sabato 8 maggio 2010

il monaco Yostos al-Antoni
 
E’ nella provincia di Assiut, Alto Egitto – che diede ospitalità al nostro amato Salvatore durante la visita benedetta della Sacra Famiglia in Egitto – in un villaggio chiamato Rizqat Ed Der presso il Monastero di Santa Maria, detto “El Muharraq”, che i begli occhi del piccolo Naghib Shehata hanno visto per la prima volta la luce del giorno.
Correva l’anno 1910. I genitori erano persone onorate e timorate di Dio. Suo padre lavorava nel villaggio come sarto e sua madre era una donna virtuosa che si occupava della casa e svolgeva i suoi compiti domestici in umiltà e quiete [...]
Fin da piccolo Naghib cercò di perseguire la vita di perfezione, la vita angelica, la vita della continua lode, dell’esichia e della contemplazione. Tuttavia, sentiva che questo desiderio era ostacolato dalle preoccupazioni che la vita del mondo impone.
Abba Arsenio pregò Dio dicendo: ‘Signore, mostrami la via della salvezza’. Una voce gli giunse dicendo: ‘Arsenio, fuggi dagli uomini e sarai salvato”
All’età di trent’anni, il suo ardente desiderio di liberarsi da tutte le cure del corpo, in modo che potesse darsi completamente al Signore, lo spinse verso il Monastero di Abba Paolo sulla costa del Mar Rosso perché potesse realizzare il suo desiderio di vivere una vita consacrata alla santità e alla devozione.
Al monastero di Abba Paolo e Abba Antonio
Naghib trascorse solo qualche tempo nel monastero di Abba Paolo come postulante, però, fu volontà di Dio che la sua luce brillasse in un altro luogo non troppo distante dal Monastero di Abba Paolo [Monastero di Abba Antonio] [...]
Menando una vita di obbedienza verso tutti i padri e di devoto e umile servizio verso i monaci anziani, Naghib visse come novizio nel monastero di Abba Antonio per due anni. Cercando avidamente le benedizioni degli anziani padri si spostava tra loro come un’ape in cerca di nettare in un campo di fiori, fino a quando la sua anima fu colma delle virtù di questi monaci. In questo modo visse i suoi anni di noviziato, crescendo giorno dopo giorno nello Spirito, e attendendo con grande desiderio il giorno in cui sarebbe diventato uno dei monaci del Monastero.
Questo giorno glorioso della consacrazione finalmente giunse il 17 novembre 1941 [...]
Rispetto per la casa di Dio
P. Yostos aveva una profonda riverenza per la casa di Dio. Un giorno un gruppo di al-Minya nell’Alto Egitto venne a visitare il Monastero. Al loro arrivo, tutti tranne uno andarono in chiesa a prendere la benedizione del luogo. Dato che la chiesa era piena, volendo evitare la folla, questa persona decise invece di cercare p. Yostos per prendere la sua benedizione prima che gli altri ne avessero la possibilità.
Ma appena p. Yostos lo vide, si rifiutò di salutarlo e lo rimproverò aspramente per non aver cercato la benedizione della chiesa prima di ogni altra cosa. L’uomo chiese al santo padre di scusarlo per non esser entrato in chiesa: “Sa, la folla…”. P. Yostos, invece, lo guardò con occhi severi e gli disse:
“Bastava che dessi solo un’occhiata alla Chiesa!”
E dette queste parole, non permise all’uomo di sedersi con lui [...]
Un aspetto da mendicante
P. Yostos si vestiva di abiti vecchi e laceri e di un vecchio copricapo. Questo suo aspetto scoraggiava spesso le persone ad avvicinarsi a lui. D’inverno andava in giro con una vecchia coperta avvolta intorno al corpo per ripararsi dal freddo.
Lavò i propri vestiti solo in poche occasioni, e quando voleva fare il bagno, si recava al serbatoio che serviva per l’accumulo dell’acqua usata per irrigare le colture del Monastero. Si gettava nel serbatoio senza togliersi i vestiti, e dopo esser uscito, si stendeva al sole ad asciugarsi [...] E anche se raramente si faceva il bagno, nessuno profumava più di lui. Era sempre avvolto da un dolce aroma profumato, come di incenso [...]
