sabato 18 giugno 2011

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CASI DI RI-UNIFICAZIONI PAPISTE

L’Uniatismo e le “conversioni” cattoliche: i casi di Giosafat Kuncewycz e di Monsignor Stepinach

I. Dalle parole…
1. << Giosafat Kuncewycz nasce a Wolodymyr in Volynia (Ucraina) nel 1580 e viene ricordato come il simbolo di una Russia ferita dalle lotte tra ortodossi e uniati. La diocesi di Polock si trovava in Rutenia, regione che dalla Russia era passata in parte sotto il dominio del Re di Polonia, Sigismondo III. La fede dei Polacchi era quella cattolica romana; in Rutenia invece, come nel resto della Russia, i fedeli aderivano alla Chiesa greco-ortodossa. Si tentò allora un'unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero cioè i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta «uniate», incontrò l'approvazione del Re di Polonia e del Papa Clemente VIII. Gli ortodossi, però, accusavano di tradimento gli uniati, che non erano ben accetti nemmeno dai cattolici di rito latino. Giovanni Kuncevitz, che prese il nome di Giosafat, fu il grande difensore della Chiesa uniate. A vent'anni era entrato tra i monaci basiliani. Monaco, priore, abate e finalmente arcivescovo di Polock, intraprese una riforma dei costumi monastici della regione rutena, migliorando così la Chiesa uniate. Ma a causa del suo operato nel 1623 un gruppo di ortodossi lo assalì e lo uccise a colpi di spada e di moschetto. (Avvenire)
Nella dimensione geografica del nuovo e veramente universale calendario, San Giosafat rappresenta la Russia, dove il Santo oggi ricordato fu Vescovo e mori martire per la fede. La diocesi di Polock, retta dal Vescovo San Giosafat, si trovava in Rutenia, regione che, dalla Russia, era passata in parte sotto il dominio del Re di Polonia, Sigismondo III. La religione dei Polacchi era quella cattolica romana; in Rutenia invece, come nel resto della Russia, i fedeli aderivano alla Chiesa scismatica Greco-ortodossa. Si tentò allora una unione della Chiesa greca con quella latina. Si mantennero cioè i riti e i sacerdoti ortodossi, ma si ristabilì la comunione con Roma. Questa Chiesa, detta " Uniate ", incontrò l'approvazione del Re di Polonia e del Papa Clemente VIII, che vi vide un primo passo verso la composizione dello Scisma d'Oriente.
Fu però anche molto avversata, sia per interessi privati, sia per ignoranza, sia per settarismo. Gli scismatici ortodossi accusavano di tradimento gli uniati, che si erano riconciliati con Roma; i cattolici, d'altra parte, disprezzavano le lunghe e complicate cerimonie orientali e l'ignoranza dei " popi " di origine russa. Giovanni Kuncevitz, che in religione prese il nome di Giosafat, fu il grande difensore della Chiesa Uniate. A vent'anni era entrato tra i monaci basiliani, ma nell'antico Ordine orientale portò le nuove idee e le direttive d'azione dei Gesuiti, pattuglia avanzata del Cattolicesimo nei paesi europei minacciati dall'eresia. Monaco, priore, Abate e finalmente Arcivescovo di Polock, intraprese una salutare riforma dei costumi monastici della regione rutena, migliorando così la Chiesa uniate. La
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sua predicazione fruttò numerosissime conversioni e gli valse il titolo di " rapitore di anime ". Assai presto, Giosafat venne dichiarato Beato, poi, nel secolo scorso, Santo. Oggi la Chiesa l'onora come Martire non soltanto della comunità rutena, cattolica di rito greco, ma dello spirito stesso dell'unione tra Chiese sorelle e fratelli separati ancora attuale, anzi ancor più attuale oggi che al tempo del vescovo San Giosafat. >> i
2. Monsignor Stepinac, arcivescovo cattolico di Zagabria nell’ex Jugoslavia negli anni 1941/1945. Nel 1946 "L'Osservatore Romano" commentò che “Stepinac era stato araldo della fede cristiana”. Il 12 gennaio 1953 papa Pacelli gli attribuì la porpora cardinalizia, egli morì di morte naturale nel 1960, nel 1998 fu beatificato da (santo subito e beato) Giovanni Paolo II e “dulcis in fundo” l’attuale papa Benedetto XVI, in questo mese di giugno 2011, si è recato in preghiera sulla tomba di Alojzije Stepinac, definendo (ancora una volta?!) Stepinac un «difensore degli ebrei, degli ortodossi e di tutti i perseguitati».ii
II. … Ai fatti
1. << Poco prima della sua morte che ebbe luogo il 12 novembre 1623 in città di Vitebsk, Kunzevic fece disseppellire i corpi dei defunti ortodossi e li gettò in pasto ai cani. La sua vita non è vivida espressione di santità: incominciò grazia a lui il terrore contro gli ortodossi nelle città di Polozk, Moghilev, Orsha (Bielorussia), fece chiudere e incendiare molte chiese ortodosse. Molto eloquenti sono i reclami in tal senso inviati ai tribunali e alle diete. Ma la più convincente appare la lettera di Leo Sapeva, cancellerie Lituano, cioè eminente esponente cattolico e rappresentante del re di Polonia. Costui scrisse. “ Con atti sconsiderati e violenze Lei opprime il popolo Russo e lo spinge alla rivolta… Lei conosce i lamenti del popolo che preferisce il giogo turco alle sofferenze delle terribili persecuzioni a causa della fede e devozione… Lei scrive che è facile annegare e far decapitare gli ortodossi…; che occorre profanare le loro chiese… Invece di gioia la Sua Unia lusinghiere ci ha portato soltanto guai, afflizioni, inquietudini e disaccordi. Ecco i frutti della sua Unia. Preferiamo rimanere senza.” Bisogna ricordare che queste non sono fantasie o calunnie di un fanatico ortodosso, ma alcuni passi della lettera di un Capo di Stato Cattolico, del Cancelliere del Granducato Lituano scritta in nome del Re ad un inquieto vescovo uniate. Con grande sagacia Leo Sapeva scrive: “Sarebbe meglio non fomentare l’odio e l’ira in mezzo al popolo, ma attenersi al giudizio dello stesso”. Quando il 12 novembre 1623 Kunzevich arrivò a Vitebsk, uno dei suoi diaconi si gettò contro un sacerdote ortodosso. Allora, persa la pazienza, il popolo si gettò contro Kunzevich e lo prese a sassate. Il suo corpo fu gettato in Dvina. E’ possibile chiamare costui “Apostolo di unità, persona nobile, giusta e martire”? >> iii
2. Nel 1941 in Jugoslavia i cattolici croati distruggevano villaggi serbi, il Vaticano ricevette un appello per intervenire ma non intervenne, anche perché i croati promettevano salva la vita agli ortodossi che si convertivano al cattolicesimo. In Croazia, i frati francescani ustascia, come padre Simic Knin, prendevano parte agli attacchi contro la popolazione ortodossa, avevano campi di sterminio diretti da Vjeroslav Luburic, l'Auschwitz croata era diretta dal francescano Miroslav Filipovic-Majstorovic, che divenne maggiore della milizia e comandante dei gruppi speciali di liquidazione, però non era il solo frate aguzzino in Croazia.
Nello sterminio si distinsero i figli di San Francesco d'Assisi, i cui conventi erano depositi d'armi per gli ustascia, il francescano Augusto Cevola girava con la pistola sotto la tonaca, invitando il popolo ad assassinare gli ortodossi, altri francescani occupavano il posto di boia in campi di concentramento dove si eseguiva la decapitazione di massa, anche il prete cattolico Bozidar Bralo viaggiava con un mitra e partecipava all'eccidio di serbi. Stepinac non condannò i frati francescani che assassinavano i serbi e fu ricevuto in udienza da Pio XII. Anzi Mons. Stepinac esortava i fedeli a collaborare con Pavelic, i frati francescani ebbero un ruolo nei massacri, giravano armati, facevano omicidi, saccheggiarono villaggi e dirigevano campi di concentramento. Tra questi frati vi era Bozidar Bralow, alle donne furono recisi i seni, agli uomini furono strappati occhi e genitali, pare che gli occupanti italiani, anche se fecero repressioni, salvassero dallo sterminio ustascia 33.464 civili, tra cui 2118 ebrei. Il vescovo cattolico di Mostar esprimeva la brama storica dell'episcopato croato per la conversione in massa al cattolicesimo degli ortodossi. Questo vescovo appoggiava i massacri, in generale i vescovi croati avallavano anche la politica di conversione forzata, alcuni di loro sedevano nel parlamento croato, volevano approfittare della buona occasione per un'opera d'evangelizzazione, anche il Vaticano puntava all'evangelizzazione dell'est.
Chiese e monasteri ortodossi furono distrutti, preti e vescovi ortodossi furono torturati e assassinati, solo nel 1941 in Croazia 100.000 civili furono uccisi e la chiesa ortodossa di Glina fu trasformata in mattatoio. Monsignor Stepinac definiva i serbi rinnegati della chiesa cattolica, mentre Pavelic e i miliziani ustascia erano ricevuti con tutti gli onori in Vaticano, il nunzio a Zagabria, monsignor Marcone, era in ottimi rapporti con Ante Pavelic, per i sacerdoti e frati francescani croati, lo stato croato era una loro creatura. Con questi sistemi in pochi anni in Croazia perirono 600.000 persone, però il Vaticano continuò a sostenere la dittatura ustascia in Croazia del duce Ante Pavelic e nel 1942 il segretario di stato Maglione manifestò il suo personale disprezzo verso i serbo-ortodossi. L'arcivescovo di Zagabria, Stepinac, responsabile dello sterminio dei serbi, fu sottratto al tribunale di Norimberga perché nascosto dal Vaticano in un collegio di Roma e poi riparò all'estero. Monsignor Stepinac fu arrestato dalle autorità jugoslave di Tito e condannato a sedici anni di reclusione e poi scarcerato dopo cinque. Nel 1998, quando papa Giovanni Paolo II beatificò Stepinac, il centro ebraico Simon Wiesenthal, che aveva cacciato i criminali nazisti, aveva inutilmente lanciato un appello perché ciò non avvenisse.
III. Una domanda per concludere (ai cattolici-romani o papisti)
Ma è possibile pensare ad una ri-unificazione fra le due chiese (Romana e Ortodossa) se si continua a utilizzare e a perseverare diabolicamente, con questi (vecchi) metodi? E per ultimo con accoppiamenti eretici come l’ecumenismo?
NOTE
i Così la gerarchia papista presenta ai suoi fedeli la figura di questo “loro caro vescovo, martire e santo”. Cioè un campione dell’unità tra le chiese;
ii (vedi in internet) l’articolo giornalistico “Serbia, i vescovi ortodossi negano l’invito al Papa” di Stefano Giantin;
iii “E’ possibile la riunificazione?”, in http://utenti.tripod.it – 2006.

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