Vittoria a Prešov – ma la guerra continua
arciprete Andrew Phillipsdal blog del sito Orthodox England
14 febbraio 2014
L'intronizzazione nella città
carpato-russa di Prešov in Slovacchia il 9 febbraio dell'arcivescovo
Rastislav (Gont) come nuovo metropolita della Chiesa locale delle Terre
Ceche e della Slovacchia segna una vittoria per la coscienza ortodossa
contro le politiche moderniste, dettate dagli Stati Uniti, dell'attuale
regime del patriarcato di Costantinopoli. Il fallimento del Fanar nel
soggiogare questa Chiesa locale con le sue 300 parrocchie, fondata dalla
Chiesa ortodossa russa il 23 novembre 1951, è un'altra sconfitta per
l'episcopato invecchiato di Costantinopoli e per le sue politiche
americane non ortodosse.
L'ex capo di questa Chiesa locale, il
totalmente inaffidabile metropolita Kryštof (Pulec), che sembrava non
avere una presa ferma né sulla vita della Chiesa né sulla sua vita
personale, è stato respinto nel mese di aprile 2013 per i suoi
compromessi con Costantinopoli. Il candidato di Costantinopoli,
l'amareggiato ottantasettenne arcivescovo Simeon, per metà serbo, è
stato messo in minoranza dai tre giovani membri dell'episcopato ceco. La
causa dell'Ortodossia è stata molto aiutata dal metropolita Ilarion
(Alfeev) della Chiesa ortodossa russa. Questi, il 9 dicembre 2013 ha
superato in astuzia i due metropoliti greci, inviati dal patriarcato di
Costantinopoli per mettere in minoranza, calunniare e screditare i tre
vescovi cechi, [1] in una situazione in cui i vescovi greci che
interferiscono non hanno voto legittimo, e così prendere il sopravvento e
colonizzare la Chiesa locale delle Terre Ceche e della Slovacchia. [2]
Naturalmente, questa vittoria deve essere
valutata nel contesto dei più ampi movimenti anti-ortodossi dei
disordini a Kiev istigati e sovvenzionati dagli Stati Uniti e
dall'Unione Europea, del tentativo da parte di Bruxelles di dividere e
governare la Chiesa ortodossa serba, delle minacce militari statunitensi
al governo siriano e della gioia malevola dei tentativi da parte dei
media occidentali di screditare il successo delle olimpiadi di Sochi.
Solo oggi il metropolita Amfilohije del Montenegro, detestato dagli USA
ma veramente ortodosso, ha invitato i politici tanto facilmente corrotti
e venali del Montenegro a smettere di 'adorare il vitello d'oro di
Bruxelles'. La vittoria deve anche essere valutata rispetto all'annuncio
di oggi da parte del nuovo papato di Roma, aggressivamente
anti-ortodosso, che sta creando un esarcato uniata nella Crimea russa.
Tutti questi eventi accadono nel contesto
della riunione di marzo proposta a Costantinopoli - durante la prima
settimana di Quaresima! - dei capi delle quattordici Chiese ortodosse
locali e dei tentativi sempre più disperati da parte del patriarcato di
Costantinopoli in rapido invecchiamento di tenere una 'Conferenza
Inter-ortodossa' dettata dagli USA nel 2015. (Due patriarchi hanno già
detto che non sarà presente alla riunione di marzo e sta rapidamente
scadendo a livello di una riunione di club panellenico). Sembra
improbabile che le Chiese ortodosse libere, senza compromessi con la
politica turca, il filetismo greco e la politica estera e i sussidi
degli Stati Uniti, cederanno alle minacce papiste fanariote che la loro
piccola Chiesa sia 'senza eguali'.
Guidati dalla Chiesa ortodossa russa, che
ha già recentemente dovuto sopportare scismi di ispirazione fanariota e
sostenuti da Stati Uniti e Unione Europea in Estonia e in Inghilterra,
così come le minacce alla unità della Chiesa in Ucraina occidentale e
persino in Russia, sempre più guidate dal dissidente e
semi-rinnovazionista protodiacono Andrej Kuraev, le Chiese locali libere
difficilmente accetteranno le affermazioni politicamente ispirate del
Fanar di essere un papato orientale.
Per lungo tempo i servizi amministrativi
ortodossi russi a Mosca si sono concentrati sulla diplomazia e
sull'apertura verso gli altri. Con tutti gli eventi di cui sopra, si
stanno rendendo conto che i loro amici più veri e più vicini sono
proprio quelli che da tempo li hanno messi in guardia da un approccio
troppo aperto all'ecumenismo, soprattutto a livello mondiale i patrioti
russi ortodossi nella Chiesa ortodossa russa fuori dalla Russia. E'
normale che all'intronizzazione del metropolita Rastislav abbiano
partecipato solo dal Patriarcato di Antiochia, liberato oltre 100 anni
fa dalla tutela coloniale greca da parte della Chiesa ortodossa russa, e
dalla Chiesa ortodossa polacca.
E' chiaro che ora c'è un blocco di Chiese
locali libere che resisteranno contro ogni pretesa del Fanar,
orchestrata negli Stati Uniti, all'egemonia papista sull'ortosfera. Con
il prossimo completamento del centro ortodosso internazionale al
monastero della nuova Gerusalemme fuori Mosca, sta arrivando l'ora in
cui la Chiesa ortodossa russa, multinazionale e multilingue, tornerà ad
assumere la leadership naturale e ovvia del mondo ortodosso.
Note
[1] In sostanza, di fronte alle posizioni
di ingerenza indebita della delegazione di Costantinopoli, guidata dal
metropolita Emmanuel, che ha preteso di dettare all'episcopato ceco chi
avrebbe dovuto eleggere come primo ierarca, la delegazione di Mosca,
guidata dal metropolita Ilarion, ha dichiarato che avrebbe accettato
qualsiasi candidato espresso dalla maggioranza del sinodo (ndt).
[2] Ci si può chiedere il motivo della
briga che il patriarcato Ecumenico si è presa per manovrare l’elezione
del metropolita di una chiesa tanto piccola e priva di rilevanza
internazionale come quella delle Terre Ceche e della Slovacchia. Alla
luce della rappresentatività al 'Concilio pan-ortodosso' del 2015 (di
cui si parla più avanti nell'articolo), si capisce l'importanza di
pilotare in anticipo il voto di una delle Chiese autocefale locali;
nello stesso modo si devono capire le minacce, velatamente estese dal
patriarcato Ecumenico nel gennaio del 2014, di essere in grado di
revocare a volontà l'autocefalia di una Chiesa locale (ndt).
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