TRIODION
– PREPARAZIONE ALLA QUARESIMA
5.
IL PERDONO
Domenica dei latticini
Ed
ora abbiamo raggiunto gli ultimi giorni prima della Quaresima. Già durante
la settimana di Carnevale, che precede la “Domenica del perdono”, due
giorni, mercoledì e venerdì, sono stati considerati come pienamente
quaresimali. La divina liturgia non è stata celebrata in essi e tutto
l’ordine e tipo di ufficiatura hanno le caratteristiche proprie della
Quaresima. Il mercoledì ai vespri salutiamo la grande Quaresima con questo
splendido inno: “La primavera della Quaresima è venuta! La luce della
penitenza; fratelli, purifichiamoci da ogni male gridando a Colui che dà la
luce: Gloria a te, che hai amore per gli uomini”.
Inoltre il sabato dei latticini la Chiesa commemora tutti gli uomini e donne
che “furono illuminati dal digiuno”: Dobbiamo seguire i Santi che sono gli
esempi, guide nella difficile arte di digiunare e di pentirsi. Nello sforzo,
di cui siamo agli inizi, non siamo soli: “Lodiamo le assemblee dei Santi
Padri: Antonio il Grande, Eutimio il Grande e tutti i loro compagni, che
sono passati per la vita come attraverso un paradiso di dolcezza...”.
Abbiamo chi ci aiuta e chi ci è d’esempio: “Vi onoriamo come esempi,
Santi Padri! Voi che ci avete insegnato fedelmente a camminare sul retto
sentiero; Siete benedetti perché avete operato per Cristo...”.
Infine giunge l’ultimo giorno, chiamato “Domenica del perdono”, ma di cui dobbiamo
ricordare anche l’altro appellativo: “Cacciata di Adamo dal Paradiso della
felicità”. Questo nome riassume in realtà l’intera preparazione alla
Quaresima. Ora noi sappiamo che l’uomo era creato per il paradiso, per la
conoscenza di Dio e per la comunione con Lui. Il peccato l’ha privato di
questa vita benedetta e la sua vita sulla terra è esilio. Cristo, il
Salvatore del mondo, apre la porta del paradiso ad ognuno che lo segue, e la
Chiesa, rivelandoci la bellezza del Regno, fa che la nostra vita sia un
pellegrinaggio verso la nostra patria celeste. Così all’inizio della
Quaresima siamo simili ad Adamo: “Adamo fu cacciato dal Paradiso per il
cibo; perciò, seduto di fronte ad esso, gemeva: Ahimè, ho trasgredito il
comandamento di Dio, privando me stesso di tutto ciò che è buono. Paradiso
Santo! Piantato per me ed ora a causa di Eva per me chiuso. Prega il tuo
Creatore ed il mio che io possa di nuovo riempirmi dei tuoi fiori. Allora
rispose a lui il Salvatore: Non desidero che la mia creatura perisca, ma che
sia salva e che conosca la verità, poiché non voglio cacciare chi viene a
me...”.
La
Quaresima è la nostra liberazione dalla schiavitù del peccato, dalla
prigione di “questo mondo”. E l’Evangelo di quest’ultima domenica (Matteo 6,
14-21) pone le condizioni per questa liberazione. La prima è il digiuno, il
rifiuto di accettare come normali i desideri e gli istinti della nostra
caduta, lo sforzo di liberarci dal dominio della carne e della materia.
Tuttavia, per essere efficace, il nostro digiuno non deve essere ipocrita,
uno “spettacolo”. Dobbiamo “apparire che digiuniamo non tra gli uomini, ma
al nostro Padre che è nascosto”. La seconda condizione è il perdono.
“Se
perdonate agli uomini le loro colpe, il vostro Padre celeste perdonerà anche
a voi”. Il trionfo del peccato, l’indizio maggiore del suo governo sul
mondo, è la divisione, l’opposizione, la separazione, l’odio. Perciò il
primo squarcio attraverso la fortezza del peccato è il perdono: il ritorno
all’unità, alla solidarietà, all’amore. Perdonare significa porre tra me ed
il mio “nemico” lo splendente perdono di Dio stesso. Perdonare è respingere
la “mortificazione” senza speranza dei rapporti umani e di riferirli a
Cristo che li risolva. Il perdono è veramente una “penetrazione” del Regno
in questo mondo pieno di peccati e caduto.
