NON SI SCONVOLGE DUNQUE LA NOSTRA GERARCHIA
Fonte: www.impantokratoros.gr
Con dolore e sofferenza si scrivono le righe che seguono. In
questo nostro breve commento non abbiamo l’intenzione di esercitare una
critica o un controllo verso i nostri Gerarchi,
chi mai saremo noi per fare questo? Quanto segue sia considerato
solo un appello alla nostra Gerarchia, un grido di dolore e di agonia
dell’ultimo e indegno chierico della nostra Patria che ha
molto sofferto.
Il Signore rivolse ai suoi discepoli una domanda molto
significativa e importante specie oggi per tutti noi: “Quando il Figlio
dell’uomo verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc
18,8). Quando il Figlio dell’uomo verrà per la seconda parousia a
giudicare il mondo, troverà uomini sulla terra i quali hanno mantenuto e
confessato la Fede Ortodossa pura e inalterata da ogni
specie di eresia e inganno?
Sant’Efrem il Siro in un discorso sulla seconda parousia
aggiunge: “Guai a coloro che infettano la Santa Fede e sono
accondiscendenti con gli eretici” (1). La
precedente domanda del Signore come il discorso di sant’Efrem il
Siro dovrebbe essere continuamente davanti agli occhi di noi chierici,
particolarmente per i nostri Gerarchi i quali sono, per
eccellenza, responsabili per il combattimento e la neutralizzazione
delle eresie. Dovrebbero costituire causa di autocritica, uno specchio
nel quale rispecchiare continuamente il cammino della
nostra diakonia pastorale, se e in che modo imitiamo e seguiamo la
vita e la condotta dei Santi e Teofori Padri nostri nelle lotte e nei
sacrifici che loro hanno fatto nel combattere le
eresie della loro epoca e conservare pura la Fede Ortodossa.
Questa fede la quale con vanto, indossando i nostri ufficiali
paramenti liturgici all’interno di una festosa atmosfera nel giorno
della Domenica dell’Ortodossia, abbiamo
confessato: “Come i profeti hanno visto, gli Apostoli hanno
insegnato, come la Chiesa ha accolto, i Maestri hanno dogmatizzato, come
l’universo ha recepito, la Grazia ha brillato, la Verità ha
dimostrato, l’errore è stato annientato, la Sapienza ha dato
fiducia, il Cristo ha premiato, così noi pensiamo, parliamo, e così
predichiamo”.
Essi per custodire la Fede hanno sacrificato posti d’onore,
onorificenze ecclesiastiche, troni patriarcali e metropolitani, hanno
subito esili, persecuzioni, prigionie, torture, o
ancora hanno perfino sacrificato la loro stessa vita. Essi, in quel
tempo, hanno compiuto il loro dovere. Noi oggi compiamo il nostro
dovere? Imitiamo il loro esempio dinanzi alla contemporanea
eresia dell’ecumenismo, la terribile eresia ecclesiologica di tutte
le epoche, questa terribile tempesta che ha travolto tutto, non
essendoci giusti contraccolpi e minaccia di buttare giù ogni
cosa? O per caso c’è il pericolo che la Chiesa nel tempo entri nel
tumulto? O nel corso del tempo la tempesta infuri o non a caso l’eresia
si estenda scalpitando mentre noi dormiamo senza
preoccupazione (eccetto sicuramente i pochi)? Come Marta ci
preoccupiamo e ci agitiamo per molte cose poco importanti e in secondo
luogo tralasciamo il primo e necessario cioè la battaglia finale
e la neutralizzazione dell’eresia con l’ufficiale sua condanna da
parte del Sinodo e per coloro che la sostengo e la mandano avanti.
Non commenterò di quante cose anti-ortodosse e blasfeme si
dicono quotidianamente in massa e si fanno in maniera ufficiale e a
volto scoperto da parte gli ecumenisti per
i quali sarebbe sufficiente solo una di queste per procurare l’ira e
la rabbia dei Santi Padri se fossero vissuti nella nostra epoca!
Reverendissimi Arcivescovi, certamente non dubitiamo, perché se
vivessero oggi i Santi Padri già da tempo si sarebbero riuniti, non una
o due volte ma molti sinodi nei
quali avrebbero condannato quest’eresia e le sue diramazioni così
come anche i suoi paladini e i suoi sostenitori. Io sottolineerò un
altro aspetto di questo tema di uguale importanza e
significato a cui, penso, dovremmo dare molta attenzione. Il fatto
cioè rilevante di come sia il popolo fedele di Dio, sia un buon numero
di accademici professori di teologia, sia numerose
comunità monastiche si siano svegliati e si siano passati la voce da
qui a dieci anni e lottano con tutte le forze contro questa eresia.
Esporrò solo pochi avvenimenti dell’ultimo decennio,
avvenimenti di importanza storica i quali testimoniano l’angoscia
del fedele popolo di Dio. Fatti, i quali dovrebbero svegliare e
informare almeno ora e, per modo di dire, far scuotere la nostra
Gerarchia per metterla di fronte alle sue responsabilità.
A Settembre del 2004 la facoltà di teologia pastorale e
comunicazione dell’università di Salonicco organizzò un convegno
“inter-ortodosso” di cinque giorni nell’aula magna con il titolo:
“L’Ecumenismo: genesi, attese, smentite, delusioni”. Le
cinquantasette relazioni dei conferenzieri ci hanno dato un’immagine
panoramica di questa eresia da tutti i punti di vista con i suoi
sviluppi e crescita fino ai nostri giorni. Tutti gli atti e i
risultati di questo convegno sono stati pubblicati in due volumi di
mille e trenta pagine dall’editrice THEODROMIA ed. 2008. Per
quanto riguarda questo avvenimento storico che è avvenuto nella
storia della nostra Chiesa, purtroppo non ha portato il risultato che si
sperava per la nostra Gerarchia perché, mentre avrebbe
dovuto sconvolgere i nostri Gerarchi, mettendoli in crisi e
spingendoli ad occuparsi sinodalmente per prendere una posizione di
fronte a quest’eresia al contrario, in maniera superficiale, essi
hanno superato l’ostacolo comodamente. L’emerito professore
dell’università di Salonicco il protopresbitero p. Teodoro Zisis
nell’introduzione degli atti con profondo dolore e delusione
sottolinea: “ci dispiace perché la voce forte del convegno è
arrivata sì alle orecchie dei capi delle Chiese ma non ha influenzato
per nulla i loro cuori e le loro menti per dare una svolta al
cammino catastrofico dell’ecumenismo. Continuano provocatoriamente a
radunarsi e a pregare con gli eretici, li elogiano e li benedicono
dentro chiese ortodosse, compongono inni ecclesiastici per
onorarli, contesti teologici e dichiarazioni ma anche con il loro
comportamento sincretista e mancando di rispetto trasgrediscono e
offendono i dogmi e i Sacri Canoni i quali chiedono di essere
osservati e messi in pratica con zelo e con rigore o per sostenere
troni e giurisdizioni o per punire i chierici zeloti e confessori,
monaci o laici” (2). Un altro avvenimento
significativo che costituisce alla pari una notevole svolta nella
storia della lotta antieretica ed ecumenica è l’edizione e la
pubblicazione composta dalla Sinassi Ortodossa di chierici e monaci
con il testo “ΟΜΟΛΓΙΑ ΠΙΣΤΕΩΣ” (Confessione di Fede). Questo testo
fu pubblicato da “Orthodoxos Typos”, su internet, nell’edizione
THEODROMIA e tradotto in diverse lingue:inglese, serbo, rumeno,
stampato in centinaia di migliaia di copie e fu distribuito
gratuitamente al popolo greco il quale accoglieva con entusiasmo e con
sentimenti di sollievo la controfirma di questo contenuto. Tra
virgolette tutto il pleroma Ortodosso ha abbracciato questo testo
confessionale come la Santa Eufemia abbracciò il tomo del IV Concilio
Ecumenico di Calcedonia, quel famoso miracolo e mise sotto
i suoi piedi il tomo dei monofisiti. “Hai grandemente rallegrato gli
Ortodossi e confuso gli eterodossi, o Eufemia…”. Non furono certamente
soddisfatte le correnti ecumeniste del Fanar e della
Chiesa di Grecia anzi son state infastidite, dispiaciute e
svergognate. Questo documento fu firmato da oltre 25.000 chierici,
monaci e laici, molti igumeni dei monasteri dell’Athos, molti igumeni
e archimandriti di altri monasteri, protopresbiteri, ieromonaci,
presbiteri, diaconi, monaci, monache, teologi. Purtroppo, dai
Metropoliti della Chiesa di Grecia soltanto tre firmarono
contro il documento anti-eretico e precisamente il Metropolita
Serafim del Pireo, il Metropolita Kosmas di Etoloakarnanias e Serafim di
Kythiron. Con le loro firme, i Metropoliti hanno voluto
sottolineare la necessità di una condanna sinodale
dell’anti-ecumenismo. Purtroppo, di nuovo la Gerarchia si è dimostrata
sorda al grido di angoscia e dolore da parte del clero e del popolo di
Dio e nel mentre si fa tanto chiasso intorno a quest’eresia, si
scrivono tanti articoli, si organizzano convegni, si pubblicano libri
etc... la nostra Gerarchia si rifiuta appositamente di
prendere una decisione sinodale a riguardo di quest’eresia. Soltanto
un breve comunicato circoscritto fu pubblicato nella quinta sessione
del Sinodo di Grecia il 16/10/2009 nella quale si
discusse il tema della OΜΟΛΟΓΙΑ ΠΙΣΤΕΩΣ (Confessione di Fede)
costretti di fronte al fatto e in particolar modo della lettera di
protesta del Patriarca Ecumenico Bartolomeo indirizzata
all’Arcivescovo Ieronimo di Atene, dove il Patriarca si lamenta
delle firme poste da molti Arcivescovi, egumeni, chierici e laici.
Inoltre, fra le molte altre cose, il Patriarca esprime con
sinodale decisione il pressante problema dell’ecumenico Patriarca e
denunzia l’ OΜΟΛΟΓΙΑ ΠΙΣΤΕΩΣ (Confessione di Fede) perché, a suo parere,
inganna parte del popolo fedele, lo induce allo
scisma, non solo il popolo ma anche la stessa Gerarchia potrebbe
creare problemi con altre Chiese Ortodosse. Il Patriarca conclude la sua
lettera invitando il Santo Sinodo “al più presto
possibile di prendere posizione, di condannare il documento e i
chierici che lo hanno firmato”.
“Considerato il pericolo che cova per l’unità della Chiesa la
preoccupazione mostrata, come risulta anche dall’ incoraggiamento di
alcuni di questi vescovi e delle loro
azioni che portano divisioni”. Nella sua comunicazione la Gerarchia
si preoccupava di calmare gli animi del popolo (essenzialmente chiude
questo tema) poiché i Gerarchi sono i custodi della
tradizione ortodossa, così come hanno confessato durante la loro
chirotonia episcopale il testo dell’Omologhia Pistos ha caratterizzato
“molto di più”.
Concludo (tralasciando molte altre cose per non allungare il
discorso) con un terzo avvenimento molto tragico e di uguale importanza
altrettanto sconvolgente.. Questo avvenimento
dovrebbe almeno questa volta svegliare e mettere in crisi finalmente
la nostra Gerarchia. Si tratta della separazione di un congruo numero
di laici e fedeli i quali con una dichiarazione hanno
fatto conoscere il loro dissaccordo da alcuni vescovi eretici della
Chiesa Ortodossa per causa di nuovo dell’ecumenismo.
Come scrivono nella loro dichiarazione: “la pan-eresia (secondo
s. Giustino Popovic) dell’ecumenismo è una situazione reale, dove i
nostri vescovi rifiutano di esaminarla
e di condannarla sinodalmente. E’ un’avvenimento appariscente nella
vita bi millenaria della Chiesa, la Gerarchia stà in silenzio nel tempo
dell’eresia e di camminare insieme per decenni con
l’eresia. Come naturale conseguenza viene l’impetuoso predominio
dell’ecumenismo, il quale cambia i sentimenti ortodossi del popolo
cancellando dalle coscienza dei cristiani attraverso la parola
e le azioni quotidiane la tradizione ortodossa e introducendo per
così dire nuove strade di salvezza diverse da quelle dei Santi Padri.
Portiamo a conoscenza dunque la nostra decisione, di allontanarci
da questi vescovi eretici locali e di non avere nessuna comunicazione
ecclesiastica con loro fin quando il Santo
Sinodo non condanni con parole e opere l’eresia dell’ecumenismo e
gli eretici che lo sostengono e lo propagandano”. (3)
La nostra Gerarchia non prova nessun dolore e non piange per
questo tragico fenomeno, non si strazia il cuore di vedere le sue pecore
spirituali dividersi e allontanarsi
dal gregge scandalizzati della posizione che mantiene la Gerarchia?
Come superare questo sconvolgente e doloroso avvenimento fischiettando
in maniera indifferente? Come trascura di fare il suo
dovere, il quale come abbiamo già sottolineato e previsto degli
stessi Sacri Canoni della Chiesa?
In particolar modo il 37° canone apostolico il quale dice che “
almeno due volte all’anno il Sinodo deve riunirsi, per quanto riguarda
le chiese locali e deve esaminare
attentamente i dogmi della fede e distruggere se mai ci fossero
incomprensioni tra i vescovi e le chiese locali” (4)
conservando al di sopra di ogni cosa la pace e l’unità della
fede. Se dunque per semplici incomprensioni ecclesiastiche il canone
del Sinodo pensate un po’ cosa provvederebbe per il caso della
pan-eresia dell’ecumenismo la quale dura da anni e da molti
decenni: il Sinodo di Costantinopoli del 1836 sotto i Patriarchi
indimenticabili Gregorio VI° di Costantinopoli e Atanasio di Gerusalemme
con una decisione sinodale stabilisce quanto segue per
ciò che riguarda questo tema antieretico: “queste cose noi
stabiliamo agli Arcivescovi i quali sono sotto la giurisdizione del
Santo Patriarcale Apostolico ed Ecumenico trono ordiniamo
ecclesiasticamente affinchè compiamo con cura e con vigilanza
considerando come delitto ogni indifferente e trascuratezza riguardo
queste cose. Quanto più questo Arcivescovo non vuole fuggire
l’ira di Dio e della Chiesa, come negligente dei suoi doveri
pastorali e diventare così volontariamente e senza possibilità di difesa
colpevole della corruzione dell’Ortodossia, della nazione e
distruzione del suo gregge” (5)
Il grande Atanasio aggiunge: “… per nessun motivo si deve
giudicare qualcosa senza prima recidere ogni diafonia riguardo alla fede
e in seguito esaminare tutte le altre cose”.
(6) Qui il santo evidentemente considera il tema
della fede come temi di prima importanza, e questi temi precedono
qualsiasi altra discussione vanno esaminati e necessariamente
trovare una soluzione.
Di conseguenza a tutto quello riportato sopra si pone la domanda:
Quale difesa daremo Eminentissimi Arcivescovi il giorno del Giudizio
davanti al terribile tribunale di Cristo per
questa vostra trasgressione? Cosa abbiamo da spaventarci? Per caso
forse ci ridurrebbero allo stato laicale per qualche cosa insignificante
e di poca importanza ecclesiastica? Onore e vanto
sarebbe,perché così saremo degni di imitare anche per poco i nostri
Santi Padri.
Concedici Signore in questi ultimi tempi, nei quali ci hai
custoditi per vivere, di avere degni, santi Gerarchi Confessori della
fede, per la sconfessione dell’inganno e
la Gloria della tua Santa Chiesa “che ti sei acquistato con il tuo
stesso sangue”. Amin!
(1) Sant’Efrem il Siro, Discorso
sulla Seconda Parousia del Nostro Signore Gesù Cristo nell’opera di
sant’Efrem il Siro, Vol IV, Edizione: “To perivoli tis
Panaghias”, Tessalonica 1992, pag. 26.
(2) Atti del Convegno inter-ortodosso, Edizioni “THEODROMIA”, Vol 1, Thessalonica 2008, p.12
(3) La separazione dei fedeli
Ortodossi dai vescovi eretici della Chiesa Ortodossa e la loro
comunicazione in merito. Marzo 2011. Pagg. 5,9.
(4) San Nicodemo l’Aghiorita, Pidalion, Ed. Rigopoulou, Thessalonica 1991, p. 41.
(5) Ioannis Romanidis, Accordo tra Ortodossi e Vaticano per l’Unia, Balamand, Libano, 1993, p. 525.
(6) ΕΠΕ 9,284
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