mercoledì 3 febbraio 2016

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Dichiarazione della Chiesa Russa sulla “Concezione ecumenica” della Chiesa greco-cattolica

Il Concilio dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (CGCU) ha adottato una “Concezione ecumenica della Chiesa greco-cattolica ucraina”, che entrerà in vigore il 23 febbraio 2016.
Un aspetto positivo di tale Concezione è il riconoscimento dei risultati raggiunti dal dialogo ortodosso-cattolico, in particolare, le disposizioni del documento della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana ”L’uniatismo, metodo di unione del passato, e la ricerca attuale della piena comunione” (Balamand, 1993 .), in cui si condannano i tentativi intrapresi da Roma in passato di sottomettere a sé i cristiani orientali attraverso le cosiddette Unioni, come quella di Brest del 1596. Il nuovo documento della CGCU riconosce esplicitamente che «la Sede Apostolica Romana ha concepito l’Unione di Brest in termini di subordinazione piuttosto che di comunione» e dà una valutazione negativa del fenomeno dell’uniatismo, considerandolo un metodo di unificazione delle Chiese che si basa su falsi fondamenti teologici.
Questa dichiarazione dei vescovi greco-cattolici potrebbe costituire un fattore promettente per il futuro delle relazioni tra la Chiesa greco-cattolica ucraina e la Chiesa ortodossa, in particolare in Ucraina, se non fosse accompagnata da una serie di affermazioni inconsistenti dal punto di vista storico.
Così, la “Concezione ecumenica”, afferma che “la Chiesa Greco-Cattolica Ucraina si è formata a seguito della separazione nei secoli XV-XVI dalla metropolia di Kiev della Chiesa di Mosca… Nel contesto della crisi interna, dell’indebolimento del centro patriarcale di Costantinopoli, della sfida della Riforma protestante e del cattolicesimo post-tridentino, la gerarchia della Chiesa di Kiev decise di ripristinare la comunione eucaristica con il Vescovo di Roma”.
E’ ben noto che l’Unione di Firenze del 1439, che fu confermata a Costantinopoli, non trovò alcun sostegno nella Rus’. Proprio per questa ragione, il Metropolita Isidoro di Kiev, sostenitore dell’unione, fu costretto a fuggire in Occidente. La Chiesa greco-cattolica ucraina è sorta solo alla fine del XVI secolo come risultato di un intrigo politico. Basata fin dall’inizio sul compromesso politico, l’Unione di Brest fu diffusa con la forza dalle autorità della Confederazione Polacco-Lituana (la Rzeczpospolita), ed incontrò una forte resistenza da parte dei fedeli ortodossi.
Dopo aver formalmente condannato l’uniatismo come metodo di unificazione delle Chiese, la gerarchia della Chiesa greco-cattolica cerca, nello stesso tempo, di conferire ad esso un’aureola sublime, ricorrendo in ciò alla distorsione della verità storica. L’identificazione della CGCU con la Chiesa di Kiev, operata lungo tutto il testo della “Concezione ecumenica”, non può essere qualificata altrimenti che come una volgare contraffazione. Le autorità greco-cattoliche cercano in tal modo di presentare la CGCU come l’unica legittima erede dell’antica metropolia di Kiev e di operare nel contempo una divisione artificiale tra Kiev e Mosca. Ciò è evidente nella seguente dichiarazione della “Concezione”: «Dalla fine del XVIII secolo, nei territori entrati a far parte dell’Impero russo e poi dell’Unione Sovietica, fu effettuata una sistematica distruzione della Chiesa di Kiev, attraverso l’annessione forzata dei suoi fedeli all’Ortodossia russa. La CGCU condanna con forza queste e altre simili pratiche di “uniatismo ortodosso”».
Del tutto assurda è questa tesi di una presunta distruzione sistematica da parte della Russia della “Chiesa di Kiev”, che è parte integrante dell’unica Chiesa ortodossa russa. Le autorità dell’impero russo non miravano alla distruzione neanche della Chiesa greco-cattolica. Nello stesso tempo, a causa del fatto che nei territori tradizionalmente ortodossi dell’Austria-Ungheria e della Polonia l’Unione era imposta dalle autorità cattoliche con la forza, dopo la riannessione di questi territori alla Russia, una parte significativa dei fedeli e del clero, vollero naturalmente far ritorno all’ortodossia, come mostra, tra l’altro, il Concilio di Polotsk del 1839.
Naturalmente, le autorità russe di allora, nel promuovere questo processo, poterono commettere abusi. Senza dubbio, ogni violenza in materia di fede deve essere condannata, tuttavia, inaccettabile è la falsificazione di concetti operata dagli autori della “Concezione ecumenica”, quando qualificano il sincero desiderio di ritornare dall’Unione alla Chiesa ortodossa come “uniatismo ortodosso”.
Rammaricandosi del fatto che le relazioni tra la CGCU e la Chiesa ortodossa russa sono rese difficili dal peso del passato storico, i cui effetti si fanno sentire ancora oggi, gli autori del documento si riferiscono però esclusivamente agli eventi del 1839, 1871 e 1946, contrassegnati dall’unione di greco-cattolici alla Chiesa ortodossa, e non fanno parola delle persecuzioni di cui furono oggetto nella Confederazione Polacco-Lituana gli ortodossi che non volevano accettare l’Unione, o delle atrocità perpetrate durante la Seconda Guerra Mondiale dai greco-cattolici della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN) e dell’Esercito dei ribelli ucraini (UPA) in Ucraina occidentale e Bielorussia. Un tale approccio alla storia permette di presentare una sola delle parti come vittima e Chiesa-martire.
Benché il documento affermi che “la Chiesa greco-cattolica ucraina è disposta a cercare insieme ai fratelli ortodossi il modo di risolvere le incomprensioni storiche”, la sua gerarchia, in netta contraddizione con questa tesi, continua ad insistere sul riconoscimento dello status patriarcale della CGCU. Nel contempo, la questione del Patriarcato greco-cattolico in Ucraina, dichiarato unilateralmente nel 2002, è uno dei principali ostacoli nel dialogo fra ortodossi e greco-cattolici. Come si sa, la gerarchia delle Chiese ortodosse locali ha espresso a Roma il proprio parere negativo sulla possibilità di un riconoscimento della CGCU come Patriarcato, indicando le conseguenze più indesiderabili che tale riconoscimento avrebbe sulla situazione religiosa in Ucraina e sul dialogo ortodosso-cattolico in generale. Continuare a insistere sul sostegno dei “secolari tentativi” della CGCU “di completare la formazione della propria struttura portandola al livello del patriarcato” significa bloccare fin dall’inizio ogni progresso nella risoluzione dei problemi tra ortodossi e greco-cattolici.
Un altro ostacolo essenziale al dialogo è il pari riconoscimento, da parte della Chiesa greco-cattolica ucraina, “delle Chiese ortodosse in Ucraina”, come se non ci fosse un’unica Chiesa Ortodossa Ucraina canonica, riconosciuta da tutto il mondo ortodosso. Dalla “Concezione ecumenica” si deduce che per la gerarchia della CGCU, la Chiesa Ortodossa Ucraina e le comunità scismatiche godono di pari dignità di “eredi della Chiesa di Kiev del battesimo di Vladimir.”
Tale approccio si traduce nella pratica, quando i vescovi della CGCU si permettono di partecipare a servizi liturgici con gli scismatici, riconoscono pubblicamente la validità dei loro sacramenti (in particolare, il battesimo e il sacerdozio), invitano rappresentanti del clero scismatico nelle loro scuole, secondo quanto affermano, “per familiarizzare con l’Ortodossia”, effettuano visite comuni all’estero, dove rilasciano dichiarazioni di natura politica. Tale sostegno degli scismatici da parte dei greco-cattolici arreca grave danno alla causa dell’unità dei cristiani, nello stesso momento in cui la Chiesa Ortodossa e quella Cattolica cercano nuovi modi di azione comune.
La gerarchia della Chiesa ortodossa russa ha ripetutamente richiamato l’attenzione delle autorità della CGCU sulla necessità di rispettare l’ordine canonico della Chiesa ortodossa come una delle condizioni più importanti per lo sviluppo delle relazioni tra le Chiese, tuttavia, sia la pratica degli stretti contatti dei vescovi greco-cattolici con gli scismatici, sia la posizione, ora sancita in questo documento ufficiale, dimostrano che le autorità della CGCU intendono anche in avvenire continuare a ignorare il parere della parte ortodossa. Si può solo chiedersi come, con un tale approccio, le autorità della CGCU ritengano possibile raggiungere alcun successo nel dialogo con l’Ortodossia canonica.
Suscita altresì sorpresa l’affermazione degli autori del documento che negli anni 1990, “la CGCU ha intrattenuto un dialogo fruttuoso, benché non ufficiale e informale, con vescovi e teologi della Chiesa di Costantinopoli … il cui scopo era quello di studiare come ripristinare la piena comunione con la Chiesa madre di Costantinopoli”. Essendo parte della Chiesa cattolica e professando la dottrina cattolica, la CGCU non può intrattenere alcun dialogo separato circa il ristabilimento della piena comunione con la Chiesa Ortodossa al di fuori dal dialogo effettuato dalla Commissione mista per il dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana. E’ infatti la Commissione mista ad avere pieni poteri per discutere i problemi teologici che esistono tra ortodossi e cattolici, e cercare le loro soluzioni. Inoltre, un dialogo bilaterale della Chiesa greco-cattolica ucraina con rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli che eviti la Chiesa ortodossa ucraina non può che provocare diffidenza e approfondire le contraddizioni che già da tempo dovrebbero essere affrontate.
La “Concezione ecumenica” della Chiesa greco-cattolica ucraina è un documento contraddittorio, che suscita da parte ortodossa molti problemi. Pur esprimendo il desiderio di promuovere il dialogo con la Chiesa ortodossa, le autorità della CGCU non mostrano alcuna seria volontà di analisi del passato storico né un atteggiamento responsabile nei confronti della situazione attuale della Chiesa in Ucraina. Il documento mostra che la CGCU aspetta passi unilaterali da parte della Chiesa Ortodossa, mentre la stessa CGCU non ritiene necessario intraprendere alcuna azione reale per risolvere i problemi esistenti.
Purtroppo, l’operato della Chiesa greco-cattolica in Ucraina oggi non solo non favorisce il riavvicinamento tra ortodossi e cattolici, ma approfondisce la divisione esistente, incoraggiando lo scisma e continuando a provocare confusione nella mente delle persone. Si manifesta in tal modo la natura stessa dell’Unione, dopo il cui avvento, secondo il documento di Balamand, “venne a crearsi una situazione che è diventata una fonte di conflitto e sofferenza prima per gli ortodossi, e poi per i cattolici”, aggravando la “divisione tuttora esistente”.

 

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