentare la decisione dei
greci (principalmente, la decisione di riformisti greci) come una
decisione pan-ortodossa non ha avuto successo. A quel tempo sono
riusciti a ingannare il patriarca Tikhon, a cui hanno detto che vi era
stata una decisione pan-ortodossa di passare al nuovo stile, e quindi,
questi ha pubblicato il suo famoso decreto sul come, per il bene
dell'unità della Chiesa, avrebbero dovuto cambiare anche i russi. Ma non
appena il patriarca Tikhon ha appreso che il patriarca di Gerusalemme
non cambiava, e che neanche gli altri patriarcati erano sicuri, ha
immediatamente ritirato tale decreto. Era più preoccupato di non perdere
l'unità ecclesiastica nel mondo ortodosso, e se le altre Chiese
ortodosse fossero state tutte d'accordo a passare al nuovo calendario,
allora sarebbe stato sbagliato mostrare, come si suol dire, la superbia
russa. Ma il fatto che ci fosse tanta falsità che circondava questo tema
dimostra che la questione del calendario non era collegata a scopi
puramente pratici. Certo, tutto era confuso con la politica, perché in
sostanza si parlava del ri-orientamento verso la civiltà europea nel suo
complesso, la civiltà occidentale euro-americana. E dopo aver accettato
il calendario, il mondo ortodosso capitolò in uno dei suoi avamposti,
che lo differenziava e lo distingueva categoricamente dal mondo
occidentale.
Incongruenze del calendario
il decreto che introduce il
calendario europeo occidentale nella Repubblica Russa. Pag. 1. Versione
scritta a macchina. Frammento
La modifica al calendario gregoriano non
era un problema dogmatico. Ma questo problema era tuttavia molto
importante ed essenziale. Ed è stato sperimentato in modo piuttosto
acuto in Russia.
Il popolo della Chiesa, tra l'altro, non
ha accettato con gioia la riforma del calendario anche perché la
separazione del secolare dallo spirituale nata da questo fatto si è
rivelata molto utile per la vita spirituale della Russia, in
particolare, dopo la rivoluzione. Il popolo della Chiesa rimaneva nel
mondo del bene e della giustizia – nel mondo che era distrutto dal
governo e dalla società, ma che era conservato nella Chiesa. Per inciso,
non uno dei governi anti-bolscevichi ha mai riconosciuto il calendario
europeo: tutti i documenti del movimento bianco sono datati con il
vecchio stile – questa era un'altra forma di isolamento dal bolscevismo.
E questa vita di calendario parallelo ha continuato ad esistere fino
alla fine del regime sovietico, negli anni '90, come una forma
consapevole di un altro modo di organizzare la vita ecclesiale –
un'organizzazione basata sull'osservanza delle tradizioni in una nazione
che aveva considerato il rifiuto di tutte le tradizioni come la pietra
angolare della sua politica.
La situazione è cambiata quando il
governo è tornato alla ragione e ha iniziato il suo ritorno ai valori e
ai principi tradizionali, ma naturalmente nessuno ha la forza né i mezzi
per abbandonare il nuovo calendario, perché questo sarebbe un'impresa
costosa; e soprattutto, molto scomoda dal punto di vista degli interessi
statali. E in quel momento è iniziato un processo, che naturalmente non
può che metterci in guardia: la Chiesa ha cominciato gradualmente a
dimenticare il fatto che il suo calendario è diverso. Le date tra
parentesi che mostravano le date corrette delle feste e degli eventi
nella vita della Chiesa hanno iniziato poco a poco a scomparire. È
apparsa una sorta di calendario ibrido che dava alle feste nuove date,
di tredici giorni diverse da quelli delle altre Chiese. Naturalmente,
questo ha evocato qualche risatina ironica e molte domande. E,
naturalmente, questo non è giusto, e non è normale. Si crea una certa
situazione ambigua, falsa: Noi stiamo agendo come se vivessimo secondo
lo stesso calendario di tutti gli altri, ma per qualche ragione si
presentano regolarmente incongruenze.
Con Cristo, o con il mondo?
Fotogramma del film "L'ironia del destino"
La più nota di queste incongruenze è il
Capodanno prima del Natale, intorno al quale ora circolano molti tipi di
speculazioni. E questo, naturalmente, è un grande campo per tutti i
tipi di insinuazioni. Ma la questione si risolve semplicemente se, in
primo luogo, si visualizza il primo dell'anno nella sua data corretta, e
in secondo luogo, gli si toglie lo status che aveva durante il periodo
sovietico. Se nel blocco sovietico il Capodanno era diventato la
principale festa di famiglia dell'anno, nel resto del mondo era il
Natale ad avere tale status. I giorni di vacanza scolastica sono
centrati intorno al Natale, insieme ai doni, agli alberi di Natale, e
così via. L'URSS negli anni '30 ha voluto servire in tavola una vecchia
tradizione in una salsa nuova, lasciando l'albero con le decorazioni, ma
mettendo in cima una nuova stella, a cinque punte, presentando l'albero
come una sorta di simbolo, ma senza un substrato religioso. Poi Nonno
Gelo e Fiocco di Neve sono stati sostituiti a Babbo Natale [che a sua
volta è un sostituto di san Nicola, ndc].
