Un monaco athonita a Parigi
22 giugno 2015
Ci sono idealisti che non hanno letto le
opere di autori ortodossi pre-rivoluzionari (come gli scritti del
metropolita Antonij Khrapovitskij) o sono troppo giovani per aver potuto
parlare con quelli che erano adulti nella Russia pre-rivoluzionaria, e
non conoscono neppure la Russia contemporanea. Essi pensano spesso che
tutto andasse bene nella Chiesa russa prima della rivoluzione. Questo è
sbagliato. Oltre a un gran numero di santi, purtroppo, anche fenomeni
negativi di impurità spirituale sono usciti dalla Chiesa russa dopo la
rivoluzione.
In primo luogo, ci fu il tradimento dello
tsar (lo stesso spirito che aveva respinto la restaurazione del
patriarcato, che lo tsar Nicola II aveva proposto nel 1905), che diede
il benvenuto al nuovo governo anti-ecclesiale di Kerenskij. In secondo
luogo, c'era il servilismo protestante (o erastianismo) nei rapporti tra
Stato e Chiesa, che Pietro I aveva imposto 200 anni prima, così che
quando il nuovo governo ateo sovietico pose la Chiesa sotto il suo
controllo dopo il 1917, vi trovò persone abbastanza deboli per obbedire.
A questo servilismo fu dato il nome di sergianismo. In terzo luogo, ci
fu il rinnovazionismo, un movimento di intellettuali che volevano
protestantizzare la Chiesa, immaginando che le pietre del loro arido
razionalimo e intellettualismo avrebbero potuto nutrire le anime dei pii
ortodossi, affamati di pane spirituale. Ciò causò un terribile scisma
in Russia e un terribile scisma al di fuori della Russia, dove
modernizzatori, massoni e occultisti, provenienti soprattutto da San
Pietroburgo, detestavano la Chiesa russa, tanto che la lasciarono per
andare sotto il Patriarcato di Costantinopoli controllato
dall'Occidente.
Nessuna parte di quanto ho scritto è
frutto di immaginazione. Questi tre vizi erano esattamente quelli a cui
si riferiva lo tsar Nicola dopo la sua caduta, quando parlava di
'tradimento, viltà e inganno tutto intorno'. Il primo gruppo mostrò
infatti tradimento, il secondo gruppo, i sergianisti, mostrò codardia e
il terzo gruppo, i rinnovazionisti, che si definivano ortodossi mentre
non lo erano interiormente, mostrò inganno, di fatto auto-inganno.
Ciascuno dei tre gruppi rappresentava l'infedeltà a una delle tre pietre
di fondazione dell'Impero ortodosso: l'Ortodossia, l'indipendenza
sovrana e il popolo. I primi erano traditori dell'Ortodossia, i secondi
erano codardi verso l'indipendenza sovrana tra Stato e Chiesa, i terza
ingannavano il popolo. Di conseguenza l'impero ortodosso è caduto,
proprio come lo tsar aveva descritto.
Nella storia i tre gruppi sono stati
rappresentati da tre gruppi distinti nella Chiesa russa. Il primo
gruppo, di cui alcuni si facevano addirittura chiamare 'monarchici',
assassinò Rasputin e affermò di essere 'bianco', ma in realtà aveva poco
tempo per la vera Chiesa o il vero tsar o il vero popolo, anzi giocò
una politica di destra, cercò il denaro e il potere e utilizzò la
Chiesa, lo tsar e il popolo come bandiera per nascondere i propri veri
motivi. Senza la nobile causa dello tsar, perse la guerra contro il
bolscevismo e dovette emigrare. Questi sono esemplificati dagli
ortodossi nazionalisti e nominali ai margini della Chiesa della
diaspora, che in seguito misero sotto processo il grande santo
dell'emigrazione, san Giovanni di Shanghai, e lo perseguitarono.
Il secondo gruppo furono quelli che
all'interno della Russia non ebbero il coraggio dei nuovi martiri e
confessori e non furono fedeli all'indipendenza sovrana (dello tsar e
della Chiesa), asservendo esteriormente quest'ultima allo Stato ateo. Il
terzo gruppo, sconfitto in Russia, furono quelli che ingannarono il
semplice popolo ortodosso, voltando le spalle del tutto alla Chiesa
russa, e anche se pretendevano di essere di tradizione ortodossa russa,
erano filosofi e massoni protestantizzanti. Il loro centro era a Parigi
dove formarono 'la giurisdizione di Parigi' e da dove hanno cercato di
colonizzare New York, dove ora hanno perso molte delle loro posizioni
mentre sorge la realtà e tramonta la fantasia.
I primi due gruppi si sono liberati
dell'impurità spirituale del passato e si sono uniti insieme come una
cosa sola. Ora attendiamo il pentimento del terzo e più piccolo gruppo a
Parigi, le cui eccentricità dottrinali e pratiche sono immediatamente
evidenti a tutti tranne che a loro stessi, e alcuni dei quali stanno
ancora cercando di giustificare se stessi. A differenza dei suoi quattro
predecessori, che a me estraneo erano tutti ben noti, un nuovo
arcipastore della giurisdizione di Parigi, l'arcivescovo Job, anch'egli
un estraneo, ha avuto l'occasione e il coraggio di affrontare i
rinnovazionisti. Ha voluto ristabilire l'Ortodossia, bloccando la
persecuzione rinnovazionista dei fedeli, molti dei quali sono stati
costretti a lasciare questa giurisdizione sempre più piccola, una
persecuzione che iniziata negli anni '80 e che dura con alterne vicende
da oltre 30 anni.
Ora l'Istituto Saint Serge ha chiuso, 90
anni dopo la sua fondazione. Ironia della sorte, l'Istituto era stato il
vero motivo per cui nel 1925 il gruppo di Parigi per la prima volta
entrò in scisma e lasciò la Chiesa fuori dalla Russia, lasciando subito
dopo del tutto la Chiesa russa. Il suo primo rettore, padre Sergej
Bulgakov, si è rivelato un eresiarca, e le sue fantastiche teorie sono
state condannate da tutta la Chiesa Russa. Ora, 90 anni dopo, è entrato
in scisma persino dal proprio arcivescovo!
La nostra impressione è che l'arcivescovo
Job si renda conto che se la sua piccola giurisdizione ha un destino,
anzi se ha proprio un futuro, in tal caso deve tornare alla canonicità
dopo oltre trent'anni di totale allontanamento dalla tradizione
ortodossa russa. La Chiesa russa si appresta a stabilire una Metropolia
in Europa occidentale, fondamento di una futura nuova Chiesa locale,
molto più grande rispetto al piccolo e sempre più irrilevante gruppo di
Parigi e con un gran numero di vescovi, sacerdoti, fedeli e chiese
reali. È tempo che le fantasie del gruppo isolato di Parigi abbiano fine
e che il gruppo ritorni sulla terra. La giurisdizione di Parigi è ora
come un agglomerato di naufraghi su un'isola deserta, insicuri se salire
sull'ultima barca che sta partendo o rimanere bloccati in un isolamento
autoimposto.
Naturalmente, l'arcivescovo, un monaco
athonita legato a una dipendenza di Simonopetra, si trova ad affrontare
calunnie e intimidazioni dal nazionalismo francese (il trucco più
vecchio dei parigini contro gli estranei), ed è accusato di frenare il
'libero pensiero' e la 'creatività' nella repubblica atea. In realtà,
egli è sostenuto da un gran numero di persone che capiscono che tutte
queste accuse sono assurde. Il nostro compito ora, come prima, è di
pregare per lui nel suo compito di restaurare la giurisdizione di Parigi
canonicità ortodossia e all'autentica tradizione russa. Altrimenti non
farà altro che scomparire ed essere dimenticata, come altri fenomeni
marginali della storia della Chiesa, e diventare una semplice curiosità
archeologica.
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