giovedì 18 giugno 2009

Dal Sito del Confratello Giovanni di Palermo

16/06/2009 11:05
TURCHIA

Storica decisione ortodossa, gli emigrati avranno proprie conferenze episcopali
di NAT da Polis
Lo ha stabilito il primo incontro preparatorio del 2009 del sinodo panortodosso. Si supera l’esasperata identificazione del messaggio cristiano con l’origine etnica dei fedeli, una questione che aveva finora suscitato difficoltà, incomprensioni e strumentalizzazioni . Significativa decisione del patriarca di Mosca: a Costantinopoli la sua prima visita all’estero.
Istanbul (AsiaNews) – L’istituzione delle conferenze episcopali della diaspora ortodossa, che avranno il compito di guidare il gregge ortodosso fuori dalli Stati di provenienza, è la principale, storica decisione venuta dal primo dei due incontri preparatori previsti per il 2009, tenuto a Sabezy (Ginevra), che hanno lo scopo di preparare il tanto atteso sinodo panortodosso.

Secondo i canoni sinora vigenti, i fedeli ortodossi che risiedevano furori dai Paesi di origine divenivano competenza del Patriarcato ecumenico. Ma la massiccia emigrazione, seguita al crollo della cortina di ferro, aveva creato non pochi problemi nella gestioni degli affari ortodossi nella diaspora, dovuti anche all’esasperata identificazione del messaggio cristiano con l’origine etnica dei fedeli. Cosa che è stata causa di non poche incomprensioni e strumentalizzazioni , con ripercussioni anche a livello politico ed economico.

Con questa decisione storica, presa all’unanimità, si istituiscono le conferenze episcopali ortodosse nella diaspora, che saranno presiedute dal più anziano metropolita di appartenenza a Costantinopoli. In sua assenza verrà sostituito secondo i cannoni dell’ecclesiologia. Verranno istituite anche nuove conferenze episcopali onde poter soddisfare le nuove condizioni che sono venute a crearsi nel mondo della diaspora. Tutte le decisioni dovranno basarsi sul principio dell’unanimità delle Chiese, che saranno rappresentate dai loro vescovi. Membri delle conferenze episcopali saranno tutti i vescovi riconosciuti da tutte le Chiese ortodosse. Tutte le conferenze avranno come centro di coordinamento Costantinopoli.

Chiaro segnale del nuovo clima è la notizia di ieri, che sarà Costantinopoli, il 4 luglio, la destinazione della prima visita all’estero del nuovo patriarca di Mosca, Kyrill.

I lavori, presieduti e diretti magistralmente dal metropolita di Pergamo, Ioannis Ziziulas, si sono svolti in un clima sereno e costruttivo, come mai prima d’ora, e sono stati pervasi dalla volontà di tracciare finalmente un cammino comune nell’ortodossia, per affrontare le sfide del mondo contemporaneo. Lavori insomma che hanno voluto confermare la svolta di Costantinopoli dell’ottobre 2008, quando nell’incontro panortodosso di allora, fortemente voluto da Bartolomeo, furono tracciate le nuove linee guida del mondo ortodosso. Un contributo discreto vi aveva dato anche Kyrill ed anche il suo predecessore, Alessio, che nell’occasione compì il suo ultimo viaggio.

E certo non può sfuggire, commentano varie fonti, che già Costantinopoli, nella sua esperienza millenaria, con la decisione presa da Bartolomeo nel 2004 - quando, cogliendo di sorpresa tutti, aprì il sinodo del Patriarcato ecumenico anche ai vescovi della diaspora e non soltanto a quelli residenti in Turchia - aveva in sostanza anticipato gli eventi di oggi, esaltando allo stesso tempo il ruolo della gestione collegiale del mondo ortodosso. Lo stesso Bartolomeo, inoltre, ha più volte espresso il desiderio, che possa venire il giorno in cui sia eletto Patriarca ecumenico un cittadino non turco, al quale venga concessa, dopo l’elezione, la cittadinanza.

Il patriarca Bartolomeo, nella sua riflessione domenicale, ha confermato l’importanza dei lavori di Ginevra, puntualizzando che attraverso questi lavori la Chiesa ortodossa si sta preparando a camminare compatta per poter affrontare le esigenze e le sfide del mondo contemporaneo, senza che ciò significhi secolarizzarsi.

Monsignor Dositheos dell’Ufficio comunicazioni del Patriarcato ecumenico, ci ha detto in proposito che è stato un passo di grandissimo valore, che vuole inviare molteplici messaggi in tutte le direzioni. In primo luogo, ripristina e riconferma una verità, che il messaggio cristiano è messaggio di amore e di dialogo. Saper conversare senza uso di forme precostituite è segno di libertà, che costituisce la base del pensiero cristiano. Di conseguenza non occorre dare importanza a nessuno tipo di talebanismo, di qualsiasi natura ed estrazione, che serpeggia anche tra alcuni cristiani di varie confessioni.

il prossimo incontro è stato fissato per metà dicembre, sempre a Ginevra .Temi in agenda: il modo di riconoscere lo status di Chiesa autocefala; il modo di riconoscere lo status dell’autonomia di una Chiesa; Dipticha, cioè le regole del reciproco riconoscimento canonico tra le Chiese ortodosse; stabilire un calendario comune delle festività (per esempio alcune Chiese festeggiano il Natale il 25 dicembre, altre 10 giorni più tardi); impedimenti e canonicità del sacramento del matrimonio; la questione del digiuno nel mondo contemporaneo; i rapporti con le altre confessioni cristiane; il movimento ecumenico; il contributo degli ortodossi per affermare l’ideale cristiano di pace, fratellanza e libertà.
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