martedì 9 febbraio 2016

Dal sito del confratello P. Ambrogio di Torino, due articoli da incorniciare e da leggere attentamente.

Il nostro agente all'Avana: dalle catacombe al palcoscenico mondiale
Dal blog del sito Orthodox England
7 febbraio 2016 (Domenica dei nuovi martiri e confessori)
 

Alcuni ortodossi sono, comprensibilmente, preoccupati dall'incontro della prossima settimana tra il patriarca della Chiesa ortodossa russa e il papa di Roma. Tuttavia, forse ascoltano troppo i guastatori dei media occidentali pagati dalla CIA, che stanno già presentando l'incontro come una sorta di prostrazione ortodossa russa davanti al papa di Roma, su ordine del presidente Putin che sarebbe, a quanto pare, alla disperata ricerca di qualsiasi tipo di contatto con l'Occidente! Dopo aver ricordato che alla parata del giorno della vittoria a Mosca il 9 maggio il presidente russo si trovava fianco a fianco con i leader di Cina, India e molti altri paesi, che rappresentano praticamente l'intero mondo non occidentale, la stragrande maggioranza dell'umanità, ci permettiamo di ridere a crepaelle alle notizie dei media occidentali. È il mondo occidentale del G7 che è isolato, barricato nella villa di Hitler fuori Monaco, come nel mese di giugno 2015. L'incontro all'aeroporto dell'Avana tra il patriarca ortodosso russo e il papa di Roma, tra il passato e il futuro, tra la vecchia Roma e la terza Roma, avrà successo, ma solo se il papa di Roma vi arriva con pentimento. Perché?
Prima di tutto, questo è il primo incontro nella storia tra un patriarca ortodosso russo e un papa di Roma (anche se non con un papa di Alessandria). I media occidentali ignoranti fanno riferimento all'incontro nel XV secolo tra l'allora papa di Roma e il metropolita Isidoro al cosiddetto 'Concilio' di Firenze. Tuttavia quel metropolita non era un patriarca, non era russo e, soprattutto, non era ortodosso. La verità è che questo incontro potrebbe essere un punto di svolta per il cattolicesimo screditato. Ora ha la possibilità di pentirsi davanti alla Chiesa ortodossa russa per il crimine dell'uniatismo. Proprio come il papa polacco, che era per un quarto di discendenza uniate, si era scusato per il barbaro saccheggio della nuova Roma da parte dei crociati nel 1204 (con 800 anni di ritardo!), così ora questo papa latinoamericano di Roma ha la possibilità di chiedere perdono (con 420 anni di ritardo) al mondo ortodosso russo. Si sa che, finché esisterà un singolo uniate, questa sarà una pugnalata nella schiena della Chiesa. Il Vaticano ora dovrebbe iniziare a comportarsi come se fosse cristiano.
Il mondo ortodosso russo non è mai stato contrario a un incontro con il papa della vecchia Roma, ma lo ha sempre chiesto alle proprie condizioni, non da una posizione di umiliazione, ma da una posizione di autorità. Non avrebbe mai potuto accadere sotto l'aggressivo papa polacco; avrebbe potuto accadere con il penitente papa Benedetto, solo che lui è stato rimosso per essere troppo vicino all'Ortodossia; ora con questo papa è giunta una possibilità. Entrambi i leader stanno facendo visite pastorali in America Latina e il cattolicesimo si trova ad affrontare la 'battaglia del millennio' e ha bisogno della Chiesa. Il cattolicesimo, erede di 2.000 anni di storia, ora ha una scelta vitale da compiere: scegliere tra il suo primo millennio, che è stato ortodosso, e il suo secondo millennio, che è stato cattolico-protestante. In questo terzo millennio, o sceglierà di protestantizzarsi completamente, oppure almeno una piccola parte di esso può scegliere la via del pentimento e tornare alla Chiesa ortodossa; può sostenere la difesa russa ortodossa dei cristiani in Medio Oriente o schierarsi con l'Occidente post-protestante anticristiano.
Una generazione fa, fino al 1991, la Chiesa ortodossa russa era in maggior parte ferocemente perseguitata dai politici e beffardamente disprezzata dai non ortodossi. Ricordiamo bene gli anni '70 e '80, quando eravamo stati costretti a vivere in una situazione di quasi-ghetto; eravamo davvero gli ultimi dei Mohicani. Sia all'interno che all'esterno della Russia, vivevamo nelle catacombe. A quel tempo c'erano solo 40 vescovi in ​​Russia e 5.000 membri del clero; oggi ci sono 361 vescovi e circa 40.000 menbri del clero. Non vi è alcun motivo di pensare che tali dati non raddoppieranno nel corso della prossima generazione. Il miracolo è accaduto tra noi. Attraverso le preghiere dei nuovi martiri e confessori delle terre russe, in quel momento il regime ateo dei paesi del dell'Unione Sovietica è crollato per una dissoluzione scelta spontaneamente, ma anche il mondo occidentale ha scelto di scendere nella fossa dell'inferno dell'auto-dissoluzione da lui scelta. Esattamente una generazione dopo questi eventi, nel 2016 ora stiamo entrando in una nuova era, la generazione in cui usciamo dalle catacombe e dal ghetto e ci muoviamo sul palcoscenico mondiale.
Alcuni possono trovare difficile adattarsi a tutto questo; per altri che non sono mai stati a proprio agio nel ghetto è più facile. Ma il fatto è che per la prima volta nella storia un papa di Roma sta incontrando un patriarca ortodosso russo. La Chiesa si muove al centro del palcoscenico. Può essere che la Chiesa ortodossa russa possa salvare almeno una parte del cattolicesimo romano dalla protestantizzazione. Certo, con la canonizzazione nella scorsa settimana del vescovo e taumaturgo della ROCOR, san Serafino di Sofia, che per primo ha denunciato l'eresia di Bulgakov e poi l'eresia dell'ecumenismo, non vi è dubbio che la Chiesa russa si sia spostata lontana dall'Ortodossia provinciale delle frange che sono ancora bloccate in un antiquato modernismo. La Chiesa ortodossa russa ora assume la guida nel mondo ortodosso e ha trasformato la guida dell'Ortodossia da un piano massonico gestito dagli Stati Uniti nella voce della Chiesa. E non solo questo, ma reclama anche l'Ucraina indietro dalla giunta uniate nazista a Kiev, che può avere ancora solo pochi mesi di vita.

  Un patriarca e un papa si incontreranno a Cuba il 12 febbraio
dal blog del sito Orthodox England
5 febbraio 2016
 
È stato annunciato oggi nella terza Roma e anche nell'antica Roma che il patriarca Kirill della Chiesa ortodossa russa e il papa cattolico romano avranno un breve incontro all'aeroporto dell'Avana a Cuba il 12 febbraio. L'incontro si svolgerà nel corso della visita pastorale a lungo attesa di undici giorni del patriarca nella metropolia ortodossa russa in America Latina, in particolare a Cuba, in Brasile e in Paraguay.
Questo viaggio di alto livello, che coinvolge le visite ai leader politici di tutti e tre i paesi, è una conseguenza di inviti ripetuti. Il gregge ortodosso russo di 15.000 fedeli a Cuba sarà particolarmente lieto di accogliere il nostro patriarca, ma il patriarca riconoscerà anche l'importante ruolo svolto dagli ortodossi russi in Paraguay prima della seconda guerra mondiale e in Brasile nel corso degli ultimi 100 anni. Tuttavia, al di là delle questioni pastorali, questo viaggio è chiaramente una brillante mossa diplomatica - per cinque motivi:
In primo luogo, supera e mette in disparte le assurde pretese del minuscolo patriarcato di Costantinopoli, volte a far notare di essere in qualche modo il 'leader' del mondo ortodosso, mentre in realtà si tratta di una Chiesa ortodossa cinquanta volte più piccola di quella russa. Mette fine anche al mito fanariota di essere l'unico a poter rappresentare la Chiesa ortodossa in Vaticano, mentre il vero leader de facto della Chiesa ortodossa è il patriarca Kirill. Ci sarà rabbia al Fanar, mentre ci si rende conto che, dopo quasi 100 anni di tentativi di monopolizzare l'attenzione, è arrivata la fine diplomatica.
In secondo luogo, questa è chiaramente una mossa volta a minare ulteriormente le ridicole pretese settarie degli uniati ucraini, che tanto hanno fatto e tanto stanno ancora facendo per incoraggiare l'aggressione e l'odio verso i cristiani ucraini nella guerra civile che hanno favorito nell'Ucraina. Saranno estremamente preoccupati che il loro leader ufficiale, il papa della vecchia Roma, sta di fatto prendendo le distanze da loro e dalla loro russofobia psicotica.
In terzo luogo, questo incontro segna l'enorme preoccupazione della Chiesa ortodossa russa per gli ortodossi e gli altri cristiani in Medio Oriente e in Nord Africa, che sono stati abbandonati dall'Occidente, e anche dal papato. Solo la Federazione Russa è sostanzialmente intervenuta nella guerra in Siria per sostenere la maggioranza locale contro i movimenti terroristici addestrati, armati e finanziati dall'Occidente e intenti al genocidio, come è stato chiarito dai leader cattolici del Medio Oriente. In particolare, durante la sua visita, il Patriarca Kirill condurrà una funzione presso la cattedrale siriana a San Paolo del Brasile.
In quarto luogo, questo incontro si svolge al di fuori dell'Europa, nel corso di una visita pastorale del patriarca ortodosso russo in America Latina. Questo segna l'internazionalizzazione del mondo ortodosso russo di fronte al resto del mondo. Dopo avere sistemato molti dei problemi principali della Chiesa all'interno della Federazione Russa e dopo aver portato il numero dei vescovi a 361 e dei chierici a 40.000 dalle pietose statistiche di 25 anni fa, il patriarca sta ora mirando più lontano, al di fuori dell'Europa orientale e della Federazione. La seconda generazione del rinnovamento può cominciare. Ora possiamo aspettarci che il patriarca farà altre visite di alto profilo ai territori più lontani della Chiesa ortodossa russa, tra cui, se Dio vuole, anche da noi.
E, infine, quest'incontro sulla soglia di casa degli Stati Uniti, in particolare a Cuba indipendente e sovrana, segna anche il fatto che il mondo ortodosso privo di compromessi non riconosce la presa di potere mondialista dell'Impero neocon con sede a Washington. Questa mossa contro il Nuovo Ordine Mondiale è una mano tesa ai popoli indipendenti di tutto il mondo – la stragrande maggioranza – in uno sforzo missionario senza precedenti. Non possiamo che darle il benvenuto.

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