Natale di persecuzione per gli ortodossi del Kosovo
Secondo quanto reso noto dal servizio stampa della diocesi di
Raška-Prizren della Chiesa Ortodossa Serba, il 7 gennaio 2013, durante
le celebrazioni del Natale, il servizio di polizia
dell’auto-proclamatasi “Repubblica del Kosovo” ha fatto irruzione nel
monastero di Gračanica. Il vescovo della diocesi di Raška e Prizren
Feodosij non era stato preventivamente informato dell’intervento della
polizia.
L’imbarazzo, la paura e la confusione che l’azione inaspettata dei
poliziotti ha causato tra i credenti sono stati aggravati dall’arresto
di diversi cristiani ortodossi, che in quel giorno erano riuniti nel
monastero di Gračanica per il servizio di Natale. Alcuni serbi, senza
alcuna accusa concreta, sono stati arrestati e portati a Pristina per
essere interrogati, dove, secondo uno di loro, sono stati picchiati
dalla polizia. La gravità delle lesioni ha richiesto il ricovero in un
ospedale locale. Qualunque sia stato lo scopo del raid della polizia, è
inammissibile il fatto che esso sia avvenuto durante le celebrazioni
della grande festa cristiana tra le mura del monastero, che è uno dei
più antichi e importanti centri spirituali e culturali del Kosovo e
della Metohija.
È impossibile non rimanere turbati dagli arresti dei credenti
ortodossi nel giorno di Natale e dal trattamento disumano verso di loro,
tanto più che la polizia fino ad oggi non ha ritenuto necessario
motivare pubblicamente l’arresto.
Alla luce di questi fatti è ancor più sconcertante la totale
passività manifestata dalla polizia della “Repubblica del Kosovo” a
Djakovica, dove il 6 gennaio 2013 un gruppo di appartenenti al movimento
albanese “Autodeterminazione” ha bloccato le vie di accesso al
monastero ortodosso della Dormizione della Beata Vergine Maria,
impedendo così ai fedeli di partecipare alla funzione.
Nell’esprimere solidarietà ai fratelli ortodossi, vittime di tali
gravi oppressioni durante la grande festa della Natività di Cristo,
riteniamo indispensabile che al vescovo di Raška-Prizren Feodosij e alla
madre superiora del monastero di Gračanica siano presentate le scuse
ufficiali della polizia per le azioni scorrette dei suoi uomini e ai
mezzi di informazione siano fornite esaurienti spiegazioni
dell’accaduto.
L’incidente ha dimostrato ancora una volta il disprezzo profondo
delle autorità della non riconosciuta repubblica verso le tradizioni
religiose della minoranza serba, così come la riluttanza a rispettare e
proteggere i diritti dei cristiani ortodossi che vivono in Kosovo e
Metohija.
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