lunedì 17 dicembre 2012

Dal sito della Chiesa Ortodossa Russa di Torino di Padre Ambrogio


Un confronto sulla Sindone di Torino
Risposte agli interrogativi posti da un critico greco
 
Torino, 14 dicembre 2012

Caro padre Marco,
Cristo è in mezzo a noi!
Ho letto con attenzione il testo che hai postato sul tuo blog l’11 novembre, “Uno scritto interessante sulla Sacra Sindone”, e ho avuto subito il desiderio di rispondere in modo serio e dettagliato a quelle che ritengo una posizione ideologica e una serie di prove del tutto infondate. Può darsi che come torinese io soffra di un pregiudizio positivo sulla Sindone di Torino (condiviso, peraltro, dalla stragrande maggioranza degli ortodossi russi). Quello che è certo è che l’autore del testo che hai postato soffre per essa di un pregiudizio negativo (condiviso, peraltro, dalla stragrande maggioranza degli ortodossi greci).
Potrei tradurre tutto l’articolo dal francese all’italiano, ma per brevità permettimi di riassumere in modo estremamente sommario la tesi dello “scritto interessante”: dato che il costume funerario giudaico richiedeva che il sudario fosse avvolto da bende, con le braccia distese lungo i fianchi, e la Sindone di Torino non presenta questi dettagli, ALLORA la Sindone di Torino è falsa. Come prove collaterali, l’autore presenta alcune immagini dell’iconografia tradizionale con Cristo nel sepolcro, avvolto in un sudario fasciato da bende (come Lazzaro) nel modo “canonico” ebraico, e quindi sostiene che si deve dare credito a Giovanni (che parla di una “sistemazione” del corpo di Gesù), rispetto ai sinottici (che non ne parlano), in quanto Giovanni sarebbe stato testimone oculare e gli altri no.
Quanto sarebbe bello, per alcuni, se in tutto il corpo della Tradizione della Chiesa, le Scritture, la continuità della fede, l’iconografia... ci fossero dati chiari e univoci su questo e su altri temi. Ma non ci sono, e non ha senso nascondere il fatto che si presentano davvero ai nostri occhi dati apparentemente contraddittori. Forse alcuni possono essere risolti con uno studio più approfondito (in questo caso, come ti scriverò qui di seguito, una maggiore conoscenza della tradizione ebraica può essere d’aiuto); in altri casi, temo che debba esserci sempre un elemento di mistero che non riusciamo a chiarire del tutto. Se è così, fenomeni che non possono essere riconosciuti veri al 100% (ma neppure riconosciuti falsi al 100%), dovrebbero essere trattati con un po’ meno di certezza dogmatica.
Quella che l’autore del testo tratto da La Lumière du Thabor, “l’erudito padre Teoclito”, opera con la sua tesi, è una violenza esegetica di prim’ordine. Quando si vuole usare il testo delle Scritture solo per sposare la propria tesi, non si fa altro che degradarlo... e conseguentemente, si degrada tutta la Tradizione della Chiesa.
Per iniziare, tutti gli approcci che dicono “dobbiamo seguire Giovanni e non i sinottici” ci dovrebbero far risuonare un campanello d’allarme. Ti ricordi di come Marcione diceva “dobbiamo seguire Luca e non gli altri evangelisti”?
È ben vero che alcune pratiche della Chiesa sembrano dare ragione a Giovanni rispetto ai sinottici: per esempio, il fatto che si usi pane lievitato nell’eucaristia concorda con Giovanni (per il quale la Cena Mistica è descritta come quella della vigilia dei giorni pasquali, l’ultima in cui si usava pane lievitato) piuttosto che con i sinottici (che alludono al “mangiare la Pasqua”, sicuramente con pane azzimo). Ma qui, la concordanza con Giovanni è corroborata da una bi-millenaria pratica continua della Chiesa, non solo dai particolari di alcune icone del secondo millennio!
Pretendere poi di voler seguire Giovanni “in quanto unico testimone oculare” è puro sciovinismo. Il testo evangelico ci dà Giovanni come testimone all’agonia di Gesù sulla croce, l’iconografia lo vede come testimone alla deposizione dalla croce... nessuna fonte lo vede come protagonista della sistemazione del corpo di Gesù nella tomba. La “preferenza per il testimone oculare” potrebbe addirittura ritorcersi contro se stessa, in quanto i sinottici (scritti prima, quando i testimoni oculari degli eventi erano ancora in maggioranza vivi) possono essere facilmente accreditati di maggior peso testimoniale rispetto al Vangelo di Giovanni (scritto molti decenni più tardi, e palesemente più interessato a offrire un senso mistico degli eventi, piuttosto che a farne una cronaca fattuale).
Ma vediamo un poco di riassumere, per quanto riguarda i dati relativi alla Sindone, che cosa dice ciascun evangelista. Ti prego di perdonarmi se non scrivo i riferimenti versetto per versetto, e cito solo i capitoli. I testi sono abbastanza brevi perché ciascuno se li vada a leggere.
 
MATTEO (capitoli 27 e 28)
Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo e di Giuseppe, e la madre dei figli di Zebedèo assistono alla crocifissione. Venuta la sera Giuseppe di Arimatea chiede il corpo di Gesù, lo avvolge in un lenzuolo candido e lo depone nella tomba nuova, scavata per lui nella roccia; rotola poi una gran pietra sulla porta del sepolcro, e se ne va. Davanti al sepolcro sono Maria di Magdala e l'altra Maria. Durante il sabato la tomba viene sigillata e vi si pone una guardia.
All'alba della domenica, Maria di Magdala e l'altra Maria vanno a visitare il sepolcro. Un gran terremoto è causato da un angelo, che ribalta la pietra e tramortisce le guardie dallo spavento. All'annuncio dell'angelo, le donne corrono a dare l'annunzio ai discepoli.
 
MARCO (capitoli 15 e 16)
Giunta la sera della vigilia del sabato, Giuseppe d'Arimatea chiede il corpo di Gesù. Comprato un lenzuolo, lo cala giù dalla croce e, avvoltolo nel lenzuolo, lo depone in un sepolcro scavato nella roccia. Poi fa rotolare un masso contro l'entrata del sepolcro. Maria di Màgdala e Maria madre di Ioses osservano.
Passato il sabato, Maria di Màgdala, Maria di Giacomo e Salome comprano oli aromatici e vanno al sepolcro di buon mattino alla domenica, giungendo al levar del sole; vedono il masso rotolato via, e fuggono senza dir niente per la paura.

LUCA (capitoli 23 e 24)
Giuseppe di Arimatea chiede il corpo di Gesù. Lo cala dalla croce, lo avvolge in un lenzuolo e lo depone in una tomba nuova scavata nella roccia. È il giorno della Parasceve e già splendono le luci del sabato. Le donne venute con Gesù dalla Galilea seguono Giuseppe, osservano la tomba e come è stato deposto il corpo di Gesù, poi tornano indietro e preparano aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservano il riposo secondo il comandamento.
La domenica, di buon mattino, le donne si recano alla tomba, portando con sé gli aromi che hanno preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro, e non trovano il corpo di Gesù. All'annuncio di due uomini apparsi in vesti sfolgoranti, tornano ad annunziare tutto questo agli undici e a tutti gli altri. Le donne sono Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo, oltre alle "altre che sono insieme".
 
GIOVANNI (capitoli 19 e 20)
I soldati danno il colpo di grazia ai tre crocifissi, perché i corpi non rimangano in croce durante il sabato. Giovanni si dichiara testimone del colpo di lancia al costato di Gesù.
Giuseppe di Arimatea e Nicodemo vanno a prendere il corpo di Gesù e portano una mistura di mirra e di aloe di circa cento libbre. Prendono il corpo di Gesù, lo avvolgono in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei. Depongono il corpo in un sepolcro nuovo che si trova in un giardino vicino, a motivo della Preparazione dei Giudei.
Maria di Magdala si reca al sepolcro alla mattina della domenica, quando è ancora buio. Vede la pietra ribaltata via dal sepolcro, e avvisa Pietro e Giovanni. Questi, al sepolcro, vedono le bende per terra e il sudario piegato in un luogo a parte.
 
