lunedì 10 ottobre 2011

Dal sito: Repubblica.it


Il Cairo, nel sangue la protesta dei copti
morti e feriti negli scontri con l'esercito

Le vittime sono 24, gran parte tra i manifestanti. La battaglia forse innescata da "provocatori". La manifestazione era stata promossa dalla comunità per chiedere la rimozione di un governatore dopo l'incendio di una chiesta cristiana da parte di gruppi musulmani integralisti. Nella notte in vigore il coprifuoco

ROMA - È finita nel sangue la manifestazione promossa al Cairo dai cristiani copti, la maggiore fra le minoranze religiose del Paese, che rappresenta il 10% della popolazione. Nello scontro tra esercito e manifestanti i morti, secondo l'ultimo bilancio, sarebbero 24 e 174 i feriti. Il governo ha stabilito nella notte il coprifuoco nei quartieri centrali del Cairo.
Le violenze sarebbero scoppiate quando da un gruppo di manifestanti sono iniziati lanci di pietre contro i militari schierati in assetto antisommossa davanti alla sede della tv di stato. Ma le notizie sull'origine dello scontro sono contrastanti.
Secondo alcuni testimoni oculari, infatti, il corteo dei cristiani copti all'uscita dal quartiere Shubra sarebbe stato  attaccato con bottiglie molotov, lanci di pietre e forse armi da fuoco da teppisti e uomini che vengono indicati come 'baltageya', cioè teppaglia al soldo dei controrivoluzionari. I copti avrebbero reagito e a quel punto, circondati dalle forze di polizia, sarebbe iniziato lo scontro con cariche e lancio di lacrimogeni. La situazione è peggiorata quando centinaia di persone hanno assalito e incendiato alcuni blindati militari.
Altri scontri,stavolta fra cristiani e musulmani, sono scoppiati in pieno centro davanti all'ospedale dove sono stati portati i corpi dei manifestanti uccisi. Secondo fonti d'agenzia, centinaia di persone si sono affrontate sui fronti contrapposti, a colpi di bastoni e lanci di pietre.
"La nazione è in pericolo a seguito di questi eventi",
ha detto il primo ministro egiziano Essam Charaf in un discorso trasmesso dalla televisione pubblica. "Questi eventi ci hanno riportato indietro invece di andare avanti per costruire uno Stato moderno su delle sane basi democratiche. La cosa più pericolosa che possa minacciare la sicurezza della nazione è di giocare con la questione dell'unità nazionale e di provocare la sedizione tra cristiani e musulmani...e anche tra il popolo e l'esercito. È questo lo scopo di queste violenze, ma noi non cederemo a questi complotti perniciosi e non accetteremo un ritorno indietro". Charaf ha concluso esortando gli egiziani "alla coesione e all'unione".

La manifestazione dei copti era stata promossa per protestare dopo l'incendio di una chiesa avvenuto nella provincia di Assuan e per chiedere la rimozione del governatore della regione, Mostafa el-Sayyed, il quale aveva affermato che la chiesa era stata costruita senza il permesso delle autorità, suscitando così la collera di gruppi integralisti musulmani che hanno poi dato alle fiamme l'edificio sacro. Ma la protesta dei copti era rivolta anche contro il capo del Consiglio supremo della Difesa, maresciallo Hussein Tantaui, accusato di non impegnarsi per far rispettare i diritti dei cristiani egiziani da parte della maggioranza musulmana.
L'esercito egiziano - che ha assunto temporaneamente la guida del paese dopo le dimissioni del presidente Hosni Mubarak - aveva avvertito di voler usare il "pugno di ferro" contro coloro che incitino alle violenze interconfessionali, dopo che nel maggio scorso violenti scontri fra copti e musulmani avevano causato decine di morti.
Il governo del Cairo, inoltre, ha annunciato di voler varare una legge di revoca delle restrizioni in vigore per la costruzione di nuove chiese, proibendo inoltre di tenere manifestazioni davanti ai luoghi di culto. La legge attuale risale di fatto all'impero ottomano, quando i cristiani dovevano ottenere un'autorizzazione per la costruzione, riparazione o restauro di una chiesa, al contrario di quanto accadeva per le moschee.
A poca distanza dal centro delle violenze e degli scontri, invece, circa tremila musulmani e copti si sono radunati insieme in piazza Abdel Moein Ryad, all'ingresso di piazza Tahrir dalla parte del Museo Egizio. La folla ha gridato slogan sull'unità tra i fedeli delle due religioni. "Musulmani e copti, una sola mano" è uno degli slogan ripresi dai primi giorni della rivoluzione del 25 gennaio e scandito a gran voce dai partecipanti all'iniziativa.

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