Santità,
Beatitudini, Eminenze e Eccellenze,
permettetemi prima di tutto di porgervi il saluto del Primate della
Chiesa Ortodossa Russa, il Santissimo Patriarca di Mosca e tutta la Rus’
Kirill.
Il tema della famiglia è oggi uno dei più acuti e preoccupanti. La
famiglia rappresenta un termometro dello stato morale della società in
cui viviamo.
Con grande preoccupazione, negli ultimi anni, assistiamo a un
processo di smontaggio dei valori fondamentali radicati nelle tradizioni
religiose, smontaggio che viene fatto attraverso la manipolazione dei
concetti di libertà e tolleranza. Con sempre maggior aggressività si
predicano le idee del relativismo morale, che vengono applicate anche
all’istituto della famiglia, sacro per tutta l’umanità.
In un gran numero di paesi d’Europa e d’America, nonostante le
numerose proteste, vengono approvate e riconosciute a livello statale le
unioni dello stesso sesso. Da qualche parte è già stabilito
giuridicamente e attuato praticamente il diritto di partner dello stesso
sesso all’adozione, anche attraverso il ricorso alla tecnica della
“maternità surrogata”.
Allo stesso tempo la famiglia tradizionale, legata alla comprensione
del matrimonio come unione di un uomo e una donna, è sempre meno forte.
Anziché cercare di rafforzare questo tipo di famiglia, si propagandano
le cosiddette relazioni libere. I concetti di fedeltà, rispetto
reciproco e responsabilità dei coniugi vengono sostituiti dalla
propaganda dell’edonismo e da inviti a vivere per il proprio io.
I figli non sono più visti come un gradito frutto dell’amore
reciproco degli sposi. È diffuso ormai dappertutto il diritto pressoché
illimitato all’aborto, che legittima l’annientamento di milioni di vite
umane. Acuto è il problema degli orfani di genitori ancora viventi, dei
bambini abbandonati, spesso disabili.
Subiscono l’influenza delle idee del relativismo morale anche molti
cristiani, che a parole professano l’insegnamento della Chiesa sulla
famiglia, ma nella pratica se ne discostano.
Affermando il principio della santità del matrimonio, basato sulle
parole del Salvatore (cfr. Mt. 19, 6, Mc. 10, 9), la Chiesa Cattolica e
la Chiesa Ortodossa, fedeli alla tradizione, mettono la responsabilità
dell’uomo nei confronti del suo prossimo al di sopra dei suoi interessi
egoistici. L’educazione del cristiano a questa responsabilità – nei
confronti della famiglia, della società e del mondo circostante – è oggi
compito prioritario per la Chiesa. La tutela della dignità umana e
l’affermazione dell’alto valore dell’amore, che si realizza nella
famiglia, è parte integrante del messaggio evangelico che dobbiamo
portare nel mondo.
Nel novembre 2013 il Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche
esterne del Patriarcato di Mosca e il Pontificio Consiglio per la
Famiglia, sotto la presidenza dell’arcivescovo Vincenzo Paglia, hanno
tenuto a Roma il convegno “Ortodossi e cattolici insieme in difesa della
famiglia”. Nella dichiarazione finale abbiamo sottolineato “la nostra
convinzione della responsabilità comune, affinché il matrimonio e la
vita familiare siano via di santità per le famiglie cristiane”.
E’ giunto il momento, per noi cristiani, di unire le forze e fare
fronte unico per la tutela della famiglia di fronte alle sfide del mondo
laico, in nome del futuro della civiltà. E’ questo un campo in cui la
nostra alleanza potrebbe rivelarsi estremamente utile.
Dobbiamo insieme difendere le nostre posizioni, sia nel dialogo con i
poteri legislativo ed esecutivo dei singoli paesi, che anche presso le
organizzazioni internazionali come le Nazioni Unite e il Consiglio
d’Europa. Alcune esperienze di tale cooperazione ci sono già state,
basti in merito ricordare il famoso caso del processo “Lautsi v.
Italia”.
Occorre non limitarsi agli appelli, ma usare tutti i mezzi per
ottenere la tutela giuridica della famiglia. Bisogna restituire alla
società la comprensione che la libertà è inconcepibile senza la
responsabilità per le proprie azioni.
La Chiesa Ortodossa ha sempre predicato l’ideale dell’unicità del
vincolo matrimoniale, contratto un’unica volta per sempre. Allo stesso
tempo, tenendo conto della debolezza della natura umana, in casi
eccezionali, la Chiesa Ortodossa permette di contrarre un nuovo
matrimonio, quando sia evidente il crollo irrimediabile del primo
matrimonio. In questo la nostra Chiesa si ispira al principio pastorale
dell’”economia”, essendo mossa dall’amore per il peccatore e non volendo
privarlo dei mezzi per la salvezza. Nel mondo di oggi, dove il rispetto
rigoroso delle regole ecclesiastiche sta diventando sempre più raro, la
pratica dell’”economia”, che nella Chiesa Ortodossa esiste da tanti
secoli, può costituire una preziosa esperienza nel trattare i problemi
pastorali della famiglia.
L’Ortodossia ha accumulato un grande patrimonio di esperienza nella
cura pastorale della famiglia. La Chiesa Ortodossa ha sempre mantenuto
l’istituto del clero uxorato. Le famiglie dei sacerdoti, di regola, sono
numerose, e i bambini in esse sono allevati nello spirito della pietà
cristiana e della fedeltà agli insegnamenti della Chiesa. Il sacerdote,
che ha un’esperienza personale della vita familiare e dell’educazione
dei figli, è in grado di comprendere meglio i problemi delle relazioni
familiari e assicurare ai suoi figli spirituali un’adeguata cura
pastorale. Penso che sarebbe utile prestare attenzione a
quest’esperienza, che è anche delle Chiese cattoliche di rito orientale.
Parlando delle Chiese di rito orientale, vorrei brevemente
discostarmi dal tema del forum per affrontare una questione che è ormai
diventata una pietra d’inciampo nelle relazioni tra le Chiese Ortodossa e
Cattolica. Si tratta del problema dell’uniatismo, che si è fortemente
aggravato in seguito ai recenti eventi in Ucraina. Purtroppo il
conflitto in corso nel paese, che ha già fatto migliaia di vittime, fin
dall’inizio ha acquisito una dimensione religiosa.
Nell’origine e nello sviluppo di tale conflitto un ruolo chiave è
stato svolto dalla Chiesa greco-cattolica ucraina. Fin dai primi giorni
del conflitto, i greco-cattolici si sono chiaramente schierati con una
delle parti in lotta. Contrariamente al rispetto delle norme canoniche,
in genere osservato nelle relazioni tra le Chiese Cattolica e Ortodossa,
i greco-cattolici hanno cominciato a cooperare attivamente con gruppi
scismatici.
La Commissione mista per il dialogo ortodosso-cattolico nel 1993 a
Balamand ha riconosciuto che l’uniatismo non rappresenta un cammino
verso l’unità. Noi siamo grati ai nostri fratelli cattolici per questo
franco riconoscimento della erroneità dell’uniatismo. E oggi noi
costatiamo ancora una volta che l’uniatismo non riavvicina ortodossi e
cattolici, ma al contrario li separa maggiormente.
A nome della Chiesa Ortodossa Russa e dei suoi numerosi milioni di
fedeli vorrei ora rivolgermi ai rappresentanti della Chiesa
greco-cattolica presenti in questa sala per chiedere loro di astenersi
dalle dichiarazioni pubbliche su temi politici e da ogni tipo di
sostegno visibile agli scismatici, come anche dagli appelli alla
creazione di una “chiesa nazionale unificata ucraina”. Dietro questo
appello si nasconde una verità molto semplice: si vuole strappare i
fedeli ortodossi ucraini dalla Chiesa Madre del Patriarcato di Mosca,
con la quale essi sono legati da secolari legami di sangue.
La missione principale della Chiesa è quella di servire la causa
della salvezza della gente. Il mandato affidatoci da Dio non comporta
interferenze nella politica. In un mondo in cui abbondano le divisioni,
in cui oggi sono minacciati i fondamenti dell’esistenza stessa della
civiltà umana, come l’istituto della famiglia, i cristiani sono chiamati
ad essere “sale della terra” e “luce del mondo” (Mt 5, 13-14), portando
tutti all’amore reciproco e all’unità in Cristo.
Insieme possiamo fare molto, anche per la difesa dei cristiani che
oggi sono vittime di persecuzioni. In Iraq e Siria, così come in molti
altri paesi del Medio Oriente e dell’Africa, i cristiani sono vittime di
un genocidio. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermare lo sterminio
dei cristiani, per fermare il loro esodo di massa dai luoghi in cui
hanno vissuto per secoli, per attirare l’attenzione della comunità
internazionale sulla loro situazione.
Auguro a tutti voi, cari fratelli, la benedizione di Dio e successo nei vostri lavori!
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