Accadde un giorno che un gruppo di suore si recò in visita al Monastero. Una delle suore, vedendo p.  Yostos, provò disgusto per il suo aspetto cencioso e sporco. Tuttavia non rivelò a nessuno i suoi pensieri. Mentre stava ragionando dentro di sé sull’aspetto di p. Yostos, egli le apparve improvvisamente, e con grande dolcezza le disse:
“Madre, il monaco non viene giudicato secondo l’aspetto esteriore”
Sbalordita e imbarazzata, la monaca gli confessò i pensieri che aveva avuto su di lui.
Un’altra volta, un gruppo di giovani donne vennero in visita al monastero nell’estate del 1976. Una di loro aveva sentito parlare molto delle virtù di p. Yostos ed era ansiosa di incontrarlo, tuttavia, non appena lo vide, anche lei si sentì disgustata dal suo aspetto esteriore, e così, esterrefatta, si voltò dall’altra parte [...] Tuttavia, questa non sarebbe stata l’unica volta che avrebbe incontrato p. Yostos …
Quella stessa sera, infatti, la giovane donna, partecipando ai Vespri in chiesa, vide p. Yostos per la seconda volta. Mentre pensava a lui e al suo aspetto, spostò lo sguardo sul punto della chiesa in cui si trovava e fu sconvolta da ciò che le fu rivelato … circondato da una nuvola di incenso aromatico, p. Yostos assunse un aspetto glorioso e dal suo posto si propagava un buon aroma di incenso. Il Signore aveva aperto gli occhi di questa giovane perché potesse imparare che bisogna guardare oltre l’apparenza esteriore. Dio permise che vedesse la bellezza nascosta di questo uomo speciale che si celava dietro un velo di estrema umiltà e povertà, poiché il vero Dio non guarda all’aspetto esteriore, ma alla purezza del cuore.
Dopo la preghiera del Vespro, questa giovane si affrettò a rincorrere il monaco per confessargli i suoi pensieri. Tuttavia, p. Yostos, essendogli state rivelate da Dio le intenzioni della ragazza, scappò via rapidamente [...]
La sua dieta
In generale la sua dieta consisteva di pane secco che metteva in ammollo in acqua, e che talvolta mescolava con sementi, fagioli secchi o verdure secche o fresche e cipolle [...] Di tanto in tanto il monastero era solito distribuire piccoli pezzi di carne ai monaci durante i giorni di festa. Per non apparire diverso dagli altri monaci, p. Yostos prendeva la sua parte come tutti gli altri monaci. Ma non appena si allontanava, distribuiva la sua carne ad altri [...] A volte dava una parte della carne ai gatti che vivevano nel monastero, e non c’è da meravigliarsi quindi, che i gatti, spesso si raccoglievano attorno a lui e lo seguivano. Tuttavia la parte maggiore veniva sempre data agli operai e ai beduini che vivevano nei paraggi.
Il suo rapporto con il denaro
Il denaro era una cosa che p. Yostos detestava totalmente. Si rifiutò sempre di possedere denaro [...]
Accadde un giorno che p. Yostos ebbe bisogno di fare un viaggio. Per facilitare il suo viaggio l’abate gli diede allora due banconote di 10 ghinee. Quando giunse alla stazione ferroviaria, fu avvicinato da un mendicante che gli chiese l’elemosina, così p. Yostos con amore e dolcezza, mise una mano in tasca e gli diede una delle due banconote da 10 sterline. Poco dopo, tornò da lui e gli chiese nuovamente l’elemosina. Ancora una volta, p. Yostos mise una mano in tasca e gli diede la  rimanente banconota da 10 sterline. Poi salì sul treno senza avere i soldi per acquistare il biglietto del treno. Nel dare al mendicante stava compiendo il comandamento di Cristo: “Da’ a chi ti chiede, e non rifiutarti di dare a chi desidera qualcosa  in prestito da te” (Mt 5:42) [...]