L'idea era di utilizzare le tradizioni religiose, al fine di ribaltarle
e privarle del loro significato. E ha funzionato. Ora la gente moderna
della Russia spesso non sa che si tratta di una festa religiosa.
È giunto il momento di mettere ogni cosa
al suo posto e restituire a tutti i festeggiamenti attorno al Capodanno
il loro significato natalizio originale. Quindi tutti i problemi si
disperderanno da soli, e il Capodanno civile sarà meno evidente –
abbastanza importante, ma allo stesso tempo una preparazione per la
vera, corretta festa, che tutti aspettano in questi giorni. In questo
non c'è alcuna tragedia, di fatto proprio il contrario: questo stimola
gli ortodossi a mettersi alla prova: dove stiamo, con il mondo o con la
tradizione? Dopo tutto, questo conflitto tra il mondo e la tradizione è
fondamentale per il cristianesimo: il cristianesimo è una religione che
si erge contro il mondo. È iniziato con una presa di posizione contro le
festività romane. I cristiani sono stati sempre accusati di non
rallegrarsi quando tutti i pagani si rallegravano, di celebrare feste
che i pagani non celebravano, di condurre una vita propria.
E dopo tutto, questa era una delle idee
principali del Signore: fare in modo che una persona guardasse questo
mondo come una stazione temporanea, separarla dalle abitudini e dalle
celebrazioni mondane; allontanarla dall'illusione che la vita nel mondo è
la ragione per cui stiamo vivendo.
Più tardi, quando il cristianesimo
divenne religione di stato e tradizionale, una certa parte di questa
abitudine ormai cristianizzata divenne uno dei problemi della coscienza
cristiana. Non è un caso che il monachesimo nacque in quel momento. I
monaci cercano quella posizione contro il mondo, mentre il cristianesimo
"di tutti i giorni", al contrario, la perde, cerca di rendere il
cristianesimo comodo, abituale, confortevole; cerca di rendere la vita
ciò a cui i pagani erano abituati, ciò a cui l'umanità in generale è
abituata.
Ma questo è tipico di tutti noi; tuttavia
il mondo cristiano ha sempre mantenuto questa alienazione. Non è un
caso che i monaci abbiano sempre avuto uno status speciale nel
cristianesimo. Queste erano le uniche persone che conducevano un modo di
vita corretto. È proprio per questo motivo che i laici andavano spesso
ai monasteri per le feste – là potevano percepire la vita normale. Tutto
il resto è mondano, ma si tratta in qualche modo di un palliativo, una
sorta di forma di transizione tra il vecchio e il nuovo uomo, cosa
inevitabile, necessaria – ma non normale.
E questo tentativo di rendere comodo il
calendario – in modo che non dobbiamo digiunare il giorno di Capodanno
mentre tutti gli altri sono in festa, in modo da poter viaggiare senza
prendere le feste della Chiesa in considerazione, con incoerenze e
variazioni – è tutto un tentativo di rendere comodo il cristianesimo, un
tentativo di renderlo una religione comoda, pratica, che non causa mai
alcuna tensione. Ma questa non è altro che un'evirazione diretta
dell'essenza stessa del cristianesimo come religione. E io considero un
grande dono di Dio vivere in Russia, un paese che improvvisamente (al di
là di ogni aspettativa; dopo tutto, nessuno ci contava) ha scoperto
questo ulteriore mezzo per essere convinti del nostro radicamento in una
tradizione come quella del calendario della Chiesa.
Amare il calendario della Chiesa
Noi conserviamo il calendario giuliano
attraverso la Chiesa. Lo stato che in precedenza lo seguiva lo ha
respinto, ma la Chiesa non l'ha fatto. E per questo la Chiesa si è
proclamata un tesoro di tradizione. Quando in precedenza si riteneva che
lo tsar conservasse la tradizione proprio come fa la Chiesa stessa,
quando lo stato si dimostrava patrono della Chiesa, è sorta la
percezione che la Chiesa non può fare nulla senza lo stato; che è
impotente. Tra l'altro, molti hanno scritto a proposito di
quest'impotenza. Ed è esistito un fattore simile. Ma ora abbiamo il
supporto del calendario alla testimonianza della Chiesa – testimonianza
che la tradizione non è vanità; che il suo sistema religioso e la sua
visione del mondo non sono vanità. Anche questo è un punto importante, e
disdegnarlo e peggio ancora sacrificarlo per il bene della convenienza
pratica sarebbe proprio questo: nient'altro che la prova di quella
stessa impotenza.