La
Quaresima comincia veramente al Vespro di questa domenica. Questo
particolare ufficio, così profondo e bello, è così poco frequentato nelle
nostre chiese. Tuttavia nulla rivela meglio la “tonalità” della Grande
Quaresima nella Chiesa ortodossa; in nessun luogo si manifesta meglio il suo
profondo appello all’uomo. Quest’ufficio comincia come i Vespri solenni con
il clero in abiti luminosi. Gli Stichirà che seguono al Salmo “Signore, ho
gridato a te...”, annunciano l’arrivo della Quaresima e l’approssimarsi
della Pasqua!
“Cominciamo il tempo del digiuno nella luce, preparandoci agli sforzi
spirituali. Purifichiamo le nostre anime, purifichiamo il nostro corpo. Come
dal cibo, asteniamoci dalle passioni e godiamo delle virtù dello Spirito.
Così, resi perfetti nel tempo dall’amore, possiamo tutti essere resi degni
di vedere la Passione di Cristo e la Santa Pasqua con gioia spirituale!”.
Viene
poi, come al solito, l’Ingresso con l’inno serale: “O lieto splendore della
santa gloria...”, il celebrante procede verso il “luogo superiore” dietro
l’altare per intonare il Prokìmenon della sera, che sempre annuncia la fine
di una giornata e l’inizio di un’altra. In questo giorno il Grande Prokìmenon annuncia l’inizio della Quaresima,
“Non nascondere il tuo volto al tuo servo, poiché io sono afflitto.
Ascoltami in fretta, presta attenzione alla mia anima e liberala!”.
Ascoltate la straordinaria melodia di questo verso, di questo grido che
improvvisamente riempie la Chiesa: “…poiché io sono afflitto”, e
comprenderete questo momento in cui comincia la grande Quaresima: il
misterioso miscuglio di disperazione e di speranza, di oscurità e di luce.
Tutta la preparazione è giunta ora alla fine. Io sto davanti a Dio, di
fronte alla sua gloria ed alla bellezza del suo Regno. Comprendo di
appartenere ad esso, poiché non ho un’altra casa, un’altra gioia, un altro
fine; comprendo anche di essere esiliato da essa nella tenebra e nella
tristezza del peccato, “poiché io sono afflitto!”. Ed alla fine comprendo
che solo Dio mi può aiutare in quest’afflizione, che egli solo può prestare
attenzione alla mia anima. La penitenza è, soprattutto, un grido disperato
per ottenere l’aiuto divino.
Cinque
volte ripetiamo il Prokìmenon. E poi, la Quaresima è qui! Il
Celebrante si
toglie la veste luminosa, le luci vengono spente. Quando il
celebrante
intona le domande delle litanie serali, il coro risponde in “chiave”
quaresimale. Infatti viene letta per la prima volta la preghiera di
san Efrem Siro accompagnata dalle prostrazioni. Alla fine dell’ufficio
tutti i
fedeli si avvicinano al sacerdote e chiedono reciprocamente il
perdono. Ma
mentre essi compiono questo rito di riconciliazione, quando la
Quaresima è
inaugurata da questo movimento d’amore, di riunione e di
fratellanza, il
coro canta gli inni pasquali. Noi abbiamo da errare quaranta giorni
attraverso il deserto della Quaresima, ma, tuttavia, alla fine
risplende già
di luce di Pasqua, la Luce del Regno.
da A. Schmemann, Great
Lent, St. Vladimir’s Seminary Press 1974;
trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1986 n. 2-3, 18-21.
trad. A. S. in “Messaggero Ortodosso”, Roma 1986 n. 2-3, 18-21.
SABATO SERA AI VESPRI
Al Kyrie ekèkraxa (gospodi vozzah)
Il mio
Creatore, il Signore,
prendendo del fango della terra mi ha formato,
mi ha
donato un’anima con il suo soffio vivificante,
mi ha
messo a capo di tutte le cose visibili
e mi ha
fatto concittadino degli Angeli;
ma
satana, con l’intervento del serpente,
mi ha
preso all’amo e mi ha separato dalla gloria di Dio,
abbandonandomi alla morte sulla terra;
ma tu,
Signore della tenerezza, richiamami a te.
