Oggi ho avuto per la prima volta l'occasione di vedere il Kossovo in
tutta la sua estensione geografica e sociale, dal nord al sud. Cerco di
focalizzarmi su quattro punti del mio viaggio:
1 - Gracanica
In confronto alla frenetica, moderna e sfacciatamente ricca vita di
Pristina, la nuova capitale, l'enclave serba di Gracanica (pron. Graciànitsa)
sembra bloccata nel passato e nei ricordi, con un gioiello di monastero
(patrimonio dell'umanità tutelato dall'UNESCO), una sede episcopale un
po' forzata (la vera sede del vescovo del Kossovo era a Prizren, nel
sud) e un conglomerato di alcune migliaia di abitanti che nel momento
del maggiore bisogno non hanno trovato un punto migliore del monastero
per agglomerarsi e per difendere la propria identità e i propri diritti.
I lavori pubblici sono frutto degli sforzi della diocesi, che qui deve
occuparsi anche di far costruire strade, di far funzionare un ospedale,
di offrire speranza a decine di famiglie di profughi che hanno perso
tutto e vivono in container... ci sarebbe molto da dire, troppo per una
visita tanto breve.
Voglio ricordare un momento curioso della visita all'antica chiesa...
tra i cartelli di vari divieti (di abbigliamento scollato, etc.), che
capita di vedere in molte chiese, ne spicca uno di divieto di ingresso
con armi da fuoco. Chissà come reagirebbero, in Italia, a un simile
divieto in evidenza di fronte a una chiesa).
2 - Gazimestan
Anche la torre-ricordo della battaglia di Kosovo Polje fa parte degli
edifici vandalizzati nei pogrom del 2004. Qui neppure quattro mura del
genere sono indenni dalla furia distruttiva. Mentre guardo l'antica zona
della battaglia dalla cima della torre, mi chiedo quanto tempo dovrà
ancora passare per vedere la pace dopo secoli di lotta impari, che hanno
visto i cristiani sempre in minoranza, sempre costretti a battaglie già
perse, sempre disposti a sacrificarsi volontariamente. Anche quando
tutto sembra far sperare per il meglio... nelle foto della celebrazione
del 1989, si vede un impressionante milione di persone radunato attorno
alla torre di Gazimestan (il "luogo degli eroi"). Dove sarà ora, quel
milione di persone? Che cosa starà pensando? Mentre osservo e rifletto,
turbini di vento portano i primi fiocchi di neve di questa stagione
invernale. Speriamo che la neve, che qui cade abbondante, non porti
isolamento e disperazione a tanti tra i più poveri e diseredati, privati
di un futuro dignitoso da giochi di potere molto più grandi di loro.
3 - Kosovska Mitrovica
Molto più che nelle enclavi nel resto del paese, la situazione del nord
del Kossovo riflette i paradossi, i vicoli ciechi dell'umanità e del
buon senso che hanno martoriato questa terra. Mitrovica (pron. Mìtrovitsa),
come perfetto esempio di "città divisa in se stessa", vede
contrapposte, sulle rive del fiume Ibar, la parte sud albanese e
musulmana (con l'antico cimitero cristiano ortodosso), e la parte nord
serba e cristiana ortodossa (con l'antico cimitero musulmano). La
stupidità sembra equamente divisa su entrambe le rive, con bande
giovanili che si affrontano quotidianamente a insulti e sassate (e
raccontano tutto un mondo di mancanza di visione del futuro da parte dei
giovani locali), ma le attitudini generali di rispetto non sono le
stesse: il cimitero cristiano al sud subisce profanazioni su base
praticamente quotidiana, esaurendo la pazienza dei carabinieri italiani
che devono presidiarlo; il cimitero musulmano al nord non ha mai avuto
danni.
Si potrebbe aggiungere molto sulla situazione di Mitrovica, e
sull'inadeguatezza generale di ogni tentativo di soluzione. Passeggio
sul "ponte della discordia", con le sue barricate di sassi e terra
erette per bloccare i blindati, le sue postazioni di cecchini da
entrambe le parti, il suo posto di guardia di carabinieri stanchi, che
ormai intervengono solo nei casi di estrema tensione. Come prevedibile,
vengo salutato da una parte e guardato con disprezzo dall'altra: chissà
cosa direbbero se sapessero che non faccio parte di nessuno dei due
schieramenti, ma ironicamente sono proprio un connazionale di quei
carabinieri nel mezzo... o forse chi deve saperlo lo sa, e non spreca
tempo e parole con uno straniero che non cambierà nulla della loro
situazione. Penso a Belfast, a Gerusalemme, a Nicosia, a tante città
divise in due: pittosto che "uno spaccato di una società", qui vedo "una
società spaccata". Non sono tanto cretino da pretendere di avere una
soluzione in tasca, ma neppure tanto insensibile da dire che non mi
compete fare qualcosa. Le impressioni di questa visita - e la ricerca di
un'uscita da questo caos - mi accompagneranno a lungo.
4 - Prizren
Sono atteso per il vespro e per la cena al seminario di Prizren, dove
padre Andrej, il monaco di Decani da anni è noto in tutte le chiese
ortodosse in Italia, ha assunto per il terzo anno il ruolo di
pro-rettore del seminario recentemente restaurato e rinato a nuova vita.
Domani mi riprometto di parlare più diffusamente dei miracoli che hanno
circondato questa rinascita, e spero di iniziare la giornata con la
Liturgia del giorno di festa di san Giovanni Crisostomo: in una
concelebrazione tra preti del Kossovo, di Cipro e dell'Italia dovrei
essere l'unico che non proviene da una terra divisa a metà... a tutti
buona festa del santo più di tutti legato alla Divina Liturgia, e
restate in ascolto!
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