Un confronto sulla Sindone di Torino
Risposte agli interrogativi posti da un critico greco |
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Torino, 14 dicembre 2012
Caro padre Marco,
Cristo è in mezzo a noi!
Ho letto con attenzione il testo che hai postato sul tuo blog l’11 novembre, “Uno scritto interessante sulla Sacra Sindone”,
e ho avuto subito il desiderio di rispondere in modo serio e
dettagliato a quelle che ritengo una posizione ideologica e una serie di
prove del tutto infondate. Può darsi che come torinese io soffra di un
pregiudizio positivo sulla Sindone di Torino (condiviso, peraltro, dalla
stragrande maggioranza degli ortodossi russi). Quello che è certo è che
l’autore del testo che hai postato soffre per essa di un pregiudizio
negativo (condiviso, peraltro, dalla stragrande maggioranza degli
ortodossi greci).
Potrei tradurre tutto l’articolo dal
francese all’italiano, ma per brevità permettimi di riassumere in modo
estremamente sommario la tesi dello “scritto interessante”: dato che il
costume funerario giudaico richiedeva che il sudario fosse avvolto da
bende, con le braccia distese lungo i fianchi, e la Sindone di Torino
non presenta questi dettagli, ALLORA la Sindone di Torino è falsa. Come
prove collaterali, l’autore presenta alcune immagini dell’iconografia
tradizionale con Cristo nel sepolcro, avvolto in un sudario fasciato da
bende (come Lazzaro) nel modo “canonico” ebraico, e quindi sostiene che
si deve dare credito a Giovanni (che parla di una “sistemazione” del
corpo di Gesù), rispetto ai sinottici (che non ne parlano), in quanto
Giovanni sarebbe stato testimone oculare e gli altri no.
Quanto sarebbe bello, per alcuni, se in
tutto il corpo della Tradizione della Chiesa, le Scritture, la
continuità della fede, l’iconografia... ci fossero dati chiari e univoci
su questo e su altri temi. Ma non ci sono, e non ha senso nascondere il
fatto che si presentano davvero ai nostri occhi dati apparentemente
contraddittori. Forse alcuni possono essere risolti con uno studio più
approfondito (in questo caso, come ti scriverò qui di seguito, una
maggiore conoscenza della tradizione ebraica può essere d’aiuto); in
altri casi, temo che debba esserci sempre un elemento di mistero che non
riusciamo a chiarire del tutto. Se è così, fenomeni che non possono
essere riconosciuti veri al 100% (ma neppure riconosciuti falsi al
100%), dovrebbero essere trattati con un po’ meno di certezza dogmatica.
Quella che l’autore del testo tratto da La Lumière du Thabor,
“l’erudito padre Teoclito”, opera con la sua tesi, è una violenza
esegetica di prim’ordine. Quando si vuole usare il testo delle Scritture
solo per sposare la propria tesi, non si fa altro che degradarlo... e
conseguentemente, si degrada tutta la Tradizione della Chiesa.
Per iniziare, tutti gli approcci che
dicono “dobbiamo seguire Giovanni e non i sinottici” ci dovrebbero far
risuonare un campanello d’allarme. Ti ricordi di come Marcione diceva
“dobbiamo seguire Luca e non gli altri evangelisti”?
È ben vero che alcune pratiche della
Chiesa sembrano dare ragione a Giovanni rispetto ai sinottici: per
esempio, il fatto che si usi pane lievitato nell’eucaristia concorda con
Giovanni (per il quale la Cena Mistica è descritta come quella della
vigilia dei giorni pasquali, l’ultima in cui si usava pane lievitato)
piuttosto che con i sinottici (che alludono al “mangiare la Pasqua”,
sicuramente con pane azzimo). Ma qui, la concordanza con Giovanni è
corroborata da una bi-millenaria pratica continua della Chiesa, non solo
dai particolari di alcune icone del secondo millennio!
Pretendere poi di voler seguire Giovanni
“in quanto unico testimone oculare” è puro sciovinismo. Il testo
evangelico ci dà Giovanni come testimone all’agonia di Gesù sulla croce,
l’iconografia lo vede come testimone alla deposizione dalla croce...
nessuna fonte lo vede come protagonista della sistemazione del corpo di
Gesù nella tomba. La “preferenza per il testimone oculare” potrebbe
addirittura ritorcersi contro se stessa, in quanto i sinottici (scritti
prima, quando i testimoni oculari degli eventi erano ancora in
maggioranza vivi) possono essere facilmente accreditati di maggior peso
testimoniale rispetto al Vangelo di Giovanni (scritto molti decenni più
tardi, e palesemente più interessato a offrire un senso mistico degli
eventi, piuttosto che a farne una cronaca fattuale).
Ma vediamo un poco di riassumere, per
quanto riguarda i dati relativi alla Sindone, che cosa dice ciascun
evangelista. Ti prego di perdonarmi se non scrivo i riferimenti versetto
per versetto, e cito solo i capitoli. I testi sono abbastanza brevi
perché ciascuno se li vada a leggere.
MATTEO (capitoli 27 e 28)
Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e
di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo assistono alla
crocifissione. Venuta la sera Giuseppe di Arimatea chiede il corpo di
Gesù, lo avvolge in un lenzuolo candido e lo depone nella tomba nuova,
scavata per lui nella roccia; rotola poi una gran pietra sulla porta del
sepolcro, e se ne va. Davanti al sepolcro sono Maria di Magdala e
l'altra Maria. Durante il sabato la tomba viene sigillata e vi si pone
una guardia.
All'alba della domenica, Maria di Magdala
e l'altra Maria vanno a visitare il sepolcro. Un gran terremoto è
causato da un angelo, che ribalta la pietra e tramortisce le guardie
dallo spavento. All'annuncio dell'angelo, le donne corrono a dare
l'annunzio ai discepoli.
MARCO (capitoli 15 e 16)
Giunta la sera della vigilia del sabato,
Giuseppe d'Arimatea chiede il corpo di Gesù. Comprato un lenzuolo, lo
cala giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depone in un sepolcro
scavato nella roccia. Poi fa rotolare un masso contro l'entrata del
sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses osservano.
Passato il sabato, Maria di Màgdala,
Maria di Giacomo e Salome comprano oli aromatici e vanno al sepolcro di
buon mattino alla domenica, giungendo al levar del sole; vedono il masso
rotolato via, e fuggono senza dir niente per la paura.
LUCA (capitoli 23 e 24)
Giuseppe di Arimatea chiede il corpo di
Gesù. Lo cala dalla croce, lo avvolge in un lenzuolo e lo depone in una
tomba nuova scavata nella roccia. È il giorno della Parasceve e già
splendono le luci del sabato. Le donne venute con Gesù dalla Galilea
seguono Giuseppe, osservano la tomba e come è stato deposto il corpo di
Gesù, poi tornano indietro e preparano aromi e oli profumati. Il giorno
di sabato osservano il riposo secondo il comandamento.
La domenica, di buon mattino, le donne si
recano alla tomba, portando con sé gli aromi che hanno preparato.
Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, e non trovano il corpo di
Gesù. All'annuncio di due uomini apparsi in vesti sfolgoranti, tornano
ad annunziare tutto questo agli undici e a tutti gli altri. Le donne
sono Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo, oltre alle "altre
che sono insieme".
GIOVANNI (capitoli 19 e 20)
I soldati danno il colpo di grazia ai tre
crocifissi, perché i corpi non rimangano in croce durante il sabato.
Giovanni si dichiara testimone del colpo di lancia al costato di Gesù.
Giuseppe di Arimatea e Nicodemo vanno a
prendere il corpo di Gesù e portano una mistura di mirra e di aloe di
circa cento libbre. Prendono il corpo di Gesù, lo avvolgono in bende
insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei.
Depongono il corpo in un sepolcro nuovo che si trova in un giardino
vicino, a motivo della Preparazione dei Giudei.
Maria di Magdala si reca al sepolcro alla
mattina della domenica, quando è ancora buio. Vede la pietra ribaltata
via dal sepolcro, e avvisa Pietro e Giovanni. Questi, al sepolcro,
vedono le bende per terra e il sudario piegato in un luogo a parte.
I racconti sono certamente divergenti, ma
come testimonianze di persone diverse, che vedono le cose dai propri
punti di vista, sono certamente coerenti tra loro. Per esempio, il
numero delle donne e le loro reazioni presentano grandi divari, ma
questo non deve stupire: se Giovanni ricorda Maria di Magdala perché fu
lei a dargli l’annuncio, non significa che non ci fossero state altre
donne, e così via.
Ora, l’autore del testo in francese da te
postato si fissa sulla singola esegesi di Gv 19:40, “Essi presero
allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli
aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei”, usandolo come testo
chiave per confutare la Sindone di Torino. Tutte le testimonianze del
contesto, anche quando sono in aperta contraddizione con quello che è
scritto in questo verso, sono semplicemente lasciate evaporare. Non
occorre che ti dica, padre Marco, come si dice in greco il processo con
cui si opera una “scelta” su una dottrina preferita trascurando tutto il
contesto? Tu lo sai, ma diciamolo anche ai nostri lettori… si dice
αίρεση, da cui l’italiano eresia.
Noi cerchiamo di non essere eretici (in
questo senso) e di vedere il contesto. È ben possibile che Giuseppe e
Nicodemo avessero preparato tutto, compresi un bel po’ di chili di gel
di aloe con mirra, per trattare il corpo “com'è usanza seppellire per i
Giudei”, ma il problema è: lo hanno bendato davvero subito, oppure no?
Su questo dettaglio sta in piedi oppure cade tutta la tesi sulla falsità
della Sindone proposta da padre Teoclito.
Se leggiamo il contesto (la sera della
vigilia, la preparazione della Pasqua, le luci del sabato che già
splendono) e sappiamo qualcosa delle usanze ebraiche (il divieto di
compiere diverse azioni in giorno di sabato, tra cui - importantissimo
per il nostro problema - il divieto di legare e fare nodi), abbiamo
tutto il diritto di ipotizzare che la procedura della sepoltura si sia
arrestata per rispetto del sabato, per riprendere con il resto delle
procedure rituali dopo la fine del riposo. Trascinare oggetti anche
pesanti (corpi, macigni) non viola il sabato, legare le bende invece sì.
Se inizia il sabato e il corpo non si può
fasciare in modo adeguato e senza violare le regole, tutto lascia
pensare che Giuseppe e Nicodemo abbiano appena ricoperto il corpo con il
lenzuolo funebre (magari lasciando perfino le bende per terra!) e che
le donne, vedendo chiudere il sepolcro con la pietra, si siano
ripromesse di ritornare alla fine del sabato, riprendendo il lavoro
lasciato a metà, e fare la loro opera lavando e ungendo il cadavere.
Tutt’altro quindi che considerare, come fa padre Teoclito, che i
sinottici si siano “limitati al grande avvenimento, mentre Giovanni,
testimone oculare, ci ha donato tutti i dettagli”, dove naturalmente
“tutti i dettagli” sarebbero le sole bende, per lui tanto importanti per
distruggere la credibilità della Sindone di Torino.
Purtroppo “l’erudito padre Teoclito” non
sembra essersi reso conto che insistendo sulla fasciatura di Gesù
proprio come quella di Lazzaro, distrugge sì la Sindone di Torino che
sembra stargli tanto antipatica, ma al tempo stesso distrugge una ben
più importante parte della tradizione cristiana ortodossa: le Mirofore!
Se il corpo di Gesù era già bell’e che
preparato e impacchettato, che ragione avevano le donne di preparare
aromi per ungerlo? Volevano forse sfasciarlo e rifare di nuovo quello
che Giuseppe e/o Nicodemo avevano fatto tanto piamente “com'è usanza per
i Giudei”? A che punto deve spingersi la sfacciataggine di un “erudito
padre”: trattare le sante Mirofore come violatrici di cadaveri solo per
segnare un punto contro l’autenticità della Sindone di Torino?
Concludiamo con “il dettaglio principale”
trovato dall’erudito padre, “come nei delitti perfetti”, ovvero la
posizione delle mani sulla Sindone, che “da sola è sufficiente a
provare, in modo irrefutabile, che siamo davanti a una menzogna su scala
mondiale, per non dire un’impostura, a meno di sminuire l’intelligenza,
peraltro ben viva, dei teologi del cattolicesimo”. Τίποτα λιγότερο!
Ecco cosa dice l’irrefutabile prova: “Ma
l'indice che distrugge tutti gli argomenti insostenibili dei latini, è
la posizione delle mani di Gesù nella sepoltura. Come e perché i pii
ebrei, preparando il corpo del Signore per la sepoltura, gli avrebbero
incrociato le mani sul ventre, secondo una consuetudine propria dei soli
cristiani?” ...devo dirti che mi sembra un’argomentazione così patetica
da non meritare nemmeno una risposta. Tuttavia analizziamo questo
“colpo di grazia agli argomenti insostenibili dei latini” (…e degli
ortodossi russi?) e vediamo qualcosa di molto pratico.
Tralasciamo il fatto che se i cristiani
incrociano le mani di un morto, di solito le incrociano sul petto o al
più sulla pancia, ma non sui genitali (…quanti funerali hai servito, tu
stesso, in cui i cadaveri avevano le mani incrociate sul pube?), e
cerchiamo di metterci nei panni di Giuseppe o di Nicodemo. Hai messo il
corpo nel sepolcro, si accendono le luci del sabato, devi lasciare il
lavoro di fasciatura a metà, il resto lo faranno le donne… ecco, se TU
dovessi ricoprire un corpo nudo con un lenzuolo, magari non ti verrebbe
in mente di posizionarlo in un aspetto che, quando il lenzuolo verrà
sollevato (verosimilmente da donne) per il lavaggio e l'unzione,
suggerisca per lo meno un po’ di decenza? Con un’idea del genere in
mente, ti senti anche tu “menzognero su scala mondiale”, “impostore”, o
“dotato di un’intelligenza sminuita”?
Tutte queste cose te le dico non per
insistere su un’autenticità quasi dogmatica della Sindone di Torino, ma
proprio per sottolineare come non si può essere dogmatici nel negarla.
Quando poi si vogliono usare le Scritture come un’arma... ecco, UN
versetto di Giovanni SEMBRA sostenere che la Sindone sia falsa, mentre
lo stesso verso collocato in tutto un contesto SEMBRA sostenere che sia
vera (o quanto meno perfettamente verosimile) ...proprio per i
particolari delle cose che dice, analizzati con un po’ più di attenzione
e un po’ meno di partigianeria.
Padre Teoclito afferma di avere invitato
“i fratelli latini dell’Ellade” a rispondere alle sue argomentazioni, e
di non avere avuto, “beninteso”, nessuna risposta. Non so se i fratelli
latini in Grecia siano tanto menefreghisti rispetto alla Sindone quanto
sembrano esserlo alcuni dei loro fratelli ortodossi, ma quel che è certo
è che mi dispiace che “l’erudito padre Teoclito” non abbia potuto
chiedere le stesse cose a un fratello ortodosso di Torino. O magari
della Russia. Avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Tuo in Cristo,
Ambrogio
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lunedì 17 dicembre 2012
Dal sito della Chiesa Ortodossa Russa di Torino di Padre Ambrogio
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