Domande e risposte sul calendario Dell’arciprete Alexander Lebedeff |
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Nota: Il seguente materiale è una risposta data da Padre Alexander Lebedeff a domande riguardanti l'uso di differenti calendari nell'anno liturgico ortodosso, apparsa su uno dei gruppi di discussione ortodossi in Internet.
Apprezzo coloro che hanno espresso il
loro parere sulla questione del calendario. È incredibile il numero di
specchietti per le allodole che si possono presentare, invece di
affrontare a viso aperto i veri problemi!
Qui ci sono alcune risposte alle domande che sono state sollevate...
In primo luogo, mi sono interessato a
fondo al problema del calendario per oltre trent'anni. Devo tuttora
sentire anche una sola ragione impellente, o quanto meno una buona
ragione, per l'introduzione del nuovo calendario e la conseguente
frattura dell'unità liturgica della Chiesa...
Se posso riassumere le ragioni portate fino a oggi in questo gruppo di discussione:
1) Precisione. Si suppone che il
vecchio calendario sia astronomicamente impreciso, e che il nuovo
calendario risolva il problema.
Risposta: Tutti i calendari sono
in sé astronomicamente imprecisa. I santi padri che hanno stabilito il
calendario della Chiesa sapevano perfettamente che assegnare l'equinozio
di primavera a una data fissa era astronomicamente impreciso. Eppure,
hanno proceduto a fare proprio così.
Il cosiddetto "calendario giuliano
riformato" ha un difetto fondamentale che lo rovina. Mantenendo i cicli
pasquali tradizionali mentre si varia il calendario fisso, il Tipico
viene buttato fuori dalla finestra. Il digiuno degli Apostoli è
drasticamente ridotto, e in certi anni finisce addirittura prima di
cominciare. Nel corso dei secoli, secondo il "calendario giuliano
riformato", la data della Pasqua scivolerà gradualmente in avanti nel
ciclo fisso dell'anno, cosicché il giorno di Pasqua (con tutte le feste
mobili) coinciderà gradualmente con le feste dei Santi Pietro e Paolo,
con la Trasfigurazione, con la Dormizione, e perfino con la Natività
(quest'ultima coincidenza avverrà tra circa 35.000 anni, quindi ci si
può dire: "Qual è il problema?", ma si verificherà).
Come ho detto prima, gli astronomi non
possono utilizzare il calendario gregoriano per i loro calcoli, dato che
"manca" dei dieci giorni che sono stati "saltati" nel 1583. I
programmatori di computer fanno sempre i calcoli della distanza tra le
date utilizzando la "data giuliana." Copernico, tra gli altri astronomi,
era fermamente contrario al cambiamento gregoriano del calendario.
L’Accademia delle Scienze dell’Impero russo, all'inizio del XX secolo,
non ha trovato ragioni scientifiche o astronomiche per l'adozione del
calendario gregoriano.
Inoltre, come spiegherò in seguito, la
precisione astronomica non era assolutamente uno dei motivi per cui il
cambiamento del calendario è stato introdotto dal patriarca Meletios
Metaxakis nel 1924.
2) Obbedienza alla propria gerarchia.
Risposta. Questa di fatto è una
buona ragione per usare il calendario che i propri vescovi dicono di
usare. Non è assolutamente, in alcun modo, una giustificazione per il
cambiamento originale del calendario.
Un punto sconvolgente è il fatto che
alcune giurisdizioni hanno permesso ai singoli parrocchiani di votare e
di scegliere quale calendario desiderano utilizzare! Ecco un chiaro
esempio di gerarchi che abrogano la loro autorità di guidare e di
insegnare. I parrocchiani laici non hanno un concetto delle questioni
liturgiche e storiche riguardanti il calendario, se non hanno avuto
un’istruzione teologica. Tuttavia, essi sono chiamati a prendere
decisioni in merito all’abbandono del calendario che ha fatto parte
della tradizione della Chiesa per sedici secoli!
Non molto tempo fa si è verificato un
incidente nella Marina degli Stati Uniti. Il capitano di una delle più
grandi navi ha offerto al suo equipaggio la possibilità di votare sul
luogo dove volevano trascorrere la loro settimana di congedo a terra
dopo una lunga navigazione. Per questo fatto, il capitano è stato
sollevato dal comando e degradato - aveva abrogato la sua autorità di
comandante della nave, dandola ai suoi subordinati. La stessa cosa viene
in mente quando si leggono gli annunci che il Patriarcato di Mosca ha
permesso alle proprie parrocchie in Gran Bretagna di scegliere quale
calendario desiderano seguire, inclusa anche la data della Pasqua. I
parrocchiani hanno davvero l’autorità di ribaltare le decisioni dei
Concili ecumenici e locali? A mio parere, si tratta di democrazia
impazzita.
3) Noi viviamo secondo il
calendario civile, che ci dice in quale giorno del mese ci troviamo,
pertanto dovremmo adattare il nostro calendario liturgico, per farlo
coincidere con quello civile.
