Il papa e il patriarca all'Avana:                       uno spartiacque in più di un senso 
            
di Anthony T. SalviaRussia Insider
9 gennaio 2016

 Anthony T. Salvia è stato consigliere 
speciale del Sottosegretario di Stato per gli affari politici sotto 
Ronald Reagan, direttore dell'ufficio di Radio Free Europe / Radio 
Liberty a Mosca ed è ora socio del Global Strategic Communications 
Group, una società dedicata alle relazioni governative e alla difesa 
pubblica.

 I capi della Chiesa cattolica romana e 
della Chiesa ortodossa russa – papa Francesco e il patriarca Kirill, 
rispettivamente – discuteranno dell'aiuto ai cristiani perseguitati 
quando si incontreranno all'Avana – una questione su cui i due uomini di
 Chiesa sono probabilmente d'accordo. Le questioni cosmiche della 
riunificazione e inter-comunione ecclesiale, e il complesso di questioni
 teologiche, ecclesiologiche e storici che ne derivano, non saranno 
prese in considerazione. Questa non è una sorpresa. Difficilmente si 
potrebbe prevedere che annullino secoli di straniamento reciproco, 
talvolta amaro, in un breve incontro in una sala dell'aeroporto 
dell'Avana.
 Papa Francesco sta continuando nella vena
 del suo predecessore Benedetto XVI, che ha relegato le questioni 
cosmiche inter-ecclesiali al dimenticatoio: ha capito che la loro 
estrema complessità non permette una facile soluzione, così ha 
saggiamente lasciato che siano risolte dallo Spirito Santo. Invece, ha 
cercato una maggiore cooperazione tra le due antiche chiese apostoliche 
sulla gamma delle minacce a ciascuna di esse – il materialismo secolare,
 il relativismo, il declino demografico dell'Europa, il fondamentalismo 
islamico, la persecuzione anti-cristiana in Medio Oriente e altrove, tra
 le altre cose.
 Per Benedetto è essenziale, per la 
rinascita delle radici cristiane dell'Europa, l'amicizia e la 
solidarietà tra le chiese cattolica e ortodossa sulla base di 
preoccupazioni condivise.
 La creazione di un tale rapporto può, se 
Dio vuole, avere l'effetto collaterale di dare impulso a una stabile, 
longeva intesa paneuropea, mettendo definitivamente fine alla guerra 
civile europea scoppiata nel 1917 e proseguita con la guerra fredda, 
compreso il suo teso, infelice proseguimento, in cui continuiamo a 
vivere.
 Francesco ha alluso a crescenti tensioni 
Est-Ovest, quando ha osservato, in un discorso nel 2015 a Sarajevo, che 
"si sta combattendo una sorta di terza guerra mondiale frammentaria" ...
 "un clima di guerra" pende sopra il pianeta. L'incontro storico 
dell'Avana deve essere visto, in parte, come un tentativo (per quanto 
inizialmente modesto) per evitare il disastro imminente.
 Detto questo, l'annuncio congiunto 
dell'incontro ha senza dubbio causato abbondante infelicità nei ranghi 
di entrambe le chiese. Si può ben immaginare che il patriarca Kirill, a 
causa dei sospetti e risentimenti di lunga data (purtroppo, non del 
tutto infondati) che alcuni del suo gregge nutrono verso Roma, sia sotto
 una forte pressione per annullare l'incontro. Per lo stesso motivo, si 
può ben immaginare che molti cattolici dell'Europa centrale e orientale 
che si oppongono alla Russia interpreteranno il fatto stesso che 
l'incontro si svolga come imprimatur un dato da Roma alla Russia e alla politica russa.
 Tali cattolici hanno espresso nel recente
 passato una delusione (per non dire un dispiacere) per il fallimento 
della Santa Sede nell'accusare la Russia di aver invaso l'Ucraina, il 
suo sostegno all'accordo di Minsk II, il suo rifiuto fino a ora di 
estendere il riconoscimento diplomatico al Kosovo, e la sua esitazione a
 designare il capo della Chiesa greco-cattolica ucraina come patriarca.
 Per queste ragioni, si deve anche 
presumere che potenti elementi istituzionali della politica estera e dei
 media degli Stati Uniti sono meno preoccupati per quello che il papa e 
il patriarca discuteranno all'Avana, rispetto al fatto stesso che 
l'incontro abbia luogo.
 Mi riferisco a quelli che cercano 
l'isolamento della Russia, il suo accerchiamento e la sua sconfitta 
finale. Con la loro mentalità geostrategica, vedranno l'incontro 
all'Avana come un'offerta a Mosca – vale a dire, al Cremlino – una 
splendida opportunità per contrastare l'accerchiamento. Coloro che, come
 il Segretario alla Difesa degli Stati Uniti, che ha recentemente 
etichettato (in modo fatuo) la Russia come minaccia numero 1 agli Stati 
Uniti, non possono essere felici di questo sviluppo.
 Sarà interessante valutare la reazione 
dei candidati repubblicani alla presidenza, alcuni dei quali hanno 
chiesto (irresponsabilmente) una no-fly zone americana sulla Siria, 
sanzioni senza fine contro la Russia, e ostilità contro la Russia in 
tutto il mondo. Il fatto che l'incontro si svolga a Cuba, come i due 
politici repubblicani di origine cubana [Ted Cruz e Marco Rubio, ndt] hanno tirato fuori nelle primarie, non fa altro che aumentare il suo notevole interesse.
 Non bisogna tuttavia esagerare con la 
politica e le potenziali polemiche in tutto questo. C'è anche una seria 
dimensione spirituale generale.
 Se credete che Cristo desideri l'unità 
della Chiesa da lui fondata, accoglierete certamente con gioia 
l'incontro del papa e del patriarca. Non sarà, di per sé, una cosa che 
realizza l'unità, e non è inteso a questo scopo, ma rimane una gioiosa 
occasione a motivo di ciò che sono il patriarca e il papa, per la 
promessa implicita nel loro incontro, e per l'idea stessa che malgrado 
tutte le sfide e le difficoltà che hanno travolto la chiesa cristiana in
 questi ultimi decenni, gli occhi del mondo rimangono fissi su ciò che 
dicono e fanno questi due successori dei santi apostoli.
 
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