Ciò significherebbe che la Chiesa non è
in condizione di ergersi contro il mondo, che non può sopportare la
pressione della comodità, la domanda di convenienza che si fa sentire
ogni giorno, ogni ora, perfino ogni minuto. "Come potrebbe essere che lì
hanno un giorno, ma noi ne abbiamo un altro? Dobbiamo ricalcolare
qualcosa... non riesco a comprenderlo". O "Come mai tutti gli altri
festeggiano e si divertono, ma io sto ancora digiunando..." Queste
anomalie possono essere risolte in due modi: percepirle come normali
oppure percepirle come anormali e combatterle. Ma qui è il punto, che il
cristianesimo è sempre stato in linea di principio una religione
anomala – dal punto di vista del buon senso, e dal punto di vista di
questo mondo. È follia, come dice l'Apostolo, che veramente vi siano
cose che non hanno senso. Ma è per questo che sono così preziose per
noi.
Mi sembra che questa sia una delle
caratteristiche più importanti, delle più vincenti del nostro
cristianesimo – il nostro calendario. E quelle Chiese che lo
custodiscono insieme con noi lo sentono pure loro. Il problema è che è
difficile farlo capire alla società – ma non impossibile.
La cosa principale è di superare due
problemi fondamentali. Il primo è la perdita della memoria del vecchio
stile, quando si dice che il Natale si celebra il 7 gennaio, il che non
ha senso. Il 25 dicembre è la Natività di Cristo! E questa data deve
figurare in tutto il mondo. Ma il fatto che il mondo viva secondo un
calendario diverso e per questo, per quel mondo, in Inghilterra, in
Francia, e in altri luoghi, ci sia un'altra data – ebbene, è così che è
questo mondo: è spostato. E questo è uno dei segni più chiari, una delle
testimonianze più visibili del fatto che esso è spostato – e quel mondo
è spostato in relazione alle norme in tutti gli altri sensi, lo
sappiamo molto bene. L'incoerenza del calendario lo mostra chiaramente.
Forse è un esempio di apostasia che possiamo osservare.
E, naturalmente, dobbiamo amare il nostro
calendario; e ritengo che le date di priorità dovrebbero essere quelle
del calendario della Chiesa. Per comodità, naturalmente, deve essere
mostrata la data secolare, è normale e non potrebbe essere altrimenti.
Ma la prima data dovrebbe essere la data del calendario Chiesa, e
nessun'altra.
E un secondo punto: la gente non capisce il collegamento tra i paschalia
e il calendario. Pensano che sia sufficiente passare al calendario
gregoriano e tutti i problemi se ne andranno via. Ma si scopre che i
nostri paschalia sono quelli giuliani, non quelli gregoriai, ma
i sostenitori della riforma del calendario non ne parlano mai. Perché
il compito che è stato inizato negli anni '20 dai promotori di questa
riforma – ovvero creare nuovi paschalia ortodossi – non è mai
stato portato a termine, anche se sono stati fatti sforzi enormi in
questo campo. E prima o poi ci scontreremo con questo problema. Ma ne
abbiamo bisogno? Queste sono le domande che sorgono in connessione con
le discussioni sul calendario.
Calendari tradizionali di altri paesi
calendario ebraico
L'incoerenza tra calendari sacri e
calendari civili è caratteristica di molte tradizioni religiose viventi,
comprese quelle del giudaismo moderno. In Israele, come si sa, hanno il
loro tradizionale – o per essere più esatti, rinnovato – calendario
giudaico, basato, è vero, in sostanza non sulla Bibbia, ma più sulla
tradizione babilonese, ma che è entrato a buon diritto nella cultura
ebraica, prima di tutto quella talmudica. Questo calendario esiste in
Israele parallelo al calendario gregoriano civile, e ogni giorno ha due
date. Questo non ha alcun effetto sul funzionamento delle istituzioni
secolari.
In Iran c'è il calendario arabo con una tripla data: data europea, hijra lunare, e hijra solare – e non è una tragedia. Il calendario ufficiale è l'hijra
solare. In Giappone e in Cina hanno i loro tradizionali calendari
lunari e anche se nessuno oggi vive secondo le loro date, non sono mai
stati scartati; e tradizionalmente – almeno dalla gente –sono utilizzati
per tutte le loro feste.
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