Risposta. Questo mi sembra un
argomento terribilmente debole. Certo, le autorità civili adottano
parametri di peso e misura, e anche del tempo (è per questo che ci si
regola sugli orologi atomici dell’amministrazione civile). Ma pensiamo
davvero che sia necessario o addirittura ammissibile che le autorità
civili dettino alla Santa Chiesa le regole di quando questa debba
celebrare i suoi giorni di festa? Che fine ha fatto la separazione tra
Chiesa e Stato? Le autorità civili non dovrebbero mai determinare questioni che riguardano la vita liturgica della Chiesa.
La Chiesa ha vissuto e funzionato sotto
un’ampia gamma di autorità civili, con decine di sistemi di calendario. E
tuttavia, com’è giusto, ha mantenuto il proprio calendario
ecclesiastico. Sì, il calendario ecclesiastico è basato su un calendario
civile pagano. Ma una volta che il calendario è stato adottato dalla
Chiesa, è diventato qualcosa di diverso. È diventato il calendario
ecclesiastico, il meccanismo che regola il "battito cardiaco" della vita
liturgica della Chiesa nel tempo - che ci dice quando digiunare, quando
fare festa, etc.
In ogni tempo e luogo, le autorità civili
possono arbitrariamente cambiare cose quali il calendario. Questo
significa che dobbiamo cambiare immediatamente il calendario della
Chiesa in pari misura? Penso di no. Gli ebrei, i musulmani, i cinesi e
altri hanno mantenuto i propri calendari senza prestare attenzione ai
calendari civili dei paesi in cui vivono. Non vi è alcun motivo per cui
gli ortodossi non dovrebbero essere in grado di mantenere allo stesso
modo un calendario ecclesiastico.
Inoltre, non si sa mai quando lo stato
potrebbe introdurre qualche serio cambiamento nel calendario civile. Ora
si sta seriamente discutendo l'introduzione di un calendario composto
da 13 mesi di 28 giorni ciascuno, più una "giornata mondiale" alla fine
dell'anno. Questo assicura, naturalmente, che in ogni anno ogni data
cadrebbe lo stesso giorno della settimana, semplificando tutti i tipi di
operazioni finanziarie. Se un tale calendario diventa legge, gli
ortodossi dovrebbero forse "partecipare" e gettare il loro calendario
ecclesiastico per adottare quello civile?
Riepilogo.
Il fatto è che non esisteva e non esiste
alcun motivo impellente per il cambio del calendario. Nessuna delle
ragioni sollevate da uno qualsiasi dei partecipanti a queste discussioni
possono servire come giustificazione per l’abbandono del tradizionale
calendario ecclesiastico e per causare una frattura nell'unità liturgica
della Chiesa.
Finora, nessuno ha trovato una risposta
al perché sia stato consentito di ignorare gli anatemi dei tre sinodi
pan-ortodossi tenuti nel XVI secolo, che hanno condannato il calendario
papale come eretico.
Finora nessuno ha dato una risposta a chi
chiede perché sia bene usare un "calendario giuliano riformato", che
riduce drasticamente o addirittura elimina il millenario digiuno degli
Apostoli, o che alla fine (anche se in un tempo molto lungo) farà sì che
la Pasqua vada alla deriva nel corso dell'anno della Chiesa fino a
coincidere con la Natività. E tutto questo invece di un calendario
ecclesiastico tradizionale estremamente ben organizzato e brillantemente
eseguito, in cui tali aberrazioni sono semplicemente impossibili.
L'obiezione che, se si segue il calendario giuliano, alla fine la Pasqua
cadrà in autunno non è convincente. Questo accade già nell’emisfero
australe. Forse è giusto che alla fine le stagioni si invertano in modo
che anche i nostri fratelli e sorelle ortodossi in Sud America, Africa e
Australia siano in grado di celebrare la Pasqua in primavera. Anche
l’obiezione che l'esistenza di diversi fusi orari impedisce agli
ortodossi di celebrare le feste insieme è speciosa, il calendario vede
ogni festa come un giorno intero di celebrazione - un periodo di 24 ore
da sera a sera - in modo che, anche in fusi orari diversi, tutti stanno
concettualmente celebrando insieme.
Infine, con tutte la discussioni di
"precisione" astronomico, "obbedienza al proprio vescovo", "non puoi
fare del calendario un idolo", "non esiste il tempo in cielo", ecc, la
gente dimentica che la ragione per cui il cambiamento del calendario,
(con tutte le sue dolorose conseguenze), è stato introdotto in questo
secolo è una ragione molto ben nota - e non ha nulla a che fare con
tutte queste altre ragioni.
Il patriarca Meletios Metaxakis,
l'architetto della riforma del calendario, fu perfettamente chiaro
riguardo alla sua ragione: essa serviva per raggiungere l'unità con gli
altri cristiani.
Permettetemi di ripeterlo ancora una
volta. La ragione per cui è stata introdotta la riforma del calendario
fu la promozione dell'ecumenismo. Punto.
Dobbiamo ricordarci che il patriarca
Meletios di Costantinopoli (che in precedenza era stato Arcivescovo di
Atene e Patriarca di Alessandria, tanto per ricordare l' "indipendenza"
di queste chiese autocefale!), massone dichiarato, era ostinato
rinnovazionista. Nel 1923, riconobbe la Chiesa Vivente rinnovazionista
della Russia (che aveva vescovi sposati!) la deposizione del patriarca
Tikhon fatta da quel gruppo. Il suo ordine del giorno per un concilio
pan-ortodosso doveva includere non solo l'accettazione del calendario
gregoriano, ma anche l’abbreviazione e la semplificazione dei periodi di
digiuno, di servizi, l’ammissione del doppio matrimonio dei chierici, e
molte idee riformatrici...
Ora, egli può aver avuto anche altri
motivi. Certamente il Patriarcato di Costantinopoli dei primi anni ‘20
era in pericolo di annientamento da parte del nuovo governo
secolarizzato turco. Il Patriarcato aveva perso la protezione della
Russia imperiale, e aveva bisogno del sostegno dell'opinione pubblica
mondiale per sopravvivere. Il sostegno al calendario occidentale era il
prezzo di questa accettazione? Molto probabilmente.
Quindi, il motivo dichiarato per il
cambiamento del calendario è stato quello di avvicinarsi ai cattolici
romani e ai protestanti, e nessuna qualsiasi delle ragioni discusse qui
sopra. Il cambiamento non è riuscito a portare l’unione con gli
eterodossi. È riuscito, tuttavia, a provocare profonde e amare divisioni
nella Chiesa ortodossa. E questo è qualcosa che vogliamo sostenere?
Sono stato accusato di fare un appello
"emotivo" per il mantenimento e la restaurazione del calendario
tradizionale della Chiesa.
Ma è razionale il fatto che ora viviamo
in una situazione in cui un non ortodosso, che incontra un cristiano
ortodosso, per esempio, per le strade di Los Angeles, e fa una semplice
domanda: "oggi è un giorno di digiuno?" non possa avere una risposta
diretta? Né può avere una risposta alla domanda "quale santo celebra
oggi la Chiesa?".
Le risposte del tipo: "Ebbene, ecco,
vedi, alcuni ortodossi sono ancora facendo il digiuno della Dormizione,
mentre altri hanno già celebrato la festa," non sono risposte buone o
dirette.
È razionale a causare schizofrenia nei
nostri vescovi, che, mentre visitano le parrocchie, devono tenere conto
di quale calendario seguono queste? O che tali vescovi non possano
essere spiritualmente uniti al loro gregge – digiunare o fare festa
assieme ai fedeli a causa della questione del calendario? Potrebbero
dover celebrare due volte celebrare ogni giorno di grande festa! Non è
un modo molto buono di seguire il Tipico! In una parrocchia si digiuna e
ci si prepara per una festa che in un’altra è già da lungo tempo
passata.
Il vescovo che ha già celebrato la
Natività deve tornare a digiunare per altre due settimane? O deve
iniziare, non si sa mai, tutti i suoi digiuni due settimane di anticipo?
Tutto ciò è ridicolo.
I rinnovatori stessi che hanno portato la
riforma del calendario sono affaccendati a prepararne delle nuove. È un
fatto che Costantinopoli è attivamente coinvolta in discussioni per
raggiungere una data unica della Pasqua per tutti i cristiani, e perfino
per discutere la possibilità di una Pasqua a data fissa. Restate
sintonizzati. Forse sentiremo qualche giustificazione post-factum di questa riforma come ancor più "accurata".
La questione del calendario è dolorosa e
causa divisioni, come si può vedere dai dibattiti che hanno avuto luogo
in questo gruppo di discussione. A mio parere, questo è un ottimo
esempio del perché la riforma del calendario non avrebbe dovuto aver
luogo, soprattutto in un pezzo-pasto moda.
Anche se ho a cuore le tradizioni della
Chiesa e considero il calendario ecclesiastico come una tra le più
durature e santificate di queste tradizioni, sarei stato meno
preoccupato se la decisione di rivedere il calendario fosse stata fatta
da un’azione comune di tutti i vescovi della Chiesa ortodossa, con tutte
le chiese ortodosse che partecipano alla decisione e alla sua
attuazione.
Questo, tuttavia, non si è verificato.
Ovviamente, ci sono tre soluzioni possibili.
Uno, un ritorno da parte di tutti i cristiani ortodossi al Calendario ecclesiastico tradizionale e santificato.
Due, l'accettazione da parte di tutti i
cristiani ortodossi di riforma del calendario di papa Gregorio, e
conseguenti assurdità sul digiuno degli apostoli e la deriva pasquale,
nonché l'accettazione delle mire ecumeniste di Meletios Metaxakis.
Tre, il mantenimento dello status quo,
che fa continuare la divisione dell'Ortodossia in tutto il mondo in due
gruppi, che non possono neppure celebrare insieme le grandi feste.
Per me è chiaro quale di queste alternative è in linea con l'insegnamento dei Santi Concili e dei Padri, e quali non sono.
Spero sia chiaro anche per gli altri.
Con amore in Cristo,
P. Alexander [Lebedeff]
(Agosto, 1996)
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giovedì 20 dicembre 2012
Dal sito della Parrocchia Ortodossa di Torino - Patriacato di Mosca, del Carissimo Confratello P. Ambrogio
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