Il Natale degli ortodossi…
Una breve spiegazione sul calendario giuliano e alcuni pensieri sulla presenza ortodossa in Italia
Di Dario Daniele Raffo -
Il Giorno 7 Gennaio 2016 si è celebrata
la Natività di Gesù Cristo in Italia nelle Chiese Ortodosse che
osservano il calendario Giuliano. La più conosciuta tra le chiese che
osservano questo calendario è la Chiesa Ortodossa Russa. Il calendario
Giuliano fu il primo calendario delle celebrazione per le chiese nate
storicamente nelle terre che attualmente compongono la Siria. Mi
riferisco alla Chiesa di Antiochia e in secondo luogo alla Chiesa di
Gerusalemme. La Chiesa di Gerusalemme non fa parte dell’odierna Siria ma
della Palestina.
Il calendario giuliano si calcola con la
combinazione astrale dei movimenti del sole e della luna. È quindi di
15 giorni avanti rispetto al calendario gregoriano comunemente usato in
occidente. Viene conservato nelle chiese tradizionaliste in quanto
retaggio della tradizione del passato. Il fatto di conservare questo
calendario permette ai fedeli ortodossi che vivono in Italia ad esempio
di osservare spiritualmente il significato profondo della Natività di
Gesù Cristo. Conservare il pensiero sulla figura trinitaria del Figlio
di Dio che si incarna nel corpo di un uomo tramite la Vergine Maria per
poter vivere tra gli uomini e redimerli dal peccato tramite la propria
morte sulla croce e la propria risurrezione.
Liberi dal chiasso delle feste
consumistiche, dal tintinnare stupido e fatuo di tanti bicchieri che si
incontrano magari solo una volta all’anno. Gesù Cristo scese sulla terra
più di 2000 anni fa in un mondo nel quale dominava ogni tipo di peccato
carnale e spirituale. La promessa che lasciò ai suoi apostoli e che
sarebbe tornato sulla terra. Ebbene non è bene lasciarsi andare a
considerazioni apocalittiche e fondamentaliste, se osserviamo come
vivono gli uomini i quali hanno avuto radici cristiane possiamo
osservare come ormai il peccato trionfi e ogni senso di carità e di vero
amore fraterno abbia abbandonato i cuori della maggioranza. Viene
quindi facile pensare come il suo ritorno sia di fatto imminente.
Viene da pensare poi cosa rimane della
tradizione di un tempo ovvero ciò che i pagani, allora in maggioranza,
osservavano come peculiarità dei cristiani. Una di queste peculiarità
era l’amore tra i membri di queste comunità e di queste famiglie. Come
già accennato l’amore sembra ormai solo amore consumistico e materiale.
In fondo quindi l’amore non permane più come ci hanno spiegato i Santi
Padri della Chiesa tra le famiglie cristiane. Un altro fattore che
contraddistingueva i cristiani era lo spirito ascetico e la profonda
abnegazione. Non sembra che rimanga molto in occidente dello spirito
ascetico.
È più bello e accattivante cercare una
falsa ascesi che si può comprare sui social o sul web e fare un viaggio
in terre con una spiritualità egoistica e vana. La preghiera fa ancora
parte delle vite dei cristiani come un tempo? Non sembra proprio, le
uniche preghiere che la maggioranza dei media ama sono le preghiere in
altre lingue e in altre culture.
Insomma sembra proprio che si viva un
cristianesimo di facciata in cui al massimo rimangano dei simboli
visibili ma che non vengono realmente interiorizzati né tantomeno
vissuti. Ebbene per costoro i quali cercano ancora l’essenza cristiana
dei primi secoli la risposta va cercata nella Chiesa Ortodossa con i
suoi digiuni e suoi tanti esempi di ascesi e di santi che ancora vivono
nei cuori e nelle preghiere delle comunità.
Non è assolutamente una fede e una
ricerca infantile ed adolescenziale come molti nostalgici del moralismo e
del rigorismo latino di un tempo non cessano di urlare. Deve essere ed è
per molti una ricerca di fede tradizionale ma viva. La vita di queste
comunità tradizionali è data e viene vissuta in primo luogo durante le
divine liturgie. In secondo luogo affidando la propria vita spirituale
ad una guida che indirizzi le nostra vita alla ricerca del
raggiungimento dell’acquisizione dello Spirito Santo. Non mancano i
rischi in quest’epoca per le comunità ortodosse missionarie. In primo
luogo vi è il rischio di divenire dei ghetti etnici. Questo rischio è
palpabile, siamo di fronte alle prime generazione comunitarie ortodosse
etniche.
Le parrocchie ortodosse sono popolate
per lo più da ortodossi di nascita, ortodossi che provengono da paesi
differenti da quello italiano. Un italiano quindi che si affida alla
ricerca con cuore umile e sincero si imbatterà in tante usanze che molto
spesso sono differenti dalla propria. Il tutto verrà acuito forse
durante i pasti comuni fraterni detti agapi. Ma si spera che queste
difficoltà vadano stemperandosi con un mutua e reciproca conoscenza.
Il secondo rischio comune è quello di
creare dei ghetti liturgistici. Questo rischio venne sintetizzato da
molti scritti dell’ormai nato in cielo Metropolita Anthony Bloom. La
divina liturgia vissuta e praticata senza una reale guarigione dai
peccati tramite la Comunione con Gesù Cristo risulta incompleta. Questo
rischio si spera si scongiurerà con la nascita continua di vocazioni
sacerdotali e con lo sviluppo di comunità vive e organizzate per poter
essere pronte a dialogare con i vari fedeli con spirito di abnegazione e
con il nobile proposito di voler guarire i fedeli stessi.
Un altro rischio che è molto ricorrente
in Italia e che nascano chiese ortodosse senza storia e senza una
discendenza apostolica valida. La discendenza apostolica valida non è
altro che la discendenza di ordinazioni valide che discendono dai primi
apostoli per arrivare alle chiese attuali. E’ la catena di imposizione
delle mani che rendono alcune chiese valide ed altre no. Il possedere
una discendenza apostolica valida è fondamentale per poter amministrare
sacramenti validi dinnanzi a Dio e creare le condizioni per una
comunione fraterna con le altre chiese ortodosse.
Recentemente sembra che sia nata una
chiesa ortodossa italiana la quale è già nota ai vari giornali di
cronache scandalistiche e per il popolino. Lo stile già di rivolgersi a
questi giornali per poter far conoscere la propria chiesa è di per sé
discutibile e forse in contrasto con il principio di economia nello
spirito. Principio che deriva da uno dei precetti ai quali ogni
cristiano dovrebbe osservare che è quello del vivere umilmente. Ebbene
si spera che poche persone cadano nella trappole di queste chiese
spettacolarizzanti.
Le chiese ortodosse sono in comunione
fra loro nonostante siano differente ed autocefale. Non esistono de
facto dei capi veri sulla terra della chiesa in quanto il capo della
Chiesa è il Cristo ovvero colui del quale celebriamo la nascita oggi. I
vari patriarchi sono dei despoti ovvero dei guardiani terreni dell’opera
di evangelizzazione sulla terra in attesa del ritorno del Cristo
stesso.
Le difficoltà che stanno affrontando le
chiese ortodosse oggi sono molteplici. In molte terre ortodosse si vive
in stato di guerra. Non è un caso viene da pensare. La concezione di
chiesa come comunità stride con il messaggio individualista che propaga
il capitalismo internazionale. L’unico cristianesimo che amano costoro è
una pedissequa lettura dei testi sacri. Spazio per l’esperienza
taumaturgica ovvero di guarigione non vogliono che esista più. Spazio
per una dimensione comunitaria ed ascetica tantomeno. Tutto deve essere
moderno, televisivo. Ricordiamo i vari predicatori televisivi di para
chiese che sorgono ogni giorno. Le loro letture e le loro canzoni. I
loro abiti sgargianti e la loro carità urlata ai quattro venti. Tutto
ricorda un supermercato di doni e carismi e ben poco la tradizione
cristiana dei primi sette secoli. Si spera con forza che tutte queste
anime perdute possano tornare a capire ed amare la fede dei padri della
chiesa.
Possano far tesoro degli insegnamenti di
Padre Seraphim Rose. Il quale nato da una famiglia protestante
americana tornò all’Ortodossia ammonendo come fosse rischioso
allontanarsi dal messaggio di fede dei padri della Chiesa. Si spera che
le guerre cessino e che si possa giungere alla pace fraterna in un unità
di amore cristiano. Non è casuale come i nazionalsocialisti occupando
terre ortodosse non fecero altro che favorire scismi su scismi cercando
di rendere la chiesa come un retaggio del passato. Un retaggio del
passato in un presente creato da esseri umani di divisione e di odio
etnico. Tutto ciò ci serva di monito anche per coloro che nonostante
siano nati ortodossi vivono la propria etnicità a la propria chiesa come
la sola chiesa. Ritornino quindi ad essere universali e fraterni e non
solo etnici anche nelle proprie terre. Gesù Cristo nacque in un momento
di peregrinazione per i propri genitori, di peregrinazione ma in una
terra che comunque li apparteneva.
La smettano di compiere inutili
parallelismi storici i vari teorici immigrazionisti. Gli stessi teorici
di oggi ricordano un po’ il comportamento dei magi di allora. I magi si
recarono da Erode. I magi erano stati avvisati non da altri uomini ma da
autorità celesti e quindi superiori. Nonostante cercassero
l’approvazione di un’autorità terrena, Erode ripagò la loro opera di
fiducia sterminando i primogeniti maschi… Insomma ogni tanto occorre
evitare di ascoltare lezioni di spiritualità da persone umane e non
spirituali. La loro falsità e i loro comportamenti non sono d’esempio.
Il loro amore per questa fatua e stupida libertà non è poi così
dissimile dal comportamento del re Erode. Coltiviamo la nostra
spiritualità e facciamoci coraggio, rendiamo gioioso questo giorno e
ricordiamolo come la vigilia della rinascita della presenza di una
comunità di fede viva anche in Italia.
Dario Daniele Raffo
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