I racconti sono certamente divergenti, ma come testimonianze di persone diverse, che vedono le cose dai propri punti di vista, sono certamente coerenti tra loro. Per esempio, il numero delle donne e le loro reazioni presentano grandi divari, ma questo non deve stupire: se Giovanni ricorda Maria di Magdala perché fu lei a dargli l’annuncio, non significa che non ci fossero state altre donne, e così via.
Ora, l’autore del testo in francese da te postato si fissa sulla singola esegesi di Gv 19:40, “Essi presero allora il corpo di Gesù, e lo avvolsero in bende insieme con oli aromatici, com'è usanza seppellire per i Giudei”, usandolo come testo chiave per confutare la Sindone di Torino. Tutte le testimonianze del contesto, anche quando sono in aperta contraddizione con quello che è scritto in questo verso, sono semplicemente lasciate evaporare. Non occorre che ti dica, padre Marco, come si dice in greco il processo con cui si opera una “scelta” su una dottrina preferita trascurando tutto il contesto? Tu lo sai, ma diciamolo anche ai nostri lettori… si dice αίρεση, da cui l’italiano eresia.
Noi cerchiamo di non essere eretici (in questo senso) e di vedere il contesto. È ben possibile che Giuseppe e Nicodemo avessero preparato tutto, compresi un bel po’ di chili di gel di aloe con mirra, per trattare il corpo “com'è usanza seppellire per i Giudei”, ma il problema è: lo hanno bendato davvero subito, oppure no? Su questo dettaglio sta in piedi oppure cade tutta la tesi sulla falsità della Sindone proposta da padre Teoclito.
Se leggiamo il contesto (la sera della vigilia, la preparazione della Pasqua, le luci del sabato che già splendono) e sappiamo qualcosa delle usanze ebraiche (il divieto di compiere diverse azioni in giorno di sabato, tra cui - importantissimo per il nostro problema - il divieto di legare e fare nodi), abbiamo tutto il diritto di ipotizzare che la procedura della sepoltura si sia arrestata per rispetto del sabato, per riprendere con il resto delle procedure rituali dopo la fine del riposo. Trascinare oggetti anche pesanti (corpi, macigni) non viola il sabato, legare le bende invece sì.
Se inizia il sabato e il corpo non si può fasciare in modo adeguato e senza violare le regole, tutto lascia pensare che Giuseppe e Nicodemo abbiano appena ricoperto il corpo con il lenzuolo funebre (magari lasciando perfino le bende per terra!) e che le donne, vedendo chiudere il sepolcro con la pietra, si siano ripromesse di ritornare alla fine del sabato, riprendendo il lavoro lasciato a metà, e fare la loro opera lavando e ungendo il cadavere. Tutt’altro quindi che considerare, come fa padre Teoclito, che i sinottici si siano “limitati al grande avvenimento, mentre Giovanni, testimone oculare, ci ha donato tutti i dettagli”, dove naturalmente “tutti i dettagli” sarebbero le sole bende, per lui tanto importanti per distruggere la credibilità della Sindone di Torino.
Purtroppo “l’erudito padre Teoclito” non sembra essersi reso conto che insistendo sulla fasciatura di Gesù proprio come quella di Lazzaro, distrugge sì la Sindone di Torino che sembra stargli tanto antipatica, ma al tempo stesso distrugge una ben più importante parte della tradizione cristiana ortodossa: le Mirofore!
Se il corpo di Gesù era già bell’e che preparato e impacchettato, che ragione avevano le donne di preparare aromi per ungerlo? Volevano forse sfasciarlo e rifare di nuovo quello che Giuseppe e/o Nicodemo avevano fatto tanto piamente “com'è usanza per i Giudei”? A che punto deve spingersi la sfacciataggine di un “erudito padre”: trattare le sante Mirofore come violatrici di cadaveri solo per segnare un punto contro l’autenticità della Sindone di Torino?
Concludiamo con “il dettaglio principale” trovato dall’erudito padre, “come nei delitti perfetti”, ovvero la posizione delle mani sulla Sindone, che “da sola è sufficiente a provare, in modo irrefutabile, che siamo davanti a una menzogna su scala mondiale, per non dire un’impostura, a meno di sminuire l’intelligenza, peraltro ben viva, dei teologi del cattolicesimo”. Τίποτα λιγότερο!
Ecco cosa dice l’irrefutabile prova: “Ma l'indice che distrugge tutti gli argomenti insostenibili dei latini, è la posizione delle mani di Gesù nella sepoltura. Come e perché i pii ebrei, preparando il corpo del Signore per la sepoltura, gli avrebbero incrociato le mani sul ventre, secondo una consuetudine propria dei soli cristiani?” ...devo dirti che mi sembra un’argomentazione così patetica da non meritare nemmeno una risposta. Tuttavia analizziamo questo “colpo di grazia agli argomenti insostenibili dei latini” (…e degli ortodossi russi?) e vediamo qualcosa di molto pratico.
Tralasciamo il fatto che se i cristiani incrociano le mani di un morto, di solito le incrociano sul petto o al più sulla pancia, ma non sui genitali (…quanti funerali hai servito, tu stesso, in cui i cadaveri avevano le mani incrociate sul pube?), e cerchiamo di metterci nei panni di Giuseppe o di Nicodemo. Hai messo il corpo nel sepolcro, si accendono le luci del sabato, devi lasciare il lavoro di fasciatura a metà, il resto lo faranno le donne… ecco, se TU dovessi ricoprire un corpo nudo con un lenzuolo, magari non ti verrebbe in mente di posizionarlo in un aspetto che, quando il lenzuolo verrà sollevato (verosimilmente da donne) per il lavaggio e l'unzione, suggerisca per lo meno un po’ di decenza? Con un’idea del genere in mente, ti senti anche tu “menzognero su scala mondiale”, “impostore”, o “dotato di un’intelligenza sminuita”?
Tutte queste cose te le dico non per insistere su un’autenticità quasi dogmatica della Sindone di Torino, ma proprio per sottolineare come non si può essere dogmatici nel negarla. Quando poi si vogliono usare le Scritture come un’arma... ecco, UN versetto di Giovanni SEMBRA sostenere che la Sindone sia falsa, mentre lo stesso verso collocato in tutto un contesto SEMBRA sostenere che sia vera (o quanto meno perfettamente verosimile) ...proprio per i particolari delle cose che dice, analizzati con un po’ più di attenzione e un po’ meno di partigianeria.
Padre Teoclito afferma di avere invitato “i fratelli latini dell’Ellade” a rispondere alle sue argomentazioni, e di non avere avuto, “beninteso”, nessuna risposta. Non so se i fratelli latini in Grecia siano tanto menefreghisti rispetto alla Sindone quanto sembrano esserlo alcuni dei loro fratelli ortodossi, ma quel che è certo è che mi dispiace che “l’erudito padre Teoclito” non abbia potuto chiedere le stesse cose a un fratello ortodosso di Torino. O magari della Russia. Avrebbe trovato pane per i suoi denti.
Tuo in Cristo,
Ambrogio

Nessun commento: