Dichiarazione della Chiesa Russa sulla “Concezione ecumenica” della Chiesa greco-cattolica
Il Concilio dei vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina (CGCU)
ha adottato una “Concezione ecumenica della Chiesa greco-cattolica
ucraina”, che entrerà in vigore il 23 febbraio 2016.
Un aspetto positivo di tale Concezione è il riconoscimento dei
risultati raggiunti dal dialogo ortodosso-cattolico, in particolare, le
disposizioni del documento della Commissione mista internazionale per il
dialogo teologico tra la Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana
”L’uniatismo, metodo di unione del passato, e la ricerca attuale della
piena comunione” (Balamand, 1993 .), in cui si condannano i tentativi
intrapresi da Roma in passato di sottomettere a sé i cristiani orientali
attraverso le cosiddette Unioni, come quella di Brest del 1596. Il
nuovo documento della CGCU riconosce esplicitamente che «la Sede
Apostolica Romana ha concepito l’Unione di Brest in termini di
subordinazione piuttosto che di comunione» e dà una valutazione negativa
del fenomeno dell’uniatismo, considerandolo un metodo di unificazione
delle Chiese che si basa su falsi fondamenti teologici.
Questa dichiarazione dei vescovi greco-cattolici potrebbe costituire
un fattore promettente per il futuro delle relazioni tra la Chiesa
greco-cattolica ucraina e la Chiesa ortodossa, in particolare in
Ucraina, se non fosse accompagnata da una serie di affermazioni
inconsistenti dal punto di vista storico.
Così, la “Concezione ecumenica”, afferma che “la Chiesa
Greco-Cattolica Ucraina si è formata a seguito della separazione nei
secoli XV-XVI dalla metropolia di Kiev della Chiesa di Mosca… Nel
contesto della crisi interna, dell’indebolimento del centro patriarcale
di Costantinopoli, della sfida della Riforma protestante e del
cattolicesimo post-tridentino, la gerarchia della Chiesa di Kiev decise
di ripristinare la comunione eucaristica con il Vescovo di Roma”.
E’ ben noto che l’Unione di Firenze del 1439, che fu confermata a
Costantinopoli, non trovò alcun sostegno nella Rus’. Proprio per questa
ragione, il Metropolita Isidoro di Kiev, sostenitore dell’unione, fu
costretto a fuggire in Occidente. La Chiesa greco-cattolica ucraina è
sorta solo alla fine del XVI secolo come risultato di un intrigo
politico. Basata fin dall’inizio sul compromesso politico, l’Unione di
Brest fu diffusa con la forza dalle autorità della Confederazione
Polacco-Lituana (la Rzeczpospolita), ed incontrò una forte resistenza da
parte dei fedeli ortodossi.
Dopo aver formalmente condannato l’uniatismo come metodo di
unificazione delle Chiese, la gerarchia della Chiesa greco-cattolica
cerca, nello stesso tempo, di conferire ad esso un’aureola sublime,
ricorrendo in ciò alla distorsione della verità storica.
L’identificazione della CGCU con la Chiesa di Kiev, operata lungo tutto
il testo della “Concezione ecumenica”, non può essere qualificata
altrimenti che come una volgare contraffazione. Le autorità
greco-cattoliche cercano in tal modo di presentare la CGCU come l’unica
legittima erede dell’antica metropolia di Kiev e di operare nel contempo
una divisione artificiale tra Kiev e Mosca. Ciò è evidente nella
seguente dichiarazione della “Concezione”: «Dalla fine del XVIII secolo,
nei territori entrati a far parte dell’Impero russo e poi dell’Unione
Sovietica, fu effettuata una sistematica distruzione della Chiesa di
Kiev, attraverso l’annessione forzata dei suoi fedeli all’Ortodossia
russa. La CGCU condanna con forza queste e altre simili pratiche di
“uniatismo ortodosso”».
Del tutto assurda è questa tesi di una presunta distruzione
sistematica da parte della Russia della “Chiesa di Kiev”, che è parte
integrante dell’unica Chiesa ortodossa russa. Le autorità dell’impero
russo non miravano alla distruzione neanche della Chiesa
greco-cattolica. Nello stesso tempo, a causa del fatto che nei territori
tradizionalmente ortodossi dell’Austria-Ungheria e della Polonia
l’Unione era imposta dalle autorità cattoliche con la forza, dopo la
riannessione di questi territori alla Russia, una parte significativa
dei fedeli e del clero, vollero naturalmente far ritorno all’ortodossia,
come mostra, tra l’altro, il Concilio di Polotsk del 1839.
Naturalmente, le autorità russe di allora, nel promuovere questo
processo, poterono commettere abusi. Senza dubbio, ogni violenza in
materia di fede deve essere condannata, tuttavia, inaccettabile è la
falsificazione di concetti operata dagli autori della “Concezione
ecumenica”, quando qualificano il sincero desiderio di ritornare
dall’Unione alla Chiesa ortodossa come “uniatismo ortodosso”.
Rammaricandosi del fatto che le relazioni tra la CGCU e la Chiesa
ortodossa russa sono rese difficili dal peso del passato storico, i cui
effetti si fanno sentire ancora oggi, gli autori del documento si
riferiscono però esclusivamente agli eventi del 1839, 1871 e 1946,
contrassegnati dall’unione di greco-cattolici alla Chiesa ortodossa, e
non fanno parola delle persecuzioni di cui furono oggetto nella
Confederazione Polacco-Lituana gli ortodossi che non volevano accettare
l’Unione, o delle atrocità perpetrate durante la Seconda Guerra Mondiale
dai greco-cattolici della Organizzazione dei nazionalisti ucraini (OUN)
e dell’Esercito dei ribelli ucraini (UPA) in Ucraina occidentale e
Bielorussia. Un tale approccio alla storia permette di presentare una
sola delle parti come vittima e Chiesa-martire.
Benché il documento affermi che “la Chiesa greco-cattolica ucraina è
disposta a cercare insieme ai fratelli ortodossi il modo di risolvere le
incomprensioni storiche”, la sua gerarchia, in netta contraddizione con
questa tesi, continua ad insistere sul riconoscimento dello status
patriarcale della CGCU. Nel contempo, la questione del Patriarcato
greco-cattolico in Ucraina, dichiarato unilateralmente nel 2002, è uno
dei principali ostacoli nel dialogo fra ortodossi e greco-cattolici.
Come si sa, la gerarchia delle Chiese ortodosse locali ha espresso a
Roma il proprio parere negativo sulla possibilità di un riconoscimento
della CGCU come Patriarcato, indicando le conseguenze più indesiderabili
che tale riconoscimento avrebbe sulla situazione religiosa in Ucraina e
sul dialogo ortodosso-cattolico in generale. Continuare a insistere sul
sostegno dei “secolari tentativi” della CGCU “di completare la
formazione della propria struttura portandola al livello del
patriarcato” significa bloccare fin dall’inizio ogni progresso nella
risoluzione dei problemi tra ortodossi e greco-cattolici.
Un altro ostacolo essenziale al dialogo è il pari riconoscimento, da
parte della Chiesa greco-cattolica ucraina, “delle Chiese ortodosse in
Ucraina”, come se non ci fosse un’unica Chiesa Ortodossa Ucraina
canonica, riconosciuta da tutto il mondo ortodosso. Dalla “Concezione
ecumenica” si deduce che per la gerarchia della CGCU, la Chiesa
Ortodossa Ucraina e le comunità scismatiche godono di pari dignità di
“eredi della Chiesa di Kiev del battesimo di Vladimir.”
Tale approccio si traduce nella pratica, quando i vescovi della CGCU
si permettono di partecipare a servizi liturgici con gli scismatici,
riconoscono pubblicamente la validità dei loro sacramenti (in
particolare, il battesimo e il sacerdozio), invitano rappresentanti del
clero scismatico nelle loro scuole, secondo quanto affermano, “per
familiarizzare con l’Ortodossia”, effettuano visite comuni all’estero,
dove rilasciano dichiarazioni di natura politica. Tale sostegno degli
scismatici da parte dei greco-cattolici arreca grave danno alla causa
dell’unità dei cristiani, nello stesso momento in cui la Chiesa
Ortodossa e quella Cattolica cercano nuovi modi di azione comune.
La gerarchia della Chiesa ortodossa russa ha ripetutamente richiamato
l’attenzione delle autorità della CGCU sulla necessità di rispettare
l’ordine canonico della Chiesa ortodossa come una delle condizioni più
importanti per lo sviluppo delle relazioni tra le Chiese, tuttavia, sia
la pratica degli stretti contatti dei vescovi greco-cattolici con gli
scismatici, sia la posizione, ora sancita in questo documento ufficiale,
dimostrano che le autorità della CGCU intendono anche in avvenire
continuare a ignorare il parere della parte ortodossa. Si può solo
chiedersi come, con un tale approccio, le autorità della CGCU ritengano
possibile raggiungere alcun successo nel dialogo con l’Ortodossia
canonica.
Suscita altresì sorpresa l’affermazione degli autori del documento
che negli anni 1990, “la CGCU ha intrattenuto un dialogo fruttuoso,
benché non ufficiale e informale, con vescovi e teologi della Chiesa di
Costantinopoli … il cui scopo era quello di studiare come ripristinare
la piena comunione con la Chiesa madre di Costantinopoli”. Essendo parte
della Chiesa cattolica e professando la dottrina cattolica, la CGCU non
può intrattenere alcun dialogo separato circa il ristabilimento della
piena comunione con la Chiesa Ortodossa al di fuori dal dialogo
effettuato dalla Commissione mista per il dialogo teologico tra la
Chiesa ortodossa e la Chiesa cattolica romana. E’ infatti la Commissione
mista ad avere pieni poteri per discutere i problemi teologici che
esistono tra ortodossi e cattolici, e cercare le loro soluzioni.
Inoltre, un dialogo bilaterale della Chiesa greco-cattolica ucraina con
rappresentanti del Patriarcato di Costantinopoli che eviti la Chiesa
ortodossa ucraina non può che provocare diffidenza e approfondire le
contraddizioni che già da tempo dovrebbero essere affrontate.
La “Concezione ecumenica” della Chiesa greco-cattolica ucraina è un
documento contraddittorio, che suscita da parte ortodossa molti
problemi. Pur esprimendo il desiderio di promuovere il dialogo con la
Chiesa ortodossa, le autorità della CGCU non mostrano alcuna seria
volontà di analisi del passato storico né un atteggiamento responsabile
nei confronti della situazione attuale della Chiesa in Ucraina. Il
documento mostra che la CGCU aspetta passi unilaterali da parte della
Chiesa Ortodossa, mentre la stessa CGCU non ritiene necessario
intraprendere alcuna azione reale per risolvere i problemi esistenti.
Purtroppo, l’operato della Chiesa greco-cattolica in Ucraina oggi non
solo non favorisce il riavvicinamento tra ortodossi e cattolici, ma
approfondisce la divisione esistente, incoraggiando lo scisma e
continuando a provocare confusione nella mente delle persone. Si
manifesta in tal modo la natura stessa dell’Unione, dopo il cui avvento,
secondo il documento di Balamand, “venne a crearsi una situazione che è
diventata una fonte di conflitto e sofferenza prima per gli ortodossi, e
poi per i cattolici”, aggravando la “divisione tuttora esistente”.
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