Ahimè,
io mi sono spogliato dell’abito divino, Signore,
trasgredendo al tuo comandamento per il consiglio del Nemico;
mi sono
coperto con le foglie del fico e con le tuniche di pelle;
ho
mangiato il mio pane con il sudore della mia fronte,
e per
colpa mia la terra fu condannata a portare cardi e spine;
ma tu,
Signore, nato dalla Vergine in questi ultimi tempi,
richiamami per farmi rientrare nel paradiso.
Amabile
paradiso, primaverile bellezza, dimora divinamente creata,
gioia e
delizia senza fine, gloria dei giusti,
incanto
dei profeti e residenza dei Santi,
supplica
con il mormorio delle tue foglie il Creatore dell’universo
di
schiudermi le porte che io stesso ho chiuso con la mia colpa
e di
lasciarmi cogliere all’albero della Vita
la gioia
che una volta trovavo in te.
Adamo
per la sua disobbedienza fu cacciato dal paradiso
e
privato delle sue delizie, ingannato dalle parole della donna;
e nudo
se ne stava davanti al giardino piangendo.
Perciò
accogliamo tutti con zelo questo tempo,
digiuniamo ed obbediamo agli insegnamenti evangelici,
al fine
di essere graditi a Cristo e di abitare di nuovo nel paradiso.
Gloria al Padre, tono 6
Adamo
sedette davanti al giardino gemendo per la sua nudità:
Ahimè,
con un inganno io fui sedotto e spogliato
e mi
sono allontanato dalla gloria;
ahimè,
io che prima me ne stavo nudo in tutta semplicità,
ora non
so più che fare.
O
Paradiso, io non gusterò mai più la tua gloria,
mai più
vedrò il Signore, mio Dio, mio Creatore,
poiché
devo tornare alla terra da cui fui creato.
Dio
d’amore, a te io grido: Dopo la mia colpa, abbi pietà di me.
ALLA LITIA
Gloria al Padre, tono 6
Il sole
nascose i suoi raggi, la luna e le stelle furono cambiate in sangue,
le
montagne fremettero le colline tremarono quando fu chiuso il
paradiso.
Adamo
uscì, la testa fra le mani, dicendo: Dio d’amore, dopo la mia colpa
abbi pietà di me.
E ora e sempre
Misticamente noi ti cantiamo, Madre di Dio,
perché
tu sei divenuta il trono del grande Re,
il santo
tabernacolo più vasto dei cieli,
il carro
dei Cherubini, più in alto dei Serafini,
la
camera nuziale della gloria di Dio;
da te è
uscito, incarnato il Dio dell’universo:
intercedi presso di Lui per la salvezza delle nostre anime.
AGLI APOSTICHIA
Gloria al Padre, tono 6
Adamo fu
cacciato dal paradiso a causa del frutto proibito;
seduto
davanti alla porta,
gemeva e
gridava con voce di pianto dicendo:
Ahimè,
che cosa mi è accaduto?
Me
infelice ho trasgredito il solo comandamento del Signore,
ed
eccomi privato di ogni sorte di beni.
Paradiso
così delizioso, che per me fosti piantato e che Eva fece chiudere,
supplica
il tuo Creatore che è anche il mio di colmarmi dei tuoi fiori.
Ed il
Salvatore gli rispose: Io non voglio distruggere la mia creazione,
ma
voglio che sia salvata e cammini verso la conoscenza della verità,
poiché
io non respingo colui che viene a me.
Ed ora e sempre, tono 6
Il mio
Creatore e liberatore, il Signore Gesù Cristo,
uscendo
dal tuo seno, o Vergine pura,
si è
rivestito di tutto il mio essere
per
liberare Adamo dalla maledizione antica;
per
questo, Vergine Madre di Dio,
noi non
cessiamo di rivolgerti l’angelico saluto:
Rallegrati, o Sovrana, che ci proteggi e difendi,
affinché
le nostre anime siano salve.
|
(da Alexander Schmemann, in
“Messaggero Ortodosso”, Roma 1981 n. 2-3, 3-5;
trad. J. K.)
trad. J. K.)
Tropario
Maestro di sapienza e guida d’intelletto,
che ti compiaci istruire gli ignoranti e proteggere i poveri, Tu o Signore, fortifica e ammaestra il mio cuore. Tu che sei il Logos del Padre, infondi anche a me la tua parola ed io non frenerò le mie labbra da ripeterti: O Misericordioso, abbi pietà di me, miseramente caduto.
ALLA LITURGIA
Romani 13, 11-14 – 14, 1-4; Matteo 6, 14-21. |
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