Poco dopo il controllore volle vedere i biglietti di tutti, e quando venne il turno di p. Yostos, questi rispose:
“Grazie a Dio”
Il controllore non capiva cosa volesse dire e così gli chiese nuovamente il biglietto. Al ricevere la stessa risposta, andò su tutte le furie, trascinò p. Yostos giù dal treno e lo portò nell’ufficio del capostazione perché gli facesse una multa per essere salito a bordo senza biglietto.
Ma quando il controllore tornò a bordo del treno per ripartire, scoprì che il treno non si muoveva. Molti tentativi furono fatti  dagli ingegneri e dal macchinista per rimettere in marcia il treno, ma fu tutto inutile.
In quel momento, fu come se il cielo avesse voluto dichiarare la santità di questo semplice monaco. Infatti, un cristiano che era a bordo del treno e che aveva visto lo scambio tra il mendicante e p. Yostos, capì perché il treno non si muovesse. Così si diresse in fretta dal capostazione e gli disse: “Se vuole che questo treno riparta, si deve permettere che questo vecchio monaco salga di nuovo!” Questo signore raccontò al capostazione ciò di cui era stato testimone e come p. Yostos avesse dato tutti i suoi soldi al mendicante. Così fu chiesto a p. Yostos: “Se rimonti, il treno ripartirà davvero?”  Ed egli rispose: “Ripartirà”. Così il capostazione ordinò al controllore di farlo risalire sul treno e non appena il monaco mise piede in carrozza il treno si mosse [...]
“Che ore sono?”
Come accennato, a p. Yostos venivano chieste, da chi visitava il monastero, parole di beneficio spirituale ed egli era noto per la sua nota risposta: “Che ore sono?”. Dicendo queste semplici parole, p. Yostos tentava di attirare la loro attenzione sul fatto che il tempo passa velocemente e che molto presto vedremo nostro Salvatore faccia a faccia. Dobbiamo, dunque, essere essere pronti.
Molte persone non riuscivano a capire perché chiedesse continuamente l’ora e alcuni di loro se ne prendevano anche gioco rispondendo alla domanda con l’ora sbagliata. Tuttavia, diveniva loro chiaro il fatto che non parlasse dell’ora effettiva, quando li correggeva dicendo l’ora corretta. Aveva, infatti, il dono della conoscenza dell’ora pur non avendo mai portato al braccio un orologio [...]
Un giorno un giovane medico venne a chiedere consiglio a p. Yostos il quale non smetteva di chiedergli “Che ore sono?”. Il giovane non riusciva a capire perché chiedesse costantemente l’ora, e così infastidito, disse a p. Yostos: “Ma che hai? Perché continui a chiedere l’ora? Hai forse un appuntamento importante?!” Ma il monaco gli rispose, mite e dolce: “Figlio mio, c’è una stagione per ogni cosa, un tempo per ogni faccenda sotto il cielo” (Ecc. 3:1).
Il giovane militare
C’era un giovane militare nell’esercito, che veniva spesso a visitare il Monastero. Una volta, trovandosi in congedo, decise di trascorrere qualche ora in ritiro nel monastero. Era l’ottobre 1973. Durante il suo soggiorno, ricevette la notizia dello scoppio della guerra [guerra dello Yom Kippur] e venne a sapere che, di conseguenza, tutti i congedi erano stati annullati e che i militari erano incaricati di tornare alle loro unità immediatamente. Il giovane si preparò in gran fretta per andarsene ma p. Yostos andò da lui e gli disse:
“Non andartene. Resta qui stanotte”
Anche se preoccupato per i problemi che avrebbe dovuto affrontare ritardando il suo ritorno, obbedì e rimase lì quella notte.
Il mattino seguente, mentre si preparava per andarsene, p. Yostos si ripresentò da lui e gli disse: “Resta ancora un po’” senza darne ragione. Il giovane allora disse: “Padre, la mia licenza è stata annullata a causa della guerra, devo tornare e consegnarmi alla mia unità!”. Ma il santo monaco rimase in silenzio. Gli altri monaci del monastero gli consigliarono: “Non andartene fino a quando non te lo dica p. Yostos”. E così rimase al monastero divenendo sempre più ansioso per le possibili implicazioni di questo suo prolungato ritardo.
Poi finalmente p. Yostos gli disse: “Ora puoi tornare alla tua unità”. Il giovane chiese la sua benedizione e le sue preghiere, e poi si mise in marcia. Ma quando giunse al quartier generale della sua unità, si trovò di fronte a una scena agghiacciante: l’intero campo era stato distrutto dalle forze aeree israeliane e nessuna persona all’interno dell’unità era rimasta viva. Questo giovane è ora al servizio come sacerdote a Sydney con il nome di padre Samuel Wadie [...]
F. Samuel Wadie è il terzo sacerdote da sinistra
Torna dal Padre
Al tramonto del 16 dicembre 1976, alcuni monaci e operai trovarono p. Yostos sdraiato per terra vicino alla foresteria all’interno delle mura del Monastero. Essendo dolorante, lo riportarono in fretta nella sua cella e lo lasciarono per qualche minuto perché potesse riposare. Non sapevano, però, che quelli sarebbero stati i suoi ultimi momenti sulla terra [...]
P. Yosto fu sepolto nel cimitero del Monastero il 17 dicembre 1976 [...]
Nella notte della sua sepoltura, p. Tawadros al-Antoni vide una colonna di luce emanare dal cimitero e anche gli ufficiali dell’esercito che erano a guardia del convento fuori dalle mura videro la stessa colonna di luce per molte notti dopo la dipartita di p. Yostos [...] Una notte, questi stessi ufficiali dell’esercito videro un uomo vestito di bianco che teneva in mano una lanterna e camminava sulle mura del monastero lodando e cantando inni in una lingua per loro incomprensibile. La prima cosa a cui pensarono fu che si trattasse di qualcuno venuto per attaccare i monaci. Cercarono, allora, di impedirgli di camminare oltre ma, malgrado gli avvertimenti, l’uomo non si fermò.  I militari iniziarono quindi a sparargli ma rimasero esterrefatti dal fatto che i proiettili lo oltrepassassero. I militari corsero allora dai monaci per chiedere se avessero visto di notte qualcuno che si arrampicava sulle loro mura, con in mano una lanterna. I monaci capirono subito che si trattava di p. Yostos che era venuto a pregare per i fratelli e cantare inni e lodi al Signore.
Miracoli in vita e in morte
P. Yostos compì molti miracoli sia durante la vita che dopo la sua dipartita. Eccone uno:
P. Tadros al-Antoni amava molto p. Yostos e così, dopo la sua scomparsa, portava sempre con sé una sua foto. Accadde un giorno che un fotografo venne a visitare il Monastero. P. Tadros gli chiese se potesse fare delle copie di una foto di p. Yostos in modo che le potesse distribuire il giorno dell’anniversario della scomparsa.
Questo uomo non sapeva chi fosse p. Yostos ma era contento di servire p. Tadros e così prese volentieri la foto. Giunto in macchina, tirò fuori l’immagine di p. Yostos e fu sorpreso di trovare una persona che aveva l’aspetto di un mendicante. Mise la foto sul cruscotto e partì.
Mentre stava passando sopra un ponte, un camion militare lo tamponò da dietro facendogli perdere il controllo del volante. Di conseguenza, la sua auto colpì e ruppe la barriera di protezione del ponte. Così, la parte anteriore della sua auto si trovò a penzolare sul ponte. A causa dell’impatto, l’uomo si trovò praticamente sulla parte superiore del cruscotto, dove aveva lasciato l’immagine di p. Yostos. Ma per il suo grande stupore, scoprì che il monaco che era nella foto era ora in piedi fuori dall’auto di fronte a lui, che spingeva indietro la parte appesa della macchina per riportarla sul ponte. Dopo aver finito, scomparve.
L’uomo si sedette in preda allo choc per quello che aveva appena vissuto. P. Yostos gli aveva appena salvato la vita e fu solo allora che si rese conto di quanto grande fosse questo santo che era nella foto. L’uomo stampò poi le copie dell’immagine di p. Yostos e le consegnò a p. Tadros raccontandogli il grande miracolo che il santo aveva compiuto per lui.
(tradotto da Monsignor Yostos, “The Garden of Abba Anthony”,
Monastero di Sant’Antonio, Egitto, pp. 32-120)
 

Nessun commento: