martedì 19 gennaio 2010

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Russia - L'Ortodossia è la gioia del cuore

Diveevo, 15 gennaio 2010 –
Il Presidente del Dipartimento per le Relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, Arcivescovo Hilarion Volokolamsky ha partecipato alle celebrazioni per il 177° anniversario del riposo di San Serafino di Sarov presso il Monastero della Santa Trinità. Al servizio divino, guidato dal metropolita di Cheboksary e Chuvashia Barnaba, hanno partecipato anche l'Arcivescovo di Kazan e Tatarstan Anastasio, di Nizhny Novgorod e Arzamas George, di Vitebsk e Orsa Demetrio, i vescovi di Ivanovo-Voznesenskij Giuseppe e Kineshma Lyuberetskiy e Beniamino. Durante il servizio, ha pregato la Badessa con le suore del monastero. Dopo la Divina Liturgia e la preghiera davanti alle reliquie di san Serafino di Sarov, gli arcivescovi si sono scambiati auguri e discorsi di benvenuto. A nome dei vescovi presenti alla celebrazione, l'arcivescovo Hilarion ha ringraziato l’arcivescovo Giorgio e la madre Badessa per l’ospitalità. "E’ una gioia particolare per tutti noi oggi che in questo monastero insieme preghiamo dinanzi alle sante reliquie di nostro Padre Serafino di Sarov e di tutta la Russia. Questo santo è particolarmente caro al cuore di ogni russo, perché vissuto in epoca recente. San Serafino è conosciuto non solo nel nostro paese, ma anche ben oltre i nostri confini, per la sua santità, specchio della bellezza divina, che l'occhio umano non è in grado di percepire, e la mente umana non può comprendere pienamente. Serafino è vissuto in grande semplicità, in grande povertà. Ha lasciato il mondo, al fine di rimanere da solo con Dio e nella preghiera poter contemplare i divini misteri. Ma quando arrivò ai vertici della comunione con Dio, allora Dio si è degnato di rivelarlo al mondo, affinché la sua luce non rimanesse sotto il moggio, e le persone deboli e tristi, che andavano da lui, fossero consolate e rafforzate spiritualmente. Tutto l'anno, questo grande asceta, che viveva in condizioni molto modeste, saltava tutti quelli che si recavano da lui con le parole: "Cristo è risorto, mia gioia!". E la gente scoraggiata e i peccatori ricevevano da lui consolazione e forza spirituale, e questa gioia ha confortato i loro cuori. Questo santo ci dona la gioia nella preghiera. Noi non dobbiamo avere la faccia triste e malinconica, non dobbiamo pensare che essere ortodossi significa privarsi delle gioie e delle consolazioni, portare solo il dolore e le prove. Quando il dolore e le prove sono su di noi, dobbiamo umilmente sopportarle con la speranza in Dio che tutto vada bene. La nostra gioia è rallegrarsi per coloro che sono nella gioia, gioiamo insieme con tutti i santi; la nostra gioia non deriva dal divertimento terreno, ma da ciò che ci dona lo Spirito Santo, attraverso la Chiesa, i Santi Misteri di Cristo, la comunione con i santi. È questa la gioia che brillava negli occhi di San Serafino. E questa gioia ha illuminato di grazia spirituale le persone che si recavano da lui. E quando giunse a lui il mercante Motovilov, Serafino mostrò la sua santità, il suo volto apparve trasfigurato come il Signore sul monte Tabor. La luce spirituale di ognuno di noi può trasformare il mondo attorno a noi”. ”Vi ringrazio, caro Arcivescovo George, per l'occasione che avete dato a tutti noi, di celebrare la Divina Liturgia presso le reliquie di san Serafino di Sarov. Grazie anche alla Madre Badessa di San Sergio, per la sua gentile e calorosa ospitalità. Auguro a tutte le suore del monastero di avere sempre la gioia, di pregare senza sosta e rendere grazie. Perché è proprio in questi tre semplici e, a volte molto difficili Comandamenti che si trova tutta l'essenza della fede cristiana e della morale cristiana. "Rallegratevi sempre. Pregare incessantemente. In ogni cosa rendete grazie "(1 Ts. 5. 16-18). Amìn ".
(Fonte: Decr Servizio Comunicazione; www.mospat.ru)

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